università degli studi di verona

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università degli studi di verona
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA
FACOLTÀ DI ECONOMIA
CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA E COMMERCIO
DIPARTIMENTO DI ECONOMIA AZIENDALE
TESI DI LAUREA
“UN FIORE PER NON DIMENTICARE”
Relatore:
Ch.mo Prof. CLAUDIO BACCARANI
Laureando: DAVIDE FIORE
ANNO ACCADEMICO 2003/2004
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Copyright by Marco Vaccari
“10,25 Per non dimenticare”
A mio zio Davide Caprioli,
studente in Economia e Commercio
presso questa stessa Università,
che non ho mai avuto l’onore di
abbracciare,
poiché il diritto di vivere gli fu negato.
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Si ringraziano:
l’Associazione tra i Familiari delle Vittime alla Strage di Bologna del 2 agosto 1980, il
suo Presidente Paolo Bolognesi e Nicoletta Grazia, il Professor Claudio Baccarani,
Cinzia Venturolli del Cedost, tutto il Dipartimento di Economia Aziendale
dell’Università di Verona, per l’aiuto indispensabile fornito, il Sig. Vaccari per le
utilissime foto.
I miei genitori, mio fratello, i miei nonni, “per il supporto tecnico e morale”, Daniela
perché mi ha sopportato alla grande, i miei parenti ad Ancona perché non vado mai a
trovarli, lo zio Andrea e la cugi, che mi rende sempre allegro; Zante, Simo, Cico,
Angelo,Gp, Buz, per le giornate a scuola, le mille avventure; Bangi per avermi dato una
mano con il blog, Fabio perché se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, Brait che mi da
sempre i turni che voglio, Marco per il tempo, la fiducia e l’amicizia, lo Studio Anti per
il tempo sottratto al lavoro, Gianni e Pinotto che “non mi devono toccare”, Leda, Sara,
Nicola, i Beduini, la Michi, la Peruzza e tutto il Centro Fumane e San Flo; Nik, Jack,
Bob, Belu, Liut, Paco, Giacomo, Eddi e tutta la Bentegodi “armata Brancaleone”
Pallanuoto; la Ale che fra poco tocca a lei, Christian per aver condiviso con me le gioie
dell’ostello di Belfast, Elisa per tutti gli appunti che mi ha fornito in questi anni;
Stefano, Philipp e “quelli che.. nel villaggio giocavano a Risiko”; i “gemei”, Max,
Giorgia 1 e Giorgia 2, Nik, Roby, tutto il gruppo e ovviamente la mia 883, e poi Elisa,
la Roby, Dide, Zive, Erika, Vivi, la Prof. Pezzini e il Prof. Vaona, il Paia, ai butei di San
Pietro, le perugine, il mio barbiere Roberto “che ormai c’è poco da tagliare”,
Alessandra, la ditta Flover s.r.l. per la disponibilità.
Tutti coloro che non ho inserito, che sono tanti.
Tutti coloro che ho importunato con le mie domande.
E ovviamente anche un grazie a tutti coloro che su di me scommettevano poco.
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INDICE.
Introduzione.
Capitolo primo.
13
L’esplosione ed i primi soccorsi
13
I giorni successivi
21
I funerali
25
Le Vittime
33
Capitolo secondo.
37
La nascita dell’Associazione
37
Gli anni successivi
47
La proposta di legge di iniziativa popolare
50
Le nuove fasi del processo
53
Gli ultimi sviluppi del processo
61
Torquato Secci, il padre dell’Associazione
65
La nuova struttura e le recenti iniziative
67
Capitolo terzo.
71
La stazione come non luogo
71
Gli “imprenditori etici della memoria”
73
Capitolo quarto.
77
Definizione di fund raising
77
Un prospetto del ciclo di fund raising
81
Capitolo quinto.
85
I fase: avvio del fund raising
85
Il case statement
85
Superamento degli eventuali ostacoli o resistenze all’interno dell’organizzazione
93
-7-
Formazione dello staff di fund raising
95
Capitolo sesto.
99
II fase: l’analisi dell’organizzazione bolognese
99
L’ambiente interno
101
L’ambiente esterno
113
La SWOT analysis
117
La composizione dei fondi, analisi dei rendiconti
119
Capitolo settimo.
129
III fase:
129
Strumenti di analisi dei soggetti
129
I soggetti ed i mercati del fund raising
133
Analisi del mercato delle donazioni
137
Capitolo ottavo.
145
IV fase: la progettazione
145
Un ipotetico piano di progettazione
147
Le idee
149
Il “blog” come mezzo di comunicazione
151
L’asta on-line
153
La definizione dei parametri, i costi da sostenere, le operazioni da effettuare
155
Capitolo nono.
159
V fase: la messa in opera ed il monitoraggio
159
Capitolo decimo.
163
VI-VII fase: la valutazione, la fidelizzazione e la revisione del ciclo
163
Considerazioni conclusive.
165
Appendice.
167
Archivio fotografico.
183
Bibliografia e fonti.
191
-8-
INTRODUZIONE.
“Il futuro ha radici ben salde. Spetta a noi coltivare la memoria del passato, perché
non vi siano più vittime di guerre che si combattono in tempo di pace”
(Daniele Biachessi)
Perché un’Associazione non riconosciuta che, da ormai venticinque anni, si occupa
della tutela e dell’assistenza delle Vittime della Strage alla Stazione di Bologna del 2
agosto 1980, e dei loro familiari, dovrebbe interessarsi a dei progetti di raccolta fondi?
Perché un’organizzazione, costituita dai familiari stessi, comuni cittadini, gente
“normale”, che con le sue battaglie ha riportato dignità a tutti coloro che hanno subito
violenza, sia terroristica che mafiosa e criminale, dovrebbe occuparsi di un operazione
così “materiale”, forse più consona ad altri enti?
Perché un fenomeno, generalmente considerato tanto tipicamente americano quanto
un’apple pie, come quello del fund raising, potrebbe interessare un’organizzazione
senza fini di lucro, tanto più se questa deve affrontare ogni giorno il delicato argomento
del terrorismo e della sofferenza che esso porta?
È giusto chiedere di donare anche per cause di questo tipo?
È giusto che un’organizzazione così speciale ragioni anche come una vera e propria
azienda, programmando e pianificando quella che sarà la propria vita finanziaria e
patrimoniale?
Gli ideali etici di Giustizia e Verità possono andare di pari passo con il reperimento di
fonti di capitale?
Queste le domande, nate spontaneamente il 2 agosto 2004,
dopo aver discusso
brevemente di fund raising con Marco Bolognesi, di professione regista, fotografo e
artista.
Ventiquattro anni prima, esattamente la mattina di un altro afoso 2 agosto, di sabato, in
una stazione affollata come non mai, dei biechi assassini collocarono un ordigno
esplosivo il quale, deflagrando, causò la morte di 85 persone e ne ferì più di 200.
Da allora i familiari di queste persone, riunendosi insieme, hanno dato vita ad
un’associazione, forse più che ad un’associazione, ad un fenomeno sociale.
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Un gruppo di testimoni di un passato scomodo per molti, una salvezza per altri, queste
persone hanno costruito, partendo dal dolore e dalla rabbia, una strada nuova, mai
imboccata prima, una strada spesso in salita per arrivare alla Verità finale, la Verità che
rendesse Giustizia a quegli 85 nomi incisi su una fredda lapide, davanti a uno squarcio,
nella sala d’aspetto di seconda classe della Stazione di Bologna.
“È stata la mobilitazione popolare e la forte presa di coscienza cresciuta nel Paese
attraverso migliaia di assemblee [..], dall’associazionismo volontario e da comunità di
varia estrazione a restituire alle Istituzioni la forza di reagire e di ritrovare il gusto del
vivere civile.
Dobbiamo essere grati anche alle associazioni dei familiari delle vittime per averci
aiutato, ed in modo molto incisivo, nella ricerca di questa identità perduta,
[..]” (Claudio Nunziata, Pubblico Ministero).
Per tanti anni essi si sono impegnati, opponendo alla violenza del terrorismo quella
della Cultura, della Giustizia, della forza di volontà, organizzando e promuovendo
eventi più o meno impegnativi.
E lo hanno fatto grazie all’aiuto dei tanti che come loro si sentivano umiliati, derisi, da
uno Stato che troppe volte ha chiuso gli occhi davanti a crimini di questo tipo.
Ora, dopo 25 anni, la forza di queste persone ha bisogno di essere tramandata, e
l’Associazione è sempre più impegnata “per non dimenticare”, per far in modo cioè che
la società non dimentichi, che i giovani sappiano ciò che successe in quegli anni, che
coloro che vissero quei momenti trasmettano il messaggio alle “nuove leve”, perché
tutto questo possa non ripetersi più.
Ma la strada è sempre più dura, e in un mondo ormai sempre più veloce, sempre più
tecnologico, sempre più costoso, gli scopi prefissati sembrano sempre più difficili da
raggiungere.
Servono idee, idee originali, per poter “sopravvivere”.
Ma servono, purtroppo, anche i mezzi economici per poterle applicare.
Sono stati già scritti migliaia di libri, di articoli, di racconti sulla strage, così come sono
stati pubblicati moltissimi volumi sul fund raising.
Quello che si è cercato di sostenere in questo piccolo contributo alle Vittime di una
delle più nere pagine di storia italiana, sono le potenzialità che anche un’associazione di
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questo tipo potrebbe avere nel campo delle donazioni, indispensabili per la vita stessa di
questi enti.
Perché non cercare di fare ciò che gli americani già hanno fatto, dopo la tragedia dell’11
settembre?
Perché non creare iniziative che riescano a conciliare la mission propria
dell’organizzazione con la raccolta di fondi, che le permettano di generare altre
iniziative, fidelizzando i propri donatori e creandone altri?
Certo, l’Associazione non è nuova a donazioni e raccolta fondi, ma ha finora
considerato tale aspetto sempre come marginale, che cioè completasse l’opera, non che
la integrasse.
Non è mai stato quindi preparato un vero e proprio “ciclo del fund raising”, che dopo
una profonda analisi introspettiva, partendo da idee sempre nuove e moderne, magari
scaturite da giovani volontari “selezionati ed arruolati”,
promuovesse progetti,
eventualmente anche semplici ed economici, quali ad esempio l’offerta di un “fiore per
non dimenticare”, o di dipinti preziosi, accompagnati, o meglio sostenuti, dalla nascita
di un “blog” proprio dell’organizzazione bolognese.
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CAPITOLO PRIMO.
L’esplosione ed i primi soccorsi.
Alle 10,25 del 2 agosto 1980 un mostruoso atto di terrorismo provocava il crollo di
un’ala della stazione ferroviaria di Bologna, centro di snodo e smistamento cruciale per
il traffico ferroviario italiano.
“Speranze, discorsi, progetti, sogni, delusione, rabbia, rancori, paure, serenità di una
vacanza promessa anche solo per un’estate, un’onda piena di tutto questo si è riversata
in meno di un secondo nella piazza della stazione, verso il primo binario, si è infilata nel
sottopassaggio.”
La prima ambulanza piombò sul piazzale della stazione neanche due minuti dopo.
“E fu, da allora, un incessante accorrere di soccorsi, di medici, infermieri, Carabinieri,
Vigili del Fuoco, in un frastuono di sirene, in un vortice di gente impazzita che usciva
terrorizzata dall’edificio colpito a morte o che cercava di entrarvi alla ricerca d’un
figlio, di una madre, di un parente, di un amico.
Ragazzi stranieri, che attendevano una coincidenza per il mare, si chiamavano per nome
e non si ritrovavano più.
Dalle macerie estraevano gli zaini insanguinati e le salme dei compagni di viaggio, che
erano venuti a concludere a Bologna, in una calda mattinata di Agosto, la loro breve
esistenza1”.
I vigili del fuoco (mentre il traffico veniva bloccato perché tutta Bologna stava
riversandosi alla stazione con il cuore in gola e con l’angoscia d’un temuto mostruoso
atto terroristico) dirottavano un autobus verso l'ingresso della stazione, il cui atrio
evocava un campo di battaglia, per caricarvi le prime salme e i primi feriti.
Quando giungeva all’Ospedale Maggiore, i medici ne scaricavano sei morti e una
ventina di feriti.
Altri cadaveri, altri feriti venivano caricati su ogni mezzo disponibile, e via verso gli
ospedali cittadini: Sant’ Orsola, Rizzoli, Traumatologico, Bellaria, e ancora il Maggiore.
Mezzi dell’ATC e di privati cittadini si sono sommati alle vetture di pubblica assistenza
per accompagnare in ospedale i feriti.
1
Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
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L’intera città, freneticamente, si è messa in moto, è venuta in soccorso, con civiltà e
umanità..
La RAI e le radio private lanciavano intanto messaggi a tutti i medici e al personale
sanitario perché accorressero, le sale chirurgiche venivano tutte riaperte, anche quelle
che erano state chiuse per le vacanze.
Sul cielo di Bologna, “immoto dopo la vampata di morte2”, volteggiavano gli elicotteri
dei
Carabinieri per coordinare i soccorsi nei quali si prodigavano tutti i reparti disponibili a
Bologna, mentre si annunciava l’ arrivo di aiuti anche dalle vicine città.
“Le autorità, col Prefetto e il Questore in testa, erano arrivate sul posto immediatamente
ed erano pressate da ogni parte, in particolare dal Ministero dell’Interno, dal Quirinale,
da Palazzo Chigi, per avere più notizie di quelle fatalmente approssimative rilanciate
subito dalla radio e dalle Agenzie di stampa.”
L’incubo di un atto terroristico, nell’anniversario dell’Italicus che cade il 4 Agosto,
all’indomani del deposito della Sentenza Istruttoria, veniva in parte dissipato
dall’ipotesi che a provocare l’ allucinante sciagura fosse stata l’esplosione di una
caldaia.
“Sembrava impossibile che una bomba, una sola bomba, avesse potuto abbattere un
edificio solido e massiccio come quello della stazione3”.
Ma anche l’ipotesi della caldaia veniva contestata.
Sotto il ristorante e sotto la sala di aspetto di
seconda classe, si dice in un turbinio di
informazioni, si trovava una caldaia troppo piccola
per provocare un’esplosione di tale entità.
Intanto si continuava a scavare febbrilmente fra le
macerie del ristorante della Stazione che, al
momento dell’esplosione, era affollatissimo non
solo perché era il primo sabato del mese di
(Fonte:
www.stragi.it)
2
Biachessi D, Un attimo…vent’anni, Pendragon, 2000
3
Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989, per l’immagine della sala d’aspetto crollata: www.stragi.it.
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Agosto, ma anche perché preferito dai passeggeri in sosta per i suoi ambienti rinfrescati
dall’aria condizionata.
Non appena appresa la notizia della grande tragedia l’ Amministrazione Comunale di
Bologna aveva subito deciso e organizzato un ufficio di assistenza.
Assessori comunali si erano recati sul luogo del disastro per provvedere al
coordinamento delle iniziative di soccorso.
Subito dopo la Giunta Comunale si era riunita in seduta straordinaria insieme ai capi dei
gruppi consiliari ed aveva deciso una seria di misure urgenti.
Venivano subito messi a disposizione tutti i vigili urbani, e gli automezzi dell’AMIU,
per accelerare le operazioni di sgombero delle macerie.
Presso la sede comunale di Palazzo d’Accursio era stato approntato un ufficio per dare
ogni genere di assistenza ai familiari delle vittime e dei feriti.
L’ufficio disponeva di due linee telefoniche.
L'Amministrazione Comunale aveva inoltre previsto la sistemazione in alberghi della
città di coloro che erano costretti a pernottare in seguito alla grande tragedia.
I soccorsi, il recupero dei feriti e dei morti, lo sgombero delle macerie continuavano per
tutto il pomeriggio del 2 agosto più solleciti che mai.
I primi soccorritori lavoravano con le lacrime agli occhi, non parlavano tanta era la loro
commozione, con il progredire del loro lavoro si rendevano sempre meglio conto delle
enormi proporzioni della strage.
Intanto le ambulanze continuavano il loro frenetico andirivieni per trasportare agli
ospedali i feriti.
Poi sono arrivati anche 350 soldati della Brigata Trieste e del Genio ferrovieri con i loro
mezzi e le loro ambulanze.
Le sale d’attesa di prima e seconda classe, il ristorante e il self-service, erano un cumulo
di macerie sotto al quale si vedevano e si sentivano morti e feriti.
Sul primo binario, il diretto per Basilea, in sosta, era stato investito dall'esplosione e
alcune travi di ferro della pensilina avevano attraversato due vetture.
I corpi dei feriti e dei morti erano ovunque, perfino sotto il diretto in sosta.
Il lavoro dei soccorritori, dei Vigili del Fuoco e dei militari proseguiva senza sosta,
intanto continuava l’affannosa ricerca dei parenti, degli amici, dei compagni di viaggio
perduti.
- 15 -
Ma vi erano anche soccorritori che erano accorsi con cardiotonici, semplici liquori,
bende e lenzuola.
Indumenti, scarpe, zaini, borse, valigie erano sparsi ovunque.
Fra i soccorritori folto era il gruppo dei volontari che subito avevano iniziato a dare il
proprio aiuto, fra questi vi erano giovani militari che si trovavano nella stazione in
attesa di partire.
Il numero dei feriti era notevole, ben presto gli ospedali bolognesi si riempirono di
dolore e sofferenza.
Il numero dei morti si profilava talmente alto che si pensò subito a trasportarli
all’obitorio con un autobus, la cosa sembrò straordinaria, fuori dalla realtà, ma poi
risultò pratica e a tale scopo si adeguò l’autobus n. 4030 della linea 374.
I vetri erano stati internamente coperti da lenzuola, sul pavimento era stata gettata della
segatura.
L’autobus viaggiò per tredici ore di fila e sempre guidato (a parte la prima corsa) dallo
stesso uomo: l’autista Agide Melloni.
Per poter proseguire con i soccorsi anche di notte l’esercito mise a disposizione alcune
cellule fotoelettriche.
Nel frattempo dalla Prefettura giungeva notizia che dalle autorità competenti erano state
aperte tre inchieste: una del Ministero del Interno, una della Magistratura, una delle
Ferrovie.
“Il
Presidente
Repubblica
della
Pertini
interrompeva
le
sue
vacanze in Val Gardena
per
raggiungere
Bologna.
Nel pomeriggio alle ore
17,30 con un elicottero
era giunto a Bologna e
dopo aver raggiunto in
auto l’Ospedale Maggiore era entrato in sala rianimazione per far visita ai feriti, dove
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L’immagine dell’autobus n 37 è stata presa da: www.stragi.it .
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era rimasto per più di cinque minuti, uscendone visibilmente provato ed ai cronisti che
gli si erano affollati intorno aveva ripetuto due volte: “Signori non ci sono parole. E’
terribile, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia mai avvenuta in Italia5””.
“Nello spazio di poche ore i muri della città si erano andati coprendo di manifesti di
condanna per l’ignobile eccidio; i giornali radio e i telegiornali del pomeriggio e della
sera diffondevano dettagliate notizie e le prime immagine dell’orribile strage”.
Nel corso della notte, durante lo sgombero delle macerie, veniva localizzato il punto
dove era avvenuta l’esplosione, cioè il punto dove era stata messa la bomba.
Il cratere, tecnicamente definito “fornello”, era costituito da una buca profonda 29
centimetri e con un diametro di 120.
Il punto era stato scelto con molta cura: la sala d’attesa di seconda classe, la più
frequentata a ridosso di un muro di sostegno, fatto di mattoni sbriciolati e scagliati tutto
intorno dal potente esplosivo.
“Ormai non vi erano più dubbi, la strage senza precedenti, l’immane sciagura, la
tragedia delle vacanze 1980, l’impresa più criminale che sia mai avvenuta in Italia era
stata provocata da una tremenda esplosione a seguito di una criminale azione
terroristica.
Veniva confermata così la sensazione, fattasi strada sin dal primo momento in gran
parte dei cittadini, che l’infame massacro di Bologna portasse la stessa impronta degli
eccidi di Piazza Fontana a Milano, di Piazza della Loggia a Brescia e del treno
Italicus6”.
Dopo il sopralluogo dell’autorità giudiziaria il cratere era stato circondato da transenne;
subito dopo mazzi di fiori avevano ricoperto lo spazio tra le transenne e la buca.
“Domenica 3 agosto i giornali riferivano che i morti erano 79 e i feriti 200; elencavano
i nomi delle Vittime e informavano che da ogni parte era stata apprezzata
l’organizzazione dei soccorsi al di sopra di ogni aspettativa, tanto per la tempestività
quanto per la completezza; si rilevava anche che l’aiuto era stato accompagnato dalla
tradizionale e spontanea gentilezza dei cittadini bolognesi.
Veniva elogiato, per la sua efficienza, anche il servizio di assistenza organizzato dal
Comune.
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Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
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Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
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Nella mattinata di domenica si riunivano in seduta congiunta a Palazzo d’Accursio il
Consiglio Comunale e quello Provinciale per portare ai familiari delle vittime e ai feriti
la solidarietà dei cittadini di Bologna e della Provincia”.
Durante la riunione arrivava anche il Presidente del Consiglio On. Cossiga che
ammetteva che si era trattata di una “deflagrazione dolosa”, un attentato di cui non
riusciva ad intendere le ragioni.
“Veniva così ufficialmente confermato quello che già per la grande maggioranza
dell’opinione pubblica bolognese era un evidente realtà e cioè che l’immane tragedia
che aveva provocato tanti morti e tanti feriti non era dovuta all’accidentale esplosione di
una caldaia, ma ad un gravissimo attentato terroristico7”.
Si capiva a cosa potessero giovare le bugie e le reticenze delle autorità; temevano le
reazioni, invece la popolazione bolognese aveva risposto con il massimo dell’impegno
che si era tradotto nella migliore efficienza e nel più sollecito intervento dei soccorsi.
I sindacati, di comune accordo, invitarono i propri iscritti ad uno sciopero di quattro ore
per il quattro agosto.
Dopo aver individuato, durante la notte, il punto dove era scoppiato l’ordigno esplosivo
e dopo i necessari sopralluoghi il Procuratore della Repubblica di Bologna, Dr. Sisti,
aveva rilasciato, alle 10,30 del 3 agosto, un comunicato stampa:
“…In relazione allo scoppio avvenuto il 2 agosto 1980 alle ore 10,25 presso la Stazione
Centrale di Bologna, tenuto conto delle risultanze dei sopralluoghi eseguiti nella
giornata di ieri con la collaborazione del collegio peritale, dell’avvenuto ritrovamento di
natura tecnica che saranno oggetti di speciali accertamenti ed a seguito delle nuove
constatazioni operate dall’ufficio nel sopralluogo delle ore 0,15 della notte scorsa a
rimozione ultimata delle macerie, constatazioni che hanno permesso di evidenziare un
probabile focolaio a forma di cratere sito sul pavimento della sala d’attesa di seconda
classe in corrispondenza di una struttura muraria completamente disintegrata e in
direzione del punto di maggior danneggiamento di una delle carrozze del treno “Adria
Express”, la Procura della Repubblica deve ora dare corso alla verifica dell’ipotesi del
delitto previsto dagli articoli 285 e 422 del Codice Penale, strage diretta ad attentare la
sicurezza interna dello Stato commessa mediante collocazione di ordigno nella
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Biachessi D, Un attimo…vent’anni, Pendragon, 2000
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necessaria comparazione di tutte le risultanze finora emerse ed avendo presenti tutte le
prospettazioni già affidate fin dal primo momento ai periti”.
Gli articoli del Codice Penale citati nel comunicato della magistratura testualmente
prevedono:
“Art. 285- Devastazione, saccheggio e strage. Chiunque, allo scopo di attentare alla
sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il
saccheggio o la strage nel territorio dello Stato, o in una parte di esso, è punito con
la pena dell’ ergastolo”.
“Art. 422- Strage. Chiunque fuori dai casi preveduti dall’ articolo 285, al fine
di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità è
punito, se dal fatto deriva la morte di una o più persone, con la pena dell’
ergastolo. In ogni altro caso si applica la reclusione non inferiore a 15 anni8”.
“Il tempo” in prima pagina titolava “Delitto di Stato” e nell’ articolo di fondo
diceva che “..Le pur misurate e caute parole della Procura di Bologna non
lasciano adito a dubbi: attentato, delitto di strage.. violenza.. la più vile, più
anonima, più devastatrice: quella che si scaglia contro la gente comune,
all’impazzata, il TERRORISMO DI MASSA.
Se da sinistra l’ordine democratico veniva colpito attraverso la classe dirigente, con uno
stillicidio oculato e crudele di assassinii, da destra la società viene attaccata spargendo il
terrore cieco, indiscriminato, della strage popolare..”
“In tutti i giornali il richiamo all’eversione di destra era preciso e dimostrato dalla stessa
metodologia che accomunava questa alle altre stragi colpiva la dimensione della strage,
era un massacro studiato nei tempi e nei modi sin nei minimi dettagli ed eseguito con
fredda determinazione. Si valutava che in quel momento alla Stazione fossero presenti
circa 1700 persone9”.
Il cardinale Poma Arcivescovo di Bologna aveva fatto visita ai feriti nei diversi ospedali
della
città; a Roma il Papa aveva parlato della strage nell’Angelus.
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Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
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“Tutti i segretari dei partiti esprimevano solidarietà e lanciavano appelli che lasciavano
il tempo che trovavano”.
Intanto le ruspe si erano fermate.
La gente era diminuita e non si sentiva più nessuno piangere, i rumori erano cessati, le
autoambulanze erano ferme, piano piano le esigenze quotidiane riprendevano il naturale
sopravvento.
- 20 -
I giorni successivi.
La mattina del 4 agosto sulla parete frontale della stazione si poteva leggere un
particolare unico manifesto nel quale un cittadino bolognese aveva scritto: “Pietà per le
Vittime, conforto ai colpiti, odio e infamia contro i viscidi vermi che strisciano
nell’ombra colpendo innocenti, donne e bambini, ragazzi, uomini, osannando i loro
crimini come glorie personali.”
Il “Resto del Carlino” quel mattino lanciava un appello per una sottoscrizione a favore
delle vittime:
“apriamo una sottoscrizione per le famiglie dei Morti che abbiano bisogno e per i feriti
che si trovino nelle stesse condizioni di necessità.
I colpiti non erano persone con molti mezzi; chi può disporre non va di sabato mattina a
far la coda in una stazione infuocata dal caldo10”.
Al mattino del 4 agosto secondo gli uffici comunali la tragica contabilità della strage,
anche se prudente, ammontava a 79 Morti, di 20 persone in prognosi riservata nelle
varie sale di rianimazione, di 188 feriti, fra cui 30 bambini.
I Morti stranieri erano 10, i feriti 24.
Il primo esame delle statistiche rivelava che la strage aveva distrutto interi nuclei
familiari.
Il massacro aveva già le dimensioni del più grande e grave atto terroristico compiuto in
tempo di pace nel continente europeo.
Bologna era stata invasa dai giornalisti di quotidiani e televisioni straniere.
“I più solerti erano stati gli svizzeri, avevano intervistato, avevano filmato, poi con un
aereo speciale avevano fatto rientrare in patria i loro feriti; non erano passate 24 ore
dalla strage11”.
Nei giornali venivano riportate anche le interviste fatte ai feriti che si trovavano in
condizioni di poter parlare e le fotografie dei feriti gravi.
La prima riconoscenza dei feriti andava ai soccorritori per la rapidità con la quale si
erano mossi, poi ai servizi sanitari che avevano tempestivamente fatto fronte a tutte le
necessità.
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All’Ospedale Policlinico Sant’Orsola sei sale operatorie erano state ininterrottamente al
lavoro per tredici ore consecutive.
Presso il Centro di Coordinamento per le Vittime della strage, che era stato costituito
alle ore 11 del 2 agosto, vi erano impiegate una trentina di persone; esso funzionava
ininterrottamente.
Due interpreti, uno francese e l'altro inglese tenevano i contatti con i familiari delle
Vittime di tutti i paesi stranieri.
Lo stesso ufficio, a spese dell’Amministrazione Comunale, provvedeva per l’alloggio
dei parenti dei Morti e dei feriti ricoverati, presso gli alberghi bolognesi.
Molte famiglie di Bologna avevano messo a disposizione le proprie case.
Per i pasti, sempre lo stesso ufficio di assistenza, distribuiva buoni gratuiti da utilizzare
presso i ristoranti Camst.
“Di fronte a catastrofi come quelle di Bologna lo sdegno, la rabbia e la commozione
toccavano le punte massime12”.
Tutti chiedevano di conoscere la Verità, tutti chiedevano che fossero individuati e
perseguiti gli esecutori, i fiancheggiatori e i mandanti che avevano provocato quel
terribile spargimento di sangue.
Tutti cercavano di domandarsi, di capire le cause che avevano potuto ispirare il
concepimento di un tale misfatto.
“La risposta non era facile, ma in tutti vi era la certezza che un cosi atroce omicidio non
poteva che essere politico e a commetterlo non potevano che essere stati che coloro i
quali già precedentemente avevano compiuto analoghi atti di terrorismo13”.
E nel frattempo alti funzionari e militari accreditavano ancora l'ipotesi dello scoppio di
una caldaia.
I giornali riportavano che l’autorità giudiziaria era in movimento e dava notizia di
perquisizioni in tutta Italia, di convocazioni e di interrogatori di personaggi già
immischiati in altre inchieste, si puntava principalmente all’area dell’ estrema destra.
“Il corriere della sera” scriveva: “Poiché i servizi di sicurezza hanno mancato, e le
forze dell’ordine non sono riuscite a sventare l’attacco alle Istituzioni, si chiede alla
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Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
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giustizia, o meglio al giudice, di sopperire alle carenze del sistema, di fare in una parola
quasi da solo, quello che altri dovevano fare..”
Alla Procura di Bologna erano tornati delle ferie senza alcuna convocazione.
- 23 -
- 24 -
I funerali.
Il Governo aveva proclamato per il 6 agosto giornata di Lutto Nazionale: tutti gli edifici
per quel giorno dovevano esporre la bandiera a mezz’asta come partecipazione popolare
al dolore delle famiglie italiane e straniere colpite dalla nera follia criminale.
“L’orrore della strage di Bologna richiamava l’orrore della strage di Piazza fontana, di
Piazza della Loggia e dell’Italicus, che la magistratura, documentatamente, aveva già
attribuito al terrorismo fascista14”.
I giornali annunciavano che i funerali delle Vittime erano stati programmati, in forma
solenne, per le 17 del giorno 6 nella chiesa di San Petronio, alla presenza delle più alte
cariche dello Stato, dei rappresentanti di tutti i partiti politici, delle associazioni
partigiane, dei Comuni e delle Province e delle Regioni italiane.
La cerimonia sarebbe stata ufficiata dal cardinale Poma.
Ma nel pomeriggio, in anticipo rispetto ai funerali ufficiali, i due tassisti bolognesi Butti
e Venturi, morti nella strage, erano stati sepolti in forma privata.
Le due famiglie avevano deciso di rifiutare la cerimonia ufficiale.
Ad accompagnarli c’erano tutti i colleghi ed il lungo nastro giallo-bianco delle auto
pubbliche aveva portato una nota di colore al dolore di chi seguiva la loro “ultima
corsa”.
Per volontà dei familiari la maggior parte delle Vittime del massacro erano state già
traslate nelle loro città di origine dove erano già avvenuti i funerali.
“I familiari di queste Vittime si erano rifiutati di partecipare alla cerimonia comune, di
attendere i discorsi ufficiali, le bandiere e tutta quella liturgia che ormai già per troppe
volte aveva accompagnato fatti di questo genere”.
“Erano le prime avvisaglie di una riservata e silenziosa contestazione che non aveva
nulla di emozionale ma che si radicava in una seria e meditata mancanza di fiducia nei
confronti dei vari organi dello Stato.”
“Lo Stato non era stato capace di difenderli contro la violenza, di conseguenza non
aveva il diritto di curarsi di loro, dopo morti.
Le solenni promesse, fatte in troppe analoghe circostanze dalle varie personalità del
Governo, erano state sempre e troppo presto dimenticate15”.
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“Anche il pudore, il desiderio del silenzio privato, del pianto raccolto solo nella più
stretta intimità, la consapevolezza di non poter sopportare la doppia celebrazione dei
funerali, quella ufficiale di Bologna e l’altra, quella privata nella propria città, avevano
inciso e fatto portar via le proprie salme a 68 famiglie16”.
“Era un comportamento generalizzato che se trovava una giustificazione per 9 salme
straniere, per le rimanenti 59 famiglie italiane aveva un profondo significato; dava la
misura del grande distacco esistente fra il paese ufficiale e quello reale”.
Le stazioni radio e i giornali informavano che i funerali ufficiali si sarebbero fatti solo
per otto salme, fra queste vi figurava la vittima più piccola, Angela Fresu di tre anni; la
madre Maria di 24 anni, che era con lei al momento dell’esplosione, era data per
dispersa.
Il luogo dell’esplosione continuava a essere meta di un ininterrotto pellegrinaggio,
semplici mazzi di fiori, corone, nastri, fazzoletti, striscioni si aggiungevano a quelli già
appesi attorno al “fornello”.
“La gente si chiedeva sulla coscienza di chi dovevano pesare i morti della strage di
Bologna; morti che invece, purtroppo, sarebbero stati presto dimenticati perché gli
intrighi, le coperture, le giustificazioni, le protezioni e quindi gli incoraggiamenti
avrebbero ben presto fatto svanire e nascondere ogni responsabilità17”.
“Le stragi precedenti avevano insegnato come fosse facile per terroristi, spioni, servizi
di sicurezza, personaggi con responsabilità accertate, ottenere l’impunità giudiziaria”.
Le notizie riguardanti l’inchiesta non erano molte, i giornali scrivevano che le polizie di
tutto il mondo ricercavano gli attentatori; che in Italia erano già state fatte più di
duecento perquisizioni e tanti interrogatori.
Per i funerali si prevedeva una giornata difficile, era assai diffusa la convinzione che
esistevano precise complicità da parte di determinati settori dell’apparato statale.
Continuava la ricerca della dispersa Maria Fresu, non si riuscivano ad identificare 4
salme.
“I giornali continuavano a pubblicare fotografie dando anche un’idea di come
procedevano i lavori sul luogo dell’esplosione; dove si trovava prima l’ala della
stazione ora vi era un piazzale completamente sgombero dalle macerie; sopra il fornello,
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fiori sempre freschi si aggiungevano quotidianamente ad opera di mani pietose;
fotografie di donne che piangevano dolorosamente riunite in gruppo o isolate, fotografie
dell’obitorio in cui le bare fitte fitte, una vicina all’altra, una uguale all’altra, su due file,
in una sequenza allucinante che sembrava non finisse mai; su di ognuna di esse un
mazzo di fiori18”.
Le corrispondenze da Bologna dei giornalisti stranieri sottolineavano quanto fosse
incomprensibile, aberrante, assurdo e disumano il massacro compiuto; una strage tanto
sanguinosa quanto priva di ogni razionale motivazione.
“Già al mattino del 6 agosto molto presto vi era per le strade di Bologna un gran
movimento, cominciava l’afflusso per quello che sarebbe stato, nel pomeriggio alle 17,
l’addio ufficiale alle innocenti Vittime dell’attentato.”
Le mura della città erano tappezzate di manifesti; a quelli di cordoglio si aggiungevano
quelli di condanna da parte di ogni partito, ente, associazione di ogni orientamento
politico.”
A questi manifesti si erano affiancati quelli mortuari fra i quali spiccava, per la lunga
sequela di nomi femminili, quello relativo alle sei ragazze della CIGAR addette ai
servizi di ristoro della stazione, perite sotto le macerie.
Il manifesto, listato a lutto, riportava i nomi e assicurava che le Vittime sarebbero
rimaste sempre nella memoria dei loro colleghi di lavoro19”.
Erano tre i treni speciali, venivano da Roma, Milano, da Ancona.
Erano arrivati anche centinaia di pullman da tante parti, anche dalla Sicilia e dalla
Sardegna; avevano portato delegazioni di lavoratori di tutte le categorie.
Si capiva chiaramente che erano operai provenienti dai grandi centri industriali del sud
e del nord, ma prevalevano i giovani; venivano con la loro organizzazione sindacale,
con il proprio consiglio di fabbrica, con la propria sezione di partito, di destra, di
sinistra, perché nella Strage avevano perso la vita gente comune, di destra, di sinistra..
I commenti erano tanti e di ogni genere; occorreva infondere coraggio ai familiari delle
Vittime.
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“Certo, la Repubblica che avevano sognato e per la quale tanti si erano sacrificati, non
era quella li, portatrice di morte e di stragi che ormai si ripetevano con troppa
frequenza20”.
Anche un'altra considerazione era comune a molta gente e cioè che quello che era
capitato alle Vittime innocenti poteva capitare anche a loro; ci si sarebbe potuto
incontrare chiunque, domani o ancora dopo.
Era già capitato più di una volta, sarebbe potuto capitare ancora.
Il discorso poi scivolava sul che fare per arrestare il ripetersi di stragi politiche come
questa, che, ormai era chiaro, avevano l’unico scopo di sovvertire l’ordine democratico
esistente.
Non si sapeva ancora quanti erano i bambini morti; si diceva che fossero sei e quelli
feriti una ventina.
“Anche questo dato faceva discutere, la strage non aveva risparmiato i bambini e
giustamente si rilevava che la brutalità e la cattiveria dei massacratori era paragonabile a
quella dei nazisti21”.
Era la seconda volta che Bologna veniva chiamata a celebrare dei morti per strage: la
prima volta era stata il 9 agosto 1974; in quella giornata si celebrarono i funerali per i
Morti dell’attentato al treno Italicus, dodici morti, tanti fiori e soprattutto tanta gente.
Non era possibile determinare quante persone nel pomeriggio del 6 agosto fossero
presenti in Piazza Maggiore, nelle piazze e nelle strade circostanti per assistere alla
cerimonia funebre per le Vittime del 2 agosto.
Erano tante, da non potersi contare, così come non si contavano le bandiere, gli
striscioni e i gonfaloni delle Regioni e dei Comuni.
Le corone erano tantissime e dalle forme più disparate, coprivano tutt’intorno le pareti
della piazza.
Piazza Maggiore sin dalle prime ore del pomeriggio, era gremita di gente, poi man
mano la gente aveva riempito anche le piazze adiacenti e tutte le strade che collegano
queste piazze con Piazza Maggiore.
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“Le strade che fiancheggiano San Petronio erano piene di folla stipata, sudata, con la
testa coperta da giornali e fazzoletti per difendersi dal sole e da un caldo veramente
torrido22”.
Tanta gente non si era mai vista in nessuna occasione precedente.
“Bologna aveva accolto tutta questa gente affettuosamente; nei punti di convergenza
obbligati vi erano stati sistemati posti di ristoro. Tutta la città era attivamente impegnata
con discrezione ed efficienza.”
Vi era chi stimava che i presenti fossero circa 400.000
“Dai balconi di palazzo d’Accursio si poteva vedere che ormai Piazza Maggiore era
strapiena di gente che da ore era rimasta immobile sotto il sole, sudata e stanca per
testimoniare con la presenza la propria solidarietà.
Grida e fischi accompagnavano l’arrivo dei vari personaggi politici, per alcuni gli insulti
erano bilanciati dagli applausi23”.
Infine giungevano il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, l’On. Francesco
Cossiga, Presidente del Consiglio, il Sindaco di Bologna Renato Zangheri uno vicino
all’altro circondati dagli uomini del servizio di sicurezza.
Il fermento era al massimo, dietro di loro si era chiuso il portone della Basilica, S.
Petronio era diventata inaccessibile.
Pertini camminando accarezzò tutte le otto bare, un familiare gli gridò: “ Sandro vieni
qui con noi, non stare con gli impostori!”.
I fiori più significativi erano quelli lanciati all’uscita della chiesa sulla piccola, bianca
bara di Angela Fresu di 3 anni.
Poi il Sindaco di Bologna aveva portato l’ultimo saluto alle Vittime; mandava il suo
augurio ai feriti ed alle famiglie esecrando l’orrendo delitto; per poi continuare:”.. quali
complicità hanno consentito e accompagnato questa azione nefanda? Quando lo
scopriremo?[..] No signor Presidente, il dolore non può farci tacere. Questi corpi
straziati chiedono Giustizia, senza la quale sarebbe difficile salvare la Repubblica;
chiedono pronta identificazione e condanna dei colpevoli di questo e di tutti i delitti che
hanno macchiato l’Italia di questi anni[..] Ognuno dovrà compiere il proprio dovere
come l’hanno compiuto le donne e gli uomini alla Stazione di Bologna nelle ore della
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strage, per soccorrere e salvare: semplici cittadini, personale sanitario, vigili del fuoco,
militari, forze dell’ ordine e la moltitudine che è su questa piazza a raccogliere la sfida
del terrorismo. Grazie di essere venuti. Assieme non potremo mai essere sconfitti”.
“Il discorso era stato più volte interrotto dagli applausi, Pertini davanti alle altre autorità
al fianco di Zangheri con la mano destra saldamente stretta al bordo del leggio
dell’oratore sembrava voler significare tante cose, una prima di tutto, che condivideva
ciò che diceva il sindaco di quella città più volte aggredita dal terrorismo24”.
Al termine del discorso la folla in fermento sembrava un mare agitato, collera e dolore
si mischiavano insieme e si esprimevano in rabbiose grida.
Alla più grande e sanguinosa strage compiuta aveva corrisposto la più grande
manifestazione popolare mai vista.
Qualche giornalista si era impegnato a fare qualche conto: aveva trovato che i Sindaci
presenti in Piazza Maggiore, riconoscibili dalla fascia tricolore, erano più di
millecinquecento, con quasi altrettanti gonfaloni comunali.
Questa lettura era illuminante poiché consentiva di constatare che la solidarietà
proveniva da tutta Italia.
Il giornalista ammetteva poi di non aver tenuto conto dei Sindaci e dei gonfaloni
sistemati fuori da Piazza Maggiore e assicurava che non erano pochi.
Vi erano poi le rappresentanze consolari di Francia, Germania Occidentale Svizzera e
del Giappone (nella strage morì anche un turista giapponese).
“Dal comune di Pescia il mattino era giunto un autocarro carico di fiori che erano stati
poi distribuiti in Piazza Maggiore prima della cerimonia: la solidarietà aveva intrapreso
le strade più impensate.
Aveva fatto piacere apprendere che il premio di tre milioni (guadagnati dagli undici
reparti di soldati di leva dell’esercito, che erano intervenuti sin dal primo momento alla
stazione per le operazioni di salvataggio), non appena ricevuto, all’unanimità, era stato
deciso di devolverlo a favore delle Vittime della Strage25”.
Erano andati, gli undici rappresentanti dei reparti, alla redazione del “Resto del Carlino”
ed avevano consegnato, loro stessi, il denaro.
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Nel frattempo prendeva sempre più risalto il mistero che circondava la scomparsa di
Maria Fresu, una giovane madre di 24 anni, originaria di Sassari e abitante con la
famiglia a Montespertoli in Toscana.
Quel mattino Maria Fresu si trovava nella sala d’aspetto di seconda classe della
Stazione di Bologna insieme con la figlioletta Angela di tre anni e due amiche:
Verdiana Bivona, di Castelfiorentino e Silvana Ancilotti di Cambiano.
Lo scoppio aveva ucciso sul colpo Angela e Verdiana; Silvana era rimasta ferita ed era
stata subito ricoverata all’Ospedale Maggiore, di Maria non si era saputo più niente e
nulla si era trovato che testimoniasse la sua morte.
Le notizie riguardanti Maria Fresu si conoscevano sino al momento dello scoppio, poi
nessuno l’ aveva più vista ne viva, ne ferita, ne morta, sembrava che si fosse
volatilizzata con lo scoppio.
Gli esperti non ammettevano che si fosse potuta completamente disintegrare, oppure
erroneamente scambiare con un'altra vittima.
Bisognerà arrivare al 29 dicembre quando finalmente, dopo circa 4 mesi, verrà risolta
l’allucinante odissea di Maria Fresu.
Dopo tante ricerche, controlli, analisi, dopo la conferma dell’esattezza della perizia
necroscopica da parte di esperti inglesi, “pochi” resti ritrovati saranno riconosciuti per
quelli appartenenti a Maria Fresu, ed il Giudice darà il permesso alla sepoltura.
Tristi i funerali a Bari di sei Vittime di quella città, mancava infatti ogni presenza
Ufficiale.
Eppure tornavano nella loro città tre corpi: padre, madre e figlio di una famiglia quasi
completamente distrutta; ritornavano laggiù i corpi di due sorelle: Sonia di 7 anni e
Patrizia di 18, e ritornava anche la salma del giovane Patruno Giuseppe di 18 anni.
Nessuna autorità Comunale era presente ad accoglierli malgrado fossero state avvertite
dagli uffici di Bologna.
Le notizie dalle altre città erano invece meno sconfortanti.
A Ravenna il funerale in forma privata di Antonella Ceci, di 19 anni, si era svolto nella
maniera più solenne e con il concorso di migliaia di persone, anche a S. Angelo Piove di
Sacco si era svolto con la partecipazione di migliaia di persone, il funerale in forma
privata di Anna Maria Salvagnini in Trolese di 51 anni.
A Bologna era stato cremato per volontà dei familiari Sekiguchi Iwao.
- 31 -
Messaggi di Cordoglio erano giunti dal Presidente dell’allora Repubblica Jugoslava,
dagli Ambasciatori austriaco, americano e del Vietnam.
La gente continuava a chiedersi come fosse possibile tanta barbarie e si rendeva conto di
quanto fosse facile essere selvaggiamente colpito a morte senza colpa e senza ragione.
Il giorno 7 Agosto di prima mattina cessava di vivere Silvana Serravalli, più tardi, alle
10,55 moriva Sergio Secci, erano la settantanovesima e ottantesima Vittima della
Strage.
- 32 -
Le Vittime.
La bomba alla Stazione chi aveva ucciso? Erano tante le storie dolorose che i giornali
seguitavano a raccontare con l’impegno di chi sa di dover compiere un dovere utile a far
comprendere tutte le atrocità di quella strage.
“Erano tutte storie patetiche anche se diverse fra loro, erano storie semplici e uguali a
quelle di tanta altra gente; erano le storie che si sarebbero potute, per chiunque,
concludere nella stessa tragica maniera26”.
Solo il caso aveva voluto così.
Quindi questo poteva significare che quella sorte poteva capitare a chiunque, chiunque
poteva sentirsi nel mirino degli attentatori.
Il necrologio posto in Piazza Maggiore portava i nomi di tutte le Vittime della strage.
L’elenco iniziava con Francesco Cesare Fresa di 14 anni, lo seguiva quello della madre
Enrica Frigerio e poi quello del padre Vito, Direttore dell’Istituto di Patologia Generale
della Facoltà di Medicina di Bari, apprezzato studioso ricercatore e sperimentatore nel
campo dei problemi sul cancro e per tale motivo da circa una anno Direttore della
Scuola di Specializzazione in Oncologia e Patologia Generale nella stessa Università.
“Tutte le Vittime provenienti da Bari erano partiti per le ferie in comitiva il venerdì sera
diretti a Fellicarolo, una località dell’Appennino modenese ai piedi del monte Cimone;
pensando ai troppi rischi del tratto autostradale Bari- Bologna avevano preferito andare
in treno.
Dovevano arrivare a Bologna alle 8, invece erano giunti circa alle 10. Gli uomini erano
andati a ritirare le auto che avevano caricato sui treni, le donne e i bambini erano
rimaste nella sala d’attesa, lo scoppio li aveva sorpresi li”.27
“Silvana Serravalli era nata a Bari il primo Agosto del 1946, aveva compiuto 34 anni
proprio il giorno precedente.
Insieme alle sue 2 bambine, era stata ricoverata all’Ospedale Maggiore; a causa delle
gravissime ustioni lei era poi stata trasferita al “Centro Grandi Ustionati” di Verona.
Le sue condizioni erano andate di giorno in giorno peggiorando.
Silvana si trovava presso il bar con le sue due bambine e con due nipoti per comprare le
caramelle.
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I soccorritori l’avevano trovata ancora in vita sotto le macerie, straziata e gravemente
ustionata.
Vicino a lei erano state trovate le bambine ustionate; delle sue due nipoti, Patrizia era
stata trovata morta e la sorellina Sonia tanto gravemente ferita da sopravvivere appena 2
giorni.
Silvana era sopravvissuta per 5 giorni confortata
solo dalla presenza del marito
Gioacchino che era stato costretto a seguire la sorte dei suoi cari portandosi
giornalmente in due città lontane”.
“Seguivano poi i nomi di un’altra famiglia distrutta a causa di una forzata fatale
coincidenza.
Una grave avaria dell’auto su cui viaggiavano li aveva obbligati a ricorrere alla ferrovia
proprio nel momento dell’ esplosione tremenda.
La famiglia Mauri, li avevano trovati sotto le macerie uno accanto all’altro28”.
Veniva poi una famiglia tedesca, quella del ferroviere Mader, gli erano stati uccisi due
figli e la moglie, era la prima volta che venivano in vacanza in Italia.
Colpivano poi la sequenza di tre giovani con lo stesso cognome: Angela Marino, Luca
Marino e Domenica Marino rispettivamente di 23, 24 e 26 anni.
“Erano tre fratelli di Altofonte in provincia di Palermo; Luca lavorava a Ravenna come
muratore ed era andato a Bologna incontro alle due sorelle che venivano dalla Sicilia.
Era andato insieme con la sua fidanzata, Antonella Ceci di 19 anni di Ravenna, di lì ad
un mese si sarebbero sposati, invece erano morti tutti e quattro. Ad Antonella nella bara
avevano messo l’ abito bianco da sposa29”.
“Viviana Bugamelli e Paolo Zecchi, una storia d’amore inossidabile.
Lei è incinta di qualche mese.
Paolo, 23 anni, ha già un lavoro, con Viviana si è instaurato un rapporto speciale fatto di
passione e di rispetto.”
L’elenco proseguiva con due giovani studenti inglesi, entrambi di 22 anni, Catherine
Helen Mitchell e John Andrew Kolpinski, erano fidanzati, anche loro erano stati
ritrovati uno accanto all’altra.
Erano in vacanza dopo essersi laureati all’Università di Birmingham.
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Vincenzina Sala, il marito Umberto Zanetti, il nipote Marco Bolognesi, 6 anni,
aspettano la figlia e il genero che ritornavano dalla Svizzera, con loro nella sala
d’aspetto vi era anche Bruna Bolognesi, la madre di Paolo.
A Vincenzina costò la vita, ad Umberto, Marco e Bruna lesioni gravissime.
E poi c’erano le impiegate dell’ufficio contabilità del ristorante CIGAR: Franca
Dall’Olio, Katia Bertasi, Nilla Natali, e poi Rita Verde che sarebbe partita per le ferie il
pomeriggio stesso.
“E poi Davide Caprioli, 20 anni, studente universitario veronese, una passione per la
chitarra e un grande amore per Ermanna.
Con la madre di lei stavano tornando da Ancona dove avevano fatto visita a Cristina, la
sorella di Davide, che viveva là assieme al marito Fabio.
Lui si allontanò per consultare l’orario dei treni.
E non si salvò.
Avevano preso il treno perché più sicuro30”.
E Flavia Casadei, 18 anni, quarta liceo scientifico a Rimini, che andava a Brescia dallo
zio.
Amava dipingere e disegnare.
E tanti, tanti altri destini diversi che si unirono nella morte quel Sabato 2 agosto 1980
alle 10,25 alla stazione di Bologna.
Colpevoli di niente.
I Morti venivano da 50 città diverse, italiane e straniere.
Gli studenti assassinati erano 19, gli insegnanti 5, gli operai 14, i pensionati 7, le
casalinghe 11, vi figuravano poi militari, artigiani, tassisti dirigenti ed altre categorie, vi
era anche un disoccupato.
L’Amministrazione Comunale aveva aperto, sin dal 3 agosto, una sottoscrizione a
favore dei familiari delle Vittime.
“Bologna era una città organizzata seriamente, una grande città dove i rapporti umani e
quelli sociali erano cementati da lungo tempo dai sentimenti di solidarietà, dalla
comprensione e soprattutto dal rispetto per il prossimo31”.
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I telegrammi e i messaggi dei Capi di Stato continuavano a giungere in comune
numerosi, erano messaggi sgomenti e preoccupati di ciò che era accaduto; non
riuscivano a nascondere la preoccupazione che simili tragedie potessero estendersi nel
loro territorio.
- 36 -
CAPITOLO SECONDO.
La nascita dell’Associazione.
“La stampa non faceva mistero che dal 1977 sul terrorismo nero era caduto l’oblio e il
disinteresse delle autorità politiche italiane, dei partiti e della stessa popolazione, come
se gli esecutori e i mandanti delle stragi precedenti si fossero dissolti nel nulla; come se
le stragi non si fossero realmente verificate, come se i morti non fossero morti e i feriti
non fossero stati feriti”.
Al Palazzo di Giustizia nel frattempo i giudici Persico e Rossi lavoravano alacremente
ed erano costantemente impegnati ad effettuare confronti, raccogliere elementi e
consultare fascicoli.
I magistrati Nunziata e Cardani seguivano piste interne in particolare a Roma e Firenze
ma non tralasciarono neppure le piste estere: Francia, Germania e Spagna32”.
Venivano raggruppati a Bologna i fascicoli relativi ad altre tre inchieste ed altri attentati,
compreso quello dell’assassinio del Giudice Amato avvenuto a Roma il 23 giugno 1980.
“Chiaramente il suo omicidio fu voluto perché nell’inchiesta sul terrorismo nero era
arrivato a devastanti conclusioni33”.
L’ottantatreesima vittima fu Antonio Montanari di 86 anni, che terminava di vivere il 12
agosto a causa delle gravissime ferite riportate. Era la vittima più anziana del gruppo.
L’ottantaquattresima vittima era una ragazza di sedici anni, Marina Trolese, di S.
Angelo di Piove di Sacco in provincia di Padova.
Marina era stata ricoverata in una cameretta del reparto grandi ustionati di Padova con
una diagnosi che purtroppo lasciava poche speranze.
Fra atroci sofferenze era morta alle ore 22 del 12 agosto, assistita dal padre Pasquale.
“Marina e la sorella Chiara di 15 anni dovevano recarsi in Inghilterra per un viaggio
studio, la madre e il fratellino Andrea le avevano accompagnate alla Stazione da dove
poi sarebbero partite con un viaggio organizzato.
Invece, di Anna Maria Salvagnini in Trolese erano stati trovati i resti verso le tre di
notte dopo molte ore di scavo fra le macerie.
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Andrea aveva avuto il volto sfigurato e Chiara una gamba spezzata, Marina ustioni per
il 70% del corpo34”.
Il Giudice Mario Amato aveva ricostruito pazientemente le mosse della destra eversiva,
dalle uccisioni dei giorni precedenti alle rapine per autofinanziarsi.
“Chi sono i nuovi neri?” si chiede il Giudice.
E fornisce un’appassionata risposta: “Il vertice dell’organizzazione pesca nell’ambiente
dei giovanissimi, appartenenti alla media e all’alta borghesia, figli di professionisti,
insomma tra loro potrebbe esserci anche mio figlio35”.
A pochi mesi dal suo trasferimento da Rovereto il Giudice diventa il titolare delle
inchieste sul terrorismo di destra.
“Rigido e inflessibile non accetta compromessi e alza il tiro delle indagini e attraverso
gli appunti di Valerio Verbano, un giovane romano che aveva raccolto numerose
informazioni sugli ambienti dell’estrema destra tanto da venir poi assassinato davanti ai
suoi genitori con un colpo alla nuca il 22 febbraio 1980, ricostruisce gli omicidi che
avevano insanguinato le piazze nel periodo ’77-’78.
I suoi capi non gli avevano affiancato nessuno ad aiutarlo e più volte lui lo faceva
presente.
Fino al 23 Giugno 1980, quando, uscito di casa, senza quella scorta che gli era stata
negata, viene assassinato con un colpo alla nuca da Giorgio Vale e Gilberto Cavallini, in
combutta con Valerio Fioravanti (questo si saprà anni dopo grazie alla sentenza della
Corte d’Assise d’Appello di Bologna)”.
Senza la sua morte, la strage forse non si sarebbe mai compiuta36”.
Il 29 Agosto scattavano i primi arresti.
Ventotto ordini di cattura tra i quali spiccavano i nomi di Mambro Francesca, Fachini
Massimiliano, Rinani Roberto, Fioravanti Valerio.
Venivano subito interrogati a Ferrara, Roma, Padova e Parma.
E mentre cominciava la storia giudiziaria sulla Strage, mentre i magistrati
individuavano il filo nero che stava dietro alla Strage, scattavano i depistaggi dei servizi
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segreti italiani che già da anni avevano operato per proteggere e favorire il terrorismo
nero in Italia.
“I personaggi sono gli stessi: il SISMI, guidato dal generale Santovito e dai vice
Musumeci e Belmonte, sommergevano gli Uffici Giudiziari di Bologna di note
informative inventate che allargano il campo delle indagini.
Anche Francesco Pazienza, faccendiere legato ai servizi segreti, lavorava alacremente
per il depistaggio delle indagini37”.
Quest’ultimo era considerato un personaggio di spicco della P2, loggia massonica
segreta che tentò, tra il 1965 e il 1981, di condizionare i processi politici italiani
attraverso la penetrazione di persone di fiducia all'interno della magistratura, del
Parlamento, dell'esercito e della stampa.
Il progetto della Loggia P2 fu esplicitato nel "piano di rinascita democratica",
sequestrato alla figlia di Licio Gelli nel luglio 1982: "L'obiettivo deve essere, nei partiti,
nella stampa e nel sindacato, quello del controllo delle persone che in ogni formazione o
in ogni giornale siano ritenute sintoniche con gli obiettivi del "Piano" e della creazione
di strutture (formazioni politiche e giornali) che se ne facciano strumento di
realizzazione. Per il sindacato in particolare, deve essere prioritario l'obiettivo della
scissione dell'unità sindacale per poi consentire la riunificazione con i sindacati
autonomi di quelle componenti confederali sensibili all'attuazione del Piano".
Come ha sottolineato la Commissione Stragi: "il risultato finale di tutta l'operazione
avrebbe dovuto restituire una magistratura più controllata (con la diversa
regolamentazione degli accessi e delle carriere) e meno autonoma (con la riforma del
C.S.M.); un Pubblico Ministero separato e legato alla responsabilità politica del
Ministro di Giustizia; un Governo il cui presidente viene eletto dalla Camera, libero da
condizionamenti del Parlamento e i cui decreti non sono emendabili; un sistema della
rappresentanza congelato con elezioni a scadenza rigida e simultanee per il Parlamento
ed i Consigli Regionali e Comunali; un Parlamento profondamente modificato e
ridimensionato nella composizione e nelle funzioni; una Corte Costituzionale ricondotta
in argini più ristretti attraverso il divieto delle sentenze cosiddette additive; una
amministrazione forte nei suoi apparati da contrapporre alla fragilità del controllo
politico esercitato su di essa, una struttura sociale più rigida e meritocratica, una stampa
37
Associazioni di familiari vittime per stragi, IL TERRORISMO e le sue maschere. L’uso politico delle stragi, Pendragon, 1996.
- 39 -
più controllata, un'economia libera da eccessivi condizionamenti". Questo infine il
giudizio espresso dalla Commissione stessa sulla democraticità della P2: "Gli obiettivi
del "piano" ben potrebbero considerarsi rientranti nel programma politico di un partito
conservatore, soprattutto oggi che almeno parte di essi sono nel dibattito politico
oggetto di una condivisione abbastanza ampia. Ma è l'analisi dei mezzi (e non dei fini)
ad escludere il carattere democratico del piano, affidato ad un'operazione occulta degli
affiliati all'interno delle Istituzioni, dei movimenti politici, del sistema dell'informazione
e dell'economia. D'altro canto tutta la storia della P2 dimostra un tentativo di
occupazione del potere e si realizza attraverso la distribuzione di uomini "propri" in
ogni posto di responsabilità e se questo è nella logica storicamente consolidata della
massoneria di tutte le "fratellanze" di qualsiasi matrice, nella P2 si fonde con lo sforzo
di realizzazione di un progetto politico e di un assetto istituzionale che stravolge
radicalmente quello esistente impossessandosene da dentro e violandone i suoi principi
fondamentali38".
“Lo stesso Gelli, gran maestro della loggia, contattava Elio Cioppa, funzionario del
SISDE indirizzando le indagini verso il campo internazionale39”.
Nel Novembre 1980 il presidente del tribunale Lo Cigno comunica agli avvocati di
parte civile le condizioni di impotenza operativa della magistratura bolognese: mancano
infatti quattro Giudici, personale ausiliario, catalogatori e computers.
Intanto i depistaggi proseguono senza sosta.
E le inchieste non sembrano sbloccarsi.
I giudici sono pochi, sorgono polemiche tra la Procura e l’ Ufficio Istruzione.
Diventa reale l’ipotesi di un trasferimento a Roma di una parte delle indagini.
Il 13 Gennaio 1981 viene rinvenuto in uno scompartimento di seconda classe
sull’Espresso 514 Taranto-Milano una valigia.
Il contenuto indica un attentato non riuscito. La valigia viene aperta dagli uomini della
DIGOS: c’è un mitra MAB proveniente dal deposito della Banda della Magliana e otto
barattoli contenti 2 tipi di esplosivo, il primo è un esplosivo per usi civili, l'altro viene
classificato come Compound B, una miscela di tritolo T4 usato di provenienza militare.
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www.stragi.it
39
Biachessi D, Un attimo…vent’anni, Pendragon, 2000
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Da una perizia chimica il primo tipo si scopre uguale a quello usato nella Strage alla
stazione.
Il 20 Marzo 1981 viene emessa la sentenza per la strage alla Banca di Piazza Fontana a
Milano.
Tutti Assolti.
“Per i familiari delle Vittime e i feriti della Stazione di Bologna è il momento della
svolta.
Non si può rimanere in silenzio, bisogna dare una risposta politica a quell’ingiustizia.
Commenta Torquato Secci, padre di Sergio, morto nella strage:
“L’eco di questa sentenza turbò le speranze dei feriti e dei familiari delle Vittime e
ipose una profonda riflessione.
Cosa si poteva fare perché per la Strage di Bologna non accadesse ciò che era successo
per la Strage di Piazza Fontana?
Mi consultai con mia moglie Lidia, con gli avvocati, con amici e infine anche con
Miriam Ridolfi, che come Assessore presente in Comune il 2 agosto 1980, aveva
contribuito in modo determinante all’organizzazione di tutti gli aiuti40””.
1 Aprile 1981. Viene fermato Sergio Picciafuoco.
I magistrati formulano per lui la seguente accusa: “Era presente alla Stazione di
Bologna al momento dell’esplosione”.
L’11 Aprile la DIGOS arresta Cristiano Fioravanti e Massimo Sparti.
Quest’ultimo ricorda che Valerio Fioravanti e Francesca Mambro gli chiesero dei
documenti e fecero affermazioni “strane”sulla Strage”.
I neofascisti romani arrestati l’anno prima escono dal carcere.
Molti di loro usciranno definitivamente dall’inchiesta sulla Strage di Bologna.
Tra alcuni familiari delle Vittime della Strage matura sempre più l’idea di unirsi in
Associazione.
Secci predispone una bozza di Statuto. Sono inseriti la denominazione, gli scopi, gli
obiettivi da raggiungere, chi ha diritto ad associarsi.
Torquato Secci e Lidia Piccolini, Giorgio Gallon, Paolo Bolognesi ed Elvira Mangano
interpellano telefonicamente altri familiari.
Poi si rivolgono all’Ufficio del Comune di Bologna, responsabile del coordinamento.
40
Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
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Chiedono l’autorizzazione di potersi riunire in quei locali.
Viene così fissato per la mattina del primo giugno l’incontro tra i familiari.
Bolognesi ricorda ancora oggi, con sorpresa, l’alto numero dei partecipanti.
Sono le nove del mattino, la stanza è stracolma. Non riesce a contenere tutte quelle
persone arrivate anche da lontano.
Il loro dolore si è già trasformato in consapevolezza di non voler restare soli.
Ciò che è accaduto non deve più ripetersi.
Prima vi è una lunga discussione, poi arriva lo statuto:
ART. 1
Oggi, 1 giugno 1981, in Bologna, è stata costituita l’Associazione fra i familiari
delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 Agosto 1980 che assume la
forma e la sostanza di una Associazione privata.
ART. 2 E’ stato stabilito di assumere la seguente denominazione: "
ASSOCIAZIONE TRA I FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE
ALLA STAZIONE DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980 ".
ART. 3
L’Associazione si prefigge lo scopo di: "ottenere con tutte le iniziative possibili la
giustizia dovuta ".
ART. 4
L’Associazione non ha alcun scopo di lucro.
L’Associazione trae i mezzi finanziari per il suo mantenimento da elargizioni degli
associati e da sovvenzioni di Enti pubblici e privati.
ART. 5
L’Associazione ha sede in Bologna, Via Polese n.22, tel. 051/253925
- 42 -
ART. 6
Gli organi dell’Associazione sono:
1) L’Assemblea degli associati.
2) Il Consiglio direttivo
3) Il Collegio dei Sindaci.
•
L’Assemblea si riunisce di norma una volta l’anno, il 2 Agosto, ed è
convocata dal Consiglio direttivo ogni qualvolta lo ritiene opportuno.
•
Nomina il Consiglio direttivo ed il Collegio dei Sindaci.
•
Il Consiglio direttivo sarà composto da un numero di 21 membri.
Nelle elezioni si terrà conto della dislocazione territoriale degli associati.
Il Consiglio direttivo resta in carica un anno ed è rieleggibile.
Elegge al suo interno il Presidente, i Vice Presidenti, l’Amministratore.
•
Il Collegio dei Sindaci è composto da 3 membri di cui uno Presidente.
Resta in carica un anno ed è rieleggibile.
ART. 7
Per assumere la qualifica di associato occorre aver sottoscritto la scheda di
adesione all’Associazione ed essere familiari delle vittime con uno dei seguenti
gradi di parentela:
•
per i deceduti: coniugi, genitori, figli, fratelli o sorelle;
•
per i feriti: i feriti stessi o chi per loro se minorenni.
ART. 8
Tenuto conto delle svariatissime residenze degli associati, le delibere delle
assemblee dei suddetti e quelle del Consiglio direttivo saranno prese a
maggioranza degli intervenuti a tali assemblee.
- 43 -
Gli associati che non potranno partecipare alle assemblee potranno essere
rappresentati da altri associati mediante delega.
Tutte le iniziative da prendere saranno discusse dal Consiglio direttivo.
ART. 9
L’appartenenza all’Associazione non obbliga e non lega in alcun modo le azioni
dell’associato nel perseguimento, per proprio conto, dell’obiettivo previsto dall’art.
3.
ART. 10
Gli associati verranno informati, mediante lettera, delle iniziative che di volta in
volta verranno prese, affinchè vi possano partecipare.
Anche dall’unione, dalla perseveranza e dalla incisività della azioni che
l’Associazione riuscirà sviluppare, dipenderà il pieno raggiungimento dello scopo
che ci siamo prefissi.
L’Associazione terrà informati gli associati dei risultati che di mano in mano
saranno ottenuti.
ART. 11
Per quanto previsto dal presente Statuto, si fa espresso riferimento alle norme
vigenti in materia d’associazioni.
-----------L’art.6 è stato modificato per l’integrazione della nomina del Collegio dei sindaci. E’
stato approvato con voto unanime dalla Assemblea dei familiari nella seduta plenaria
del 2 Agosto 199141.
Il 19 Giugno 1981 l’Associazione ottiene il primo incontro con i giudici dell’Ufficio
Istruzione.
Sono presente Torquato Secci, Paolo Bolognesi e altri familiari.
I giudici, alla domanda posta da parte dei familiari sul perché l’inchiesta sia giunta ad
un punto di stallo, i giudici Floridia e Gentile fanno capire che alle loro indagini era
mancato completamente l’appoggio politico.
41
Biachessi D, Un attimo…vent’anni, Pendragon, 2000
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Per lo ore 11,30 del 30 Giugno 1981 i membri dell’Associazione ottengono un
appuntamento con il Capo dello Stato On. Pertini, ai quali porgono un documento da
loro redatto:
“Signor Presidente, siamo venuti da lei perché la consideriamo il più fermo e coerente
tutore delle Istituzioni, colui che non può negarci l’aiuto di fronte alla richiesta di
giustizia per i nostri innocenti familiari, vigliaccamente uccisi e feriti a Bologna il 2
agosto 1980.
Noi l’abbiamo vista a Bologna, accanto al Sindaco, testimoniare in prima fila
l’impegno delle Istituzioni perché fosse fatta giustizia.
Ci sentimmo confortati dalla sua presenza e da quella di centinaia di migliaia di
cittadini.
E’ passato quasi un anno invano, coloro che erano stati arrestati sono stati rimessi in
libertà, il processo è stato smembrato e non vi sono affatto certezze che Giustizia verrà
fatta.
Il giudizio dei familiari, oggi nei confronti di chi esercita funzioni pubbliche è molto
severo.
[..] non vogliamo che anche per la strage del 2 Agosto un lontano epilogo possa
consentire l’ impunità a tutti coloro che hanno concepito ed eseguito questo orrendo
massacro.
[..]abbiamo appreso che manca un serio coordinamento delle indagini e non vengono
forniti agli organi di Polizia gli strumenti necessari per procedere.
Presidente, le chiediamo un appoggio42”.
Pertini li guarda, legge il documento e non fa discorsi burocratici.
Dà loro un appoggio incondizionato.
1 agosto, ore 10 del mattino, le promesse sono un debito, Pertini torna a Bologna.
Si ferma diversi minuti davanti alla lapide.
Legge ad uno ad uno quei nomi incisi.
Non vuole dimenticare e dopo un commovente incontro con la popolazione presente,
riparte per la sua villeggiatura a Selva di Val Gardena.
L’Associazione scrive a numerose emittenti radiofoniche e chiede che alle 10,25 del 2
Agosto venga mandato in onda un breve messaggio e un minuto di silenzio.
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Alle 10,24 di quella fatidica data, durante la manifestazione in corso alla Stazione per il
primo anniversario della strage, Secci legge un breve comunicato con commozione:
“Alle ore 10,25 del 2 Agosto 1980, alla Stazione di Bologna, scoppiava una bomba.
L’infame strage massacrava e uccideva ottantacinque persone, tra cui otto bambini, e
ne feriva duecento, tra cui venti bambini.
Erano tutti innocenti.
Oggi 2 agosto 1981, alle ore 10,25, per loro vi è solo silenzio perché dopo una anno
non gli è stata ancora resa Giustizia.
Invitiamo tutti gli ascoltatori a rispettare un minuto di silenzio per rendere omaggio
alle vittime e a sostenere la richiesta di Giustizia e Verità dei familiari43”.
Giunge la sera in Piazza Maggiore.
Le celebrazioni del primo anniversario della Strage si chiudono con un concerto di
Beethoven tenuto sul palco allestito dal Maestro Zoltan Pelsko.
E sarà il primo di una lunga serie di eventi organizzati dal comune di Bologna prima e
poi dall’ Associazione stessa che si susseguiranno in quasi 25 anni di dure battaglie per
ottenere Giustizia e Verità.
Gli anni successivi.
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È trascorso un anno, non di più, e la ricostruzione dell’ala colpita dall’esplosione è
terminata.
Via le travi, via i binari colpiti dal tritolo.
Un lavoro che ha coinvolto Bologna, le sue strutture produttive, i volontari, le aziende,
l’amministrazione pubblica e la gente comune.
Sicuramente un dovere morale più che un occasione per fare affari.
L’area investita dall’esplosione viene ripulita dai rottami per poi venire protetta da una
rete metallica.
Qualcuno vuole chiamarla la “rete del pianto”, dalla consuetudine dei cittadini di
piangervi sopra e di scrivere, lì, racconti, frasi tracce di memoria.
“Biglietti, parole scritte sopra fogli di quaderno, poesie, canzoni, emozioni:
Oscar Rampone, Nettuno, 19 Agosto 1980:
“Nel cielo estivo della città rossa, dai tetti rossi, avvolto in una nuvola, passava, lento e
solenne, l’ eterno vegliardo, il tempo.
Guardava, con occhio distratto, le trenta linee parallele della stazione ferroviaria.
Trasalì al boato improvviso, mentre saliva e si ingigantiva un fungo di fumo”.
Mattia Fontanella:
“Molliche di polline rasate dal rantolo di una cicala che sgambetta nel volo.
Ciliegie appassite nel grembo.
La polpa sbrecciata.
Quante pietre dovrà portarsi dietro il Reno per coprire il buco che abbiamo nel
sorriso?”.
E tante, tante altre poesie e scritti che parlano dei Morti alla Stazione44”.
Come le poesie di Gian Pietro Testa, raccolte in un volume e pubblicate nell’ottobre del
1980.
Una poesia per ognuna delle 84 vittime.
L’ottantacinquesima Vittima fu Angelo Priore, ricordato nel volume con le parole:
“Una dedica particolare ad Angelo Priore, morto mentre il volume va in stampa,
ottantacinquesima vittima degli assassini della stazione45”.
Come l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master di molti anni prima, in America.
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Testa G. P., Antologia per una strage Bologna 2 agosto 1980, Bovolenta 1980.
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“Per Francesco Betti: ” Quanti viaggi hai fatto, col taxi, oggi, Togliatti?
Il caldo è tremendo, faccio un cliente ancora, poi sai che ti dico?
Anche se è presto quasi quasi io stacco!…”.
Per Luca Mauri :”Avevo un orsetto, mamma, il mio orsetto, dammelo mamma, volevo
giocare ancora, ma tanto pieno di ombre è questo mio buio”.
Per Viviana Bugamelli:”Voglio dirti, figlio, che ti porto in grembo, e sei morto prima
di essere nato per colpa della mia morte e un nome non hai e ti conosco adesso; voglio
dirti, figlio, che ti concepii in un giorno stupendo di amore, un attimo infinito, con la
coscienza stupita che saresti nato da quel momento di amore e piansi, figlio, tra le
braccia di tuo padre, piansi perché un nuovo miracolo- il vero miracolo- andava
ripetendo se stesso, ripetendolo in noi e ti ho sentito fremere nel ventre teso, farti tu
stesso corpo per vedere la luce e diventare amore”.
Per Davide Caprioli:” Non voglio pianti, non voglio strazi.
Non esistono speranze ne illusioni.
Il mio nome è Davide, vi basti, è la mia storia”.
Per Francesco LaScala:”E’ che c è nel nostro paese ancora la pena di morte”.
Per Angela Fresu: Mi è toccato, mamma, conoscere il mondo in un attimo breve.
Mi è toccato, mamma, fare un salto come avessi vissuto tutti i miei anni.
Mi è toccato, mamma, conoscere l’ odio.
Ma io ti cerco ancora, mamma, ti prego una ninna nanna”.
E’ la voce di gente che parla schiettamente.
E sa ascoltare, anche nel silenzio.
È la poesia di operai, impiegati, direttori d’ azienda, fattorini, studenti, pensionati.46”
Estate 1981.
“Giorgio Farina rivela al compagno di cella Silvano Russomanno, vicecapo del SISDE,
che, tre mesi prima della strage, i terroristi neri Pedretti e Calore gli avrebbero chiesto
un ingente quantitativo di esplosivo per compiere un attentato a Bologna”.
Racconta Farina:”[..] non potevo certo procurargli l’esplosivo che mi chiedevano per il
botto che avevano in programma.
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Biachessi D, Un attimo…vent’anni, Pendragon, 2000
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Parlammo a lungo, mi descrissero l’attentato fin nei minimi dettagli47”.
Ma le innumerevoli interferenze dei Servizi Segreti distolgono ancora una volta
l’attenzione dalle inchieste e dalla pista nera.
Provocano certo ritardi, ma, a lungo andare, non compromettono l’esito delle indagini.
Anche perché, a ogni tentativo di intromissione da parte degli apparati dello Stato,
corrisponde la puntuale azione dell’Associazione tra i familiari.
15 settembre 1981.
Presso il tribunale di Bologna è in corso un summit per decidere sulle sorti dell’
inchiesta.
Si decide di svolgere un’ultima verifica, altrimenti l’indagine verrà definitivamente
archiviata.
Ma l’Associazione non ci sta.
Con una delegazione di otto familiari e 2 avvocati incontra il Dott. Gentile e poi scrive
una lettera accorata all’allora Presidente del Consiglio Spadolini.
“Nel frattempo succede un’altro fatto grave: Secci nota che sovente presso il Comune di
Bologna si presentano 2 signori, ben vestiti che chiedono notizie, documenti.
Un giorno Torquato si avvicina e chiede loro le generalità.
Nessuna difficoltà, nessun silenzio.
Sono Luigi Ippolito e Osvaldo Landini, poliziotti di Roma.
Raccolgono informazioni sui familiari, stilano rapporti riservati, li spediscono.
È palese che invece di indirizzare ogni sforzo verso la cattura dei colpevoli, le forze
dell’ ordine passino il tempo ad annotare ogni spostamento delle Vittime48”.
È un fatto troppo grave, l’Associazione scrive a Pertini, che non risponde ufficialmente,
ma i 2 agenti spariscono.
5 gennaio 1982. Pedretti e Calore vengono scarcerati per mancanza di prove.
Ora gli arrestati dell’agosto 1980 sono tutti liberi.
5 febbraio 1982. L’Associazione scrive al Consiglio Superiore della Magistratura, a
Pertini, a Spadolini denunciando il pericolo di una conclusione affrettata delle indagini.
Nascono i comitati di solidarietà, sono gruppi che agiscono accanto all’Associazione e
hanno un loro statuto.
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Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
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Il 17 luglio l’Associazione accede per la prima volta ai programmi RAI.
Pochi minuti, ma rappresentano molto.
Una trasmissione autogestita, Agosto fermati, immagini della strage e delle
manifestazioni dell’ anno prima a Bologna.
Il Consigli Superiore della Magistratura apre un’inchiesta presso il tribunale di Bologna.
Parte un’ispezione del Ministero di Grazia e Giustizia.
L’Associazione incontra l’Ispettore Generale Capo.
“L’Espresso” pubblica uno speciale di dodici pagina con le immagini fotografiche ed il
racconto dell’inchiesta.
Un successo senza precedenti: grande interesse di pubblico, copie vendute per il
settimanale e pubblicità per l’Associazione.
2 agosto 1982. Due anni dopo. Torquato Secci si trova ancora su quel palco, davanti ai
treni che si fermano e a quell’orologio che non ha mai smesso di ricordare.
11 agosto 1982, viene ucciso in carcere il terrorista nero Carmine Palladino, testimone
sulla strage.
“Estate 1982. Elio Ciolini, agente del servizio segreto francese ma anche collaboratore
di quell’italiano cerca di depistare ancora una volta le indagini con un mix di verità e
bugie che impegneranno i giudici, nell’accertamento di queste affermazioni, per quasi 2
anni49”.
24 settembre 1982. Il Consiglio Superiore della Magistratura riscontra le disfunzioni
denunciate dall’Associazione e trasferisce d’ufficio i giudici Marino, Vella e Gentile.
La proposta di legge di iniziativa popolare.
6 Aprile 1983. I familiari della Strage a Bologna non rimangono soli.
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Biachessi D, Un attimo…vent’anni, Pendragon, 2000
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Si associano ad altri parenti delle Vittime delle stragi di Piazza della Loggia a Brescia,
dell’Italicus.
La vita di chi ha sofferto non è più appesa a un filo, soprattutto ora le Vittime possono
farsi sentire con più forza.
E finalmente con l’aiuto di giudici, avvocati ed esperti di diritto, le associazioni riunite
insieme riescono a redigere un testo per una Proposta di Legge di Iniziativa Popolare
sull’Abolizione del Segreto di Stato sui delitti di Strage e Terrorismo, il cui testo recita:
”ABOLIZIONE DEL SEGRETO DI STATO PER
DELITTI DI STRAGE E TERRORISMO”
ARTICOLO UNICO:
” ” Alla legge 24 ottobre 1977, n. 801, è aggiunto l'art. 15 bis, del seguente tenore:
”Il segreto di Stato non può essere opposto in alcuna forma nel corso dei procedimenti
penali relativi:
a) - ai reati complessi per finalità di terrorismo o di evasione dell'ordine democratico;
b) - ai delitti di strage previsti dagli art. 285 e 422 del codice penale50”.” ”
E’ una sfida difficile: organizzano i banchetti per la raccolta delle firme, reperiscono i
notai, i cancellieri, informano tutte le segreterie dei Comuni, convalidano le firme
attraverso la richiesta dei Certificati di iscrizione elettorali di ogni sottoscrittore ai
tantissimi Comuni di residenza, stampano volantini, locandine, li distribuiscono
fermando una ad una le persone e spiegando loro l’utilità della legge.
Per sei mesi i familiari concentrano i loro sforzi in questa raccolta firme.
Sono necessarie cinquantamila firme, quasi centomila ne raccoglie l’Unione dei
Familiari.
“Non sono poche”.
Vengono poi consegnate al Presidente del Consiglio Cossiga.
Ma ancora dopo ventuno anni e innumerevoli promesse la legge giace indiscussa in
qualche archivio.
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Ottobre 1984. Vengono arrestati il Colonnello Belmonte e il Generale Musumeci del
SISMI.
Sono indiziati di detenzione delle armi e dell’esplosivo ritrovati sul treno TarantoMilano nel Gennaio 1981.
Finalmente i protagonisti dei depistaggi che avevano fatto perdere almeno tre anni alle
indagini vengono fermati
“Eppure le stragi continuano, senza sosta, come le attività dei servizi segreti militari: 23
dicembre 1984, nel periodo natalizio esplode una bomba sul rapido 904, proveniente da
Napoli, nel tratto bolognese tra Vernio e San Benedetto Val di Sambro, in una galleria,
la stessa in cui 10 anni prima esplose la bomba sul treno Italicus51”.
15 persone perdono la vita e 185 vengono ferite.
29 luglio 1985. “La Quinta Corte di Assise di Roma condanna Pazienza, Musumeci e
Belmonte per l’operazione “Terrore sui treni” da loro inventata e per i depistaggi
compiuti52”.
Verità e Giustizia cominciano ad emergere.
Ma il 14 marzo 1986 la Prima Corte d’Appello di Roma li assolve tutti nuovamente per
mancanza di prove.
Tutto da rifare.
Le nuove fasi del processo.
14 maggio 1986.
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Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
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I magistrati Libero Mancuso e Attilio Cardani consegnano la loro requisitoria e venti
persone tra mandatari, esecutori e complici vengono rinviate a giudizio.
19 Gennaio 1987.
Ore 10,25.
Comincia il processo tanto atteso dai familiari delle Vittime.
Duecentomila pagine scritte riga dopo riga, divise in archivi catalogati, costituiscono l’
inchiesta.
Un lavoro di anni.
Nell’aula attrezzata del carcere della Dozza comincia il dibattimento.
Ci sono oltre 200 familiari con gli avvocati della difesa, quelli di parte civile.
La lista degli imputati è lunga, ma presente vi è solo Rinani.
Tutti si proclamano innocenti ed estranei ai fatti.
2 Agosto 1987. Sette anni dopo. Torquato Secci è ancora sul palco della stazione, in
mezzo alle autorità: “Dopo una troppo lunga attesa, dopo aver smascherato
numerosissimi depistaggi, il 19 gennaio scorso è iniziato il processo ai molti imputati
che, per motivazioni varie, hanno partecipato alla preparazione e alla esecuzione della
più orrenda strage mai verificatasi.
Superando tanti cavillosi ostacoli procedurali e opposizioni di ogni genere si sono
celebrate circa 50 udienze, dei venti imputati ne sono stati interrogati dodici.
Il processo riprenderà il 22 settembre prossimo e dall’istruttoria per la strage del 2
Agosto, dalle risposte date dagli imputati interrogati, dall’esito del giudizio ormai
definitivo per le deviazioni verificatesi negli anni 1980-1981 all’interno del SISMI,
possiamo affermare che la verità sulle stragi ha fatto un piccolo passo avanti.
Nei precedenti processi per strage gli appartenenti al Servizi segreti vi sono coinvolti
con responsabilità marginali; per fatti connessi al depistaggio della strage di Bologna
il generale Musumeci, il colonnello Belmonte e Pazienza, tutti del SISMI e della P2,
sono stati condannati definitivamente dalla Corte di Assise di Appello di Roma,
ciascuno, ad oltre tre anni di carcere.Gli ufficiali superiori dei carabinieri Dino
Mingarelli e Antonio Chirico che nel 1972 depistarono le indagini relative alla strage
di Peteano sono stati condannati, il 25 luglio scorso, dal Tribunale di Venezia, a dieci
anni e sei mesi di galera ciascuno.
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Quella che prima era solo una ipotesi ora è una verità giudiziaria.
Gli autori delle deviazioni delle indagini sulla strage di Bologna sono stati individuati:
interrogati non hanno voluto spiegare perché depistarono.
Apparati dello Stato hanno coperto e ancora coprono con il segreto di Stato gli autori
delle stragi e coloro che hanno tradito le istituzioni, favorendo metodi politici violenti e
criminali propri dei poteri occulti.
È necessario che il Parlamento approvi la proposta di legge di iniziativa popolare per
l’abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo poiché ormai è chiaro
che in questi casi il segreto di Stato serve solo a proteggere il segreto dell’antistato.
Quanto prima una delegazione dell’Unione dei familiari delle Vittime per stragi andrà
dai Senatori eletti di recente a ricordare che la legge n. 873 di iniziativa popolare
dorme nei cassetti del Senato dal 25 luglio 1984.
Si è trovato il tempo per approvare diverse leggi a favore dei terroristi, non si è trovato
il tempo per discutere e approvare la nostra proposta, composta di un solo articolo di
otto righe la cui applicazione non costerà allo Stato neanche una lira.
Noi siamo più che mai convinti che non aver approvato la nostra proposta di legge ha
facilitato il verificarsi della strage del 23 dicembre 1984 e siamo anche convinti che
questa lunga attesa favorisca l’occultamento della verità e il terrorismo.
Oggi 2 Agosto 1987, siamo ancora qui con voi, cittadini di Bologna e idealmente con
tutti coloro che ci sostengono e ci aiutano per chiedere GIUSTIZIA e VERITÀ53”.
“22 aprile. Al termine di dieci giorni di requisitoria, il Pubblico Ministero Mancuso
chiede la pena dell’ergastolo per tutti i sei imputati della strage di Bologna: Valerio
Fioravanti, Francesca Mambro, Sergio Picciafuoco, Roberto Rinani, Massimiliano
Fachini e Paolo Signorelli54”.
Sotto l’unica accusa d’associazione sovversiva vengono perseguiti i vertici del SISMI,
Pazienza e lo stesso Licio Gelli come mandante “occulto” .
“11 luglio 1988. Mambro, Fioravanti, Fachini e Picciafuoco vengono condannati
all’ergastolo, dieci anni per depistaggio per Gelli, Pazienza e Belmonte, dodici anni per
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Secci T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
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banda armata a Signorelli, lo stesso per Rinani, Giuliani, Cavallini e ancora Fioravanti,
Mambro, Picciafuoco e Fachini55”.
Ma dopo ogni sentenza di primo grado segue sempre l’appello.
Lo recita la legge che prevede tre gradi di giudizio.
Si deve scavare fino in fondo, dentro ai meandri dell’inchiesta fino alla Corte di
Cassazione.
E sono necessari avvocati, soldi, magistrati, tribunali e volontà politica.
I fogli diventano oltre seicentomila, una pila immensa di carta.
Nell’Ottobre ‘89 comincia il secondo processo per la Strage.
I familiari sperano in una riconferma della sentenza di primo grado.
Ma la Giustizia non da gli esiti sperati: 18 luglio 1990, la sentenza d’appello assolve
tutti gli imputati dal reato di strage.
Vengono mantenute le condanne per banda armata di Fioravanti, Mambro, Giuliani e
quelle per depistaggio di Belmonte e Musumeci.
2 agosto 1990. Il resoconto di Torquato Secci davanti alla sua gente arriva puntuale.
La Giustizia, a quel tempo, è ancora lontana, ma i familiari delle vittime non
demordono:
“Sono dieci anni che chiediamo "GIUSTIZIA e VERITÀ"’.
È scritto nel nostro Statuto, e lo abbiamo sempre confermato, che non vogliamo una
qualunque giustizia e una qualunque verità.
Ci offende chi di proposito attribuisce alla nostra richiesta di GIUSTIZIA e VERITÀ un
significato diverso da quello previsto dal diritto.
Alla fine di luglio dello scorso anno, accompagnato da grande risonanza, si verificò il
tradimento dell’avvocato Roberto Montorzi; le sue numerose denunce traboccanti di
bugie e di falsità non sono state ritenute degne di considerazioni dal Tribunale di
Firenze che le ha archiviate; altrettanto ha fatto il Consiglio Superiore della
Magistratura.
L’Ordine degli Avvocati, a seguito della denunzia dei familiari delle Vittime traditi, ha
ritenuto colpevole Montorzi condannandolo a sei mesi di sospensione dall’albo e
quindi dalla professione.
Questi risultati confermano le nostre supposizioni che tutto quello che era accaduto era
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stato programmato da tempo.
Malgrado l’autorevolezza e la pluralità di queste condanne vi è ancora qualcuno, ad
altissimo livello, che difende l’operato di questo GIUDA.
Il giorno 26 luglio scorso il Senato, dopo sei anni, ha approvato all’unanimità la
proposta di legge d’iniziativa popolare per l’abolizione del segreto di Stato nei delitti
di strage e terrorismo.
Ma perché la proposta diventi legge operante ora è necessario che sia approvata dalla
Camera dei Deputati.
La Seconda Sezione della Corte di Appello di Bologna, il 18 luglio scorso, ha emesso
una sentenza da non potersi in alcun modo credere.
Convinti dalla forza della documentazione esistente nelle carte del processo, non
immaginavamo che i Giudici di appello sentenziassero, anche per la strage di Bologna,
l’impunità di coloro che sono stati chiamati a rispondere dei vari reati di questo
gravissimo atto di terrorismo.
Anche per la strage del 2 Agosto 1980 come per quelle precedenti non esiste alcun
colpevole.
Per la sua grandissima distanza dalla verità, abbiamo considerato la sentenza come
una provocazione, un insulto agli 85 morti e ai 200 feriti; un insulto a tutti gli italiani.
Questa sentenza è la dimostrazione che il problema è politico e che in sede politica
esso deve trovare la sua soluzione.
Di sicuro le massime Autorità dello Stato sanno, ma non vogliono l’accertamento della
Verità.
Chiedere a coloro che hanno subito una così grave offesa di attendere ancora
pazientemente l’arrivo della Giustizia e della Verità è quanto meno cinico.
Il risultato negativo del processo di appello ha rafforzato in noi la convinzione che
ragioni di Stato non consentono ai Giudici di giungere alla completa Verità e quindi di
fare Giustizia; dubitiamo che pressioni estranee possano condizionare la libertà di
decisione dei Giudici.
Queste convinzioni si sono andate formando con l’esperienza acquisita in questi dieci
anni.
Da molte parti è stato detto, scritto e documentato che la sovranità italiana è limitata;
cioè che la nostra indipendenza non è completa; riteniamo che proprio attraverso
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questa limitazione siano passate le stragi impunite, l’abbattimento del DC9 di Ustica e
altre gravi interferenze.
Dalla fine della seconda guerra mondiale sono trascorsi molti anni, molte cose sono
cambiate, la Germania si è riunificata ed ha riacquistato l’indipendenza "totale e
illimitata"; è tempo ed è giusto che anche gli italiani riabbiano la loro completa
indipendenza almeno al fine di impedire che vengano uccise persone innocenti nel
proprio cielo, nel proprio mare, sulla propria terra.
Come familiari delle vittime eleveremo sempre più forte e insistente la nostra richiesta
di GIUSTIZIA e di VERITÀ.
Come italiani chiediamo che ci sia restituita la COMPLETA INDIPENDENZA56”.
Il 12 febbraio 1992 la Corte di Cassazione afferma che il Processo d’Appello deve
essere rivisto.
2 agosto 1992:
“Nel manifesto che l’Associazione ha fatto stampare in occasione del dodicesimo
anniversario della strage è scritto:"PER DECISIONE DELLA CORTE SUPREMA DI
CASSAZIONE IL PROCESSO DI APPELLO DEVE ESSERE RIFATTO".
Questa decisione conferma che la sentenza di appello della Corte presieduta dal dott.
Iannacone non era giusta.
Per noi la sentenza rispondeva più a sporche ragioni politiche che alla verità.
Ma non c’è motivo di stare tranquilli; la stampa ha rivelato che, recentemente, si è
verificato un ennesimo tentativo di depistaggio dei Giudici che lavorano alla ricerca
dei colpevoli di quell’ ignobile misfatto che è stato la strage in questa stazione.
Se dopo dodici anni e tre processi si cerca ancora di depistare pensiamo che i Giudici
sono più che mai vicini alla verità; ma questo significa anche che si vuole impedire,
ancora oggi, l’accertamento.
La tanto famosa proposta di legge di iniziativa popolare per l’abolizione del segreto di
Stato solo nei delitti di strage e terrorismo che, malgrado le nostre numerose proteste,
aveva tranquillamente dormito nei cassetti del Senato dal luglio del 1984 al luglio del
1990, è stata dai Senatori, alla fine del 1990, inviata alla Camera dei Deputati insieme
ad altre proposte sullo stesso argomento.
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Questo mescolamento ha fatto diventare la nostra proposta di legge peggiore della
legge che volevamo migliorare.
Otto anni non sono stati sufficienti al nostro Parlamento per esaminare una proposta di
legge avanzata da centomila elettori e tesa a combattere il terrorismo delle stragi.
A noi sembra che così siano stati favoriti i terroristi.
Questa è una prova di come non sia stato rispettato l’art. 71 della Costituzione. Ecco
come, in questi ultimi otto anni, non è stata difesa la Costituzione. Si è parlato e scritto
molto su GLADIO, noi crediamo al Presidente della Commissione stragi, onorevole
Libero Gualtieri, il quale afferma che Gladio non era una struttura legittima.
Chiediamo al Parlamento di eleggere con la massima sollecitudine la nuova
Commissione stragi in modo che possa completare al più presto la ricerca dei colpevoli
di tanti orrendi eccidi.
Il 16 settembre 1991 è stata inviata al Procuratore della Repubblica di Roma una
denuncia nei confronti dell’onorevole Francesco Cossiga per non aver provveduto,
come Presidente del Consiglio, a coordinare la sicurezza dello Stato in occasione della
strage del 2 Agosto 1980, favorendo così l’uccisione di 85 persone e il ferimento di
altre 200.
Alla denuncia è seguito il silenzio; anche il silenzio è violenza.
Dopo la triste esperienza di questi dodici anni abbiamo chiara la convinzione di
trovarci di fronte all’atto terroristico per uso politico.
La strage di Milano, di Brescia, dell’Italicus, del 2 Agosto alla stazione di Bologna,
l’operazione terrore sui treni, il trasporto di esplosivo sull’Espresso Taranto-Milano, le
stragi per assassinare il giudice Falcone e il giudice Borsellino sono tutti atti di terrore
usati dai poteri occulti per incidere sugli equilibri politici.
Questo ci consente di affermare che la nostra indipendenza non è completa, che la
nostra sovranità è parziale cioè limitata.
Questo ci ha spinto a chiedere al Presidente degli Stati Uniti d’America, che ci sia
restituita la completa indipendenza.
Lo abbiamo chiesto per tante giuste e nobili ragioni, ed anche per quella di evitare che
si ripetano ancora altre stragi57”.
Ma la stagione delle stragi non si arresta.
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Un nuovo protagonista si affaccia sulla scena del terrorismo e dell’eversione: la mafia,
con i suoi mille tentacoli, che tendono ad insinuarsi nel potere politico ed economico.
“La mafia che aveva già colpito i giudici Falcone e Borsellino, ora lancia, attraverso il
terrore, la sua ipoteca nel difficile passaggio tra prima e seconda Repubblica58”.
27 maggio 1993. In Via dei Georgofili a Firenze, 5 morti.
19 luglio 1993, Via Palestro a Milano, 5 morti.
Stragi e terrore per condizionare la vita politica del paese.
12 giugno 1993. I familiari delle Vittime di Via dei Georgofili, riuniti in associazione
chiedono di entrare a far parte dell’Unione delle Associazioni Vittime delle Stragi.
Il secondo processo d’ appello termina il 16 maggio 1994.
Viene confermato l’ impianto accusatorio di primo grado.
Ergastolo per Mambro, Fioravanti e Picciafuoco, dieci anni per Gelli e Pazienza, otto a
Musumeci e sette a Belmonte per depistaggio.
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Gli ultimi sviluppi del processo.
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2 agosto 1994. Ecco il testo dell’intervento dell’Associazione letto da Torquato Secci:
“La sentenza della 1a Corte di Assise di Appello di Bologna, emessa il 16 maggio
scorso, conferma la sentenza di primo grado nei confronti di Fioravanti, Mambro,
Picciafuoco, Gelli, Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte.
Con questa sentenza vengono indicati gli autori materiali della strage, gli autori dei
depistaggi e delle calunnie aggravate per finalità terroristiche; mancano i mandanti.
La verità sulla strage non è completa, tuttavia la sentenza del processo di appello è un
importante risultato.
Ai Giudici diciamo grazie, ad essi siamo riconoscenti per il loro impegno, per il loro
coraggio.
I depistaggi ci hanno accompagnato fin sulla porta della Camera di Consiglio del
Tribunale.
Dopo la sentenza dell’appello bis si vuole ancora depistare cercando di far credere che
la strage del 2 Agosto è legata alla strage del DC9 di Ustica.
Non conosciamo, per ora, nessun documento che comprovi questa ipotesi. La verità
completa sulla strage del 2 Agosto 1980 è conosciuta da molta gente. Dopo la nostra
denuncia, il 5 agosto 1991, l’onorevole Francesco Cossiga rilasciò al Tribunale di
Bologna una dichiarazione spontanea nella quale affermava di: "...non conoscere né i
responsabili, né i mandanti, né i favoreggiatori della strage, né qualsiasi altro elemento
utile alla scoperta degli autori...".
In relazione all’incarico istituzionale di Presidente del Consiglio, in quel momento e
per quanto previsto dalla legge 801, l’onorevole Cossiga doveva essere perfettamente
informato di quanto i Servizi segreti facevano o non facevano in relazione all’attività di
prevenzione di atti terroristici e stragisti.
Da queste considerazioni è evidente la fragilità della dichiarazione spontanea.
Vi sono, inoltre, interviste di uomini politici, di ex Ministri dell’Interno che hanno
detto: "...nel passato sono stati proprio i politici che hanno fatto deviare i Servizi...".
Chi afferma questo lascia capire di essere a conoscenza della identità dei mandanti
della strage alla stazione di Bologna.
A questi signori, così bene informati, abbiamo rivolto l’invito di dire ai Giudici ciò che
sanno; l’invito, ancora, non è stato accolto.
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Da quattordici anni siamo impegnati nel far rispettare l’art. 3 dei diritti dell’uomo,
quello relativo alla difesa della vita e alla sicurezza della persona; questa difesa
comprende tutti, non esclude nessuno.
Il potere politico, che se ne proclama dispensatore, non ha mai dato a noi la solidarietà
attiva di cui abbiamo diritto.
L’ultima sentenza disturba gli interessi della P2 e dei Servizi segreti, e perciò non è
gradita, quindi si cerca di mettere in piedi un secondo caso Montorzi, cioè un altro
depistaggio.
In questo momento è in atto un tentativo di avvalorare l’ipotesi di un Giusva Fioravanti
e di una Francesca Mambro molto ingenui, capaci di compiere una serie di sette
omicidi, ma tanto sensibili da non poter commettere una strage.
Il complesso degli elementi di accusa invece rende assolutamente certa la prova delle
responsabilità dei terroristi Giusva Fioravanti e Francesca Mambro.
Anche noi riteniamo necessaria la sollecita costituzione della Commissione stragi e
l’approvazione, anche questa sollecita, di una legge che punisca severamente il
depistaggio.
Ricordate la proposta di iniziativa popolare per l’abolizione del segreto di Stato nei
delitti di strage e terrorismo presentata al Senato il 25 luglio 1984?
Quella proposta di legge, malgrado le numerose promesse e i grandi impegni dei
difensori della nostra Costituzione, dopo dieci anni dorme ancora nei cassetti del
Parlamento offendendo così l’art. 71 della Costituzione e i centomila elettori che la
proposero.
Forti delle nostre ragioni e dei nostri diritti continueremo a reclamare GIUSTIZIA e
VERITÀ”.
Il 23 novembre 1995 viene confermata la sentenza del secondo processo di appello.
Queste sono le conclusioni della Cassazione.
Mambro e Fioravanti sono ritenuti gli autori della strage: ergastolo; Gelli, Pazienza,
Musumeci e Belmonte sono i depistatori: dai sette ai dieci anni di carcere. Sergio
Picciafuoco viene rinviato a nuovo processo a Firenze, dove sarà assolto. Assoluzione
per Massimo Fachini.Tratto dalla sentenza della Corte di Cassazione:”Tutti gli elementi
acquisiti nella loro intrinseca valenza probatoria sono stati giudicati convergenti nella
prospettiva dell’ accusa:dalla visita fatta a Massimo sparti, ai motivi che la avevano
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determinata, dalle minacce alle ammissioni esplicite, indicative della partecipazione
alla strage,[..]dall’ omicidio dell’ Mangiameli al falso alibi fornito dagli imputati.
Si tratta di un imponente quadro indiziario, nel quale confluiscono elementi diversi,
eterogenei, nei quali concorrono accertamenti di carattere oggettivo e
incontrovertibili,è,[..] E’ un quadro, che così rappresentato, è valorizzato più dall’
intrinseca univocità delle singole componenti, della loro manifesta convergenza verso
la prova della partecipazione di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro alla Strage di
Bologna[..]59”.
L’ Associazione dà una valutazione positiva per la decisione della Corte di Cassazione,
ma sa che la battaglia non è ancora vinta.
Gli esecutori non bastano.
Ci vogliono i mandanti.
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Torquato Secci, il padre dell’Associazione.
Le condizioni di salute di Torquato Secci, dopo la sentenza della Corte di Cassazione, si
aggravano.
“Il padre dell’Associazione, che insieme a Paolo, Lidia e tanti altri avevano inchiodato
uno stato fin troppo compiacente alle sue colpe, se ne andrà lasciando a quella grande
famiglia che è l’Associazione le parole “[..] avanti tutta, sempre” 60“.
Torquato era il simbolo di coloro che facevano parte dell’Associazione, gente umile, ma
tenace e irreprensibile nella loro costante ricerca di VERITA’ E GIUSTIZIA.
“Di lui rimane una fotografia, in bianco e nero: processo per la Strage di Bologna,
udienza di primo grado, estate, caldo; c’è un piccolo signore, appoggiato alla balaustra
di legno che divide il pubblico dall’aula giudiziaria.
Davanti ha una sedia, vuota.
Quasi non ci arriva a quel divisorio.
Intorno a lui sembra non esserci nessuno.
Lui guarda attento, quasi con una smorfia, rinchiuso nei suoi capelli grigi, che ricoprono
la sua testa piccolina, che ricoprono una testa piccolina, un corpo vestito con una
camicia a mezze maniche, l’orologio al polso.
Non dorme, pensa in silenzio.
Osserva le verità a lui negate, le bugie, le contraddizioni, i giochi di potere che
difendono con la menzogna quello che tutti ormai hanno già compreso61”.
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La nuova struttura e le recenti iniziative.
Dopo la morte di Torquato l’Associazione si da una nuova struttura.
Paolo Bolognesi viene eletto Presidente.
Sono i giorni in cui il processo per i depistaggi, spedito a Roma per incompetenza
territoriale, torna nella sua sede naturale a Bologna.
È stato così perso altro tempo prezioso nella ricerca della Verità.
“Il 18 Aprile 1997 incomincia il processo a Luigi Ciavardini, accusato di aver collocato
la Bomba alla stazione insieme a Mambro e Fioravanti, e come da copione, proseguono
i tentativi per depistare le indagini, ma l’ associazione non si scoraggia e continua la sua
battaglia62”.
1998. Le promesse del sottosegretario Brutti di fare chiarezza una volta per tutte, nel
secondo anno di governo dell’Ulivo, non vengono purtroppo mantenute, e la legge
sull’Abolizione del Segreto di Stato giace ormai indiscussa chissaddove.
7 Ottobre 1998. Valerio Fioravanti dopo diciassette anni di carcere (invece
dell’ergastolo che gli era stato inflitto come pena da scontare), esce dal carcere di
Rebibbia per un permesso di 96 ore.
“È il primo d’una lunga serie di segnali”.
Il 13 luglio 1999 per Fioravanti, ormai fuori dal carcere, il Ministro di Grazia e giustizia
chiede l’ obbligo di scorta, ma il tribunale di sorveglianza stabilisce solo i controlli
previsti dalla legge.
9 giugno del 2000.
Il tribunale di Bologna condanna a nove anni e mezzo di reclusione Massimo Carminati,
personaggio di spicco dei NAR, facente anche parte della cosiddetta Banda della
Magliana , in contatto con personaggi di spicco della P2 e amico di Fioravanti e l’ ex
direttore del centro SISMI di Firenze Federigo Benincasa a quattro anni e mezzo per
depistaggio.
“Non solo vengono accertate le responsabilità dei vertici dei Servizi Segreti, ma anche
della malavita comune.
“Le inchieste su Carminati, sul conto del quale le indagini hanno ancora molto da
chiarire, forse perché la sua attività, i contatti con il mondo politico e i Servizi Segreti,
rappresentano uno dei probabili snodi della strategia della tensione, tra il 1978 e il 1981.
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2 agosto 2000. Per la prima volta un Presidente del Consiglio ammette le colpe dello
Stato.Giuliano Amato dall’alto del palco per le celebrazioni del ventesimo anniversario
esclama:”[..]io qui rappresento lo stato e per me è umiliante dover ammettere che tante
volte, in passato, è accaduto che dall’ interno dello Stato ci siano state connivenze,
bugie, menzogne, appoggi, che non sappiamo dove andavano a parare.[..]63”
Il 29 gennaio il quotidiano “La Repubblica” dedica la prima pagina della cultura a
Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.
“L’Associazione invia una lettera al direttore del quotidiano, ma la missiva non viene
pubblicata, è il segno dei tempi.
“Bologna 8 febbraio 2001. Al direttore de La Repubblica Dott. Ezio Mauro.
[..]Non è vero che Mambro e Fioravanti hanno riconosciuto le loro colpe senza cercare
difese; al contrario, hanno spesso tentato di negare le proprie responsabilità per i delitti
più “scomodi” di cui si sono macchiati, finendo per confessare solo quando esisteva una
mole enorme a loro carico.
Non è vero che per loro pentirsi sarebbe stata una via facile per arrivare alla libertà:
Mambro sa benissimo che deve non solo la sua libertà, ma anche la sua vita, al silenzio
sui retroscena sei suoi delitti e in particolare sui delitti della Strage di Bologna.
Soprattutto non è vero che Mambro e Fioravanti sono innocenti per la Strage di
Bologna, delitto per il quale sono stati condannati con sentenza definitiva.
[..] La frase che più ci ha colpito è quella attribuita a Rosetta Stella che, per giustificare
la scelta di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti quali coautori del suo libro, ha detto
che si trattava delle persone più adatte, poiché potevano parlare “della misericordia in
una sorta di gioco a partita doppia:quella ricevuta per le colpe che hanno riconosciuto
e quella che, dopo aver inutilmente chiesto di essere ascoltati col loro grido di
innocenza, sono stati comunque chiamati a dare”.
Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, dunque sarebbero stati chiamati a dare
misericordia a chi non ha ascoltato le loro grida di innocenza per la Strage di Bologna.
Ma chi sono questi mostri senza cuore?
Principalmente, come è noto, i parenti delle Vittime della strage.
In quest’epoca di revisionismi d’ogni tipo, non ci siamo stupiti quando qualcuno ci ha
criminalizzato perché non abbiamo perdonato, perché non abbiamo dimenticato, perché
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non abbiamo seguito il consiglio di Valerio Fioravanti: ”Smettere di ritornare sempre al
passato e cominciare finalmente a guardare al futuro”.
Quando, però, con un incredibile inversione dei ruoli, noi Vittime veniamo indicate
come coloro
che devono chiedere perdono e ottenere misericordia dai carnefici,
crediamo davvero di essere giunti ai confini della realtà![..]64”.
12 giugno 2001. Ci sono voluti quattro anni, lavoro, fatica, contatti.
Nasce presso la Direzione Generale degli Affari Penali del Ministero della Giustizia
l’Osservatorio sui problemi e sul sostegno delle vittime dei reati.
E’una vittoria dell’Associazione (se pur breve: il Ministro di Grazia e Giustizia On.
Castelli lo farà chiudere nel 2003).
Negli ultimi due anni si inasprisce ancora la battaglia dell’Associazione per ottenere i
giusti riconoscimenti, ancora inadeguati dopo più di venti anni dalla Strage, alle Vittime
ed ai feriti.
Pur essendovi personaggi oscuri che ancora tentano di far dimenticare il passato, tanta
“gente comune”, vicina all’Associazione e alla verità storica, si dà da fare “per non
dimenticare”.
Grande successo di pubblico poi per il programma “Blu Notte” incentrato sui misteri
italiani, dove nella puntata dedicata alla Strage di Bologna, il giornalista della RAI
Lucarelli ricostruiva in maniera esemplare i momenti precedenti e successivi
all’ignobile atto.
“Le Vittime non sono più sole, abbandonate al loro destino, un destino di mafia, di
stragi, di terrorismo e di usura65”.
Le vittime ora hanno parola e ragioni da spendere.
La fatica per ottenere Verità e Giustizia continua e continuerà dentro tribunali, uffici ma
anche presso piazze, scuole e stazioni.
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CAPITOLO TERZO.
La Stazione come non luogo.
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Analizzando dal punto di vista sociologico la strage del 2 Agosto 1980 si possono
notare aspetti importanti, per quanto riguarda l’ambientazione e la comunicazione come
momento per la memoria collettiva.
L’attenzione si sposta, come primo passo per seguire una linea logica, sul luogo fisico
dove questo tragico momento della storia italiana ha avuto luogo, la Stazione Centrale
di Bologna.
“Stazione vista non solo come luogo percettibile nella realtà in quanto possessore di una
esistenza materiale, ma, allo stesso modo, come “non luogo” dove il soggetto si distacca
dalla sua individualità66”.
“Tale distacco dal proprio io è dovuta sostanzialmente al fatto che, la Stazione, essendo
un luogo affrancato dalla storia e definito secondo la sua funzionalità, allo stesso modo
porta i suoi utenti ad avere un identità provvisoria quale è quella stabilita, per fare un
esempio, dal biglietto del treno67”.
A questo punto è lecito porsi una domanda, ma come si commemora un evento
all’interno di un “non luogo”?
Bisogna quindi iniziare con il menzionare, per rispondere a questo quesito, che, per
esempio, lo squarcio nel muro provocato dalla bomba assomiglia “ad un urlo sordo che
il viaggiatore può ignorare ma che, una volta entrato nel proprio campo visivo, non
permette alcuna distrazione”. Questa percezione dell’evento drammatico, quale altro
non può che essere una strage, produce una sorta di “corto circuito cognitivo” con la
forma dell’identità, resa possibile dalle caratteristiche sopra menzionate che ha un “non
luogo”.
Questo conflitto di sensazioni, in altre parole, porta il richiamo della storicità del
momento a contapporsi con l’identità del viaggiatore.
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Tota A. L. , LA CITTA FERITA-MEMORIA E COMUNICAZIONE PUBBLICA DELLA STRAGE DI BOLOGNA, 2 AGOSTO
1980; IL MULINO RICERCA; 2003)
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Tota A. L. , LA CITTA FERITA-MEMORIA E COMUNICAZIONE PUBBLICA DELLA STRAGE DI BOLOGNA, 2 AGOSTO
1980; IL MULINO RICERCA; 2003)
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Gli “imprenditori etici della memoria”.
Per quanto riguarda il concetto di commemorazione, allo stesso modo, ci si deve, per
arrivare ad un analisi soddisfacente, addentrare nella definizione pubblica di questa
stessa commemorazione.
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In tal senso si può affermare che il concetto di “monumento vivente” si presta bene allo
scopo.
L’unire iniziative culturali, quali un concerto rock o classico che sia, con un evento così
cruento e drammatico quale è stata la strage di Bologna, può essere sicuramente
riassunto nel termine sopraccitato.
Per riuscire a comprendere come un operazione di questo tipo possa essere possibile, si
devono analizzare due questioni, la prima riguardante la percezione delle Vittime come
“Morti di tutta la nazione” e la seconda, la percezione che i familiari hanno di questa
commemorazione pubblica.
Approfondendo il primo punto appena menzionato, risulta possibile mettere in campo il
carattere politico e nazionale di questi morti che da “cari defunti” sono passati ad essere
“Vittime della nazione”(concetto differente da “Caduti dello Stato”) in quanto l’evento
del quale sono stati Vittime è caratterizzato da una forte valenza civile e storica per
l’intera nazione italiana e la sua comunità.
Questo passaggio di status delle Vittime, che trova il suo centro nel considerare il lutto
non più come esclusivamente privato ma anche come lutto di tutti gli italiani,
rappresenta un passaggio importante per l’unione di un metodo commemorativo, quale
potrebbe essere ad esempio un evento musicale, con un fatto storico di così tragica
portata e di così tanta violenza.
Questo passaggio, sostanzialmente, permette anche ai familiari più vicini, e quindi
anche ai più lontani dai codici della musica rock, ad esempio, di conciliare la modalità
del concerto con le memorie ed il lutto individuale.
“Analizzando il secondo punto, la percezione che i familiari hanno di questa
commemorazione pubblica, è possibile notare come la definizione di comunicazione sia
distante dall’essere completamente condivisa68”.
Mentre i membri più anziani tendono a prediligere una forma di esternazione del lutto
più
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Tota A. L. , LA CITTA FERITA-MEMORIA E COMUNICAZIONE PUBBLICA DELLA STRAGE DI BOLOGNA, 2 AGOSTO
1980; IL MULINO RICERCA; 2003)
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tradizionale, i membri più giovani cercano invece di
avvalorare un sistema
commemorativo innovativo che si rappresenta attraverso il valore della memoria non
solo dal punto di vista luttuoso ma anche depositaria di valori e di guida civile.
Questo è quindi un punto molto importante: dal concetto puramente individuale e
luttuoso di memoria ad un più ampio concetto di “memoria civile” appartenente a tutta
la nazione ed esternata in diverse modalità, che è sfociata in una fase importante di
cambiamento che ha caratterizzato la stessa Associazione dei familiari delle Vittime.
Cambiamento che parte da una funzione dell’Associazione come organo per un
percorso giudiziario che possa arrivare certamente ad una giusta condanna dei terroristi,
ma anche ad una funzione dell’Associazione come “imprenditore etico e civile delle
memoria”.
Tale punto di vista
viene chiarito anche dalle stesse parole del Presidente
dell’Associazione Paolo Bolognesi che ritiene questo progetto come “la vendita della
memoria della Strage, che rappresenta un bene nazionale da trasmettere e
preservare” , e viene quindi visto quasi come un progetto di marketing più facilmente
sostenibile dai membri dell’Associazione quando quei processi di reciproca intersezione
tra memoria dei familiari a livello individuale e collettivo sono confluite all’interno
della memoria sociale di quest’evento.
Molte sono state le iniziative dell’Associazione per intraprendere questo progetto,
dall’esposizione dell’autobus numero 37, usato subito dopo la strage per trasportare le
Vittime agli obitori cittadini, come oggetto di ricordo ed artefatto della
commemorazione all’orologio della stazione fermatosi alle 10,25, attimo in cui il vile
attentato fu compiuto, con la successiva esposizione di una targa, sottostante
all’orologio, che rammenta ai viaggiatori ciò che successe in quel caldo 2 agosto 1980.
Molte iniziative quindi sono state portate avanti per la Giustizia e la memoria, ma dopo
25 anni, in una situazione sociale che sembra essere cambiata, che sembra spesso voler
dimenticare i fatti del 2 agosto e di tutte le altre stragi, l’Associazione dei familiari
dovrebbe poter riuscire a preservare il lavoro ottenuto con tanto impegno e tanta fatica.
Da questi concetti importantissimo partirà quindi tale tesi di laurea per proporre delle
iniziative raggruppate sotto il nome di “un fiore per non dimenticare”.
- 74 -
Per questo motivo si vuole qui proporre un modo di ragionare che potrebbe aiutare
l’Associazione dei Familiari ad aumentare il proprio potenziale a livello di
comunicazione e di immagine, tramite una serie di progetti di raccolta fondi che
riescano ad unire l’aspetto “materiale”, il reperimento cioè di somme di denaro, con
quello “etico”, ossia il mantenimento della memoria storica e civile per l’ottenimento di
una Giustizia non ancora completa.
- 75 -
CAPITOLO QUARTO.
Definizione di “fund raising”.
“Il tema del fund raising, che risulta, nei fatti, cruciale per la vita e per la crescita di
un organizzazione senza fini di lucro, appare ancora oggi scarsamente conosciuto o
valutato nelle sue diverse dimensioni e implicazioni69”.
69
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 76 -
“Il fund raising comporta, infatti, per ogni organizzazione, una profonda riflessione
circa il proprio modo di essere, di funzionare, di agire, di proporsi nell’ambiente in
cui opera”.
Il termine fund raising viene generalmente tradotto in italiano con l’espressione
“raccolta fondi”, anche se essa non rende perfettamente ragione della formulazione
inglese.
Il verbo “to raise” non indica il raccogliere, ricevere o accettare (in questo senso
sarebbe meglio usare il verbo “to collect” o “to receive”), al contrario “to raise”
significa “accrescere, procurare, sollevare, elevare”, addirittura il “far risorgere”.
Da queste accezioni si può e si deve dedurre come il fund raising non sia una mera
attività di raccolta, o di registrazione dell’esistente, di carattere statico, ma come
un’azione strategica fortemente finalizzata a un obiettivo di crescita e di sviluppo.
È possibile, quindi, dare una prima definizione di fund raising come l’ “insieme di
attività di un soggetto collettivo volto a reperire le risorse finanziarie necessarie a
raggiungere gli scopi che esso si propone.”
In tale definizione è insita una profonda riflessione circa il proprio modo di essere, di
funzionare, di agire, di proporsi nell’ ambiente in cui opera.
A questo riguardo, sarebbe quindi superficiale una rappresentazione del fund raising
cosiddetta “operazionale”, che concepisse cioè tale attività come un insieme
coordinato di attività di natura tecnica, che risponda ad un esigenza specifica delle
organizzazioni non profit, relativa al reperimento delle risorse economiche e
finanziarie necessarie per garantire la propria sopravvivenza e per svolger i propri
interventi.
Più giusta sarebbe piuttosto una rappresentazione che concepisse una dimensione più
approfondita, che vada oltre la sfera “operazionale” per giungere alla cosiddetta
dimensione “cognitiva”, concernente le rappresentazioni della realtà, la cultura, i
valori, le idee, i miti e i simboli propri delle organizzazioni e dei soggetti presenti
nell’ ambiente in cui esse operano.
- 77 -
“L’esistenza della dimensione cognitiva del fund raising ha come sua conseguenza
quella di portare la raccolta dei fondi in stretto rapporto con la stessa ragion d’essere
di una organizzazione non profit e quindi con la sua mission70”.
In pratica, si tratta di compiere un’ ”approfondita analisi della propria organizzazione,
che riguardi la sua cultura e soprattutto le relazioni che in questa cultura vengono
elaborate tra pratica dei fini e valutazione dei mezzi che spesso producono una scarsa
disponibilità ad esporsi verso altri soggetti per chiedere finanziamenti, nel timore di
una sorta di “contaminazione” dei propri scopi generali e della propria storia.”
Su tale argomento sarà quindi incentrato il lavoro svolto in questa tesi di laurea: dal
capitolo precedente si deduce come le persone coinvolte nell’Associazione tra i
Familiari delle Vittime della Strage alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980
possano essere definiti come “imprenditori della memoria”, e conseguentemente si è
cercato
in
questo
sede
di
realizzare
un’analisi
(se
pur
superficiale)
dell’organizzazione che, per ipotesi, riesca a coniugare sia gli aspetti puramente
“operazionali”, quali in sostanza l’azione di raccolta di fondi per accrescere il numero
delle iniziative, per abbattere i limiti prettamente fisici dell’organizzazione, con la
dimensione “cognitiva” tanto cara ai membri dell’Associazione (basti ricordare lo
Statuto dell’Associazione che cita la ricerca di “Giustizia e Verità” come mission
principale nonché il mantenimento della memoria storica dei fatti accaduti per evitare
che vi possano essere altre Vittime).
Tornando per un attimo ad un discorso generale, il fund raising può interessare quindi
sia soggetti pubblici, sia soggetti privati, sia, infine, soggetti sociali e collettivi, quali
associazioni, cooperative sociali, movimenti, organizzazioni della cittadinanza attiva
e quanti altri vengono comunemente identificati come organizzazioni non profit.
E l’Associazione oggetto di questa tesi rientra per l’appunto tra questi tipi di soggetti,
per i quali il fund raising sta assumendo in questi ultimi anni connotazioni e un
significato del tutto particolari.
70
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 78 -
- 79 -
Un prospetto del “ciclo del fund raising”.
Il ciclo del fund raising rappresenta lo schema di lavoro sul quale si baserà il progetto
“Un fiore per non dimenticare”.
È uno schema funzionale che servirà a guidare il complesso processo di analisi,
progettazione, attuazione (solo a livello teorico, nel caso in questione) e valutazione
che costituirà il presupposto per l’attività di fund raising che in questo lavoro si vuole
organizzare.
Per garantire quindi l’ordine logico dell’attività di questa ricerca e delle azioni che
essa comporta, si seguirà il più possibile lo schema citato che verrà poi, punto per
- 80 -
punto
(quando
possibile
e
sensato),
applicato
alla
realistica
situazione
dell’Associazione.
Fasi del ciclo di fund raising
I fase: Avvio del fund raising (start up).
- Definizione del Case statement.
- Individuazione e superamento degli eventuali ostacoli e/o delle resistenze
interne.
- People raising e formazione dei volontari.
-“Formazione dello staff” di fund raising.
II fase: Analisi dell’organizzazione.
- SWOT analysis.
- Analisi della composizione dei fondi.
III fase: Analisi dell’ambiente.
- SWOT and PEST analysis.
-
Analisi dei soggetti e dei mercati pubblici.
IV fase: Progettazione e pianificazione.
- Definizione del piano del fund raising.
- Progettazione delle singole attività.
-
Scelta degli strumenti di raccolta fondi (contatto diretto, mailing..)
V fase: Messa in opera.
- 81 -
- Formazione dello staff.
- Monitoraggio e management.
- Internalizzazione/esternalizzazione dei servizi di fund raising.
- Gestione degli aspetti finanziari, contabili e fiscali.
VI fase: Valutazione e gestione degli esiti.
- Valutazione economica.
- Valutazione del potenziale.
- Fidelizzazione.
- Rinnovo e incremento.
VII fase: Revisione del ciclo71.
Oppure, il che è lo stesso72:
I-avvio del fund raising.
(start up).
II-analisi dell’organizzazione.
71
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998, rielaborazione.
III-analisi dell’ambiente.
72
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
IV-progettazione e
pianificazione.
- 82 V-messa in opera.
VI-valutazione
VII-revisione
del
e gestione
ciclo. degli
esiti. fase
Nuova
Certamente non sarà possibile applicare ogni singolo punto del suddetto ciclo al caso
in oggetto, che andrà quindi esaminato con la dovuta cautela.
Verranno quindi utilizzate tutte le informazioni fornite e i dati raccolti nel corso di
incontri e telefonate presso l’Associazione.
Ci si soffermerà più approfonditamente sulle prime quattro fasi del suddetto ciclo,
sperando poi che in futuro queste proposte, possano venir applicate con maggiore
competenza e professionalità.
- 83 -
CAPITOLO QUINTO.
I fase: Avvio del fund raising.
Il case statement.
La buona causa.
Per un’associazione senza fini di lucro come il caso di Bologna la raccolta fondi è
sempre legata alla messa in campo della buona causa che si intende affermare.
È da qui che partirà la redazione del case statement.
- 84 -
“Al di là di tutte le tecniche, la validità della buona causa dell’organizzazione rimane
infatti un elemento decisivo per decretare il successo di un iniziativa di raccolta fondi
(necessario ma ovviamente non sufficiente)73”.
Va dunque considerata la cultura di base dei soggetti componenti l’Associazione,
ovvero quel sistema di significati e la riserva di forza e energia di
quest’organizzazione che in qualche modo costituiscono la base del suo ambiente
cognitivo.
Utilizzando quindi il linguaggio del fund raising si dirà che è necessario “partire dalle
motivazioni attorno alle quali l’Associazione si è costituita per identificare con
certezza una buona causa per una raccolta fondi74”.
Questa, o queste ragioni, in primo luogo, dovranno fornire una “vera”
rappresentazione dell’Associazione che possa essere condivisa sia all’interno che
all’esterno di essa.
Per questo ci si ricollega nuovamente ora alla figura degli associati come
imprenditori etici della memoria, volti allo scopo, oltre che della ricerca di Verità e
Giustizia, di mantenere viva nell’opinione pubblica la memoria storica dei fatti storici
per evitare che ciò che è accaduto si ripeta nuovamente.
La già citata memoria storica entra così in campo per fornire una buona causa
all’iniziativa “Un fiore per non dimenticare”, tesa al reperimento di nuove fonti
economiche attraverso delle iniziative mirate e create su misura per l’Associazione,
che tengano presente i 2 scopi principali dell’Associazione: Verità, Giustizia e, allo
stesso tempo, la memoria storica dei fatti accaduti, in particolar modo dei fatti tragici
73
74
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
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e dolorosi quali un attentato come quello del 2 agosto 1980, fatti che spesso la società
tende a rimuovere.
Elementi essenziali della buona causa:
Mission: la memoria storica (“per non dimenticare”).
Obiettivi strategici: 1) coinvolgere la società attraverso il simbolismo di nuove
iniziative,
2) reperire nuove fonti economiche.
Obiettivi operativi: scelte tattiche (come dobbiamo attivarci? Con quali mezzi?).
La buona causa rappresenta il DNA di un’organizzazione: ogni scelta, di carattere
finanziario o di carattere organizzativo, si deve uniformare ed essere compatibile con
essa, in quanto portatrice dell’identità dell’organizzazione stessa.
Per soddisfare quindi i tre aspetti sopraccitati, secondo gli studiosi Kotler e
Andreasen (1991) la buona causa, il già citato “per non dimenticare” dovrà avere
caratteristiche di:
-“fattibilità, essere cioè realistica.
-distintività, che si distingua cioè dalle altre buone cause75”, e in questo sicuramente
le motivazioni che potrebbero spingere l’Associazione ad organizzare una raccolta
fondi sarebbero differenti da tutte le altre motivazioni.
I familiari hanno cioè creato nel corso di 25 anni, per primi nella storia, una struttura
organizzata (seppur con alcuni limiti come si vedrà più avanti), un network di
solidarietà che ruota attorno a un fatto storico sanguinoso che ancora oggi, dopo gli
attentati dell’11 settembre, di Madrid e più recentemente in Ossezia e a Taba, è
75
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
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attuale e delicatissimo in quanto si inserisce in un contesto con forti connotazioni
politiche.
A riprova di ciò stà il fatto che più volte l’Associazione è stata interpellata da studiosi
e politici esteri dopo ogni ennesima strage del terrore, e la domanda più ricorrente è
sempre stata: “di che cosa hanno bisogno le Vittime ed i loro familiari?”.
Proprio per la particolarità di questa Associazione quindi il progetto non dovrà mai
tralasciare il concetto di “confine etico” ben preciso, dato dal rigore nel perseguire i
propri scopi.
Per procedere sarà necessaria quindi molta attenzione.
La buona causa dovrà inoltre possedere una spinta che motivi i potenziali acquirentidonatori, che stimoli la loro “voglia di partecipare” ad un progetto “senza fini di
lucro”.
La procedura di costruzione del case statement.
Una volta definita la buona causa e il sistema dei fini ed obiettivi strategici e operativi
necessari per realizzarla,
si procederà ad elaborare più concretamente il case
statement, o rapporto sul caso, che si presenta come un costrutto logico-funzionale
atto a definire e comunicare a una pluralità di soggetti e obiettivi, le strategie e le
azioni che saranno utilizzate per rispondere a determinati bisogni sociali.
Lo scopo del case statement è quindi quello di dare una prima idea, una prima
“sfoltita” a tutte le notizie, i dati e gli scopi che si hanno a disposizione per
organizzare un’iniziativa di fund raising.
Si dovrà cercare la massima semplicità e chiarezza possibile per arrivare ad una
struttura di comunicazione efficace per la richiesta fondi, attraverso appunto
un’esposizione concisa delle ragioni che sono alla base di tale richiesta e delle finalità
per le quali i fondi verranno utilizzati.
- 87 -
È necessario infatti che nella redazione del case statement si rispettino alcune regole
della comunicazione quali: il realismo (ossia l’apparire concreto del problema posto),
la chiarezza, la concisione e la logicità.
Questo procedimento sta alle base di tutto il programma: la sua stesura ha reso
necessaria infatti di una mole notevole di dati, forniti dal Presidente Bolognesi sia
sotto forma di documenti, brochures e interviste, sia per via telematica seguendo una
procedura ben precisa che vieni qui sotto riportata:
1)Raccolta del materiale dal quale trarre informazioni, dati, elementi sull’identità
dell’Associazione; (materiale di propaganda e di presentazione, interviste ai dirigenti,
articoli e servizi giornalistici che parlano dell’Associazione,ecc.)
2)Analisi del materiale raccolto.
3)Redazione di un breve testo base.
Seguendo quindi questo procedimento sono state raccolte quante più informazioni
possibili per arrivare ad un primo indice-tipo di case-statement:
-Buona causa: come già detto precedentemente è il “non dimenticare”, la memoria
storica per
evitare che accadano di nuovo questi fatti di sangue, aggiungendovi inoltre
la possibilità di nuovi investimenti dati da una raccolta fondi.
-Contesto in cui l’Associazione opera:
1) A livello provinciale: la città di Bologna, città con un forte e radicato senso civico
e solidaristico.
2) A livello nazionale: uno Stato caratterizzato da una forte instabilità politica, con
un frequente alternarsi di governi e scosso al suo interno da organizzazioni criminali,
come la mafia degli anni ’80 e primi ’90, e terroristiche, sia di destra che di sinistra,
che attraverso mezzi illeciti e delittuosi cercano di destabilizzarne la democrazia.
3) A livello globale: soprattutto dopo l’11 settembre e lo scoppio della guerra in
Iraq, a livello mondiale vi è un forte senso di instabilità e incertezza causata da un
- 88 -
network terroristico globale e allo stesso tempo dall’insufficiente impegno delle
Istituzioni.
-Attività: da 24 anni l’Associazione tra i familiari delle vittime alla Strage del 2 agosto
1980 operano per ottenere Verità sui fatti accaduti e Giustizia per i colpevoli, nonché
assistendo le Vittime di Bologna ma anche di tutte le altre Stragi.
Durante questo lungo arco di tempo sono state promosse dall’Associazione numerose
iniziative, di vario tipo: dalla dichiarazione di Parte Civile degli associati in tutti i
processi svolti alla raccolta del materiale giudiziario, dall’aiuto fondamentale dato per
organizzare l’imponente concerto del 2 agosto alle migliaia di rappresentazioni
teatrali, spettacoli, manifestazioni, premiazioni, pubblicazioni di libri che sono state
svolte sotto il benestare e con la collaborazione dell’Associazione, da artisti e
giornalisti più o meno famosi che volontariamente hanno collaborato; dalla
costruzione di un sito internet alla mostre organizzate e molto, molto altro ancora.
In tutte le attività organizzate dall’Associazione fondamentale è stato il supporto
tecnico, economico e morale da parte di personaggi ed enti terzi.
-Struttura, organigramma:
denominazione: “Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage alla Stazione
di Bologna del 2 agosto 1980”.
Dal punto di vista legale l’Associazione rientra fra le associazioni non riconosciute,
che, in base alla natura dell’attività principale, fa quindi parte degli enti non
commerciali, ed è quindi soggetta alla regolamentazione per quest’ultimi che prevede,
fra l’altro, la stesura di un rendiconto annuale a fine esercizio.
Rendiconti che nei successivi capitoli si andranno ad analizzare.
È dotata di uno Statuto che ne regola l’esistenza e ne stabilisce il criterio di
identificazione.
- 89 -
Ha una sola sede a Bologna nella quale lavorano il Presidente Bolognesi e due
impiegati stipendiati dal Comune, Nicoletta Grazia ed Andrea.
Gli organi sociali dell’Associazione sono rappresentati dall’Assemblea degli
Associati, il Consiglio Direttivo ed il Collegio dei Sindaci.
L’Assemblea si riunisce di norma una volta l’anno, il 2 Agosto, ed è convocata dal
Consiglio Direttivo ogni qualvolta lo ritiene opportuno.
Essa nomina il Consiglio Direttivo ed il Collegio dei Sindaci.
Il Consiglio Direttivo sarà composto da un numero di 21 membri, resta in carica un
anno ed è rieleggibile.
Tutte le iniziative da prendere sono discusse dal Consiglio Direttivo.
Gli associati vengono informati, mediante lettera, delle iniziative che di volta in volta
verranno prese, affinchè vi possano partecipare.
Gli associati vengono informati dei risultati che di mano in mano sono ottenuti
mediante lettera.
-curriculum in breve: l’Associazione nasce il primo giugno 1981, è composta
dapprima da 40 membri che poi raggiungono quota 300 associati, è stata la prima
associazione di questo tipo al
mondo e conta un bagaglio di esperienza notevole.
Da 24 anni opera per l’ottenimento dei propri scopi anche se con mezzi molto limitati.
Ha stabilito dei forti legami con la società bolognese e con quella nazionale.
Possiede una buona rete di conoscenze ma presenta alcuni limiti nella comunicazione
e diffusione delle proprie iniziative e propositi: gli eventi culturali che vengono
organizzati spesso non riscuotono tutto il successo che potrebbero meritare perché vi
sono alcuni limiti appunto dell’Associazione nel diffondere tali notizie.
-Fabbisogno (tecnico, finanziario, di personale..) e modalità di reperimento e
utilizzazione delle
risorse: “L’Associazione trae i mezzi finanziari per il suo
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funzionamento da elargizioni degli associati e da sovvenzioni di Enti pubblici e
privati” (art. 4 dello Statuto), a questo scopo sono stati aperti due conti correnti sui
quali i cittadini possono contribuire con una o più offerte.
Come si approfondirà, alcune voci rappresentano per ogni esercizio un notevole
impegno
economico e per questo ogni anno si necessita di un adeguata copertura,
copertura che potrebbe
essere incrementata appunto con un dettagliato progetto di
raccolta fondi.
Una volta formalizzato, il case statement va riesaminato, per verificare a posteriori se
esso rifletta pienamente i valori dell’organizzazione (la buona causa) e dimostri
inequivocabilmente se e come vengono raggiunti i benefici per i quali l’Associazione
si impegna.
- 91 -
Superamento degli eventuali ostacoli o resistenze all’interno dell’organizzazione.
I fenomeni di dissonanza e distonia.
“I primi ostacoli all’avvio di una strategia di fund raising possono derivare proprio
dalle differenti rappresentazioni di cui sono portatori gli aderenti all’organizzazione,
le quali tendono a produrre conflitti all’interno dell’organizzazione stessa, nonché il
- 92 -
prevalere di un atteggiamento passivo o di rifiuto nei confronti delle attività di
raccolta fondi76”.
A questo proposito, è stata inizialmente svolta un’indagine che, per quanto limitata, è
servita a stabilire se all’interno dell’Associazione in oggetto vi siano o meno dei
fenomeni di dissonanza o distonia.
Innanzitutto si devono chiarire questi 2 concetti: di dissonanza si parla quando
l’ambiente cognitivo del soggetto non è in grado di “controllare il proprio ambiente
operazionale, per distonia invece quando all’interno di un’organizzazione o di un
gruppo vi sono rappresentazioni della realtà diverse e in conflitto fra loro77”.
L’ “indagine” è stata svolta sostanzialmente chiedendo agli associati, in maniera
molto informale se fossero soddisfatti della politica di gestione fino a quel momento
usata dal Consiglio o se ci fossero, o ci fossero stati, dei “moti” di scontento da parte
loro.
Tutti hanno risposto di essere stati sempre unanimamente d’accordo sulle decisioni
fin li prese, e hanno anzi sottolineato la coesione a livello interno degli associati.
Alla base di questa coesione vi è senza ombra di dubbio la tragedia che li ha
coinvolti, fino alle ore 10,24 del 2 agosto 1980 infatti essi erano gente semplice, con
un'unica cosa in comune: avevano un loro caro, o si trovavano essi stessi in quel
sabato mattina alla Stazione di Bologna.
Il dolore quindi, ma soprattutto la necessità di Giustizia e di capire il perché di tutto
ciò, li ha accomunati da quel momento in poi, dando loro una coesione e una forza a
tratti unica.
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Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
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Con questo, ha poi aggiunto il Presidente Bolognesi, non si vuol dire che non ci siano
state divergenze e dibattiti interni, ma tutto è sempre stato risolto con il dialogo, che
rappresenta uno dei maggiori punti di forza dell’Associazione.
Formazione dello staff di volontari per il fund raising.
Avere al proprio interno un gruppo coeso spesso non basta.
Con il vantaggio di essere molto uniti, risulterebbe quindi molto più semplice mettere
in campo una squadra preparata per un eventuale progetto di fund raising.
Un team, anche di piccole dimensioni, è infatti necessario per compiere uno sforzo di
notevole entità come una raccolta fondi.
- 94 -
In sostanza, per impostare un’attività di fund raising, non basta definire la “buona
causa” della propria organizzazione, ma è necessario capire con quali risorse umane
questa buona causa possa essere portata avanti.
È per tale motivo che, accanto al problema del fund raising, l’Associazione dovrebbe
porsi la questione del people raising, ovvero del “processo con cui formare e
conservare risorse umane, composte non solo da persone interne all’organizzazione,
bensì da un vero e proprio personale reclutato tra volontari78”.
Così come nel caso del fund raising, per attivare una strategia di people raising è
indispensabile, in primo luogo, considerare ciò che l’organizzazione “offre” al
volontario a fronte del lavoro prestato.
In altre parole occorre definire l’oggetto, pur se immateriale, dello scambio che
avviene tra l’organizzazione e il volontario.
Negli studi riguardanti il fenomeno del volontariato, vengono prese in esame le
motivazioni dei volontari all’azione, che è necessario considerare per far sì che
l’organizzazione riesca a rispondere in modo adeguato alle loro aspettative.
motivazioni dell'azione volontaria contemporanea
(fonte:Druker 1990)
auto-realizzazione
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Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
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altruismo
possibiltà di socializzare con altre persone
apprendere nuove informazioni su un 'attività
promuovere e portare al successo una organizzazione
sviluppare contatti professionali
fare praticantato
fare carriera nelle imprese
creare una canale di accesso a una particolare organizzazione
accrescere il proprio prestigio sociale
(Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998).
Anche alla luce di tali aspettative, l’organizzazione può valutare in che modo sia
possibile creare un sistema di “convenienze” o di “incentivi” all’azione volontaria.
In questo infatti l’organizzazione potrebbe intervenire per:
-ridurre i costi (monetari e non ) dell’azione volontaria tramite ad esempio rimborsi
spese etc.
-ridurre i rischi percepiti, connessi allo svolgimento dell’azione volontaria; questi
ultimi possono essere di natura sociale, di natura psicologica e di natura fisica.
L’Associazione, dalla sua nascita in poi, sostiene il Presidente Bolognesi, ha
incontrato spesso l’ attenzione di numerosi volontari e, per quanto possibile, ha
sempre sostenuto in termini di comunicazione, diffusione e sostegno economico, i
progetti giudicati favorevoli per il raggiungimento della mission, che questi volontari
proponevano, quali ad esempio la rappresentazione teatrale “Omissis” dell’attore
veronese Stefano Paiusco oppure eventi organizzati
da gruppi podistici, da
associazioni partigiane e da circoli culturali.
L’Associazione però, e potremmo definire questa una sua “debolezza non voluta” ,
non si è mai, o quasi mai, occupata della formazione dei volontari in senso “tecnico”:
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non ha svolto o ha svolto poco cioè un’azione di convocazione, reclutamento e
formazione di personale.
È stata per così dire “passiva”, nel senso che ha indirizzato sempre il proprio tempo e
le proprie risorse per il raggiungimento dei propri obiettivi, mentre i volontari si sono
sempre fatti avanti spontaneamente vista l’importanza sociale che poteva scaturire
dall’aiuto ad un’associazione di questo tipo.
Molto probabilmente le cause di questa linea di condotta vanno imputate alla
situazione particolarissima e difficile in cui si situa l’Associazione dei Familiari, alla
poca o nulla precedente esperienza in questo campo preciso d’azione, e alla
particolare situazione economica.
Non per questo poi si intende qui affermare che l’Associazione non abbia mai
sfruttato delle preziossime
risorse umane quali il personale volontario, ma per
compiere un’ulteriore salto di qualità dovrebbe seriamente pensare a mettere in piedi
un laborioso processo di “people raising”, anche per poter trasmettere il proprio
messaggio alle generazioni successive (è da non dimenticare come, mediamente, il
ricambio generazionale avvenga ogni 25 anni, e che l’ Associazione nacque nel
1981.)
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CAPITOLO SESTO.
II fase.
L’analisi dell’organizzazione bolognese.
Una volta definito il case statement e avviata l’opera di coinvolgimento dello staff e dei
volontari per individuare le linee strategiche del proprio programma di fund raising,
l’organizzazione dovrà misurarsi con una serie di fattori culturali, sociali, istituzionali,
organizzativi e di altro genere che agiscono sia all’interno che all’esterno di essa.
Ad esempio l’Associazione tra i familiari delle Vittime potrebbe voler svolgere
un’attività di fund raising mediante l’istituzione di alcuni punti di raccolta diffusi sul
territorio, ma non possiede un numero di volontari adeguato, oppure, potrebbe accadere
che dopo aver raggruppato un cospicuo numero di volontari, questi non siano
disponibili ad assumere tale impegno.
Oppure ancora, situazione possibile per l’Associazione, potrebbe essere attratta dal
potere mediatico dei mezzi di comunicazione di massa per raccogliere fondi, ma la
propria mission potrebbe essere in contrasto dal punto di vista etico con una soluzione
di questo tipo.
Questo complesso insieme di fattori, che spesso fa riferimento alla dimensione
cognitiva dell’organizzazione, così come a quella dei soggetti che possono esserne i
donatori ed i sostenitori, è la base per la definizione di appropriate strategie e iniziative
di fund raising e richiede un’attività di analisi in grado di tradurre tali fattori in elementi
di forza e debolezze, oppure in prospettive per il proprio futuro, che possono presentarsi
come opportunità o minacce.
“L’analisi dovrà quindi essere condotta sia sul versante interno, tramite un “check-up”
dell’Associazione, sia su quello esterno, in riferimento ai trend presenti, ai soggetti che
interagiscono direttamente o indirettamente con l’organizzazione e alle loro politiche e
azioni, e deve essere volta a definire gli scenari possibili nel quale collocare i propri
programma di raccolta fondi79”.
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Ambiente interno.
L’analisi dell’organizzazione, tesa ad individuare elementi di forza e debolezza, deve
tenere conto delle seguenti aree:
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-Le acquisizioni, ovvero che cosa ha ottenuto in questi anni l’organizzazione per i suoi
utenti (soci, beneficiari delle attività, cittadini..), in quale fase di sviluppo si trova, di
quali valori e di quale cultura è depositaria per la società, e qual è il suo ruolo attuale.
Nel caso in discussione, l’argomento è sicuramente ampio e raggruppa 25 anni di storia
vissuti intensamente e con impegno dagli associati.
Non si può infatti, e assolutamente non si deve, calcolare solo economicamente il valore
dei benefici che l’Associazione con il suo impegno ha portato ai suoi componenti così
come alle Vittime di altre stragi o della mafia: oltre alle varie leggi per i riconoscimenti
economici quali rimborsi per i familiari,
pensioni di invalidità, vitalizi, gratuito
patrocinio, rimborso per le spese sanitarie e l’assistenza psicologica (che ancora oggi i
feriti devono sostenere con grande sofferenza, e di cui l’Associazione in parte si fa
carico con le proprie risorse finanziarie), i quali senza l’impegno e la costanza di questa
organizzazione lo Stato non avrebbe sicuramente concesso, oltre a questi aspetti quindi,
si deve tener conto dei vantaggi e dei riconoscimenti morali che i familiari sono riusciti
ad ottenere: con la pressione degli associati sull’opinione pubblica e sulla magistratura
si è evitata una chiusura prematura dei processi e si è ottenuta così Giustizia, se pur
limitata, per le vittime.
In merito a tale domanda il Presidente Bolognesi, a cui preme molto sottolineare la
particolarità dell’Associazione e i risultati ottenuti con fatica, aggiunge: “Poi, fatto
eccezionale, abbiamo coltivato la memoria e la conoscenza facendo di questo
argomento un momento di riflessione e soprattutto abbiamo fatto diventare il
terrorismo una materia di studio e di approfondimento per i giovani.
Abbiamo fatto comprendere ai cittadini l'importanza dell'abolizione del segreto di stato
per fatti di questo tipo.
Al di là di alcuni risultati, diciamo, concreti, abbiamo ottenuto e avviato cose non ben
quantificate che daranno frutti importanti per la nostra società”.
Con la nascita dell’Associazione il dolore delle persone coinvolte è stato reso pubblico e
ciò ha aiutato molti a non dover sopportare una tale sofferenza abbandonati a se stessi,
ma anzi a fare di questa tragedia una mission personale, per far sì che eventi così
terribili non si ripetano.
- 101 -
È il caso per esempio di Torquato Secci, il primo Presidente dell’Associazione, o di
Paolo Bolognesi, che tutt’oggi è molto impegnato per l’Associazione, e non certo per
trarne alcun beneficio economico, quanto piuttosto per un alto Senso Civico e della
Giustizia.
Ma è anche il caso di tante persone che collaborano con l’Associazione per portare un
messaggio positivo ai cittadini.
Messaggio che si è diffuso negli anni grazie all’impegno di persone che nulla avrebbero
a che fare con la Strage di Bologna, ma le quali, mosse da una forte “voglia di reagire”,
si sono date da fare in favore di questa organizzazione, che ha raggiunto oramai lo
Status di vera e propria Istituzione per molti cittadini bolognesi, che sentono la tragedia
della Stazione come propria.
Tutti questi risultati sono stati raggiunti con fatica, anno dopo anno, superando sempre
le ostilità di gran parte del mondo politico, sia di destra che di sinistra, che di Governo
in Governo hanno visto l’Associazione tra i Familiari delle Vittime sia come testimoni
di un passato scomodo, sia come persone da strumentalizzare, e che tutt’ora dovrebbero
subire umiliazioni da parte dei media.
-le politiche: l’Associazione non hai mai desistito e si è fatta per questo portatrice di
valori etici e morali indiscutibili, che non sono mai stati messi in secondo piano per
accomodare qualcuno o per ottenere qualcosa.
Afferma Bolognesi: “I messaggi che l’Associazione ha inoltrato sono sempre stati
chiari e semplici, non si è mai girato attorno al discorso per fare piacere a qualcuno o
per convenienza politica o economica”.
Ogni 2 agosto, come già visto, viene pronunciato davanti ai cittadini un discorso che
molto spesso denuncia le mancanze gravi delle Istituzioni, discorso che riassume ogni
anno le battaglie, le conquiste e le sconfitte che l’Associazione, che tutte le Associazioni
tra le Vittime del terrorismo, hanno subito.
Innumerevoli sono state le lettere a Capi dello Stato, del Governo, a personaggi politici
e illustri, così come, sull’altra faccia della stessa medaglia, innumerevoli sono state le
- 102 -
iniziative tra la “gente comune” per manifestare il proprio pensiero, esprimere le proprie
richieste ed accogliere nuove proposte.
Negli ultimi anni l’Associazione ha cercando di indirizzare le proprie iniziative verso i
giovani, i quali, se da un lato possiedono un forte spirito di iniziativa, dall’altro sono
all’oscuro, per demerito del sistema scolastico ed educativo/culturale in generale, dei
fatti storici accaduti oramai 25 anni or sono.
-le attività: ovvero le iniziative e i servizi che caratterizzano la presenza
dell’organizzazione.
Afferma il Presidente Bolognesi:“Le iniziative sono promosse in vario modo, sia
scaturite da idee degli associati che da singoli cittadini, noi mettiamo a disposizione la
nostra autorità morale per la loro buona esecuzione, siamo quasi sempre parte attiva
per la buona esecuzione delle stesse”.
Sono state moltissime dal 1981 in poi, di carattere umanitario, culturale, sociale.
Ogni anno l’Associazione compila i resoconti degli eventi, resoconti che sono stati
forniti per questa tesi.
Se ne riportano di seguito solamente alcuni per poter fornire un idea di quelle che sono
le attività organizzate o ai quali essa ha partecipato, mentre si rimanda all’appendice
finale per una lista più completa:
RIEPILOGO INIZIATIVE
2 AGOSTO 2003 - 1 AGOSTO 2004
1. Martedì 26 agosto 2003 ore 21,00: Reggio Emilia Festa dell’Unità.
Presentazione del libro di Daniele Biacchessi “L’ultima Bicicletta” delitto
Marco Biagi.
2. Giovedì 11 settembre 2003 ore 11,00: Bologna Associazione 2 agosto 1980.
Incontro per commemorazione secondo anniversario Twin Towers con
studenti Università della California.
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3. Domenica 5 ottobre 2003 ore 8,30: Marzabotto. Celebrazione del 59°
anniversario degli eccidi fascisti.
4. Martedì 7 ottobre 2003: Roma. Partecipazione alla trasmissione “fa la cosa
giusta” condotta da Irene Pivetti sulla 7.
5. Venerdì 10 ottobre 2003 0re 18,00: Bologna, sala del Consiglio della
Provincia di Bologna. Dibattito con l’On. Caselli dal titolo “Vecchio e nuovo
terrorismo: trent’anni d’indagini”.
6. Sabato 11 ottobre 2003 ore 9,30: Bologna, sala polivalente del Consiglio
regionale dell’Emilia Romagna. Dibattito con l’Assessore Bruno Carlo
Sabbi dal titolo “Abolizione del Segreto di Stato nei delitti di strage e
terrorismo”
7. Giovedì 16 ottobre 2003 ore 11,30: Bologna, Rettorato Università di
Bologna. Presentazione dell’iniziativa “Ad alta voce”
8. Venerdì 17 ottobre 2003 ore 17,30: Bologna CEDOST. “Vecchie e nuove
Br?”
9. Giovedì 23 ottobre 2003 ore 21,00: Bologna Teatro Manzoni. Iniziativa
patrocinata dalla Polizia di Stato “Un pallone per amico”.
10. Martedì 28 ottobre 2003 ore 20,30: Verona, Teatro Camploy. Iniziativa
“quella bomba che stroncò i tuoi vent’anni” per ricordare Davide Caprioli e
tutte le vittime della strage di Bologna.
11. Mercoledì 29 ottobre 2003 0re 12,00: Roma. Sala stampa camera dei
Deputati Palazzo Montecitorio. Conferenza stampa dal titolo “Sostegno alle
vittime del terrorismo è tempo di passare dalle parole ai fatti”
12. Venerdì 28 novembre ore 20,00 .Ravenna. Intervista al Presidente Paolo
Bolognesi nel programma “Lo giuro sulla TV”
13. Martedì 2 dicembre 2003 ore 12,00 Roma sala stampa Camera dei Deputati.
Conferenza stampa dal titolo “Sostegno alle vittime del terrorismo, per
impedire l’affossamento di una proposta unitaria”
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14. Giovedì 11 dicembre 2003 ore 18,00 Milano
Circolo della stampa
presentazione libro di Annalisa Tota “La città ferità”.
15. Mercoledì 11 febbraio 2004 ore 12,00 Roma. Sala stampa Camera dei
Deputati. Conferenza stampa dal titolo “sostegno alle vittime del
terrorismo, non solo a parole, ma con fatti concreti”
16. Mercoledì 11 febbraio 2004 ore 11,15 RAI 1 i programmi dell’accesso “10
minuti di….” La strage di Bologna del 2 agosto 1980.
17. Venerdì 20 febbraio 2004. Roma, Università La Sapienza. Convegno sulla “
Rappresentazione del volto nel ‘900”. Proiezione del ritratto di Sergio Secci
e sua storia.
18. Lunedì 8 marzo 2004 ore 10,00. Verona Comune
di Verona sede
circoscrizionale di Via Sogare. Riconoscimento a Sig.ra Caprioli Cristina
che si è distinta in campo sociale per l’impegno a favore dei familiari delle
vittime delle stragi.
19. Martedì 9 marzo 2004 ore 11,30 Verona.Liceo Fracastoro incontro sul tema
“LA DEMOCRAZIA TRA STRAGISMO E TERRORISMO”
20. Mercoledì 10 marzo 2004 ore 18,00. Bologna Stazione Centrale letture di
Carlo Luccarelli per iniziativa “Sotto il segno della solidarietà”.
21. Martedì 8 giugno 2004 ore 18,00. Bologna Stazione centrale. Presentazione
del libro “2 agosto 1980. Dov’eri?” a cura del CEDOST (curatori Dott.ssa
Cinzia Venturoli e Dott. Massimiliano Boschi) per l’iniziativa “Sotto il
segno della solidarietà”.
22. Mercoledì 9 giugno 2004. ore 18,00 Bologna Università della California “
Certificate
of
appreciation”
a
Paolo
Bolognesi
Quale
Presidente
dell’Associazione 2 agosto 1980.
23. Giovedì 10 giugno 2004 ore 11,30. Bologna, sede Associazione 2 agosto
1980, presentazione del nuovo sito web www.stragi.it
24. Domenica 1 agosto 2004 ore 19,00 Bologna, Quartiere Pilastro. Arrivo della
staffetta “Per non dimenticare”, cerimonia commemorativa presso il cippo
- 105 -
dei carabinieri trucidati, deposizione di una corona e interventi delle
massime autorità e del Presidente dell’associazione Paolo bolognesi80.
Scorrendo le due liste in oggetto, si può intuire come l’Associazione possa contare su
una rete di volontariato estesa in tutta Italia, e quanta fatica venga compiuta ogni anno
per creare (o selezionare), ordinare e gestire ogni singolo impegno inserito nel
calendario.
Tale fattore rappresenta un notevole vantaggio per l’organizzazione, che potrebbe essere
notevolmente migliorato con l’impiego di maggiori risorse economiche e soprattutto di
personale volontario, poichè sulla lista non appaiono alcune iniziative di grande entità a
cui si potrebbe dare attuazione, come viene riferito dal Presidente Bolognesi, se ci fosse
una maggiore copertura economica e un maggior numero di persone che partecipassero
alla promozione di tali eventi.
Purtroppo, molti associati non sono più in grado, o non lo sono per scelta forzata (non si
dimentichi il fatto base che ha dato vita all’Associazione: la strage e il dolore fisico e
psicologico che ne scaturì..) di portare un proprio contributo attivo alla divulgazione di
manifestazioni culturali e sociali.
-i pubblici: ovvero gli utenti o i fruitori delle attività o comunque i soggetti che
beneficiano di tali attività, ma anche e soprattutto i donatori o i sostenitori, i soci, i
volontari , i dirigenti, i consulenti e, in ultima analisi tutti coloro che hanno un apporto
stabile con l’organizzazione.
Nel caso dell’ente oggetto di questa tesi di laurea il discorso è molto ampio e come già
sottolineato non bisogna mai dimenticare come è nata questa organizzazione: una
bomba collocata da assassini in un luogo pubblico, il già citato “non luogo” soggetto al
controllo di enti statali, nel quale transitavano migliaia di persone diretti verso le
località vacanziere.
Sostiene Paolo Bolognesi:“I fruitori sono tutti i cittadini, questo è un fatto particolare,
un’associazione privata che fa un servizio pubblico, al servizio di tutti”.
80
su gentile concessione dell’Associazione Familiari Vittime Strage di Bologna
- 106 -
I pubblici quindi a cui l’Associazione si rivolge sono molteplici: vi sono le Istituzioni
dello Stato, intese come tutto l’apparato politico e quello giudiziario, e che dopo 25 anni
devono ancora fornire alcune risposte, vi sono poi gli apparati cittadini, provinciali e
regionali: il Comune di Bologna, la Regione Emilia-Romagna e anche tutte le altre
regioni viste le provenienze delle vittime della strage.
Ma il “pubblico fondamentale” è composto dai cittadini, presi singolarmente oppure in
gruppo (la Cooperativa dei tassisti bolognesi, o i già citati gruppi podistici) poichè tutta
la popolazione si è resa conto che al posto di quegli 85 nomi incisi sulla lapide ve ne
sarebbero potuti essere altri 85 differenti: chiunque sarebbe potuto perire in quella sala
di attesa.
A tal merito nel 2004, da un’idea scaturita dal CEDOST, è stato pubblicato un piccolo
volume, una raccolta di testimonianze, di persone famose e non, alle quali viene posta
una singola e semplice domanda, che è anche poi il titolo del libro: “2 agosto 1980.
Dov’eri?” e nel quale tutti gli intervistati si rendono ben conto di come avrebbero
potuto facilmente essere stati loro stessi le vittime della follia terrorista.
-la posizione economico-finanziaria: essendo un’associazione non riconosciuta è
obbligata a tenere un rendiconto annuale, breve e semplificato nel quale ricorrono le
entrate e le uscite d’esercizio.
L’Associazione necessita quindi ogni anno di un determinato fabbisogno, le cui voci
maggiori sono costituite dalle uscite per le Attività dell’Associazione, voce che negli
ultimi tre esercizi è cresciuta notevolmente, segno del sempre maggior impegno per
promuovere il raggiungimento dei propri scopi, e dalla voce “costi per feriti”, perché
ogni anno l’Associazione sostiene notevoli costi per farmaci, operazioni chirurgiche e
visite mediche dei feriti di allora, poichè, anche se può sembrare incredibile, ancora
oggi, dopo 25 anni, ci sono persone che soffrono fisicamente e psicologicamente a
causa dell’insulso scoppio.
- 107 -
-le risorse umane e professionali: come già accennato l’Associazione ha a sua
disposizione due impiegati, stipendiati dal Comune, che svolgono i compiti burocratici e
di Public Relations.
Oltre a tali risorse umane l’Associazione ha ricevuto, e tutt’ora riceve, l’appoggio
numerosi cittadini che svolgono compiti più o meno impegnativi spinti solo da un forte
senso civico e solidaristico: dall’appassionato di fotografia che lavora per
l’organizzazione al responsabile di un gruppo parrocchiale che contatta l’Associazione
per organizzare l’evento, sono in molti, anche fra i giovani sotto i 25 anni, a
promuovere o perlomeno a partecipare a iniziative sempre differenti, proprio perché lo
spirito di iniziativa, come si sostiene in questa tesi, non ha mai fine.
Si deve precisare però che, se come si è appena affermato, vi è un notevole entusiasmo
fra i giovani, è anche vero che l’ignoranza dei fatti storici accaduti negli ultimi 40-50
anni nel nostro paese e più in generale nel mondo (dovuta molto probabilmente in parte
ad un sistema scolastico limitante, in parte a fattori personali e familiari), potrebbero
creare per l’Associazione una minaccia.
Essa infatti basa la sua esistenza su un accadimento ben preciso ma che rappresentò il
culmine di una “politica” del terrore iniziata ben prima (già nel 1947 con la strage
siciliana di Portella della Ginestra), e senza tale conoscenza storica, la consapevolezza
di dover agire per evitare che fatti del genere accadano ancora verrebbe meno,
soprattutto fra le persone nate non più di una generazione fa.
-le risorse tecniche e professionali: ovvero i macchinari, le sedi, le strutture di lavoro,
gli organigrammi.
L’Associazione ha a disposizione dal Comune di Bologna un ufficio, che divide con
l’Associazione delle Vittime della Strage di Ustica e con quella delle Vittime della Uno
bianca.
Possiede due personal computer collegati alla rete telematica Internet, sistema
tecnologico che stà diventando giorno dopo giorno fondamentale per la vita
dell’Associazione.
- 108 -
Vi è poi una foltissima e ampia biblioteca, a cui tutti possono accedere, che documenta
la storia italiana partendo dalle stragi per poi ampliare il discorso in maniera più
generale.
Negli archivi inoltre vi sono tutti, e sono più di quattrocentomila pagine, gli atti
processuali che hanno caratterizzato le varie fasi del Processo per la Strage: una mole
enorme di materiale raccolto con pazienza e spesso con difficoltà dall’Associazione.
Di recente inoltre è stato avviato un processo per poter inserire tali atti processuali sulla
rete telematica, di modo che siano consultabili da chiunque in qualsiasi momento e in
qualsiasi luogo.
Uno sforzo notevole che d’altra parte rappresenterà per certo un altro passo avanti nei
sistemi di comunicazione e di diffusione del proprio operato, senza contare poi
l’importanza di una testimonianza che riassume venti anni di storia giudiziaria italiana.
Come già visto nello Statuto dell’Associazione, essa è costituita da un Assemblea degli
Associati (tutti gli aventi diritto: i feriti stessi ed i parenti di questi e delle Vittime), da
un Consiglio Direttivo composto da 21 membri per indirizzare e coordinare le attività e
da un Collegio dei Sindaci, previsto per legge per questo tipo di associazione, il quale
controlla che la vita “finanziaria” dell’organizzazione sia in buona salute e si svolga
secondo le vigenti leggi dello Stato.
-le caratteristiche istituzionali: l’Associazione come già visto si è dotata di uno Statuto,
che ha riassunto prima e indirizzato poi tutto il lavoro compiuto dai Familiari delle
Vittime.
L’Associazione possiede lo Status giuridico di un’Associazione non riconosciuta ed è
quindi soggetta ad agevolazioni fiscali di notevoli entità.
-la conflittualità: internamente non si è mai registrata alcuna conflittualità, ma piuttosto
una notevole tendenza al dialogo interno per poi assumere una decisione univoca sulla
condotta morale da tenere.
- 109 -
Molto probabilmente una tragedia talmente dolorosa per i singoli associati come quella
della Stazione, ha unito le diversità di pensiero trasformando la sofferenza in una forza
sociale.
-il fund raising ed il marketing: sono già state sperimentate alcune iniziative di fund
raising, se pur con risultati non del tutto soddisfacenti.
Meriterebbero un discorso a parte, per diffusione del proprio messaggio, la raccolta
“Frammenti di un ricordo”, finanziata dall’Associazione e che raggruppò delle opere
incentrate sulla Strage, create dal giovane artista Marco Bolognesi, laureato al DAMS di
Bologna, ora residente a Londra, e del film “10,25: per non dimenticare”, nel quale
attori italiani di una certa fama accettarono di impersonare le Vittime della Strage nelle
loro normali attività nel caos della Stazione pochi istanti prima dello scoppio.
Ambedue le iniziative riscossero gli elogi della critica, ed ebbero un efficacia
comunicativa enorme.
Nel patrimonio dell’Associazione rientrano numerosi dipinti di artisti italiani, e non ,
che possiedono un discreto valore.
Alcuni anni fa si cercò di organizzare un’asta per raccogliere fondi ma l’iniziativa non
ebbe molto successo, anche a causa dei metodi di comunicazione che l’Associazione ha
sempre usato.
Così come per tutte le altre iniziative infatti il mezzo utilizzato non sempre è stato
efficace.
Visto cioè il numero elevatissimo di eventi organizzati, l’Associazione sembra
presentare alcune “falle” sotto il punto di vista della promozione e della divulgazione di
tali incontri con il pubblico.
Il programma di questi ultimi, in sostanza, viene diffuso, con le date ed i luoghi
dell’incontro, soprattutto per via telematica usando le cosiddette e-mail, metodo capace
di diffondere informazioni verso un numero elevato di persone a bassissimo costo.
- 110 -
Al giorno d’oggi, con le decine di annunci pubblicitari che un utente riceve ogni giorno
sulla sua casella di posta, spesso queste mail non vengono nemmeno lette e sono subito
cestinate, causando una grave perdita in termini di pubblico per l’Associazione.
Lo stesso dicasi per gli SMS telefonici o per il mailing a domicilio (metodo
quest’ultimo molto costoso e a dire il vero mai usato dall’Associazione soprattutto per
motivi etici).
In parole povere, compreso nel piano di fund raising, si dovrebbe compiere un’attenta
analisi dei possibili metodi di comunicazione, per far si che l’iniziativa di volta in volta
in oggetto possa essere messa a conoscenza del maggior numero possibile di persone.
- 111 -
L’ambiente esterno.
“L’analisi dell’ambiente esterno, secondo Koetler e Andreasen (1991) può essere
realizzata a partire dalla considerazione di tre aree di indagine: i pubblici
dell’organizzazione, la competizione ed il macroambiente.
Per pubblici si intendono l’insieme dei soggetti individuali, collettivi e sociali che sono,
o possono essere, interessati, direttamente o indirettamente, alle attività di una
- 112 -
organizzazione e che in relazione ad esse possono assumere posizioni di alleanza, di
conflitto o di indifferenza.
Di conseguenza, tali soggetti possono costituire, a seconda dei casi, un opportunità o
una minaccia per l’organizzazione stessa81”
Sono già stati affrontati i vari pubblici che ruotano attorno all’Associazione, ma si vuole
in questo contesto analizzare tali soggetti da un punto di vista anche “funzionale”.
Verranno perciò sottolineati alcuni concetti già espressi, mentre se ne aggiungeranno di
nuovi.
In questa area quindi bisogna tenere conto dei:
-pubblici portatori di risorse, ossia i “soggetti che possono fornire risorse
all’organizzazione”, quali ad esempio nel nostro caso la ditta di software che fornì, a
titolo gratuito, la possibilità di inserire in un programma tutti gli atti giudiziari, oppure
più semplicemente i singoli donatori, oppure ancora il Comune di Bologna che ha
fornito la sede legale dell’Associazione e molti altri ancora.
-pubblici “regolatori”, ossia i soggetti che mediante la loro attività tendono a regolare
la vita dell’organizzazione, quali ad esempio gli organi legislativi e associativi, il Fisco
e tutta una serie di Istituzioni che regola non solo la vita dell’Associazione Familiari
delle Vittime, ma anche quella di migliaia di altre associazioni riconosciute, e non,
senza fini di lucro.
-pubblici intermediari, ossia i soggetti che possono rappresentare dei canali di
diffusione grazie alla loro sfera d’azione, verso altri pubblici, o che, con i loro servizi,
possono facilitare l’attività di fund raising di una organizzazione.
Per l’Associazione questi intermediari sono rappresentati da altri gruppi volontari o da
altre associazioni: mentre altre organizzazioni con scopi anche molto diversi e di
notevoli dimensioni (si pensi al WWF, a Legambiente, all’Avis..) spesso si avvalgono
di agenzie
81
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 113 -
pubblicitarie che portano a conoscenza dei cittadini le iniziative da loro create, per
l’Associazione operano gruppi di volontari quali le Associazioni Partigiane o degli
Alpini che promuovono iniziative a favore dell’Associazione Familiari.
-i pubblici “consumatori”, che nel caso in oggetto sono rappresentati dai cittadini in
primis, e dalle Istituzioni perché venga fatta Giustizia e sia chiarita la Verità oggettiva
dei fatti.
Per quanto riguarda l’ambiente della “competizione”, “che nel caso delle organizzazioni
non profit viene in genere definita competizione amichevole82”, vanno analizzati i fattori
che caratterizzano le forme di concorrenza con altri soggetti simili all’organizzazione.
L’Associazione in oggetto presenta evidentemente delle caratteristiche di unicità che
non la possono accomunare a nessun altra Associazione non profit, se non a quelle
create successivamente, sull’esempio dell’esperienza bolognese, dai familiari delle altre
stragi (Ustica, la Uno bianca, Piazza della Loggia, Via dei Georgofili..).
Non si può quindi parlare di una competizione, ma piuttosto di una cooperazione, tant’è
vero che le varie associazioni appena citate si sono riunite, come già visto nel capitolo
sulla storia dell’Associazione, sotto un'unica denominazione più generale.
Per quanto riguarda il “macroambiente”, si tratta di analizzare i fenomeni presenti
nell’ambiente esterno che sono in continua e rapida evoluzione.
In questo caso l’analisi è volta a “identificare quali di questi fenomeni in atto nella
società possono rappresentare opportunità per l’organizzazione o comunque essere un
fattore di facilitazione per le sue “strategie” ”.
Sottolineando, sempre con il dovuto rispetto, che non si può parlare nè di concorrenza,
nè di opportunità, là dove vi sono innocenti che muoiono, si vuole qui affermare come,
ancora dopo quasi venticinque anni, l’Associazione sia importante e possa dare il suo
contributo anche per le Vittime di altre stragi.
A conferma di ciò, fu eclatante il fatto che lo stesso Governo Svizzero, notoriamente
“poco comunicativo”, alcuni anni fa, richiese il parere dell’Associazione sul come poter
82
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 114 -
assistere, anche negli anni a venire, i feriti ed i parenti delle Vittime dopo la strage di
turisti elvetici in Egitto.
E ancora oggi, dopo l’11 Settembre, dopo Taba, dopo Breslan, si intuisce come
l’Associazione possa essere fondamentale non solo per i suoi consociati, ma anche per
moltissime persone che stanno ancora patendo ciò che patirono gli ottantacinque morti, i
duecento feriti e le migliaia di familiari di quegli innocenti.
- 115 -
La SWOT analysis.
Dopo aver definito la struttura interna ed esterna dell’Associazione, si rende necessaria
l’analisi dei fattori raccolti, detta appunto SWOT analysis (dall’Inglese Strenghts,
Weaknesses; Opportunities and Threats), per stabilire quali di essi rappresentino per
l’Associazione dei punti di Forza o altresì delle Debolezze, quali invece rappresentino
delle Opportunità esterne e quali delle Minacce.
- 116 -
A tale scopo si è predisposta una sorta di tabella che funga da guida, molto semplice,
sintetica, che presenti sull’asse verticale i fattori di analisi presi in considerazione,
riguardanti sia l’organizzazione che l’ambiente nel quale opera.
Sull’asse orizzontale, all’opposto, tali fattori vengono identificati come forze o
debolezze e appunto come opportunità o minacce, motivandone le cause.
- 117 -
Strenghts
LaFattori
composizione
di analisi dei fondi, l’analisi dei rendiconti.
Ambiente interno
Statuto
Da all’Associazione una sua identità
Causa
Una sola, la strage, ma che ha dato agli associati la forza di non arrendersi
Scopo
Giustizia e Verità , che ha coinvolto tutta la popolazione indignata
Associati
Un numero elevato per avere “più voce in capitolo”
Coesione
Uno dei maggiori punti di forza, in tal modo si ottengono migliori risultati
Sede
Garantisce un punto di riferimento
Personale
Per avere a disposizione delle persone competenti e preparate
Dotazione tecnica
Per poter raccogliere e comunicare informazioni più velocemente
Volontariato
L’impegno dei singoli ha permesso all’Associazione di sopravvivere
Weaknesses
Rifiuto del dolore
Ha creato in molte persone un meccanismo psicologico tendente a rimuovere il fatto
Tempo
Più il tempo passa e più gli associati invecchiano e diventa difficile raggiungere i propri
Risorse economiche
Dotazione tecnica
Preparazione tecnica
scopi
Non sono costanti e limitano le iniziative
Limita l’efficacia nella comunicazione con i terzi
Può limitare la comunicatività
Opportunities
Ambiente esterno
Volontariato
Fondamentale, propositivo, fonte inesauribile di iniziative che vanno sfruttate
Donazioni
Praticamente l’unica fonte di sostegno economico per l’organizzazione
Istituzioni
Vi sono tutt’ora cariche dello Stato, di diversa estrazione politica, vicine
Incertezza
all’organizzazione
L’Associazione può far conoscere la propria esperienza ed il proprio messaggio
Threats
Istituzioni
Molti personaggi politici vorrebbero mettere a tacere l’Associazione
Illegalità
Un fenomeno che pervade il nostro paese
Tempo
Più il tempo passa più la gente tende a voler dimenticare
Incertezza economica
In un momento di crisi economica si deve mantenere acceso il sostegno dei cittadini
Incertezza politica
A livello nazionale e globale si deve mantenere vivo il Senso Civico e di Giustizia
Ignoranza
Un minaccia nascosta, se non si conoscono i fatti si possono creare opinioni errate
- 118 -
Il passo successivo nell’elaborare una strategia di raccolta fondi consiste nell’analizzare
il rendiconto dell’organizzazione in oggetto, al cui interno si possono trovare risposte
alla domanda: ”L’Associazione ha le risorse necessarie? dove sarebbe possibile trovare
le risorse finanziarie per realizzare ciò che ci si propone di fare?”
“Per composizione dei fondi si intende quel incidenza percentuale, rispetto al totale
delle entrate di una organizzazione, delle singole fonti di finanziamento”.
Il Presidente Bolognesi oltre a fornire i dati relativi agli ultimi tre esercizi ha anche
celermente spiegato la composizione del fabbisogno e degli impieghi di capitale che
l’Associazione deve gestire anno dopo anno.
Vengono qui riportate le cifre per le entrate e per le uscite per gli esercizi 2001/2002 e
2002/2003 mentre viene copiato integralmente il rendiconto dell’esercizio 2003/2004,
per meglio chiarire il tipo di documento che l’Associazione in oggetto deve redigere:
1) ESERCIZIO 2001/2002:
ENTRATE
(In €uro)
Giacenza all'1 luglio 2001
78.036,91
Interessi annuali maturati Carisbo e c.c.p.
848,28
Contributi entrati in cassa
1.073,06
Contributi versati in c.c.p.
3.957,83
Contributi versati in c.c. bancario
29.660,85
Totale al 30.6.2002 €
USCITE
113.576,93
(In €uro)
- 119 -
Costi ufficio, Stampati e Spese generali
17.633,94
Costi Attività Associazione (Iniziative e altro)
10.911,59
Costi Feriti /spese Mediche
13.520,25
Costo Erario
1.600,50
Totale al 30.6.2002 €
43.666,28
Riepilogo:
Totale entrate €
113.576,93
Totale uscite
€
43.666,28
Totale
€
69.910,65
Disponibilità al 30 giugno 2002: € 69.910,65
2) ESERCIZIO 2002/2003:
ENTRATE
(In €uro)
Giacenza all'1 luglio 2002
69.919,65
Interessi annuali maturati Carisbo e c.c.p.
638,27
Contributi entrati in cassa
1.500,00
Contributi versati in c.c.p.
1.420,00
Contributi versati in c.c. bancario
36.277,74
Totale al 30.6.2003 €
USCITE
108.946,66
(In €uro)
Costi ufficio, Stampati e Spese generali
9.333,08
- 120 -
Costi Attività Associazione (Iniziative e altro)
11.097,16
Costi Feriti /spese Mediche
4.439,34
Costo Erario
1.821,13
Totale al 30.6.2003 €
26.690,71
Riepilogo:
Totale entrate €
109.746,66
Totale uscite
€
26.690,71
Totale
€
83.055,95
Disponibilità al 30 giugno 2003: € 83.055,95
3)RENDICONTO INTEGRALE PER L’ESECIZIO 2003/2004:
RELAZIONE DEL COLLEGIO SINDACALE
ALLA ASSEMBLEA PLENARIA DEI FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA
STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA
DEL 2 AGOSTO 2004
L'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2
agosto 1980 gestisce un fondo di solidarietà aperto a chiunque voglia sostenere l'attività
dell'Associazione stessa nella ricerca completa della verità e della giustizia.
L'Associazione, per la gestione del fondo, deve riferirsi ai criteri deliberati dal Comune
di Bologna con il vincolo che una parte delle somme sono a disposizione dei feriti
coinvolti nella strage che necessitano ancora di cure.
- 121 -
Il Collegio sindacale, nelle persone di Basso Angelo, Lambertini Paolo e Mannocci
Maurizio, si è riunito l'1 agosto 2004 in Bologna, presso la sede legale dell'Associazione
di via Polese n.22, ed ha esaminato la situazione contabile della stessa dall'1 luglio 2003
al 30 giugno 2004, data stabilita dal Consiglio direttivo dell'Associazione come termine
annuale della chiusura della contabilità.
Il Consiglio direttivo dell'Associazione, ogni qualvolta si è riunito, ha invitato i
rappresentanti del Collegio sindacale per assistere i lavori. La partecipazione di
rappresentanti del Collegio si considera come verifica periodica dell'attività
dell'Associazione in rapporto alle spese.
Ciò premesso, si dà atto che il rendiconto contabile gestito dell'Associazione, chiuso al
30 giugno 2004, è il risultato della verifica effettuata dalle risultanze delle scritture
contabili e della relativa documentazione che giustifica i movimenti di entrata e di
uscita.
ENTRATE
(In €uro)
Giacenza all'1 luglio 2003
€ 83.055,95
Interessi annuali maturati Carisbo
€
286,12
Interessi annuali maturati c.c.p.
€
110,43
Contributi entrati in cassa
€
766,95
Contributi versati in c.c.p
€ 3.958,00
Contributi versati in c.c. bancario
€ 13.978,89
€ 19.100,39
Totale al 30.6.2004 € 102.146,34
USCITE
Costi ufficio, Stampati e Spese generali
€
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7.454,06
Costi Attività Associazione (Iniziative e altro)
€ 18.390,63
Costi Feriti /spese Mediche.
€ 9.782,41
Costo Erario
€ 1.821,07
Totale al 30. 6.2004 € 37.448,17
Riepilogo:
Totale entrate €102.156,34
Totale uscite
€ 37.448,17
Totale € 64.708.17
Disponibilità al 30 giugno 2004: € 64.708,17
Il Collegio Sindacale ha costatato che le pratiche delle richieste di rimborso dei feriti
autorizzate, sono state vistate prima della loro liquidazione, dall'Assessore competente.
La disponibilità finanziaria riservata ai feriti coinvolti nella strage era al 30.6.2003 di €.
33.615,77.
I rimborsi effettuati dall'1.7.2003 al 30.6.2004 sono stati di € 9.782,41 . Si dà atto
che la disponibilità attuale per i feriti, che ancora necessitano di cure, è di €
23.833,36
Dall'ammontare complessivo delle disponibilità rilevate dal Rendiconto in €uro
64.708,17, i fondi previsti sono per:
- cure feriti
€ 23.833,36
- attività dell'Associazione
€ 40.874,81
- 123 -
Il Collegio Sindacale, ritenendo il suddetto Rendiconto conforme alle citate risultanze
contabili dell'Associazione e dei documenti giustificativi, lo sottopone all'attenzione
dell'Assemblea Plenaria dei Familiari delle Vittime della Strage di Bologna per
l'approvazione, nella giornata del 2 agosto 200483.
I rendiconti presentano una forma alquanto semplice, facile da capire.
Fondamentalmente l’Associazione trae la sua copertura finanziaria da quei contributi
che i cittadini, intesi sia come singole persone che come organismi collettivi, vogliano
donare all’Associazione: i contributi possono essere versati in un conto corrente postale,
su conto corrente bancario oppure direttamente in Associazione in contanti.
Tra le tre forme di versamento il principale è quello bancario, che mediamente nei tre
anni ha raccolto l’84.26% dei contributi totali versati e sul quale i proventi di tutte le
iniziative di raccolta fondi compiute da enti terzi, quali ad esempio i gruppi podisti,
vengono donati assieme alle donazioni compiute da singoli cittadini.
Si sottolinea d’altro canto, come nell’ultimo anno ci sia stato un calo dei contributi in
conto corrente bancario di notevole entità che, come riferisce il Presidente Bolognesi, è
purtroppo il risultato di un ciclo naturale: più passa il tempo e più la gente tende a
dimenticare, a voler rimuovere ciò che è dolore, e quindi le donazioni, che prima erano
migliaia ogni anno, sono scemate sia in numero sia negli importi totali versati.
Tale diminuzione poi, è stata a sua volta accompagnata nell’ultimo esercizio da un calo
marcato, se pur meno importante, viste le cifre modeste, delle entrate in cassa, mentre le
entrate in conto corrente postale si sono mantenute negli ultimi tre esercizi pressoché
costanti.
Per quanto concerne le uscite sono calati notevolmente i costi d’ufficio e le spese
generali, passando dal 51,52%, sui costi totali d’ufficio nei tre esercizi, con € 17.633,94
dell’esercizio 2001/2002 a quota 21,79% nell’esercizio 2003/2004 con un cifra pari a €
7.454,06.
I costi per l’Attività dell’Associazione sono invece aumentati passando da € 10.911,59
dell’esercizio 2001/2002, pari al 27% dei costi totali spesi per iniziative nei tre esercizi
83
I tre rendiconti sono stati gentilmente forniti dall’Associazione dei familiari delle Vittime alla Strage di Bologna.
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ad una cifra pari a € 18.390,63 nell’esercizio 2003/2004 pari al 45,52% dei costi totali
per iniziative.
Ciò sta a significare un maggior impegno economico dell’Associazione per le iniziative,
e quindi una “politica” maggiormente impostata a quello che si potrebbe chiamare,
metaforicamente, il “settore investimenti” per questo tipo di organizzazione.
Il Presidente Bolognesi aggiunge inoltre che, durante tutto il 2003, l’Associazione
rappresentata da una delegazione di associati, si è a più riprese recata a Roma, sede
centrale di tutte le Istituzioni, per sollecitare l’approvazione di una legge che rendesse
meno penosa la situazione delle Vittime di Stragi.
Tali impegni hanno quindi rappresentato un costo notevole per le casse
dell’Associazione ma, d’altro canto, sono state poi necessarie per l’approvazione finale
della sopraccitata legge in favore delle Vittime.
Maggiori spese per una sorta di “promozione sociale” quindi, anche se, come si può
notare di primo acchito, le cifre a disposizione non sono certo elevate in senso assoluto.
I costi per le spese sostenute per i feriti sono calati da una percentuale del 48,73% ad
una del 35,26% sempre ragionando in termini di costi totali spesi solo per i feriti.
Per quanto concerne i costi per Erario, questi si sono mantenuti nel corso dei tre esercizi
in un range compreso tra € 1.600 e € 1.800, questo grazie al regime fiscale di cui gode
l’organizzazione.
Ragionando in termini di uscite totali, i costi d’ufficio hanno rappresentato il 40,38%
delle uscite totali dell’esercizio 2001/2002 e sono calate al 19,9% delle uscite totali
dell’esercizio 2003/2004.
I costi per attività d’altro canto sono passati dal 24.98% dell’esercizio 2001/2002 ad una
percentuale del 49,1% dell’esercizio 2003/2004.
I costi per feriti invece sono calati nell’esercizio 2002/2003 per poi aumentare di nuovo
nell’esercizio 2003/2004 e rappresentare una percentuale del 26,1% sui costi totali
sostenuti in tale esercizio.
Per quanto riguarda i costi totali, essi sono diminuiti da una percentuale dal 40,5% pari
a € 43.666,28 a 26.690,71 nell’esercizio 2002/2003 per poi riprendersi con una cifra
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totale di € 37.448,17 nell’esercizio 2003/2004 pari al 34,73% della somma delle uscite
totali nei tre esercizi (€ 107.805,2).
Ma l’effetto benefico del calo dei costi totali (pur aumentando i costi per le iniziative) è
stato vanificato dal calo delle entrate totali.
Si è passati infatti da una percentuale del 54,03 % sulle entrate totali dei tre esercizi (€
210.206,6) ad una percentuale del 48,59% pari a € 102.146,34 dell’esercizio 2003/2004.
A causa di tali trend quindi, soprattutto nell’ultimo esercizio, le giacenze in conto
corrente sono passate da € 69.410,65 per l’esercizio 2001/2002 a € 64.708,17 per
l’esercizio 2003/2004, registrando un calo non pesantissimo in senso assoluto, ma da
tenere in considerazione.
Confrontando questi dati con quelli più generali del panorama italiano, (tenendo conto
del fatto però che non si è potuto disporre di dati aggiornati) si scopre che anche questa
associazione senza fini di lucro sopravvive grazie ai contributi versati da privati, che
rappresentano quindi un pilastro fondamentale per l’operato delle varie organizzazioni
(ONLUS, associazioni non riconosciute, etc.).
- 126 -
Composizione percentuale dei fondi delle
organizzazioni non profit in Italia
3%
6%
1%
37%
25%
3%
25%
donazioni
quote associative
sponsorizzazioni
convenzioni con il pubblico
fondo perduto da enti pubblici
tariffe per servizi resi
altro
Laboratorio di scienze della cittadinanza, 1993.
Generalmente quindi l’analisi della composizione dei fondi è volta a definire se la
strategia finanziaria di un organizzazione sia equilibrata o meno, ovvero se prevede una
ragionevole ripartizione tra le diverse fonti di entrata.
Nel caso quindi dell’Associazione non si può parlare di “strategia finanziaria”, poiché
essa non si è mai proposta a livello statutario dei fini economici, ma piuttosto degli
scopi con una fortissima componente etica e morale.
Sarebbe stato infatti commesso un gravissimo errore, sostiene il Presidente Bolognesi,
se si fosse ragionato in questi anni in termini economici, laddove degli innocenti
abbiano sofferto poichè la vita fu loro tolta o stiano soffrendo tutt’ora per le ferite
fisiche e psicologiche.
Gli associati quindi hanno sempre cercato di contenere i propri costi, spendendo ciò che
era nel potenziale economico dell’organizzazione per le loro attività, sforzandosi
- 127 -
sempre di mantenere alta la memoria storica dei fatti, che avrebbe potuto giovare anche
dal punto di vista economico.
Attraverso questa tesi non si vuole quindi proporre un modo di ragionare puramente
“economico”, poichè sarebbe completamente in contrasto con gli scopi di
un’Associazione nata con una mission ben precisa, ma si vuole bensì affermare che
l’Associazione, attraverso un’attenta analisi sia interna che esterna, potrebbe forse avere
maggiori possibilità di investire nelle proprie iniziative se riuscisse ad elaborare un
progetto, o una serie di progetti, qui denominata per l’appunto “Un fiore per non
dimenticare”, tesa a raccogliere fondi per l’Associazione stessa e che, inoltre, riesca a
coniugare l’aspetto economico con l’aspetto etico che l’organizzazione dei Familiari
delle Vittime si è proposta.
- 128 -
CAPITOLO SETTIMO.
III fase.
Strumenti di analisi dei soggetti.
“Ogni strategia di fund raising dovrebbe essere saldamente basata su un’analisi
preventiva dei soggetti o delle categorie di soggetti ai quali ci si intende rivolgere e
degli aspetti di mercato che caratterizzano il tipo di finanziamento che ci si appresta a
richiedere84”.
84
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 129 -
Senza questo passaggio basilare quindi, rischiano di essere elaborate delle strategie
inefficaci, come, ad esempio, chiedere di sponsorizzare una rappresentazione teatrale
incentrata sugli accadimenti del 2 agosto ad un ente che ha già deciso di fornire il
proprio supporto per delle attività sportive.
È stato quindi fin qui visto come l’elaborazione della strategia debba essere preceduta
da un’attenta analisi, finalizzata a verificare chi e a quali condizioni sarebbe disponibile
ad effettuare delle donazioni.
Puntualizzando ancora una volta sul fatto che l’Associazione dei Familiari delle Vittime
della Strage alla Stazione di Bologna sia nata come conseguenza, oltre che di un grave
atto terroristico, anche di una totale assenza delle Istituzioni nell’assistenza delle
Vittime, i soggetti a cui potenzialmente l’Associazione dovrebbe rivolgersi per tale
progetto sono sostanzialmente gli enti privati, intesi sia come singoli cittadini che come
enti collettivi (vedi i gruppi podistici, le associazioni di volontari, i gruppi sindacali,
etc.).
Per tali ragioni quindi l’analisi che andrà ad essere svolta su questi soggetti dovrà tenere
conto del fatto che, spesso, ci si rivolge a soggetti collettivi in cui la decisione in merito
a una richiesta di fondi è un processo complesso, che coinvolge diversi aspetti e diversi
attori.
Occorrerà quindi utilizzare strumenti che permettano di acquisire e valutare tutte le
informazioni necessarie.
In particolare si dovrà tenere conto dei seguenti aspetti:
“-i soggetti ai quali ci si rivolge.
-le politiche o le strategie di marketing che tali soggetti hanno condotto fino ad ora o
che sono
intenzionati a condurre.
-le risorse finanziarie che tali soggetti hanno e intendono mettere a disposizione.
-il processo decisionale attraverso il quale vengono prese in considerazione le richieste
dei fondi
-i trend presenti.
- 130 -
-la rete di relazioni sociali che tali soggetti hanno85”.
Per fare ciò ci si può servire di diversi strumenti quali ad esempio “l’analisi dei soggetti
e delle Istituzioni” o la “network analysis”.
Mentre il primo metodo, sul quale non ci si soffermerà, è più indicato laddove
l’organizzazione voglia analizzare dei potenziali donatori compresi fra le Istituzioni
Pubbliche, il secondo metodo proposto nella principale fonte utilizzata per questa tesi,
ossia l’analisi “della rete dei contatti con cui si opera”, sembrerebbe, ragionando
teoricamente, molto più adatto ad un’organizzazione come quella dei Familiari delle
Vittime, che ha già alle spalle molti anni di vita e moltissimi contatti con altri enti,
società e con singole persone.
La network analysis quindi (Emirbayer, Goodwin 1994; Wasserman, Faust,1994;
Knoke1990; Knoke, Kuklinsky, 1982), si occupa “delle relazioni tra individui o soggetti
collettivi e tra questi e l’ambiente esterno”.
Serve cioè a riconoscere il contesto di relazioni entro il quale l’Associazione opera.
Per il fund raising questo tipo di analisi consentirebbe quindi di identificare dei
potenziali donatori che abbiano in qualche modo dei legami, anche per via indiretta, con
l’organizzazione stessa.
Oggetto quindi della network analysis sono le interazioni che legano ogni coppia di
soggetti tra loro e tra questi ed altri soggetti.
“Le relazioni che intercorrono tra i soggetti hanno due caratteristiche di studio:
-la forma: ossia il grado di intensità della relazione.
-il contenuto: ossia il significato della relazione86”.
85
86
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
86
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 131 -
Dal punto di vista progettuale, potrebbe risultare quindi molto utile per l’Associazione
analizzare alcune “proprietà” delle reti e dei suoi collegamenti per individuare quali
siano metodi efficaci per rivolgere loro richieste di fondi.
La prima proprietà è la “densità” di un network, ossia la quantità di legami tra gli attori
del network, o meglio ancora “la quantità di legami effettivi o attivi rispetto alla totalità
dei possibili legami tra gli attori del network”.
Più alta sarà la densità, maggiore sarà la potenzialità del network.
Ad esempio se venissero identificati tra i potenziali donatori i gruppi podistici, si
potrebbe dire che essi possiedono una densità e quindi una potenzialità elevata in quanto
ogni gruppo è in contatto effettivamente con altri gruppi , non solo sportivi, sparsi per
tutto il territorio italiano.
In seguito può essere analizzata la “connettività”, ossia “ la presenza o meno di legami
bidirezionali (in cui ogni nodo è soggetto e oggetto di comunicazione) o di punti di
sconnessione (ossia, uno o più punti che non hanno legami con altri)87”.
Non tutti i legami infatti sono bidirezionali, spesso infatti capita che un’ente sia
coinvolto nel processo di comunicazione di un altro ente ma in modo “passivo”, senza
cioè coinvolgere a sua volta il suddetto ente nel proprio processo comunicativo.
Una terza proprietà è la “raggiungibilità” di un punto, ossia “il numero di legami tra
questo e gli altri88”.
Infine, vi sono dei punti che hanno la funzione di “intermediatore” tra due o più punti.
Un punto infine può avere una particolare “centralità”, in quanto il numero di legami
che ha con altri punti è rilevante rispetto ai legami che questi altri punti hanno tra di
loro.
87
88
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
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Ragionando da un punto di vista pratico l’Associazione potrebbe partire analizzando
quelle organizzazioni o quelle singole persone che già rappresentano per essa una fonte
di copertura del fabbisogno economico: prendendo per l’ennesima volta in
considerazione i vari gruppi podistici (qui citati spesso per la completezza, in senso
tecnico, del rapporto che essi possiedono con l’Associazione), selezionando i contatti
che potrebbero possedere dei possibili ulteriori approfondimenti, allargando poi
l’indagine verso tutti i contatti che questi “punti intermediari” possiedono nel loro
network personale, chiedendosi se e come, questi soggetti terzi potrebbero essere
coinvolti in eventuali progetti di fund raising in qualità di donatori e con quale grado.
Ipotizzando in tal modo delle possibili situazioni si potrebbero stabilire quindi i
destinatari del progetto “Un fiore per non dimenticare”, gli enti cioè che potenzialmente
potrebbero rappresentare una fonte di introiti per l’Associazione, ma che ancora non
sono stati coinvolti nel network dell’organizzazione bolognese, magari proprio perché
non informate dell’esistenza di quest’ultima, o perché informate male o in maniera
errata.
Certo questi primi elementi di indagine non sono esaustivi al fine di effettuare una
puntuale analisi, potrebbero tuttavia permettere di acquisire elementi utili per potenziare
le strategie di fund raising dell’Associazione che rientra in un campo molto delicato e
nel quale si deve procedere con molta cautela, essendo stati gli associati dei “pionieri”
in questo campo a livello europeo.
I soggetti ed i mercati del fund raising.
Dopo aver esaminato un possibile strumento per poter condurre l’analisi sui soggetti, si
dovrebbero ora prendere in considerazione i principali soggetti ed i “mercati” che
caratterizzano il fund raising, specificando come per “mercati”, nel caso
dell’Associazione, si intendano, come sottolinea il senso reale del termine, quelle
situazioni nelle quali vi è una domanda ed un offerta, con dei conseguenti scambi, ma
accompagnati da una componente etica, derivante dalla natura stessa dell’Associazione,
che di fatto limita il potenziale gruppo di donatori per l’organizzazione, ma ne
rappresenta anche un parametro di giudizio (non tutti quindi possono essere donatori
dell’Associazione).
- 133 -
Il Presidente Bolognesi, a questo riguardo afferma che, “l’Associazione non
accetterebbe mai dei fondi da organismi che in qualche modo abbiano sostenuto nel
passato un comportamento eticamente dubbio o anche solo di accennata immoralità,
poichè, per quanto l’organizzazione necessiti di risorse economiche, ciò contrasterebbe
con la stessa mission che fu fissata al momento della fondazione dell’ente, e inoltre, se
accettasse tali fondi, ciò si ritorcerebbe verso l’Associazione che della lotta per
l’ottenimento di Giustizia e Verità ha fatto la sua bandiera, e a maggior ragione, qui
ancor più che in altre organizzazioni, si devono quindi combattere le menzogne ed i
sotterfugi”.
In generale, come per tutti i mercati, si potrebbero ricondurre i mercati per una raccolta
fondi in Italia alle seguenti categorie:
-fondi pubblici di soggetti nazionali e locali;
-fondi privati;
-fondi pubblici europei (Unione Europea);
-donazioni individuali ”fondi privati”.
La lista appena citata non è certo esaustiva, esistono infatti dei mercati delle attività di
tipo commerciale o delle fondazioni (quest’ultimo mercato vive ancora in uno stadio di
sviluppo in Italia mentre per esempio negli Stati Uniti d’America rappresenta già una
realtà affermata nel campo del fund raising).
Tuttavia facendo riferimento a quella che è la realtà italiana, si potrebbe affermare che
quelli
sopra elencati rappresentino i principali mercati a cui una organizzazione non profit
potrebbe rivolgersi con strategie di fund raising.
Riducendo ulteriormente la lista, a causa delle motivazioni che sono state concausa del
fondarsi dell’Associazione in oggetto (la mancanza di fiducia nelle Istituzioni) in questo
progetto si sostiene principalmente l’ipotesi di una possibile raccolta fondi, o ancor
meglio di una serie di progetti, tesi per l’appunto a raccogliere un’adeguata copertura
economica proveniente da fonti private, che siano esse privati cittadini oppure
organismi con una ben precisa organizzazione.
- 134 -
Con ciò, non si vuole affatto affermare che, potenzialmente, le Istituzioni nazionali non
potrebbero esse stesse rappresentare una possibile fonte di finanziamento per le
iniziative dell’Associazione, ma di fatto, purtroppo, fino ad ora, l’aiuto Istituzionale è
stato poco e sempre forzato (fatta notevole eccezione naturalmente per i fondi che il
Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna mette a disposizione per
l’organizzazione delle manifestazioni del 2 agosto e di altre iniziative a margine di
quest’ultimo evento).
All’interno quindi della categoria “fondi privati” potremmo quindi separare due sottocategorie, quella delle aziende e organizzazioni e quella delle categorie di privati
cittadini.
Certamente si potrebbero creare altre suddivisioni più approfondite ma per rendere il
discorso più semplice ci si limiterà in questa sede a lavorare con tali sottoinsiemi.
“Le possibili forme di fund raising utilizzate nei confronti dei soggetti privati sono
quelle della sponsorizzazione,, della convenzione, delle cosiddette grandi donazioni o
finanziamenti a fondo perduto”.
Una delle forme più in uso è quella della sponsorizzazione di iniziative, spesso definita
come “sponsorizzazione sociale89”.
Bisogna qui tenere presente che le sponsorizzazioni sono caratterizzate dal fatto di
essere regolate da forme contrattuali che prevedono, a fronte del sostegno finanziario, la
prestazione di beni o di servizi da parte della organizzazione, quali, ad esempio,
pubblicità o attività promozionali.
Una forma di sponsorizzazione di questo tipo quindi risulterebbe completamente
improponibile per l’Associazione dei Familiari.
Molto più probabile, e applicabile, potrebbero essere però quelle forme di donazione
cosiddette “libere”, che un’ soggetto privato potrebbe voler compiere in favore di un
ente.
89
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 135 -
Ciò potrebbe anche essere dovuto ai giovamenti fiscali che vi sono per le aziende circa
questa forma di contributo.
Vi è poi da tenere in conto il fatto che, ultimamente, il mondo imprenditoriale sta
seriamente riflettendo sulla necessità per le aziende di curare la loro politica di
“corporate citizenship” (Lloyd, 1993), vale a dire un “ruolo sociale che vada oltre il
raggiungimento del profitto o la produzione di forme di economia o di lavoro90”.
Si è passato quindi dal “filantropismo”, cioè dal finanziamento di altri organismi che
perseguivano fini sociali al “corporate community involvment” puntando sul “ ruolo
attivo nel raggiungimento di obiettivi sociali per la comunità e non più solo per il
commercio91”.
Anche in relazione a tale fenomeno quindi l’Associazione potrebbe “mettere in
cantiere”, tra i progetti futuri, delle “convenzioni”, volte all’elaborazione e alla messa in
opera di cosiddetti “programmi sociali” riguardanti determinati problemi di interesse
per le aziende o per altre organizzazioni che potrebbero venir risolti dall’Associazione.
Ad esempio, facendo delle ipotesi anche “banali”, un’organizzazione non governativa
internazionale, potrebbe essere interessata a finanziare l’Associazione, preparata nel
campo dell’assistenza alle Vittime, oppure ancora una compagnia aerea, per svolgere un
buon servizio anche in caso di tragedie quali attentati o incidenti , potrebbe interessarsi
all’assistenza immediata e alla tutela e risarcimento delle vittime successivo, facendo
condurre all’Associazione delle indagini.
Tali progetti risulterebbero d’altronde molto complessi e, allo stato attuale, non ne
sarebbe possibile l‘applicazione, meglio quindi, per cominciare, concentrarsi su progetti
più semplici.
90
Belch G. and Belch M. , Advertising and Promotion An integrated Marketing Communications Perspective, McGraw-Hill Irwin,
2001, traduzione.
91
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 136 -
Analisi del mercato delle donazioni.
Viste le affermazioni del precedente paragrafo, tale modello di fund raising, che alcuni
autori hanno chiamato “mass giving” (Lloyd, 1993) è caratterizzo anche dal fatto che i
cittadini “sostengono, non più le sole cause legate al proprio campanile, ma anche
quelle riguardanti contesti sociali e ambiti territoriali a volte anche molto distanti92”.
92
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 137 -
Ecco quindi che una causa eticamente nobile come quella della lotta al terrorismo,
fenomeno ormai globale, dovrebbe poter trovare dei possibili donatori, attenti ai
fenomeni sociali.
Rispetto alle organizzazioni complesse, il cittadino comune, come le persone che
perirono nell’attentato, potenzialmente è un soggetto più facile da prendere in esame per
una possibile donazione per l’Associazione, tuttavia, anche in questo caso si deve tener
conto di un certo tasso di complessità dell’analisi riguardante tale mercato, poiché per
raggiungere determinati risultati positivi, si dovrebbe riuscire a raggiungere un cospicuo
numero di donazioni di piccola entità, che sommate però risulterebbero una cifra
considerevole di fondi utilizzabili.
Diversi sono gli approcci alla questione della identificazione di un target di individui a
cui l’Associazione potrebbe rivolgersi per raccogliere tali somme.
Finora l’organizzazione in oggetto ha sempre prediletto quelle forme di legami che
vanno dalle persone facenti parte dell’Associazione verso l’ambiente in cui essi
operano, e quindi parenti, amici, conoscenti, abitanti dello stesso quartiere (alcuni anni
fa fu per esempio dedicata a Davide Caprioli, unico veronese perito nell’attentato, la
palestra di una Scuola Elementare del quartiere dove lui viveva con i genitori, ma molte
vie o edifici pubblici sono inoltre state dedicati ai periti della Stazione grazie anche
all’impegno degli associati).
Certo l’Associazione ha operato con scopi diversi dalla raccolta fondi, ma le politiche di
condotta hanno sempre riflesso tale approccio di comportamento.
In effetti gli approcci di questo tipo possono essere particolarmente fruttuosi per piccole
organizzazioni non profit fortemente radicate in un territorio e quindi dotate di legami
molto forti, e che sfruttino, come si è già visto, il metodo del passaparola, anche
telematico (l’invio ai propri conoscenti una e-mail ricevuta e ritenuta interessante).
Il problema per l’Associazione risiede nel fatto che essa è, per l’appunto,
un’organizzazione di piccole dimensioni, ma, essendo la strage avvenuta in un nonluogo quale la stazione ferroviaria di Bologna, ha coinvolto un gruppo foltissimo di
persone di origini e provenienze anche lontanissime.
- 138 -
Tale fattore, se da un lato ha contribuito all’operato dell’organizzazione, dall’altro, l’ha
limitata in determinate situazioni.
Altri approcci invece sostengono che si debba investire sull’analisi delle caratteristiche
dei potenziali donatori.
Ciò permetterebbe di identificare una rosa di individui o enti con le medesime
caratteristiche che potrebbero essere disposti a sostenere l’organizzazione.
Il nodo cruciale di questo tipo di approccio sta in questo caso nell’individuazione dei
legami culturali, sociali, familiari che intercorrono fra l’organizzazione con la sua buona
causa e i singoli individui o enti (si vedano come “solito” riferimento i gruppi podistici).
Vi saranno quindi, per ogni approccio, diversi metodi di analisi del mercato delle
donazioni.
Fra i tanti elaborati, il metodo “LAI” potrebbe essere particolarmente interessante per
un eventuale progetto di donazione per l’Associazione dei Familiari.
Il metodo “LAI” (dai termini inglesi: “Linkage”= Legame, “Ability”=Disponibilità e
“Interest”=Interesse) è stato messo a punto da H. Rosso (1991) “per l’identificazione
dei potenziali donatori in base alle seguenti caratteristiche:
1) L’avere legami con l’organizzazione, ovvero il fatto di essere in contatto con
l’organizzazione.
2) La disponibilità di risorse da donare.
3) L’interesse nei confronti dell’organizzazione e della sua buona causa93”.
Il seguente
metodo
potrebbe
essere
quindi indicato
per
le
caratteristiche
dell’Associazione, ossia l’aver a disposizione, dopo 24 anni di operato, una foltissima
rete di contatti, che quindi rappresenti un vantaggio sia organizzativo che economico e
temporale (creare un network partendo da zero costerebbe sicuramente molto e
richiederebbe certamente del tempo).
93
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 139 -
L’analisi “potrà essere svolta attraverso due percorsi: il primo prende avvio dalla
predisposizione di un elenco dei soggetti che possono più o meno essere coinvolti nelle
iniziative.
Questo lavoro può produrre delle liste di donatori suspect, dei quali cioè, si sospetta una
risposta positiva.
Creando quindi, con tali liste, un indirizzario ed attuando una strategia di primo contatto
con i soggetti contenuti in queste ultime, “si trasformano gli interessati in donatori
prospect.
Coloro che poi risponderanno alle richieste “andranno a costituire una lista di donatori
effettivi94”.
Il metodo risulterebbe senza dubbio fattibile per l’Associazione, in quanto essa già
possiede un folto indirizzario, e molte delle persone inseritevi sono già considerate
donatori prospect (se non addirittura donatori effettivi).
Un secondo modo di agire prende piede, invece, “dall’analisi dei target, volta a definire
quali siano i pubblici, che per le loro caratteristiche, abbiano un maggiore potenziale di
donazione nei confronti dell’organizzazione”.
Per fare ciò, si può operare con lo strumento della segmentazione, “cioè con
l’individuazione di specifici segmenti di un pubblico generalizzato, selezionati in base a
determinate caratteristiche, da sottoporre a dei test per verificare l’effettiva disponibilità
a donare”.
Per segmentare quindi occorreranno dei criteri, o meglio delle variabili, e più variabili
verranno utilizzate più la segmentazione risulterà precisa, ma più alta sarà d'altronde la
complessità dell’operazione (non bisogna dimenticare che spesso ad una maggiore
complessità corrisponde una maggiore spesa iniziale e quindi maggiori investimenti
necessari ed un budget ben pianificato).
Motivo per cui l’Associazione dovrebbe attuarsi al fine di elaborare una serie limitata di
variabili fortemente significative in rapporto alla propria mission.
94
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 140 -
Il più delle volte, la segmentazione viene fatta a partire da una base di donatori già
acquisita, nei confronti dei quali si svolgono ricerche al fine di assumere informazioni
circa gli aspetti considerati, di definire il profilo del donatore tipo di una organizzazione
e di costruire su di esso ulteriori liste.
Variabili potenziali per la segmentazione dei pubblici dell’Associazione dei Familiari
delle Vittime.
1)relative all’organizzazione:
-
conoscenza dei fatti storici e dell’Associazione
-
adesione agli ideali (i terzi non coinvolti non possono far parte
dell’Associazione come da Statuto)
-
persone colpite da un atto terroristico
2)demografiche:
-
sesso
-
età (le persone con meno di 30-35 anni non sempre sono al corrente dei fatti)
-
composizione della famiglia
3)geografiche:
-
residenza
-
ampiezza del centro in cui di abita
4)economiche:
-
reddito personale e familiare (è possibile conoscerlo?)
-
precedenti donazioni
-
motivazioni a donare
- 141 -
-
modalità di donazione
5)sociografiche:
-
professione
-
istruzione
-
adesione ad altre associazioni
-
cultura (assieme all’istruzione potrebbe influenzare tantissimo la donazione)95
In sostanza, sempre secondo Rosso, con tali metodi si arriverà poi a definire quella che
lui chiama la propria “costituency”, ossia la “giurisdizione”, in senso metaforico, “entro
la quale un’organizzazione agisce e produce impatti”.
Tale metodo quindi ragiona in base alla “probabilità” che essi diventino donatori.
In effetti “tale procedura ha il suo punto di forza, più che nella scoperta di nuovi legami,
in un approccio strategico e sistematico alla loro utilizzazione ai fini del fund raising96”.
Per l’Associazione, sostanzialmente, si tratterebbe di approfondire, come anche nel
primo metodo, la rete già esistente, di scoprire altri legami, che le altre organizzazioni
simpatizzanti potrebbero avere con altri enti terzi, e che potrebbero rappresentare dei
donatori potenziali.
Questo non vuol dire che la strada da percorrere sia più facile: non bisogna dimenticare
che la strage avvenne 25 anni or sono e la natura umana, purtroppo, tende a rimuovere il
passato (“per non dimenticare” è da sempre uno degli slogan dell’Associazione).
Bisognerà quindi lavorare in precedenza sulla cosiddetta “cultura delle donazioni”, cioè
l’“insieme di comportamenti, rappresentazioni della realtà, ma anche abitudini,
ideologie, fedi, i quali influiscono sui soggetti che ricevono una richiesta di sostegno
finanziario”.
95
96
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
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In un paese eterogeneo quale l’Italia, dove in secoli e secoli di storia si sono incontrate e
intrecciate migliaia di diversi tipi di culture e influenze, la cultura della donazione sarà
certamente diversa (singolare è il fatto che alcuni Comuni o Istituzioni regionali, dalle
quali le Vittime della Strage provenivano, non si siano prodigate per intestare nemmeno
una via ai loro concittadini caduti così tragicamente).
Ma anche da singolo a singolo, complici le diverse abitudini e le differenti educazioni
impartite, la cultura delle donazioni varierà, anche di molto.
Certo non sempre potrebbe essere possibile riuscire a determinare le variabili per
determinare la segmentazione della base dei donatori, ad esempio come potrebbe
l’organizzazione conoscere la situazione finanziaria di quel determinato ente che
potrebbe rappresentare una risorsa?
Bisognerà quindi investire tempo e risorse in indagini e approfondimenti, cercando di
realizzare ipotesi realistiche per arrivare a determinare delle variabili affidabili,
soprattutto perché alla base delle donazioni possono esservi diverse motivazioni.
Comprenderle significa, come si è accennato in precedenza, “entrare in sintonia con la
dimensione
cognitiva dei potenziali donatori al fine di:
- ottimizzare le strategie di richiesta fondi;
- migliorare la comunicazione con i destinatari delle richieste;
- individuare il donatore “tipo” o il target al quale mirare97”;
Di seguito si presentano le principali motivazioni che spingono generalmente a donare.
Su tale lista l’Associazione dovrebbe attuarsi per capire quali siano le potenziali ragioni
che potrebbero, nella differenza cognitiva tra i costi sostenuti o percepiti ed i benefici
ricevuti, dare un esito positivo.
Le seguenti ragioni sono state elaborate sia intervistando direttamente i potenziali
interessati che tramite un lavoro di analisi delle caratteristiche di questi ultimi (CEMIT
97
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
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direct media,1990; Studio Lentati, Università Bocconi, 1990; Independent Sector, 1988;
Powell, 1987).
Principali motivazioni a donare secondo la letteratura nazionale e
internazionale
1) autostima
2) riconoscimento di uno status sociale
3) per essere o per paura di essere nella condizione oggetto dell’organizzazione
4 )per consuetudine
5) per evitare il fastidio di sollecitazioni da parte del richiedente
6) perché la richiesta proviene da persone autorevoli
7) per altruismo o sensibilità
8) per senso di comunità
9) per principi religiosi od obblighi morali.
In quale di queste motivazioni potrebbe identificarsi una persona che volesse aiutare
l’Associazione dei Familiari delle Vittime?
Parlando con gli associati si è potuto dedurre come i cittadini i quali sono stati vicino
all’Associazione durante questi anni lo abbiano fatto la maggior parte di questi motivi,
ma sempre di spontanea volontà e mai sollecitati dell’Associazione, simbolo questo di
grande sensibilità da parte di entrambe le parti.
Ulteriore elemento utile per saggiare la dimensione cognitiva della donazione fa
riferimento “alle caratteristiche di una buona causa che hanno una maggiore capacità di
impatto sul mercato delle donazioni.
In generale, sostengono molti autori, i donatori, rispetto ad un problema trattato da un
organizzazione, sono maggiormente colpiti dai seguenti aspetti:
-la gravità;
-la diffusione (ossia il numero di soggetti interessati dal problema);
- 144 -
-la rimediabilità ( l’effettiva possibilità di risolvere con facilità il problema)98”.
Seguendo tale approccio quindi, potenzialmente e ragionando per ipotesi, (cioè
supponendo che il fattore tempo non sussista e che la mente umana ragioni secondo tali
aspettative), l’Associazione potrebbe avere un forte riscontro, se riuscisse a metter in
piedi una buona strategia di raccolta fondi, che “spiani” adeguatamente il campo
informando e convincendo i destinatari, prima di essere messa in atto realmente, e che
riesca a coniugare l’aspetto puramente economico con quello etico.
Come si sa infatti, la disinformazione è spesso causa di opinioni errate o di
menefreghismo, e per questo l’Associazione dovrebbe ulteriormente investire le proprie
energie e le proprie risorse per ampliare ancor più il proprio network con nuovi mezzi di
comunicazione, per poi “raccogliere il seminato” creando un nuovo gruppo di donatori,
magari composto da giovani e giovanissimi.
CAPITOLO OTTAVO.
IV fase. La progettazione.
Valutando il lavoro fin qui svolto, l’analisi cioè sia esterna che interna
dell’Associazione, sulle sue forze e le sue debolezze, sulle sue disponibilità
economiche e sui suoi metodi di comunicazione, ed inoltre l’analisi dei potenziali
donatori intesi sia come organizzazioni che come singoli, in merito ad un ipotetica
serie di progetti di raccolta fondi e la conseguente comunicazione a terzi si può
affermare che per l’Associazione tra i Familiari delle Vittime alla Strage di Bologna
98
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 145 -
sarebbero attuabili, almeno in prima battuta, iniziative che prevedano un budget e un
impiego di personale volontario molto limitato.
Non si può infatti non tenere conto del fatto che tali progetti rappresenterebbero una
novità per associazioni di questo tipo (perlomeno in Italia, mentre negli USA vi sono
molte organizzazioni, che ruotano attorno alla Strage dell’11 settembre, che hanno già
intrapreso tali progetti).
In sostanza, un budget modesto potrebbe essere sufficiente a coprire almeno i primi
due progetti che si andranno a proporre qui di seguito, nonchè la loro promozione.
Per progettazione, innanzitutto, si può intendere il dare vita ad un insieme di concetti,
ma anche di semplici idee che permettano all’organizzazione di “strutturare in modo
logico il sistema di azioni necessario per raggiungere degli obiettivi prefissati”, nel
caso in questione relativi appunto alla raccolta fondi, utilizzando determinate risorse.
“Questa può essere distinta in due momenti: il momento della definizione e quello della
formalizzazione99”.
Il primo riguarda l’identificazione di obiettivi generali, oppure mirati, e la connessione
tra questi e le risorse disponibili, sia umane che materiali e tecniche, ma anche con il
tempo a disposizione.
Il momento della formalizzazione invece si potrebbe identificare nella redazione di
veri e propri documenti progettuali che aiutino l’organizzazione
a districarsi nel
complesso processo di attuazione.
Ovviamente, tale progettazione dovrà risultare flessibile e modificabile durante il corso
degli eventi, di modo tale da assecondare le esigenze dell’organizzazione.
Dopo le constatazioni svolte nei precedenti capitoli, potrà essere quindi formulato una
sorta di piano di progettazione, dal quale partire per una serie di raccolte fondi.
99
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 146 -
Un ipotetico piano di progettazione.
Rifacendosi al “ciclo del fund raising” già citato, nella IV fase rientreranno le seguenti
operazioni:
1) OBIETTIVI: bisognerà innanzitutto determinare ancora una volta gli obiettivi, che
nel caso in oggetto potremmo suddividere in intermedi e finali: tra i primi
potremmo sicuramente inserire la vera e propria raccolta di risorse economiche, tra
i secondi il coinvolgere le nuove generazioni sensibilizzandole al problema, il
mantenimento della memoria storica e l’elaborazione di nuove strategie di
comunicazione adattabili ad un organizzazione di questo tipo.
- 147 -
2) IDEE, PROPOSTE: è una fase importantissima, le proposte dovranno essere frutto
del lavoro coordinato di più persone, per aumentarne l’originalità e la creatività.
Queste dovranno essere poi necessariamente applicabili agli obiettivi appena citati,
pena il fallimento di tutto il processo.
3) DEFINIZIONE PARAMETRI: vi sarà poi una definizione delle risorse, con la
selezione delle modalità di raccolta e della strumentazione da adottare e con la
conseguente definizione delle risorse umane, tecniche ed organizzative necessarie,
dei tempi di attuazione e la scelta dal metodo di comunicazione per veicolare la
richiesta nonché la scelta dei target potenziali.
Mentre, nella V e VI fase le operazioni da compiere saranno le seguenti:
1) DEFINIZIONE DEI COSTI E RICAVI PREVISTI: in questa fase dovranno essere
approntati dei piani di liquidità, o strutture più semplici ma comunque simili, per
accertare un eventuale ricorso al credito (come già affermato, verranno proposte in
questa sede idee che possano essere messe in pratica senza il ricorso ad Istituti di
Credito, sfruttando cioè solamente le fonti già esistenti dell’Associazione, per non
creare instabilità e incertezza nel suo operato, e rimandando l’eventuale ricorso a
prestiti bancari a progetti successivi).
2) DEFINIZIONE DELLE OPERAZIONI: si prepareranno quindi dei programmi
operativi con
Con tempi, ruoli, materiale necessario, piani di comunicazione.
3) REALIZZAZIONE DI TEST PRELIMINARI:
l’Associazione potrebbe ad
esempio testare i risultati su un primo gruppo di contatti che essa già possiede,
oppure potrebbe lanciare le iniziative sui quotidiani operanti nell’ambito bolognese
per sondare pareri e giudizi.
4)
FIDELIZZAZIONE DEL DONATORE.
- 148 -
Le idee.
Come già affermato quindi, per cominciare, e per non mettere a rischio la vita stessa
dell’Associazione con progetti controproducenti, un budget ridotto (per ipotesi
2000-3000 €) dovrebbe essere sufficiente.
In un contesto infatti ove le associazioni senza scopi di lucro hanno ormai elaborato e
continuano ad elaborare strategie promozionali sempre più articolate e macroscopiche,
nonché costose, per raccogliere fondi, un’associazione di modeste dimensioni come
quella in oggetto non potrebbe certo “competere” con dei giganti del non profit quali ad
esempio il WWF, oppure organizzazioni umanitarie o di sostegno a soggetti afflitti da
gravi patologie etc. etc.
- 149 -
Meglio quindi partire con cautela e con un adeguata progettazione piuttosto che
investire subito ingenti capitali in progetti nuovi e soprattutto delicati.
Sostanzialmente l’Associazione dovrebbe riuscire nel difficile compito di attrarre
l’attenzione dei potenziali donatori spendendo una cifra minima, un’uscita di
fabbisogno cioè, che sia adeguatamente coperta dalle fonti di capitale e che non metta a
rischio la vita stessa dell’Associazione.
Da questi presupposti si è partiti per arrivare a sostenere che un mezzo efficace
potrebbe essere
rappresentato dalla rete telematica Internet.
Certamente tale sistema di comunicazione è al momento inflazionato e, per tale motivo,
se sfruttato male, potrebbe risultare inefficace.
È stato visto precedentemente come l’Associazione abbia già tentato di vendere dei
dipinti, di discreto valore, che le furono donati, senza però ottenere successo, poiché
l’iniziativa non fu pubblicizzata adeguatamente.
Perché allora non avvalersi di un intermediario a basso costo capace di ampliare il
bacino dei potenziali acquirenti?
Lo stesso Presidente Bolognesi afferma che un intermediario che possieda già una
struttura di vendita e sia economicamente vantaggioso potrebbe rappresentare un arma
vincente per l’organizzazione.
Esistono infatti, alcuni siti che consentono di effettuare compravendite sulla “rete delle
reti”, il più famoso molto probabilmente è il noto sito di casa d’aste e-bay.
Tale organizzazione consente ad un qualsiasi soggetto, dal singolo cittadino che
desideri acquistare un qualunque articolo, sia usato che nuovo, al commerciante dotato
di propria partita IVA, che desideri vendere via internet i propri capi, di concludere
delle trattative regolamentate e tutelate da ferree leggi sulla compravendita nonchè sulla
privacy, e consentendo inoltre delle transazioni economiche sicure tramite sistemi di
pagamento innovativi.
- 150 -
In tal maniera quindi si potrebbero vendere non solo opere d’arte, ma anche libri sulla
Strage e sull’Associazione, film e cortometraggi girati negli anni passati e quasi
introvabili al momento e via dicendo.
Oppure ancora, si potrebbe tentare una nuova iniziativa, “arrischiandosi” a vendere un
gadget a basso costo che abbia però un alto valore simbolico.
Da qui, il titolo del progetto: “Un fiore per non dimenticare”, ossia l’intento di vendere
un piccolo fiore plastificato di colore bianco, o di un colore diverso, che rappresenti
idealmente “Giustizia e Verità”.
Tale gadget dovrebbe essere dotato di una semplice clip, alla stregua dei fiori che il 2
agosto di ogni anno i Familiari delle Vittime appuntano al proprio petto durante le
celebrazioni per la ricorrenza della Strage.
Un fiore finto quindi, ma anche qualsiasi altro gadget, che ci si possa aggiudicare con
una spesa piuttosto bassa, via internet con pochi “click”, e recapitato direttamente al
domicilio dell’acquirente, e che possa essere indossato nel giorno della ricorrenza di
ogni strage (il 2 agosto, l’11settembre, l’11 marzo..) o in un eventuale “Giornata
Nazionale della Memoria” come piccolo gesto di solidarietà e di personale impegno a
perorare la buona causa già citata.
Da questi progetti, che verranno analizzati più avanti, potrebbero partirne
successivamente altri, anche con investimenti più cospicui, dando vita ad un ciclo il
quale, annualmente, presenti nuove iniziative: l’ ”anno di esercizio” per l’Associazione
va idealmente dal 2 agosto al 2 agosto dell’anno successivo, giornata apice e colma di
un forte simbolismo (lotta al terrorismo, impegno civile..).
Il “blog” come mezzo di comunicazione.
Ma quale strategia di comunicazione a basso costo potrebbe essere efficace per poter
permettere la diffusione di una serie di iniziative per raccogliere fondi?
I mezzi di comunicazione che un’Associazione non profit può usare sono moltissimi:
-spazi pubblicitari su stampa e televisioni.
-partecipazioni a trasmissioni radio e televisive.
-pubblicazione di periodici e, newsletter, bollettini.
- 151 -
-pubblicazione di brochure e depliants.
-mail.
-manifestazioni-siti internet.
-gadget.
-comunicazione orale.
-…
Quello che tra questi forse ottiene il risultato migliore nel rapporto efficacia/costo è
nuovamente Internet.
Numerosissime sono le tecniche pubblicitarie che sono state sviluppate con tale mezzo
di comunicazione: dalle e-mail inviate all’indirizzo di posta dell’utente alle finestre che
vengono visualizzate nel momento in cui si entra in determinati siti, ai messaggi audio,
links, promozioni e via dicendo.
Tutto ciò ha portato quindi ad un “bombardamento” nei confronti di chi si connette, che
non può non sottrarsi a messaggi pubblicitari molto spesso indesiderati.
L’Associazione, che non dovrà assolutamente forzare il potenziale donatore, potrebbe
pubblicizzare le sue iniziative in maniera più “gentile”, meno diretta ed efficace ma
forse più coinvolgente.
Per questo si è pensato ad un ”blog”.
Un blog non può essere considerato esattamente un sito, tra i suoi tanti appellativi
potrebbe forse essere definito come una sorta di “diario multimediale”.
Si possono trovare esempi di blog in molti dei siti appartenenti ai principali quotidiani
nazionali, regionali e provinciali (su www.repubblica.it, per citare un esempio
completo).
Sostanzialmente il blog è uno spazio,
fornito
gratuitamente da un sito
“provider” (www.splinder.com, tra i tanti..) che il “proprietario”, in questo caso
l’Associazione, che viene fornito di password per accedere, può innanzitutto
- 152 -
personalizzare graficamente e successivamente inserire ora per ora, giorno per giorno,
eventi, iniziative, commenti e tutto ciò che è opportuno far sapere agli utenti.
Può inoltre creare dei link con altri siti, segnalare altri “bloggers”, pubblicare foto e
filmati.
Ma la cosa più originale del blog stà nella possibilità che viene data ai lettori di
commentare gratuitamente ciò che viene scritto, e non solo: tutti sono liberi di
esprimere le proprie idee, i propri pareri e giudizi, dando così al titolare del blog nuovi
spunti di discussione e la possibilità di avere dei riscontri e dei parametri che regolino
le iniziative intraprese.
Una sorta di “forum” interattivo quindi, ma con svariate e numerose altre possibilità.
Un buon blog, per essere visitato con continuità, necessita sostanzialmente di idee
originali e tanta voglia di comunicare (due fattori che all’Associazione non mancano!).
Per tali ragioni, questo strumento, al momento, sta riscuotendo un discreto successo tra
i giovani, per la sua possibilità di personalizzare e di comunicare gratuitamente.
Il blog, in quanto canale “non intrusivo” (quale è, al contrario, la televisione)
necessiterebbe inizialmente di un adeguato supporto: dalle dichiarazioni a mezzo
stampa, all’organizzazione di una giornata-incontro, con autorità e pubblico, nella sede
dell’Associazione, per essere presentato ufficialmente assieme ad i primi progetti di
raccolta fondi.
Ma una volta avviato andrebbe a costituire un ideale mezzo di comunicazione a basso
costo.
L’asta on-line.
Per cominciare a prendere familiarità con un sito come e-bay si deve innanzitutto capire
il suo funzionamento: la sua home page presenta varie opzioni di scelta, compreso un
motore di ricerca che consente di visualizzare tutte le offerte disponibile per l’articolo
scelto.
Per gli utenti che abitualmente effettuano compravendite sul sito vi è la possibilità di
registrarsi creando un proprio profilo e limitando l’accesso con una propria password.
- 153 -
All’interno del proprio spazio creato sarà poi possibile visualizzare tutte le operazioni
svolte o in corso di svolgimento, i giudizi dati da utenti terzi sul proprio comportamento
nel momento delle vendita o dell’acquisto e tanti altri parametri di riscontro.
La procedura infatti funziona come una vera e propria casa d’aste: si parte da un’offerta
base che viene man mano rilanciata dagli interessati ad acquistare, durante il trascorrere
del tempo, fino alla chiusura delle trattative.
Prima di acquistare è possibile confrontare i vari prodotti con altri, magari della stessa
marca o autore, confrontando inoltre il venditore, che viene classificato in base ai
“feedback” (responsi) ottenuti, che altro non sono che giudizi sull’affidabilità del
“seller” (non bisogna dimenticare che l’oggetto acquistato non può essere toccato
materialmente, ma visto solo per foto o per descrizione).
Possono essere inoltre confrontati i metodi di pagamento, che possono spaziare dal
bonifico postale e bancario al cosiddetto “Pay Pal”, un sistema che permette di
effettuare pagamenti con la propria carta di credito (anche le nuove carte pre-pagate
come PostePay, nate proprio per questo scopo) in totale sicurezza
ed in maniera
istantanea.
Durante l’iniziale registrazione su Pay Pal, necessaria per poi svolgere le veloci
operazioni di acquisto, vi sono più livelli di sicurezza per evitare che qualche
malintenzionato, qualche “hacker”, possa organizzare frodi o truffe.
In cambio, l’intermediario richiede delle tariffe, variabili a seconda del prezzo finale
raggiunto, che possono essere consultate su delle apposite tabelle.
Ma ciò accade solo in caso di vendita dell’oggetto: la sua pubblicazione è infatti
gratuita.
Le conoscenze informatiche necessarie sono minime e chiunque con un po’ di
“esercizio”, potrebbe certamente acquistare i dipinti od i gadget a cui si fa riferimento
per questo progetto.
- 154 -
La definizione dei parametri, il costi da sostenere, le operazioni da effettuare.
Dopo aver necessariamente stabilito che i progetti siano applicabili, si renderà
necessaria una divisione dei compiti ed una stima approssimativa dei costi da sostenere.
Innanzitutto dovrà essere arruolato tra i volontari un esperto informatico, scelto fra
giovani studenti universitari, che gratuitamente crei un blog seguendo le direttive date
dall’Associazione, istruendo i membri dell’organizzazione sulla sua utilizzazione
(l’accesso alla pagina “edit” di personalizzazione dovrebbe poter essere consentito ad
una ristretta cerchia di persone, per evitare confusione).
- 155 -
Il volontario, come “compenso”, potrebbe certamente utilizzare l’esperienza avuta
lavorando per l’Associazione per la propria tesi di laurea.
Tale operazione è, in sostanza, abbastanza agevole e in pochi giorni potrebbe essere
sicuramente portata a termine.
Anche il poter comunicare l’esistenza del nuovo blog non dovrebbe rappresentare un
problema: l’Associazione è stata spesso supportata da numerosi quotidiani ed inoltre,
sfruttando il network già esistente, creare una lista di nuovi utenti sarebbe facile.
Nel frattempo un membro dell’Associazione, che conosca in dettaglio il patrimonio
dell’organizzazione, potrebbe preparare un inventario di ciò che rientra nello stato
patrimoniale, e dopo aver stabilito ciò che potrebbe essere offerto per eventuali
donazioni a valore simbolico (è bene ricordare che la vendita è in realtà una donazione),
scattare delle foto dettagliate, in formato digitale, dei dipinti e delle opere che si
vogliano mettere all’asta, una breve descrizione completa di referenze o citazioni, avute
contattando riviste d’arte o esperti di pittura (i cui nominativi, tra l’altro, sono già
presenti negli indirizzari).
Tale lavoro dovrà inoltre comprendere una descrizione dei possibili metodi di
pagamento e spedizione.
Le foto e le descrizioni verranno poi pubblicate gratuitamente tramite una semplice
procedura di registrazione sul sito.
Sarà molto importante specificare (per essere a norma di legge) come tutta l’operazione
sarà considerata “donazione” e come i ricavi ottenuti verranno reinvestiti per assistere
tutte le Vittime di terrorismo e per altre iniziative sulla memoria.
Su e-bay, tra l’altro, esiste addirittura una procedura che consente alle Associazioni non
profit di organizzare raccolte fondi: l’utente-donatore dovrà poi solamente cliccare sulla
voce “beneficienza” e comparirà immediatamente tutta la lista delle organizzazioni che
già si sono avvalse e si stanno avvalendo di tale metodo di fund raising (in realtà, al
momento,su e-bay Italia, queste organizzazioni non sono più di una decina, e nessuna di
esse ha a che fare con fenomeni di terrorismo, motivo in più per poter attrarre
l’attenzione degli utenti).
L’asta sarà così “aperta” con un “prezzo di lancio” molto basso per invogliare i possibili
donatori a “rilanci” continui sul prezzo, fino alla chiusura delle contrattazioni,
garantendo così maggiori ricavi per l’Associazione.
- 156 -
Contemporaneamente, per sviluppare anche il secondo progetto, altri 2 membri almeno
dovrebbero occuparsi di contattare dei vivai o dei produttori di gadgets, cercando di
testare la qualità del prodotto e la sua aderenza ai pre-requisiti, per ottenere poi dei
preventivi sulle possibilità di acquisto, sui prezzi e sugli sconti per grandi quantitativi.
Vista la possibilità che l’azione via internet può dare di controllare lo svolgimento della
vendita, sarebbe bene ordinare un quantitativo abbastanza ridotto di gadgets, per ipotesi
nell’ordine di qualche centinaio di pezzi, di modo da svolgere un pre-test per poi
incrementare gli ordinativi, in caso di successo, durante l’asta, visti i costi di
registrazione inesistenti.
Una volta calcolato il costo totale del gadget, e cioè il costo di produzione e stoccaggio,
di spedizione, di commissione per la casa d’aste telematica più gli altri costi aggiuntivi
quali la spedizione all’acquirente finale, l’imballo dell’oggetto assieme ad una breve
lettera di ringraziamento su carta stampata, che risulterà poi molto utile per la
“fidelizzazione” del donatore, e una volta stabilita la percentuale di ricavo netto (anche
bassa, per cominciare) che si desidera ottenere dalla vendita, si potrà procedere alla sua
registrazione sul sito per poi “aprire” un ulteriore asta, o meglio tante piccole aste, con
un prezzo di lancio molto basso (generalmente si parte da € 1).
I pezzi potranno essere acquistati singolarmente oppure in “stock” di una decina di
pezzi.
Più la promozione sul blog di tali iniziative sarà efficace ed originale, più persone si
recheranno sul sito www.ebay.it o www.ebay.com (per vendere anche all’estero meglio
appoggiarsi ad un sito in lingua inglese), per fare offerte e quindi rilanciare il prezzo,
ma anche solo per curiosare e per conoscere meglio l’Associazione.
Il
ritorno
d’immagine
per
l’Associazione
potrebbe
essere
interessante:
un’organizzazione ormai “storica” che nonostante tutto si aggiorna di continuo,
offrendo spunti ed iniziative “giovani” per ricordare sempre che i propri propositi,
anche quelli più “seri” come la Giustizia, il senso civico, vanno sempre perseguiti
sfruttando la potenzialità e l’originalità della mente umana.
- 157 -
- 158 -
CAPITOLO NONO.
V fase. La messa in opera ed il monitoraggio.
Come già affermato, il fund raising si incontra spesso con funzioni quali quella
dell’amministrazione e della contabilità, della comunicazione e dalle organizzazione
generale.
Per quando riguarda la formazione dello staff, sarebbe sicuramente importante riscire a
coinvolgere giovani volontari, ad esempio studenti di informatica, sociologia, di storia,
- 159 -
ma anche di economia, persone pronte a carpire il significato di tale collaborazione, e
che potrebbero a loro volta trarre dei vantaggi dalla collaborazione con l’Associazione.
Vi sono infatti molti “potenziali volontari”, i quali sono al momento disinformati
sull’attività dell’Associazione o addirittura sull’esistenza di quest’ultima.
Il personale volontario necessario per tali iniziative, perlomeno in prima battuta, non
dovrebbe essere numeroso, ma andrebbe ad aumentare in caso di progetti successivi e
più complessi.
Per tale motivo una “campagna” di people raising gioverebbe all’Associazione per
rafforzare le proprie fila.
Per i casi in oggetto, come già detto, i volontari necessari non andrebbero oltre ad una
persona competente nel campo informatico, e a non più di 4-5 persone che si occupino
di gestire i contatti necessari, organizzare il ricevimento e la spedizione dei vari gadgets
e opere d’arte.
Si occuperanno inoltre della redazione e della stampa delle lettere di spiegazione e
ringraziamento che accompagneranno i beni acquistati con la donazione.
Il tutto su consiglio e sotto la super visione dei membri dell’Associazione e del
Presidente in primis, che si occuperà inoltre di contattare la stampa e le autorità per
comunicare la nascita del blog e la promozione delle iniziative.
La gestione finanziaria andrà ovviamente al Consiglio Direttivo dell’organizzazione,
che stanzierà i fondi necessari per i progetti, che d’altra parte non dovrebbero richiedere
somme ingenti.
Durante la messa in opera dei 2 programmi, sarebbe utile, se non addirittura necessario,
calcolare il cosiddetto “break even point” (Fiorentini, 1992), o punto di pareggio tra
ricavi e costi.
Dopo aver calcolato, basandosi sui preventivi ottenuti nel modo più preciso possibile, i
costi già citati precedentemente, si cercherà di calcolare per ipotesi i ricavi di pareggio,
partendo dai costi appena ottenuti, e tenendo conto delle variabili in gioco quali il
numero di contatti, il costo per ogni contatto, il numero dei ritorni e l’entità dei ritorni.
Per quanto riguarda il progetto di raccolta fondi tramite vendita di un gadget, dopo aver
contattato vari fornitori di gadget, si vuole citare in questa sede il preventivo fornito con
molta disponibilità dalla ditta “Flover s.r.l.” di Bussolengo (VR).
- 160 -
Per esempio, scegliendo un mazzo di roselline bianche plastificate, dal quale trarre venti
fiori per mazzo:
Stock: 500 fiori.
Costi (per pezzo, da preventivo)
- fiore
€
0,50
- clip (per agganciare il fiore)
€
0,30
- spedizione
€
1,50
- commissione intermediario telematico
€
0,15
- lettera di ringraziamento (costi di “fidelizzazione”)
€
0,2
Totale ( x 500 pezzi):
€ 1325,0
Previsione del numero dei ritorni necessari per il pareggio
Entità media delle donazioni
€
Numero di ritorni necessari
5,0
265,0
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998, rielaborazione.
Ovviamente nel concreto la situazione sarà sicuramente più complessa, si potranno ad
esempio stipulare accordi più vantaggiosi per la spedizione, vi saranno poi da mettere in
preventivo dei costi di lavorazione del fiore (per ridurre i costi sarebbero necessari
quindi dei volontari che con pazienza adattino le clips ai fiori) ma il procedimento di
valutazione non si discosterà molto dall’esempio creato, vista la semplicità dell’oggetto
scelto.
Una volta iniziate le operazioni, si andrà poi ad effettuare costantemente un
monitoraggio delle attività, cercando di coniugare le operazioni da compiere con le
scadenze prefissate.
Nel caso specifico, si potranno così monitorare sia le singole operazioni (come
l’acquisto di un lotto di gadgets o la redazione della lettera di ringraziamento), sia interi
programmi (come la compilazione di una lista di destinatari).
Tale azione di controllo inoltre dovrà tenere conto non solo degli aspetti tecnici delle
operazioni, ma anche di quelli qualitativi, che rappresentano un’arma vincente per
organizzazioni di piccole dimensioni e con budgets limitati.
- 161 -
Tra l’altro un importante vantaggio offerto dalla vendita via e-bay sarebbe appunto
quello di poter monitorare il numero delle offerte ricevute e il loro ammontare.
Fra i notevoli vantaggi di cui l’Associazione godrebbe svolgendo un buon monitoraggio
quindi vi sarebbe la sicura semplificazione delle operazioni, la quale andrebbe ad
aumentare l’efficacia e l’efficienza del programma, la comunicatività interna, la quale a
sua volta “renderebbe possibile la trattazione e la diffusione di tutte le informazioni
tecniche che dovrebbero essere condivise all’interno della stessa organizzazione,
producendo così un sensibile risparmio di tempo100”.
100
Ambrogetti F., Coen Cagli M., Milano R., IL MANUALE DI FUND RAISING; Carrocci editore, 1998.
- 162 -
CAPITOLO DECIMO.
VI fase-VII fase. La valutazione, la fidelizzazione e la revisione del ciclo.
- 163 -
Chiaramente la più ovvia valutazione sarà quella economica, calcolata semplicemente
sommando l’entità complessiva dei ricavi lordi a cui verranno sottratti i costi
effettivamente sostenuti.
Si otterranno così non solo l’entità dei nuovi fondi a disposizione, ma anche l’efficacia e
l’efficienza delle operazioni svolte, se esse cioè sono state compatibili rispettivamente
con le risorse disponibili e con gli obiettivi ed i tempi prestabiliti.
Ma un’altra valutazione molto importante sarà sicuramente quella sul ritorno di
immagine nonché sul potenziale futuro per altre campagne, ossia “l’aumento del grado
di conoscenza nell’opinione pubblica dell’organizzazione” (specialmente tra i giovani),
“l’ampliamento della base dei donatori”, un immagine più “fresca” e via di seguito.
Per quanto concerne la fidelizzazione, termine mutuato dal linguaggio del marketing
con cui viene intesa qualsiasi strategia “volta a mantenere e incrementare il numero di
donatori e le entità delle donazioni, ma anche a rafforzare i legami con i soggetti che
hanno sostenuto un organizzazione”, essa non dovrà assolutamente essere sottovalutata.
Se infatti l’Associazione dei Familiari dovesse occuparsi soltanto dell’aspetto della
raccolta fondi, rischierebbe di avere donatori occasionali e saltuari senza alcun legame
duraturo con essi.
In sostanza sarebbe necessario, in primis, allegare ad ogni gadget o dipinto venduto una
breve lettera di ringraziamento, indicando i risultati ottenuti negli anni, gli obiettivi, i
programmi, invitando i donatori alla partecipazione attiva sia agli eventi organizzati che
sul blog.
Si dovranno inoltre indicare nell’immediato, con trasparenza e chiarezza, i risultati
ottenuti e le liste di chi ha donato, che saranno pubblicate sui media (si dovrà quindi
tenere conto di questi costi).
In un secondo tempo, si potrebbero inviare periodicamente a mezzo Internet dei report
generali contenenti calendari, eventi, news, ricerche effettuate, mentre sul blog
potrebbero essere pubblicizzate le nuove campagne per la donazione o per reperire
nuovi donatori.
Una volta stabilito l’esito dei primi progetti, valutando complessivamente il risultato
economico, in termini di immagine e in termini di nuovi donatori acquisiti, si potrà
decidere se partire o no con altri progetti, anche più impegnativi, come le convenzioni
- 164 -
già citate, reinvestendo i fondi raccolti e ripartendo nuovamente con un ulteriore “ciclo
del fund raising”.
Ovviamente i possibili progetti sarebbero innumerevoli, ma starà all’Associazione ed ai
suoi volontari scegliere quelli che meglio rispecchino il messaggio da trasmettere.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE.
- 165 -
L’Associazione tra i Familiari delle Vittime alla Strage di Bologna del 2 agosto 1980
non è certo nuova ad iniziative di raccolta fondi, e si è dimostrata negli anni pronta ad
accogliere nuove idee.
Come qualsiasi altra organizzazione nata su iniziativa volontaria, si è visto come essa
presenti delle mancanze, dovute in parte all’ “originalità” di questa organizzazione (mai
prima di essa fu costituita un’Associazione per la lotta al terrorismo e l’assistenza delle
Vittime), in parte alla particolare situazione economica, che ha precluso numerosi
investimenti, ed in parte ad una componente sociale: vogliono mantenere viva una
memoria storica “scomoda e dolorosa”.
Non esiste inoltre per l’Associazione un gruppo di volontari stabile, che lavori cioè
quotidianamente, o quasi, nei suoi uffici e per suo conto.
Al di là quindi di pure e semplici campagne di fund raising, si è sostenuto, nel lavoro fin
qui svolto, come il progetto “un fiore per non dimenticare” dovrebbe in realtà includere
un’analisi approfondita in merito al proprio modo di essere, di funzionare, di agire, di
proporsi nell’ambiente in cui essa si situa, proprio perché, come affermato dalle ricerche
e dalle sperimentazioni effettuate da professionisti di questo settore, il fund raising
possiede intrinsecamente una dimensione cognitiva, riguardante le rappresentazioni
della realtà, della cultura, dei valori, oltre a quella meramente operazionale.
Ciò che è stato proposto sostanzialmente in questa tesi è la creazione di un contesto
favorevole alla raccolta fondi, che possieda caratteristiche di “non conflittualità” tra gli
alti ideali etici fissati nello Statuto dell’organizzazione ed i mezzi usati per raccogliere
denaro.
In questa ottica quindi, il fund raising non è da considerarsi come attività secondaria,
bensì un attività, appunto, strategica tramite la quale si possa garantire la sostenibilità di
molte iniziative e nello stesso tempo la sopravvivenza se non addirittura lo sviluppo
dell’Associazione.
Ciò non sarà possibile se l’organizzazione stessa non rifletterà sui propri fini,
trasformando tale riflessione e proponendola a dei possibili donatori.
Si sono volute inoltre aggiungere delle idee giovani ed economiche, come quella del
blog o della vendita telematica, (che già sono state ben accolte dall’Associazione), per
familiarizzare anche le nuove generazioni al problema del terrorismo.
- 166 -
Ciò non toglie che, una volta avviato seriamente un progetto di questo tipo, le iniziative
da proporre potrebbero essere centinaia: dalla “partita del cuore”, come quella
organizzata recentemente a Verona per la raccolta di fondi per l’Indonesia, zona colpita
dal maremoto, al concerto di beneficenza, alla partecipazione di star (si pensi ad
esempio al cantante Ligabue, che nel suo film “Da zero a dieci”, da un ruolo centrale
alla Strage) per arrivare poi, in uno stadio molto più avanzato, a stipulare delle
convenzioni con aziende interessate ad una politica di corporate citizenship.
È chiaro come un lavoro così riduttivo come quello svolto, basato su conoscenze
dell’argomento scarse, non potrà essere certamente usato come “vademecum” per gli
eventuali progetti sopraccitati.
Ma con profonda speranza di chi scrive questa tesi potrebbe, nel suo piccolo, dare un
contributo “per non dimenticare” gli 85 nomi incisi sulla lapide sita nella sala d’aspetto
di seconda classe della Stazione Centrale di Bologna, e le tante persone, come il Giudice
Amato, che, con il proprio sacrificio, tentarono di salvare vite innocenti.
APPENDICE:
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RIEPILOGO INIZIATIVE
AGOSTO 2002 - 2 AGOSTO 2003
1) Comune Savignano sul Panaro (Mo)
- Seminario Nazionale Formativo di
Libera: dal 1° al 3/8/2002 “L’impegno per la Giustizia” – Bo Staz. Centrale 2
Ag. ’80 h. 10,25.
2) Giov. 29.08.2002 h. 21,00 Festa Unità di Modena con Paiusco, Biacchessi: “
presentazione libro di D. Biacchessi”Ombre Nere”.
3) Giov. 12.09.02 h. 17,00 – presentazione libro “Ombre Nere…a Firenze.”
4) Arci del Trentino – Convegno Internazionale sul Terrorismo - Sab. 14 e Dom.
15 Sett. 2002 in località Brentonico, località vicino a Rovereto.
5) Ven. 04/10/2002 h. 15,00 Tesi di Laurea a Firenze.
6) Firenze: Convegno Naz.le “Modernità e Diritti: la tutela delle vittime – Palazzo
Vecchio – 11 e 12/10/2002.
8) Organizzazione staffetta podistica/Repubblica di San Marino-Emilia-Romagna
- Coordinamento staffetta podistica per Bo – Centro Sociale Frassinetti “Gara
di Briscola” Ven. 11 Ott. 2002 “ Insieme per NON dimenticare il 2 Agosto 1980.
9) Dom. 13 Ott. 2002 h. 15,00 Commemorazione “Uno Bianca” avanti il
Monumento/Giardino Viale Lenin/Populonia.
10) Giovani Lucani Europei – Sab. 19 Ott. 2002 a Venosa - Manifestazione Sinistra
Giovanile di Venosa.
11) Merc. 23 Ott. 2002 Circolo Arci Fuori - Taneto (R.E.).
12) A.N.P.I. Giov. 24-10-2002 ore 10,00 c/o Arena del Sole Bo “Consiglio Nazionale
ANPI”
13) Giov. 24 Ott. 2002 ore 17,30 presentazione libro D. Biacchessi “Ombre Nere” c/
o Biblioteca Comunale di FE, con Libero Mancuso.
14) A.N.P.I. – Ven. 25 Ott. 2002 h. 17,00 Piazza Nettuno/Bo – Manifestazione della
Resistenza.
15) Ven. 25 Ott. 2002 h. 18,00 c/o Sala T. Secci Staz. Centrale di Bo presentazione
libro D. Biacchessi “Ombre Nere, ecc”.
- 168 -
16) Giov. 7.11.2002 h. 11,00 – Sala Stampa Camera dei Deputati Palazzo
Montecitorio – presentazione proposta “Legge-quadro per l’Assistenza, il
sostegno e la tutela delle Vittime di reato”.
17) Ven. 14 Nov. 2002 ore 18,45 c/o Libreria Rinascita di Verona, con Paiusco e
Biacchessi, presentazione libro
“Ombre Nere”.
18) Circolo Culturale Carlo Perini (1962-2002): spazio regionale e luogo del
dialogo
interculturale
–
Convegno
sab.
14-12-2002
h.
10,00
q.re
Euromilano/Certosa, ecc..
19) Ist. Prof.le Edicle Prov Bo – Prov. Di Bo – CPTO Edilizia Bo “Una Provincia in
Sicurezza” – Progetto Cala – Convegno 28-29 Nov. 2002 Sala Congressi
Centergross ecc. Funo Bo.
20) “Lo Giuro sulla TV” da registrare a Ravenna il 22/11/2002 ore 20,00 – Via
Falconieri n. 36 nella Casa della Solidarietà di Amare Ravenna – Intervista a P.
Bolognesi.
21) Teatro TPO – Viale Lenin n. 3-Bo – Ven. 22 Nov. 2002 ore 21,00 presentazione
libro “Ombre Nere. Il terrorismo di destra da Piazza Fontana alla bomba al
Manifesto di D. Biacchessi.
22) Alle ore 22,00:
Perché Fausto e Iaio? – Testo teatrale in un atto di D.
Biacchessi, Raja Marazzini e Stefano Paiusco.
23) Merc. 20 Nov. ore 15,00 presso sede Associazione Pres. P. Bolognesi incontra gli
alunni dell’Ist. Copernico di Bologna.
24) A.N.P.I. – W. Michelini: Ven. 6 Dic. 2002 h. 10,30 Cerimonia per il ripristino
della Lapide di Via della Certosa.
25) D. Biacchessi/Retegreen: Il Comitato permanente antifascista di Milano
nell’ambito delle manifestazioni ufficiali in ricordo della strage di Piazza
Fontana : Merc. 11 Dic. 2002 ore 21,00, Camera del Lavoro, Salone Di VittorioC.so Porta Vittoria n. 42: Stefano Paiusco, ecc. I FARENAIT (Da Piazza
Fontana a Via dei Georgofili).
26) C. Podistico Castel Maggiore (Bo) - Polisportiva Progresso Dom. 15/12/2002 Manifestazione Podistica “Corrida del Progresso”.
- 169 -
27) Regione Campania – Provincia di Napoli: Incontri Guida in collaborazione con
Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage sul treno Rapido 904 del
23 Dicembre 1984 (Presidente Antonio Calabrò) “L’Italia Ricorda” : Merc. 11
Dicembre 2002 ore 18,00 Saletta Rossa Via Port’Alba n. 20/23 Napoli “Il
Terrorismo e le Sue Maschere, L’uso politico delle stragi” per discuterne con il
curatore del libro Gianni Flamini, ecc..
28) ANPI
Pres. W. Michelini: Lun. 23 Dic. 2002 ore 11,00 – Via Zecca n. 2
“Auguri Festività 2002/2003.
29)1984-2002 Per Non Dimenticare 23 Dicembre 1984 – ore 12,00 Atrio Stazione
Centrale di Napoli – Treno 904 Strage di Natale – XVIII Anniversario.
30)21-24/12/2002: In Piazza IV Novembre Lo scambio dei Libri “della Memoria”
31) Corte D’Appello Bo – Assemblea d’inaugurazione – Anno Giudiziario per il
Distr. Regione Emilia-R. – Palazzo Baciocchi – Aula Magna – 18 Gennaio 2003 ore
9,30.
32) ANPI – Q.re Saragozza Bo – Dom. 26 Genn. 2003 “Percorsi della Memoria
Antifascista nelle strade di Q.re, ecc.”.
34) Giov. 9.01.2003 ore 9,00, in Associazione, dal Pres. Bolognesi unitamente al
fotografo Vaccari,
Concorso
scolaresca
Ist. Aldini Valeriani/Sirani :sul tema…“Bando
per le Scuole Secondarie Superiori della Città di Bologna
per la
produzione di elaborati relativi al tema “La memoria della Strage di Bologna 35)Ven. 24.01.2003, idem c.s. , scolaresca Ist. Righi di Bologna, come sopra.
36)Giov. 30 Genn. 2003 a Roma – in Cassazione – Processo/Bis MannucciBenincasa: processo depistaggi.
37) Mart. 18.03.2003 Daniele Biacchessi: Perché Fausto e Iaio?, con i Gang, a
Milano, in Via Mancinelli, in scena in prima nazionale opera teatro civile e rock
scritta dalla Compagnia dei Filosofi Ignoranti (Raja Marazzini e Stefano Paiusco).
38) Q.re Savena/Comune Bo – Provincia di Bo: …Percorsi della Memoria, la
Shoah, la Liberazione, la Repubblica,ecc.
39)Sab. 1° Febbr. 2003: Lezione Scuola di Molinella (Bo) ,” Iniziativa Memoria”.
40) Dom. 2 Febbraio 2003 ore 23,00 – RAI 3 – Programma “Blu Notte” condotto
da Carlo Lucarelli - Servizio “sulla Strage del 2 Agosto 1980, per mantenere viva
la memoria su quel tragico evento”.
- 170 -
41)Ven. 14 Febbr. 2003 ore 18,00 Libreria Feltrinelli Bologna “Iniziativa…
Scambio dei libri della Memoria.”
42)Sab. 15
Febbr. 2003 Scuole Molinella (Bo): ,”Iniziativa Memoria..” – II^
Lezione- Con la partecipazione del P.M. Libero Mancuso.
43)Ven. 21 febbr. 2003 h. 21,00 a Piacenza: presentazione libro sulla Strage. Manifestazione con Rifondazione Comunista.
44) Sab. 1° Marzo 2003: Milano – Circolo Perini (Sig. Iosa).”Giustizia memoria e
solidarietà per le vittime di strage e di terrorismo”.
45) Ven. 7 Marzo 2003 h. 21,00 a Pianoro – con i Podisti festa danzante – raccolta
fondi per Associazione.
46) Mart. 18 Marzo 2003 – “Perché Fausto e Iaio””, con gang a Milano – Via
Moncinelli.
47)Ven. 21 Febbr. 2003 ore 21,00 a Monticelli D’Ongina (PC) c/o Sala Consiglio
Comunale: Ecomancina – Federazione P.R.C. PC - Circolo P.R.C.”Bassa Val
D’Ongina”: “Dalla Stagione delle Stragi Alla nuova destra eversiva”.. durante la
serata proiezione tre filmati “Il Partito del Silenzio”, “Giustizia e Verità”, “Per
non dimenticare”. Ecc. ecc..
48)
giov27
ven28
febbraio2003
Auditorium
Consiglio
Regione
Toscana
Firenze.Convegno nazioonale in memoria di Antonino Caponetto “Evoluzione
politica del fenomeno mafioso in Italia dalla II Guerra Mondiale ad oggi”.
49) Venerdì 28 Febbrraio “tracce” proiezione film Liceo Righi ore 17,00
50)Mercoledì 19 Marzo “L’amministrazione Comunale ricorda Marco Biagi”
Palazzo Comunale ore 17,00
51)Venerdì 21 Marzo ore 18 Milano Libreria Rizzoli:presentazione libro
Biacchessi “L’ultima bicicletta” delitto Marco Biagi
52) Presentazione libro Biacchessi “l’ultima bicicletta” mart.25 marzo ore 21,00
oratorio S.Filippo Neri
53)Giovedì 3 aprile ore 20,00 “lo giuro sulla TV” Casa della Solidarietà Ravenna
54) venerdì 4 aprile ore 20,45 Centro sociale Frassineti Concerto vocale
55)martedì 8 aprile ore 12,00 conferenza stampa podisti “ Iniziative dei podisti
bolognesi per ricordare la strage del 2 agosto 80” è presente l’assessore Foschini
del Comune di Bologna.
- 171 -
56)Giovedì 24 Aprile ore18,00 Comune di Bentivoglio per presentazione libro
Biacchessi “Un’ attimo.. vent’anni”
57)Domenica 27 aprile 2003 ore 10,00 “ Antifascismo e libertà” i Democratici di
Sinistra incontrano le donne e gli uomini della resistenza.Presentazione libro “un’
attimo..vent’anni “ Comune di Piangipane casa del Popolo.
58) Sig.ra Soglietti/Comune di Calderara di Reno/Assessorato Cultura, Proloco
Calderara Viva e Associazione “Amicinema – Il Cinema è diffusione di idee”:
Ven. 9 Maggio 2003 presso Centro Civico Spazio Reno – Via Roma n. 12 dalle ore
9,00 alle ore 12,00 proiezione film “Per non dimenticare” di Massimo Martelli.
59)Lunedì 12 maggio 0re 16.00 incontro con la Sinistra Giovanile, presso
l’Università di Bologna.
60)Martedì 13 maggio ore 21,00 Quartiere Borgo Panigale presentazione libro “lo
Stato invisibile”.Di G. Cipriani
61)Sabato 24 Maggio ore17,30 Biblioteca Paroniana di rieti.Presentazione libro
Biacchessi “L’ultima bicicletta” delitto M. Biagi.
62) Lunedì 26 e Martedì 27 maggio. Firenze conferenza stampa e convegno “LE
FERITE DELLA MEMORIA” “IL CONTESTO DELLE STRAGI” in occasione
dell’anniversario della strage dei Georgofili.
63)Domenica 1 giugno. Bologna Teatro Comunale designazione vincitori concorso
musicale 2 agosto 2003.
63) Martedì 3 giugno. Bologna Biblioteca Borgo Panigale, presentazione libro
Lucarelli “MISTERI D’ITALIA”
64)Giovedì 5 giugno. Bologna libreria “MELBOO” presentazione libro “DIARIO
DELLA PAURA” di Silvia Tessitori.
65)Venerdì 6 e sabato 7 giugno. Palermo convegno nazionale “GIUSTIZIA E
SOLIDARIETA’: ISTRUZIONI PER L’USO”.
66)Lunedì 9 Giugno: Roma Camera dei Deputati “LE SCUOLE DI BOLOGNA A
MONTECITORIO” “LA MEMORIA DELLA STRAGE DI BOLOGNA” la
democrazia e la forza della coscienza civile contro il terrorismo: dalla strage del 2
agosto 1980 all’assassinio del prof. Marco Biagi.
67)sabato 14 giugno : Bologna teatro polivalente occupato “COORDINIAMOCI”
comitato Carlo Giuliani e Comitato verità e giustizia per Genova.
- 172 -
68) Domenica 22 giugno: Cervia gara podistica per raccolta fondi di solidarietà a
favore dell’associazione. (andata Cristina Caprioli)
69) Sabato 28 giugno: Pontassieve presentazione del libro “L’ULTIMA
BICICLETTA” di Daniele Biacchessi.
70)Domenica 29 giugno: La martina corsa podistica per raccolta fondi di
solidarietà a favore dell’ associazione.
71)Lunedì 30 giugno : Bologna stazione centrale, “sotto il segno della solidarietà”
Lucarelli legge brani tratti dai suoi libri e da testi forniti dall’associazione.
72)Lunedì 7 luglio: Montedelre, Antenna 1 “Lo giuro sulla TV”.
73)Martedì 8 luglio: Bologna Stazione Centrale “sotto il segno della solidarietà”
presentazione libro di Annalisa Tota “La città ferita” edizione il Mulino.
74)Giovedì 10 luglio: Bologna stazione centrale “sotto il segno della solidarietà”
inaugurazione di “Accademia in stazione”.
75)Domenica 13 luglio: Mongardino, gara podistica per raccolta fondi di
solidarietà per Associazione.
76)Martedì 15 luglio. Solarolo, festa di Rifondazione Comunista –dibattito.
77)Domenica 20 luglio: Brisighella, gara podistica raccolta fondi solidarietà per
Associazione.
78)Martedì 22 luglio: Bologna stazione centrale”sotto il segno della solidarietà”
L’attore Paiusco legge brani del libro “2otto80 omissis”
79)Domenica 27 luglio: Bologna-Pilastro arrivo staffetta da S. Marino “per non
dimenticare”.
80)Domenica 27 giugno: San Pietro in Casale. A.N.P.I. “60° anniversario della
caduta del fascismo: tra memoria e presente.” “IL RECUPERO E LA
VALORIZZAZIONE DEL CASONE PARTIGIANO”.
81)Venerdì 1 Agosto: Bologna, Villa Torchi “PER NON DIMENTICARE” posa
della corano sul cippo dedicato alle vittime della Strage del 2 Agosto 80
82) Venerdì 1 agosto: Bologna, Sala Borsa. “LA MEMORIA DELLA STRAGE DI
BOLOGNA” inaugurazione mostra degli elaborati dei ragazzi delle scuole
secondarie superiori della città di Bologna.
- 173 -
LIDIA SECCI – Programma Iniziative a TERNI e DINTORNI : 2 Agosto 2002/2
Agosto 2003:
-
Sab. 2 Nov. 2002 ore 15,00 – Comune di Terni – Fondazione Sergio Secci –
Concerto della Memoria - Orchestra d’Armonia Città di terni, ecc. – Terni –
Civico Cimitero.
-
Ven. 13 Dic. 2002 – Liceo Ginnasio “Tacito” ** - celebra 600 anni della sua
storia, ecc…”:
1) Mostra di documenti, fotografie, libri, apparecchiatura scientifiche, reperti
di scienze naturali; 2) Presentazione libro Una Scuola Una Città: il Liceo
Ginnasio di terni (1402-2002).
** La mattina del g. 13 Dic. 2002 è stato ricordato Sergio Secci ex Alunno del
Liceo Classico
Vittima della Strage di Bologna.
** Alla mostra erano esposte la tesi e la tesina di Sergio.
-
Lun. 27** Gennaio 2003 ore 10,00 – c/o Sala “Sergio Secci” – IPSIA “S.
PERTINI” di Terni: “Io non rinuncio alla “Memoria””.
** 27 GENNAIO: “Giorno della Memoria” = 20 Luglio 2000: il Capo dello
Stato italiano firma la legge n. 241 che istituisce il 27 Gennaio come “Giorno
della Memoria, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del Popolo
Ebraico, ecc. ecc.”.
-
Giov.8 Maggio 2003: Terni . Intitolazione a Torquato Secci sala riunioni IPSIA
-
Venerdì 9 maggio 2003: Terni. Palazzo Gazzoli – Sala blu. Premiazione dei
migliori diplomati dell’ Istituto Musicale Briccialdi anno accademico 2001/02
-
Mercoledì 28 Maggio 2003: Terni.La biblioteca del liceo Tacito intolata a
Sergio Secci.
-
Sabato 2 agosto 2003:Anfiteatro Romano. Concerto dedicato a Sergio Secci di:
Boban Markovic Orkestar.
- 174 -
RIEPILOGO INIZIATIVE
2 AGOSTO 2003 - 1°AGOSTO 2004
1) Martedì 26 agosto 2003 ore 21,00: Reggio Emilia Festa dell’Unità.
Presentazione del libro di Daniele Biacchessi “L’ultima Bicicletta” delitto
Marco Biagi
2)Venerdì 29 agosto 2003 ore 21,00: Modena Festa dell’Unità .
Presentazione del libro di Daniele Biacchessi “L’ultima Bicicletta” delitto
marco Biagi.
3)Giovedì 11 settembre 2003 ore 11,00: Bologna Associazione 2 agosto 1980.
Incontro per commemorazione secondo anniversario Twin Towers con studenti
Università della California.
4) Sabato 13 settembre 2003 ore 21,00. Firenze Festa dell’Unità. Presentazione
del libro di Daniele Biacchessi “L’ultima Bicicletta” delitto Marco biagi.
5) Giovedì 18 settembre ore 11,00: Bologna Associazione 2 agosto Martedì 9
marzo 1980. Incontro con ragazzi della sinistra giovanile.
6) Venerdì 19 settembre ore 20,00: Milano Festa dell’Unità. Presentazione del
libro di Daniele Biacchessi “L’ultima Bicicletta” delitto Marco Biagi.
7) Domenica 5 ottobre 2003 ore 8,30: Marzabotto. Celebrazione del 59°
anniversario degli eccidi fascisti.
8) Martedì 7 ottobre 2003: Roma. Partecipazione alla trasmissione “fa la cosa
giusta” condotta da Irene Pivetti sulla 7.
9) Venerdì 10 ottobre 2003 0re 18,00: Bologna, sala del Consiglio della Provincia
di Bologna.Dibattito con l’On. Caselli dal titolo “Vecchio e nuovo terrorismo:
trent’anni d’indagini”
10) Sabato 11 ottobre 2003 ore 9,30: Bologna, sala polivalente del Consiglio
regionale dell’Emilia Romagna. Dibattito con l’Assessore Bruno Carlo Sabbi
dal titolo “Abolizione del Segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo”
11) Giovedì 16 ottobre 2003 ore 11,30:Bologna, Rettorato Università di Bologna.
Presentazione dell’ iniziativa “Ad alta voce”
12) Venerdì 17 ottobre 2003 ore 17,30: Bologna CEDOST .Vecchie e nuove Br?
- 175 -
13) Sabato 18 ottobre 2003 ore 15,00: Bologna Stazione Centrale. Lettura di brani
con la partecipazione della Coop adriatica per l’iniziativa “ad alta voce”.
14) Giovedì 23 ottobre 2003 ore 21,00: Bologna Teatro Manzoni. Iniziativa
patrocinata dalla Polizia di stato “Un pallone per amico”.
15) Venerdì 24 ottobre 2003 ore 18,00: Bologna Stazione Centrale. Letture di
Bugani per iniziativa “Sotto il segno della solidarietà”
16) Martedì 28 ottobre 2003 ore 20,30: Verona Teatro Camploy. Iniziativa “quella
bomba che stroncò i tuoi vent’anni” per ricordare Davide Caprioli e tutte le
vittime della strage di Bologna.
17) Mercoledì 29 ottobre 2003 0re 12,00: Roma Sala stampa camera dei Deputati
Palazzo Montecitorio. Conferenza stampa dal titolo “Sostegno alle vittime del
terrorismo è tempo di passare dalle parole ai fatti”
18) Venerdì 7 novembre 2003 ore 17,30 Bologna, Università di Bologna. Incontro
dal titolo “ Stragismo- terrorismo e comunicazione.
19) Sabato 15 novembre 2003 ore 15,30 Pianoro. Incontro con la sinistra giovanile.
Dibattito dal titolo “Vecchi e nuovi fascismi”.
20) Martedì 25 novembre 2003 ore 18,00 Bologna. Stazione di Bologna. Letture
Cavallini Alessandra per iniziativa “Sotto il segno della solidarietà”.
21) Venerdì 28 novembre ore 20,00 .Ravenna. Intervista al Presidente Paolo
Bolognesi nel programma “Lo giuro sulla TV”
22) Martedì 2 dicembre 2003 ore 12,00 Roma sala stampa Camera dei Deputati.
Conferenza stampa dal titolo “Sostegno alle vittime del terrorismo, per
impedire l’affossamento di una proposta unitaria”
23) Giovedì 4 dicembre 2003 ore 18,00 Bologna. Invito all’inaugurazione della
nuova sede dell’ università della California.
24) Domenica 8 dicembre 2003. Terni. Una stella per la Pace- “la solidarietà
possibile
25) Giovedì 11 dicembre 2003 ore 18,00 Milano
Circolo della stampa
presentazione libro di Annalisa Tota “La città ferità”.
26) Giovedì 11 dicembre 2003 ore 11,00, Università di Napoli, presentazione del
libro “ La città ferita” di Annalisa Tota
- 176 -
27) Sabato 13 dicembre 2003 ore 13,00 Bologna. Centenario della facchini
portabagagli della stazione centrale di Bologna.
28) Martedì 16 dicembre 2003 ore 10,00 Calderara di Reno Amicinema, proiezione
filmato “Per non dimenticare” e intervento del presidente Paolo Bolognesi.
29) Giovedì 18 dicembre 2003 Napoli. Istituto studi filosofici. Presentazione libro
di Annalisa Tota “La città ferita” e per non dimenticare in musica (recital
musicale)
30) Mercoledì 7 gennaio 2004. Terni. Auditorium del Carmine. Concerto del
mercoledì della 29° stagione della Filarmonica Umbra. Presentazione di Carlo
Pedini compositore già premiato nel 1995 alla prima edizione del “Concorso
Internazionale di composizione 2 agosto “, autore anche del pezzo “ Le strade
di Torquato” suonato a Bologna il 2 agosto 1996 in apertura del concerto dei
vincitori. Ricordo della strage, dell’Associazione dei familiari delle vittime, del
buon rapporto conservato con Carlo Pedini.
31) Venerdì 16 gennaio 2004 ore 21,00 Galliera. Mostra fotografica sul “ 2 agosto
1980”
32) Sabato 25 gennaio 2004 ore 10,30 Bologna. Sezione DS Bolognina Centro.
Tavola rotonda dal titolo “la resistenza, l’antifascismo la lotta per la
democrazia ed i giovani organizzata dall’ANPI.
33) Martedì 27 gennaio 2004 ore 17,00 Bologna. Sala consiglio comunale Palazzo
Malvezzi. Celebrazione della giornata della memoria.
34) Giovedì 29 gennaio 2004 ore 18,00 Bologna, stazione centrale, letture di
Marcello Fois per l’iniziativa “Sotto il segno della solidarietà”.
35) Venerdì
30
gennaio
2004
ore
9,00
Empoli,
Liceo
Scientifico
“il
Pontorno”associazione culturale “Vicolo Stretto” conferenza dal titolo “Le
stragi in Italia”
36) Venerdì 6 febbraio 2004 ore 21,00 Galliera, biblioteca comunale. “trapassando
il futuro” memorie del bus 37 e non solo. Di anonimi e tanti cittadini con
Alessandra Cavallini e David Sarnelli alla fisarmonica.
37) Mercoledì 11 febbraio 2004 ore 12,00 Roma. Sala stampa Camera dei
Deputati. Conferenza stampa dal titolo “SOSTEGNO ALLE VITTIME DEL
TERRORISMO, NON SOLO A PAROLE, MA CON I FATTI CONCRETI”
- 177 -
38) Mercoledì 11 febbraio 2004 ore 11,15 RAI 1 i programmi dell’accesso “10
minuti di….” La strage di Bologna del 2 agosto 1980.
39) Venerdì 13 febbraio ore 21,00 Cologno Monzese Auditorium, “Per non
dimenticare: testimonianze e riflessioni su criminalità organizzata, stragi,
terrorismo”
40) Giovedì 19 febbraio 2004 ore 11,00 Modena Assessorato politiche sociali e
sanitarie del Comune di Modena. Progetto: Mediazione Penale “Promozione di
un intervento giudiziario e sociale riparativo” incontro dal titolo “Giustizia
penale come giustizia relazionale: la prospettiva della vittima e della comunità.
41) Venerdì 20 febbraio 2004. Roma, Università La Sapienza. Convegno sulla “
Rappresentazione del volto nel ‘900”. Proiezione del ritratto di Sergio Secci e
sua storia.
42) Mercoledì 25 febbraio 2004 ore 17,00 Bologna. Presentazione del CD-ROM
“2agosto 1980” a cura del CEDOST e del LANDIS nella sede della Provincia
di Bologna.
43) Giovedì 26 febbraio 2004. Terni- Auditorium Gazzoli. Concerto degli ex allievi
del Conservatorio premiati dalla Fondazione Secci come migliori diplomat
44) Lunedì 8 marzo 2004 ore 10,00. Verona Comune
di Verona sede
circoscrizionale di Via Sogare. Riconoscimento a Sig.ra Caprioli Cristina che si
è distinta in campo sociale per l’impegno a favore dei familiari delle vittime
delle stragi.
45) Martedì 9 marzo 2004 ore 11,30 Verona.Liceo Fra castoro incontro sul tema
“LA DEMOCRAZIA TRA STRAGISMO E TERRORISMO”
46) Mercoledì 10 marzo 2004 ore 18,00. Bologna stazione centrale letture di Carlo
Luccarelli per iniziativa “Sotto il segno della solidarietà”.
47) Sabato 13 marzo 2004 ore 10,00 Bologna delegazione ragazzi Acli di Bergamo
in Associazione.
48) Domenica 14 marzo 2004. da Terni Intervista a Radio Onda Rossa di Roma
( su P.zza Fontana, strage di Madrid, strage di Bologna.
49) Mercoledì 17 marzo 2004 0re 17,45. Verona. Libreria Rinascita “Reading
Strage di Bologna” incontro con Robert Hellenga autore del libro Bologna
Blues. Musica e parole per non dimenticare.
- 178 -
50) Mercoledì 17 marzo ore 9,30. Bologna. Delegazione ragazzi Liceo L. Da Vinci
di Trento in associazione.
51) Giovedì 18 marzo 2004 ore 18,00. Bologna Stazione centrale incontro con
Robert Hellenga autore del libro “ Bologna Blues” per l’iniziativa “Sotto il
segno della solidarietà”
52) Venerdì 19 marzo 2004 ore 15,00. Modena Assessorato politiche sociali e
sanitarie del Comune di Modena. Progetto: Mediazione Penale “Promozione di
un intervento giudiziario e sociale riparativo” incontro dal titolo “Giustizia
penale come giustizia relazionale: la prospettiva della vittima e della comunità.
53) Sabato 27 marzo 2004. Terni. Cinema Fiamma. Consegna borse di studio
Fondazione Secci a due alunni del Liceo Classico e spettacolo di musica, segni e
parole in memoria di Sergio ( da un’idea della sua tesi).
54) Domenica 18 aprile2004 ore 10,00 Bologna, nell’ambito della fiera del libro per
ragazzi Docet seminario per Docenti sul tema della Memoria
55) Mercoledì 21 aprile 2004 ore 9,00 2Roma Cittadinanzattiva
(ANM OUA)
convegno dal titolo “La Giustizia: un servizio con i cittadini
56) Venerdì 23 aprile2004 ore 21,00 Bologna Quartiere Reno. Mostra fotografica
sull’ insegnamento della matematica al tempo del fascismo e dibattito sul
terrorismo
57) Domenica 25 aprile 2004 ore 9,00 Galliera intervento sul tema della
Liberazione.
58) Venerdì 30 aprile 2004 ore 20,45 Biblioteca di S. Pietro in Casale iniziativa
culturale sul revisionismo dal titolo “ Ragazzi di Salò.
59) Martedì 11 maggio 2004 ore 20,30. Bologna stadio Dall’Ara. Triangolare di
calcio (Carabinieri- Polizia- SIULP) in ricordo di Primo Zecchi e di tutte le
vittime della banda della UNO BIANCA.
60) Martedì 11 maggio 2004. Terni- palazzo Gazzoli. Esposta per la prima volta la
collezione di ritratti di Sergio Secci fatti dal Dott. Felice Fatati. Intervento del
Sindaco in ricordo di Sergio.
61) Mercoledì 12 maggio 2004 ore 18,00. Bologna Stazione centrale incontro con
l’attore VITO per l’iniziativa “Sotto il segno della solidarietà”
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62) Lunedì 24 maggio 2004. terni- Auditorium del Palazzo di Primaverasettimana della cultura. Concerto per la consegna dei premi della Fondazione
Sergio Secci
ai migliori diplomati del Conservatorio. Ricordo di Sergio-
Intervento del Direttore e dell’Assessore.
63) Martedì 25 maggio 2004 ore 18,00. Brescia auditorium S. Barnaba. Convegno
storico “ La strategia della tensione: 1969-1978: il decennio oscuro. Martedì 25
maggio 2004. Palazzo Gazzoli- settimana della cultura. Proiezione ritratto di
Sergio durante la conferenza su la ritrattistica di Luciano Crisostomi.
64) Venerdì 28 maggio 2004 Brescia. Partecipazione della Signora Caprioli
Cristina alle manifestazioni per il 30° anniversario della strage di Piazza della
Loggia
65) Domenica 30 maggio 2004 ore 10,30. Bologna Teatro Comunale. Premiazione
vincitori Concorso Internazionale di Musica Decima Edizione.
66) Martedì 8 giugno 2004 ore 18,00. Bologna Stazione centrale. Presentazione del
libro “2 agosto 1980. Dov’eri?” a cura del CEDOST (curatori Dott.ssa Cinzia
Venturoli e Dott. Massimiliano Boschi) per l’iniziativa “Sotto il segno della
solidarietà”.
67) Mercoledì 9 giugno 2004. ore 18,00 Bologna Università della California “
Certificate
of
appreciation”
a
Paolo
Bolognesi
Quale
Presidente
dell’Associazione 2 agosto 1980.
68) Giovedì 10 giugno 2004 ore 11,30Bologna, sede associazione 2 agosto 1980,
presentazione del nuovo sito web www.stragi.it
69) Giovedì 10 giugno 2004 ore 21,00. Bologna festa dell’ Unità Parco Caserme
Rosse. Il giornalista Roberto Scardova intervista Paolo Bolognesi sul tema
della lotta al terrorismo e sulle stragi .
70) Giovedì 17 giugno 2004 ore 17,00.Roma S. Macuto. Presentazione libro di
Daniele Biacchesssi “Vie di Fuga” storie di clandestini e latitanti.
71) Venerdì 18 giugno 2004 ore 10,0-Roma- Ist. Superiore Studi Penitenziari.
Progetto M.E.D.I.A.Re. …verso il futuro. Intervento del Presidente Paolo
Bolognesi.
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72) Lunedì 28 Giugno 2004 ore 21,00 Terni. Lucilla Galeazzi cantante di canzoni
popolari, in occasione della festa per l’elezione del Sindaco, ha cantato la sua “
Canzone per Sergio” ( nel silenzio commosso e partecipe della piazza)
73) Venerdì 2 Luglio 2004 ore 11,00. Bologna Palazzo D’accursio. Incontro con il
neo Sindaco del Comune di Bologna Sergio Cofferati
74) Giovedì 8 luglio 2004 ore 11,00 Bologna-Stazione centrale di Bologna.
Inaugurazione Accademia in stazione per l’iniziativa “sotto il segno della
solidarietà”
75) Domenica 11 luglio 2004 ore 10,00 Mongardino. Staffetta podistica per NON
dimenticare il 2 agosto 1980. Intervento del Presidente Paolo Bolognesi.
76) Venerdì 23 luglio 2004 ore 9,30 Bologna Sala d’aspetto Torquato Secci stazione
centrale di Bologna e Sede associazione incontro con Presidente Bolognesi e
gruppo Scout di Monza.
77) Mercoledì 28 luglio 2004 ore 20,30 Avio TN Auditorium di Palazzo Brasatola.
Serata per ricordare e non dimenticare la strage del 2 agosto 1980 alla stazione
di Bologna. Proiezione del film “ Per non dimenticare” e intervento della
Signora Cristina Caprioli
78) Giovedì 29 luglio 2004 ore 17,00 Bologna Circolo Dozza ATC, inaugurazione
della mostra fotografica “Per non dimenticare”: raccolta di foto sulla strage e
momenti successivi
79) Venerdì 30 luglio 2004 ore 17,30 Milano. Partenza staffetta da villa Palestro e
raggiungimento di Piazza Fontana, cerimonia commemorativa con la
partecipazione delle autorità e dei rappresentanti dell’associazione 2 agosto
1980 ( Signora Cristina caprioli e Signor Roberto Castaldo)
80) Sabato 31 luglio 2004 Bologna campo di calcio Biavati. Partita “Per non
dimenticare” fra Ferrovieri e Assessori
81) Domenica 1 agosto 2004 ore 10,00 Bologna
centro anziani Villa Torchi.
Incontro con il Presidente dell’Associazione 2 agosto 1980 Paolo Bolognesi.
82) Domenica 1 agosto 2004 ore 19,00 Bologna ,Quartiere Pilastro. Arrivo della
staffetta “Per non dimenticare”, cerimonia commemorativa presso il cippo dei
carabinieri trucidati, deposizione di una corona e interventi delle massime autorità
e del Presidente dell’associazione Paolo bolognesi.
- 181 -
BIBLIOGRAFIA E FONTI:
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Carrocci
editore, 1998.
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L’uso politico delle stragi, Pendragon, 1996.
-Belch G. and Belch M. , Advertising and Promotion An integrated Marketing
Communications Perspective, McGraw-Hill Irwin, 2001.
- Biachessi D, Un attimo…vent’anni, Pendragon, 2000.
- De Stefanis C. , Manuale per il TERZO SETTORE, Buffetti editore, 2003.
- Secci
T, Cento milioni per testa di morto, in Targa Italiana srl, 1989.
- SINERGIE rivista di studi e ricerche; n.54 Settembre-Dicembre 2000; CUEIM.
- STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA 2 AGOSTO 1980 sentenza della Corte
Suprema di Cassazione a Sezioni Penali Riunite; a cura de Associazione Familiari
Vittime Strage Bologna; 1992.
- STRAGE DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980 I Corte di Assise di Appello di
Bologna SENTENZA 16 MAGGIO 1994; a cura de Associazione Familiari Vittime
Strage Bologna; 1994.
- Testa G. P., Antologia per una strage Bologna 2 agosto 1980, Bovolenta 1980.
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DELLA STRAGE DI BOLOGNA, 2 AGOSTO 1980; IL MULINO RICERCA; 2003).
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Siti web visitati:
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www.2agosto80.splinder.com
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www.corriere.it
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www.repubblica.it
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www.cedost.it
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www.iperbole.bologna.it
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www.splinder.com
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www.stragi.it
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