Artisti . Corriere dell arte

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Artisti . Corriere dell arte
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L’arte di
vendere
l’arte
autentica
Corso Tassoni, 56 - Torino
Tel. 011 4377770
www. santagostinoaste.it
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Fondato da Carlo accossato nel 1994
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anno XvIII - n° 7 - venerdì 6 aprile 2012
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ARTS
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I mondi infiniti di Joan Miró
Il Corriere dell’Arte è on-line e su facebook con oltre 5000 contatti da tutto il mondo
Chiostro del Bramante, Roma
È
FaBRIzIo FLoRIan
un Miró intensamente
sperimentale e manierista, e a tratti crepuscolare e malinconico, quello che si
può ammirare nella splendida
mostra, dal titolo Miró! Poesia
e luce (a cura di Maria Luisa
Lax Cacho), allestita nel Chiostro del Bramante e prodotta e
Joan Miró, “Oiseaux”, 1973,
Fundació Pilar i Joan Miró,
Mallorca, © Successió Miró
by SIAE 2012
foto © Joan Ramón Bonet
& David Bonet
courtesy Archivo Fundació Pilar
i Joan Miró a Mallorca
Caboni oltre la malinconia
Alla Galleria Davico – Torino
I
e LIsa PaRMesanI
n mostra fino al 10 maggio presso la Galleria
Davico una selezione di
35 opere di Leonardo Caboni, pittore romano. Le pennellate stese con mano colta e precisa, che il gallerista
emilio Gargioni definisce
“esteticamente maniacale,
tanto sono realisticamente
perfette”, disegnano un
mondo che pare senza tempo, sospeso tra il reale e l’onirico. si tratta probabilmente di una reminescenza
Leonardo Caboni,
“Il sogno del Principe di Montenevoso”
delle fascinazioni giovanili
per De Chirico e arnold
Böcklin, sviluppate da Caboni attraverso una squisita
maturità tecnica, che incanta lo spettatore nell’illusione bidimensionale. Una luce surreale caratterizza le
sue opere, come in Natura
morta con Napoleone e carillon, sormontato dall’effigie di un piccolo dodo, dove le ombre sembrano allungare la permanenza dei
personaggi che a testa alta
guardano l’orizzonte del
proprio declino. I soggetti
dipinti svelano una passione
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quando l’artista catalano decide di stabilirsi a Palma di Mallorca nel nuovo studio progettato dall’amico architetto Josep
Lluís sert, e conclusasi con la
morte nel 1983.
Immerso in un paesaggio mediterraneo fatto di luce, cielo,
terra e mare, Miró ripensa radicalmente la propria arte incrociando i furori iconoclasti
del dadaismo con nuovi stimoli provenienti dalle ricerce più
avanzate dell’arte contemporanea e spingendo la propria iconografia ai limiti dell’astrazione e dell’essenzialità.
a partire dagli anni sessanta,
l’artista abbandona progressivamente il cavalletto in favore di una «fisicità» pittorica
fatta di azioni dirette sulla te-
la: Miró dipinge a terra, cammina sulle proprie tele, vi si
stende sopra producendo
spruzzi e gocciolamenti come
nel Senza titolo del 1966, dove si combinano olio, acrilico
e carboncino nero con segni di
colore rosso e blu.
ancora più stupefacenti i paesaggi monocromi degli anni
segue a pag. 2
Marina Abramović - AM- Fabrizio Vatieri
organizzata da arthemisia
Group, 24 ore Cultura – Gruppo 24 ore, DaRT Chiostro del
Bramante, in collaborazione
con Fundació Pilar i Joan Miró
e con il patrocinio dell’ambasciata di spagna.
Un’ottantina di opere, di cui 50
olii di grande formato, terrecotte, bronzi e acquerelli, appartenenti all’ultima stagione
creativa iniziatasi nel 1956,
La regina della performance art
Tutto su Marina Abramović al Pac di Milano
n
Rosa CaRnevaLe
el 1974 una giovanissima artista serba si presentava al pubblico della galleria milanese Diagramma con una performance dal titolo Rhythm 4. sola e nuda in una stanza della galleria, veniva ripresa da una telecamera che trasmetteva le immagini in
un’altra stanza dello spazio espositivo, dove il pubblico assisteva in
diretta. L’artista accostava il volto ad un ventilatore molto potente riempendosi i polmoni d’aria fino allo svenimento. La giovane performer
si chiamava Marina abramović. erano i primi passi di una carriera che
sarebbe esplosa in pochi anni, facendo dell’artista una delle voci più
La torta della nonna
La GAM di Torino ai tempi della krísis
aDRIano oLIvIeRI
se dovessimo attribuire un’identità fisica alla crisi, in ogni
sua forma e intensità, la più
consona sarebbe forse quella
del popolo italiano anche quando, proprio nei momenti più
bui, i nostri connazionali si rendono protagonisti di brillanti
quanto imprevedibili risorgimenti. L’etimologia greca e latina del termine “crisi” non lascia scampo tuttavia: criterio,
discernimento e distinzione sono i concetti che risiedono nel-
la parola e che se non divengono momento per una più alta riflessione e opportunità per
una positiva trasformazione restano una parentesi fra prolungati periodi di annebbiamento
delle facoltà cognitive.
era curiosa l’arietta che si respirava alla GaM di Torino in
occasione dell’inaugurazione
della mostra “strangers”. nulla di particolarmente diverso
dal solito ma certamente più
casereccia la presentazione,
introspettivo l’argomento, rustico il catalogo che è un qua-
autorevoli dell’arte contemporanea mainstream. oggi, dopo 38 anni,
Marina abramović ritorna a Milano con un nuovo progetto pensato
per gli spazi del Padiglione d’arte Contemporanea. Ma questa volta
non possiamo raccontare la storia di una presenza ma quella, invece,
di una profonda assenza. Dopo anni in cui ci ha abituato a soffrire, a
commuoverci e a interagire direttamente col suo corpo di artista, Marina ci abbandona facendo vestire direttamente a noi i panni dei performers. Diventare un’opera d’arte con Marina è facile: basta donarle
due ore e mezza del proprio tempo, firmare un contratto con l’artista,
abbandonare telefoni cellulari, IPad e ogni oggetto tecnologico e ve-
derno a cura dello staff museale. Inclinazione al fai da te
ravvisabile anche nel riallestimento periodico delle collezioni, negli spazi della Wunderkammer e nel magazine
MaG. s’inizia a narrare la
propria storia quando si è vecchi e la GaM, come documenta questa mostra dedicata
alle acquisizioni comprese fra
periodo informale e Pop art,
di storia ne ha alle spalle. se
è fatale che la carenza di risorse inviti a una meditazione
sulla propria natura, ogni decisione presa in questi momenti, e non solo per il museo
torinese, potrebbe fare la futura differenza fra vivere e sopravvivere. Quell’arietta, alla
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quale ci riferivamo prima, deve diventare un salutare uragano. Bisogna tornare ai fondamentali, alla torta della nonna cucinata con quei quattro
ingredienti trovati in dispensa: essere capaci di scrivere la
propria storia, agire in modo
coraggioso, scommettere sui
talenti locali, conoscere se
stessi come prerogativa ad
ogni azione e non rimedio dell’ultima ora.
I bookmakers inglesi darebbero sconfitta questa ipotetica
new wave; conoscono il Bel
Paese e sanno che il nostro carattere s’identifica con la crisi
come occasione per lo scatto
eroico e perenne alibi perché
nulla cambi.
I.P.
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CORRIEREdell’ARTE
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ARTS
6 Aprile 2012
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I mondi infiniti di Joan Miró
Settanta: opere di grande formato dove il segno dell’artista
si fa visionario e minimalista e
dove non è difficile scorgere la
sua predilezione, almeno in
questa fase, per i neri di Franz
Kline e di Robert Motherwell
e per la calligrafia orientale.
Una semplificazione formale
che lo stesso artista metteva in
relazione con la pittura romanica catalana: «A poco a poco,
sono arrivato ad impiegare so-
lo una quantità ridotta di forme e colori. Non è la prima
volta che si dipinge con una
tavolozza di colori assai ridotta: è così che venivano realizzati gli affreschi del X secolo […] I miei personaggi hanno subito lo stesso processo di
semplificazione. Così ridotti
all’essenziale, sono più umani e più vivi che se li avessi
raffigurati in ogni dettaglio».
Da segnalare infine una piccola, ma preziosa, presenza di
sculture, frutto anch’esse di in-
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Caboni oltre la malinconia
per gli animali, che diventano chiave di lettura dell’intero lavoro: il rospo contrapposto all’iconografia dell’imperatore bizantino Federico II ricorda l’effimerità della gloria e del lusso; la civetta, simbolo per eccellenza della chiaroveggenza, vigile sul Sogno del Principe di Montenevoso; due canarini enfatizzano la giovialità che evoca
l’antica maschera di Pulcinella posta sopra
lo stesso davanzale, mentre due lepri alzate sulle zampe posteriori festeggiano Il franco cacciatore, rappresentato come una statua relegata nel passato. Un’azione energica percuote La profezia del gabbiano che
assiste alla cattura a mani nude di un tonno,
sotto un cielo plumbeo per la tempesta in arrivo. L’artista sottolinea lo stretto legame
che esiste tra il mondo animale e quello antropico, considerato nella sua natura brada,
evidente anche nelle opere in cui la figura
umana non è presente, come nel Soliloquio
di un pappagallo dai colori squillanti, o in
tense sperimentazioni durate
tutta la vita: dai bronzi come
Donna (1966) e L’Equilibrista (1969), agli assemblaggi
come Personaggi (dopo il
1973) che riunisce pittura e
scultura, alle terrecotte (Senza titolo, 1981) e alle ceramiche (Senza titolo, 1981).
Chiostro del Bramante
Via della Pace – Roma
Miró! Poesia e luce
Fino al 10 giugno
Info: 06 68809036
Prodigio controluce, dove un rinoceronte ritratto da basso si staglia in tutta la sua maestosa presenza, quasi a manifestare la potenza di una natura di fronte alla quale l’uomo rimane inerme. Caboni indaga il proprio
“Io” universale, una ricerca introspettiva che
riflette una malinconica solitudine latente
nell’essere umano: “credo che alla malinconia non si possa fuggire – spiega l’artista
– c’è chi cerca di evitarla e chi, come me,
ci convive rendendola così piacevole e, perché no, accogliente”. E forse per questo l’animale che spesso torna dipinto nei suoi lavori è proprio il gatto, a rappresentare la nostra condizione imperfetta: animale di compagnia dal carattere schivo e solitario, nonostante gli affetti sinceri che si creano nell’ambiente domestico.
Galleria Davico
Galleria Subalpina 30 – Torino
Leonardo Caboni
Fino al 10 maggio
Info: 011 5629152
Sagome feline tra sogno e realtà
Luisa Conte nelle sale del Conte Verde a Rivoli (TO)
L
ELIO RABBIONE
uisa dei gatti. Prendendo
a prestito dai titoli della
Gina Lagorio, scrittrice
nata sotto le stelle di Cherasco.
Quello di Luisa Conte per i compagni felini è un amore vero, è
una cura affettuosa, è una comprensione (reciproca?) costruita
giorno dopo giorno, un riempirsi le stanze della grande casa con
le vecchie glorie, con gli ultimi
nati, con chi chiede all’improv-
viso un ricovero. E allora ecco
che la vita si trasporta in quell’arte che da tempo la Conte ha
fatto sua, quei gatti prendono
corpo sulla tela, o tra le pagine
di un libro. Emozioni feline, personale importante, sguardo a tutto tondo su di un intero mondo,
debutta venerdì 13 aprile, nelle
sale della Casa del Conte Verde
a Rivoli, per chiudersi il 27. Una
parte è dedicata alle tavole che
intervallano il testo di “Storia di
un amore senza fine”, edito da
Luisa Conte, The Union Jack’s cat, acrilico su tavola, 2011
L’Autore Libri Firenze, libro d’amore per Camilla gattina “tigrata con il pelo morbido come la
seta”, costruzione perfetta di avventure e sentimenti, capace di
catturare graficamente, con ricchezza di colori e di segni precisi, le tante azioni, rubando occhi dolci o stralunati, affettuosità imbastite negli angoli delle
stanze, protezioni che abbracciano esserini indifesi, mani che
carezzano, tetti che riparano,
istrionismi con tanto di cornice
teatrale, sguardi sospettosi e giochi in comune: il tutto colto con
proprietà gesti e annotazioni, con
ricchezze cromatiche, con divertimento e partecipazione. Come il gioco in uno specchio, quei
ritratti felini antropomorfizzano,
captano le sembianze di un altro
mondo e le fanno proprie. Ritornano alla mente certi cartoons, preziose inquadrature di
titoli antichi, ogni cosa immersa nella padronanza del segno
lieve, nel raggiungimento della
stesura esatta e mai ripensata. E
poi c’è ampio spazio nel proseguire della mostra per le carte da
gioco, ancora gatti che con simpatia e perfetta geometria si camuffano in regine e re o in dorati jolly ammiccanti. E ancora
i felini che magrittianamente sono ritagliati su cieli azzurri per
incorporare con linee sinuose angoli di città, necessari di un solo segno perché l’immediato racconto abbia vita (godetevi La
chatte de la tour parigina, o La
chatte de Bruges che lascia intravedere squarci di antichi palazzi, con eleganza e poeticamente riflessi in un corso d’acqua, o The Union Jack’s cat che
abbraccia in una calma che sa di
mistero le luci e le ombre della
sera posate sulle sponde del Tamigi). Un discorso ampio che,
con il continuo stimolo di una
fantasia che conosce pochi confini, festosa, estremamente semplice in una ricchezza che altri
deborderebbero in un calligrafismo fuori controllo, porta alla
compagnia serrata del benefico
feticcio, ad un travestimento
che può toccare la Marylin –
che qui sarà ovviamente Catylin – con la mitica gonna bianca rialzata dallo sbuffo della
metropolitana o le maschere
veneziane o le gatte/geishe che
ripropongono gesti di mondi
lontani e antichi. Acrilici, acquerelli, sovrapposizioni dorate, tutto concorre ad un suggestivo ordine d’ambiente,
ogni cosa pare ormai prendere corpo da sé: attraverso la
sbrecciatura di una palizzata,
l’inattesa, assolutamente non
studiata sagoma felina lascia
alle sue spalle ferrosi detriti per
darci “dopo la tempesta” uno
squarcio di mare rappacificato, un orizzonte azzurro, un
cielo di nubi bianchissime. E’
il mondo tranquillo, contemplativo, felpato di Luisa Conte. E dei suoi gatti.
Casa del Conte Verde
Via Fratelli Piol 8 – Rivoli
“Emozioni feline”
Personale di Luisa Conte
Dal 13 al 27 aprile
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La regina della performance art
stire un camice bianco. Poi non
resta che chiudere gli occhi e dimenticare ogni pensiero per rilassarsi tra panche di legno, alti
scranni costellati di cristalli provenienti dal Brasile, cuffie isolanti
e magneti che creano strani campi
di energia. Marina, con la sua treccia di capelli neri, il completo
scuro e il suo sguardo altero e
magnetico, la vediamo alla preview per la stampa. Assiste ai
preparativi della performance per
qualche ora, poi fugge. Rimarrà
a Milano pochi giorni, lasciando
l’esperimento milanese in mano
ad alcuni fidati assistenti. Le performance degli anni Settanta sembrano ormai lontanissime. L’arte
vissuta sulla propria pelle, sottoponendosi a prove estreme di resistenza fisica e psichica, una pratica accantonata, almeno per questa occasione. Scordatevi il lirismo di Great Wall of China (1988)
con cui, dopo aver percorso 2500
chilometri dagli estremi opposti
della muraglia cinese, Marina
Abramović e Ulay, storico compagno dell’artista, si incontrarono
al centro per concludere la loro
storia d’amore o la forza di
Balkan Baroque, opera monumentale realizzata alla Biennale
di Venezia nel 1997 in cui Marina puliva un cumulo di ossa avvolta da un fetore insopportabile
e che valse all’artista il Leone
d’Oro. Dopo anni di ferite, tagli,
bruciature, serpenti avvolti intorno
al collo, pistole puntate alla tempia, vicende autobiografiche
trasformate in arte e soprattutto
dopo una performance totalizzante come The Artist is Present,
presentata due anni fa al Moma
di New York (per tre mesi, 7 ore
al giorno, la Abramović è stata
immobile e in silenzio davanti a
oltre 1400 persone che, uno alla
volta, le si sono sedute di fronte),
si direbbe che Marina abbia voluto lasciare a noi la propria eredità e anche la fatica di sottoporsi
a ore di immobilità e silenzio. Il
suo corpo, Marina Abramović ha
deciso invece di regalarlo generosamente, durante questo breve
soggiorno italiano, ai media: dalle
copertine delle riviste femminili
più glamour alle trasmissioni televisive come “Quelli che il calcio”
(dove è apparsa accanto a Valeria
Marini), fino alla comparsata nel
nuovo programma di Fabio Volo, la Abramović non si è proprio
risparmiata. Viene quasi da
rimpiangere l’artista che viveva
girando l’Europa con il compagno Ulay in un furgone Citroen,
cucendo maglioni di lana e realizzando performance storiche.
Oggi i maglioni di lana sono diventati costosissimi completi Givenchy e Costume National e Marina gira il mondo in aereo passando da un evento all’altro. Il furgone è stato riesumato ed esposto
al Moma come reliquia di una vita passata e lontana. Ma è la stessa artista ad ammonirci: “Se sei
alternativo a 19 anni lo sarai anche a 20, 30, 40, 50, ma io ho 63
anni, non voglio più essere alternativa”. E adesso chiudete gli occhi e liberate la mente.
Pac- Padiglione d’Arte
Contemporanea
Via Palestro 16 – Milano
“Marina Abramović.
The Abramović Method”
Fino al 10 giugno
Info: 02 54915
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L
MASSIMO CENTINI
Jannis Kounellis Imparare il rispetto
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6 Aprile 2012
a ricerca artistica che
contrassegna l’opera di
Jannis Kounellis non necessita di molte premesse: si è
infatti al cospetto di un lavoro
che oltre a essere ampiamente
storicizzato, ha certamente aperto nuove strade di indagine estetica, a
partire dai tempi dell’innovativa Arte
povera.
Attualmente l’artista greco è ospite della galleria “Giorgio Persano” e dopo oltre vent’anni ritorna a Torino con un’installazione di grande interesse. È costituita da quattordici grande strutture a
forma di cavalletto che sostengono altrettanti ferri sui quali sono agganciati
pesanti soprabiti scuri, uniti tra loro da
cuciture la cui rozzezza è fortemente
enfatizzata. Non ha titolo questo singolare complesso, che si struttura all’interno di un tracciato narrativo di
grande suggestione; protagonisti naturalmente i materiali utilizzati, che han-
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ARTS
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oltre i luoghi comuni per la storia e la cultura
Alla Galleria Persano di Torino
no il ruolo di dar vita a un corteo muto,
che affida la sua dialettica all’angolo di
osservazione, alla mediazione dei simbolismi che sono una sorta di moto perpetuo all’interno del processo conoscitivo sorretto dal continuo incontro/scontro tra significante e significato.
Kounellis che ha sempre saputo “mettere in scena” anche quanto apparentemente non sembrerebbe far parte dei
domini dell’arte, ha la capacità di slacciarsi dai ceppi delle convezioni, dando così spazio a un universo la cui dinamica via via giunge ad affidarsi ai
principi dell’opera aperta.
Il riverbero antropologico si smarca dalle regolamentazioni connesse alla pura
“Senza Titolo”, 2012. Ferro, ganci, cappotti, spago
420x235x235cm
fisicità, la presenza umana si interseca
infatti a dimensioni che rimandano a
contesti nei quali la parametrizzazione
dello spazio e del tempo non può essere effettuata attraverso regole formali
condivise. In quella processione di materiali che scivolano oltre le dune della
visibilità, l’immaginario si conquista il
privilegio di orchestrare l’empatia.
Il ferro domina è impone il ritmo dell’orchestrazione, trattiene, arresta e chiude; il tessuto persegue un tracciato che
invece cerca di dare spazio, ancora, ai
vortici sopravvissuti di una forza interiorizzata attraverso la quale provare a
bypassare i freni che il metallo impone.
Il percorso che ci pare suggerisca questa installazione di Jannis Kounellis, è
di fatto l’alter ego della nostra quasi costante lotta per cercare di andare oltre
luoghi comuni e imposizioni. Forse anche noi siamo come quei pesanti soprabiti che vorrebbero essere dominio
del vento e liberi di affidarsi ai moti naturali. Ma ci sono sempre dei “ferri” e
poi cuciture che arrestano il desiderio
del volo: istanza irrefrenabile che sorregge l’illusione, o semplicemente ci
lascia intravedere qualcosa che somiglia alla libertà.
Galleria Giorgio Persano
Via Principessa Clotilde 45 - Torino
Jannis Kounellis
Fino al 16 giugno
Info: 011 835527
I vangeli astratti di Demarchi
Alla Chiesa del SS Sudario - Torino
N
ADELE ROVERETO
on poteva esserci sede più
idonea della Chiesa del SS.
Sudario per esporre il ciclo
dei Vangeli Astratti di Roberto Demarchi, la cui intensa carica religiosa ha contribuito ad impreziosire la
struttura, creando uno stupendo connubio tra edificio sacro e manifestazione del divino e della fede che l’accompagna. La ieraticità delle opere di
Demarchi ha dato, infatti, vita ad una
Alcune delle opere di Roberto Demarchi
all’interno della Chiesa del SS. Sudario
particolarissima Via Crucis innervata su una drammatica climax che, avviata dalle pareti laterali della Chiesa, ha raggiunto l’akmè proprio nell’abside – come una moderna “Biblia
pauperum” – con i momenti salienti
della Passione di Cristo.
La potenza icastica del linguaggio binario adottato dall’artista, interamente impostato sul quadrato e sul rettangolo (apparentemente semplicissimo,
eppur così innovativo e suggestivo),
conferisce una profonda nota di pathos
agli episodi neotestamentari, in cui
campeggia la figura, concreta o evocata, di Cristo. L’epifania della divinità è il nodo focale di ogni quadro,
attorno alla quale si snoda un episodio
Philippe Daverio allo Spazio Oberdan di Milano
MICHELA TORNIELLI DI CRESTVOLANT
oi siamo il prodotto della nostra storia”, cosi dice Philippe Daverio all’attento pubblico che ha affollato, la sera del 26
marzo, l’auditorium dello Spazio
Oberdan a Milano.
Il foyer di Viale Vittorio Veneto si
conferma centro nevralgico della cultura milanese, instancabile sostegno
delle iniziative più varie, il suo compito è ancora quello difendere la qualità. Così ha ospitato una spiritosa serata di riflessione, parte del ciclo d’incontri “Vedo dunque sono” promosso dall’Associazione Italia Nostra. Il
titolo dell’iniziativa, di eco cartesiano, denota una profonda attenzione
al tema dello sguardo. Se il rapporto
tra ego e sguardo permette di definire l’arte come veicolo di conoscenza
allora la realtà si presenta come rivelazione e l’arte potrebbe essere considerata uno strumento conoscitivo
più completo della scienza stessa.
Protagonista del progetto Philippe
Daverio, dandy ritardatario di professione e critico d’arte per passione, spiega l’urgenza di una nuova visione dell’arte che superi le considerazioni ottuse della contemporaneità. Così propone una nuova metodologia che prevalga – seppure poco ortodossa - sull’ambigua e confusa idea di bellezza: il Pettegolezzo. Cosi come per la “chiacchiera”
anche nella storia dell’arte bisogna
sapere e capire per poter fare.
Il professore non dimentica di introdurre la sua ultima pubblicazione
“Museo immaginato”, rilettura originale e personalissima dei principali capolavori della storia dell’arte.
Philippe Daverio
N
evangelico, a cominciare dalla pericope di S. Giovanni (1,1), “In principio
era il Verbo, e il Verbo era presso Dio,
e il Verbo era Dio”: un tripudio di oro
pallido, luminosissimo, scaturito da
una sequenza di tre quadrati concentrici (chiaro riferimento alla Trinità),
costruiti sull’intersezione delle diagonali del quadrato principale. E, nel prosieguo della vicenda terrena del Cristo, il ductus di Demarchi tocca vertici epocali nella trasfigurazione della
Parola divina, giungendo a dimostrare che, se la pittura teoplastica ha una
potenza eccezionale di comunicazione, la resa astratta può addirittura superarla, esprimendone un toccante misticismo: la vera Fede, sfrondata di sovrastrutture teologicamente complesse, spesso affidate ad un’acribia tanto
compulsiva quanto – forse – sterile, si
manifesta per il tramite – paradossale! – di una Ragione che vuole capire,
innanzitutto, il dramma esistenziale
del Figlio di Dio, prefigurazione dell’uomo, e la vera portata del messaggio cristiano. Si spiegano, così, da una
parte la presenza di episodi neotestamentari tradizionalmente non inseriti nella Via Crucis (“Cristo e l’adultera”, “La resurrezione di Lazzaro”, “La cena di Emmaus”), dall’altra l’analisi del doloroso silenzio e
della consapevole solitudine di Cri-
Una collezione ideale che scatenerà
le gelosie degli appassionati.
Heritage, traduzione inglese del
nostro “patrimonio culturale”, è
un termine che meglio definisce
le responsabilità di noi cittadini
nei confronti del Capitale culturale del paese: ereditare e conservare per tramandare.
L’Italia può ancora essere ridisegnata e riorganizzata – dice Daverio - ma è prima necessario formare
una solida identità nazionale, solo
cosi si potrà imparare il rispetto per
la storia e la cultura.
Spazio Oberdan
Viale Vittorio Veneto, 2 – Milano
Info: 02 77406300
sto dinnanzi alla sentenza di morte.
“Cristo di fronte al sinedrio” è l’emblema dell’esclusione, che ogni essere sperimenta nella sua vita davanti al
giudizio degli uomini, e che diviene
qui coscienza della propria diversità.
La figura del Dio-Uomo rifulge nella
grandezza del suo isolamento come
quella di un eroe della tragedia greca,
consapevole dell’ineluttabilità del suo
destino; un crescendo di superba concitazione cromatica, scandita da toni
sempre più rossi, vede il compimento
della Passione, collocato nella vertiginosa verticalità sopra l’altare. La violenza del dramma finale di Cristo (preceduta da un mirabile “Cristo e Barabba”, dove i due condannati sembrano scambiarsi le identità in un doloroso gioco di vita e di morte, attraverso i due rettangoli di oro vivissimo) viene stemperata dalla visone de
”La Sindone”, posizionata sul pulpito
di destra: due sole tonalità, grigio e nero, a ricordare la passata esperienza
terrena, definitivamente conclusa sul
piano umano, ma pur sempre gravida
di ripercussioni nel mondo.
Chiesa del SS Sudario
Via Piave ang. Via San Domenico
Torino
I Vangeli Astratti di Roberto Demarchi
Mostra conclusa
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CORRIEREdell’ARTE
Trasparenze cristalline
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DES
ARTS
6 Aprile 2012
Carla Chiaberta alla Galleria La Conchiglia
I
ENZO PAPA
l dibattito sull’acquarello quale tecnica pittorica compiuta o come integrativo coloristico di disegni, incisioni e progetti è sempre
acceso e, nonostante i pregevoli esempi di opere ad acquarello entrati nella storia dell’arte, la
diatriba non accenna a spegnersi, aggravata da
preconcetti senza alcun fondamento, se non il
carattere del supporto cartaceo, più sensibile delle tele o delle tavole per pittura. Onora e conferisce valore artistico alla pittura all’acquerello
una tradizione di grandi Firme dell’Arte, le quali hanno nobilitato una tecnica difficilissima che
richiede padronanza avanzata e sicurezza di disegno, di chiaroscuro, di colorismo, di rapidità,
non necessarie alle altre tecniche. Paul Klee, professore al Bauhaus, ha trattato l’acquarello astratto, lodandolo come “il più brillante, proprio per
la trasparenza dei colori, i più simili alla luce naturale”. Le valenze artistiche e tecniche dell’acquarello sono sempre più riconosciute, anche attraverso l’attività di riaffermazione messa in atto dall’Associazione Italiana Acquerellisti, della quale fa parte Carla Chiaberta, artista che pratica la pittura dei pigmenti ad acqua con la pu-
Carla Chiaberta, “Stella di Natale”
rezza e la trasparenza propria di una tecnica esercitata da quasi tutti i Grandi, da Dürer in poi.
L’Artista vanta un curriculum professionale costellato di premi, di riconoscimenti e di mostre
in Italia e all’estero, dalla Russia, alla Spagna,
al Messico ed agli Usa, e dall’Irlanda e Gran Bretagna, fino al Sud-Africa. La pittura di Carla
Chiaberta si connota per caratteristiche personali e specifiche, interconnesse nella procedura
e negli esiti. Le tematiche privilegiano i soggetti naturalistici, come gli elementi della flora e
le ariose vedute di sintesi, in cui la sensibilità
dell’Artista ha migliore occasione di manifestarsi. Le figure ed i ritratti completano i temi
degli acquerelli di Carla Chiaberta, la quale usa
la tecnica “pura” secondo le premesse dell’AIA
(Associazione Acquerellisti), intendendo per purezza lo schietto uso del pigmento semplicemente
diluito. Ne deriva una pittura “di colore”, in cui
ogni elemento si conforma e si configura solamente con le tinte “quasi sanza far disegno” (direbbe Vasari), procedura che ha fatto le fortune
dei “Ragazzi degli Anni Trenta” dell’Ottocento,
ai quali l’Artista può essere assimilata come pittrice in prolungamento neoimpressionista. La
pittura di Carla è straordinariamente trasparente, fin troppo, a volte, tanto da irradiare il biancore del foglio come fosse una fonte luminosa
che rende diafano il dipinto, leggero ed impalpabile, senza campi o zone d’ombra, facendo apparire il soggetto visto attraverso una vetrofania, anche quando gli strumenti di lavoro dell’Artista rendono insaturi le tinte che richiederebbero una saturazione simile ai colori dell’arcobaleno. Le specificità della pittura di Carla
Chiaberta riflettono un temperamento docile e
talvolta timido, in riguardo ad una Natura che
richiede rispetto anche nella
resa pittorica, e così l’Artista si pone deferente al cospetto dei suoi fiori o dei suoi
paesaggi, in un comportamento di affetto e devozione
nell’accarezzare con i pennelli ed i colori la fragilità del
Creato: in tal senso Carla
esprime la sua affettività come madre della Grande Madre Natura, riassunta tutta nel
richiamo del fiore, soggetto
denso di allusioni e metafore, di allegorie e di significati traslati, come insegnarono
già gli Antenati che usavano
l’espressione “sub rosa dictum” (detto sotto il simbolo
della rosa, cioè sotto metafora), essendo la rosa la regina
dei fiori. La mostra merita essere visitata non solo per la qualità intrinseca delle opere esposte,
ma anche per cogliere i significati latenti che
l’Artista inconsapevolmente trasmette di sé e
della Natura, sua ispiratrice.
Galleria La Conchiglia
Torino, via Zumaglia 13 bis
Carla Chiaberta. Acquerelli
12 aprile – 26 maggio
Info: 011 6991415
Le incisioni di Mariella Pelissero
V
Libertà di espressione
Libri d’artista al Senso del Segno – Torino
I
ELISA PARMESANI
l tour espositivo che segue il progetto Claudio Claudi e il libro d’artista è giunto alla sua
seconda tappa, ospitato nella sede dell’Associazione Culturale Incisione e Disegno Senso
del Segno a Torino e conclusa il 31 marzo, un
evento nato in collaborazione con Claudia Canavesi e Roberto Gianinetti del Kaus Centro Internazionale per l’Incisione Artistica di Urbino.
Sui tavoli sono stati esposti ventiquattro libri d’artista realizzati con le tradizionali tecniche della
vanovic. Un connubio tra immagine e parola realizzato con la massima libertà di tecnica, il minimo comune denominatore in un gruppo di artisti provenienti da culture e paesi diversi. La
stessa idea è declinata in più forme, arricchita di
nuove sfumature, senza comprometterne l’identità primigenia. Nei lavori di Pecic, di Kzrywkowska, di Sumskyte si ritrovano così sparse, intere
o spezzate, incise a pressione a secco o pregne
di colore, le parole della poesia di Claudi che invoca al silenzio. Di straordinaria espressività i
disegni in bianco e nero di Vukovic, contrappo-
Laura Selmistraytite, Mi porterà lontano, 2009, xilografia a colori
calcografia, della xilografia e della tipografia a
caratteri mobili, rilegati a mano in tiratura limitata a non più di sei esemplari. Tre di questi sono stati incisi da venticinque artisti provenienti
da Lituania, Albania, Italia, Lussemburgo, Polonia, Spagna, Stati Uniti e Svizzera, interrogandosi su “Il doppio senso dell’incisore”. Un
omaggio al decimo anniversario dei corsi estivi
internazionali del Kaus che porta l’attenzione sul
diverso significato nell’arte incisoria di termini
comuni, come “mordere”, che in gergo tecnico
significa “acidare”, metaforicamente raffigurato da Giovanni Piccini per mezzo di teste di cane lupo rosso sangue, mentre Alessandro Fornaci “sbarba” un ritratto in litografia in tre momenti successivi. Gli altri libri in mostra rappresentano ognuno la personale interpretazione dei
versi del poeta Claudio Claudi, letto da artisti come Marlena Wojnicz, Robert Jundo e Nikola Sta-
precisa dai graffi calibrati, destinati a
lasciare sulla lastra un segno ma anche
un senso riconoscibile, derivati certo
dall’osservazione acuta dei lavori di un
Durer, di un Morandi, di un Rembrandt,
sti ai colori accesi delle “Ombre” di Kairienne,
stesi con matrici di recupero in legno o linoleum.
La fruibilità stessa del libro non è tradita. Il pubblico è infatti stato invitato a indossare i guanti
per prendere in mano questi piccoli capolavori
e sfogliarli, toccarli, perfino annusarli. Sfiorando con le dita leggere le pagine, si avvertono i
segni tracciati con la matrice, strumento dell’antico mestiere che ancora conserva, come nota Cecilia Giampaoli, direttrice del Kaus insieme a Giuliano Santini, la memoria gestuale dell’incisore mentre trasferisce la sua visione artistica nella realtà materiale.
Senso del Segno
Via Duchessa Jolanda 34 – Torino
Claudio Claudi e il libro d’artista
Conclusa il 31 marzo
Info: 011 4473998
Alla Senesi Arte di Savigliano
GIORGIO BARBERIS
isibili al pubblico sino al 15 aprile nelle sale espositive di via Cernaia 19 di Savigliano, i pregevoli lavori di Mariella Pelissero, di elevata e poliedrica formazione artistica, tutti condotti con la
difficile tecnica dell’incisione, “…rivelano l’eccitazione ludica dell’azione grafica - come ben
sottolinea in un suo saggio Ermanno Barovero – ed una continua attenzione alla disciplina e alla ricerca
segnica che,a volte in modo anche severo, la costringe a ripetuti interventi sulla lastra, senza per questo
perdere la freschezza che contraddistingue tutto il suo lavoro”. Del resto per Mariella Pellissero l’incisione è un modo per aderire al vero. Così nelle malinconie dei chiaroscuri, dà vita a paesaggi e scene lacustri con una finezza senza pari, scrutando nell’intimità del suo stato d’animo, oppure forgia situazioni
varie di vita ed ancora rende scabri ed essenziali paesaggi e immagini che esprimono attraverso un’elegante ricerca formale il sentimento assoluto dell’artista. Altrove queste intuizioni diventano pretesti più
che sufficienti per “ scrivere in forma” usando tocchi di colore ed accostamenti di alto valore stilistico e
poetico nei quali si avverte l’eco remota di un sentire amorevolmente la natura dove il tacito infinito andar del tempo rimanda tutto a una suggestiva grammatica dell’abbandono dei sensi. Nel linguaggio dell’incisione dell’artista emerge pertanto tutta la propria originalità, il controllo esercitato sull’opera, la concentrazione del lavoro artistico nella poetica della forma. La sua grande peculiarità è dare corpo e materia all’immagine delle “cose” restando aderente alla resa del visibile. Il tutto caratterizzato da una trama
Mariella Pelissero
uno Chardin o un Goya. Ed in questo
incedere, scelte di volta in volta le possibilità dell’incisione diretta ed indiretta,con una particolare predilezione per
la puntasecca e le morbidezze che solo
questa tecnica consente al singolo segno ed agli intrecci semplici, Mariella
Pellissero esprime tutto l’amore per un
genere di arte che affina sempre di più lavorando sul campo. Modus operandi che le ha permesso di
sviluppare uno stile altamente personale dove le potenzialità espressive del bianco, del nero, delle scale dei grigi e degli insert di colore e dei lineari monocromi restituiscono tratti di luminosità davvero
sorprendenti ai prediletti soggetti che vanno dall’aria all’acqua, dalla terra alla vegetazione a varie
forme di vita in un ensemble piacevole ed accattivante.
Galleria Senesi Arte
Via Cernaia, 19 – Savigliano (CN)
“Luoghi d’acqua” – Incisioni di Mariella Pelissero
Fino al 15 aprile
Info: 0172 712922
Corriere7__ 29/03/12 12:37 Pagina 5
DINO
ACCIARO
Il segno di tale opera evidenzia come
sussista anche
nel mondo
dell’informale una continua ricerca di
un equilibrio
tra lo spazio e
il non-spaSaporito
zio.In quest’ultimo si sovrappongono mondi paralleli, infiniti, donando al
pubblico una luce lunare, forse un pò malinconica, colma di poesia. Sulla tela s’intersecano frammenti, ritagli non richiamanti figure in particolare ma esaltano le forme con vibrante energia. Tratti che ricordano un pò il famoso Burri, cercano di far capire come
la figura nell’opera non debba essere essenziale ma in uno spazio
universale, il colore così come il gesto intuitivo rappresentino un
punto di partenza per una pittura sorprendentemente unica.
[email protected] - 340 3150110
ALBA
D’ALPAOS
VALERIA
CARBONE
GIUSI BERGANDI
Sensazioni a colori
L’opera dai tratti informali evidenzia come l’energia espressiva della pittrice sia in continua evoluzione. La figura non è delineata in modo appieno ma la gestualità e la forza del colore
diventano due elementi essenziali. Il ritmo delle parti che richiamano la natura è di certo appassionato e vitale e vuole allontanarsi da una visione realistica negativa accostando dunque il colore talvolta irruente alla gioia di vivere. Il suo tratto
non è di certo classicheggiante ma, inserendo gli elementi naturali in uno spazio quasi tridimensionale, nascono vibrazioni
suggestive talvolta metaforiche.
[email protected] - 347 0082561
MARA
DE STEFANIS
La pittrice realizza quest’opera
non ponendo l’accento sulla figura
realizzata con cura e abilità ma donando alla stessa
un’espressione
pittorica particolare. La postura del
soggetto è in fase
L’Essere
di contemplezione, quasi in un momento di assoluto abbandono; in tale spazio
pittorico, la gestualità simbolica è importante. Tra i simboli e tra
i giochi di colore ecco un fiore che rappresenta una nuova vita
donata non dalla naturale procreazione ma dall’astrazione della
realtà. Nascono racconti e linguaggi di un mondo interiore che
evidenziano l’essenziale. Il dolore di tale parto immaginario porta il pubblico a riflettere sull’ambito della diversità, scaturendo
suggestioni ed emozioni naturali.
In uno spazio infinito
ove i pensieri più reconditi viaggiano seguendo un percorso
primitivo, ecco nascere delle figure, degli uomini che secondo l’affascinante
pensiero della pittrice, sono costretti ad
abbandonare la loro
terra, sacrificandosi.
Sdradicati
L’opera nasce traendo ispirazione da alcune scene di un balletto ed il titolo,“sradicati”,ora si riferisce
ad un allontanamento dal loco natio, ora gesti cromatici scelti
con accuratezza dalla De Stefanis evidenziano un bosco animato al quale si domanda un altro sacrificio.Le vibrazioni emozionali sono parecchie, il soggetto raffigurato in primo piano è
colmo di simbologie rimandanti a tratti il noto Dalì.
GUILLERMINA
RIVERA
(IN ARTE GUIKNY)
ROBERTO RUBIOLIO
L’opera dell’artista, seguendo letteralmente il titolo, avvicina il pubblico
ai tratti dei pittori che richiamano il romanticismo.
Il volto del noto personaggio dei fumetti Captain
America, così come la dolcezza dell’abbraccio rappresentano un modo per
raccontare il magma dell’animo. La forza espressiva dell’immagine, così
come i colori forti, molto
realistici, narrano non solo un “episodio” di un fuIl bacio
metto ma si creano spazi
surreali, infiniti che donano la possibilità di sognare. Intorno ai due soggetti raffigurati con
maestria ecco atmosfere delicate, impalpabili appartenenti forse
al mondo dell’ “io” più nascosto.
[email protected]
Un ipotetico riferimento mitologico è presente nell’opera di Rivera. Cassandra,
figlia del noto Priamo, viene ricordata nelle leggende
dell’Iliade come una donna,
in seguito poetessa, bellissima, protagonista di varie
vicende leggendarie. L’opera della pittrice con giochi
di sfumature e di linee geometriche un pò picassiane,
evidenzia un linguaggio
Cassandra
compositivo personale, avvicinando alcuni suoi tratti ai noti cubisti. Le pennellate di
Rivera sono sapienti, ricercate ma anche mutevoli, avvicinandosi un pò ad un’espressività armoniosa, colma di lirismo.
Non c’è frantumazione ma energia e dinamismo.
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Con molta eleganza e
rara abilità tecnica la
pittrice propone un’opera ove i contenuti richiamano il vero, la
realtà quotidiana. Proprio partendo dalla
stessa realtà, dalle carte sparse, i moti della
sua anima evidenziano uno spazio onirico,
Carte sparse
un suo piccolo luogo
nascosto. Dal disordine di tali carte, s’intravede una scelta di colori ben precisa, atta
ad evidenziare come possano nascere labirinti artistici che regalano emozioni e impressioni del tutto soggettive. La tecnica dell’opera è particolare, evidenzia un desiderio di assoluta contemporaneità della pittrice; tali carte, ritagli di giornali, raccontano i
colori del quotidiano, memorie, appropriandosi di una luce propria derivante dall’animo.
[email protected]
ANNAMARIA
MICCOLI
Ambientazioni impalpabili e pennellate di colore a tratti
corpose rappresentano il medesimo connubio che nasce tra il
ritmo di un sentimentale tango e il
gioco di movimenti
leggeri, trasparenti
quasi fluttuanti. Il
polittico della pittriSulle ali del Tango
ce dona al pubblico
vibrazioni naturali, del tutto involontarie, proprio come accade
nel tango. Ogni tocco, tratto dell’opera è studiato con cura allontanandosi dalla totalizzante rappresentazione dal vero e da
dogmatismi per immergersi in un dialogo fra più parti. Energia e
sentimento spiccano in un orizzonte infinito ove la poesia dei movimenti viaggia insieme alla passione del ballo argentino.
http://www.sitohd.com/miccoliannamaria
[email protected]
LOREDANA ZUCCA
La griglia cromatica della pittrice si compone in ogni opera e in modo speciale in questa, di toni scelte creando una
personale armonia stilistica.
Nasce così un linguaggio cromatico che vuole donare al
pubblico vibrazioni ove lo
stesso colore compie un viaggio fluttuante concretizzandosi poi in soggetti.Al centro
del quadro è raffigurata una
donna con pennellate energiche ed abili che suscitano un
certo dinamismo. Il mondo
più intrinseco tuttavia fuoriesce e nell’opera ecco librarsi
Chiarore Lunare
particolari che esprimono forti sentimenti, attimi di stupore. La pittrice si sofferma su quel momento ove la luna illumina la donna e ciò che la circonda. Quell’attimo è poesia.
[email protected] - 331 2525371
Corriere7_6-11
29-03-2012
15:11
Pagina 6
CO RRIEREdell’ARTE
COURRIER
Pagina
6
DES
ARTS
6 Aprile 2012
Alle OGR di Torino ritorna la mostra “Fare gli Italiani”
Collettiva alla Galleria Silvy Bassanese di Biella
Inaugurata dal premier Mario Monti L’Io e l’Altro secondo tre giovani artisti
NIVES MARIA SALVO
D
opo il grande successo di pubblico, quasi 600
mila visitatori in 9 mesi e arricchita di una
sezione espositiva, ha debuttato il 18 marzo,
per la seconda volta, la mostra Fare gli Italiani.A tagliare il nastro quest’anno è stato il Presidente del Consiglio Mario Monti, accompagnato dal Prefetto di Torino Alberto di Pace, dai ministri Fornero, Profumo e
Balduzzi e dalle massime autorità cittadine. Ancora
una volta i protagonisti della mostra siamo noi. Anche il luogo è lo stesso: quel tempio dell’archeologia
industriale che sono le Officine Grandi Riparazioni
(OGR), l’enorme costruzione di ghisa e mattoni dove venivano portate per la manutenzione locomotive
e carrozze ferroviarie. La mostra perde la Quadreria,
la prima sala con i quadri che accoglieva i visitatori
all’inizio della visita, ed acquista invece una parte interattiva, a cura di Carlo Pession, e Riccardo Massa,
dedicata all’ Italia pre-unitaria, e un secondo spazio
che mostra il passaggio da un’Italia divisa e multicentrica ad una Italia unita ed economicamente forte, dal titolo “La porta dell’unità”. Walter Barberis e
Giovanni De Luna tornano a raccontarci i 150 anni
della nostra storia e lo fanno “mettendoli letteralmente
in scena”, rappresentandoli attraverso una pluralità di
narrazioni e di linguaggi in questa grandissima un’installazione artistica, dal forte impatto visivo ed emozionale. Si tratta di un percorso espositivo che, alla
fine, produce conoscenza storica, consapevolezza, appartenenza. Un’ipotesi storiografica sufficientemente forte rende compatta e unitaria l’architettura della
mostra, che pur si giova di apporti eterogenei, di una
molteplicità di competenze, di sguardi, di invenzioni,
di creatività. In questo senso, la nostra storia è raccontata come segnata da una progressiva integrazione di spazi, realtà e appartenenze, all’inizio separate
e conflittuali. Il nodo concettuale che si è inteso sciogliere si riferisce al progetto ottocentesco e novecentesco di “fare gli italiani”, guardando alla sua capacità di assorbire progressivamente le varie fratture che
attraversano la nostra storia, strutturali, sociali, politiche, ideologiche (città/campagna, centro/periferia,
Nord/Sud, borghesia/proletariato, classi dirigenti/popolo, laici/cattolici, minoranze attive/maggioranza
passiva e plebiscitariamente mobilitata, centralisti/federalisti, Paese reale/Paese legale, monarchici/repubblicani, ecc.), in un equilibrio dinamico, in un lavorìo
che ha conosciuto cadute e rallentamenti, ma che è
comunque andato avanti, incessantemente, fino a oggi. Il presente è il punto di arrivo della mostra, le sue
priorità e le sue urgenze sono la griglia attraverso cui
valutare il passato; è un presente che interroga, interagisce, interpreta e persino provoca il nostro passato, attento agli elementi di continuità ma anche a quelli di rottura. Il tutto raccontato dalla forza descrittiva della fotografia e dei grandi mezzi di comunicazione di massa e poi dal cinema, dal genio di
Rossellini, De Sica, Zavattini, Fellini, Visconti,
Monicelli, dal teatro, quello musicale di Giuseppe
Verdi e quello di prosa di Pirandello e De Filippo.
Alla Galleria d’Arte La Telaccia di Torino
Fabio Zeppa, il colore e la materia
DAVIDE TAURO
È
in corso fino all’11 aprile
presso la Galleria d’Arte
“La Telaccia” di Torino, la
mostra personale di Fabio Zeppa,
artista simbolista amante di colore e materia, capace di utilizzare
un linguaggio del tutto personale
e capace di accattivare il fruitore
attraverso passaggi innovativi decisamente all’avanguardia. Le
opere esposte in galleria raccontano un percorso che narra di vuoti e di pieni, di materiali inusuali,
utilizzati con grande disinvoltura
e precisione in grado di delineare
forme sagomate avvolte in suggestive atmosfere. “Affascinato
dalla materia e dalle forme di sperimentazione che essa offre per
creare uniche ed irripetibili opere scultoree - spiega nel catalogo
il critico dell’arte M. Malì - l’artista Fabio Zeppa, adottando un
simbolismo
nuovo altamente personale si
dedica con moderna concezione allo studio di
ogni elemento”.
Le opere di
Zeppa aprono a
nuove dimensioni emozionali canalizzate
verso un’impostazione tecnica
decisamente
originale e una
decisa ricercatezza compositiva. “Con coerenza e vitalità
Fabio Zeppa, “Galassia barrata”, 2008, inox, plexiglas, neon
- continua Malì © l’artista / LaTelaccia
- Zeppa trasforma ogni elemento in sorprendente espressività tanto da riuscire a
FRANCO FORZANI BORRONI
togliere il freddo dela materia
per imprimere il calore dell’europa, marzo 2012. Menmozione e il valore del puro sentre le cassandre qualunquitimento. Serenità di spirito e seste già sentono risuonare
vero impegno, è questa la ricerca
campane a morto per il futuro deldell’artista che approda sempre
l’Unione, c’è chi ancora crede alcon una ricorrente evoluzione e
la vitalità dei nostri popoli, i quali
responsabile scelta dei material,
- quando non troppo impegnati a
segno di un interessante discorso,
massacrarsi in guerre militari od
davvero convincente e leggero”.
economiche - testimoniano ad ogni
pie’ sospinto la capacità di camGalleria d’Arte
biare il mondo, o almeno di proLa Telaccia
varci. Questo uno dei molti possiVia Santarosa 1
bili eserghi della mostra Rudolf
Torino
Steiner. Alchimia del quotidiano,
Personale di Fabio Zeppa
ospitata al Vitra Design Museum
Fino all’11 aprile
dal 15 ottobre 2011 al 1° maggio.
Info: 011 5628220
E
MARIA TERESA MOLINERIS
N
uovo interessante appuntamento d’arte alla Galleria Silvy Bassanese Arte Contemporanea di Biella. Tre
giovani artisti per un programma
espositivo ancora una volta
giovane e brillante: Ego et
Alter, con Laura Brambilla,
Diego Pasqualin e Marco
Pedrana.
Curata
da
Chiara Acquadro, autrice del testo
critico che accompagna l’esposizione, la nuova mostra propone
opere di carattere diverso, impostate però sullo stesso tema di riflessione dell’uomo su se stesso e
del suo rapportarsi all’altro.
Un esito di “conoscenza” quello
della ricerca di Marco Pedrana, affermato artista biellese che presenta
le sue opere su tela come ammassi
di folla in cui l’individuo cerca, in
un convulso accorrere di corpi indistinti, la propria identità. Sono
figure senza volto e senza nome
la cui realtà è affidata alla massiccia espressività dei corpi in
tensione e movimento.
“I personaggi, come quelli dei pit-
togrammi primitivi - scrive
Chiara Acquadro - si presentano come archetipo eterno, si incontrano e si scontrano, vale a dire ‘entrano
in contatto’, giungono a conoscersi.”
A lato, Laura Brambilla;
qui sotto, Diego Pasqualin;
in basso a sinistra,
Marco Pedrana
Gioco di monadi, si potrebbe definire, dove l’incontro si
risolve in un
“conoscersi”
che non è ancora propriamente, o non
potrà essere
mai, un vero “condividere”.
Diego Pasqualin, nativo di Varallo
Sesia, artista, scultore e docente,
interpreta l’incontro a livello più
profondo, un “momento” a cui l’individuo prepara se stesso attraverso i sistemi e gli ornamenti con i
quali il corpo si abbellisce. Sono
anelli, orecchini dal sapore arcaico, contenitori per cosmetici con
citazioni classicheggianti. “È l’uomo che compie un atto di autocreazione in base a ciò che assimila dall’esterno”, scrive la Acquadro. E l’esito è quello di una
sorprendente e gradevole serie
di oggetti, che l’artista ha realizzato utilizzando il rodhoid, un
materiale ricavato dal cotone
Vitra Design Museum – Weil am Rhein (RFT)
Rudolf Steiner e i gesti quotidiani
Un ambiente della mostra
a Weil sul Reno, foto Thomas Dix
© Vitra Design Museum
Certo, il Vitra è ormai assurto a tutti gli effetti al ruolo di tempio del
design contemporaneo, e come tale la sua collezione permanente sarà già stata oggetto di pellegrinaggi da parte dei lettori del Correre
dell’Arte. Ugualmente le scuole
steineriane sono oggi così diffuse
che ciascuno di noi ha almeno una
coppia di amici con figli particolarmente insopportabili proprio
perché - ci spiegano - favoriti ad
esprimere la loro spontaneità secondo gli insegnamenti dell’antroposofia. E questo per tacere dell’agricoltura biodinamica, altra intuizione del geniale Rudolf, sempre più vissuta come l’ultimo ba-
luardo di salvezza contro gli assalti
del junk food. Ma che c’entra dunque Steiner con il Vitra? C’entra,
perché l’ex-filologo, ordinatore degli scritti scientifici di Wolfgang
Goethe, e poi di Schopenhauer, e
infine degli archivi di Friedrich
Neitzsche, fu innanzi tutto un architetto. Si può anzi dire che il passaggio dalla teosofia all’antroposofia, ovvero da quelle investigazioni sul sacro che attraverso la metafora del Golgota avevano rimesso l’uomo al centro dell’indagine,
ha implicato necessariamente uno
studio e uno sviluppo dell’idea dello spazio attorno all’uomo: quindi la dimensione abitativa, l’archi-
pressato e ridotto in lastre lucenti
e malleabili, che l’artista modula e scolpisce secondo la propria
fantasia e creatività.
Laura Brambilla , biellese, artista
e docente di discipline pittoriche,
racchiude invece la propria meditazione in se stessa, dando vita ad
acquerelli trasformati in “paesaggi dello spirito”, come luoghi di
meditazione e di espressione, affidati a una garbata policromia ottenuta con colori vegetali, residui di
macchie lasciate da sostanze diverse, sabbia e strappi di giornale
provenienti da varie nazioni e scritti in diverse lingue. Una sorta di
“istantanee del pensiero”, secondo la curatrice della mostra, che riconosce all’artista “la capacità di
rappresentare l’emergere dell’uomo-individuo dal magma ribollente delle sensazioni provate dall’uomo-materia, fatto di Terra”.
Un’esposizione ancora una volta
gradevole ed elegante in una delle
più note e attive gallerie biellesi.
Galleria Silvy Bassanese
Arte Contemporanea
Via Galilei 45 – Biella
“Ego et Alter”
Laura Brambilla
Diego Pasqualin
Marco Pedrana
Fino al 27 aprile
Info: 015 355414
tettura d’interni, gli spazi sociali,
ecc. La prova del nove sta a pochi
chilometri di distanza, perché una
volta compiuta la visita a Weil am
Rhein potete entrare in Svizzera e
a pochi chilometri trovarvi a Dornach, vero e proprio villaggio steineriano, dominato dall’imponente Goetheanum (seconda versione, il primo finì in cenere), sede
della Società Antroposofica Universale. Loro, gli steineriani di oggi, un po’ utopisti, un po’ illuminati, vi parleranno delle specie di
farfalle che, grazie all’adozione
dell’agricoltura biodinamica, sono tornate a Dornach dopo molti
anni che ne erano sparite. E se le
farfalle apprezzano, perché noi no?
“Rudolf Steiner
Die Alchemie des Alltags”
“Rudolf Steiner
Alchimia del quotidiano”
Vitra Design Museum
Charles-Eames-Str. 1
Weil am Rhein (BRD)
Fino al 1° maggio
Info:www.design-museum.de
Goetheanum
Rüttiweg 45 – Dornach (CH)
Info: www.goetheanum.org
Corriere7_6-11
29-03-2012
15:13
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CORRIEREdell’ARTE
COURRIER
6 Aprile 2012
Plurispazialismo o arte simultanea o arte racconto
Avanguardia artistica e di pensiero che introduce nuovi paradigmi e indica una via per la pace e la sicurezza
A
lla Galleria S.S. Annunziata di Torino si è svolta
un’interessante Personale
di Gian Luigi Castelli. Prendendo
spunto da un volantino distribuito
in occasione della personale chiariamo e inquadriamo l’arte di Castelli. Gian Luigi Castelli creò il Plurispazialismo nel 1999. Egli s’ispirò ai tagli del pittore spazialista Lu-
“Evoluzione dal Matriarcato
e dal Patriarcato all'età della persona
(Personarcato) e oltre”
cio Fontana che fanno intuire spazi
al di là della tela, spazi che Castelli
identificò nei plurali spazi mentali
ove collaborano inconscio e conscio
e si realizzano il rimando ad altro,
soluzioni mai definitive e la capacità di raccontare: un fluire cioè di
pensieri e significanti che prende
corpo nelle sue opere facendo pervenire alla logica delle sensazioni,
pulsioni, emozioni e idee organizzate; Castelli va quindi oltre Cézanne
che si era fermato a dar corpo alle
idee pervenendo alla logica delle
sensazioni organizzate come si nota osservando come l’idea di mela
è stata rappresentata nel quadro
“Tenda, fruttiera, caraffa e piatto con
frutta”. Castelli ha introdotto nell’arte la visione della fisica quantistica con la sua indeterminazione
probabilistica e sovrapposizione simultanea degli stati. Come esemplificazione consideriamo le linee
rosse del quadro “Demian” (quadro
il cui titolo non era stato indicato nella sopraccitata personale), esse contengono, infatti, in sovrapposizione
simultanea varie possibili interpretazioni che l’osservatore può personalmente far “collassare” e determinare in modo probabilistico e
indeterminato a priori: tali linee possono essere interpretate come ovali, visi, petali di un tremulo fiore in
sboccio, l’aggrapparsi al grigiore
della vita, l’oscillare tra la felicità e
la tristezza, ecc., interpretazioni che
si moltiplicano nell’ambito delle correlazioni suggerite dal quadro e possono essere organizzate in racconti. Queste caratteristiche delle opere di Castelli, sembianti campi di
forma provvisti di potenziale informativo, permettono anche all’operante fruitore di queste opere di diventare un artista io creatore e di
creare una propria immagine del
quadro, immagine che egli può comunque modificare senza bloccarsi su un’unica rappresentazione. Il
quadro “Demian” suscita pertanto
varie interpretazioni, pensieri e racconti che l’osservatore è invitato a
scrivere su un quaderno posto davanti al quadro nelle relative istallazioni “Fabbrica di pensieri” e “Fabbrica di racconti”. Scrivendo e leggendo gli scritti degli altri, ciascun
osservatore, nonché operatore creatore, può rendersi conto che il quadro viene arricchito da interpretazioni, pensieri e racconti propri e altrui e che non solo il quadro viene
arricchito, ma anche se stesso in una
reciproca collaborazione che fa intuire i valori delle differenze tra ciascuna persona e della dignità e singolarità di ciascuno. Ci si può, così, rendere conto che la collabora-
NEWYORK NEWYORK
foto © aut.
Happening e installation art
negli scatti di Robert McElroy
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MAURO LUCENTINI
L
a scomparsa di Bob McElroy,
l’unico fotografo che ci abbia
lasciato una documentazione esauriente degli happening durante l’epoca molto limitata in cui venivano creati da un gruppo di pittori a
Manhattan e in California tra la fine degli anni ’50 e gli Anni ’60 circa, ha richiamato l’attenzione su
quella che fu una corrente veramente “seminal” - per usare un ter-
mine una volta tanto assolutamente appropriato - dell’arte contemporanea. Ora, come del resto desideravano gli autori, sono in gran parte dimenticati. Ma ne discendono
in maniera diretta movimenti come
l’arte concettuale, la performance
art e la installation art che dominano oggi la straordinaria quantità di
fiere, biennali e triennali che si tengono soprattutto in America ma anche in altre parti del mondo. Tra
queste correnti e gli happening c’è
un’altra differenza di fondo, che tut-
zione è più fattiva dello scontro e
che la logica della collaborazione,
foriera di pace e sicurezza, può sostituire quella dello scontro che insanguina tuttora il mondo. Ricordiamo che Demian è un personaggio dello scrittore Hermann Hesse,
personaggio che, presa coscienza di
sé e dei connessi non sé, è diventato interprete della volontà della natura volta al nuovo; egli però, uomo del suo tempo intriso della logica scontro, vede nella guerra il
mezzo per realizzare il nuovo, salvo poi, vivendola, rendersi conto che
la guerra non rispetta le persone, la
loro dignità e i loro diritti umani.
Castelli con le sue opere ha valorizzato la persona effettuando anche
un percorso vertente sui temi:
“Umanesimo trascendentale” in cui
si evidenzia la capacità umana di dare ordine al caos e di sviscerare, nel
rispetto del trascendente, il trascendentale che può apparire irraggiungibile, “Coscienza del sé e del connesso non sé” che porta a un atteggiamento consapevole e responsabile e “Amore comprensivo e disinteressato” che apre all’altro con
condivisione e con la conversazione. La logica della collaborazione
viene, così integrata e rafforzata da
questo percorso tematico che esemplifichiamo rispettivamente con i
quadri “Ulisse”, “Demian” e “Maria Teresa di Calcutta”. Pertanto la
persona viene valorizzata, anche sopra classificazioni e divisioni caduche nel tempo, e viene indicata una
via per la pace e la sicurezza, come
è stato evidenziato nella personale
presso la galleria S.S. Annunziata.
Al termine del percorso della personale è stato esposto, , Il quadro
“Evoluzione: dal Matriarcato e dal
Patriarcato all’era della persona (Personarcato) e oltre”, quadro col quale
Castelli intende celebrare l’avvento dell’era della persona, che ha denominato “Personarcato”. È stata
esposta l’istallazione “Fabbrica di
racconti” relativa a quadri dei quali
non è stato indicato il titolo. Alla
richiesta di scrivere un racconto i
visitatori hanno scritto brevi, ma significativi racconti. Anche in altre
mostre sono state esposte le istallazioni “Fabbrica di pensieri” e
“Fabbrica di racconti” e si è notato
che scrivere un racconto è più difficile che scrivere giudizi e emozioni.
Riportiamo alcuni racconti scritti da
visitatori delle personali di Castelli,
visitatori che, raccontando, ci fanno vivere l’immagine che si sono
creati del quadro. Relativamente al
quadro “Demian”, primo quadro
esposto senza titolo: “Dall’orizzonte provenivano grandi onde messaggere che sembravano voler avvolgere e sovrastare una persona
che dondolava la testa. Era felice e
triste, i suoi occhi brillavano e si rattristavano. Un grande uccello le
passò davanti dirigendosi verso l’orizzonte, la guardava intensamente
con due occhi misteriosi. Le sembrò di poter volare con lui verso la
serenità e la pace sorvolando altre
persone che si agitavano come fiammelle. La volta celeste avvolgeva un
luminoso sorgere del sole”.
tavia non smentisce la strettissima
parentela. Gli happening erano mossi soltanto dalla speranza, degli autori non meno che degli spettatori,
di squarciare per un attimo il velo
della realtà. Era l’arte come vita.
Non offrivano spiegazioni: “Io non
dico che sia arte. Io uso questa parola tanto per non cominciare discussioni inutili”, diceva il pittore
newyorkese Allan Kaprow (anche
se nato a Atlantic City), che era stato il primo a tentarli, sotto la spinta
della filosofia e dell’estetica buddista Zen allora dominanti in America, e magari con l’aiuto dell’acido
lisergico o lsd. Le correnti che pullulano invece oggi sul mercato sono il contrario: pretendono di conoscere in partenza la realtà e la impongono con rappresentazioni fiduciose e magari polemiche. Quanto all’eredità più immediata, la performance art, i suoi confini con il
teatro sono vaghi, mentre negli happening non vi era alcun rapporto tra
le due forme. McElroy, che lavorava per Newsweek, era affascinato
dagli sforzi del piccolo gruppo, tutti pittori - ne facevano parte, oltre a
Kaprow, Jim Dine, Red Grooms,
Claes Oldenburg, Robert Whitman,
Carolee Schmeemann e pochi altri
- di raggiungere per qualche istante la realtà. Cercava di non lasciarsi sfuggire nessuna delle improvvisazioni che qualcuno di loro effettuava in una o altra parte di Manhattan, e ci si intrufolava – ma nel
suo tempo libero e per così dire a
spese proprie, perché Newsweek
non sembrava interessata - e scattava e scattava la sua Nikon senza
poter usare il flash, ciò che lo avrebbe evidentemente fatto entrare involontariamente nell’azione. In
quell’ambiente lo conoscevano tutti. Adesso la sua faccia e alcune delle sue foto appaiono sui necrologi
dei giornali, ma c’è anche una
straordinaria coincidenza. Meno di
due settimane prima della sua morte si era aperta nella prestigiosa Pace Gallery la prima mostra mai tenuta di tutte le sue foto insieme alle non molte altre oggi reperibili -
“Maria Teresa di Calcutta”
Relativamente al secondo quadro
esposto senza titolo:
“Una persona si trovava in una caverna, sentiva il vento che soffiava.
Si affacciò, vide vele che portavano
lontano. A una vela si aggrappò con
forza. Volava con essa nel mondo.
Mille volti incontrò, pensosi, sereni, arrabbiati. Era teso ad aprire
varchi al suo pensare. Cadeva e si
rialzava con vigore. Il mondo gli si
apriva e sentiva che il trascendentale gli si svelava. Una corsa sospinto da meraviglia e curiosità. Anche il tempo volava, il fisico cedeva, smunto si abbandonò al suo
mondo pieno di ricordi, pensieri, e
così trasvolò nella trascendenza, nel
mondo dell’aldilà. Qualcuno su di
lui si chinò per cercare di captare
da quello sguardo ormai spento un
mondo ricco e singolare”;
“Un animale vorticoso e mostruoso uscito da un recinto sem-
DES
ARTS
Pagina
7
bra voler inghiottire sotto lo
sguardo indifferente di persone
che nel recinto sono immerse nei
loro pensieri e faccende. Fuori
dal recinto si svolge una vita turbolenta in cui ci si sforza per farsi spazio e sopravvivere, ci si aggrappa al terreno e sullo stesso
alla fine si giace”.
Si può quindi notare che ciascun
quadro di Castelli può suscitare racconti differenti e i concetti si plasmano nell’infinito del racconto.
Tentando una breve sintesi storica,
Castelli prosegue il cammino dell’arte in cui il pittore da rappresentatore di una realtà esterna con Van
Gogh, diventando un artista io creatore, ha iniziato a estrinsecare il suo
interno rappresentando emozioni
e idee che possono o non possono
essere recepite dagli osservatori;
ora, con Castelli, i quadri raccontano anche e anche il fruitore dell’opera può liberamente recepire e
raccontare, diventando anche lui
un artista io creatore. L’arte di Castelli possiamo quindi chiamarla
anche Arte del racconto e Arte del
raccontato, infatti le sue opere comeArte del raccontare oltre a raccontare possono essere raccontate.
Dal Plurispazialismo è nata
l’Arte racconto.
www.plurispazialismo.com
Qui sotto, da sinistra, le istallazioni “Fabbrica di Pensieri” e“Fabbrica di Racconti”, relative al quadro “Demian”
e “Fabbrica di Racconti”, relativa al quadro“Ulisse” (in mostra i dipinti sono stati presentati senza il titolo)
380 in tutto, ma 285 di McElroy sugli happening. È stato il primo riconoscimento della sua opera, sia
pure in modo incidentale perchè la
mostra Happenings: New York
1958-1963 riguardava il fenomeno
estetico, mentre lui, la sua intuizione critica, il suo talento professionale venivano in gioco solo marginalmente. Ma è stato anche il primo reale sforzo di riportare all’attualità lo happening, senza il quale
questa decisiva ma, per la sua stessa natura, difficilmente documentabile fase dell’arte contemporanea
si sarebbe ancora più cancellata dalla coscienza generale. Quella di
McElroy, insomma, si è rivelata veramente anch’essa arte come vita,
come intendeva Kaprow, o, nel caso particolare, come morte. Il fotografo è scomparso a 84 anni, senza sapere nulla della celebrazione
indiretta tributatatagli dall’esposizione da Pace, perchè già da tempo
l’Alzheimer gli aveva fatto perdere
contatto con il mondo. Gli sopravvivono la moglie e le sue foto.
Allan Kaprow (a destra)
e Lucas Samaras
nell’happening “Yard”,
ideato da Kaprow ed eseguito sul retro
della Galleria Martha Jackson di New
York, nella primavera 1961,
foto di Robert McElroy
© aut./ThePaceGallery
lic. VAGA, New York
Corriere7_6-11
29-03-2012
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CO RRIEREdell’ARTE
COURRIER
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DES
ARTS
6 Aprile 2012
Luce Gallery – Torino
Dopo la “Biennale”, un’eclettica Collettiva alla Galleria ViviArteViva
Profondità
in superficie
Nel dedalo di frammenti della creatività
LUCA STERPONE
I
ELENA PIACENTINI
I
l 3 aprile la Galleria Luce Gallery di Torino ha inaugurato la mostra Surface in
Volume. Sono qui presentate sedici opere in una vasta e articolata collettiva di sette giovani artisti: Jonathan Binet, Sarah
Crowner, Julian Hoeber, Oliver Laric,
William J. O’Brien, Angel Otero e Mika
Tajima, valenti interpreti dell’Arte contemporanea. La mostra, curata da Margherita Artoni, persegue le finalità espositive manifestate dalla Luce Gallery nell’anno corrente:
palesare le nuove esperienze estetiche dell’arte contemporanea europea e americana,
presentando artisti che osano la sperimentazione del labile e affascinante confine tra arte bidimensionale e tridimensionalità dell’
elemento pittorico. Gli artisti scelti investigano la costruzione del campo pittorico in
maniera inattesa e inconsueta, attraverso materiali alternativi, inconsuete geometrie e valori cromatici ora grevi, ora lievi. Silenti e
irreali i panni-struttura di Jonathan Binet,
in cui l’uso replicato dello spray monocolore detta il ritmo del tempo e riconduce tacitamente alla prestigiosa influenza del gesto.
Cromaticamente e strutturalmente autorevoli le costruzioni formali delle tele di Sarah
Crowner, la quale eredita la vitalità plastica
dei movimenti futuristi per introdurre un originale collage di multiformi sfumature. Molto intenso il sistema costruttivo dei simboli
visivi di Julian Hoeber; nei cui lavori si intravede un felice ma rapido riferimento all’Optical Art attraverso elementi modulari e
flessioni cromatiche legate alla propria cultura visiva, al cinema e alla figurazione pittorica; significativi quanto enigmatici gli indicatori alfanumerici relativi ai titoli delle
opere, i quali vogliono porre importanza alla anormalità del genio artistico. Nei lavori
Julian Hoeber, “Execution Changes #5”, 2012,
acrilico su pannello © l’artista/LuceGallery
di William O’Brien si avverte la cognizione
intrinseca dell’artista riguardo alla dimensione confusa dell’esistenza umana contemporanea, caratterizzata da una infinita dialettica tra ordine e caos, visivamente rappresentata mediante l’impiego di potenti contrasti cromatici e l’attenta figurazione geometrica.Di risultanza fantascientifica la cangiante tela di Oliver Laric: su di una superficie bidimensionale, centinaia di piccoli ologrammi circolari commissionati dall’artista
alle fabbriche cinesi di Shenzen riproducono l’immagine della divinità classica bifronte. Emotivamente coinvolgenti le tele oil
skin di Angel Otero: l’artista, seguendo la linea del suo percorso artistico, fonde e trasforma la forza materica di David Hammons,
l’espressionismo astratto di De Kooning e
l’energia cromatica di Joan Mitchell in originalissime superfici di consistenza realmente epidermica. Di natura equilibrata e
ugualmente fitta di input estetici sono le figurazioni geometriche di Mika Tajima: pannelli in plexiglass fitti di gradazioni cromatiche ed impreziositi da trame serigrafiche
che accompagnano, attraverso l’architettura e i pattern strutturali, le attività umane.
Gli Ultraveristi
I
l Salotto dell’Arte è giunto al
suo ultimo appuntamento dedicato alla Post-Avanguardia
Italiana, in cui affronta l’Ultraverismo pittorico. L’obiettivo di questi
maestri è dimostrare che la realtà è
il fine ultimo, da cui partire e dare
luce ai dati della verità oggettiva
deprivata delle sperimentazioni tradizionali, utili ed essenziali per raggiungere la conoscenza del mondo. Marco Giovanni Gianolio descrive scene del suo tempo neodadaisticamente, per mezzo di as-
semblaggi ideali correlati fumettisticamente in accostamenti di matrice pop. Giuseppe Lettere, invece, è il cantore solitario della bellezza attraverso la rappresentazione del corpo, dell’incarnato e di una
sensualità trasmessa dalla forma. I
suoi involucri formali sono contenitori passionali fondati sull’immediatezza percettiva, ottenuta mediante la ricerca della posa e della
luce. Dall’altra parte Paolo Terdich,
descrive i connotati della realtà, per
mezzo di estrapolazioni pure che
animano la finzione in realismo.
Umberto Viapiano, parte da un fo-
tografismo che esclude polemicamente la figura umana, calandosi
in un neo-vedutismo cosciente, che
anima la natura. Sino alle incarnazioni di Giuseppe Mallia, precisionista iperrealistico che coglie la sostanza delle cose filtrando lo spazio ed i connotati più intimi della
materia. Se gli obiettivi dell’arte
contemporanea rendevano l’artista un filosofo Pop, concettuale o
poverista, i connotati Post-avanguardisti, riprendono in considerazione l’importanza della tecnica, del colore-luce, della formacontenitore, rendendo nuovamente l’artista artista, l’opera opera, l’emozione emozione. Questi maestri-cantori, traducono il Medioevo Romantico nella svolta definitiva, assorbendone sicuramente la
lezione sino a configurarla in un
discorso nuovo. Sono la chiave di
volta del Virtualesimo nascente,
nella speranza che il mondo oggettivo a cui tanto mirano, li tenga finalmente in considerazione.
Salotto dell’Arte
Via Argonne 1/c
Torino
“Post-Avanguardia Italiana:
Ultraveristi”
Fino al 7 aprile
Info: 011 0743717
smo e buon successo, in un
certo modo scandiscono il
tempo del finito, del certo
per creare un connubio con
lo stesso infinito. L’arte è
una grande abilità labirintica in quanto si avvale della
pluralità di tecniche, forme,
soggetti, studio dei colori.
Tale universo artistico nasce
dall’io più recondito, piuttosto sconosciuto per emergere poi attraverso vibranti
emozioni, quelle che la vita
dona o anche derivanti dal
sogno. La mostra si è inaugurata contemporaneamente presso la Biblioteca civica Dietrich Bonhoffer di
corso Corsica 55 a Torino e
il 31 marzo ha avuto luogo
un secondo appuntamento
di incontro per gli artisti e
per gli appassionati d’arte.
L’esposizione si concluderà il 12 aprile prossimo.
Galleria ViviArteViva
di Mirandolina
Via Madonna delle Rose 34/c
Torino
“Labirinti d’Arte
di Torino Esposizioni”
Collettiva
Fino al 12 aprile
Info: 347 9453075
“No Milk Today” di Massimo Giordano
© l’artista/ArteFiano
Luce Gallery
C.so S. Maurizio 25
Torino
“Surface in Volume” Collettiva
Fino al 16 giugno
Info: 011 8141011
“Post-Avanguardia” al Salotto dell’Arte – Torino
ANDREA DOMENICO TARICCO
l 27 marzo scorso si è
inaugurata la mostra dal
titolo Labirinti d’Arte di
Torino Esposizioni, presso la
Galleria ViviArteViva di via
Madonna delle Rose 34/c a
Torino. La location dell’eclettica gallerista Mirandolina è in continuo rinnovamento ed ogni opera esposta
è ricca di assoluta qualità e
singolarità. Durante l’inaugurazione Silvia Ferrara ha
presentato la mostra con note critiche personali ed è da
evidenziare l’ottima organizzazione e la bravura della gallerista, nonchè abile
pittrice, Mirandolina. La collettiva ospita artisti di talento e desidera essere un prosieguo ridondante ma più familiare dell’evento conclusosi da poco legato alla
Biennale di Venezia e promosso da Vittorio Sgarbi. Vi
partecipano: C. Alderucci,
L. Andriano, B. Benny Antonello, S. Cagliero, F.
Chiarotto, A. D’Alpaos, G.
Detti, G. Di Gifico, E. Eandi, E. Falcone, R. Ferrari,
A. Ferri, L. Lo Vermi, M.
Maffucci, P.D. Magri, N.
Mangino, G. Manolio, G.
Margheriti, N. Parigi, G.
Pitruzzello, S. Rollero, M.
Scaletti, V. Salati, M. Serra, G. Sesia della Merla, S.
Zoccali e L. Zucca. Soffermandomi sul titolo ideato
per la mostra l’attenzione
volge al senso del labirinto.
Simbolo del non limite fin
dai tempi più antichi, permette di oltrepassare l’infinito caos per ripartire dal
senso dell’ordine. In tale
contesto i talentuosi artisti
che espongono con entusia-
In mostra alla Galleria Arte Fiano di Torino
Gli stati d’animo
di Massimo Giordano
NIVES MARIA SALVO
L
’emozione è garantita ai
visitatori della mostra
No Milk Today, allestita
ad Arte Fiano fino al 7 aprile.
Massimo Giordano nato a Valperga Canavese (To), farmacista, ha espresso con i suoi dipinti tutto il suo mondo interiore filtrato attraverso i ricordi infantili. E questo mondo impregnato di sogni e nostalgie lo
si può perfettamente cogliere
nei trenta oli e tecniche miste
su tela prodotte dal 1990 ad oggi nell’evolversi della sua maturità artistica. Ma partiamo
dall’inizio. Il titolo. Lui l’avrebbe chiamata semplicemente Stati d’animo, anzi sarebbe andato ancora oltre, non
dando nessun titolo, evidenziando meglio e con più chiarezza che una mostra è semplicemente una questione di ascoltare quello che succede nel
mondo delle arti. La mostra
viaggia su due binari paralleli
ma divergenti. Un binario corre indietro verso l’intimità dello studio dell’artista artigiano
che, nella manualità, ritrova la
sua ragione d’esistere. L’altro
binario corre invece sempre più
velocemente verso la contemporaneità più assoluta e immediata, alla ricerca del segno personale e della velocità. Ne sono frutto Art Deco e Carnival,
in mostra uno accanto all’altro,
in cui i toni rossi e gialli della
seconda tela preludono allo
spostamento verso i colori primari, accesi e brillanti, mentre
le linee nere si dissolvono in
macchie di colore informali. In
Palme l’artista mette in cornice la cultura americana, mentre in Marylin Monroe esalta un
mito del Paese a stelle e strisce,
che presenta in un gioco di contrasti, reso dal dominare del
bianco e nero. Magnifiche os-
sessioni, magnifiche emozioni
che per mezzo del cinema e
della televisione, sono entrate
nel nostro quotidiano. Giordano dimostra poi la sua creatività e la sua incessante volontà di sperimentare con materiali e forme nuove, incorporando alla pittura sabbia, cereali e materiali diversi, e pitturando dentro e fuori bottiglie
di vetro, rigorosamente della
Centrale del Latte. Scrosta una
tela, come il muro di un museo
e vi dipinge Rosa graffiata, in
Turquoise roses realizza su uno
sfondo neutro figure di fiori,
asciutte, lineari, impavide come soldatini di piombo. Dopo
alcuni dipinti ancora riconducibili alla tradizione pittorica,
in Tango argentino le forme dei
fiori anticipano la semplificazione che l’artista torinese perfezionerà negli ultimi anni. Il
percorso espositivo si conclude all’insegna dell’avanguardia e dell’astrazione materica
di Fiamme, che mette in luce
nuove possibilità creative di dipingere un universo in cui tutto è possibile, in cui per qualsiasi cosa non si deve essere
sorpresi o cessare di esserlo per
ciò che vi si scopre.
Galleria Arte Fiano
Via Fiano 14 – Torino
“No Milk Today”
Personale
di Massimo Giordano
Fino al 7 aprile
Info: 340 5526730
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29-03-2012
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CORRIEREdell’ARTE
Spettacoli
COURRIER
6 Aprile 2012
DES
ARTS
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“The coast of Utopia” con la regia di Giordana
“Il giorno della civetta” all’Erba
Rivoluzionari cecoviani
E la voce di Sciascia
alla fine commuove
ELIO RABBIONE
I
l più lungo applauso credo debba andare a Michela Cescon, alla sua intelligente caparbietà nell’inseguire e nel concretizzare il progetto di The coast of Utopia, all’aver saputo legarsi gli Stabili di Torino e di Roma, di aver raccolto per
più di sette ore di spettacolo, preceduto da tre anni di progettazione
e da tre mesi di prove, 31 attori, 68
persone in totale impegnate con
maestranze, tecnici e staff produttivo, tutti quanti nell’accettazione del
minimo sindacale. Il testo di Tom
Stoppard, bellissimo, intenso di fatti e di emozioni, ricco di sguardi sul
privato e sulla Storia, cultore di sentimenti e di ribellioni, di opposte
idee tra moti cruenti e proposizioni
coltivate in mezzo a pacate riforme,
di chiacchiere e di grandi ideali, porta lo spettatore dentro trentacinque
anni dell’Ottocento, dal ’33 al ’68,
in tre tappe che hanno i significativi titoli di Viaggio, Naufragio e Salvataggio. Tra ideali e disperati fallimenti, accompagna scrittori e liberi pensatori, rivoluzionari e critici che paiono usciti da un quadro
cecoviano, ci mostra il giovane Michail Bakunin che contro un padre
privo di orizzonti compone e disfa
la vita della casa, delle sorelle che
l’adorano in special modo, il teorico Herzen con i suoi viaggi e le sue
fughe, con i salotti entro cui raccogliere nell’Europa in cerca di occasioni libertarie ogni fuoriuscito, con
i tradimenti e gli amori assoluti della consorte, pronta a concedersi al
proprio seduttore e con i lutti che
caratterizzarono la propria vita, il
critico Belinski con le sue invettive
dense come raramente s’è sentito
su di un palcoscenico, gli occhi cri-
Una scena di “The coast of Utopia” (II, “Naufragio”), foto di Fabio Lovino © aut.
tici e disincantati al tempo stesso
dello scrittore Turgenev. Come
un’ombra s’intravede Puskin morire in duello, si parla del giovane
Dostoevskij, c’è Marx con parole
piene di astio nei confronti di Mazzini, c’è l’intellighenzia del secolo
che attraversa saloni e boschi, che
sogna trasformazioni sociali e s’imbatte nella crudeltà del ‘48 parigino, quando i carri ferroviari rigurgitavano di cadaveri. C’è San Pietroburgo e Londra e Parigi, c’è Bakunin imprigionato e spedito in Siberia, c’è il tempo che scorre, a tratti disordinatamente, ma estremamente chiaro all’attenzione dello
spettatore, in un meccanismo tutto
cinematografico che Marco Tullio
Giordana conosce bene e porta a
teatro, in un gioco di flashback che
anticipano fatti successivi. Si discute di libertà e di bellezza, si intravede il domani, si fanno i conti
con un presente dove l’incertezza è
sovrana, dove l’Uomo è alla ricerca di una sicurezza che difficilmente
potrà trovare. Giordana si conferma un grande narratore (siamo dinanzi alla meglio gioventù di quel
secolo?) e pure un attentissimo indagatore dell’animo umano, fa funzionare il suo palcoscenico come
Gullotta all’Alfieri con le “Comari di Windsor”
Falstaff come un vecchio fauno
L
a Grande Elisabetta, innamoratasi delle avventure di Falstaff nell’Enrico IV, se n’ebbe a male nell’udire dalla bocca di madama Quickly nell’Enrico V la morte del cavaliere e intimò al Bardo
di farlo tornare a vita terrena e per
di più innamorato: se n’ebbe davvero a male, ha scritto qualcuno,
come l’intero popolo inglese quando, un paio di secoli dopo, Conan
Doyle fece annegare il suo Sherlock Holmes in un torrente e si sentì costretto in quattro e quattr’otto
a resuscitarlo. Per cui nelle Allegre
comari di Windsor il vecchio John
Falstaff manda lettere d’amore in
fotocopia all’agguerrito duo madama Page/madama Ford che sapranno ripagarlo con una moneta
ben diverse, tra bastonature e bagni
nel Tamigi e assalti di falsi folletti
e fate nella grande scena finale del
bosco. La regia di Fabio Grossi, come se il bailamme di inganni e di
arrivi e partenze non bastasse, sovrabbonda con le musiche di Germano Mazzocchetti per vari intermezzi musicali e canzoncine a commento; mentre costruisce un isolotto ben delimitato intorno alla crapula di sir John, al suo viso rubiz-
zo, ai suoi pantaloni a sbuffo, al suo
ventre nudo ed estremamente debordante, alla sua spassosa cialtroneria: forse alterando un po’ la fisionomia che da sempre ci siamo
immaginata, sbilanciando il ritmo
della commedia, ingolfandolo per
tutta la prima parte e riuscendo finalmente a sferzarlo nella seconda
con un conseguente divertimento
del pubblico finora restìo alla risata. Falstaff viene ad assumere con
più forza i tratti del vecchio fauno
inappagato, se ne crea un personaggio impoverito, la sua tracotanza, la stupida superbia, il suo essere fatuo a tutti i costi, quella vena di
intima mestizia rimangono lontani
in un disegno registico che per troppo tempo lascia prevalere il colore
dei bellissimi costumi di Luigi Perego (sua anche quella Elisabetta
da carnevale di Viareggio al centro
della scena che vomita questo e
quello) o i movimenti coreografici
di Monica Codena con buona pace della chiarezza dei vari personaggi, qualcuno ridotto a macchietta, più boccaccesco che shakespeariano, costretto ad insulsi giochi di parole tra il francese ed il latino maccheronico rapportati ad un
meglio non si potrebbe, inventa con
le scene e le luci di Gianni Carluccio scene corali o sipari e anfratti
dello spirito che contribuiscono a
fare grande uno spettacolo, forse tra
i migliori visti nella stagione. Fondali colorati, piccoli cenni, lampadari o tronchi calati dall’alto,
tavole imbandite, tutto concorre
visivamente a quella perfezione.
Tra i dialoghi di Stoppard, venati di malinconia ma pure ricchi di
un’ironia e di un divertimento in
alcuni casi davvero da memoria
eterna, vive in crescendo i suoi
personaggi un folto gruppo d’attori, tra cui vanno almeno citati
Luca Lazzareschi, Roberta Caronia, Luigi Diberti, un grande
Corrado Invernizzi, Giorgio Marchesi e Denis Fasolo (li ritrovate
ancora con Giordana nella tragedia cinematografica di Piazza
Fontana), Paola D’Arienzo, Bob
Marchese. I costumi di Francesca Sartori e Elisabetta Antico attraversano in varie tonalità tutta
un’epoca, un sogno a parte all’interno dello spettacolo. Dopo
Torino, l’Argentina di Roma: con
la speranza che il grande, encomiabilissimo progetto di Utopia
non si fermi qui.
adattamento sguinzagliato verso la
più normale e accattivante modernità. Nello spettacolo che non smette di strizzare l’occhio al pubblico,
di gran lunga la vincono gli intermezzi femminili; Leo Gullotta sembra voler nascondere la mobilità del
suo viso dietro un trucco eccessivo: e anche questo è un piccolo
peccato di queste Comari. (e. rb.)
MAX FIRINU
I
l debutto de Il giorno della civetta al Teatro Erba è, come da
promessa, da annoverare tra i
migliori della stagione corrente.
La Sicilia di Sciascia del secolo
scorso, specchio di ridotte dimensioni per riflettere al meglio, tramite una grande lezione di teatro
italiano, l’Italia che respiriamo e
tocchiamo anche nei nostri giorni. Il determinato capitano Bellodi della natia Parma e i suoi uomini di stanza al commissariato di
un paese di poche migliaia di abi-
tanti; un sordo colpo di lupara che
fa trasalire il pubblico; un omicidio da risolvere, ricorrente e sul
quale si stende la dura legge dell’omertà; Bellodi vedrà fino alla
fine del posto, tra riflessi del sole
e della luna, ma la verità si paga a
caro prezzo nella terra dove la gente non crede alle idee. Già il nome alla regia di Fabrizio Catalano, nipote del Maestro stesso, è
preannuncio della grandiosità del
progetto. Se Sebastiano Summa
negli abiti del capitano dei carabinieri tocca una sublimità che non
necessita presentazioni, strappando l’applauso più appassionato già
al primo ingresso in scena, il realismo del testo firmato da Gaetano Aronica (impressionante nei
panni dell’onorovele, spietato come la Sicilia descritta sui quotidiani) chiama in causa una poeticità così ben amalgamata al quotidiano da far riaprire gli occhi del
pubblico su una mafia con la quale ci si è troppo imposti di convivere. Il magistrale intreccio sce-
Diverse storie d’amore
I
nico incornicia alla perfezione ogni
singolo interprete, tra i quali Rosa dal volto di Morgana Forcella,
la principale e inconsapevole vittima, destinata a una condanna immeritata, che include il conciso addio con Bellodi nel finale. L’impressionante lavoro di luci di Alessandro Pezza si tinge dei colori
delle personalità dei personaggi,
mescolando sorrisi, battute sincere e tragedia vivida. Impressionante la scenografia a firma di Antonia Petrocelli e Gilda Cerullo,
da un funzionale gusto artistico
quasi espressionista. E quando
Bellodi si trasferisce svanendo
nelle nebbie della sua terra, ma
anche in quelle della sconfitta, la
voce di Sciascia avvolge il palco,
in contrasto con le occhiate dei
vincitori, per rammentare ancora
una volta che le agognate idee mai
presenti sono il sangue dei vinti.
Un appuntamento a cui nessuno stimatore dei palcoscenici torinesi dovrà mancare. Immenso,
come anche e sempre Guerrini.
messa in scena dello spettacolo comico Lo voglio,
per la regia di Enrico Fasella. Sei giovani attori (Davide Carbone, Lara Cortese, Sara Lessona,Antonella
Morello, Giulio Prosperi e Fabiano Rastelli) e un
giovane autore (Stefano Gullotta), dopo essersi diplomati al Corso Professionale per attori e attrici erogato dalla Fondazione Teatro Nuovo, si cimentano in
questa divertente e coinvolgente commedia: battute
sarcastiche, giochi di parole e doppi sensi un divertito utilizzo di espressioni e figure tratte dal quotidiano, con una fantasiosa ricerca di situazioni capaci
di coinvolgere il pubblico. Una storia d’amore in
cui due coppie intersecano il loro incontro tra
bugie e sotterfugi per giungere a un finale inaspettato e che lascia le porte aperto a molte ipotesi.
l cartellone Fiore all’occhiello ospita l’innovativo spettacolo Giulietta e Romeo Live 3D, in scena al Teatro Alfieri dal 13 al 15 aprile. Per la regia
di Claudio Insegno, testi di Massimo Smith e musiche di Bruno Coli, è il primo musical ad avere delle
scenografie proiettate in 3D live HD e personaggi
virtuali in Video 3D che si integrano con cantanti e
ballerini sul palco. La vicenda, la successione temporale degli avvenimenti e le caratteristiche principali dei personaggi sono quelle del testo shakespeariano. Le uniche concessioni riguardano i costumi di scena e le scenografie: la Verona di Shakespeare rivivrà in un tempo ibrido tra quello originario e la nostra contemporaneità. La tecnologia
Live 3D consente di dare maggiore dinamicità Il protagonista Elio Germano (Pietro) e gli altri attori
sul set di “Magnifica presenza” di Ozpetek
alle scenografie, garantendo un risultato straordinario. Grazie agli appositi occhiali polarizzati
in 3D, il pubblico può vedere particolari unici,
godere di effetti speciali fino ad ora mai utilizzati in campo teatrale: uno spettacolo imperdibile
per gli appassionati di musical e non solo. Dal 12
al15 aprile il Teatro Gioiello diventa “vetrina” per
sei giovani attori e un giovane autore grazie alla
“Magnifica presenza” di Ferzan Ozpetek
Fantasmi per le strade di Roma
L
a vita e la morte accompagnano l’ottava prova di Ferzan Ozpetek, entrano con candore nella realtà di ogni giorno, si mescolano, s’invadono a vicenda. Non è la prima volta, una danza raccoglieva le antiche presenze come quelle
di oggi nel Salento di Mine vaganti, la bambina
moriva e rientrava nella casa in Cuore sacro, ancora un ballo ad unire epoche differenti stava sotto gli occhi di Massimo Girotti nella Finestra di
fronte. Un’idea registica, forse di più, un pensiero o una convinzione ben fissa nel cuore prima e nel cervello poi, scritta e vissuta perché tutto tramuti in magia, con leggerezza contaminata da nostalgia e memoria. In Magnifica presenza
provate ad immaginare l’Eduardo di Questi fantasmi (magari avvicinati a Fantasmi a Roma) e
legateli al Pirandello dei Sei personaggi (certo,
non soltanto il figlio appartato, c’è il teatro, la
finzione e la realtà, ci sono quei personaggi che
premono perché l’autore faccia rivivere loro
un’intera esistenza), bucate i cieli della capitale
con ritmi orientali che ne allargano gli orizzonti: e avrete i cauchemars iniziali di Pietro, ventottenne catanese con il sogno dell’attore (i suoi
provini pubblicitari somigliano al costume di
Ozpetek di andare in giro, al suo arrivo in Italia,
a presentar soggetti o a proporsi come aiuto regista), per il momento gran impastatore notturno di cornetti. E’ in cerca di casa: e quando tra
quelle pareti e quelle stanze appena rimesse a
posto, con una cura maniacale che invade più il
campo femminile che quello maschile, il ragazzo vede prender corpo otto esseri che gli si riveleranno fantasmi in cerca di una spiegazione ad
un passato che si perde nell’occupazione tedesca, ad una serata sul palcoscenico del Valle terminata per delazione, finita con la fuga e la morte, la situazione s’appacifica da uno stato di terrore ad un altro di convivenza felice, di reciproco aiuto. Non resta che tornare insieme nello
stesso luogo che essi hanno abbandonato anni
prima, e ripetere i gesti di allora. Raccontato con
un sentimento e una passione che soltanto l’opera-mélo di Ozpetek raccoglie in sé, ma pure
divertente e occasione per un piccolo giallo, Magnifica presenza pecca allo stesso tempo di quel
passo leggero che il regista gli impone, sui titoli di coda si osserva beatamente la storia con gli
occhi di Pietro/Elio Germano, ma si vorrebbe ritrovare qualche concreta asprezza che ci aveva
totalmente fatto sognare in Saturno contro o nelle Fate ignoranti. Duri, anche per essi una morte al centro, forti, autenticamente commossi,
disperati e allegri senza forzature. Elio Germano è un ottimo Pietro, il film è tutto suo, due
occhioni spalancati sulla paura e sull’incredulità, sul candore, i sogni, le chiacchiere con i
nuovi ospiti, la realtà dei provini sono piccoli
capolavori. Un coro appropriato tutti gli altri,
Buy, Puccini, Fiorello, Bosca; regina del viver
pratico, Paola Minaccioni come salvifica cugina. Sopra tutti sta l’apparizione di Anna Proclemer, diva e strega dei destini altrui. (e. rb.)
Corriere7_6-11
29-03-2012
15:32
Pagina 10
CO RRIEREdell’ARTE
COURRIER
Pagina
10
DES
ARTS
6 Aprile 2012
TORINO e PIEMONTE
“Strange rs
Tr a I n f o rm a l e e P o p
d all e C olle z io n i GA M ”
GAM-Galleria Civica d’Ar te Moder na
e Contemporanea di Torino
Via Magenta 31 – Torino
Fino al 10 giugno
La volontà della GAM di Torino di valorizzare le proprie collezioni, concretizzata negli ultimi due anni con l’esposizione del patrimonio secondo un ordine tematico a rotazione, prosegue idealmente con la mostra
temporanea dal titolo Strangers, ordinata
da Riccardo Passoni negli spazi dell’Exhibition Area del primo piano del museo. Oltre
ad offrire ai visitatori l’opportunità di scoprire un importante segmento per lo più sconosciuto della ricca collezione del museo, la
rassegna permette di approfondire la storia
della politica di acquisizioni, in questo caso
di arte “straniera”, che negli anni ha permesso di annoverare la GAM tra i primi musei d’arte moderna e contemporanea in Italia e tra i più conosciuti in Europa. 60 opere in mostra di Josef Albers, Karel Appel,
Hans Jean Arp, Allan D’arcangelo, Jim Dine, Jean Fautrier, Hans Glattfelder, Hans
Hartung, Auguste Herbin, Asger Jorn, Gerald Laing, Roy Lichtenstein, Walther Linck,
Alfred Manessier, André Masson, Louise Nevelson, Irving Penn, Pablo Picasso, Gerard
Schneider, William Scott, Pierre Soulages,
Pierre Tal Coat, Rufino Tamayo, Cy Twombly,
Andy Warhol, John Wesley, Tom Wesselmann,
Fritz Winter, Wols.
“ G l i I m b ia nc hi n i ”
Bor go Po e Decoratori
Via Lanfranchi 28 – Torino
Info: 011 8190672
Fotografie di rovine viste come luoghi interiori, scatti emozionali. Puntare l’obiettivo “
fuori “, sul disastro del mondo, per mettere
a fuoco “ dentro “ di noi. Attraverso i colori estenuati dello sfacelo, i segni dell’invisibile groviglio di emozioni, ricordi, suggestioni che si agita nella nostra mente, e non
si ferma mai. La ricerca ostinata della luce
là dove regnano l’oscurità, il silenzio, l’abbandono. Selezione tratta dal progetto fotografico esposto al Photo Contest Manege
di San Pietroburgo nel settembre 2011.
sieme a dipinti preziosi e capolavori d’arte
scorrono le vicende di un protagonista, intrigante e carismatico, della politica europea
del Settecento, il Principe Eugenio di Savoia,
raffinato collezionista, abile stratega militare, grande condottiero.?Un’importante occasione per ammirare 130 opere di celebri
artisti (da Reni a Van Dyck, da Brueghel ai
rinomati nomi della pittura fiamminga e olandese) che tornano a costituire -seppur per un
periodo limitato- la “quadreria della Reggia”
in attesa dell’allestimento definitivo della
nuova Galleria Sabauda nella Manica Nuova di Palazzo Reale a Torino, dove ha luogo
in contemporanea un’altra imperdibile esposizione. Con la mostra I quadri del Re, capolavori della pittura italiana ed europea appartenuti a prestigiose collezioni sabaude tornano ad arricchire le pareti della Reggia di
Venaria, inseriti nel Teatro di Storia e Magnificenza, il suo percorso di visita recentemente rinnovato, e dunque offerti al godimento del grande pubblico.
R e n a t o D ’ A g o s t i n “ To k y o U n t i t l e d ”
PHOS
Centr o Culturale Polifunzionale
per la Fotografia e le Ar ti V isive
diretto da Enzo Obiso
Palazzo Buschetti
Via Garibaldi 35 bis – Chieri (To)
Fino al 15 aprile
Info: 011 7604867
[email protected] - www.phos-sito.eu
D’Agostin, giovane cosmopolita già affermato a livello internazionale, da sempre affascinato dall’iconografia giapponese, sulle orme dei suoi maestri Eikoh Hosoe e
Ralph Gibson ritrae una Tpkyo insolita e
suggestiva: tra scorci d’atmosfere surreali,
un po’ Blade-Runner di Scott, un po’ Big
Heat di Lang, la labirintica capitale del Sollevante, impressionata su pellicola (tramite mitica Leica) e stampata in splendido
bianco-e-nero su carta baritata, appare un
mosaico di frammenti di metropoli fuori dal
tempo, anacronistica eppure attuale. (e.s.l.)
“ C a p o l a v o r i d e l le C o l l ez io n i S a b a u d e
U n a q u a d re r i a a l l a R e g g i a :
l e r a cco l t e d el P r in cip e E u g en io ”
Sale delle Ar ti
Reggia di Venaria Reale
Venaria (To)
Fino al 9 settembre
Dalle superbe collezioni della Galleria Sabauda di Torino una raffinata mostra integrata al percorso di visita della Reggia: in-
“D a l le in c i s io n i r up e s t r i a S t e v e J o b s
G l i s t ru m e n t i d e l l a c o m u n i c a z i o n e ”
Castello di Racconigi
Racconigi (Cn)
Fino al 28 ottobre
L’esposizione ripercorre il lungo e faticoso cammino compiuto dall’umanità
dalle prime incisioni rupestri fino alla
moderna comunicazione di massa. Tramite l’esposizione di attrezzature e congegni d’epoca vengono passate in rassegna le fondamentali scoperte che nel
corso dei secoli hanno consentito di raggiungere gli attuali livelli di utilizzo
della comunicazione globale.
IL CORRIERE DELL’ARTE
IL CORRIERE DELL’ARTE
È REPERIBILE
A MILANO
PRESSO LE SEGUENTI EDICOLE :
È REPERIBILE
A ROMA
PRESSO LE SEGUENTI EDICOLE :
• P.za Castello
• Molino delle Armi
ang. Ticinese
• C.so Magenta
f.te Teatro Litta
• C.so Garibaldi 83
• Via Boscovich 22
• P.le Principessa Clotilde
• Bookstore Triennale
• Bookstore
Palazzo delle Stelline
• Bookshop
Villa Necchi Campiglio
Via Mozart 14
• P.za Oberdan
ang. v.le Piave
• P.za Croce Rossa
• P.za Colonna
• P.za Colonna
ang. l.go Chigi/Tritone
• P.za S. Silvestro
• L.go Argentina
• Via Nomentana
• C.so Francia
• P.za Fontanella Borghese
• P.za Porta Maggiore
• Dorothy Circus Gallery
Via dei Pettinari 76
• La Diagonale Libreria
Via dei Chiavari 75
Segnalazioni della Settimana
in ITALIA
Vernissage
Sabato 7 aprile – ore 18,00
Galleria Arte Fiano
Via Fiano 14 – Torino
Personale di Maria Teresa Guala
Martedì 10 aprile – ore 18,30
Unique Galleria di Patrick Caputo
C.so Vittorio Emanuele II 36 – Torino
“Drammaturgia dello scambio”
Personale di Giò Siciliano
Mercoledì 11 aprile – dalle ore 17,30 alle 23,00
Studio Laboratorio di Anna Virando
C.so Lanza 105 – Torino
“Disegni e incisioni dal 1968 al 1978” di Olga Maggiora
Giovedì 12 aprile – ore 14,30
Galleria La Telaccia
Via Santarosa 1 – Torino
“Sei artisti per sei Regioni”
Collettiva
Giovedì 12 aprile – ore 18,00
Galleria d’Arte Biasutti&Biasutti
Via Bonafous 7/1 – Torino
Donald Baechler
Giovedì 12 aprile – ore 18,00
Galleria La Conchiglia
Via Zumaglia 13 bis – Torino
Mostra di acquerelli di Carla Chiaberta
Giovedì 12 aprile – ore18,00
Terre d’Arte Galleria
Via Maria Vittoria 20/A - Torino
“L’Unico e la serie. 1951-1962
Ceramiche di Franco Meneguzzo”
Venerdì 13 aprile – ore 18,00
Casa del Conte Verde
Via F.lli Piol 8 – Rivoli (To)
“Emozioni feline”
Personale di Luisa Conte
Sabato 14 aprile – ore 16,00
Galleria Arte per Voi
P.za Conte Rosso 1 – Torino
“Melodie in colore”
Personale di Silvana Alasia
Sabato 14 aprile– ore 18,30
Galleria Salotto dell’Arte
Via Argonne 1 – Torino
“Post-Avanguardia italiana”
Collettiva
Martedì 17 aprile – ore 18,00
Galleria Arte Città Amica
Via Rubiana 15 – Torino
“Appuntamento con l’Arte 2012” Opere degli Artisti CEDAS
selezionati da G.G. Massara e A. Mistrangelo
Giovedì 19 aprile – 18,30
MartinArte Laboratorio d’Arte e Corsi
C.so Siracusa 24/A – Torino
Personale di Sergio Vasco
CORRIEREdell’ARTE
COURRIER DES ARTS
Dir ettor e Editoriale
Pietro Panacci
Dir ettor e Responsabile
Virginia Colacino
Condir ettor e Elio Rabbione
Assistente di Dir ezione
Chiara Pittavino
Comitato di Redazione
Giorgio Barberis, Rolando Bellini,
Massimo Boccaletti, Franco Caresio,
Angelo Caroli, Claudia Cassio,
Massimo Centini, Fernanda De Bernardi,
Marilina Di Cataldo, Gian Giorgio Massara,
Alessandro Mormile, Massimo Olivetti,
Enzo Papa, Lorenzo Reggiani,
Gianfranco Schialvino, Maria Luisa Tibone
Segreteria editoriale
Anna Maria Perrone
Cor rispondente da Berlino
Sabatino Cersosimo
Cor rispondente da New York
Mauro Lucentini
Hanno collaborato
R. Carnevale, S. Ferrara, M. Firinu, F. Florian,
F. Forzani Borroni, M.T. Molineris, A. Olivieri,
E. Parmesani, E. Piacentini, A. Rovereto,
N.M. Salvo, L. Sterpone, A.D. Taricco,
D. Tauro, M. Tornielli di Crestvolant
Realizzazione grafica interna
a cura di E.S. Laterza e G. Vece
Fotografo uf ficiale Antonio Attini
Redazioni distaccate
Milano Rosa Carnevale
Tel. 339 1746312
Riva del Gar da per il Triveneto
Valentina Paciolla
Tel. 349 4172034
Fir enze Natalia Radicchio
Tel. 333 8547025
Roma e Napoli Fabrizio Florian
Tel. 388 9426443
Palermo Caterina Randazzo
Tel. 334 1022647
Concessionaria di Pubblicità interna
Stampa Arti Grafiche Civerchia
Latina e Moncalieri (To)
“ Di se gn i”
Galleria d’Ar te Moder na di Albenga
P.za San Michele 4 – Albenga (Sv)
Fino al 2 giugno
Info: 0182 544176
Una raccolta di opere su carta di importanti maestri antichi e moderni. L’esposizione
offrirà l’occasione di ammirare opere originali, studi, disegni, incisioni e chine di grandi maestri che hanno operato tra la metà del
quattrocento fino al ventesimo secolo, quali : Tiepolo, Mantegna, Delacroix, Kandinsky,
Balthus ed altri.
“ B a z a n Cu b a”
F o t o g r a f i e d i E rn e s t o B a z a n
Byline Photo
Via Ariberto 31 – Milano
Dal 24 aprile al 31 maggio
Info: 02 94394014
Ventidue fotografie a colori (e alcuni scatti
vintage) che raccontano il periodo trascorso dall’artista Ernesto Bazan, tra il 2001 e
il 2005, con i contadini di Cuba, ritraendo la
loro vita quotidiana. Scatti che riescono a cogliere l’aspetto più genuino dell’isola caraibica come il duro lavoro dei campi, la condivisione di un pasto, il fumare sigari dal sapore zuccherato fatti sapientemente dalle
mani dei contadini, il sorseggiare bicchierini di rum.
V i tsho is M wilambwe Bo ndo
Primo Marella Galler y
V.le Stelvio ang. via Valtellina – Milano
Fino al 27 aprile
Info: 02 87384885
Riposizionando la figura umana al centro
dell’attività pittorica, il giovane artista congolese presenta collage su tela e installazioni che combinano differenti immagini ritagliate da riviste di moda africane ed internazionali. Sono corpi mutilati e confusi
che costringono l’osservatore a riflettere sul
contemporaneo stato sociale e politico della nostra società.
“ I n c r ed i b il e Ca r t a ”
Galleria Casa Dugnani
Via Mazzini 10
Robecco s. Naviglio (Mi)
Dal 6 al 27 maggio
Info: 02 9471745
La mostra, curata da Vevé Benini, invita
lo spettatore in un mondo di carta realizzato con le inedite installazioni di Caterina Crepax, Satsuki Oishi, Daniele Papuli, Elise Valdorcia e Nikki van Es.. Stupisce come un semplice foglio di carta posa essere variamente trasformato in ricchi abiti eleganti, sculture in cartapesta,
oggetti d’uso domestico e ambientazioni
dal forte impatto visivo.
Distribuzione EditService S.r.l. - Leinì (To)
Editor e Associazione Culturale Arte Giovani
Torino - P.IVA 06956300013
Abbonamenti
Annuale (22 nn.): euro 50,00 per l’Italia
euro 120,00 per l’estero
“ P i c a s s o e Vo l l a r d
I l g e n i o e i l m e rc a n t e ”
Istituto Veneto di Scienze
Letter e ed Ar ti
Palazzo Cavalli Franchetti
C.po S. Stefano
Venezia
Dal 6 aprile al 8 luglio
Info: 199 199 111
Per la prima volta in Italia una mostra,
curata da Claudia Beltramo Ceppi, per raccontare il lungo e contrastato sodalizio
tra Ambroise Vollard e Pablo Picasso.
Esposte 150 opere, tra cui la serie completa delle incisioni della Suite Vollard, il
capolavoro grafico Minotauromachia, le
30 acqueforti originali per l’Histoire Naturelle di Buffon e le acqueforti dei Saltimbanchi, testimoni storici dello sviluppo della prima avanguardia artistica.
“ T h ro u g h m y w i n d o w ”
F o to gr afi e d i A ha e
Magazzini del Sale
Accademia delle Belle Ar ti
e Bucintor o
Dorsoduro 262/263/265
Venezia
Fino al 24 aprile
Info: 041 5205630
L’esposizione, che si avvale del patrocinio della Regione Veneto, curata da
Keith H. Yoo, propone 114 fotografie
selezionate tra gli oltre un milione di
scatti che Ahae ha fatto negli ultimi due
anni dalla stessa finestra del suo studio, nella Corea del Sud. Il passare delle stagioni modifica il paesaggio, solleticando l’artista attento allo studio di
luce, colore e dettagli.
“ Ge n es i : i mi ti d el l a s to r i a”
P e r s o n a l e d i E n z o F i o re
Complesso del Vittoriano
Via S. Pietro in Carcere
Roma
Fino al 27 maggio
Oltre settanta ritratti di personaggi celebri dell’arte, della musica, del cinema del secondo Novecento e 5 sculture, per offrire una panoramica sull’intera opera di Enzo Fiore. Tutte le opere sono realizzate con una tecnica che
si avvale di muschio, foglie, radici, terra, pietre, resina e cemento, combinando insieme forme sospese tra realtà e fantasia. “un mondo tattile dell’immaginario, - secondo Achille Bonito Oliva, curatore della mostra - dove
le figure acquistano una tridimensionalità fatta interamente di pittura, carne e pelle incorporate dentro l’alveo
del quadro”.
Arretrati: euro 4,00
c.c. postale n. 45958055
intestato a Corriere dell’Arte
Associazione Culturale Arte Giovani
Aut. Tribunale di Torino
n. 4818 del 28/07/1995
A B B Ò N AT I
al CORRIEREdell’ARTE
a soli 50 euro
per un anno
22 numeri a casa tua
Corriere7_6-11
29-03-2012
15:33
Pagina 11
GIEMME S.r.l. Via Cuneo, 33 - 10044 Pianezza (TO) - Italy
Tel. +39 011.2344400 - Fax +39 011.2344491
E-mail: [email protected]
CORRIEREdell’ARTE
COURRIER
DES
ARTS
Gallerie
Gallerie Roma
ACCADEMIA Galleria
Via Accademia Albertina 3/e – Torino - Tel. 011 885408
[email protected]
Orario: 10,00-12,30/16,00-19,30; chiuso lunedì
Fino al 19/4 “Dall’astratto al figurativo” Collettiva di Artisti contemporanei
Opere di Accardi, Appel, Gilardi, Hartung, Paulucci, Rotella, Ruggeri, Tabusso
et al.
MARTINARTE Laboratorio d’Arte e Corsi
C.so Siracusa, 24/a – Torino - Tel. 011 3433756 - Fax 011 3091323
Cell. 335 360545
[email protected]
Orario: merc. e ven. 9,30-12,30/15,30-19,30;
mart. e giov. 9,30-12,30/15,30-22,00
Sono aperte le iscrizioni ai corsi
Dal 19/4 al 9/5 Personale di Sergio Vasco
A.C.I. GALLERY Associazione Arte Cultura Immagine
C.so Novara 20/f – Torino - Tel. 011 2483717
Orario: lun. - sab. 16,00-19,00
[email protected]
MERCURIO Galleria d’Arte Contemporanea
Via F.lli Calandra 20/F – Torino - Cell. 333 3656300
[email protected] - www.galleriamercurio.com
In permanenza Opere di Roberto Demarchi
ARTE CITTA’ AMICA Centro Artistico Culturale
Via Rubiana 15 – Torino - Tel. 011 7717471- Fax 011 7768845
Orario: mart. - sab.16,00-19,00; dom. 10,00-12,00; lunedì chiuso
Fino al 7/4 Premio Internazionale di Pittura, Disegno e Grafica 2012
II Collettiva (Artisti dalla M alla Z)
Dal 17 al 29/4 “Appuntamento con l’Arte 2012” Opere degli Artisti CEDAS
ARTE PER VOI Associazione Culturale
P.za Conte Rosso 1 – Avigliana (To)
Luigi Castagna - Tel. 011 9369179 - Cell. 339 2523791
[email protected] - www.artepervoi.it
Paolo Nesta - Tel. 011 9328447 - Cell. 333 8710636
[email protected]
Orario: sab. - dom. 15,00-19,00
Fino al 9/4 “1945-1971. Immagini sull’ ‘Officina’ di Dante Selva”
Dipinti e grafiche
Dal 14/4 al 13/5 “Melodie in colore” Personale di Silvana Alasia
ART GALLERY LA LUNA
Via Roma 92 – Borgo San Dalmazzo (Cn) - Cell. 347 3268116
[email protected]
Orario: ven. 16,00-19,00; sab. 10,30-13,00/16,00-19,00; dom. 10,30-12,00
BOTTEGA D’ARTE SANREMO Associazione Culturale
Dir. Maria Gioseffi - Via Canessa 35 – Sanremo (Im)
Tel. 0184 574440 - Cell. 338 4364509
Orario: tutti i giorni 16,30-19,00; dom. chiuso
Collettiva dei Soci
GALLERIA ARTE FIANO
Via Fiano 14 – Torino - Cell. 340 5526730
[email protected]
Orario: mart. - sab.15,30-19,00
Fino al 7/4 Personale di Massimo Giordano
Dal 7 al 19/4 Personale di Maria Teresa Guala
GALLERIA CIRCOSTA
Via dell’Arcivescovado, 9/18 – Torino - Tel. 011 5788238 - Fax 011 5788236
Collettiva di Artisti d’Avanguardia Italiani e Contemporanei dal 1927 ad oggi
GALLERIA D’ARTE CONTEMPORANEA EMMA INFANTE
Via Des Ambrois 2 (p.za Carlina) – Torino - Cell. 347 9969524
[email protected] - www.emmainfante.com
Orario: tutti i giorni 11,00-13,00/15,30-19,30; dom.e lun. chiuso
GALLERIA D’ARTE LA BACHECA
Via dei Pisani 1 – Cagliari - Tel. 070 663396
[email protected] - www.bachecarte.it
GALLERIA FERRERO Arte Contemporanea
Villa Nesi - Via Torino 29 – Ivrea (To) - Cell. 347 1414200
[email protected] - www.galleriaferrero.com
Visite su appuntamento
In permanenza Opere di Roberto Demarchi
GALLERIA FOGLIATO
Via Mazzini 9 – Torino - Tel. 011 887733
Orario: mart. - sab. 10,00-13,00/16,00-19,30; chiuso lunedì e festivi
Fino al 28/4 Mostra del Novecento Piemontese
GALLERIA LA CONCHIGLIA
Via Zumaglia 13 bis – Torino - Tel. 011 6991415 - Cell. 347 8285604
[email protected] - www.laconchiglia-to.com
Orario: mart. - ven. 15.00-19,00; sab. 10,00-12,00/15,00-19,00
Fino al 15/4 “Artisti degli alberi d’artista” c/o Villa Giulia – Pallanza
Dal 12/4 al 26/5 Carla Chiaberta “Acquerelli”
GALLERIA MARTORANO
Via Gioberti 35 – Torino - Tel. 011 548794
[email protected]
Orario: lun. - ven. 10,00-12,30/16-19,30; sab. 10,00-12,30/pomer. su app.to;
dom. chiuso
Fino al 10/4 “I caffè di Parigi” Personale di Michelangelo Cambursano
GALLERIA MAURIZIO RINAUDO
Via Buniva 14 – Pinerolo (To) - Cell. 339 7434005
In permanenza Opere di Maurizio Rinaudo
GIORGIO MAROSI Galleria
C.so Francia 209/B – Torino - Tel. 011 7495348
[email protected]
Orario: 10,00-12,30/16-19,30 esclusi lunedì e festivi
Artisti della Galleria
LA GIARDINERA Casa dell’Arte e dell’Architettura
Via Italia 90 bis – Settimo T.se (To) - Tel. 011 8028238
Orario: giov. - dom. 16,00-19,00
LA LANTERNA Galleria di Maristella SANDANO
Direttore Artistico: Livio Pezzato - Via Santa Croce 7/c – Moncalieri (To)
Tel. 011 644480 - Fax 011 6892962
[email protected] - www.lalanternaarte.com
Orario: lun. - sab. 16,00-19,00
A. Arcidiacono, S. Attisani, G. Boffa, A. Ciocca, E. Colombotto Rosso,
Gigli, E. Gribaudo, E. Longo, F. Maiolo, E. Maneglia, S. Manfredi,
U. Nespolo, D. Pasquero, G. Peiretti, G. Pezzato, L. Pezzato, C. Pirotti,
G. Sesia della Merla, F. Tabusso, G. Valerioti, naïf croati
e grafica nazionale ed internazionale
LA ROCCA Galleria
Via della Rocca 4 – Torino - Tel. 011 8174644 - Fax 011 8129026
Orario: lun. - sab. 10,00-13,00/15,30-19,30; domenica chiuso
Manifesti originali, grafica, multipli e dipinti
GIEMME S.r.l. Via Cuneo, 33 - 10044 Pianezza (TO) - Italy
Tel. +39 011.2344400 - Fax +39 011.2344491
E-mail: [email protected]
MICRO’ Galleria di Maria Giovanna PIRAS
P.za Vittorio Veneto 10 – Torino - Tel. 011 882602
[email protected] - www.galleriamicro.it
Orario: mart. - ven. 16,00-19,30; sab. 10,30-12,30/16,00-19,30
PICTOR Accademia
Via Pietro Micca, 4 – Torino - Tel./Fax. 011 5622969
Viale Roma, 26 - Venaria Reale (To) - Tel./Fax. 011 4593208
[email protected] - www.pictor.it - www.accademiapictor.com
Orario: lun. - giov. 15,00-20,00
Sono aperte le iscrizioni ai corsi
PIEMONTE ARTISTICO CULTURALE Galleria d’Arte dal 1957
P.za Solferino 7 – Torino - Tel./Fax 011 542737
[email protected] - www.piemonteartistico.it - presente su facebook
Orario: lun. - sab. 15,30-19,30
Fino al 14/4 “Da moneta unica a unica moneta”
Mostra di vignette umoristiche
SALOTTO DELL’ARTE Associazione Culturale
Via Argonne 1/C – Torino (zona precollina)
Tel. 011 0743717 - Cell. 339 6807922
[email protected] - www.salottodellarte.com
Orario: da mart. a sab. 16,30-19,30; domenica e lunedì chiuso
Dal 14 al 28/4 Mostra “Post-Avanguardia italiana”
SENESI Galleria d’Arte
Via Cernaia 19 – Savigliano (Cn) - Tel. 0172 712922
www.senesiarte.com
In permanenza Opere di Simonetta Carpini
Fino al 15/4 “Luoghi d’acqua” Incisioni di Mariella Pelissero
In preparazione III Premio Nazionale di Pittura “Leonardo”
SENSO DEL SEGNO Associazione Artistico-culturale Disegno e Incisione
Via Duchessa Jolanda 34 – Torino - Tel. 011 4473998
Orario: lun. - ven. 15,30-18,30
Artisti della Galleria
SILVY BASSANESE ARTE CONTEMPORANEA
Via Galileo Galilei 45 – Biella - Tel. 015 355414
Orario: mart. - ven. 16,30-19,30; sab. e festivi su appuntamento
Fino al 27/4 “Ego et Alter” Opere di Laura Brambilla, Diego Pasqualin,
e Marco Pedrana
STORELLO Galleria d’Arte
Via del Pino 54 – Pinerolo (To) - Tel. 0121 76235
Orario: mart. - sab. 9,00-12,15/15,30-19,00; lun. e dom. chiuso
In permanenza Opere di Avataneo, Carena, Coco Cano, Faccincani,
Fresu, Garis, Luzzati, Massucco, Musante
STUDIO LABORATORIO di Anna VIRANDO
C.so Giovanni Lanza 105 – Torino - Tel. 011 6601574
Orario: lun. - ven. 17,00-20,00
Dall’11/4 al 4/5 “Disegni e incisioni dal 1968 al 1978” di Olga Maggiora
TEART Associazione Artistico-culturale
Via Giotto 14 – Torino - Tel. 011 6966422
Orario: mart. - sab.17,00-19,00
TINBER ART GALLERY
Via Albergian 20 – Pragelato (To) - Tel. 0122 78461
[email protected]
Orario: sab. e dom. 10,00-12,30/15,30-19,00
Fino al 1/5 “Il silenzio delle cose”
Mostra dedicata alle Opere di Sergio Saccomandi
ULTIME FRONTIERE Galleria
Via Varazze 11 – Torino - Tel. 349 8462892
Visite su appuntamento
“Sulla rotta d’Italia”
UNIQUE Galerie d’Art di Patrick CAPUTO
C.so Vittorio Emanuele II 36 – Torino - Tel. 011 5617049 - Cell. 334 8017314
[email protected] - www.galerieunique.com
Orario: mart.- sab. 10,00-12.30/15,00-19.30
In permanenza Opere di Roberto Piaia
Dal 10/4 al 1/5 “Drammaturgia dello scambio” Personale di Giò Siciliano
VAILATI Galleria d’Arte
C.so Bramante 78 – Torino - Tel. 011 6967292 - Cell. 346 2326181
[email protected]
Orario: lun. 15,30-19,30; mart. - ven. 9,30-12,30/15,30-19,30;
sab. 9,30-12,30/15,30-19,30
Artisti della Galleria, tra i quali Asveri, Fr. Casorati, G. De Agostini,
Musante, Ruggeri, Soffiantino e Tabusso
Fino al 6/4 Francesco Musante
VIVIARTEVIVA Galleria Artistica e Culturale
Via Madonna delle Rose 34/C – Torino - Cell. 347 9453075 - Fax 011 3114769
[email protected] - www.viviarteviva.it
Orario: lun. - sab.16,00-19,00
Fino al 12/4 “Labirinti d’Arte di Torino Esposizioni” Collettiva
Gallerie Milano
ANTIQUUM ORATORIUM PASSIONIS di S. AMBROGIO
P.za Sant’Ambrogio – Milano - Cell. 335 6405004
[email protected]
Visite su appuntamento
FONDAZIONE GIANNI E ROBERTO RADICE
Via Pierfrancesco Mola, 39 - Milano - Tel. 02 39214197 - Cell.: 347 1230644
Visita solo su appuntamento
Opere della Fondazione
LUCE Gallery
C.so S. Maurizio 25 – Torino - Tel. 011 8141011
[email protected] - www.lucegallery.com
Orario: mer. - sab. 15,30-19,30
Fino al 16/6 “Surface in Volume” Collettiva
SPAZIOINMOSTRA
Via Cagnola, 26 – Milano - Tel. 02 33105921
[email protected] - www.spazioinmostra.it
Orario: lun. - giov. 15,30-19,30, ven. 13,00-16,00
LUNA ART COLLECTION Spazio espositivo
Via Nazionale 73/1 – Cambiano (To) - Tel./Fax 011 9492688
[email protected] - www.luna-art-collection.com
Orario: lun. - ven. 8,30-17,30; sab. 8,30-17.30 (previa telefonata)
In permanenza serigrafie d’arte a tiratura limitata
di Coco Cano, Francesco Casorati, Isidoro Cottino, Theo Gallino,
Franco Negro, Ugo Nespolo, Ernesto Oldenburg, John Picking,
Marco Puerari, Giorgio Ramella, Maurizio Rivetti, Francesco Tabusso,
Silvio Vigliaturo
STUDIO D’ARS
Via Sant’Agnese, 12/8 – Milano - Tel. 02 860290/86450302
[email protected] - www.fondazionedars.it
Orario: lun. - giov. 15,30-19,00; mart. 21,00-23,00; ven. 17,00-19,00;
sab. e festivi chiuso
MACRO - MUSEO ARTE CONTEMPORANEA ROMA
Via Reggio Emilia, 54 – Roma - Tel. 06 671070400
www.macro.roma.museum/
MAXXI - MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO
Via Guido Reni - Roma - Tel. 06 3210181
www.fondazionemaxxi.it
A.L.P.G.A.M.C.
Associazione Ligure e Piemontese Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea
GIAMPIERO BIASUTTI Arte Moderna e Contemporanea
Via della Rocca 6/B – Torino - Tel. 011 8141099 - Fax 011 8158776
[email protected] - www.galleriabiasutti.com
Orario: mart. - sab.10,30-12,30/15,30-19,30
Fino al 28/4 Maurizio Galimberti “Portraits, Landscapes and Still-file”
BIASUTTI & BIASUTTI Galleria d’Arte
Via Bonafous 7/1 – Torino - Tel. 011 8173511
Orario: mart. - sab.10,00-12,30/15,30-19,30
Dal 12/4 al 26/5 Donald Baechler
CENTRO ARTE LA TESORIERA
C.so Francia 268 – Torino - Tel. 011 7792147
Orario: mart. - sab. 10,00-13,00/16,00-20,00; lunedì e festivi chiuso
o su appuntamento
Fino al 14/4 “Pittura piemontese dall’800 al ’900”
da Delleani, Lupo, Maggi, Pittara, Reycend
a Casorati, Gilardi, Nespolo, Paulucci, Ruggeri, Tabusso
DAVICO Galleria
Gall. Subalpina 30 – Torino - Tel. 011 5629152
Orario: mart. - sab. 10,00-12,30/16-19,30; lunedì e festivi chiuso
Fino al 10/5 Leonardo Caboni
LA TELACCIA Galleria d’Arte
Via Pietro Santarosa 1 (p.za Statuto) – Torino - Tel/Fax 011 5628220
www.latelaccia.it
Orario: lun. - sab. 15,00-19,30
Fino all’11/4 Personale di Fabio Zeppa
Dal 12 al 21/4 “Sei Artisti per sei Regioni” Collettiva
NARCISO Galleria
P.za Carlo Felice 18 - Torino - Tel. 011 543125
Orario: mart. - sab.10,00-12,30/15,30-19,30
Pittura e grafica del Novecento italiano
TERRE D’ARTE Galleria
Via Maria Vittoria 20/A – Torino - Tel./Fax. 011 19503453
www.terredarte.net
Orario: lun. - sab. 10,30-13,00/16,30-19,30
Dal 12/4 al 12/5 “L’unico e la serie. 1951-1962
Ceramiche di Franco Meneguzzo”
Arte Antica
AVERSA Galleria
Via Carlo Alberto 24 ang. Via Cavour – Torino - Tel. 011 532662
Orario: mart. - sab. 10,00-12,15/15,30-19,00
In permanenza Opere dell’Ottocento
CASA D’ASTE DELLA ROCCA
Via Della Rocca 33 – Torino - Tel. 011 8123070/888226 Fax 011 836244
[email protected] - www.dellarocca.net
LUIGI CARETTO Galleria
Via Maria Vittoria 10 – Torino - Tel. 011 537274
Orario: mart. - sab. 9,45-12,30/15,45-19,30
Pittori Fiamminghi e Olandesi
SANT’AGOSTINO Casa d’Aste
C.so Tassoni 56 – Torino - Tel. 011 4377770 - Fax 011 4377577
Orario: mart. - sab. 9,30-12,30/15,30-19,30
MARTINO BISSACCO
BIENNALE DI VENEZIA
Padiglione ITALIA, Torino 2011-2012
“Adriatico”, 50x60, tecnica mista su tavola, 2010
Curatore: Vittorio Sgarbi - Coordinatore: Giorgio Grasso - Direttore Artistico: Giorgia Cassini
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CORRIEREdell’ARTE
Venerdì 6 Aprile 2012 CORRIERE dell’ARTE
Corriere7__ 29/03/12 12:38 Pagina 12