ALCUNI FLASH SUI NUOVI SCENARI EDUCATIVI Relazione al

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ALCUNI FLASH SUI NUOVI SCENARI EDUCATIVI Relazione al
ALCUNI FLASH
SUI NUOVI SCENARI EDUCATIVI
Relazione al seminario internazionale dell’ADI
svoltosi a Bologna dal 24 al 25 febbraio 2012 sul
tema «O la scuola o la vita»
INTRODUZIONE
E’ stata affidata a me la relazione conclusiva di questo seminario.
Un compito impegnativo, che cercherò di assolvere attraverso tre messaggi.
Forse non si coglierà immediatamente il nesso che li lega, ma tutti e tre si ricongiungono nel
titolo della relazione: Alcuni flash sui nuovi scenari educativi
Questa la scaletta del mio intervento:
1) Omaggio a un grande maestro, Pierre Bourdieu, di cui ricorre quest’anno il
decennale della morte. Di lui vorrei ricordare il pensiero sullo Stato, l’analisi della
violenza simbolica e il rapporto di questi con la scuola.
2) L’indispensabilità dei dati. In particolare l’esigenza della pubblicizzazione dei dati e
della loro comunicazione in forme semplici, comprensibili e fruibili anche dalla gente
comune.
3) Infine sulle note dello Spartito della Moldava di Bedřich Smetana, vorrei “suonare” un
concerto per la scuola. Amo la metafora del fiume, la scuola è come un fiume, e noi
l’attraverseremo in tutto il suo percorso, come fa il musicista con la Moldava che
interpreta dalla sorgente alla foce, in tutto il suo percorso fino a quando confluisce e si
annulla nell’Elba.
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OMAGGIO A UN GRANDE MAESTRO
PIERRE BOURDIEU
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Il decennale della scomparsa di Pierre Bourdieu
Desidero cominciare con un omaggio al grande sociologo francese Pierre Bourdieu, di cui si
celebra quest’anno il decennale della scomparsa. E’ morto a settantun anni il 24 gennaio del
2002.
La sua eredità è feconda e molto discussa. La sua opera continua ad offrire ineguagliabili
strumenti concettuali di comprensione del presente e di critica allo status quo.
Fondamentale è la sua analisi del dominio, del modo con cui i dominanti si impongono sui
dominati. Da dove deriva la loro forza e legittimazione? Cosa impedisce di mettere in
discussione l'arbitrarietà del loro dominio? Che cosa impone di accettarlo e di riconoscerlo?
Queste domande si riferiscono anche alla scuola, di cui Bourdieu si è molto occupato.
Il processo di legittimazione di un dominio, dice Bourdieu, consiste nel fatto che la violenza
simbolica «dissimulando i rapporti di forza su cui si basa la sua forza, aggiunge ad essi forza
simbolica» ( La reproduction). Nella violenza simbolica c'è dunque sempre un atto di
dissimulazione. In La reproduction, Bourdieu sviluppa un'analisi estremamente critica del
sistema scolastico, che, attraverso la dissimulazione esprime la propria violenza simbolica. La
scuola infatti "riproduce" la struttura sociale esistente, mentre il suo fine dichiarato è la
mobilità sociale.
Lo «Stato» in Pierre Bourdieu
Il testo fondamentale sullo Stato è la pubblicazione del corso da lui
tenuto al “Collège de France” negli anni 1989-1992, che ha per
l’appunto come titolo Sur l’État.
Dice Bourdieu: “Lo Stato è il nome che si dà ai principi nascosti,
invisibili, dell’ordine sociale e nello stesso tempo del dominio sia fisico
che simbolico e della violenza fisica e simbolica” E ancora: “Tutti
abbiamo in testa, volenti o nolenti, il pensiero di Stato”. Tutti ci
lasciamo sedurre dal pensiero di Stato.
Nello Stato ciò che genera il dominio non sono tanto gli aspetti palesi
del potere, come la coercizione o i ruoli e le funzioni attraverso cui
viene esercitato, bensì i suoi aspetti più sottili, occulti e occultati messi
in atto con la complicità non riconosciuta di chi vi è sottoposto.
Il concetto cardine nell’analisi del potere è quello, già menzionato, di
violenza simbolica. Una forma di violenza sottile, invisibile che viene
esercitata attraverso pratiche simboliche che spesso avvengono con
l’inconsapevole complicità dei dominati.
Potremmo dire che la sottomissione si manifesta come
una sorta di Sindrome di Stoccolma: i dominati assumono il punto di
vista dei dominanti, contribuendo essi stessi a riprodurre il proprio e l’altrui stato di
subordinazione. In questo modo il potere dei dominanti riesce a essere imposto e riprodotto
con «sorprendente facilità», tale da non richiedere l’uso della coercizione e della forza fisica.
Vediamo come si manifesta nella scuola.
La “violenza simbolica” nella scuola
La scuola opera sulla base del principio di eguaglianza, delle così dette pari opportunità,
chiunque vi entri è trattato in maniera eguale. Tuttavia, i soggetti provengono da posizioni
sociali differenti a cui corrispondono capitali culturali diversi. E allora la scuola,
apparentemente fondata sul principio di eguaglianza, è in realtà molto iniqua, poiché
promuove solo chi è in grado culturalmente e socialmente di adattarsi ai suoi valori, ai suoi
principi, alle sue norme, ai suoi programmi. L’ideologia su cui si fonda è però assunta come
valida e legittimata anche da chi ne è vittima.
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In questo modo la scuola partecipa attivamente alla riproduzione dei rapporti tra le classi, ma
al tempo stesso, misconoscendo questa sua funzione, la rafforza.
Quali conseguenze trarre
”Inutile sbattere la testa contro il muro dello Stato”
Ho scelto di trattare questa parte del pensiero di Bourdieu perché è particolarmente importante
per l’Italia, dove lo statalismo è dominante nella scuola, ed è
voluto e sostenuto dai “dominati” .
Non ho visto mai nessuno affetto così profondamente dalla
sindrome di Stoccolma come gli insegnanti italiani: più lo
Stato li maltratta più rimangono intimamente statalisti,
fautori determinati della scuola statale e del loro essere
impiegati dello Stato.
Oggi, di fronte ai problemi posti dalle giovani generazioni e
dalle grandi opportunità offerte dalla rivoluzione tecnologica
occorre più che mai liberarsi dal pensiero di Stato, dal virus
del potere dello Stato.
Non è più lo Stato che può risolvere i problemi della scuola.
Inutile continuare a sbattere la testa contro il muro, il muro
dello Stato!
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L’INDISPENSABILITA’ DI DATI LEGGIBILI
A DISPOSIZIONE DEL PUBBLICO
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Il difficile cammino della raccolta e pubblicizzazione dei dati
Nella scuola la raccolta, l’elaborazione e la pubblicizzazione dei dati presentano ancora
molte difficoltà. La scelta stessa delle informazioni non è per nulla scontata.
Di strada comunque ne è stata fatta, anche se irta di ostacoli e di continui riflussi:
- nel 1989 non c’erano ancora statistiche sulla dispersione scolastica,
nel 1992 non esistevano statistiche sui passaggi fra le varie filiere dell’istruzione
secondaria e terziaria;
- tra il 2000 e il 2005 furono soffocati i tentativi di raccogliere e pubblicare informazioni
su bullismo nelle scuole e sulla mancanza di civismo;
- nello stesso periodo furono boicottati i tentativi di produrre un insieme d’indicatori
sull’equità dei sistemi scolastici (GERESE), ossia sulla giustizia nell’istruzione.
L’informazione è indispensabile e deve essere
chiara e fruibile da tutti
La scuola rimane una scatola nera da decifrare.
Occorre invece sforzarsi di fare capire quanto succede dentro la
scuola, di discutere delle azioni dei presidi e degli insegnanti.
Occorre analizzare ed esplicitare perché succedono certe cose.
Esther Duflo
E’ necessario allargare, attraverso l’informazione e il
coinvolgimento, il capitale sociale attorno alla scuola.
Esther Duflo h t t p :/ / e c o n o m ic s . m it . e d u / f a c u lt y /
e d u ‡ o / c v , una giovane professoressa francese ( classe 1972)
che lavora al MIT, è impegnata a cercare vie non convenzionali
per coinvolgere e fare partecipare anche le persone più povere e
culturalmente deprivate dei Paesi poveri del mondo. A questo proposito ha scritto:
“Occorre rendere le cose un poco più facili per chi non possiede nulla, dare un poco
d’ottimismo per proiettarsi nel futuro”.
Bisogna dunque conoscere a fondo le situazioni sulla base di dati certi e allo stesso tempo
trovare i modi per fare circolare le informazioni in modo semplice e chiaro, per farsi capire da
tutti e riuscire a coinvolgere anche le persone
meno acculturate e più povere.
Il movimento degli open data
Nel mondo si sta affermando un movimento
per l'accesso ai dati pubblici in formato
aperto, noto come movimento per gli open
data ( open data movement).
Uno dei primissimi provvedimento di Obama è
stato la Open government directive, a
seguito della quale ogni dipartimento del
governo è obbligato a pubblicare su internet
tutti i dati pubblici in suo possesso. Per
esempio rispetto al Recovery Act http://www.recovery.gov/pages/default.aspx , il più grande
piano di investimenti pubblici per fronteggiare la crisi mai varato nelle storia americana, è
previsto che ogni spesa superiore ai 10.000 dollari sia pubblicata su internet, insieme alla
motivazione, all'identità del fornitore e al testo integrale del contratto.
Provvedimenti simili sono stati presi da altre amministrazione, per esempio dal Governo
inglese . E ancora sul sito del Comune di San Francisco sono state pubblicate le applicazioni
per l'iPhone create da privati per riutilizzare i dati pubblici in formato aperto: ci sono
applicazioni per conoscere l'incidenza delle varie tipologie di crimine nelle diverse zone della
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città, o per localizzare i cassonetti per la raccolta differenziata, o ancora i risultati delle
ispezioni sanitarie nei vari ristoranti della città.
In Gran Bretagna grazie agli open data è possibile comparare i risultati delle varie scuole a
seconda dei risultati degli esami, la valutazione degli alunni e i risultati delle ispezioni
dell’OFSTED.
Il Comune di Londra ha reso pubbliche tutte le ricevute delle spese dei consiglieri
comunali rimborsate con soldi pubblici.
E’ importante seguire il movimento degli open data, è importante rendersi conto di come la
gente comune possa impossessarsi delle informazioni e utilizzarle.
Una classifica delle migliori statistiche utilizzabili dalla gente comune
E’ stata pubblicata da Atlantic Cities una classifica delle migliori statistiche
per la gente comune (The Best Metro Data Releases of 2011) http://
www.theatlanticcities.com/technology/2011/12/best-metro-data-releasesof-2011/772/
Sono stati selezionati servizi semplici, che corrispondono alle preoccupazioni
della gente, oppure banche dati sulla quotidianità, sulle quali si stende
solitamente un velo di silenzio.
Ed ecco alcune delle banche dati premiate:
1) una banca dati delle querele fatte dai cittadini contro i servizi
municipali di Seattle;
2) una banca dati su tutti i fornitori dei servizi della città di
Washington nell’Oregon
3) una banca data sulle automobili prelevate dalla polizia nelle
strade di Chicago
Nessuna statistica sull’istruzione è inclusa tra le premiate
L’uso pubblico dei dati, strumento chiave per superare la transizione
Credo che uno dei modi per superare questa difficile fase di transizione che attraversa la scuola
sia quello di ragionare e costruire ipotesi partendo da analisi rigorose dei dati. Non si può
procedere sulla base di caricature della realtà, come spesso avviene, o sulla base di ricordi
nostalgici. Solo i dati ci possono fare capire dove siamo e come possiamo costruire una fase
nuova.
Al tempo stesso i dati devono essere resi comprensibili e fruibili anche dalla gente comune. Se
non si sarà capaci di fare questa operazione, e mi riferisco specialmente all’Italia, si continuerà
a procedere solo attraverso deleterie contrapposizioni ideologiche, lontane anni luce dal
dipanarsi della realtà.
Ciò prende tempo, è difficile, non può essere fatto in solitudine. Occorre una grande azione
collettiva
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LO SPARTITO DI UN CONCERTO PER LA SCUOLA
La Moldava di Bedřich Smetana
Spartito di un concerto per la
scuola: la Moldava
Ho associato il tema al centro di questo
seminario, gli studenti, a un torrente
impetuoso che scorrendo dalla montagna
si ingrossa e si allarga sempre più
maestoso fino a giungere placato alla
foce. La metafora del fiume come
rappresentazione della scuola mi è
familiare. L'acqua che scorre nel torrente
e nel fiume è vita. I torrenti in piena,
male arginati, sono pericolosi e fanno
disastri, causano inondazioni, possono
travolgere tutto sul loro percorso. Ma non
è a questo tipo di catastrofe che ho
associato la metafora del torrente e del
fiume. Le immagini che mi sono passate
davanti agli occhi erano associate alla
musica dell'acqua che scorre.
Vorrei invitarvi dunque ad ascoltare un “concerto ” per la scuola. Sarebbe bello interpretarlo
assieme, ma ci manca il tempo. Quindi propongo una mia intepretazione.
Ho scelto un poema sinfonico, non molto noto e nemmeno straordinario dal punto di vista
musicale: la Moldava del compositore boemo Bedřich Smetana. Smetana traduce in musica
il percorso della Moldava, il fiume emblematico della Repubblica ceca, dalle sorgenti fino alla
congiunzione con l'Elbe, da quando ruscello si trasforma in torrente impetuoso per diventare
infine fiume maestoso.
Ho suddiviso arbitrariamente la composizione sinfonica in due movimenti:
1) il primo agitato capriccioso
2) il secondo andante, fantasioso e giocoso.
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Primo movimento in 2 tempi: l’irruenza del torrente
PRIMO TEMPO
Il primo tempo del primo movimento è il fiume ancora ruscello, che scende dalla montagna
e diventa torrente. Sono gli studenti che si incontrano baldanzosi, rumorosi, quando ogni
giorno confluiscono verso le scuole con i loro gusti, i loro modi di vestire, le loro esperienze,
buone o catastrofiche, vissute nelle ore fuori dalla scuola, con gli amici, i compagni o i primi
amori. Sono come tanti rigagnoli, che confluiscono man mano fino a diventare torrente
impetuoso, e poi quasi un fiume in piena giungono alle porte della scuola. Gli studenti
irrompono nel mondo scolastico. La scuola li accoglie e reagisce in tantissimi modi, uno diverso
dall'altro.
SECONDO TEMPO
Nel secondo tempo del primo movimento, gli studenti entrano a scuola. Il sistema scolastico
incanala le forze giovanili, gli alunni e gli studenti. Genitori e nonni vengono fermati, o meglio
filtrati, alle porte della scuola. Dall'altra parte dei cancelli o del portone stanno gli insegnanti,
il preside, i bidelli. Non è facile addomesticare l'irruenza quotidiana, la vitalità dei giovani, la
creatività senza limiti degli alunni. Il faccia a faccia tra l'ordine costituito e il disordine è
inevitabile. Gli studenti non si rassegnano, non rinunciano alla vita, capiscono o perlomeno
intuiscono che quando saranno ingabbiati nei corridori dell'edificio scolastico, nelle aule,
avranno a che fare con un altro mondo molto diverso da quello nel quale si ritrovano con i
compagni o con i fratelli e le sorelle e dovranno spogliarsi di molte loro abitudini, magari anche
cambiare linguaggio.
Questa metamorfosi è per taluni ardua e dolorosa, per altri invece è del tutto naturale. Alla
fine, però, la maggior parte si arrende, diventano docili o ipocriti e si distribuiscono nelle aule
nelle quali passeranno la giornata. La frontiera fra l'interno e l'esterno della scuola, tra l'alveo
del fiume e gli argini può spostarsi. Del resto, i tentativi da parte degli studenti per tracimare
sono quotidiani e le forze dell'ordine scolastico sono altrettanto creative per incanalare l'onda
irruente che scorre verso e dentro la scuola. In questo confronto quotidiano, esasperante, gli
adulti, ovvero gli insegnanti e il personale scolastico subiscono prove defatiganti. Si tratta di
una questione quasi generazionale. La sfida è in ogni modo impari.
Secondo movimento in 5 tempi: il torrente diventa fiume e scorre
verso la foce
Occorre nondimeno trovare un compromesso per stare assieme, il faccia a faccia non può
continuare indefinitamente.
Inizia qui il secondo movimento, arioso, più calmo man mano che ci si allontana dalle sorgenti,
trionfante quando il fiume scorre maestoso nella pianura e si dirige verso la foce.
PRIMO TEMPO: mettere argini al fiume. Contenere le trasgressioni
La riappacificazione non va da sé. Gli argini devono tenere mentre la massa d'acqua scorre tra
le rive. Gli argini vanno studiati, disegnati, tracciati, puntellati: le intemperie, la siccità estiva,
il gelo invernale, l'erosione delle acque ne minacciano continuamente la stabilità. Questo è il
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primo tempo del secondo movimento, tempo fatto di trasgressioni infinite dentro le
aule, nei corridori, nei bagni da parte degli studenti e di trasgressioni infinite da parte dei
dirigenti e degli insegnanti o del personale scolastico che devono violare i regolamenti, le leggi,
i programmi per concordare con gli studenti un "modus vivendi", per esempio sull'uso dei
cellulari, sul modo di sedersi nelle aule, sull'etichetta scolastica da rispettare tra compagni e
verso il personale scolastico, sugli orari e sulle assenze oppure, com'è stato detto da Marcello
Dei, sul lecito e l'illecito, su quanto e come si copia.
SECONDO TEMPO: esplorare la golena del fiume. Conoscere e connettersi agli
spazi fisici e sociali esterni alla scuola
Non è affatto semplice trovare un compromesso per ottenere la coesistenza pacifica all'interno
degli istituti ossia per puntellare giorno dopo giorno gli argini che incanalano l'energia vitale e
l'originalità creativa degli studenti. Per riuscire a realizzare quest'opera, gli insegnanti devono
esplorare la golena, lo spazio compreso tra la riva del fiume e il suo argine, quella la zona che
può essere sommersa quando le acque sono alte. Per la scuola è lo spazio fisico (le strade, le
piazze, i parcheggi, i negozi, i supermercati, i campi sportivi ecc…) ed è lo spazio sociale ( le
associazioni sportive, culturali, religiose, gli organismi pubblici e politici ecc..) nei quali è
inserita. Occorre anche andare oltre la golena, identificare le gole, le strozzature che
potrebbero diventare pericolose in caso di straripamento del fiume. La vita della scuola non
può essere tranquilla senza un collegamento con l’esterno, senza una conoscenza
dettagliata di come si muovono gli studenti al di fuori della scuola, dove giocano, a
cosa giocano, di cosa si interessano, come passano il tempo, con chi si ritrovano. Questo è il
secondo tempo del secondo movimento che riguarda soprattutto il personale scolastico.
TERZO TEMPO:rinsaldare gli argini. Conquistare riconoscimento e rispetto
Anche il terzo tempo concerne il personale scolastico ed in primo luogo i presidi e
insegnanti. Non si trova pace senza essere rispettati dentro e fuori la scuola. Gli alunni e gli
studenti ascoltano gli insegnanti se questi sono competenti ed appassionati, ma ciò non basta .
Gli insegnanti devono anche dimostrare di essere rispettati fuori della scuola, e a
maggior ragione dai genitori degli alunni. Se le figure di adulti che gli alunni e gli studenti
incontrano al di fuori della scuola non testimoniano rispetto verso gli insegnanti, sarà
impossibile chiedere agli alunni e agli studenti di rispettarli dentro la scuola. Lo si potrà forse
ottenere con la coercizione oppure con provvedimenti disciplinari e autoritari ma queste sono
modalità fragili, come se si dovessero riparare gli argini del fiume in piena con qualche sacco di
sabbia, per evitare il disastro quando il fiume avanza impetuoso, rabbioso, gonfio di acque
limacciose.
QUARTO TEMPO: conoscere il fiume. Praticare l’ascolto
Uno dei problemi principali per ottenere l'attenzione, il consenso, la collaborazione degli
studenti e degli alunni è l'ascolto. Moltissime indagini svolte nelle classi o nelle scuole nelle
quali regna un clima deleterio oppure numerose interviste di studenti in difficoltà, turbolenti,
indisciplinati hanno fornito le stesse indicazioni. La rabbia, l'indisciplina sono alimentate
dall'incapacità da parte del personale della scuola di ascoltare gli studenti, di capire non solo le
loro difficoltà quando si tratta di apprendere ma soprattutto di capire quanto bolle dentro di
loro, le emozioni e le preoccupazioni che si portano dietro, che li soffocano, che li
accompagnano quando arrivano a scuola. Non è facile ascoltare gli studenti e non è facile
neppure capire gli studenti più turbolenti quelli che creano problemi in classe ma che non
sanno articolare gli argomenti che li preoccupano e li disturbano. Del resto è anche molto
difficile capire quando una parte degli studenti non riesce a risolvere un problema e ripete
pervicacemente quanto il personale scolastico definisce errori. Gli errori si ripetono ma non
sono errori, potrebbero essere altri modi per risolvere il problema, per apprendere meglio, ma
per riuscire a cogliere la forza didattica di un errore, è necessaria una preparazione
approfondita che non tutti gli insegnanti posseggono.
QUINTO TEMPO: il fiume si placa e si rigenera nel mare. L’istruzione si libera
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dai vincoli dello statalismo e confluisce nella società
Per finire si giunge all'ultimo tempo, alla quiete al clima disteso nel quale gli studenti e la
scuola si incontrano. La scuola diventa la vita e la vita è scuola. Regna fiducia tra il persona le
scolastico, gli studenti, le famiglie, le autorità locali, gli ispettori scolastici, i valutatori. Il fiume
confluisce e si annulla in un altro più maestoso o nel mare aperto. La navigazione può
continuare sull'onda della corrente. Gli studenti si incontrano, discutono, si rivolgono agli
esperti, chiedono il loro aiuto quando è necessario per alzare una vela e poi navigano al largo
con le loro forze. È la fine della scuola degli “obbligati”, degli orari fissi scanditi dalla
campanella, degli spazi chiusi, degli stessi compiti nello stesso giorno ecc… . Il
servizio dell’istruzione, la scuola, ha conseguito il suo obiettivo: non è più necessario
incanalare gli studenti e tenerli con la coercizione. Gli orari e gli spazi per apprendere si
dilatano. Gli studenti sanno organizzarsi con l’aiuto di adulti esperti, i quali sanno riconoscere
quando e come intervenire, rispettano gli studenti, che li interpellano quando è necessario.
Il dominio subdolo della burocrazia statale e la sua “violenza simbolica” per dirla con Bourdieu,
sono ormai alle spalle. Il fiume non ha più bisogno di argini: è sfociato nel mare aperto.
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