MITO SettembreMusica

Transcript

MITO SettembreMusica
Settembre
Musica
Torino Milano
Festival Internazionale
della Musica
04 _ 21 settembre 2013
Settima edizione
Torino
Teatro Vittoria
Quartetto d’archi TAAG
del Conservatorio Giuseppe Verdi
di Torino
Lunedì 16.IX.2013
ore 18
Mozart
Beethoven
MITO SettembreMusica Settima edizione
Un progetto di
Realizzato da
Con il sostegno di
I Partner del Festival
Partner Istituzionale
Sponsor
Media partner
Sponsor tecnici
Partner Istituzionale
Wolfgang Amadeus Mozart
(1756-1791)
Quartetto n. 16 in mi bemolle maggiore KV 428
Allegro ma non troppo
Andante con moto
Menuetto. Allegretto
Allegro vivace
Ludwig van Beethoven
(1770-1827)
Quartetto in do minore op. 18 n. 4
Allegro, ma non tanto
Scherzo. Andante scherzoso, quasi allegretto
Minuetto. Allegretto
Allegro
Quartetto d’archi TAAG
del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino
Tommaso Fracaro, Alessandra Deut, violini
Alessandro Curtoni, viola
Giulio Sanna, violoncello
Scuola d’assieme per archi di Claudia Ravetto
In collaborazione con
Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino
Videoimpaginazione e stampa: ITALGRAFICA Novara
I
l Quartetto n. 16 in mi bemolle maggiore KV 428, composto
attorno al 1783 durante i primi anni del soggiorno di Mozart a
Vienna, è il terzo di sei quartetti (KV 387, 421, 428, 458, 464, 465)
pubblicati nel 1785 e dedicati al collega Joseph Haydn. La data
esatta della composizione è incerta; nella prima edizione a stampa
questo Quartetto era al quarto posto, dopo il KV 458.
Mozart e Haydn, già affermato musicista, erano diventati amici e
suonavano spesso insieme in quartetto, Haydn al violino e Mozart
alla viola, talora con Dittersdorf come secondo violino e Vanhal
al violoncello. Sebbene influenzati dai Quartetti op. 33 di Haydn,
i lavori del giovane Wolfgang impressionarono il più anziano
compositore, tanto che egli così ne scrisse al padre di Mozart,
Leopold: «Io vi dico che vostro figlio è il più grande compositore
che io conosca di persona o per nome. Ha gusto e, per di più, una
profondissima conoscenza della composizione».
Nel primo movimento, in forma-sonata, il tema di apertura all’unisono è notevole per il suo arricchimento cromatico della triade della tonica, così come il secondo tema, sottoposto a diverse
modulazioni. Nello sviluppo, non molto esteso, Mozart utilizza
sapientemente una figurazione canonica del primo tema e l’accenno iniziale del secondo. Ma è nell’Andante con moto che Mozart
diventa armonicamente più complesso: nella seconda parte il violino secondo sembra addirittura far scorgere il tema iniziale del
preludio di Tristano e Isotta.
Il linguaggio del terzo movimento è più semplice e disteso; l’atmosfera ricorda i minuetti di Haydn, in particolare quello del quartetto
op. 33 n. 2, anch’esso in mi bemolle maggiore, sebbene nel Trio si
avverta ancora l’incertezza armonica dei due primi movimenti: qui
Mozart imita quasi per gioco gli scherzi musicali di Haydn irrompendo inopinatamente nella modulazione a do minore con degli
accordi sforzati in si bemolle maggiore.
Di questo clima giocoso è permeato anche l’Allegro vivace, che dal
punto di vista formale sembra un compromesso tra forma-sonata
e rondò. Il tema iniziale, enunciato quasi con discrezione, viene
bruscamente interrotto dalla brillante esposizione del primo violino, e tutto ciò che segue, fino alle otto battute finali dal pianissimo al forte, ricorda ancora il carattere musicale di Haydn. Mozart
spesso dipinge e avvicina musicalmente gli estremi dell’animo
umano, e anche in questo Quartetto è sottile l’accostamento delle
più diverse emozioni che si dispiegano nei quattro movimenti.
Il sommo pianista e scrittore Alfred Brendel, in una delle sue poesie più riuscite, racconta che Mozart fu avvelenato da Beethoven e
che dopo il delitto «con una risata sinistra il colpevole si allontanò di nascosto in pieno possesso della tonalità di do minore, che
da quel momento sarebbe stata sua». In realtà l’avvicinamento
del genio di Bonn al “pieno possesso” fu laborioso: la gestazione
del Quartetto in do minore fu tormentata, con numerosi abbozzi
preparatori che risalgono a prima del 1798, e con il 1800 come
possibile data di redazione definitiva. In quegli anni Beethoven
scrisse parecchie composizioni nella stessa tonalità di do minore: le Sonate per pianoforte op. 10 n. 1 e op. 13 (la celeberrima
Patetica), il Trio per archi op. 9 n. 3, la Sonata per pianoforte e
violino op. 30 n. 2 ma soprattutto, tra il 1800 e il 1802, il Concerto
per pianoforte n. 3 op. 37, quest’ultimo modellato sul Concerto
KV 491 di Mozart, anch’esso in do minore.
Nel primo tempo, Allegro ma non tanto, si avverte un primo tentativo di Beethoven di schematizzare la drammaturgia della tonalità
minore attraverso una struttura semplice con un primo tema,
assertivo più che ricco di pathos, esposto subito dal primo violino,
e con il secondo tema, come di consueto nella tonalità relativa
maggiore, che deriva dalla seconda semifrase del primo. Nulla di
straordinario: il primo tempo della Sinfonia n. 5 con il suo perfetto equilibrio tra economia di mezzi espressivi e forza drammatica,
è ancora lontano, ma il percorso intrapreso da Beethoven è già
tracciato. Il Quartetto non ha un tempo lento: al suo posto vi è uno
Scherzo leggero e luminoso in do maggiore, con una figura ritmica
ricorrente, enunciata all’inizio dal secondo violino, che pervade
tutto il movimento. Il riferimento più immediato è lo Scherzo
della Sinfonia n. 1 in do maggiore. Il terzo tempo, indicato come
Minuetto, per la velocità e l’incalzare delle figure ritmiche molto
nette ricorda più gli scherzi delle composizioni beethoveniane
più mature; l’intensa drammaticità si avverte anche nel Trio, in
cui l’idea melodica è affidata alla viola mentre il primo violino
ribatte con terzine velocissime le note dell’armonia creando un
tappeto sonoro luminoso e cangiante. Il finale, Allegro, ricorda
molto lo stile haydniano, con un tema dal vago sapore ungherese
(o meglio... ungherese alla Haydn, appunto) che contrasta con il
secondo tema più disteso; il tempo accelera man mano fino al
Prestissimo finale, senza però chiudere in tonalità maggiore come
avviene solitamente in Haydn.
Non possiamo riferire il giudizio scurrile che, negli anni della
maturità, Beethoven stesso profferì su questo suo Quartetto
giovanile; però, contrariamente a quasi tutta la produzione beethoveniana, esso fu eseguito spesso e con gran successo sia con
Beethoven in vita sia subito dopo la sua morte.
Alberto Fiabane
Nel 2011 Tommaso Fracaro, Alessandra Deut, Alessandro Curtoni e
Giulio Sanna, dopo aver suonato per anni singolarmente e in varie
formazioni, hanno deciso di dare vita al Quartetto d’archi TAAG
del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Da allora sono stati
coinvolti in molteplici iniziative musicali tra cui la partecipazione
a MITO SettembreMusica edizione 2012 e alla maratona musicale “Nacht und tag” nel 2013 dove hanno suonato il Quartetto
KV 428 di Wolfgang Amadeus Mozart. Nel 2012 hanno vinto
il Premio Pugnani eseguendo il Quartetto Imperatore di Franz
Joseph Haydn e recentemente hanno collaborato con la pianista
Anna Maria Cigoli.
Il Quartetto collabora con l’Associazione Musicaviva eseguendo
lezioni concerto finalizzate alla sensibilizzazione dei bambini
della scuola primaria all’ascolto e apprezzamento della musica
classica.
Al momento i giovani musicisti si dividono tra due Conservatori,
quello di Torino e quello di Piacenza dove sono seguiti, rispettivamente, da Claudia Ravetto e Marco Decimo.
Seguiteci in rete
facebook.com/mitosettembremusica.official
twitter.com/mitomusica
youtube.com/mitosettembremusica
flickr.com/photos/mitosettembremusica pinterest.com/mitomusica
Milano Torino unite per il 2015
-2