thebox marzo04 - Stefano Bruna
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thebox marzo04 - Stefano Bruna
Via della Rocca 28 10123 Torino Italy tel. +39 011 81 20 913 Fax +39 011 81 58 580 [email protected] Www.theboxart.com Esposizione Apertura Orario Stefano Bruna fino al 30 aprile 2004 dal martedì al sabato, dalle ore 15 alle 19,30 Nella serie La vita è così breve che non so cosa iniziare a fare se non pensare alla prossima ovvero Mary Poppins Stefano Bruna ritrae, attraverso la fotografia, il movimento potenziale del desiderio. 'Un simbolo (…) suppone due piani di idee e di sensazioni e un dizionario di corrispondenza fra l'uno e l'altro', avvertiva Albert Camus, ed è proprio sull'ambiguità fra spazio ideale e dato concreto che gioca il lessico di Bruna. La chiave di interpretazione dichiarata è, infatti, il ritratto selettivo di un oggetto quotidiano l'ascensore ma l'obbiettivo fotografico rimanda un'indagine sull'umana aspirazione all'innalzamento e su quell'impossibilità di stare con i piedi per terra propria dell'eroina di un popolare film di Walt Disney, costretta a salire verso l'alto a ogni giro di vento così come l'ascensore, che a ogni chiamata ritorna alla routine di un comportamento deciso meccanicamente. Soggetto delle istantanee sono i dettagli di ascensori griglie, giunture di porte scorrevoli, manopole girevoli e fisse, specchi, neon resi astratti da prospettive scorciate e ingrandimenti che amplificano la composizione di colore vivido e luce artificiale. A livello discorsivo, i due piani della rappresentazione si incontrano nella sineddoche che lega l'oggettoascensore al suo dispositivo, ed è in questa prospettiva che la staticità della ripresa fotografica può significare l'ambizione all'ascesa. Correlativo ideale dell'ascensore è, in questo senso, il suo possibile avanzamento verticale e la limitatezza del suo movimento, regolato dalla cornice architettonica dell'edificio che ne rende l'ascesa, inevitabilmente, finita. Lo spazio creato dalle immagini successive che compongono la serie passa, dunque, per l'ipotesi di un'elevazione meccanica e, nel contempo, dichiaratamente antropomorfa. Umana è, di fatto, l'esigenza di muoversi verso l'alto, ma tipicamente umano è anche il ritorno - graduale, quotidiano e reiterato verso il basso. La sua tipicità ha radici mitiche e moderne a un tempo e si ricostruisce a partire dall'immaginario legato al mito di Sisifo così come lo racconta Camus. È lo stesso filosofo a ricordare che 'i miti sono fatti perché l'immaginazione li animi' ed è proprio nell'assurda condanna di Sisifo, così come lo racconta Camus, costretto a spingere un masso sino alla cima di una montagna per poi vederlo ricadere indietro ogni volta, che si dispiega la possibile traslazione del movimento meccanico sul piano del desiderio. Sganciandosi dal flusso dell'azione ripetuta, guardando alla sua condizione, Sisifo distingue la continuità del suo destino in una serie di fotogrammi:'ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, - osserva Camus ammantata di notte formano, da soli, un mondo'. Dominato dalla parzialità dello sguardo fotografico e al di là delle sue qualità esistenziali, l'ascensore rimane invariabilmente vuoto. Unico soggetto della rappresentazione, rimanda alla presenza umana attraverso le tracce della sua assenza. Federica Martini Stefano Bruna è nato a Torino il 10.02.1973 ed ivi vive e lavora. FlashArt anno XXXVII n.246, giugno-luglio 2004 STEFANO BRUNA The Box, Torino Di che cosa parliamo quando parliamo di un ascensore? Che cosa significa innalzarsi mediante questo strumento? La nuova serie di lavori di Stefano Bruna sembra cercare risposte a tali quesiti con uno stile fotografico marcatamente analitico. Soggetti delle inquadrature sono gli abitacoli di diversi ascensori, colti attraverso particolari caratteristici, quali luci al neon, porte in legno e griglie scorrevoli di chiusura. L'astrazione geometrica e cromatica a cui vengono consegnate queste immagini è l'esito di uno sguardo rigorosamente fenomenologico, teso a cogliere tutte le più sottili sfumature dei soggetti considerati. Calvino ha scritto esemplarmente come la superficie delle cose si riveli inesauribile ad ogni sguardo che voglia verificarla, e gli scatti di Bruna sembrano inseguire proprio questa fascinazione gnoseologica. Stefano Bruna, La vita è così corta, 2004. Stampa fotografica, 18 x 27 cm. Le foto dell'artista, a uno sguardo più attento, sembrano deviare dall'iniziale prospettiva logicoanalitica, rivelando un'inaspettata dimensione emotiva. Merito del lavoro di Bruna è proprio questa ambivalenza, questa oscillazione tra diversi territori semantici, che lo porta a occupare parte della galleria con una ricostruzione installativa di un vero ascensore in legno. Attorno a questo lavoro si sedimentano ricordi, simbologie personali e collettive, e l'opera, pur senza essere mai narrativa, diviene soglia da varcare, per accedere a un vissuto intimo, che l'artista suggerisce allo spettatore. Il movimento meccanico dell'ascensione diventa così metafora complessa dell'esperienza, per sorvolare con levità il passato e proiettarsi di slancio verso il futuro, tra un passo di danza e un colpo di vento, stretti a braccetto con Mary Poppins, che l'artista ha scelto come musa ispiratrice del suo lavoro. Luigi Fassi Viatico annoVIII n.31, maggio-giugno 2004 THE BOX Stefano Bruna Entrare dentro un ascensore è tra i gesti della nostra quotidianità, quello che eseguiamo sempre con un pò di disagio: c'è il disagio (se non siamo soli) di condividere uno spazio piuttosto angusto con un'altra persona (spesso sconosciuti o vicini di casa con cui scambiare sorrisi di circostanza o al limite qualche battuta sul tempo) e c'è il disagio di trovarsi dentro una scatola che ci porta su o giù nelle viscere di un palazzo e quindi di una comunità di persone che spesso non si conoscono neanche tra loro ma che possono condividere esperienze, segreti e desideri. Per Stefano Bruna il movimento potenziale del desiderio è rappresentato dall'ascensore, che ritrae in una serie di fotografie (alcune di grandi dimensioni, altre più ridotte nel formato e che compongono dittici o trittici) esposte alla galleria The box in una mostra personale. Il fatto che l'ascensore consenta un'elevazione, in senso materiale, di una persona, fa sì che possa essere la metafora di un desiderio di elevazione spirituale che però è costretta a tornare spesso indietro in maniera meccanica. I soggetti delle fotografie sono i dettagli di questi spazi (che spesso sono "ritratti" in modo da suggerire un'elegante estetica astrattista): le porte scorrevoli, gli specchi con le ditate, la tabella dei pulsanti, le pareti di formica... e l'onnipresente e asettica luce dei neon che dona a molti lavori un atmosfera ce ricorda quella dei film di Lars voli Trier. Gabriele Marazzina Exibart fino al 30.IV.2004 Stefano Bruna Torino, The Box Alla sua prima personale, il torinese Stefano Bruna riflette sugli ascensori, su Mary Poppins e sulla spinta ascensionale che li accomuna. Perchè “la vita è così breve che non so cosa iniziare a fare se non pensare alla prossima”... lunedì 22 marzo 2004 Ci sono dei luoghi che sembrano escludere pregiudizialmente ogni accadimento, ogni evento anche minimo; luoghi che non possiamo collegare a nessuna emozione, a nessun pensiero, a nessun momento importante o trascurabile della nostra esistenza. In questi posti non viviamo, transitiamo; li attraversiamo senza vederli, li occupiamo senza abitarli. L’ascensore ne è un esempio significativo. Nell’ascensore non si è: si sale o si scende. Nell’ascensore non succede mai nulla, ma quando succede qualcosa, è sempre qualcosa di eccezionale. Nel cinema, per esempio, l’ascensore o non esiste o si blocca; oppure è il teatro di furiose scene di sesso. Ovviamente, non è sempre così: a volte la vita entra nell’ascensore, nella forma di un incontro determinante, della siringa abbandonata nell’angolo, dell’adesivo o del graffito che cercano di renderlo meno anonimo, dell’improvvisa intimità che lega per pochi istanti due estranei. Ma si tratta, sempre, di qualcosa che inizia prima, o che si conclude altrove. La vita è assente negli ascensori di Stefano Bruna: luoghi astratti, cabine monocrome e vagamente claustrofobiche, la cui estraneità è accentuata dai toni carichi e dallo spessore del cristallo che si interpone fra lo spettatore ed alcune delle fotografie. Il luogo della memoria che più si avvicina a questi interni freddi non appartiene all’esperienza comune, se non, ancora, attraverso la finzione cinematografica: è l’interno delle astronavi, con le loro pareti lucide, l’illuminazione artificiale, l’assenza di una vita che non sia liofilizzata. Gli ascensori di Bruna hanno molto in comune con le astronavi: la sensazione di trovarsi in uno spazio privo di gravità, abitabile solo dopo un durissimo addestramento, e solo a patto di sbucare, a tempo debito, in un altro luogo, che valga il sacrificio cui ci siamo sottoposti. Si riconfermano, quindi, come luoghi di transizione, e, pur nella loro immobilità, come oggetti in movimento. Il senso di estraneità prodotto da questi lavori non è ridotto, ma semmai accentuato, dalla loro ‘bellezza’ estetica: l’inquadratura è perfettamente bilanciata, i difetti si perdono insieme ai particolari nella luce abbacinante e monocroma; mentre l’immagine patinata, stampata su alluminio o sul retro di spessi cristalli, ha un che di stereotipato e banale. Così lo spettatore, come l’artista, rimane sulla soglia, testimone di un viaggio che non sarà lui a compiere. E di cui non saprà mai se si è trattato di una salita o di una discesa. articoli correlati La riapertura di The Box domenico quaranta mostra visitata il 4 marzo 2004 Segno marzo -aprile 2004 >The Box. Dal 4 marzo al 30 aprile personale di Stefano Bruna, a cura di Federica Martini. Il lessico del giovane artista torinese gioca fra spazio ideale e dato concreto. Soggetto delle sue istantanee sono i dettagli di ascensori - griglie, giunte di porte scorrevoli, manopole girevoli e fisse, specchi. neon - resi astratti da prospettive scorciate e ingrandimenti che amplificano la composizione di colore vivido e luce artificiale. Tuttolibri - La Stampa 27.03.04 Gli ascensori autistici di Stefano Bruna Torino, galleria The Box, fino al 30 aprile La galleria The Box aveva chiuso i battenti circa un anno fa. Ma ora riapre al pubblico grazie all'impegno di una giovane collezionista diventata gallerista: Laura Ferrero. La nuova sede è al terzo piano di un'antica casa in via della Rocca 28. Appena usciti dall'ascensore e oltrepassata la soglia d'ingresso, si è obbligati a entrare in un altro ascensore. Una cabina d'acciaio che però non sale a nessun altro piano. E' una installazione di Stefano Bruna, artista trentenne di Torino, che la Ferrero ha scelto per inaugurare la stagione 2004. In mostra, subito dopo, troviamo una serie di gigantesche fotografie a colori che inquadrano tante diverse cabine d'ascensore, illuminate e vuote. Le stesse immagini, sono anche stampate in piccolo formato, ma il senso di vuoto e claustrofobia che esse esprimono è identico, diventando così metonimia di una condizione esistenziale autistica. [Guido Curto] Vernissage - Il giornale dell’arte S Peola anno V n.48 aprile 2004 The Box Franco Fanelli