Richard Schwartz - Studio Castellucci

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Richard Schwartz - Studio Castellucci
L’INFORMATORE
ENDODONTICO
Estratto dal Vol. 8 n° 3, 2005
Il ruolo dell’Odontoiatria
Restaurativa nel determinare
il successo o il fallimento in
Endodonzia
RICHARD SCHWARTZ, DDS
IL TRIDENTE
EDIZIONI ODONTOIATRICHE
Il ruolo dell’Odontoiatria
Restaurativa nel determinare
il successo o il fallimento in
Endodonzia
Richard Schwartz, DDS
L’Endodonzia e l’Odontoiatria Restaurativa sono strettamente correlate tra
loro. La terapia endodontica non può
avere successo se il trattamento restaurativo non è stato attentamente programmato e tempestivamente eseguito. L’Odontoiatria Restaurativa prevede la diagnosi, il piano di trattamento,
l’esecuzione clinica e il mantenimento.
Ognuna di queste fasi influenza l’esito
della terapia endodontica.
Questo articolo ha lo scopo di descrivere
il rapporto esistente tra Endodonzia e
Odontoiatria Restaurativa e prendere
in esame in quale maniera il processo
restaurativo influenza a lungo termine il
successo o il fallimento dell’Endodonzia.
È ampiamente accettato il fatto che
i batteri sono la causa primaria della
periodontite apicale 1 e dei fallimenti in
endodonzia. 2 Lo scopo primario della
terapia endodontica consiste nella eliminazione dei batteri dal sistema dei canali
radicolari. Uno degli scopi basilari del
restauro dei denti trattati endodonticamente deve essere la prevenzione della
reinfezione del sistema dei canali radicolari.3 La terapia canalare non si può considerare completata finché il dente non
è stato restaurato e finché la contaminazione batterica non è stata prevenuta.
Numerosi sono gli studi che hanno
riportato le varie percentuali di successo
e fallimento delle terapie endodontiche. Lo studio che forse è più spesso
citato è quello fatto presso l’Università
di Washington che riportava il 94%
di successi. 4 Tuttavia, altri studi trasversali, longitudinali, fatti sulla popolazione, riportano una percentuale di
successi oscillante tra il 40 ed il 60%.5,6
Perché esiste una tale ampia variabilità
di risultati? Si devono prendere in considerazione numerose varianti, come ad
esempio la selezione dei casi, la diagnosi
preoperatoria, l’isolamento e la tecnica
Pag. - 26
operativa.7 Un’altra variante che spesso è
sottovalutata ma che comunque è molto
importante, è il tempo che è trascorso
tra il completamento della terapia endodontica e l’esecuzione del restauro.
Questo articolo ha lo scopo di discutere
la filosofia che sta alla base e i vari passaggi critici del processo endodontico/
restaurativo e di descrivere il ruolo dello
specialista in Odontoiatria Restaurativa
nel determinare il successo o il fallimento della terapia endodontica.
Diagnosi e prognosi
Prima di iniziare qualsiasi procedura
clinica si deve sempre eseguire un’attenta valutazione sia clinica che radiografica. Tale valutazione deve comprendere anche un esame delle condizioni
pulpari dei vari denti. Recenti studi
hanno dimostrato che dal 3 al 22% dei
denti ricoperti da corone hanno la polpa
necrotica. 6-8 Senza dubbio, alcune di
queste polpe erano già necrotiche prima
che la terapia restaurativa venisse iniziata. Durante la prima visita, pertanto, è sempre consigliabile eseguire dei
test di vitalità pulpare su tutti i denti
con ampi restauri o con vitalità dubbia.
Nella maggior parte dei pazienti anche
il semplice test al freddo fornisce delle
risposte attendibili. Si deve poi eseguire
il test della percussione, della pressione
e la palpazione della zona apicale. In
questa maniera occasionalmente si può
scoprire che un dente peraltro asintomatico necessita in realtà di terapia endodontica. Karlsson 9 in una sua ricerca ha
valutato che la percentuale di denti con
corone e polpe necrotiche sale dell’1%
ogni anno dopo che la corona è stata
cementata. Per questo motivo, è consigliabile eseguire periodicamente dei test
di vitalità pulpare ai denti ricoperti da
corone o con grossi restauri.6
Solitamente l’endodonzia viene eseguita
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passando attraverso precedenti restauri.
Uno studio condotto da Abbott 10 ha
dimostrato che la presenza di carie o di
incrinature può essere valutata meglio
se tutti i vecchi restauri sono stati fin
dall’inizio rimossi. Lo studio confrontava denti che avevano ricevuto la terapia
canalare con e senza la rimozione dei
precedenti restauri e ha dimostrato che
quando questi erano stati rimossi, era
poi possibile identificare un maggior
numero di denti con potenziali problemi. Laddove possibile, è consigliabile
rimuovere tutti i vecchi restauri come
amalgame e compositi prima di iniziare
la terapia endodontica. Quando ciò non
è possibile, si deve applicare un carie
detector su tutta la struttura dentale
esposta della cavità d’accesso per migliorare la visualizzazione di infiltrazioni,
carie o incrinature (Fig. 1).
Le fratture corono-radicolari sono un
grosso problema in endodonzia e la loro
diagnosi deve essere fatta precocemente.
Le fratture più importanti si instaurano
a livello della cresta marginale mesiale
o distale e si propagano poi apicalmente. Molti fallimenti endodontici derivano dalla mancata diagnosi di fratture
che erano già presenti al momento di
iniziare la terapia. Prima della terapia
canalare, i denti posteriori devono sempre essere esaminati attentamente sotto
ingrandimento, con una buona illuminazione e con la transilluminazione (Figg.
2, 3). Se viene diagnosticata la presenza
di una frattura, è consigliabile usare un
colorante come il blu di metilene per
determinare la sua estensione apicale. Se
l’incrinatura si estende apicalmente al
di là della giunzione amelo-cementizia
o attraversa il pavimento della camera
pulpare, la prognosi a lungo termine
diventa dubbia. Se poi esiste anche una
perdita di osso adiacente all’incrinatura
visibile in radiografia e confermata dal
1
2
3
Figura 1
Accanto al “builup” in composito è
visibile della carie. (Per gentile concessione del Dr. Gary Carr, San Diego,
California).
Figura 2
Le fratture verticali possono compromettere la prognosi del trattamento.
(Per gentile concessione del Dr. Sashi
Nallapati, Ocho Rios, Jamaica).
Figura 3
Un dente con una frattura verticale
che arriva fino al lume canalare ha una
prognosi infausta. Nella maggioranza
dei casi è indicata l’estrazione. (Per
gentile concessione del Dr. Gary Carr,
San Diego, California).
sondaggio, la prognosi diventa infausta.11 La chiave del successo sta nella
diagnosi precoce, nel determinare la sua
prognosi e, dopo aver spiegato il proble-
Pag. - 27
PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Richard Schwartz ha esercitato l’attività come dentista generico per diciassette anni. Si è quindi specializzato all’Università di San Antonio, Texas, e
oggi nella stessa città ha il suo studio privato. Ha insegnato per otto anni al corso di Laurea
dell’Università di San Antonio. Ha al suo attivo più di cento pubblicazioni ed è il primo
autore di un testo di Operative Dentistry.
ma al paziente, decidere se eseguire il
trattamento o procedere all’estrazione.
E’ importante distinguere tra le fratture
corono-radicolari che si estendono apicalmente nella radice e le fratture orizzontali che attraversano la base di una
cuspide. Esse possono sembrare uguali
quando si osserva una cresta marginale,
ma con una buona illuminazione e sotto
ingrandimento è facile distinguerle una
dall’altra una volta rimosso il vecchio
restauro (Fig. 4). Un dente con una frattura orizzontale ha una buona prognosi e
in molti casi al suo interno ha una polpa
normale, che non necessita di terapia
endodontica. Il clinico deve sospettare la
presenza di una frattura corono-radicolare
quando il dente si presenta con i segni o
sintomi di una pulpite o di una periodontite apicale senza motivi chiari che giustifichino la patologia presente (Fig. 5).
Figura 4
Si noti la presenza di una frattura
orizzontale che si estende al di sotto
della cuspide. (Per gentile concessione
del Dr. Sashi Nallapati, Ocho Rios,
Jamaica).
Figura 5
In questo secondo molare inferiore
di sinistra sintomatico si sospettava la
presenza di una frattura verticale. Si è
iniziata la terapia canalare ed è stato
possibile evidenziare un’incrinatura
che si estendeva all’interno di uno
dei canali. La perdita di osso distale
ha reso il dente non recuperabile,
ed esso è stato quindi sezionato ed
estratto.
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4
5
Piano di trattamento
Spetta allo specialista in odontoiatria restaurativa preparare un corretto
piano di trattamento prima di iniziare
una terapia endodontica o di inviare il
paziente all’endodontista. Questo comporta la valutazione della possibilità di
restaurare il dente in questione, delle
condizioni parodontali, dell’eventuale
necessità di eseguire un allungamento
di corona clinica e decidere se la cura del
dente rientra nel piano di trattamento
generale. Talvolta, fino a che non si è
rimossa completamente la carie e/o si
è eseguito l’allungamento di corona, è
difficile decidere se il dente è restaurabile o meno. D’altra parte, è ovvio
che il clinico restauratore deve valutare
attentamente tutti questi fattori prima
di iniziare il trattamento. Capita troppo
spesso che il trattamento viene iniziato e
poi il dente viene estratto per problemi
parodontali o perché non è restaurabile.
Se il restauro non rappresenta un problema e il dente può essere tranquillamente isolato, è consigliabile eseguire
il trattamento endodontico come prima
fase della terapia. Con una buona illuminazione ed un buon ingrandimento, si possono identificare le fratture e
determinare la loro estensione ed il loro
significato, si può accertare la presenza
di carie e rimuoverla completamente.
Si può facilmente prevedere il successo
della terapia endodontica. Se si vede che
la prognosi è incerta o infausta, si può
modificare il piano di trattamento prima
di intraprendere altre terapie costose,
come l’allungamento di corona o l’innesto osseo. La periodontite apicale può
causare il fallimento della terapia parodontale. Può infatti fare fallire l’innesto
osseo, compromettere l’osteointegrazione degli impianti o, una volta osteointegrati, causare il fallimento degli impianti stessi. Nella maggioranza dei casi,
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questi interventi devono essere eseguiti
dopo che l’endodonzia è stata fatta.
Quale sia il miglior metodo per ricostruire i denti trattati endodonticamente è stato un argomento dibattuto per
molti anni e se ne discute ancora oggi.
Alcuni principi generali sono comunque
accettati da tutti e devono quindi essere
presi in considerazione nella preparazione del piano di trattamento.
1. Ogni volta che sia possibile, si deve
cercare di conservare la struttura dentale sana esistente.12,13 La rimozione di
dentina radicolare per l’alloggiamento
del perno deve essere minima 14 ed
è auspicabile avere un buon effetto
ferula.15
2. I denti posteriori devono avere la
protezione delle cuspidi. Uno studio classico condotto da Sorensen e
Martinoff 16 ha studiato l’effetto di
numerose varianti restaurative sulla
sopravvivenza dei denti dopo terapia endodontica. L’unica variante che
faceva qualche differenza era rappresentata dalla copertura delle cuspidi.
Uno studio retrospettivo condotto da
Cheung e Chan 12 ha riportato risultati simili. Un altro studio retrospettivo
condotto da Aquilino e Caplan 17 ha
dimostrato che la sopravvivenza dei
denti trattati endodonticamente era
sei volte superiori se era stata eseguita
la protezione delle cuspidi.
3. Dal punto di vista strutturale e funzionale, un dente anteriore integro
con restauri minimi e una cavità
d’accesso conservativa richiede solo il
restauro della cavità d’accesso stessa.14
Eventualmente, questi denti possono
anche essere restaurati con corone o
faccette, ma questo per altri motivi.
Al dentista che esegue la terapia endodontica è molto utile conoscere il piano
di trattamento ricostruttivo. Quando un
paziente viene inviato all’endodontista o
a chi per esso per una terapia endodontica, il clinico deve anche inviare una
copia del piano di trattamento. Questo,
infatti, fornisce allo specialista una
migliore comprensione del paziente e lo
aiuta nel prendere determinate decisioni. In molti casi, lo specialista stesso può
avere dei suggerimenti o dei consigli per
il piano di trattamento e può aiutare nel
prendere determinate decisioni.
Infiltrazione coronale
La contaminazione dello spazio canalare
da parte della saliva, detta anche “infiltrazione coronale” o “microinfiltrazione
coronale”, è una causa universalmente
accettata di fallimento endodontico.18
Le carie ricorrenti o i restauri fratturati
possono portare alla ricontaminazione
dello spazio endodontico. Anche nelle
migliori circostanze, l’ambiente orale
è ostile e i restauri dentali devono sopportare stress fisici, chimici e termici.
In tale ambiente non è facile mantenere
il sistema esente da infiltrazione. Studi
condotti in vitro hanno dimostrato che
l’esposizione della guttaperca coronale
alla contaminazione batterica può portare alla migrazione di batteri fino all’apice in soli pochi giorni.19,20 Addirittura i
prodotti derivanti dalla lisi batterica e le
loro tossine possono arrivare all’apice in
tempi anche minori rispetto ai batteri.21
Una volta poi che lo spazio canalare è
stato grossolanamente contaminato, si
deve prendere in considerazione il ritrattamento. Questo diventa ancora più vero
se la contaminazione è durata per più
giorni.3 Recenti studi clinici condotti da
Ricucci e coll.22,23 hanno messo in dubbio l’importanza della microinfiltrazione
coronale come responsabile di fallimenti
endodontici. Ciononostante, è ovvio che
dalla microinfiltrazione coronale non
possono certo derivare dei vantaggi ma
solo dei potenziali effetti negativi.
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Il ruolo dell’Odontoiatria Restaurativa nel determinare il
successo o il fallimento in Endodonzia
Durante l’esecuzione del trattamento
endodontico si deve evitare la contaminazione batterica impiegando tecniche
cliniche sicuramente asettiche, che devono sempre comprendere l’uso della diga
di gomma. Questa è caldamente consigliata anche per gli interventi restaurativi. Una volta poi completata la terapia
endodontica, è consigliato il restauro
immediato tutte le volte che questo sia
possibile, dato che ovviamente il restauro definitivo si lascia infiltrare sicuramente meno rispetto al restauro provvisorio.24 Quando ciò non è possibile, lo
spazio canalare deve essere protetto utilizzando delle barriere intracoronali ed
un corretto restauro provvisorio. Lo spazio canalare deve essere sigillato mediante l’uso di restauri adesivi.25 La qualità
del restauro eseguito dopo la terapia
endodontica influisce direttamente sul
successo della terapia stessa.26-28
Il sigillo degli imbocchi canalari
Il migliore sistema per prevenire la contaminazione dopo aver terminato la terapia endodontica consiste nell’esecuzione immediata del restauro del dente.
Quando però il restauro del dente deve
essere posticipato, gli orifizi canalari e il
pavimento della camera pulpare devono
essere sigillati. Questo rappresenta un
passaggio a parte rispetto alla preparazione della ricostruzione provvisoria,
specialmente se la maggior parte della
camera pulpare viene riempita da una
pallina di cotone. E’ preferibile utilizzare una barriera adesiva a livello degli
orifizi canalare, tipo resina composita 29
o cemento vetroionomero. 30 Se si usa
un composito, si possono utilizzare le
tecniche adesive standard ed è consigliabile far uso di una resina trasparente, in maniera che la sottostante guttaperca resti visibile. Questo consente
al restauratore di vedere la guttaperca e
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di utilizzarla come guida se, per motivi
di restauro, si presenta la necessità di
rientrare nei canali radicolari. Se invece si usa un cemento vetroionomero,
si consiglia di utilizzare un colore che
lo renda facilmente distinguibile dalla
dentina del pavimento della camera pulpare. Qualcuno si preoccupa della adesione del composito alla dentina che è
stata esposta ad un cemento contenente eugenolo. Questo, d’altra parte, non
è un problema se si usa la tecnica del
“total-etch”.29 Il sigillo del pavimento
camerale, inoltre, garantisce un’ulteriore
protezione al sistema canalare durante
la fase del restauro provvisorio e le varie
fasi di preparazione del restauro definitivo, soprattutto se queste sono eseguite senza l’aiuto della diga di gomma.
Infine, comporta solo una piccola spesa
in termini di tempo e denaro.
Dopo che la terapia endodontica è stata
completata, gli orifizi canalari devono
essere leggermente smussati con una
fresa rotonda e la camera pulpare deve
essere detersa completamente con una
combinazione di micro-sabbiatura (air
abrasion), detergente e/o alcool per
rimuovere tutti i detriti e l’eccesso di
cemento (Fig. 6). Se si decide di usare
la resina adesiva, si dovrà mordenzare la dentina, preparare il sistema di
adesivo dentinale (alcuni sono “selfetching”), posizionare la resina trasparente e polimerizzarla con la luce (Fig.
7). Numerose resine composite “flow”
sono disponibili e si possono usare anche
sigillanti trasparenti.
Il restauro provvisorio o
“Temporization”
Una ricerca superficiale della letteratura
ha portato a trovare 29 articoli che si
occupavano di valutare le capacità sigillanti di materiali per restauri provvisori
per le cavità d’accesso endodontiche. Gli
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Figura 6
Quando si sigillano gli orifizi canalari
si rimuove la guttaperca in eccesso e
si deterge il pavimento della camera
pulpare. (Per gentile concessione del
Dr. Bill Watson, Wichita, Kansas).
6
studi erano stati condotti con l’aiuto di
coloranti, radioisotopi, penetrazione di
fluidi, batteri e con tecniche elettrochimiche. Si erano fatti studi sia in vitro
che in vivo su denti precedentemente
restaurati e non restaurati. I materiali
testati comprendevano preparati a base
di ossido di zinco-eugenolo, cementi
all’ossifosfato, cementi vetroionomeri e
resine composite. Basandoci sulla ricerca
della letteratura, si può affermare che
ognuno di questi materiali può essere
usato con successo nella fase del restauro
provvisorio. Comunque, qualsiasi sia
il tipo di materiale usato, è necessario
seguire alcune ben precise linee guida.
1. Se in previsione di un rientro, per renderlo più semplice si lascia in camera
pulpare una pallina di cotone o una
piccola spugna, queste devono essere
di spessore minimo mentre il cemento provvisorio deve essere di spessore
massimo.31
2. Se si prevede una “temporization”
abbastanza prolungata, ad esempio
1 o 2 mesi, si consideri il posizionamento di cemento provvisorio anche
all’imbocco di ciascun canale oltre che
nella cavità d’accesso, per garantire
una doppia barriera.
3. Se si necessita di un sigillo di lunga
durata, come ad esempio durante una
7
Figura 7
Il pavimento della camera pulpare è
stato mordenzato e sigillato con uno
strato di resina trasparente adesiva. La
guttaperca è ancora visibile attraverso
lo strato di resina. (Per gentile concessione del Dr. Bill Watson, Wichita,
Kansas).
terapia di apecificazione con idrossido
di calcio, si prenda in considerazione
l’utilizzo di un materiale per restauri
permanenti, come un adesivo dentinale o un cemento monomero modificato con resina.
I denti che richiedono l’utilizzo di un
perno presentano delle particolari difficoltà al momento della loro “temporization”. Fox e Gutteridge 32 hanno
dimostrato che il grado di contaminazione di uno spazio per un perno era più
o meno il medesimo sia che vi venisse alloggiato un perno provvisorio sia
che venisse lasciato vuoto. Demarchi e
Stato 33 hanno riportato risultati simili. Pertanto, quando c’è la necessità di
alloggiare un perno e lo spazio non viene
utilizzato immediatamente, è necessario
fare qualcosa in più per la “temporization”. Se abbiamo a disposizione un’adeguata lunghezza radicolare, si può mettere al di sopra della guttaperca alcuni
millimetri di materiale “self-curing” per
formare una barriera (Fig. 8). Si possono usare allo scopo sia cementi vetroionomeri “self-curing” che i tradizionali
cementi provvisori. Se al contrario non
c’è un’adeguata lunghezza radicolare e
c’è bisogno di un perno per alloggiare
la corona provvisoria, come alternativa
si può compattare i 3 o 4 millimetri
Pag. - 31
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successo o il fallimento in Endodonzia
8
9
Figura 8
I perni e le corone provvisorie non
sono molto efficaci nel prevenire la
contaminazione del sistema canalare.
Per proteggere il materiale da otturazione è consigliabile metterci al di
sopra una barriera.
Figura 9
Le radici immature con pareti dentinali sottili devono essere restaurate con
composito adesivo che apicalmente si
estenda al di sotto della cresta ossea.
Ciò garantisce un’ulteriore resistenza
alla frattura. (Per gentile concessione del Dr. Gary Glassman, Toronto,
Ontario).
apicali con MTA (un cemento che sigilla bene) anziché guttaperca. Il dente
comunque deve essere restaurato con un
perno il prima possibile.
Studi hanno dimostrato che i batteri
si moltiplicano rapidamente all’interno di spazi rimasti vuoti dopo il completamento della terapia endodontica.34
Pertanto, quando si lascia lo spazio per
un perno e questo non viene posizionato
immediatamente, è consigliabile riempire quello spazio con idrossido di calcio o
con qualche altro materiale antimicrobico prima della “temporization”. Infine,
prima della cementazione del perno, lo
spazio deve essere irrigato con una soluzione antimicrobica.3
Il restauro della cavità d’accesso
Il momento ideale per eseguire il restauro della cavità d’accesso è immediatamente dopo aver completato la terapia
endodontica. Nella maggioranza dei casi
è indicato l’uso di un restauro adesivo
per ridurre al minimo il rischio dell’infiltrazione. Trautmann e coll.35 hanno
dimostrato che nessuno dei materiali
attuali è in grado di garantire un sigillo
Pag. - 32
perfetto, anche se nel loro studio sembrava che i risultati migliori si ottenevano quando la porcellana occlusale veniva
mordenzata prima della sua cementazione adesiva. Gli autori hanno anche
dimostrato che l’infiltrazione avveniva a
livello dei margini della corona, soprattutto con le ceramiche integrali. Il loro
studio sottolinea l’importanza di valutare attentamente i restauri preesistenti quando si esegue una terapia endodontica nonché i vantaggi che derivano
dalla loro completa rimozione, quando
possibile, prima di iniziare la terapia
canalare.
Una volta restaurata la cavità d’accesso, si deve mordenzare tutta la restante
struttura dentale che andrà restaurata
con un materiale adesivo. I materiali
attualmente disponibili per i restauri
devono essere sabbiati, detersi e se possibile anche mordenzati. I materiali ceramici devono essere mordenzati con acido
idrofluoridrico o con altri mordenzanti
adeguati. Nei denti con pareti dentinali
sottili, il materiale restaurativo adesivo
deve essere spinto, se possibile, apicalmente al di là della cresta ossea, allo
scopo di aumentare la resistenza della
rimanente struttura dentale 36 (Fig. 9).
Posizionamento e rimozione
del perno
Il tema dei perni è stato dibattuto a
lungo per anni ed è sicuramente un
argomento molto complesso. In questo
articolo, la sua discussione verrà limitata
all’aspetto endodontico.
E’ largamente accettato che la funzione primaria del perno è quella di dare
ritenzione al moncone. 37 Se il moncone
può essere rappresentato dalla struttura
dentale coronale o da ritenzioni anatomiche della camera pulpare o dei canali,
in questo caso non c’è alcun bisogno di
perni.38 Il posizionamento del perno,
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infatti, non fa altro che aggiungere un
fattore di rischio al restauro. In molti
casi, il canale viene allargato per potervi
alloggiare il perno e con molti sistemi
di perni viene creato un canale a pareti
parallele là dove la radice ha una forma
conica. Questo porta al rischio di perforazioni a livello dell’estremità apicale
del perno o di “stripping” nelle concavità radicolari. Per alloggiare il perno,
spesso viene rimossa dentina sana, con
conseguente indebolimento della radice.
Per tutti questi motivi, i perni devono
essere utilizzati solo quando servono a
dare ritenzione al moncone.
Dal punto di vista endodontico, la domanda più importante che ci dobbiamo
porre parlando di perni è: “Se diventa
necessario il ritrattamento, la presenza
del perno lo rende fattibile o no?” Per
esempio, i perni fatti di materiale ceramico devono essere evitati, in quanto
sono spesso impossibili da rimuovere.
Al contrario, la maggior parte dei perni
metallici e quelli in fibra possono essere
rimossi.
Il momento ideale per preparare lo spazio per un perno è quando è appena stata
eseguita la terapia canalare. Il clinico
che ha completato la terapia endodontica
conosce perfettamente l’anatomia dello
spazio canalare e uno studio recente 39 ha
dimostrato che attorno alla guttaperca
si verifica una maggiore infiltrazione se
la preparazione dello spazio per il perno
viene posticipata.
Conclusioni
L’Endodonzia e l’Odontoiatria Restaurativa sono un tutt’uno. Il trattamento
endodontico non può avere successo
senza un corretto piano di trattamento
e un costante follow-up da parte del
restauratore. Il successo si raggiunge
attraverso una buona terapia endodontica, un efficace “temporization” ed iso-
lamento e dopo una terapia restaurativa eseguita tempestivamente. Con gli
attuali materiali endodontici, la contaminazione dello spazio canalare può
portare al fallimento della terapia e alla
necessità di eseguire un ritrattamento, la
chirurgia o l’estrazione.
Attualmente stanno entrando nel mercato dei nuovi materiali con migliori
capacità sigillanti, che nei prossimi anni
potrebbero rimpiazzare la tradizionale
guttaperca e i vari cementi. Oggi sono
già disponibili alcuni cementi resinosi
idrofili e altri ancora sono allo studio.
Alcuni di questi cementi aderiscono alla
dentina, cosa che non era finora possibile
con i cementi tradizionali. Nessuno dei
nuovi cementi darà un sigillo perfetto,
esente da infiltrazione, ma sicuramente
saranno migliori degli attuali cementi a
base di ossido di zinco-eugenolo e dell’idrossido di calcio. I materiali da otturazione resinosi consentono una certa
adesione tra la dentina, il cemento ed il
materiale stesso. Questi materiali resinosi devono essere termoplasticizzabili e,
per consentire il ritrattamento, devono
essere solubili nei solventi. Tuttavia,
anche con questi nuovi materiali dalle
migliori capacità sigillanti resta sempre
importante eseguire una corretta preparazione e disinfezione del sistema dei
canali radicolari e mettere in atto tutte
le manovre per prevenire l’infiltrazione
coronale.
Traduzione dell’articolo originale:
The role of the restorative dentist in the
success or failure of Endodontics.
Contemporary Endodontics
Vol. 1, n° 2:9-14, 2004
Pag. - 33
2005
Il ruolo dell’Odontoiatria Restaurativa nel determinare il
successo o il fallimento in Endodonzia
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