A scuola di restauro
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A scuola di restauro
inchiesta A scuola di restauro Tutti a bottega Professionalità, competenza e una formazione rigorosa: sono i requisiti necessari per diventare restauratori e tecnici del restauro. Una precisa normativa ha stabilito quali scuole, accademie e università in Italia possono rilasciare i diplomi. Ecco quali sono gli istituti e come accedervi di Laura Civinini Il laboratorio di restauro di dipinti su tela e tavola dell’Istituto per l’Arte e il Restauro di Palazzo Spinelli a Firenze, dove si tengono corsi triennali per tecnici del restauro (www.spinelli.it). D opo anni di incertezze, sembra finalmente risolta l’intricata questione relativa alla formazione dei restauratori. Con i decreti 86 e 87 del 26 maggio 2009, infatti, lo Stato italiano ha regolato la figura del restauratore di beni culturali e stabilito l’iter di studio necessario per ottenere tale qualifica. Scopo della normativa è quello di impostare l’attività di restauro su basi scientifiche e di unificare le metodologie di intervento sulle opere d’arte, con la consapevolezza che «il processo di conservazione dei beni culturali mobili e delle superfici architettoniche decorate richiede, in tutte le sue fasi, professionalità e competenze scientifiche, umanistiche, storico- 70 ● Antiquariato Antiquariato ● 71 artistiche, tecniche e operative di elevata qualità», come si legge nel decreto 86. Restauratori e tecnici. Oggi vengono riconosciute due figure professionali distinte, ma complementari: il restauratore di beni culturali e il tecnico del restauro di beni culturali. Come si legge nell’articolo 1 del decreto: «Il restauratore dei beni culturali mobili e di superfici decorate di beni architettonici è il professionista che definisce lo stato di conservazione e mette in atto un complesso di azioni dirette e indirette per li- mitare i processi di degrado dei materiali costitutivi dei beni e assicurarne la conservazione, salvaguardandone il valore culturale. (…) Il restauratore analizza i dati relativi ai materiali costitutivi, alla tecnica di esecuzione e allo stato di conservazione dei beni e li interpreta; progetta e dirige gli interventi; esegue direttamente i trattamenti conservativi e di restauro; dirige e coordina gli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro. Svolge attività di ricerca, sperimentazione e didattica». Il tecnico del restauro, a sua volta, secondo l’articolo 2, «è la figura professionale che collabora con il restauratore eseguendo, con autonomia decisionale strettamente afferente alle proprie competenze tecniche, determinate azioni dirette ed indirette per limitare i processi di degrado dei beni ed assicurarne la conservazione, sotto la direzione e il controllo diretto del restauratore». I corsi per restauratore. La forma- zione del restauratore di beni culturali avviene tramite un corso quinquennale a ciclo unico, al termine del quale, do- Pittura 1 po il superamento di un esame di Stato abilitante alla professione, si ottiene un diploma equiparato alla laurea magistrale. Questi corsi possono essere organizzati solo da scuole di alta formazione, università, accademie o istituti privati accreditati presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC). La commissione interministeriale di accreditamento si è riunita nel 2011 (fino a quella data i corsi erano sospesi in tutte le scuole), quindi a oggi sono poco più di 2 una decina gli enti accreditati. «Era fondamentale una legge che disciplinasse la figura del restauratore», puntualizza Alessandro Giacomello, coordinatore delle attività di restauro del Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali del Fiuli Venezia Giulia, con sede a Villa Manin di Passariano, tra le prime realtà accreditate assieme all’Istituto Centrale di Roma (ISCR), all’Opificio delle pietre dure di Firenze (OPD) e alla Venaria Reale di Torino. «In Italia esistevano troppe realtà, non tutte di livello, e un percorso formativo certificato era necessario. Tra l’altro, l’assenza di un titolo di studio riconosciuto a livello nazionale impediva di svolgere molti incarichi nel settore pubblico». 3 test di ingresso & esami finali Sei percorsi formativi. I corsi, a frequenza obbligatoria e a numero chiuso (bisogna superare un esame di ammissione), prevedono 8mila ore di lezione per un totale di 300 crediti formativi (coerentemente all’insegnamento universitario), tra lezioni teoriche, pratiche e studio individuale. Tra il 50 e il 65 per cento della formazione avviene in labo- Per accedere ai corsi di restauratore di beni culturali (a numero chiuso) è sufficiente avere un diploma di scuola superiore e affrontare 3 prove: Test attitudinale percettivo visivo (o uditivo per gli strumenti musicali). Prova attitudinale manuale. Prova orale (o scritta) di approfondimento relativa a storia dell’arte, storia delle tecniche di esecuzione dei manufatti, scienze della natura (chimica, biologia, scienze della terra, fisica) e inglese. Alla fine dei corsi, è previsto un esame davanti a una commissione di 7 membri (2 del Mibac, 2 del Miur e 5 interni), composto di due prove: intervento pratico di laboratorio. discussione di un elaborato scritto (tesi). Un’allieva della Scuola di Botticino (Brescia) intenta alla pulitura della tavola centrale del “Trittico della Pietà” di Bartolomeo Vivarini (1430-1491), proveniente dai Musei Civici di Bassano del Grappa (1, 2, 3). La statua settecentesca della Madonna del Rosario (4), nel laboratorio di restauro delle opere lignee policrome di Botticino. Scultura 72 ● Antiquariato L’Istituto Veneto per i Beni Culturali di Venezia (www.ivbc.it) propone corsi triennali per tecnici del restauro con indirizzo in conservazione e recupero di dipinti su tela, tavola, arredi lignei, dipinti murali e materiali lapidei (5, 6 e 7). Una studentessa del corso di restauro dipinti murali e superfici architettoniche della Libera Accademia di Belle Arti di Brescia (www.laba.edu), intenta al lavoro sugli affreschi della Sala del Teosa al Teatro Grande di Brescia (8). 4 Stucchi e affreschi 5 6 7 8 Libri e carta 1 2 3 Palazzo Spinelli di Firenze organizza corsi triennali per il restauro, la pulitura e il risarcimento di tagli e lacune di libri e manoscritti (1), oltre che ricucitura di legature, recupero di disegni, stampe e materiale d’archivio (2). Il Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali di Villa Manin a Passariano (Udine) propone corsi quinquennali per restauratori di libri, documenti d’archivio (3), carta (4), pergamena, materiale fotografico, cinematografico e digitale. 4 La Scuola Regionale per la Valorizzazione dei Beni Culturali di Botticino della Fondazione Enaip Lombardia, accreditata allo svolgimento di corsi quinquennali per restauratori, è specializzata nel recupero di arazzi, tappeti e tessuti preziosi, come la copritorah del XVIII secolo della Comunità Ebraica di Firenze (5 e 6). Corsi triennali di restauro di ceramica, porcellana, terracotta, maiolica (7), ceroplastica e reperti archeologici sono organizzati da Palazzo Spinelli di Firenze. DOVE DIVENTARE RESTAURATORE Ecco le istituzioni accreditate dallo Stato per i corsi di restauratori di beni culturali. ISCR di Roma (www.iscr.beniculturali.it; vedi Antiquariato numero 378) ICRCPAL di Roma (www.icpal. beniculturali.it; vedi Antiquariato numero 381) OPD di Firenze (www.opificiodellepietredure.it; vedi Antiquariato numero 375) Accademia Belle Arti di Napoli (www.accademiadinapoli.it) La Venaria Reale di Torino (www.centrorestaurovenaria.it; vedi Antiquariato numero 376) Accademia Belle Arti di Macerata (www.abamc.it) Università Suor Orsola Benincasa di Napoli (www.unisob.na.it) Centro Restauro Villa Manin di Passariano (Udine) (www.beniculturali.regione.fvg.it) Università degli Studi di Urbino (www.uniurb.it) Università Tor Vergata di Roma (www.uniroma2.it) Accademia di Brera di Milano (www.accademiabrera. milano.it) Scuola di Botticino di Brescia (www.enaiplombardia.it) Tessuti 5 ratorio o in cantiere e almeno l’80 per cento delle attività tecnico-didattiche è svolto su beni culturali certificati dalle Soprintendenze. Si può scegliere tra sei percorsi formativi, che trattano dipinti su tela e tavola, materiali lapidei e decori architettonici, arredi e sculture lignee, affreschi, tessuti, ceramica, vetro, metalli, materiali librari e archivistici, opere contemporanee polimateriche, fotografia e supporti cinematografici e digitali (è previsto anche un corso di restauro di strumenti musicali e scientifici, non an- 6 cora attivo). Gli istituti accreditati offrono uno o più percorsi formativi, ma in nessuna scuola sono stati attivati tutti e sei i percorsi e solo l’Opificio fiorentino ne propone cinque. Specializzati in restauro della carta sono, ad esempio, l’Istituto per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario (ICRCPAL) di Roma, Villa Manin di Passariano e, dal prossimo anno accademico, anche l’Accademia di Brera, di Milano, che ha ottenuto il parere favorevole della commissione di accredi- CERAMICHE tamento lo scorso gennaio. Corsi di restauro su manufatti tessili sono proposti solo dall’Opificio e dalla Scuola di Botticino (Brescia), accreditata a marzo 2013, mentre i percorsi formativi dedicati ai materiali lapidei, lignei e ceramici sono più comuni e dunque offerti da varie scuole. I corsi per tecnico del restauro. La formazione del tecnico del restauro dei beni culturali è di competenza delle Regioni e delle Province autonome, le 7 quali, come si legge nel decreto 86 del 2009, «provvedono alla definizione degli standard dei percorsi formativi, nonché alla programmazione e organizzazione dei corsi sulla base dei fabbisogni localmente rilevati». I corsi, di durata triennale, prevedono 2.700 ore di lezione (900 all’anno), di cui oltre la metà di cantiere e laboratorio. Al termine del percorso formativo, viene rilasciata una certificazione con l’indicazione dell’indirizzo specifico del corso (ad esempio, tele, affreschi, arredi lignei, libri), che consente l’iscrizione nell’Elenco nazionale dei tecnici del restauro. Tra le realtà più note in Italia, l’Istituto per l’Arte e il Restauro di Palazzo Spinelli a Firenze, che propone corsi di recupero e conservazione di affreschi, dipinti su tela e tavola, ceramica e carta, l’Istituto Veneto per i Beni Culturali di Venezia, la Libera Accademia di belle Arti di Brescia (LABA) e la Scuola di Botticino, che propone sia corsi triennali per tecnico del restauro, sia corsi quinquennali per restauratore. Antiquariato ● 75