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Scienza BiHnpiecontend Catherine de Lange, New Scientist, Gran Bretagna. Foto di l(evin Van Aelst Crescere parlando due lingue puo influenzaretutto: dalla capacità di risolvere t problemi al carattere. Come se in noi ci fossero due persone diverse ppena sono nata) mla madre mi ha guardato dal letto dell'ospedale e, senza volerlo, ha influenzato in modo permanen- te lo sviluppo del mio cervello, migliorando le mie capacità di apprendimento, di gestire piucose contemporaneamente e di risolvere i problemi. Un domani la mia mente sarà anche meno esposta ai danni dell'età. Che cosa ha fatto? Mi haparlato in francese. 56 lnt.tnazionale gSz I tEluglio zorz All'epoca mia madre non sapeva di darmi unvantaggio cognitivo. Era francese, e mio padre era inglese, perciò sembrava del tutto logico che io e i miei fratelli imparassimo entrambe le lingue fin da bambini. Nel frattempo, però, studi su studi hanno confermato che il bilinguismo potrebbe avere influenzato profondamente il mio modo di pensare. L'arricchimento cognitivo è solo il primo passo. Molte ricerche dicono che i miei ricordi, i miei valori, perfino la mia personalità cambiano a seconda della lin- gua che parlo. È come se nel cervello bilingue coabitassero due menti separate, a conferma del ruolo fondamentale del linguag- gio nel pensiero umano. "Il bilinguismo è uno straordinario microscopio all'interno del cervello", osserva la neuroscienziata LauraAnn Petitto della Gallaudetuniversity di Washington Dc. Non sempre però il bilinguismo è stato così apprezzato. Per molti genitori come i miei non è stato facile decidere di educare i figli a parlare due lingue. Almeno fin dal diciannovesimo secolo gli insegnanti pensavano che il bilinguismo confondesse il bambino impedendogli di imparare bene sia I'una che I'altra lingua. Nella migliore delle ipotesi i bambini bilingui erano visti come i proverbiali "esperti di tutto, maestri in niente". Nella peggiore c'era il sospetto che il bilinguismo potesse compromettere altri aspetti dello sviluppo, abbassando il quoziente intellettivo. Oggi questi timori sembrano ingiustificati. È vero, i bilingui tendono ad avere un vocabolario leggermente più limitato rispetto aimonolingui, e avolte cimettono di più a trovare la parola giusta quando devono dare un nome alle cose. Ma uno studio fondament ale rcalizzato negli anni sessanta da Elizabeth Peal e Wallace Lambert della McGill university di Montréal ha dimostrato che parlare due lingue non ritarda affatto lo sviluppogenerale.Anzi, alnetto di altri fattori che possono influire sui risultati (come la condizione socioeconomica e I'istruzione) i bilingui facevano registrare risultati migliori dei monolingui in 15 test verbalie nonverbali. Ma queste scoperte sono state largamente ignorate. Lo studiodiPeale Lambert ha alimentato un piccolo filone di ricerca sui vantaggi del bilinguismo, ma quasi tutti i ricercatori e gli insegnanti sono rimasti aggrappati alle vecchie convinzioni. Solo negli ultimi anni il bilinguismo ha ricevuto le attenzioniche merita. "Per trent'annime ne sono stata al buio nel mio studiolo a fare le mie ricerche e poi, tutto a un tratto, negli ultimi cinque anni si sono spalancate le porte", dice Ellen Bialystok, psicologa della York university di Toronto. Questo rinnovato interesse è dovuto inparte agliultimi svi luppi tecnologici in campo neuroscientifico, come la spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (fNIRS), una tecnica di indagine cerebrale non invasiva che con una specie di monitor muto e portatile scruta nel cervello dei bambini mentre sono seduti in grembo ai genitori. Oggi finalmente i ricercatori sono in grado di osservare il cervello dei bambini molto piccoli durante le prime fasi di incontro con il linguaggio. Grazie a questa tecnica il gruppo di lavoro di LauraAnn Petitto è riuscito a evidenzíarele differenze tra i bambini che crescono parlando una sola lingua e quelli che ne imparano da subito due. Secondo una teoria popolare, i bambini nascono "cittadini del mondo" e sono in grado di distinguere i suoni di qualsiasi lingua. Quando compio- no un anno, tuttavia, sembrano perdere questa capacità, orientandosi esclusivamente verso i suoni della loro lingua madre. Nei soggettibilingui isintomidella demerrza,senile compaionocon quattro anni di ritardo rispetto aimonolingui Questo sembrerebbe riguardare soprattutto imonolingui. Gli studidiPetitto mostrano che invece tra ibambinibilingui allafine del primo anno si continua a registrare un aumento dell'attività neurale in risposta a fonemi completamente sconosciuti. L'esperienza del bilinguismo, sostiene Petitto, "tiene aperta" la finestra dell'apprendimento delle lingue. Soprattutto, ibambini bilingui raggiungono gli stessi "traguardi" linguistici (per esempio laprima parola) alla stessa età dei bambini monolingui, a riprova del fatto che il bilinguismo stimola e non frena lo sviluppo. Si tratta di un aspetto che, a quanto pare, aiuta le persone come me a imparare altre lingue più avanti negli . ((; annr. "E come se il cervello monolingue fosse a dieta, mentre quello bilingue ci fa vedere il tessuto linguistico in tutta la sua pienezza e abbondanza", spiega Petitto. Anzi, a mano a mano che gli studiosi approfondisconole ricerche si scoprono sempre nuovi vantaggi, che si estendono a un ampio spettro di capacità cognitive. Bialystok si è accorta di uno di questi vantaggi quando ha chiesto a un gruppo di bambini di verificare la correttezza grammaticale di alcune frasi. Sia i monolingui i bilingui si sono accorti dell'errore nella frase apples growed on trees (le mele crescevano sugli alberi, ma il passato del verbo to grow è grew). Quando però si sono trovati davanti a frasi senza senso come ap- ple s grow on no s e s (le mele crescono sui nasi) sono emerse le differenze: i monolingui, disorientati dalla stupidità della frase, hanno sbagliato e segnalato un errore, mentre i bilingui hanno risposto correttamente. Secondo Bialystok, più che riflettere le competenze grammaticali i risultati sono la spia di un maggiore sviluppo di quello che viene chiamato il "sistema esecutivo" del cervello, un insieme di abilità mentali che ruota attorno alla capacità di filtrare le informazioni non rilevanti e di concentrarsi sull'obiettivo immediato. In questo caso, i bambini bilingui sono stati più capaci di concentrarsi sulla grammatica ignorando il significato delle parole. L'ipotesi ha trovato conferma in una serie di test mirati averiflcare direttamente questo aspetto. Un'altra abilità esecutiva consiste nella capacità di dauncompito aun altro senzacon- passare fondersi, e anche in tal caso i bambini bilingui sono piu pronti. Quando devono catalogare degli oggetti, per esempio, riescono a saltare dalle forme ai colori senza commettere errori. Queste abilità sono cruciali per tutte le nostre attività, dalla lettura ai calcoli matematici fino alla guida. Chi riesce a migliorarli, quindi, acquista una maggiore flessibilità mentale. Ecco perché le persone bilingui avevano superato brillantemente il test di Peal e Lambert, spiega Bialystok. Sembra addirittura che le virtu del bilinguismo si estendano alle nostre capacità di re- lazione. Paula Rubio-Fernandez e Sam Glucksberg, psicologi della Princeton university, hanno scoperto che i bilingui sono più bravi a calarsi nei panni degli altri e a capire le loro ragioni, perché riescono più facilmente a mettere da parte ciò che già sanno e a concentrarsi sul punto di vista al- trui. Ginnasticamentale Perche parlare due lingue rende il cervello così flessibile e concentratol Una risposta arriva dal gruppo di lavoro di Viorica Marian della Northwestern university di Evanston, Illinois, che ha usato degli strumenti di tracciamento oculare per seguire lo sguardo di un gruppo divolontari impegnati in varie attività. Nel corso di un esperimento, Marian ha messo una serie di oggetti davanti a un gruppo di bilingui anglorussi dando a ciascuno di loro alcune istruzioni, per esempio "prendi il pennarello". Il trucco è che nelle due lingue inomidi alcuni oggettihanno lo stesso suono ma significati diversi. In russo il termine per dire "francobollo" ha lo stesso suono di marker, cioè "pennarello" in inglese. Anche se i volontari non hanno mai frainteso le domande, iltracciamento oculare haevidenziato che I'occhio si posa fugacemente sull'oggetto alternativo prima di scegliere quello giusto. Questo gesto quasi impercettibile rivela un particolare importante sul funzionamento del cervello bilingue: le due lingue si contendono continuamente I'attenzione nel nostro inconscio. Ogni volta che un bilingue parla, scrive o ascolta la ra- dio, il suo cervello si sforza di scegliere la parola giusta inibendo il termine equivalente nell'altra lingua. Si tratta di una notevole dimostrazione di controllo esecutivo: Internazionaleg5T I r3luglio zon J/ Scienza non a caso è lo stesso esercizio cognitivo che viene usato in molti corsi di brain-trainingcommerciali, in cui spesso siinsegna a ignorare le informazioni irrilevanti mentre si affrontaun problema. La scienza non ciha messo molto a chiedersi se questa ginnastica mentale possa aiutare il cervello a resistere ai colpi dell'invecchiamento. In fondo, è ampiamente dimostrato che altre forme di esercizi per il cervello creano una "riserva cognitiva", una specie di cuscinetto mentale che protegge la mente dal declino senile. Per scoprirlo, il gruppo di lavoro di Bialystok ha raccolto i dati di tS4pazienti affetti da demenza, metà dei quali erano bilingui. I risultati, pubblicati nel zoo7, sono sorprendenti: nei soggetti bilingui i sintomi compaiono con quattro anni di ritardo rispetto ai monolingui. A distanza di tre anni l'esperimento è stato ripetuto su altre 2oo persone affette da un principio di Alzheimer. Ancora una volta è stata riscontratauna discrepanza di cinque anni nella comparsa dei sintomi neipazienti bilingui. I risultati si confermano anche tenendo conto di fattori come la professione o I'istruzione. "Sono stata la prima a sorprendermi degli effetti", confessa Bialystok. nell'una e nell'altra lingua. I risultati portarono Ervin-Tripp alla conclusione che i bilingui usano due canali mentali, uno per ciascuna lingua, come se avessero due teste diverse. Questa teoria sembra trovare conferma in una serie di studi piu recenti. Il gruppo di lavoro di David Luna al Baruch college di New York ha chiesto recentemente a un gruppo di volontari angloispanici di guardare degli spot televisivi incentrati sulle donne (prima in una lingua e poi, sei mesi dopo, nell'altra) e di dare un giudizio sulla loro personalità. Quando gli spot erano in spagnolo i volontari tendevano a descrivere le donne come indipendenti ed estroversel quando invece erano in inglese le stesse donne venivano descritte come stupide e dipendenti.Inun altro studio sivede come i bilingui greco-inglesi tendano a reagire in modo diversissimo alla stessavicenda a seconda della lingua in cuiviene raccontata: in un caso si definiscono "indifferenti" a un personaggio, nell'altro invece si ú dicono "preoccupati" per quello che potrà succedergli. Una spiegazioneè che ciascuna lingua porta alla mente i valori culturali che abbiamo assimilato mentre la imparavamo, sostiene Nairón Due canalimentali Oltre a dare ai bilingui unvantaggio mentale, parlare una seconda lingua può influenzare profondamente il comportamento. I neuroscienziati e gli psicologi stanno cominciando ad accettare che il linguaggio è legato adoppiofilo con ilpensiero e ilragionamento, e qualcuno si domanda se le persone bilingui si comportino in modo diverso a seconda della lingua che parlano. Per la mia esperienzapersonale direi senz'altro di inglerispetto a quando parlo francese. Questi aspetti, owiamente, sono sì: spesso mi dicono che quando parlo se sembro diversa difrcili da distinguere, perché non è facile separare leproprie diverse anime. Negli anni sessanta, Susan Ervin-Tripp, oggi all'universitàdella California a Berkeley, trovòun sistema oggettivo per studiare il problema quando domandò a un gruppo di bilingui anglonipponici di completare una serie di frasi incompiute in due diverse sessioni, prima in una lingua, poi nell'altra. Scoprì che i volontari concludevano sistematicamente le frasi in modo diverso a seconda della lingua. Per esempio, data la frase "I veri amici dovrebbero...", chi rispondeva in giapponese scriveva "...aiutarsi avicenda"l poiperò in inglese sceglieva "...essere molto franchi". In generale, le risposte sembravano riflettere quelle date dai monolingui J8 tnternazionale g57 I qluglio zorz Ramírez-Esparza, psicologa della Università di Washington a Seattle. Recentemente la studiosaha chiesto aungruppo di messicani bilingui di descrivere la loro personalità in due diversi questionari, uno in inglese e I'altro in spagnolo. La modestia è pirì ap- prezzata in Messico che negli Stati Uniti, dove la qualità considerata migliore è I'assertività, e prevedibilmente la lingua in cui è formulato il questionario evidenzia queste differenze. Quando rispondevano in spagnolo i volontari si descrivevano come piu umili rispetto a quando il questionario era scritto in inglese. Alcuni di questi "salti" comportamentali potrebbero essere intimamente legati al ruolo del linguaggio come impalcatura che sostiene e struttura i nostriricordi. Il linguaggio è legato a doppiofilo alpensiero e ci si domanda se i bilingui si comportino inmododiversoa seconda della lingua che parlÍrno Molti studi dimostrano che e più facile ricordare un oggetto quando se ne conosce il nome, il che spiega forse perché i ricordi della prima infanzia sono così sporadici. Sembra addirittura che la grammatica di unalingua sia in grado di influenzare la memoria. Lera Boroditsky dell'università di Stanford, in California, ha scoperto che i madrelingua spagnoli hanno più difficoltà a ricordare chi ha provocato un incidente rispetto ai madrelingua inglesi, forse perche tendono a usare frasi impersonali come Se rompió elflorero (si è rotto il vaso).che non specifi cano I'agente dell'evento. I risultati sembrano indicare che i ricordidelle persone bilinguicambiano a seconda della lingua. In un esperimento semplice ma intelligente, Marian e Margarita Kaushanskaya, all'epoca alla Northwestern university, hanno rivolto una serie di domande di cultura generale a un gruppo di bilingui anglocinesi, prima in una lingua e poi nell'altra. Per esempio, hanno chiesto di 1l ù nominare"unastatuadiunapersona con il braccio alzato che guarda lontano". Ebbene, quando la domanda era formulata in inglese i volontari tendevano a rispondere la statua della Libertà; quando invece era in mandarino rispondevano la statua di Mao. Lo stesso succede quando i bilingui richiamano alla memoria ricordi personali e autobiografi ci. Nonostante gli ultimi progressi, è probabile che i ricercatori abbiano scoperto solo la punta dell'iceberg sugli impatti del bilinguismo, e ci sono ancora molte domande senzarisposta. Laprincipale è se imonolingui possono avere gli stessi vantaggi. In tal caso, quale miglior incentivo a promuovere I'insegnamento delle lingue nelle scuole, che sta diminuendo sia in Gran Bretagna sia negli Stati Unitil Molto si è detto sulle difficoltà di imparare un'altra lingua quando si è in là con gli anni, ma per ora è dimostrato che gli sforzi pagano. "Si può imparare un'altra lingua a qualsiasi età, con vantaggi evidenti per il sistema cognitivo", dice Marian. Bialystok conferma che chi imparauna lingua in tarda età ottiene dei benefici, anche se meno pronunciati rispetto ai bilingui. "Imparate un'altra lingua a qualsiasi età", dice. "È questa la fonte della riserva cognitiva". Per come stanno le cose, sono contentadiessermi lasciata alle spalle questa sfida. Mia madre non poteva immaginare fino a che punto le sue parole avrebbero influenzato il mio cervello e la mia visione del mondo, ma sono sicura che ne è valsa la pena. E per questo non mi resta che dirle merci! ) fas