Cosa caratterizza un buon dirigente? 01
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Cosa caratterizza un buon dirigente? 01
Business Fit Info 3 |2015 Cosa caratterizza un buon dirigente? Domanda 01 Chi è adatto a essere un dirigente? Chi brilla dal punto di vista tecnico-specialistico, si candida per una posizione dirigenziale. Tuttavia, la padronanza della materia non può essere l’unico criterio. Per capire se una persona ha «la stoffa» del dirigente si deve valutare fra l’altro come la persona si relaziona al prossimo e qual è la sua motivazione ad assumere tali compiti. Chi dirige deve avere anche un reale interesse nelle persone. Chi vuole solo realizzarsi o punta al potere e al prestigio probabilmente non ha compreso qualcosa di basilare: dirigere bene ha più a che fare con l’essere utili agli altri che non con il profilarsi personalmente. Il consulente di carriera e autore di libri Martin Wehrle illustra questo punto molto chiaramente: «Un buon dirigente non lavora come un egomaniaco, bensì come un giardiniere. Crea un humus fertile, pone ogni collaboratore al posto giusto e promuove la sua crescita». Per dirigere con successo non basta essere convincenti dal punto di vista delle capacità strettamente professionali: si devono riconoscere punti forti e punti deboli di ogni collaboratore e agire adeguatamente in termini di stimoli e pretese. Dirigere non significa solo avere la responsabilità per quanto concerne decisioni e budget, bensì anche saper sviluppare i collaboratori. In ultima istanza, ogni dirigente deve trovare il suo stile: solo così si può raggiungere quell’autenticità che così spesso viene richiesta. La credibilità è l’alfa e l’omega. Chi non sa essere un esempio in merito a quanto richiede dagli altri e chi non mantiene quel che promette perde rapidamente la sua «immagine» e di conseguenza il rispetto altrui. Domanda 02 Si può imparare a dirigere bene? Dirigere è un mestiere, e come tale si può apprenderlo, almeno sino a un certo grado. Le premesse caratteriali e dunque le competenze sociali devono però già essere presenti: si deve essere capaci di capire le emozioni altrui e di riconoscere tempestivamente i problemi; d’altro lato è necessario anche un certo carisma naturale. Sono qualità importanti per essere convincenti nella propria funzione dirigenziale e per migliorare costantemente il proprio comportamento come dirigenti. Un perfezionamento puramente teorico non ha però molto senso, poiché decisiva è soprattutto la condotta che si mostra nella prassi. Le aziende hanno un interesse primario nel far sì che i superiori riflettano regolarmente sul proprio com- Domanda 03 Come si è modificato il comportamento dirigenziale? Processi complicati, promozioni secondo il principio dell’anzianità sul posto di lavoro, gerarchie rigide senza proprie competenze decisionali: queste condizioni spaventano oggi molti collaboratori. Esse comportano un altro modo d’intendere come debba essere l’organizzazione in una ditta, affinché il suo successo possa durare nel tempo. Nei fatti, le gerarchie sono diventate spesso molto più flessibili. Ma, attenzione: questo non significa che in generale siano possibili un modo di agire caratterizzato dalla responsabilità personale, da spazi liberi e da un lavoro cooperativo. Piuttosto, risulta decisiva la cultura aziendale. Non si deve pensare che le gerarchie flessibili significhino che i superiori debbano essere intesi come colleghi di lavoro «compagnoni». I capi possono senz’altro essere cordiali; chi tuttavia desidera accontentare tutti e mostra di «non avere spina dorsale» non agisce nell’interesse dell’azienda, né in quello dei collaboratori. Troppa distanza e un fare autoritario, peraltro, sono spesso controproducenti. Un buon dirigente non si isola ed è qualcuno con cui si può parlare. Chi fa cadere le decisioni dall’alto o cerca il contatto con i collaboratori solo quando è richiesto il loro aiuto non ottiene il rispetto che un dirigente deve avere. portamento dirigenziale e lo analizzino criticamente. Proprio per sviluppare ulteriormente i collaboratori e per stimolarli e promuoverne il rendimento, è ideale che i dirigenti lavorino sui propri punti deboli e si pongano sempre criticamente nei confronti di essi. La capacità di autocritica e di riflessione su se stessi sono qualità basilari per un buon dirigente, ma lo sono anche valori quali la lealtà e la trasparenza. Un successo economico duraturo dipende essenzialmente dalla qualità dei dirigenti. Naturalmente, i deficit nella dirigenza non possono essere considerati in modo disgiunto dalla cultura aziendale. La questione su chi debba essere promosso a una posizione dirigenziale ha essenzialmente a che fare con i valori vissuti in un’azienda. Domanda 04 Perché delegare bene è un’arte? Ci sono dirigenti che preferiscono tenere per sé i compiti più interessanti. Anche nei casi in cui essi non hanno fiducia nei loro collaboratori e desiderano essere informati di ogni loro passo, non è possibile avere un modo di delegare responsabile. I buoni superiori conoscono i punti forti e quelli deboli dei loro collaboratori e sono in grado di delegare loro i vari compiti così da non richiedere da essi né troppo, né troppo poco. Questo però non significa assolutamente che il lavoro che per qualcuno è eccessivo o che si sbriga mal volentieri debba essere semplicemente «rifilato» ai gradi più bassi della gerarchia. Delegare ha piuttosto a che fare con l’assegnazione di responsabilità e con la trasmissione di competenze. A queste condizioni, delegare diviene quel che dovrebbe essere se lo si considera correttamente, vale a dire uno strumento per lo sviluppo dei collaboratori. 6 % Questa è la quota femminile nelle direzioni delle ditte svizzere. Fonte: Schillingreport.ch Domanda 06 Da collaboratore a capo – come si riesce a cambiare ruolo? Domanda 05 Perché è così importante la capacità di prendere decisioni? I superiori insicuri, che non sanno mai decidersi o che preferiscono procrastinare le decisioni importanti, sono una tortura, perché i collaboratori amano sapere cosa si deve fare. Alcuni, per esempio, non sanno prendere decisioni perché hanno paura di sbagliare, altri credono erroneamente che altri lo facciano per loro o che le cose si aggiustino da sole. Alla base di ogni decisione vi deve essere un’accurata valutazione dei pro e dei contro, che però non deve essere una scusa per non prendere in certi casi delle decisioni spontanee e ad hoc. Purtroppo, è diffusa l’errata idea che più dati e informazioni portino alle cosiddette «decisioni migliori». I buoni dirigenti riescono comunque a gestire in ogni loro decisione i vari aspetti, quali la situazione contingente, l’esperienza, l’intuizione e il buon senso. Essi conoscono in gran parte le necessarie basi per poter decidere, cosicché è loro chiaro se si debba decidere il più possibile rapidamente o se è necessario vagliare dettagliatamente le varie possibilità. Il reclutamento interno dei dirigenti presenta molti vantaggi per un’azienda. Ai collaboratori si presentano prospettive di carriera, inoltre le persone interessante conoscono già l’ambiente e dunque necessitano di meno tempo per ambientarsi. Se un membro di un team viene promosso al ruolo di superiore, ciò comporta anche un notevole potenziale di conflitto. Da un lato, chi non è stato promosso può provare invidia e comportarsi di conseguenza. D’altro canto, come superiore si è costretti a presentarsi in modo diverso rispetto a quando si era semplici colleghi. Per esempio, le informazioni non possono più essere condivise in ogni caso senza limitazioni e si devono anche prendere decisioni impopolari, che non tutti possono gradire. Il nuovo ruolo richiede anche una grossa dose di sensibilità: è consigliabile comunicare quel che ci si attende dagli ex colleghi senza urtarli con un improvviso comportamento «da capo». Ma non solo sul piano umano, bensì anche su quello più strettamente lavorativo vi sono nuove sfide da affrontare. C’è il rischio che il nuovo capo rimanga troppo legato al lavore che precedentemente svolgeva come «semplice» collaboratore. Per un dirigente che arriva dall’esterno questo scenario è improbabile, dato che può iniziare da zero. Affinché con la promozione non cambi solo il titolo ma si modifichino anche i compiti, è consigliabile saper delegare sin dall’inizio e presentare in modo trasparente le proprie aspettative. 08 Cosa significa direzione sana? Domanda 07 Fiducia o controllo? «La fiducia è bene, il controllo è meglio», così si dice. Lo stile dirigenziale preferito dipende naturalmente, oltre che dalla propria personalità, dal livello di stimoli ed esigenze posti dal lavoro e dalle persone con cui si ha anche fare: alcuni collaboratori hanno bisogno di strutture ben definite e lavorano meglio se possono fare regolarmente rapporto riguardo al loro lavoro. Altri «fioriscono» se possono agire con maggiore responsabilità personale e hanno maggiore spazio organizzativo. Il segreto del buon dirigente è di guidare i suoi collaboratori in base alle situazioni che si vengono a creare. In altri termini, si deve sapere stimare nel modo giusto la qualificazione e la motivazione dei collaboratori e adeguare di conseguenza il proprio comportamento dirigenziale. Le differenze nelle questioni che hanno a che fare con gli aspetti dirigenziali possono naturalmente esserci, ma per un team devono essere comprensibili. Equiparare tutti non porta nella maggior parte dei casi alla soddisfazione dei singoli. La base di una direzione sana è sempre una buona direzione. Ma cosa significa esattamente direzione sana, un termine sempre più popolare nel contesto professionale? Numerosi studi dimostrano come il comportamento dirigenziale abbia un forte influsso sulla salute dei collaboratori. Proprio in questo senso si parla di direzione sana. Perché come dirigente non porsi come esempio positivo e contrastare la mania della reperibilità, promuovere attivamente le pause e preoccuparsi della propria salute? «I superiori che sanno dirigere in modo sano riconoscono tempestivamente quando i collaboratori vanno incontro a un esaurimento e agiscono di conseguenza, promuovendo in modo mirato conoscenze tecniche e abilità, nonché offrendo un supporto sociale», afferma Luise Deiters, specialista della Gestione della salute in azienda presso vivit, il Centro di competenze per la salute e la prevenzione della CSS. Spetta ai dirigenti anche ridurre gli oneri inutili come la pressione permanente data dalle scadenze o da istruzioni poco chiare. La direzione sana tiene dunque conto esplicitamente degli aspetti legati alla salute, nel contesto della condizione psichica. Il compito fondamentale non è quello di stimolare semplicemente a fare più attività fisica o ad alimentarsi in modo sano. In generale vale quanto segue: nella loro quotidianità lavorativa, i dirigenti dovrebbero anche avere realmente l’opportunità per poter riflettere su se stessi e il tempo per lo scambio regolare di idee e opinioni con i loro collaboratori. Questo crea fiducia. Direzione sana significa perciò anche che le aziende riconoscano il significato e la rilevanza inerenti al tema «direzione» e siano dunque disposte a impiegare a tale scopo tempo e risorse. Offerte della vivit vivit offre vari workshop, conferenze o corsi di formazione sulla tematica «direzione sana». Il comportamento dei superiori ha infatti un notevole influsso sulla salute dei collaboratori, in senso positivo come in senso negativo. Per questo motivo è elementare che non si debba considerare la direzione sana come un qualcosa di ovvio, bensì che si debba lavorare attivamente nell’ottica di uno stile dirigenziale che promuova la salute. Ulteriori informazioni in www.vivit.ch La Business Fit Info è disponibile anche come PDF su: www.vivit.ch/it/chi-siamo/pubblicazioni IMPRESSUM Redazione: CSS Assicurazione, Manuela Specker, Tribschenstrasse 21, Casella postale 2568, 6002 Lucerna, www.css.ch / aziende | Layout: Niki Marc Bossert Chi può fornirmi una consulenza? Per conoscere il consulente aziendale CSS o il mediatore di competenza: [email protected] Telefono: 058 277 18 00 c00369i-1350-10.15-eng Domanda