CORO “MANOS BLANCAS“

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CORO “MANOS BLANCAS“
TRENTACINQUESIMO ANNO
Comunicato Stampa
La Giuria del Premio Nonino, presieduta da V.S. Naipaul, premio Nobel per la Letteratura 2001, e
composta da Adonis, Peter Brook, John Banville, Ulderico Bernardi, Luca Cendali, Antonio R.
Damasio, Emmanuel Le Roy Ladurie, James Lovelock, Claudio Magris, Norman Manea, Morando
Morandini, Edgar Morin ed Ermanno Olmi ha così assegnato i Premi Nonino Trentacinquesimo
Anno:
PREMIO NONINO RISIT D’ÂUR 2010
al coro “MANOS BLANCAS”
PREMIO NONINO 2010
(Ed. Odile Jacob e Dunod)
a JEAN JOUZEL
PREMIO INTERNAZIONALE NONINO 2010
(Ed. Neri Pozza)
a SIEGFRIED LENZ
PREMIO NONINO 2010
A UN MAESTRO DEL NOSTRO TEMPO
(Ed. Il Mulino, Il Saggiatore e Bollati Boringhieri)
a SERGE MOSCOVICI
La consegna dei premi avverrà presso le Distillerie Nonino a Ronchi di Percoto, sabato 30 Gennaio
2010 alle ore 11.00 presenti tra gli altri Antonio R. Damasio, John Banville, Emmanuel Le Roy
Ladurie, Claudio Magris, V.S. Naipaul, Edgar Morin ed Ermanno Olmi con il seguente programma:
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Arrivo alle distillerie di Cristina, Antonella, Elisabetta, Benito e Giannola Nonino, brindisi di
benvenuto.
Cristina, Antonella, Elisabetta, Benito e Giannola Nonino con Chiara, Davide, Francesca, Sofia, Gaia,
Caterina, Costanza e Beatrice distillano per Voi le Bacche dei boschi di Carnia.
Assegnazione dei Premi Nonino Trentacinquesimo Anno.
Pranzo, ballo e brindisi in distilleria per festeggiare i 25 anni della creazione dell’Acquavite
d’Uva* da parte dei Nonino con il nuovo gioiello ÙE 25th Anniversary Riserva Monovitigni®.
®
* L’autorizzazione Ministeriale alla produzione dell’Acquavite d’Uva, ÙE è concessa su specifica richiesta dei Nonino
(D.M.20.10.84)
Nonino Distillatori in Friuli dal 1897 - via Aquileia 104, 33050 Percoto (UD) tel. +39 0432 676331 fax 0432 676797
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MOTIVAZIONI
PremioNonino Trentacinquesimo anno
Premio Nonino Risit d’Âur 2010 al coro “ MANOS BLANCAS”
La “Fundación del Estrado par el Sistema Nacional de las Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela”, fondata
trentacinque anni fa dal Maestro José Antonio Abreu, ha operato un miracolo strappando dalla strada giovani
destinati ad una sorte desolante, riscattandoli attraverso l’educazione musicale.
Pietra preziosa di questo straordinario programma il gruppo Manos Blancas, nato nel 1999 su iniziativa di Naibeth
Garcia, la cui icona sono dei guantini bianchi.
Manos Blancas è un coro dove bimbi e adolescenti, portatori di ogni sorta di handicap, interagiscono integrandosi
con orchestre e cori di ogni genere e livello. Un miracolo nato da “ vibrazioni dell’anima” che dona gioie e dignità
a delle sensibili creature segnate da un diverso destino e apre il cuore a chi le ascolta.
Un grazie a Claudio Abbado che, avendoci fatto conoscere questo programma, ci ha regalato l’ennesima emozione.
Il Premio Nonino si farà ambasciatore di questo “miracolo” e lavorerà affinché, in una terra così feconda alle
suggestioni musicali, il primo coro di Manos Blancas possa nascere in Friuli.
Consegna il premio Ermanno Olmi
Premio Nonino 2010 a JEAN JOUZEL
La prosa lucida di Jean Jouzel descrive la vita, le fatiche e i successi di quegli intrepidi esploratori moderni che
coraggiosamente si sono avventurati sulla vasta calotta ghiacciata dell’Antartide. Ci è andato come scienziato e noi
abbiamo un grande debito nei suoi confronti per le informazioni scientifiche che ha raccolto, informazioni che
rivelano in modo estremamente dettagliato il clima e l’atmosfera della Terra nei milioni di anni trascorsi. Grazie a
questo ora abbiamo una maggiore possibilità di prevedere il clima e il nostro destino su una Terra sempre più in
pericolo, vista anche la triste confusione della conferenza sul clima di Copenhagen.
Abbiamo estremo bisogno di scienziati come Jean Jouzel per rendere accessibile a tutti la storia epica
dell’esplorazione e, altrettanto importante, è spiegare in parole semplici e comprensibili l’arcana scienza del
messaggio riportato.
Le Sue opere sono pubblicate da Odile Jacob e Dunod Editeur.
Consegna il premio Emmanuel le Roy Ladurie
Premio Internazionale Nonino 2010 a SIEGFRIED LENZ
Siegfried Lenz è uno dei più grandi e amati scrittori in lingua tedesca viventi; nel suo capolavoro “Deutschstunde”,
Lezioni di Tedesco, ha saputo affrontare intimamente, con grazia e senza retorica, il lacerante dramma del suo
popolo divenuto una moltitudine di solitudini al termine della seconda guerra mondiale.
Nel suo percorso creativo ha soprattutto abbracciato i temi della violenza e della persecuzione, sempre filtrati dal
suo essere distaccato e diffidente da ogni ideologia. Nella sua ultima fatica “Schweigeminute”,
Un minuto di silenzio, scritta dopo aver superato la soglia degli ottanta anni, ha affrontato il tema dell’amore,
sussurrando come sempre una storia senza tempo.
Le sue opere sono pubblicate in Italia da Neri Pozza.
Consegna il premio Claudio Magris
Premio Nonino 2010 a “un Maestro del nostro tempo” a SERGE MOSCOVICI
Serge Moscovici nasce in Romania nel 1925 e si forma alla scuola della vita, prima in un campo di lavoro e poi da
emigrante. È direttore emerito di studi all’École des Hautes Études en Sciences Sociales e fondatore e direttore del
Laboratoire Éuropéen de Psychologie Sociale della Maison des Sciences de l’Homme.
L’opera di Serge Moscovici nel campo della psicologia sociale è riconosciuta in tutto il mondo, in particolar modo
sulle minoranze etniche e non, e il loro rapporto con le società dominanti.
Ha rinnovato e riorientato questa disciplina apportandovi sottigliezza di pensiero e creatività intellettuale.
Fra le numerose opere citiamo “Psychologie des minorités actives”, Psicologia delle minoranze attive, e “La
machine à faire des dieux ”, La fabbrica degli dei. Ma è soprattutto il pensatore del rapporto fra Uomo e Natura al
quale siamo felici di rendere omaggio. Moscovici ha costruito una vera antropologia, nel senso tedesco
dell’Ottocento, della riflessione sull’essere umano che si nutre dell’apporto di tutte le scienze. A questo proposito
citiamo “l’Essai sur l’histoire humaine de la nature”e “Sulla natura”. L’antropologia di Serge Moscovici è
approdata a una considerazione politica del problema ecologico contemporaneo, preziosa fonte di ispirazione per
tutti coloro che sono preoccupati dell’urgenza di una politica che faccia propria la dimensione ecologica.
Le Sue opere sono pubblicate in Italia da Il Mulino, Il Saggiatore e Bollati Boringhieri.
Consegna il premio Edgar Morin
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CORO “MANOS BLANCAS“
Premio Nonino Rist d’Âur 2010
NOTE
Il Direttore della Casa di Beethoven a Bonn - Germania, Michael Landerburger, dopo aver visitato il Venezuela e
conosciuto il lavoro del Sistema delle Orchestre Giovanili ed Infantili del Venezuela, si è commosso quando ha
osservato il lavoro del gruppo di origine di Barquisimeto, Manos Blancas (Mani Bianche), poiché istantaneamente
lo ha associato al grande musicista Ludwing Van Beethoven, che fu colpito da incapacità uditiva durante la sua
giovinezza.
Un paio di guantini bianchi, icona del gruppo, rimarranno nella stessa bacheca dove si conservano importanti
oggetti personali del grande musicista.
“Il Sistema” delle Orchestre Giovanili ed Infantili del Venezuela, diretto dal Maestro José Antonio Abreu, realizza
un ampio lavoro che include anche bambini e giovani con differenti handicap, inserendoli nella società.
Il gruppo Mani Bianche (Manos Blancas) creato a Barquisimeto, è un’iniziativa di Naybeth García e Johny Gómez,
rappresentanti del Sistema delle Orchestre Giovanili ed Infantili del Venezuela.
Oggi l’handicap uditivo o della parola non è un limite per appartenere ad un gruppo corale.
Questi bambini, con i loro guanti di oro bianco, realizzano con un linguaggio coreografico, il canto con i segni,
quel canto che l’altra metà del gruppo canta con la propria voce. Si è provato che i bambini con handicap auditivo
possono sviluppare sensibilità di fronte ad altri tipi di stimoli. Gli impulsi e le vibrazioni che ricevono dal loro
ambiente, il potere della musica, rendono possibile che esprimano aritmicamente qualsiasi pezzo musicale.
(Libro e dvd: L'
altra voce della musica. Il viaggio con Claudio Abbado tra Caracas e l'
Avana di Helmut Failoni e
Francesco Merini - Ed. il Saggiatore).
Coro Manos Blancas
“La musica deve essere riconosciuta come un … agente dello sviluppo sociale nel senso più alto, perché trasmette
i valori più elevati – solidarietà, armonia, pietà reciproca. E ha la capacità di unire un’intera comunità e di
esprimere sentimenti sublimi.” José Antonio Abreu
Anche loro possono entrare nelle Orchestre. Con lo slogan “Anche noi siamo il Venezuela”, nel 1975 nacque il
programma di Educazione Speciale del Sistema Nazionale delle Orchestre Giovanili e Infantili del Venezuela,
finalizzato alla cura, attraverso l’insegnamento musicale, di bambini, bambine, adolescenti e giovani con deficit
conoscitivo, visivo ed uditivo, con difficoltà di apprendimento, impedimenti motori e autismo. Il progetto oggi si è
stabilito in altri nuclei di altre Regioni del Venezuela.
Il coro di Mani Bianche è il gruppo leader del Programma di Educazione Speciale.
Fu creato nel 1999 dalla professoressa Naibeth García ed è suddiviso in due aree: quella gestuale, formata
principalmente da bambini e giovani con carenze uditive, i quali utilizzano guanti bianchi o colorati, a secondo
dell’opera che interpreteranno; e quella orale, formata da bambini e giovani con handicap visivi e cognitivi, con
difficoltà motorie, difficoltà per l’apprendimento e autismo, così come anche per quelli che, senza nessun handicap,
danno esempio del diritto che tutti abbiamo di prendere parte alla società.
L’idea è quella di inserire migliaia di venezuelani che per generazioni sono stati segregati dalla società; per
riconquistare il diritto che sempre hanno avuto di partecipazione e uguaglianza di opportunità.
In Venezuela esistono 12 Cori di Mani Bianche i quali hanno la loro sede nei Nuclei dove si svolge il Programma
di Educazione Speciale: Barquisimeto, Punto Fijo, Merida, San Felipe, Duaca, Margarita, Pueblo Llano Merida,
Aroa, Coro, Calabozo, Carora e San Cristobal.
Le loro presentazioni artistiche hanno avuto dei riconoscimenti di grandi figure dell’ambito internazionale quali: il
famoso direttore Claudio Abbado, il maestro Simon Rattle, direttore della Filarmonica di Berlino; il Quartetto
d’archi della Filarmonica di Berlino; Michael Landerburger, presidente del Museo di Beethoven in Germania;
Mark Churchill, direttore del Conservatorio New England di Boston; il maestro Shoji Sato di Giappone; il direttore
della Sinfonica della Gioventù Venezuelana Simón Bolívar, Gustavo Dudamel; Patricio Aizaga, direttore
dell’Orchestra Nazionale di Ecuador; Gerald Wirth, direttore del Coro di Voce Bianche di Vienna e il soprano
italiano Mirella Freni, fra gli altri.
Oltre che in Venezuela questo progetto sta per essere realizzato in Argentina e Costa Rica .
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JEAN JOUZEL
Premio Nonino 2010
NOTE BIOGRAFICHE
Jean Jouzel nasce il 5 marzo 1947 a Janzé (Ille-et-Vilaine), ha un’abilitazione all’insegnamento in chimica
(conseguita nel 1967), un dottorato in chimica-fisica (1968), un diploma dell’École supérieure de chimie
industrielle di Lione (1968), un dottorato DEA di chimica-fisica (1969), un dottorato di 3° ciclo in chimica-fisica
(con tesi intitolata “Misure di trizio in piccole quantità d’acqua a tenore naturale” discussa nel 1973 alla facoltà di
Orsay), e un dottorato in scienze (con tesi intitolata “Complementarietà di misure di deuterio e trizio per lo studio
della formazione dei granelli di grandine” discussa nel 1974 alla facoltà di Orsay). Le sue attività professionali lo
hanno portato a incarichi quali ingegnere di ricerca presso il Laboratorio di geochimica isotopica (CEA di Saclay) a
partire dal 1974, responsabile dello stesso laboratorio dal 1986 al 1991, vicedirettore del Laboratorio di glaciologia
e geofisica dell’ambiente (LGGE, CNRS di Grenoble) dal 1989 al 1995, vicedirettore del Laboratorio di
modellizzazione del clima e dell’ambiente (LMCE/CEA) dal 1991 al 1996, capo del LMCE nel 1997, responsabile
del gruppo Climat del Laboratorio di scienze del clima e dell’ambiente (LSCE-CEA/CNRS) dal 1998 al 2000, e
direttore dell’Istituto Pierre-Simon-Laplace dal 2001. È direttore di ricerca al CEA dal 1995.
A livello nazionale e internazionale, Jean Jouzel è o è stato: membro di PAGES (PAst Global changeES) il
programma scientifico internazionale che fa parte del programma biosfera-geosfera, dal 1988 al 1995; delegato
francese presso il primo gruppo di lavoro dell’IPCC - Gruppo intergovernativo per lo studio del cambiamento
climatico - Premio Nobel per la pace 2007 dal 1994; esperto di questo gruppo nel secondo e terzo rapporto è ora un
membro attivo della sua dirigenza come pure del Comitato francese dell’ambiente polare dal 1994; presidente e
direttore esecutivo del progetto EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica) dal 1995 al 2000, membro
del gruppo di controllo di CLIVAR (CLIimate VARiability and Predictability) del Programma mondiale di ricerca
sul clima dal 1996 al 2001, rappresentante del CEA presso il comitato LESC (Life and Environmental Sciences)
della Fondazione europea della scienza dal 1995 al 2000, membro del Comitato consultivo delle scienze del pianeta
dal 1999, e dal 2000 presidente del Consiglio di amministrazione dell’Istituto polare francese Paul-Émile Victor
(IPEV).
Membro di diverse società scientifiche tra le quali l’American Geophysical Union e l’International Glaciological
Society, membro dell’Academia Europæa dal 1990, Premio Philip-Morris 1992 in climatologia, cavaliere
dell’Ordine nazionale del merito (1993), dottore honoris causa della Libera Università di Bruxelles (1997), Flint
Lecturer (Yale University,1996), Milankovitch Medal (European Geophysical Society, 1997), Premio
dell’Académie des Sciences (premio CEA, 1999) e del Premio Ippolito (dell’Accademia Nazionale dei Lincei,
2000). E’ autore e coautore di oltre duecentocinquanta pubblicazioni delle quali circa duecento sono uscite sulle più
importanti riviste internazionali, più di trenta articoli su “Nature” o “Science”, è dunque l’autore più citato nel
campo delle scienze dell’Universo.
Il gruppo di ricerca da lui guidato, nel 1987, ha fatta la prima grande scoperta nello studio dell’evoluzione del clima
dimostrando che le variazioni della temperatura della terra sono legati al contenuto di gas serra presenti
nell’atmosfera .
Uomo di laboratorio, Jouzel appartiene a quella comunità di scienziati convinti – e preoccupati – per la potenziale
entità del problema riguardante l’aumento della concentrazione di gas a effetto serra legato alle attività dell’Uomo,
e dell’urgenza di analizzarne tutte le sfaccettature.
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SIEGFRIED LENZ
Premio Internazionale Nonino 2010
NOTE BIOGRAFICHE
Scrittore di racconti, romanziere, drammaturgo e saggista tedesco. Assieme a Günter Grass, Heinrich Böll, e Martin
Walser, Siegfried Lenz è uno dei più importanti autori nella letteratura tedesca del dopoguerra
Lenz raccoglie consenso di pubblico e di critica per le sue storie, note per il loro realismo e per lo stile narrativo
tradizionale. I suoi scritti spesso indagano i temi del dovere, dell’autorità e della responsabilità, sebbene la risonanza
politica della sua narrativa sia più spesso sottintesa che manifesta.
Secondo William P. Hanson, “l’interesse finale di Lenz è nella gente e nelle sue relazioni, e le molteplici possibilità
innate nel carattere umano. Non i colpi di bianco e nero, ma le aree sfumate di grigio dell’esperienza umana
costituiscono quello che riesce a riprodurre con raffinata sensibilità. La responsabilità e le aspirazioni, l’indifferenza e la
debolezza sono le sue principali preoccupazioni”. Lenz nacque il 17 marzo 1926 a Lyck, una piccola città della Masuria,
Prussia orientale, che ora fa parte della Polonia. Si arruolò in marina nel 1943, ancora adolescente, e prestò servizio su
un incrociatore nel Baltico. Negli ultimi mesi della guerra disertò in Danimarca e si consegnò alle autorità britanniche.
Dopo la guerra studiò letteratura all’Università di Amburgo e divenne redattore del giornale Die Welt.
Lenz pubblicò i suoi racconti su Die Welt, come pure il suo primo romanzo, “Es waren Habichte in der Luft “ (Hawks
Were in the Air), nel 1951. Membro fondatore del Gruppo 47, un influente gruppo di scrittori del dopoguerra negli anni
cinquanta, il suo primo vero successo letterario fu un libro di racconti sulla sua natia Masuria, “So zärtlich war
Suleyken” (So Tender Was Suleyken). Scrisse questi racconti per dare a sua moglie un’idea della sua patria.
Nel 1968 scrisse il romanzo Deutschstunde (Lezione di Tedesco ed Neri Pozza). Questo libro, sul conflitto fra dovere e
responsabilità in una piccola città durante la guerra, fu un best-seller acclamato dalla critica, e considerato da molti il suo
capolavoro. Negli anni sessanta fu attivo in politica come portavoce della campagna elettorale per il partito Social
Democratico. Nel 1970 accompagnò il Cancelliere Willy Brandt in Polonia per presenziare alla firma di un trattato
tedesco-polacco. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per i suoi romanzi e i suoi racconti, incluse alcune delle più alte
onorificenze della letteratura tedesca. E’ stimato per la serietà del suo lavoro, e per il modo in cui solleva gli argomenti
senza dare dogmaticamente le risposte. Molti dei suoi romanzi e dei suoi racconti sono stati adattati per la televisione
tedesca.
Opere principali
“So Tender Was Suleyken” è stata la prima raccolta di racconti di Lenz a raggiungere un vasto pubblico. Questa
raccolta, che viene considerata fra le opere più sentimentali di Lenz, è atipica rispetto al suo lavoro di Lenz.
I temi maggiormente associati a Lenz – responsabilità e scelta morale, in particolare durante la guerra – sono
completamente presenti nelle sue raccolte seguenti, “Jäger des Spotts” (Hunter of Ridicule) e “Das Feuerschiff“ (Il
Battello-faro). Molti dei racconti in queste opere, che sono chiaramente influenzate da Ernest Hemingway, coinvolgono
l’eroismo e il fallimento nella battaglia contro gli elementi. La storia che dà il titolo a Il Battello-faro riguarda la lotta di
un comandante contro criminali che cercano di dirottare la sua nave. Il comandante è restio a resistere ai criminali finché
essi non muovono il battello-faro, che indica il canale, e in questo modo mettono in pericolo le altre navi nell’area. Il
punto in cui la resistenza è garantita è un tema che ricorre molte volte nella narrativa di Lenz. Questo è un aspetto
importante del suo romanzo più famoso Lezione di Tedesco, come pure della novella “Ein Kriegsende” (An End of the
War). Questa storia, che Lenz ha aiutato ad adattare per la televisione tedesca, racconta la storia di un incrociatore
inviato per un’impossibile missione di salvataggio proprio nel momento in cui viene annunciata la resa. Il comandante è
deciso a continuare la missione, ma l’equipaggio si ammutina e il secondo assume il comando della nave. Il secondo
conduce la nave in un porto danese dove, dopo una breve corte marziale, viene condannato a morte e fucilato. Questo
magistrale racconto mette in evidenza la grande abilità di Lenz di raccontare una storia dall’interno. La prospettiva del
comandante, che vuole salvare soldati feriti nonostante i rischi, come pure il punto di vista dell’equipaggio spaventato e
l’intraprendente, responsabile secondo, sono completamente sviluppati, di modo che non c’è una chiara o giusta
soluzione nella storia. Così, la veloce e brutale decisione della corte militare viene come un particolare shock.
A parte i racconti più sperimentali raccolti in “Einstein überquert die Elbe bei Hamburg” (Einstein Crosses the Elbe near
Hamburg), l’opera di Lenz è molto tradizionale. Molti dei suoi lavori, come “So Tender Was Suleyken, Geist der
Mirabelle” (Spirit of the Yellow Plum) e il romanzo “Heimatmuseum” (The Heritage), raccontano la vita di paesi o
piccole città della Germania provinciale.
Tuttavia, i critici concordano che le sue opere migliori, anche se riguardanti problemi specificamente tedeschi – come la
responsabilità per gli atti compiuti sotto il regime nazista – sono profondamente filosofiche e raggiungono un livello
universale di comprensione umana.
La sua ultima fatica tradotta in italiano è “Schweigeminute” 2008, Un minuto di silenzio (ed. Neri Pozza).
In Germania ha appena pubblicato un nuovo racconto “Landesbühne” ( Hoffmann-und-Campe verlag ).
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SERGE MOSCOVICI
Premio Nonino a “un Maestro del Nostro Tempo 2010”
NOTE BIOGRAFICHE
Serge Moscovici (Srul Her Moscovici - Srul Hersh Moskovitch) nacque nel 1925 a Br ila da famiglia ebrea.; nel 1938
fu espulso dalla scuola superiore di Bucarest in seguito alla legislazione antisemita appena emanata. Nel 1939, si unì
all’allora illegale Partito Comunista Rumeno. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu internato dal regime di Ion
Antonescu in un campo di lavori forzati, finché fu liberato dall’Armata Rossa Sovietica nel 1944. Durante quegli anni,
imparò il francese da autodidatta e si istruì leggendo opere filosofiche (comprese quelle di Baruch Spinosa e René
Descartes). Dopo aver inizialmente accolto bene l’occupazione sovietica, Moscovici fu progressivamente disilluso dalla
politica comunista, e notò l’incidenza dell’antisemitismo fra i soldati dell’Armata Rossa. Mentre il regime comunista
prendeva il sopravvento e scoppiava la Guerra Fredda, aiutò i dissidenti Sionisti ad attraversare il confine illegalmente.
Per questo, nel 1947, fu coinvolto in un processo tenutosi a Timisoara, e decise di lasciare la Romania. Scegliendo
l’immigrazione clandestina, arrivò in Francia un anno dopo, passando attraverso l’Ungheria e l’Austria, e trascorrendo
un periodo in un campo per rifugiati in Italia. A Parigi, aiutato da un fondo per i rifugiati, studiò psicologia alla Sorbona,
lavorando allo stesso tempo in un’azienda industriale. All’epoca, Moscovici si avvicinò agli scrittori di base a Parigi, fra
cui gli Ebrei Rumeni di nascita Paul Celan e Isaac Chiva. Riferendosi a se stesso, Celan e Moscovici, Chiva in seguito
ricordò: “Per noi, gente di sinistra, ma che aveva abbandonato il comunismo, il primo periodo a Parigi, in una capitale
dove l’ambiente intellettuale si stava sviluppando con un entusiasmo Stalinista completo, fu veramente duro. Eravamo
fra l’incudine e il martello: da un lato l’ambiente universitario francese che ci vedeva come “fascisti” […] Dall’altro gli
esuli Rumeni, soprattutto gli studenti nazionalisti, quando non completamente di estrema destra, che non si trattenevano
dal denunciarci come “talpe” comuniste al soldo di Bucarest o Mosca”. La tesi di Moscovici del 1961 (La psychanalyse,
son image, son public), seguita dallo psicanalista Daniel Lagache, esplorava le rappresentazioni sociali della psicanalisi
in Francia. Moscovici, inoltre, studiò epistemologia e storia delle scienze con il filosofo Alexandre Koyré. Negli anni
sessanta fu invitato negli Stati Uniti dall’Istituto per gli Studi Avanzati dell’Università di Princeton, lavorò anche
all’Università di Stanford e a Yale, prima di ritornare a Parigi per insegnare alla École pratique des hautes études. A
partire dal 1968, assieme a Brice Lalonde e altri, fu coinvolto nella politica verde. Dottore honoris causa de la London
School of Economics and Political Sciences e delle università di Bologne, Bruxelles, Genève, Glasgow, Pécs, Sussex,
Séville, Mexico, Lisbonne, nel 2003 ha ricevuto il Premio Balzan per la Psicologia Sociale.
Pensiero
I lavori di Serge Moscovici sono caratterizzati dalla loro grande novità: hanno ribaltato i paradigmi canonici della
disciplina, rinnovato i suoi metodi di ricerca e i suoi orientamenti, creato una tradizione europea in psicologia sociale la
cui originalità è universalmente riconosciuta. Questo scienziato occupa, nelle scienze contemporanee dell’uomo e della
società, un posto a parte. L’ampiezza e la diversità dei suoi interessi l’hanno spinto a viaggiare attraverso le discipline: la
filosofia, la matematica, la storia della scienza, la psicanalisi, la psicologia sociale. La sua tesi di dottorato, consacrata
alla psicanalisi, alla sua immagine ed al suo pubblico (1961), è seguita da una serie di ricerche sulle relazioni tra la
natura e le società umane, che gli consentono di elaborare la teoria delle rappresentazioni sociali, di indagare i legami
esistenti tra gli uomini. Serge Moscovici collega la nozione di individuo autonomo, capace di iniziative e di scelte, con
quelle di famiglia, istituzioni, categorie professionali, nazioni, le quali determinano le possibilità d’azione, la sorte ed il
destino di ognuno e di tutti. Studia come gli individui organizzano le loro esperienze nell’ambiente sociale, come si
sviluppano le dinamiche situazionali tra gli individui, e parallelamente analizza i livelli di inserimento sociale, le
credenze, i valori e le ideologie della società. Per Serge Moscovici la spiegazione psicosociale deve tener conto del
legame tra l’individuale ed il collettivo, tra il soggetto e il sistema. Questa concettualizzazione fa della psicologia sociale
europea un’alternativa alla psicologia sociale americana, tanto dal punto di vista teorico che metodologico.
Le teorie delle rappresentazioni sociali e dell’influenza delle minoranze costituiscono le sue innovazioni maggiori. Esse
sono all’origine di numerosi programmi di ricerca, che rendono conto delle condotte individuali e di quelle collettive.
Egli dimostra che gli individui cambiano allorché sono in gruppo, ma anche che certe minoranze sono capaci di far
cambiare le opinioni, i modi di fare e di pensare dei grandi insiemi sociali. La teoria delle rappresentazioni sociali, la
teoria dell’influenza sociale minoritaria e la teoria delle scelte collettive e del consenso sociale, sono i tre contributi più
importanti di Serge Moscovici alla psicologia sociale europea.
Tra le opere pubblicate in Italia ricordiamo : Psicologia delle minoranze attive (1981 Bollati-Boringhieri),
La fabbrica degli dei , Saggio sulle passioni individuali e collettive (1991 Il Mulino), Le Rappresentazioni sociali
(2005 ed. Il Mulino), Sulla natura , per pensare l’ecologia (2005 Il Saggiatore), Psicologia Sociale (1989 Borla).
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