MARIA VERGINE FIGLIA ELETTA DELLA STIRPE D`ISRAELE

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MARIA VERGINE FIGLIA ELETTA DELLA STIRPE D`ISRAELE
di Vincenzo Mercante
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MARIA VERGINE FIGLIA ELETTA DELLA STIRPE D’ISRAELE
“F
iglia di Sion” è ormai uno dei titoli ai quali ricorre la
pietà cristiana per onorare la Vergine. Diciamo
‘ormai’ nel senso che tale attributo è da poco entrato
nell’uso liturgico. E’ stato messo in luce la prima volta dal p.
Lyonnet (1939) e ripreso successivamente da studiosi protestanti e da vari biblisti cattolici. Scrive R. Laurentin: “Esso è
stato un elemento di dialogo, di comuni scoperte e d‘un
approfondimento comune sul posto proprio a Maria nella storia della salvezza”. Il Concilio l’ha adottato ufficialmente nel
suo linguaggio, quando definisce la Vergine come “eccelsa
figlia di Sion” (Lumen Gentium, 55).
Nei tempi antichi “Sion” era la rocca della Gerusalemme
gebusea; sorgeva sul lato orientale del colle. Fu espugnata da
re Davide, e proprio là sorse la sua reggia: Gerusalemme-Sion
è perciò detta anche “città di Davide”, soprattutto dopo che vi
fu trasportata l’arca (2 Sam 5, 6-7; 9-11; 6, 1-12). Salomone
costruì e il Tempio e la sua reggia. Allora con il nome di
“Sion” venne designato il monte del Tempio. In seguito “Sion”
designò anche l’intera città e, a volte, la regione stessa o i suoi
abitanti, cioè tutto Israele, come si può dedurre da altri parallelismi: figlia di Babilonia, figlia di Edom, figlia d’Egitto, figlia di
Tiro, figlia di Sidone.
Nei libri dell’Antico Testamento quindi una città, una
regione, gli abitanti vengono indicati con il loro nome proprio
preceduto dal termine “figlia”.
Negli oracoli profetici la “figlia di Sion” è caratterizzata
da appellativi come santa, sposa, vergine, madre, dimora di
Dio, città del Dio vivente, gente o nazione eletta, Gerusalemme
celeste, adunanza festosa, assemblea dei primogeniti iscritti
nei cieli. Allora questa personificazione femminile riassume e
sublima la realizzazione perfetta della nazione ebraica.
LA FIGLIA DI SION E IL VANGELO DI LUCA
Per gli esegeti del Nuovo Testamento è l’evangelista Luca
a vedere in Maria la figlia di Sion, intendendola come la personificazione dell’Israele perfetto degli ultimi tempi. In lei giunge a perfezione la nazione eletta. Maria è figlia di Abramo
secondo la discendenza, ma soprattutto per la fede perfetta. E’
al culmine dell’attesa millenaria di un popolo del proprio
Messia-redentore.
Tuttavia il passo di Luca 1, 28-33 che postula il titolo di
figlia di Sion non dimostra immediatamente ed esplicitamente
tale tesi, ma solo per via indiretta mediante precisi riferimenti a
tre testi dell’Antico Testamento.
Il racconto dell’Annunciazione appare come l’eco di tre
profezie:
1. Sofonia 3, 14-17: “Giubila, figlia di Sion, esulta
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Israele, rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme... re
d’Israele è il Signore in mezzo a te... Non temere, Sion, non
lasciarti cadere le braccia. Jahvè, tuo Dio, in mezzo a te, è un
salvatore potente...
2. Gioele 2, 21-27: “Non temere, terra, esulta e rallegrati,
perché grandi cose ha fatto il Signore... Voi, figli di Sion, rallegratevi e gioite nel Signore vostro Dio... Voi riconoscerete che
io sono in mezzo ad Israele...
3. Zaccaria 2, 14-15; 9, 9-10: “Giubila, esulta, figlia di
Sion, perché ecco io vengo ad abitare in mezzo a te... Il
Signore dimorerà in mezzo a te e tu saprai che il Signore degli
eserciti mi ha inviato a te... Esulta grandemente, figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme: ecco a te viene il tuo re, colui
che è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro
figlio di asina... il suo potere si estenderà da un mare all’altro
e dal fiume ai confini nella terra...
La “figlia di Sion”, cui si rivolge il profeta Sofonia (e con
lui Giole e Zaccaria) è il “resto d’Israele”, cioè la comunità
ebraica reduce dall’esilio babilonese. La dimora coatta in terra
straniera sarebbe stata il crogiuolo della purificazione. Da
popolo infedele, tornerà ad essere un popolo di poveri ossia di
gente che riconosce il suo Dio come unico Re e Salvatore, col
rifiuto conseguente di alleanze e sicurezze in contrasto con la
sua Legge. Il tempio di Gerusalemme sarà ricostruito fra il tripudio indicibile dei rimpatriati, lì si avrà come il segno sensibile
di Jahvè che torna ad abitare nel seno del suo popolo.
Basandosi su questi testi, ma soprattutto su Sofonia, Luca
riconosce in Maria la personificazione della Figlia di Sion.
Nella vergine di Nazareth culmina il processo di preparazione, promesso da Dio, nel corso dei secoli: ecco viene il Messia
salvatore.
Nel brano di Luca 1, 28-33 vengono ripresi vari vocaboli
usati dai tre profeti: “Ti saluto, o piena di grazia”; ma il verbo
greco khàire, significa sì saluto, ma anche godi, esulta, rallegrati. “Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce... gli fu
messo nome Gesù come era stato chiamato dall’angelo prima
di esser concepito nel grembo della madre” (Lc 2, 21): i due
periodi riprendono l’espressione dei tre profeti: in mezzo a te è
il re d’Israele... abitare in mezzo a te, o Sion.
Infine i rallegrati, esulta, gioisci danno il tono gioioso a
tutto il primo capitolo di Luca. Come l’esortazione: non temere,
è usata nelle tre profezie.
Con l’Incarnazione il grembo di Maria diviene la nuova
arca dell’Alleanza, il nuovo tabernacolo del Tempio del Dio
vivente in mezzo alla sua gente. Di nulla dovrà temere la
nuova Sion, la Chiesa, di cui la Vergine Madre è la primizia e
l’icona perfetta.
Come figlia di Sion, Maria è legata indissolubilmente alla
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gens hebraica, a quel popolo che ha come capostipite
Abramo. E le genealogie impiegate da Matteo e Luca confermano in pieno questa tesi. Da Abramo in poi attraverso varie
generazioni si arriva alla Vergine, ultimo anello di una catena
che percorre la storia di un popolo. In Lei trovano riscatto
anche le zone d’ombra legate a personaggi famosi non sempre dediti totalmente al Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. In Lei, figlia di Eva, confluiscono le aspirazioni di tutti i
figli della promessa, finalmente realizzata.
Si tratta del piccolo resto, le cui caratteristiche sono la
povertà e l’umiltà. Si distingue dagli orgogliosi che si pavoneggiano sulla collina di Sion. Per i profeti l’orgoglio, la sicurezza
basata sul potere e sui beni materiali generano presunzione e
tracotanza.
Il nuovo popolo deve distinguersi in povertà e umiltà; ciò
permetterà di fondare le proprie speranze non sul potere politico, né sugli armamenti, né sulla ricchezza, ma sul riconoscimento e la sottomissione a Dio: è questo l’atteggiamento globale dell’uomo di fronte a Dio, atteggiamento che si confonde
con quello della fede.
Il resto, chiamato figlia di Sion, gode del privilegio della
presenza nel proprio seno del Signore.
“Sono gli anawim, cioè i poveri e gli umili d’Israele, che
attendono la salvezza del Dio di Abramo, le donne sterili della
prima Alleanza e lo stesso Israele sterile; al culmine di tale
traiettoria c’è Maria, Arca dell’era messianica, Israele benedetto, figura della Chiesa e dell’intera umanità” (Enzo Bianchi,
Magnificat, Benedictus, Nunc Dimittis, ed. Qiqajon-Bose
1989, pp.32ss.).
Questa introduzione è utile per comprendere appieno la
prima delle “Messe della Beata Vergine Maria”, contenuta
nella raccolta di “Formulari secondo l’anno liturgico”, edita
dall’Ed. Vaticana nel 1987.
MARIA VERGINE FIGLIA ELETTA DELLA STIRPE D’ISRAELE
Nell’anno liturgico l’assemblea ecclesiale celebra il progetto della salvezza secondo il quale Dio, nella sua misericordia,
chiamò i Patriarchi e strinse con loro un’alleanza d’amore;
diede la legge di Mosè; suscitò i Profeti; elesse Davide, dalla
cui stirpe sarebbe nato il Salvatore del mondo.
I libri dell’Antico Testamento mentre preannunziano l’avvento del Cristo, “mettono sempre più chiaramente in luce la
figura della donna, madre del Redentore” (LG 55), cioè della
beata Vergine Maria, che la Chiesa proclama letizia d’Israele
ed eccelsa Figlia di Sion.
Infatti, la beata Vergine Maria, che cooperò con la sua
innocenza a riparare la colpa di Eva, è figlia di Adamo per la
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nascita (Prefazio): colei che accoglie nella fede l’annunzio dell’angelo e concepisce nel grembo verginale il Figlio di Dio; è
discendente di Abramo per la fede (Prefazio); per la stirpe è
pianta della radice di Jesse (Prefazio), da cui spuntò il fiore,
Gesù Cristo Signore nostro.
Maria obbedendo con sincerità di cuore alla Legge e
abbracciando con tutta l’anima la volontà di Dio, come afferma il Concilio Vaticano Il, primeggia tra gli umili e i poveri del
Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza.
Con Maria, eccelsa Figlia di Sion, dopo la lunga attesa
della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova economia, quando il Figlio di Dio assume da lei la natura umana,
per liberare l’uomo dal peccato (LG 55).
E’ questo disegno della misericordia di Dio e della salvezza che viene commemorato e celebrato in questa messa di
Maria Vergine, figlia eletta della stirpe d‘Israele.
Opportunamente, quindi, nella prima lettura si ricorda a scelta:
- la promessa di Dio ad Abramo: “In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gn 12, 1-7);
- la promessa fatta a Davide per bocca del profeta
Natan: “La tua casa e il tuo regno saranno saldi per
sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per
sempre” (2 Sam 7, 1-5.8b-ll,16).
Nel vangelo poi si proclama la genealogia di Gesù Cristo
(Mt 1, 1-17), dalla quale appare che il nostro Salvatore è figlio
di Davide e figlio di Abramo.
Nell’antifona d’ingresso risalta un canto di gioia, tratto dal
profeta Sofonia: “Gioisci ed esulta con tutto il cuore figlia di
Gerusalemme: ecco viene l’Atteso delle genti e la casa del
Signore sarà inondata di gioia”.
Nella colletta si dice che come gli umili e i poveri di
Israele, di cui Maria è la vetta eccelsa, dobbiamo accogliere
“con fede viva la tua parola ed imparare a riporre solo in te
ogni speranza di salvezza”.
Il prefazio elogia Maria “culmine della storia del popolo
eletto”, “pianta della radice di Jesse”, “discendente di Abramo
per fede” e “credendo divenne madre”; “dal cui grembo è germogliato il fiore della salvezza”.
Nell’orazione dopo la comunione si prega il Padre “affinché nel Cristo giungano a compimento le attese della nostra
speranza”.
L’itinerario, gioioso e sofferto, del nuovo Israele approderà
alla gloria finale quanto “Dio sarà tutto in tutti”.
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