Richard Schwartz - Studio Castellucci
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L’INFORMATORE ENDODONTICO Estratto dal Vol. 8 n° 3, 2005 Il ruolo dell’Odontoiatria Restaurativa nel determinare il successo o il fallimento in Endodonzia RICHARD SCHWARTZ, DDS IL TRIDENTE EDIZIONI ODONTOIATRICHE Il ruolo dell’Odontoiatria Restaurativa nel determinare il successo o il fallimento in Endodonzia Richard Schwartz, DDS L’Endodonzia e l’Odontoiatria Restaurativa sono strettamente correlate tra loro. La terapia endodontica non può avere successo se il trattamento restaurativo non è stato attentamente programmato e tempestivamente eseguito. L’Odontoiatria Restaurativa prevede la diagnosi, il piano di trattamento, l’esecuzione clinica e il mantenimento. Ognuna di queste fasi influenza l’esito della terapia endodontica. Questo articolo ha lo scopo di descrivere il rapporto esistente tra Endodonzia e Odontoiatria Restaurativa e prendere in esame in quale maniera il processo restaurativo influenza a lungo termine il successo o il fallimento dell’Endodonzia. È ampiamente accettato il fatto che i batteri sono la causa primaria della periodontite apicale 1 e dei fallimenti in endodonzia. 2 Lo scopo primario della terapia endodontica consiste nella eliminazione dei batteri dal sistema dei canali radicolari. Uno degli scopi basilari del restauro dei denti trattati endodonticamente deve essere la prevenzione della reinfezione del sistema dei canali radicolari.3 La terapia canalare non si può considerare completata finché il dente non è stato restaurato e finché la contaminazione batterica non è stata prevenuta. Numerosi sono gli studi che hanno riportato le varie percentuali di successo e fallimento delle terapie endodontiche. Lo studio che forse è più spesso citato è quello fatto presso l’Università di Washington che riportava il 94% di successi. 4 Tuttavia, altri studi trasversali, longitudinali, fatti sulla popolazione, riportano una percentuale di successi oscillante tra il 40 ed il 60%.5,6 Perché esiste una tale ampia variabilità di risultati? Si devono prendere in considerazione numerose varianti, come ad esempio la selezione dei casi, la diagnosi preoperatoria, l’isolamento e la tecnica Pag. - 26 operativa.7 Un’altra variante che spesso è sottovalutata ma che comunque è molto importante, è il tempo che è trascorso tra il completamento della terapia endodontica e l’esecuzione del restauro. Questo articolo ha lo scopo di discutere la filosofia che sta alla base e i vari passaggi critici del processo endodontico/ restaurativo e di descrivere il ruolo dello specialista in Odontoiatria Restaurativa nel determinare il successo o il fallimento della terapia endodontica. Diagnosi e prognosi Prima di iniziare qualsiasi procedura clinica si deve sempre eseguire un’attenta valutazione sia clinica che radiografica. Tale valutazione deve comprendere anche un esame delle condizioni pulpari dei vari denti. Recenti studi hanno dimostrato che dal 3 al 22% dei denti ricoperti da corone hanno la polpa necrotica. 6-8 Senza dubbio, alcune di queste polpe erano già necrotiche prima che la terapia restaurativa venisse iniziata. Durante la prima visita, pertanto, è sempre consigliabile eseguire dei test di vitalità pulpare su tutti i denti con ampi restauri o con vitalità dubbia. Nella maggior parte dei pazienti anche il semplice test al freddo fornisce delle risposte attendibili. Si deve poi eseguire il test della percussione, della pressione e la palpazione della zona apicale. In questa maniera occasionalmente si può scoprire che un dente peraltro asintomatico necessita in realtà di terapia endodontica. Karlsson 9 in una sua ricerca ha valutato che la percentuale di denti con corone e polpe necrotiche sale dell’1% ogni anno dopo che la corona è stata cementata. Per questo motivo, è consigliabile eseguire periodicamente dei test di vitalità pulpare ai denti ricoperti da corone o con grossi restauri.6 Solitamente l’endodonzia viene eseguita L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 3 2005 passando attraverso precedenti restauri. Uno studio condotto da Abbott 10 ha dimostrato che la presenza di carie o di incrinature può essere valutata meglio se tutti i vecchi restauri sono stati fin dall’inizio rimossi. Lo studio confrontava denti che avevano ricevuto la terapia canalare con e senza la rimozione dei precedenti restauri e ha dimostrato che quando questi erano stati rimossi, era poi possibile identificare un maggior numero di denti con potenziali problemi. Laddove possibile, è consigliabile rimuovere tutti i vecchi restauri come amalgame e compositi prima di iniziare la terapia endodontica. Quando ciò non è possibile, si deve applicare un carie detector su tutta la struttura dentale esposta della cavità d’accesso per migliorare la visualizzazione di infiltrazioni, carie o incrinature (Fig. 1). Le fratture corono-radicolari sono un grosso problema in endodonzia e la loro diagnosi deve essere fatta precocemente. Le fratture più importanti si instaurano a livello della cresta marginale mesiale o distale e si propagano poi apicalmente. Molti fallimenti endodontici derivano dalla mancata diagnosi di fratture che erano già presenti al momento di iniziare la terapia. Prima della terapia canalare, i denti posteriori devono sempre essere esaminati attentamente sotto ingrandimento, con una buona illuminazione e con la transilluminazione (Figg. 2, 3). Se viene diagnosticata la presenza di una frattura, è consigliabile usare un colorante come il blu di metilene per determinare la sua estensione apicale. Se l’incrinatura si estende apicalmente al di là della giunzione amelo-cementizia o attraversa il pavimento della camera pulpare, la prognosi a lungo termine diventa dubbia. Se poi esiste anche una perdita di osso adiacente all’incrinatura visibile in radiografia e confermata dal 1 2 3 Figura 1 Accanto al “builup” in composito è visibile della carie. (Per gentile concessione del Dr. Gary Carr, San Diego, California). Figura 2 Le fratture verticali possono compromettere la prognosi del trattamento. (Per gentile concessione del Dr. Sashi Nallapati, Ocho Rios, Jamaica). Figura 3 Un dente con una frattura verticale che arriva fino al lume canalare ha una prognosi infausta. Nella maggioranza dei casi è indicata l’estrazione. (Per gentile concessione del Dr. Gary Carr, San Diego, California). sondaggio, la prognosi diventa infausta.11 La chiave del successo sta nella diagnosi precoce, nel determinare la sua prognosi e, dopo aver spiegato il proble- Pag. - 27 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Richard Schwartz ha esercitato l’attività come dentista generico per diciassette anni. Si è quindi specializzato all’Università di San Antonio, Texas, e oggi nella stessa città ha il suo studio privato. Ha insegnato per otto anni al corso di Laurea dell’Università di San Antonio. Ha al suo attivo più di cento pubblicazioni ed è il primo autore di un testo di Operative Dentistry. ma al paziente, decidere se eseguire il trattamento o procedere all’estrazione. E’ importante distinguere tra le fratture corono-radicolari che si estendono apicalmente nella radice e le fratture orizzontali che attraversano la base di una cuspide. Esse possono sembrare uguali quando si osserva una cresta marginale, ma con una buona illuminazione e sotto ingrandimento è facile distinguerle una dall’altra una volta rimosso il vecchio restauro (Fig. 4). Un dente con una frattura orizzontale ha una buona prognosi e in molti casi al suo interno ha una polpa normale, che non necessita di terapia endodontica. Il clinico deve sospettare la presenza di una frattura corono-radicolare quando il dente si presenta con i segni o sintomi di una pulpite o di una periodontite apicale senza motivi chiari che giustifichino la patologia presente (Fig. 5). Figura 4 Si noti la presenza di una frattura orizzontale che si estende al di sotto della cuspide. (Per gentile concessione del Dr. Sashi Nallapati, Ocho Rios, Jamaica). Figura 5 In questo secondo molare inferiore di sinistra sintomatico si sospettava la presenza di una frattura verticale. Si è iniziata la terapia canalare ed è stato possibile evidenziare un’incrinatura che si estendeva all’interno di uno dei canali. La perdita di osso distale ha reso il dente non recuperabile, ed esso è stato quindi sezionato ed estratto. Pag. - 28 4 5 Piano di trattamento Spetta allo specialista in odontoiatria restaurativa preparare un corretto piano di trattamento prima di iniziare una terapia endodontica o di inviare il paziente all’endodontista. Questo comporta la valutazione della possibilità di restaurare il dente in questione, delle condizioni parodontali, dell’eventuale necessità di eseguire un allungamento di corona clinica e decidere se la cura del dente rientra nel piano di trattamento generale. Talvolta, fino a che non si è rimossa completamente la carie e/o si è eseguito l’allungamento di corona, è difficile decidere se il dente è restaurabile o meno. D’altra parte, è ovvio che il clinico restauratore deve valutare attentamente tutti questi fattori prima di iniziare il trattamento. Capita troppo spesso che il trattamento viene iniziato e poi il dente viene estratto per problemi parodontali o perché non è restaurabile. Se il restauro non rappresenta un problema e il dente può essere tranquillamente isolato, è consigliabile eseguire il trattamento endodontico come prima fase della terapia. Con una buona illuminazione ed un buon ingrandimento, si possono identificare le fratture e determinare la loro estensione ed il loro significato, si può accertare la presenza di carie e rimuoverla completamente. Si può facilmente prevedere il successo della terapia endodontica. Se si vede che la prognosi è incerta o infausta, si può modificare il piano di trattamento prima di intraprendere altre terapie costose, come l’allungamento di corona o l’innesto osseo. La periodontite apicale può causare il fallimento della terapia parodontale. Può infatti fare fallire l’innesto osseo, compromettere l’osteointegrazione degli impianti o, una volta osteointegrati, causare il fallimento degli impianti stessi. Nella maggioranza dei casi, L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 3 questi interventi devono essere eseguiti dopo che l’endodonzia è stata fatta. Quale sia il miglior metodo per ricostruire i denti trattati endodonticamente è stato un argomento dibattuto per molti anni e se ne discute ancora oggi. Alcuni principi generali sono comunque accettati da tutti e devono quindi essere presi in considerazione nella preparazione del piano di trattamento. 1. Ogni volta che sia possibile, si deve cercare di conservare la struttura dentale sana esistente.12,13 La rimozione di dentina radicolare per l’alloggiamento del perno deve essere minima 14 ed è auspicabile avere un buon effetto ferula.15 2. I denti posteriori devono avere la protezione delle cuspidi. Uno studio classico condotto da Sorensen e Martinoff 16 ha studiato l’effetto di numerose varianti restaurative sulla sopravvivenza dei denti dopo terapia endodontica. L’unica variante che faceva qualche differenza era rappresentata dalla copertura delle cuspidi. Uno studio retrospettivo condotto da Cheung e Chan 12 ha riportato risultati simili. Un altro studio retrospettivo condotto da Aquilino e Caplan 17 ha dimostrato che la sopravvivenza dei denti trattati endodonticamente era sei volte superiori se era stata eseguita la protezione delle cuspidi. 3. Dal punto di vista strutturale e funzionale, un dente anteriore integro con restauri minimi e una cavità d’accesso conservativa richiede solo il restauro della cavità d’accesso stessa.14 Eventualmente, questi denti possono anche essere restaurati con corone o faccette, ma questo per altri motivi. Al dentista che esegue la terapia endodontica è molto utile conoscere il piano di trattamento ricostruttivo. Quando un paziente viene inviato all’endodontista o a chi per esso per una terapia endodontica, il clinico deve anche inviare una copia del piano di trattamento. Questo, infatti, fornisce allo specialista una migliore comprensione del paziente e lo aiuta nel prendere determinate decisioni. In molti casi, lo specialista stesso può avere dei suggerimenti o dei consigli per il piano di trattamento e può aiutare nel prendere determinate decisioni. Infiltrazione coronale La contaminazione dello spazio canalare da parte della saliva, detta anche “infiltrazione coronale” o “microinfiltrazione coronale”, è una causa universalmente accettata di fallimento endodontico.18 Le carie ricorrenti o i restauri fratturati possono portare alla ricontaminazione dello spazio endodontico. Anche nelle migliori circostanze, l’ambiente orale è ostile e i restauri dentali devono sopportare stress fisici, chimici e termici. In tale ambiente non è facile mantenere il sistema esente da infiltrazione. Studi condotti in vitro hanno dimostrato che l’esposizione della guttaperca coronale alla contaminazione batterica può portare alla migrazione di batteri fino all’apice in soli pochi giorni.19,20 Addirittura i prodotti derivanti dalla lisi batterica e le loro tossine possono arrivare all’apice in tempi anche minori rispetto ai batteri.21 Una volta poi che lo spazio canalare è stato grossolanamente contaminato, si deve prendere in considerazione il ritrattamento. Questo diventa ancora più vero se la contaminazione è durata per più giorni.3 Recenti studi clinici condotti da Ricucci e coll.22,23 hanno messo in dubbio l’importanza della microinfiltrazione coronale come responsabile di fallimenti endodontici. Ciononostante, è ovvio che dalla microinfiltrazione coronale non possono certo derivare dei vantaggi ma solo dei potenziali effetti negativi. Pag. - 29 2005 Il ruolo dell’Odontoiatria Restaurativa nel determinare il successo o il fallimento in Endodonzia Durante l’esecuzione del trattamento endodontico si deve evitare la contaminazione batterica impiegando tecniche cliniche sicuramente asettiche, che devono sempre comprendere l’uso della diga di gomma. Questa è caldamente consigliata anche per gli interventi restaurativi. Una volta poi completata la terapia endodontica, è consigliato il restauro immediato tutte le volte che questo sia possibile, dato che ovviamente il restauro definitivo si lascia infiltrare sicuramente meno rispetto al restauro provvisorio.24 Quando ciò non è possibile, lo spazio canalare deve essere protetto utilizzando delle barriere intracoronali ed un corretto restauro provvisorio. Lo spazio canalare deve essere sigillato mediante l’uso di restauri adesivi.25 La qualità del restauro eseguito dopo la terapia endodontica influisce direttamente sul successo della terapia stessa.26-28 Il sigillo degli imbocchi canalari Il migliore sistema per prevenire la contaminazione dopo aver terminato la terapia endodontica consiste nell’esecuzione immediata del restauro del dente. Quando però il restauro del dente deve essere posticipato, gli orifizi canalari e il pavimento della camera pulpare devono essere sigillati. Questo rappresenta un passaggio a parte rispetto alla preparazione della ricostruzione provvisoria, specialmente se la maggior parte della camera pulpare viene riempita da una pallina di cotone. E’ preferibile utilizzare una barriera adesiva a livello degli orifizi canalare, tipo resina composita 29 o cemento vetroionomero. 30 Se si usa un composito, si possono utilizzare le tecniche adesive standard ed è consigliabile far uso di una resina trasparente, in maniera che la sottostante guttaperca resti visibile. Questo consente al restauratore di vedere la guttaperca e Pag. - 30 di utilizzarla come guida se, per motivi di restauro, si presenta la necessità di rientrare nei canali radicolari. Se invece si usa un cemento vetroionomero, si consiglia di utilizzare un colore che lo renda facilmente distinguibile dalla dentina del pavimento della camera pulpare. Qualcuno si preoccupa della adesione del composito alla dentina che è stata esposta ad un cemento contenente eugenolo. Questo, d’altra parte, non è un problema se si usa la tecnica del “total-etch”.29 Il sigillo del pavimento camerale, inoltre, garantisce un’ulteriore protezione al sistema canalare durante la fase del restauro provvisorio e le varie fasi di preparazione del restauro definitivo, soprattutto se queste sono eseguite senza l’aiuto della diga di gomma. Infine, comporta solo una piccola spesa in termini di tempo e denaro. Dopo che la terapia endodontica è stata completata, gli orifizi canalari devono essere leggermente smussati con una fresa rotonda e la camera pulpare deve essere detersa completamente con una combinazione di micro-sabbiatura (air abrasion), detergente e/o alcool per rimuovere tutti i detriti e l’eccesso di cemento (Fig. 6). Se si decide di usare la resina adesiva, si dovrà mordenzare la dentina, preparare il sistema di adesivo dentinale (alcuni sono “selfetching”), posizionare la resina trasparente e polimerizzarla con la luce (Fig. 7). Numerose resine composite “flow” sono disponibili e si possono usare anche sigillanti trasparenti. Il restauro provvisorio o “Temporization” Una ricerca superficiale della letteratura ha portato a trovare 29 articoli che si occupavano di valutare le capacità sigillanti di materiali per restauri provvisori per le cavità d’accesso endodontiche. Gli L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 3 2005 Figura 6 Quando si sigillano gli orifizi canalari si rimuove la guttaperca in eccesso e si deterge il pavimento della camera pulpare. (Per gentile concessione del Dr. Bill Watson, Wichita, Kansas). 6 studi erano stati condotti con l’aiuto di coloranti, radioisotopi, penetrazione di fluidi, batteri e con tecniche elettrochimiche. Si erano fatti studi sia in vitro che in vivo su denti precedentemente restaurati e non restaurati. I materiali testati comprendevano preparati a base di ossido di zinco-eugenolo, cementi all’ossifosfato, cementi vetroionomeri e resine composite. Basandoci sulla ricerca della letteratura, si può affermare che ognuno di questi materiali può essere usato con successo nella fase del restauro provvisorio. Comunque, qualsiasi sia il tipo di materiale usato, è necessario seguire alcune ben precise linee guida. 1. Se in previsione di un rientro, per renderlo più semplice si lascia in camera pulpare una pallina di cotone o una piccola spugna, queste devono essere di spessore minimo mentre il cemento provvisorio deve essere di spessore massimo.31 2. Se si prevede una “temporization” abbastanza prolungata, ad esempio 1 o 2 mesi, si consideri il posizionamento di cemento provvisorio anche all’imbocco di ciascun canale oltre che nella cavità d’accesso, per garantire una doppia barriera. 3. Se si necessita di un sigillo di lunga durata, come ad esempio durante una 7 Figura 7 Il pavimento della camera pulpare è stato mordenzato e sigillato con uno strato di resina trasparente adesiva. La guttaperca è ancora visibile attraverso lo strato di resina. (Per gentile concessione del Dr. Bill Watson, Wichita, Kansas). terapia di apecificazione con idrossido di calcio, si prenda in considerazione l’utilizzo di un materiale per restauri permanenti, come un adesivo dentinale o un cemento monomero modificato con resina. I denti che richiedono l’utilizzo di un perno presentano delle particolari difficoltà al momento della loro “temporization”. Fox e Gutteridge 32 hanno dimostrato che il grado di contaminazione di uno spazio per un perno era più o meno il medesimo sia che vi venisse alloggiato un perno provvisorio sia che venisse lasciato vuoto. Demarchi e Stato 33 hanno riportato risultati simili. Pertanto, quando c’è la necessità di alloggiare un perno e lo spazio non viene utilizzato immediatamente, è necessario fare qualcosa in più per la “temporization”. Se abbiamo a disposizione un’adeguata lunghezza radicolare, si può mettere al di sopra della guttaperca alcuni millimetri di materiale “self-curing” per formare una barriera (Fig. 8). Si possono usare allo scopo sia cementi vetroionomeri “self-curing” che i tradizionali cementi provvisori. Se al contrario non c’è un’adeguata lunghezza radicolare e c’è bisogno di un perno per alloggiare la corona provvisoria, come alternativa si può compattare i 3 o 4 millimetri Pag. - 31 Il ruolo dell’Odontoiatria Restaurativa nel determinare il successo o il fallimento in Endodonzia 8 9 Figura 8 I perni e le corone provvisorie non sono molto efficaci nel prevenire la contaminazione del sistema canalare. Per proteggere il materiale da otturazione è consigliabile metterci al di sopra una barriera. Figura 9 Le radici immature con pareti dentinali sottili devono essere restaurate con composito adesivo che apicalmente si estenda al di sotto della cresta ossea. Ciò garantisce un’ulteriore resistenza alla frattura. (Per gentile concessione del Dr. Gary Glassman, Toronto, Ontario). apicali con MTA (un cemento che sigilla bene) anziché guttaperca. Il dente comunque deve essere restaurato con un perno il prima possibile. Studi hanno dimostrato che i batteri si moltiplicano rapidamente all’interno di spazi rimasti vuoti dopo il completamento della terapia endodontica.34 Pertanto, quando si lascia lo spazio per un perno e questo non viene posizionato immediatamente, è consigliabile riempire quello spazio con idrossido di calcio o con qualche altro materiale antimicrobico prima della “temporization”. Infine, prima della cementazione del perno, lo spazio deve essere irrigato con una soluzione antimicrobica.3 Il restauro della cavità d’accesso Il momento ideale per eseguire il restauro della cavità d’accesso è immediatamente dopo aver completato la terapia endodontica. Nella maggioranza dei casi è indicato l’uso di un restauro adesivo per ridurre al minimo il rischio dell’infiltrazione. Trautmann e coll.35 hanno dimostrato che nessuno dei materiali attuali è in grado di garantire un sigillo Pag. - 32 perfetto, anche se nel loro studio sembrava che i risultati migliori si ottenevano quando la porcellana occlusale veniva mordenzata prima della sua cementazione adesiva. Gli autori hanno anche dimostrato che l’infiltrazione avveniva a livello dei margini della corona, soprattutto con le ceramiche integrali. Il loro studio sottolinea l’importanza di valutare attentamente i restauri preesistenti quando si esegue una terapia endodontica nonché i vantaggi che derivano dalla loro completa rimozione, quando possibile, prima di iniziare la terapia canalare. Una volta restaurata la cavità d’accesso, si deve mordenzare tutta la restante struttura dentale che andrà restaurata con un materiale adesivo. I materiali attualmente disponibili per i restauri devono essere sabbiati, detersi e se possibile anche mordenzati. I materiali ceramici devono essere mordenzati con acido idrofluoridrico o con altri mordenzanti adeguati. Nei denti con pareti dentinali sottili, il materiale restaurativo adesivo deve essere spinto, se possibile, apicalmente al di là della cresta ossea, allo scopo di aumentare la resistenza della rimanente struttura dentale 36 (Fig. 9). Posizionamento e rimozione del perno Il tema dei perni è stato dibattuto a lungo per anni ed è sicuramente un argomento molto complesso. In questo articolo, la sua discussione verrà limitata all’aspetto endodontico. E’ largamente accettato che la funzione primaria del perno è quella di dare ritenzione al moncone. 37 Se il moncone può essere rappresentato dalla struttura dentale coronale o da ritenzioni anatomiche della camera pulpare o dei canali, in questo caso non c’è alcun bisogno di perni.38 Il posizionamento del perno, L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 3 infatti, non fa altro che aggiungere un fattore di rischio al restauro. In molti casi, il canale viene allargato per potervi alloggiare il perno e con molti sistemi di perni viene creato un canale a pareti parallele là dove la radice ha una forma conica. Questo porta al rischio di perforazioni a livello dell’estremità apicale del perno o di “stripping” nelle concavità radicolari. Per alloggiare il perno, spesso viene rimossa dentina sana, con conseguente indebolimento della radice. Per tutti questi motivi, i perni devono essere utilizzati solo quando servono a dare ritenzione al moncone. Dal punto di vista endodontico, la domanda più importante che ci dobbiamo porre parlando di perni è: “Se diventa necessario il ritrattamento, la presenza del perno lo rende fattibile o no?” Per esempio, i perni fatti di materiale ceramico devono essere evitati, in quanto sono spesso impossibili da rimuovere. Al contrario, la maggior parte dei perni metallici e quelli in fibra possono essere rimossi. Il momento ideale per preparare lo spazio per un perno è quando è appena stata eseguita la terapia canalare. Il clinico che ha completato la terapia endodontica conosce perfettamente l’anatomia dello spazio canalare e uno studio recente 39 ha dimostrato che attorno alla guttaperca si verifica una maggiore infiltrazione se la preparazione dello spazio per il perno viene posticipata. Conclusioni L’Endodonzia e l’Odontoiatria Restaurativa sono un tutt’uno. Il trattamento endodontico non può avere successo senza un corretto piano di trattamento e un costante follow-up da parte del restauratore. Il successo si raggiunge attraverso una buona terapia endodontica, un efficace “temporization” ed iso- lamento e dopo una terapia restaurativa eseguita tempestivamente. Con gli attuali materiali endodontici, la contaminazione dello spazio canalare può portare al fallimento della terapia e alla necessità di eseguire un ritrattamento, la chirurgia o l’estrazione. Attualmente stanno entrando nel mercato dei nuovi materiali con migliori capacità sigillanti, che nei prossimi anni potrebbero rimpiazzare la tradizionale guttaperca e i vari cementi. Oggi sono già disponibili alcuni cementi resinosi idrofili e altri ancora sono allo studio. Alcuni di questi cementi aderiscono alla dentina, cosa che non era finora possibile con i cementi tradizionali. Nessuno dei nuovi cementi darà un sigillo perfetto, esente da infiltrazione, ma sicuramente saranno migliori degli attuali cementi a base di ossido di zinco-eugenolo e dell’idrossido di calcio. I materiali da otturazione resinosi consentono una certa adesione tra la dentina, il cemento ed il materiale stesso. Questi materiali resinosi devono essere termoplasticizzabili e, per consentire il ritrattamento, devono essere solubili nei solventi. Tuttavia, anche con questi nuovi materiali dalle migliori capacità sigillanti resta sempre importante eseguire una corretta preparazione e disinfezione del sistema dei canali radicolari e mettere in atto tutte le manovre per prevenire l’infiltrazione coronale. Traduzione dell’articolo originale: The role of the restorative dentist in the success or failure of Endodontics. 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