ERIC LEWIS, 36 anni. A novembre uscirà il suo primo album: Elew

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ERIC LEWIS, 36 anni. A novembre uscirà il suo primo album: Elew
ERIC LEWIS, 36 anni.
A novembre uscirà il
suo primo album: Elew
Rockjazz volume 1.
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24 ottobre 2009 iO
Musicisti rivelazione
Il prediletto
degli Obama
Ha inventato il “rockjazz” e lo suona in modo drammatico
e spettacolare. Così Eric Lewis è stato chiamato
alla Casa Bianca. E quando la first lady gli ha indicato
il piano dicendo: “Uccidilo”, non si è fatto pregare
di Assia Baudi de Selve foto Alessandro Cosmelli
Musicisti rivelazione
È
da anni che ascoltiamo i Nirvana e bal- vo Mozart, né il nuovo John Coltrane e neanche il nuovo
liamo i The Knife, che diamo voce alla Mick Jagger. Lui è Eric Lewis, anzi Elew, una splendida
rabbia con The Killers e amiamo i Rol- promessa. Ha deciso che suonerà sempre così da oggi in
ling Stones, ma mai li abbiamo sentiti poi, senza seduta. Ha deciso di spaccarsi la schiena perché
suonare da un uomo soltanto, con un nessun altro pianista al mondo lo fa: «È tutta una questiopianoforte soltanto e per giunta da un ne di marketing». A fine novembre uscirà il primo album,
afroamericano di 36 anni, con la tecnica di chi ha trent’an- con la sua neonata etichetta indipendente, la Ninjazz. «Ho
ni di musica classica e jazz alle spalle e la passione di un fatto come Jay-Z che ha creato la sua Roc-A- Fella Readolescente che ha appena scoperto il rock. Il 22 maggio cords».
scorso Eric Lewis ha suonato alla Casa Bianca durante la
prima “notte di parole e musica” presidenziale e la first Jay-Z è al primo posto della classifica Forbes
lady lo ha esortato a iniziare dicendogli «Kill it!». Ucci- 2009 fra i rapper più ricchi del mondo ed Eric Lewis è «un
dilo. Lui il pianoforte lo suona come una chitarra. Ha ragazzo ambizioso». Non crede nel talento: «Esiste solo la
inventato un genere, si chiama rockjazz.
padronanza dello strumento. E il coraggio: quello di esporMa c’è qualcosa che il Presidente Obama e gli altri quella si, di esprimersi, di rischiare di essere criticato, e anche il
sera nell’East Room non hanno visto e noi invece sì. Lo coraggio di dare ragione all’autorità». L’autorità di cui
abbiamo visto esibirsi in piedi, senza seduta, gamba destra parla è il pop, con il suo mercato milionario. Lo racconta
piegata in avanti e schiena tesa all’indietro, come colpito con la convinzione di chi si è appena convertito. Di chi
da un fulmine. Per un’ora, in una stanza
aveva una fede, si è sentito
dello studio di registrazione Euphoria Protradito, è sprofondato, e ne
ductions di New York, si è sottoposto a uno
Si esibisce in piedi, ha trovata un’altra in cui
sforzo fisico doloroso e drammatico, menfino a farsi male.
gamba destra credere
tre la sua faccia si contraeva in smorfie,
Viveva solo per il jazz, pripiegata e schiena ma. Fin da bambino, fin da
grondava sudore e le sue dita si muovevano
più veloci di quanto l’occhio umano possa
tesa all’indietro. quando, cresciuto in una
sopportare. Lo abbiamo intervistato dopo
del crimine”,
Come colpito “capitale
la performance in un ristorante italiano
Camden, nel New Jersey, in
da un fulmine, una famiglia di quattro geall’aperto, a Chelsea, bevendo amaretto e
sentendo freddo, per scoprire che lui non
con il viso contratto nerazioni di musicisti, in
è né un genio, né un pazzo, non è né il nuouna casa con quattro piain una smorfia noforti, sua madre lo portava nei backstage dopo i
concerti, per farlo familiarizzare con
il genere che aveva scelto per lui, il
jazz: «Perché sapeva che un nero come musicista classico non avrebbe
fatto strada». A diciassette anni ha
vinto una borsa di studio per frequentare la prestigiosa Manhattan School
of Music. E appena laureato, nel ’96,
è stato chiamato da Wynton Marsalis,
fra i jazzisti più celebri al mondo, per
diventare componente del suo gruppo e della The Jazz at Lincoln Center
Orchestra di New York, per quasi
dieci anni. Un percorso perfetto. Ma
un contratto discografico non riusciva
a ottenerlo, neanche dopo aver vinto
Eric Lewis nella sua
inconfondibile
posizione al piano.
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Gli hanno dato
del pazzo ed è
crollato:
depressione,
attacchi di
panico. Ma
non si è piegato
Tre intensi
primi piani
di Eric Lewis
durante
un concerto.
un luogo al quale appartenere, qualcuno
capace di ascoltare, che parlano di rabbia,
tradimento e dolore». E ha capito perché
il jazz non era il suo mondo: «I jazzisti sono
incapaci di fare soldi e avere successo, perché credono che
chi non li capisce è un idiota. Ma se decidi di vendere
quello che fai, devi essere sensibile a quello che le persone
vogliono, cercano». La legge dell’offerta e della domanda,
quella del mercato, non è altro che questo: un sistema di
dialogo, di scambio, nato dalla necessità di mettersi i rela-
Una squadra inseparabile
Fra di loro si chiamano “Il Tridente”: Eric Lewis,
il suo produttore Marco Gualtieri, e la sua manager,
Nancy Hirsch. Sono una squadra inseparabile, anche
se formata da pochi mesi. Gualtieri ha visto esibirsi
Elew per la prima volta la primavera scorsa a Milano,
in occasione del lancio di un fondo d’investimenti
nell’arte, il Contemporary Art Fund. «Sono rimasto
folgorato» dice. È un addetto ai lavori da tempo,
conosciuto per aver creato undici anni fa Ticket One,
la biglietteria online per concerti e spettacoli, poi
venduta nel 2008. Per Eric Lewis è diventato
produttore. Anche Nancy Hirsch non era mai stata
manager, ma ha scommesso su di lui. «Quando
mi fanno male le braccia le gambe e la schiena, spiega
Elew, penso a loro. È per loro che suono».
zione con gli altri. E all’improvviso,
sentendolo parlare, mi sembra di capire chiaramente cosa intende Deepak
Chopra, autore del best seller Creating
affluence, l’altra “Bibbia” dell’America, quando spiega una delle sette regole spirituali del successo, quella del
“dare”: «I soldi sono realmente un
simbolo dell’energia vitale, l’energia
vitale che usiamo come risultato di un servizio che forniamo all’universo». E il servizio che fornisce Elew è straordinariamente generoso. Dà tutto se stesso. E usa la nostra
lingua, scorre le pagine dei Diary of Jane dei Breaking Benjamin, suona Smells like Teen Spirit dei Nirvana, Mr. Brightside dei The Killers,
Heartbeats dei The
Knife e Paint it black
dei Rolling Stones, e
usando canzoni che
conosciamo a memoria ci fa entrare nel
suo pianoforte e
nell’altro mondo,
quello che trascende
la sua stessa teatralità.
Gli chiedo se ancora oggi funziona la definizione che Marsalis aveva dato di lui, sentendolo suonare la prima volta
quando aveva tredici anni: «Giocoso e serio al tempo stesso al punto di essere spirituale». Risponde con una domanda: «Il rapper 50 Cent è così?». E aggiunge: «L’unica cosa
che vale la pena di chiedere è: “la mia musica è hot”?». Lo
chiede come lo chiederebbe il re dell’hip hop, con l’accento di New York. Si, è eccitante.
È talmente eccitante che senza un disco e senza
aver mai messo un brano in vendita su ITunes, suonando
nei club dell’East Village di Manhattan e al Club HR-57 di
Washington, e con il solo passa parola è entrato alla Casa
Bianca. E ha conquistato Hollywood, la regina dei media
americani Oprah Winfrey e la stilista Donna Karan; ha
suonato ai Grammy Awards e al prestigioso evento T.E.D.
(Technology, Entertainment, Design) americano. E
all’Ischia film festival, quest’estate, ha invogliato Sting,
Zucchero e Bocelli a salire sul palco e a improvvisare assieme a lui, con l’immediatezza di chi suona senza guardare
la tastiera, come un cieco, «senza alcun filtro tra il cuore e
le mani». E allora è un po’ come per Obama, cui è stato
dato il Nobel per la Pace. Non importa se Elew venderà
migliaia di dischi o no. Se riuscirà a far diventare il suo
piano eccitante per i teenager quanto lo è un disco di 50
Cent. Quel che conta è che oggi lo crediamo possibile. l
Guarda un video esclusivo su:
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leiweb.it/people-e-news
Il servizio è dell’agenzia Contrasto
la Thelonious Monk International Jazz
Competition. Di critiche invece ne ha
avute tante: «Mi hanno anche dato del
pazzo». Ed è crollato: depressione, attacchi di panico. «Perché mi fidavo di
loro». Non si sa bene a chi si riferisca
quando dice loro, se a Marsalis, ai critici, forse solo ai suoi, a quelli del jazz. Mi
guarda dritta negli occhi, da vicino, e lo
ripete scandendo bene le parole, piano: «Mi fidavo di loro». Ma invece di piegarsi a quello che ci si aspettava da
lui, ha lasciato Marsalis, nel 2005. E ha scoperto, per la
prima volta a trent’anni, Cobain, i Rolling Stones, il rock.
«Ho trovato canzoni che parlano del desiderio di trovare