Barriere percettive

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Barriere percettive
8.9 Considerazioni sulle Barriere Percettive
BARRIERE SENSORIALI: la situazione della piscina come per qualsiasi altro ambiente
(esterno, interno o una strada) può presentare una serie di barriere che non sono in ordine alla
valicabilità di vari spazi (passare una porta, salire una scala, ecc.) ma che hanno a vedere con
un'altra cosa: le persone che vedono male o non vedono, non hanno difficoltà di tipo motorio, ma
la difficoltà di individuare le cose, individuare il percorso, individuare gli ostacoli.
In genere il modo in cui questi tre elementi devono essere individuati è visivo: gli architetti e
coloro che si occupano della costruzione degli spazi aperti o chiusi si basano per l'individuazione
degli ostacoli sul senso della vista (85% delle apparenze sensoriali); infatti persone che hanno
problemi sensoriali di altro tipo (non udenti) non incontrano difficoltà perché in genere il canale
che loro hanno deficitario non compromette le informazioni visive.
Quando i canali sensoriali della vista sono deficitari le persone hanno difficoltà ad individuare
queste informazioni; l'effetto che ne deriva è che le persone non possono individuare cosa c'è
nell'ambiente (individuare gli oggetti), non possono sapere cosa rischiano o cosa non devono
fare (individuare i pericoli).
Esempio:
I pericoli di una stanza: oggetti di intralcio, spigoli, oggetti vari, le altezze, ecc.
Percorsi: attraversare la stanza: dall'ingresso alle sedie alla cattedra, ai servizi, ecc.
Forma della stanza: altezza del soffitto, disposizione delle finestre, oggetti sia di intralcio che
ornamentali (quadri).
Quanto detto apparentemente potrebbe non interessare, nel senso che normalmente noi usiamo
poco l'informazione, su "quante file di sedie o banchi ci sono", in senso concettuale, però se per
esempio dobbiamo trovare un posto in una stanza affollata è molto più utile essere informati (nel
senso che troveremo quella dove c'è il posto libero); potrebbe servire poco sapere la forma della
stanza (rettangolare, romboidale, o di forma strana), però da un punto di vista psicologico se noi
non sappiamo dove siamo ci sentiamo sicuramente diversi: portare una persona non vedente o
ipovedente in un posto per cui queste informazioni non sono immediatamente accessibili ha due
tipi di aspetti negativi: uno pratico cioè non sapere individuare gli ostacoli significa andarci a
sbattere, non sapere individuare i percorsi significa non sapere dove andare e l'altro di tipo
psicologico, cioè la nostra insicurezza aumenta quanto non so doveci troviamo, dove siamo e
quali sono i rischi nel muoversi; se ci troviamo in una situazione nella quale non sappiamo quali
pericoli ci sono sicuramente la possibilità di fare delle cose (muoversi, ecc.) diminuisce.
In qualsiasi situazione di riabilitazione è evidente che la sicurezza o l'insicurezza delle persone,
la loro capacità o la loro volontà di rischiare, di provare, di muoversi e comunque il loro stato di
ansia o tranquillità di base sono delle variabili importanti. Fare riabilitazione ad una persona
tranquilla, rilassata e interessata nell'attività è ben diverso che fare riabilitazione ad una persona
ansiosa, inconsapevole dell'ambiente che la circonda e quindi immobilizzata per la paura di
spostarsi e incorrere in qualche ostacolo.
La riabilitazione è un processo "attivo" (ad eccezione delle manovre passive), cioè un qualcosa
che non dipende solo dal vostro lavoro ma anche dalla collaborazione del paziente, non un
contenitore vuoto o una macchina, ma un soggetto le cui reazioni dovete suscitare; il quale se
spaventato, terrorizzato e indeciso se muoversi non riuscirà a partecipare all'attività di
riabilitazione in modo adeguato ed efficiente.
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A questo punto, quali sono le situazioni che possono aiutare la persona ipovedente (indizi
sensoriali) a capire il mondo che la circonda (oggetti, percorsi, pericoli).
Cominciamo a dire cosa c'è in una stanza, come è fatta ed una cosa che in genere sia le persone
non vedenti che ipovedenti gestiscono con l'informazione che gli viene dall'udito: se vi trovate in
una stanza con pareti fonoassorbenti questa informazione non può essere acquisita perché le
onde sonore non si riflettono e non tornano indietro (non c'è l'eco del muro); se il non vedente
cammina ad una distanza dal muro di m. 1,20 sente la parete perché il tipo di sonorità viene
avvertita (se non ci sono altri rumori di disturbo) ed evita l'ostacolo.
Se fate riabilitazione in un posto dove ci sono tanti rumori che rende poco percepibili (macchine,
nuotatori in piscina, ecc.) l'ambiente, crea seri problemi.
In acqua i non vedenti talvolta preferiscono immergersi con la testa nei momenti di maggior
confusione oppure se fuori dalla vasca si deve maggiormente prendere sotto braccio il non
vedente per rassicurarlo perché si è in presenza di una barriera di tipo percettivo.
I PERCORSI E GLI OSTACOLI
In genere non vengono segnalati i percorsi: se si possono segnalare in modo intuitivo (corridoio
lungo) abbiamo detto che viene "sentito", se ciò non è possibile si usano delle pavimentazioni
differenziate (soprattutto utile sul bordo della piscina) come indicazione di pericolo o attenzione:
i linoleum si applicano e danno indicazioni di percorsi e pericoli (come sotto le metropolitane)
sono fatti di bolle e colorati in nero e grigio. Inoltre le persone ipovedenti possono utilizzare altri
indizi che sono comunque visivi ma che devono essere studiati: l'ipovisione è una parola alla
quale corrispondono molte situazioni diverse: ci sono indizi sensoriali di tipo visivo, cioè colori
o luci che sono percepibili dalle persone con un certo grado di ipovisione e altri che non sono
percepibili; il segreto di tutto questo è che innanzi tutto con la premessa che non studia queste
cose è capace di abbattere le barriere sensoriali di un posto (a meno che si metta a fare del
bricolage), ma la regola generale è che qualsiasi di queste informazioni vengono date su vari
canali: canale uditivo, canale visivo e canale tattile (pavimento).
La vasca e l'acqua: la situazione di immersione in acqua ha tre difficoltà fondamentali:
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Difficoltà di orientamento: se il non vedente è a secco, poggia con i piedi su di una
superficie solida, ha la capacità di capire quanto, dove e verso dove si muove perché fa un
confronto tra sé e quello che è a contatto con il corpo: es. se sto seduto su una sedia e mi
devo girare sul mio asse di 90° una delle cose che posso fare (tutte le persone non vedenti
o ipovedenti lo fanno dal punto di vista cinestesico) è il confronto tra il loro corpo e
l'ambiente: tra me e la seduta, tra me e la spalliera e tutto ciò viene registrato dal cervello e
memorizzato perché vi è un punto di riferimento; questo le persone vedenti lo fanno
soprattutto con gli occhi perché per un fatto cerebrale il senso della vista è dominante
rispetto agli altri sensi, semplicemente perché è un senso che strutturalmente,
filogenicamente più moderno rispetto il senso del tatto, dell'olfatto, del gusto, le persone e
gli essere viventi con il cervello più evoluto si sono adattati a seguire più la vista che gli
altri sensi.
Dato che tutti i sensi vengono colpiti dalle informazioni, le persone che vedono bene seguono
comunque le informazioni della vista, quindi pensano a calcolare la loro distanza tra se stessi e
l'ambiente attraverso la vista: è il caso per esempio della capacità di capire sott'acqua (nel caso
dello sport subacqueo) se ci si sta spostando sul piano verticale (alzando o abbassando)
guardando ciò che è attorno con un punto di riferimento visivo.
Questo per le persone che vedono male o che non vedono non è possibile perché se non hanno
dei punti di riferimento tattili (suolo o parete).
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Nell'acqua indipendentemente se siamo con la testa sopra o sotto questo tipo di problema esiste,
cioè se la persona non ha i piedi per terra e sta nuotando o comunque si sta muovendo le è quasi
impossibile capire in che direzione si sta muovendo e a quale velocità.
E' molto facile per esempio per una persona che non vede nell'acqua pensare di andare dritto e
magari fare una curva perché la sensazione tattile è completamente omogenea cioè se non c'è
qualcosa che i non vedenti possono toccare (il bordo della piscina, il pavimento per terra, la
corsia, ecc.) non si rendono conto di quanto si spostano (difficoltà di orientamento).
Altra cosa importante è dare l'indicazione preliminare e iniziale della forma di questo “ambiente
strano” nel quale gli ipovedenti hanno sensazioni così diverse e così modificate, nello specifico
la distanza tra la persona e la fine della piscina. Se questo è un ambiente silenzioso o se ci
troviamo all'aperto questo è facile da un punto di vista acustico (lo sciacquettio dell'acqua sulla
parete): la persona sa la localizzazione esatta della parete (con l'udito) e che distanza c'è tra essa
e la vasca (da 10 mt. a 5 mt. avverte lo spostamento); questo è il caso di un bordo vasca rialzato,
ma ci sono altre vasche in cui la suoerficie dell'acqua finisce direttamente sulle grate per i filtri
ove il suono non si rifrange.
Se l'acqua fa rumore è meglio (rifrazione). Se l'ambiente è molto grande oppure con una volta
molto alta (con molto eco, molto riverbero, ecc.) o ci sono molte altre fonti di emissione sonore
quanto suddetto è impercettibile poiché le informazioni sonore risultano inquinate (prestare più
attenzione al vostro paziente).
Più che dire come si deve ristrutturare la piscina, che può essere molto difficoltoso, è opportuno
capire se ci sono questi tipi di barriere e comportarsi di conseguenza.
Es: indicare la forma (“stanza rettangolare al centro della quale c'è una vasca quadrata e siamo
entrati nell'angolo sinistro dove c'è lo spogliatoio, dalla parte opposta ci sono delle persone che
parlano”, ecc.), quanto è grande, il posizionamento della vasca, dove ci troviamo, da dove siamo
entrati, il percorso, le fonti sonore.
Questo serve ad abbattere dal punto di vista informativo le famose barriere percettive e rende più
facile l'approccio con l'acqua e con la riabilitazione perché spesso per i non vedenti l'approccio
con l'acqua è spaventoso non per l'elemento in se che invece ha una serie di poteri riabilitativi,
ma per l'aumento delle difficoltà di orientamento e per l'aumento delle difficoltà di definire la
propria posizione.
Spesso nella vasca non si è soli e ci sono delle altre persone che fanno rumore e che si spostano,
allora anche gli ostacoli o le barriere percettive mobili e umane si aggiungono a tutto questo: se
le persone che si muovono fanno rumore i non vedenti possono anche prevederne la distanza e
quindi non spaventarsi se ascoltano improvvisamente un rumore alle spalle provocato dal tizio
che si è nel frattempo avvicinato.
Se ciò non è possibile perché per esempio è una situazione anche di difficoltà uditiva (persona
pluriminorata) quanto detto va decisamente stravolto poiché abbiamo parlato sempre di indizi
acustici (difficoltà a localizzare la fonte sonora), nasce l'esigenza di una maggiore necessità di
spiegare le cose (“sta arrivando una persona da lontano ......”), non va mai detto in caso di
pericolo "ATTENZIONE" perché il non vedente non sa a cosa deve stare attento (è probabile
che il pericolo sia già sopraggiunto), ma dire direttamente cosa deve fare (spostati a destra, gira a
sinistra) se non si tratta di cosa urgente, va fatta la cronaca, spiegare cosa succede, cosa fanno le
persone, ecc.
Poniamo l'attenzione tra la situazione in cui il non vedente mette la testa sott'acqua o fuori: vi
sono una serie di cose molto positive.
Stare in piedi, seduti o sdraiati per una persona non vedente significa avere il contatto con il
terreno (è un punto di riferimento, ci fa capire dove stiamo, a che velocità camminiamo, ecc.) ma
anche il contatto con i pericoli (buche, scalini, salite).
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Quando si è nell'acqua tutto ciò non esiste perché non c'é paura di cadere (anche in presenza di
dislivelli) che sottolinea l'aspetto riabilitativo di smontare la paura di cadere sempre presente
dalla nascita sino alla morte nei non vedenti; l'immersione in acqua (parziale o totale) dà la
possibilità di sperimentare la sua impossibilità di cadere se lui crede nel suo galleggiamento
(quasi tutti galleggiano ma non ci credono) proprio perché per andare giù lo si deve decidere
(immersione): ciò comporta una notevole riabilitazione psicologica.
Nella situazione subacquea i riferimenti acustici scompaiono e il non vedente diventa
pluriminorato (sordo): solo l'emissione di bolle è percettibile e fungono da bio feedback (la gente
riesce a riappropriarsi di una funzione vegetativa e modifica un parametro); il controllo della
respirazione va insegnato ed avvertito concentrandosi sulla respirazione.
E' molto importante per una persona che non fa il subacqueo ma che fa riabilitazione in acqua
con la testa sopra che le orecchie non siano immerse perché è paragonabbile per chi è vedente
chiudere gli occhi; altra cosa, a seconda di quanto la patologia lo porti ad essere non vedente o
ipovedente il contatto dell'acqua con gli occhi è qualcosa da evitare dal punto di vista funzionale
(retinite aperta, ecc.) psicologicamente è qualcosa di minacciante perché i non vedenti sono stati
abituati a pensare agli occhi come parte malata, più fragile da tenere più protetta, quindi l'acqua
negli occhi potrebbe significare un modo per creare pericolo (questo come pensiero irrazionale
visto che non esiste pericolo), ma va considerato.
Creare fiducia nei confronti del paziente è fondamentale.
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