L PETROLINI E` QUELLA COSA CHE TI BURLA IN TON GARBATO

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L PETROLINI E` QUELLA COSA CHE TI BURLA IN TON GARBATO
L
PETROLINI E' QUELLA COSA
CHE TI BURLA IN TON GARBATO
POI TI DICE: TI HA PIACIATO?
SE TI OFFENDI SE NE FREG.
V
MA TUTTO QUEL CHE SONO
NON VE LO POSSO DIRE
A DIRLO NON SON BUONO
MI PROVERO' A CANTAR.
I barzelletta
NADIA
Due popolane che non si vedevano da tempo si incontrano a Trastevere.
L' una domanda all' altra:
"E il pupetto vostro, come sta?"
"Benone, so' ormai più de tre mesi che cammina."
"Ammappelo, tre mesi? A quest' ora sarà arrivato a Torino!"
II barzelletta EMANUELE
Un ubriaco rincasa a tarda notte in punta di piedi per non svegliare la moglie.
Purtroppo lei si sveglia e gli chiede:
"E' questa l' ora di presentarti?"
"Perché, che or' è? Sono solo le dieci."
In quel mentre l' orologio della piazza batte l' una.
"Le dieci, vero? L' hai sentito l' orologio? Un colpo solo."
E lui:
"E che volevi, che battesse anche lo zero?"
III barzelletta
NADIA
Un vigile ferma un vetturino e lo dichiara in contravvenzione:
"Mi dia il suo nome e cognome."
"Già, e se stasera le do il mio nome e cognome, poi domani io come me chiamo?"
IV barzelletta EMANUELE
"Quanto t' è costato quer cappello?"
"Nun lo so, perché nun c' era nisuno 'nde la bottega quando me lo so… comprato."
Colmi
LO
Il colmo di un sarto:
cucire le falde…dell' Appennino, con…L' ago Maggiore.
L
Il colmo di un cane:
dimenare la coda…dell' occhio.
LO
Il colmo del pudore:
arrossire nel guardare il didietro…di un palazzo.
L
Il colmo per un musicomane:
farsi seppellire in una cassa…armonica.
E
Un altro colmo per quel musicomane:
suonare il piano da sé, e farsi suonare l' organo…da qualcun' altro.
V
Lo sai o non lo sai?
Lo sai quali sono i pesci che non vanno mai a fondo? Sono i cala…mai.
V
Lo sai o non lo sai?
Lo sai quali sono i pesci più eguali di tutti? Sono i…dentici.
V
Lo sai o non lo sai?
Lo sai perché le donne nel mese d' agosto dormono meno?
Perché sono…destate.
L
Marinetti è quella cosa
che facendo il futurista
ogni sera fa provvista
di carciofi e di patat.
LO
Amo il tuo volto simile a una rosa, le fresche labbra, gli occhi tuoi turchini.
Le chiome d' or. Ma sopra ogn' altra cosa…
E
…amo i tuoi piedi, i piedi tuoi divini.
V
Piedi che sembran finti e sono veri, piedi che sono bianchi…
E
…e sembran neri.
V
Mi piaci quando a spasso te ne vai, mollemente sdraiata su un landeau.
E se montar ti vedo in un tranvai, provo una gioia che ridir non so.
LO
Ma maggiormente il cuore tu mi molci,
E
…quando cammini coi tuoi piedi dolci.
LO
Mentre tutte le piante della terra, piante da frutti,
oppur piante da fiori, piante di bosco, di giardin di serra,
spandono in primavera i loro odori…
V
Quelle dei tuoi piedi son profumate,
oltre che in primavera…
E
…anche d' estate.
LO
Per i tuoi piedi d' amor mi consumo,
V
Per i tuoi piedi mi sento morir,
LO
Il loro arcano, sublime profumo,
V
M' inebria l' animo,
E
Mi fa morir.
UN PO' PER CELIA UN PO' PER NON MORIR
Questo libro l' ho scritto a strascicone, cioè trascinandomi da un divano
all' altro.
Per chi non lo sapesse, purtroppo sono in disordine con la salute, il colpetto anginoso mi ha
messo in quarantena.
Niente di nuovo, il solito malanno che ogni due o tre anni viene a farmi una visitina…ma questa
volta è un po’ lunghetta.
Questa signora malattia, quando ebbi l' onore di conoscerla tre anni orsono, si chiamava
Embolia Flebite.
Allora mi feci visitare da un illustre professore, il quale mi assicurò che di questa malattia,
quando non si muore, si guarisce.
Oltre l' illustre professore, mi curava un altro medico che, a mie spese, mi dava queste ricette:
- Non si agiti, per l' amor di dio…stia fermo…con la calma, con la pazienza, supereremo tutto…
Il bravo medico dice…supereremo… perché anche lui concorre ai dolori del malato. Aggiungeva
poi:
- Mi raccomando, immobilità assoluta, non si muova, ne va della sua vita.
Non mi sono mosso.
Una notte, dalla finestra entrò un ladro che, rivoltella alla mano mi intimò:
- Se lei si muove è un uomo morto.
- Lo so, - gli risposi - me lo ha detto anche il dottore.
Calma, rassegnazione, pazienza, sono sentimenti bellissimi, ma mortificativi, come la mia
malattia.
Volete qualche notizia dei mie allegri e diversi malanni che si presentano nei modi più eccentrici
e brillanti?
- Anginali e pettorali, embolitici e flebitici, venali…e non venali.
Ora frequento un corso di malato saggio, ma da parecchi anni ne seguo un altro, per essere
promosso defunto effettivo: sembra impossibile, ma ancora non ci riesco.
Con me però c' è il signor D' Aspetto, che gode di ottima salute: infatti non c' è uno che venga a
trovarmi e non mi dica:
- Ma lo sa che…d' aspetto sta proprio bene?
Lo so, purtroppo…D' Aspetto sta bene, sono io che sto male.
Adesso mi convalescenzio: ho ancora bisogno di qualche mese di riposo e così, durante il
convalescenziario seguiterò a scrivere di queste cosucce dalle quali trasparirà il succo del mio
ingegno…
Niente di grave, niente di solenne, come tutto il mio lavoro:
"Un po’ per celia, un po’ per non morire."
DON PASQUALE
Er marito stava a sede, lei se spoja, lui la vede…
che dai porpacci ce se stava a levà 'n sacco de stracci.
Da dentro er busto, doppo, caccio fora dù dindaroli da un bajocco l' uno,
ch' er petto le parea 'na spianatora che te faceva pena sarvo ognuno.
Poi sciojendo nastri e lacci je riempì casa de stracci.
E così Don Pasquale s' aritrovò 'na moje tutta artificiale.
Poi quella se levò sei veste, tre mutanne e a parte dietro se levò 'n cuscino.
Allora la sorpresa fu assai grande vedendola ridotta 'no stoppino.
Ve resti per esempio giovinotti come er poro Pasquale sia rimasto.
Nun fate co' le femmine i merlotti: chi vò fare all' amore, è mejo vada a tasto!
Perché chi attasta o sente, nun se sposa li stracci 'naccidente.