Atti della Tavola rotonda: Il Valore della Bellezza

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Atti della Tavola rotonda: Il Valore della Bellezza
Atti della Tavola rotonda: Il Valore della Bellezza
Equilibrio, Rispetto e Salute: un nuovo approccio al mondo Beauty
Palazzina Liberty, Milano 19 ottobre 2012, ore 16.00 a cura di Change up! Associazione
Cosmesi naturale, biologica, organica, cruelty free… i consumatori sono informati sul significato di
queste definizioni? Sanno come i cosmetici influiscono su benessere, salute e ambiente? Se ne è
parlato alla tavola rotonda dal titolo “Il valore della Bellezza. Equilibrio, Rispetto, Salute”
organizzata nell’ambito della manifestazione Change up! Scelgo io®, dedicata al benessere
naturale e alle scelte sostenibili, in occasione della quale un panel di esperti ha fornito informazioni
su definizioni, ingredienti, filiere produttive, test sugli animali… Tutto ciò che serve per orientarsi al
momento dell’acquisto, a dispetto di ingannevoli messaggi che puntano su parole come “naturale”
per attrarre il consumatore.
A giudicare da alcuni dati sull’andamento del settore cosmetico e in particolare sulla distribuzione,
elaborati nell’ultimo rapporto Unipro (Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche),
l’orientamento verso la cosmesi naturale da parte dei consumatori è in ascesa. L’erboristeria infatti
risulta essere il canale distributivo che sta risentendo meno della crisi confermando un sempre
maggior gradimento per i prodotti “green”. Infatti i dati preconsuntivi del primo semestre 2012
registrano un incremento del +5,2%, che a fine esercizio oltrepasserà i 400 milioni di euro, con una
crescita del 5,9%. Dati decisamente in controtendenza soprattutto se paragonati a quelli della
grande distribuzione, che pur confermandosi il primo canale distributivo per la cosmesi, registra
una crescita molto più limitata pari allo 0,5% nel primo semestre 2012 con una previsione per il
secondo semestre a un tasso positivo di un punto percentuale.
(Fonte; http://www.unipro.org/home/it/aree_professionali/centro_studi/congiunturale/2012f)
Interventi Tavola rotonda
"La cosmesi naturale e bio dopo 10 anni: fenomeno di marketing autoreferenziale o
alternativa credibile per una bellezza rispettosa dell'ambiente e delle persone ".
Riccardo Anouchinsky Resp. Rel. Int. Biocosmesi ICEA, Istituto Certificazione Etica e Ambientale
www.icea.info.
Nonostante la crisi economica, il mercato globale della cosmesi naturale, ha spiegato Riccardo
Anouchinsky, registra una crescita del +4% a fronte di un calo della cosmesi tradizionale. In
Europa il consumatore è attirato dalla cosmesi naturale in particolare per la mancanza di parabeni,
ftalati e coloranti e fragranze sintetiche, oltre che per questioni etiche e di rispetto dell’ambiente e
della salute. I canali di distribuzione prediletti per questi prodotti sono le erboristerie, le farmacie e
le para-farmacie, i negozio di cibo e cosmesi naturali e i supermercati. Analizzando nel dettaglio i
principali Paesi europei, la Germania risulta uno dei mercati più competitivi in cui stanno
aumentando i punti vendita monomarca e i brand tedeschi stanno acquistando quote di mercato
significative. E’ tuttavia un mercato “chiuso” in cui solo poche marche estere riescono a entrare.
Stesso discorso vale per la Francia, mentre nel Regno Unito il 50% dei prodotti cosmetici naturali
è di importazione.
Il mercato tedesco è quello più importante, vale il 40% del totale europeo e ha registrato un
aumento del fatturato, passando dai 717 milioni di euro del 2009 agli 815 del 2011. L’Italia non
registra performance altrettanto brillanti anche se dai 270 milioni di euro del 2009 si è arrivati
attualmente a circa 400 milioni.
Uno dei problemi resta certamente quello delle certificazioni. Qui si entra in un mondo
frammentato e in un mercato autoreferenziale. In assenza di una regolamentazione di legge a
livello internazionale che impedisca l'utilizzo della terminologia naturale e bio senza rispetto di
criteri definiti, si fa più urgente l' importanza degli standard privati e la creazione di un mercato
certificato secondo questi standard.
In Europa Cosmos Standard (www.cosmos-standard.org) riunisce i principali enti certificatori
europei: ICEA per l’Italia, Ecocert e Cosmebio per la Francia, BIDH per la Germania e l’inglese
Soil Association. L’intenzione è quella di creare a partire dal gennaio 2015 un sistema unificato
in modo da avere parametri chiari e condivisi, a maggiore garanzia del consumatore. La
certificazione diventa dunque un supporto fondamentale di trasparenza e rispetto dei consumatori,
soprattutto nella cosmetica dove l'informazione è necessariamente tecnica e ben poco accessibile
e comprensibile, mentre le rivendicazioni di "naturalità" sui vari packaging si moltiplicano. Infatti
ancora oggi il consumatore è piuttosto “indifeso” nei confronti dei prodotti cosmetici in quanto
termini come “biologico” e “naturale” possono essere assimilati a prodotti che contengono anche
solo una piccolissima percentuale di ingredienti naturali e possono essere pubblicizzati con queste
diciture. L’unica arma che il consumatore ha a sua disposizione è quella dell’informazione: leggere
sempre con attenzione le etichette con gli ingredienti e, laddove non siano chiari alcuni termini o
sigle, attuare una piccola ricerca personale.
Per quanto riguarda i prezzi oggi si trovano prodotti accessibili e, anzi, a volte anche convenienti
rispetto alle grandi marche tradizionali, soprattutto se si fa un confronto con la qualità.
“Cosmesi etica. La vera bellezza è cruelty free e rispetta tutti gli esseri viventi. Stop ai test
sugli animali, una sofferenza inutile e dannosa anche per la nostra salute". Dott.ssa
Antonella Rendinelli, medico-chirurgo, settore vivisezione LAV, Lega Anti Vivisezione - Milano
www.lav.it.
Nel 1976 con l’intento di tutelare il consumatore il legislatore rese obbligatori i test sugli animali per
i prodotti cosmetici ma le specie animali utilizzate (in prevalenza conigli, gatti, maiali e cavie) non si
sono mostrate molto affidabili in quanto i risultati degli esperimenti e gli effetti delle diverse
sostanze variano da specie a specie, come dimostra l’elevato numero di sostanze chimiche, circa
300 mila, che nei decenni sono state ritirate dal mercato. Gli esperimenti principali effettuati sugli
animali sono: tossicocinetica per capire gli effetti sulla salute causati dall' esposizione ad una
certa sostanza chimica, tossicità riproduttiva per rilevare i danni all’apparato riproduttivo dovuti a
una determinata sostanza e tossicità da uso ripetuto che misura l’impatto di una sostanza
sull’organismo nel tempo.
Bisogna ricordare che nel caso dei cosmetici sono già disponibili migliaia di materie prime garantite.
Già dal 2003 si è iniziato a promuovere la sperimentazione alternativa per eliminare quella sugli
animali ma le deroghe sono state molte. A partire dall’11 marzo 2013 l’Unione Europea dovrebbe
bandire i test cosmetici sugli animali. Qui purtroppo il condizionale è d’obbligo in quanto gli
interessi in gioco sono molti e nonostante la posizione contraria dell’opinione pubblica, la
Commissione europea e il Parlamento europeo stanno prendendo in considerazione un possibile
ulteriore slittamento di tale data. La vera sfida oggi è incentivare la ricerca alternativa più sicura e
certamente più etica.
Il consumatore può fare la sua parte acquistando prodotti certificati “cruelty free” da ICEA
(esistono online elenchi di aziende “cruelty free”). Questa dicitura indica che il prodotto finito non è
stato testato su animali, né dal produttore né dal fornitore, così come i singoli ingredienti non sono
stati testati sugli animali. Per gli ingredienti comprati già testati dai fornitori, l’azienda deve
dichiarare che questi test sono avvenuti prima di un dato anno a sua scelta e impegnarsi a non
comprare ingredienti testati dopo quell'anno. Il che significa non usare più alcun ingrediente
(chimico, di sintesi) nuovo. Mentre l’azienda può usare ingredienti completamente vegetali o anche
di sintesi ma già in commercio prima dell'anno scelto. In tale modo non si incrementa la
sperimentazione sugli animali anche se gli ingredienti utilizzati sono stati sperimentati in passato .
Il tema degli imballaggi riguarda da vicino anche il settore della cosmesi. Come accade da
qualche esercizio, la plastica e la carta (rispettivamente con il 41% e il 36%) sono gli imballi più
utilizzati nel settore della cosmesi, mettendo in secondo piano il vetro (13%) e l’alluminio (9%). La
sempre maggiore attenzione delle aziende al versante green e all’eco-sostenibilità sta modificando
le opzioni di scelta degli operatori, sempre più orientati all’utilizzo di imballaggi ad elevate
performance di riciclo attivo (fonte Unipro). Sul tema degli packaging è intervenuta Elisabetta
Cianfanelli, docente del Corso di Industrial Design all’Università degli Studi di Firenze. Ridurre gli
imballaggi è oggi un imperativo, considerando l’enorme quantità di energia che consumiamo. Il
Corso di Industrial Design sta portando avanti alcune ricerche sul packaging per creare nuove
soluzioni di confezionamento in cartone per i diversi settori del made in Italy, dalla moda alla
cosmesi. Il cartone è un materiale meno impattante ad esempio del vetro, anch’esso riciclabile ma
che per essere prodotto richiede una grande quantità di energia. Da queste ricerche è nato il
volume “Packed in Italy” dove sono pubblicati i progetti più interessanti degli studenti.
“Benessere etico e sostenibile. Dove, come e perché riconoscere un vero fornitore Green”.
M. Cristina Ceresa, direttore responsabile GreenPlanner www.greenplanner.it.
Estendendo il discorso alle nostre scelte di benessere legate ai centri e alle spa, quali parametri
possiamo considerare? Innanzitutto possiamo optare per le strutture certificate ClimaHotel,
sigillo di qualità che si basa sui tre pilastri portanti della sostenibilità: Ecologia, Economia e
Aspetti socio-culturali. Questa certificazione considera elementi come l’efficienza degli edifici, il
risparmio energetico, la gestione dei rifiuti, i materiali utilizzati, la mobilità, la gestione delle risorse
idriche. Più in generale quando cerchiamo un luogo di vacanza e di relax possiamo tenere conto di
alcuni parametri legati alla sostenibilità, come indicato da Renate Brandner-Weiß, dell’agenzia per
l’energia nella regione della Bassa Austria, intervistata da GreenPlanner, ovvero:
• Utilizzo di fonti di energia rinnovabile
• Gestione al meglio i rifiuti
• Attuazione di un ciclo dell'acqua virtuoso
• Offerta di comfort sostenibile
• Promozione della mobilità sostenibile
• Attenzione alla qualità interna
• Scelta di materiali km 0
• Utilizzo di prodotti locali km 0
Infine l’alimentazione ha un impatto sulla bellezza oltre che sulla salute? Ovviamente sì, e si può
dire che “siamo quello che mangiamo”.
“Cibo e Bellezza: il cibo è responsabile della nostra forma corporea, della nostra salute e
della nostra psiche: come usare e rispettare il cibo perché le emozioni siano armoniche con
l’ambiente”. Dott. Eugenio Barbieri e dott. Gianni Carletti, direttore Ricerca&Sviluppo Biosophia
www.biosphia.eu.
Eugenio Barbieri, "il Poeta Contadino" come ama definirsi, che ogni domenica a Linea Verde
(Rai1) promuove un certo modo di alimentarsi e coltivare, ha una storia esemplare. Ingegnere
civile di Pavia con carriera di ricercatore negli Stati Uniti è tornato alla sua terra che coltiva in modo
sostenibile come si faceva una volta. Nel suo intervento ha parlato con passione della situazione
attuale dell’agricoltura in Italia che negli ultimi 70 anni è stata distrutta da politiche e scelte poco
lungimiranti ed è stata industrializzata. Il termine “biologico” è nato nell’Università di Berkeley
negli anni Settanta dalla volontà di un gruppo di studenti di creare coltivazioni sostenibili. Oggi
questa definizione si è svuotata del suo significato originario. Non si può pensare che una
coltivazione sia sostenibile e biologica se si parla di una monocoltura, in quanto la monocoltura è
una pratica non naturale. L’equilibrio ecologico invece richiede che la pianta viva accanto ai suoi
antagonisti naturali. L’agricoltura deve tornare nelle mani dei contadini, non si può continuare
con lo sfruttamento intensivo della terra e tantomeno concedere a quattro multinazionali di
possedere le sementi, una grave minaccia alla biodiversità, oltre che ai contadini di tutto il mondo.
Bisogna tornare indietro almeno di 60 anni per recuperare il tessuto rurale italiano annientato e per
farlo è necessario che il contadino non sia considerato semplicemente un produttore di materie
prime da sfruttare, bensì anche un trasformatore delle stesse.
Riallacciandosi al discorso degli OGM, Gianni Carletti, direttore Ricerca&Sviluppo Biosophia, ha
spiegato che questi ultimi sono già superati dalle nanotecnologia sia nell’alimentazione sia nella
cosmesi (in particolare per realizzare i filtri delle creme solari).
Si tratta di una tecnologia che consente di inserire nanoparticelle da un elemento a un altro,
utilizzata anche per alimenti già in commercio, ma di questa tecnologia ancora non si conoscono
gli effetti. Allontanandoci dalla natura perdiamo la sua immensa ricchezza. Secondo i principi della
medicina Ayurvedica una pianta che sa crescere da sola è forte può dare maggiore energia vitale.
Noi siamo il cibo che mangiamo, cibo che deve essere naturale e rispettato perché ogni forma di
vita è legata la proprio contesto.
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Silvia Massimino +39.3488716556 [email protected]
Livia Negri +39.3922793815 [email protected]
www.changeup.it