monte santo stefano

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monte santo stefano
CLUB ALPINO ITALIANO
Sezione di Perugia G. Bellucci
Giovedì 3 Aprile 2014
MONTE SANTO STEFANO
Anello da Morro
Coordinatori logistici: V. Cesarini & D. Crotti & V. Ricci (referente)
“Acqua Santo Stefano, Cancelli, Casale, Cascito, Civitella, Cupoli, Morro,
Roviglieto e Vallupo sono piccolissime frazioni del comune di Foligno
distribuite sul ramo occidentale che dalla dorsale appenninica umbromarchigiana dei monti Nerone-Catria-Cucco-Penna, all’altezza di monte
Pennino, si diparte verso Sud. E le cime dei rilievi toccano altitudini
comprese tra i 1000 e i 1100 metri. Vicino ai villaggi piccole aree messe a
coltivazione; per il resto: da un’area boschiva, attualmente di scarso
interesse economico, si passa a radure cespugliose le quali, a partire dagli
850-900 metri divengono prative; e tutte le zone cacuminali sono coperte
da prati, un tempo popolate da pastori”. Questo scriveva Mario Sensi nel
1984. S. Maria delle Grazie sarà la prima sorpresa della giornata. Da qui,
risalendo il fosso Terminara, raggiungeremo Morro da dove inizieremo
l’escursione per salire alle due cime di Monte Santo Stefano e al Monte di
Morro, prima di scendere e visitare il borgo. Daniele Massini ci
accoglierà al termine dell’escursione e ci dirà di Morro, della sua “Casa
di Angela”, del castello (con torre e cassero un tempo), della ecclesia, della canonica, del monasterium:
«Questo è l’inventario […] del benefitio semplice chiamato il canonicato di S. Martino di Morro nella
chiesa curata di detto luogo diocesi di Foligno, fatto da me d. Filippo Mancia al presente possessore di
esso»; «Questo è l’inventario […] del benefitio semplice, canonicato nuncupato, situato…, al presente
posseduto da me […] Girolamo Delii»; «Canonicato secondo nella chiesa parrocchiale di S. Martino di
Morro posseduto al presente dal sig. Can. Antonio Bucciari» (sono tre inventari redatti tutti nel 1728,
come ricorda sempre il Sensi). Nel 1573 in Morro abitavano 22 famiglie; ora le famiglie residenti sono
soltanto 3, 1 su, al castello, e 2 giù, nel borgo attorno a San Martino (D.C.)
L’escursione: Si parte da Morro (868 m). Si supera la cappella della SS. Trinità per scendere lungo il S. 580 (CAI
Foligno – Carta dei Sentieri: Monteserano, Brunette e Sellanese) sino all’unione sopra il F.so Terminara con il S.
574 (840 m ca). Si prosegue risalendo quest’ultimo fino ai 1000 m
del valico. Prima breve sosta. Da qui si piega a nord per raggiungere
la cima del M. Santo Stefano (la prima a 1230 e la seconda a 1220).
Sosta doverosa: panorama, prati, riparo, colazione. Si continua sui rilievi erbosi sino al M. di Morro (1207 m). La discesa verso Morro
(direzione est – nordest) prevede un’altra cima a 1009 m, indi la discesa alla carrareccia che proviene da Casale di Morro e raggiunge la
chiesetta di cui sopra. Da qui si sale al castello (882 m), tra una vite
maritata e l’altra, lo si attraversa e si sosta in Morro. Visita del borgo
in collaborazione con la Comunanza Agraria di Morro.
Durata 3:30 ore senza le soste
Lunghezza: 11 km circa
Dislivello: 500 m circa
Quote tra i 840 ed i 1230 metri
Oltre a buoni scarponi da montagna, si raccomanda l’uso dei bastoncini.
 Partenza alle ore 7,45 da Pian di Massiano e/o alle ore 8,00 da Collestrada.
 Percorrenza auto: Perugia, Collestrada, Foligno, Bivio per Colfiorito, Casenove, S.S. Sellanese, Rasiglia, Morro. (km 61)
 Rientro: nel pomeriggio.
Rif. V. Cesarini 340 3377250 – Daniele Crotti 329 7336375 – Vincenzi Ricci 333 6372943
La leggenda della Statua della Madonna delle Grazie
Il Santuario della Madonna delle Grazie, in località Rasiglia (2 km a sud del borgo sulla S. S. 319 di
Sellano) sito sulla riva destra del Fosso Terminara è in Comune di Foligno, ma nella diocesi di Spoleto
(in vocabolo Paragonne). Ed è sempre stato conteso tra gli abitanti di Rasiglia (orgogliosissimi dello
stesso) e quelli di Verchiano, anch’esso borgo in Comune di Foligno, ma la cui Diocesi di appartenenza è
quella, appunto, di Spoleto. La fondazione del Santuario della Statua della Madonna risale a metà ‘400, e,
secondo la tradizione, il santuario fu edificato in seguito ad un evento prodigioso che consistette nel
ritrovamento casuale da un abitante di Rasiglia di una statua in terracotta raffigurante la Madonna
adorante il Bambino. E’ situato a 648 m slm, sul greto del torrente Terminara (l’etimologia tradisce il
termine che indica il confine tra le diocesi di Foligno e di Spoleto), affluente del Menotre.
Questa la leggenda.
Sembra che allora gli abitanti di Verchiano volessero assolutamente entrare in possesso di una statua della
Madonna (forse con bambino) che era però di appannaggio della comunità religiosa di Rasiglia. La Statua
era sita lungo la vallata del Menotre, poco fuori Rasiglia e sotto Verchiano, borgo posto pochissimi
chilometri sopra Rasiglia. Un tal giorno decisero di provare a trafugarla. Andarono di notte con un carro
trainato da buoi. Presero la statua e stavano tornando indietro. Ma, al ponte sopra il Fosso Terminara (un
piccolo affluente del Menotre le cui sorgenti sono non molto distanti, poco più in alto) i buoi di
impuntarono, si bloccarono. Non volevano o non potevano passare, e quindi rientrare. Pare che ad un
tratto il carretto si ribaltò e la statua cadde rompendosi. Il busto scomparve così sott’acqua. In ogni caso la
statua, o ciò che ne rimaneva, restò patrimonio degli abitanti di Rasiglia. Fu così costruito il Santuario a
ringraziamento. La statua è nella chiesa principale, dietro e sopra l’altare, ma è nascosta da un pannello
scorribile (cosa assai originale!). Di originale ha però solo la testa; il resto fu ricostruito in legno. La
Madonna appare vestita con ricchi panni dorati. Ma, forse successivamente, il busto originale della statua
venne poi ritrovato. Fu allora portato nella chiesa, ove giace in una nicchia sotterranea. Il busto è quello
originale in terracotta, mentre mani e testa furono riplasmate dalla mano di un sacerdote. Ma: nacque
prima la nicchia e poi il Santuario o viceversa? Sta di fatto che mentre i pellegrinaggi e le processioni si
rivolgono alla Statua superiore, la gente del luogo è più legata alla Statua inferiore, che, secondo loro, è
quella “vera”. Tant’è che durante il terremoto del 1997 la Statua superiore venne trasferita per sicurezza a
Foligno, mentre per quella inferiore non fu possibile il trasferimento. Era come incollata nella sua nicchia
e nessuno riuscì a spostarla. Vennero tante ulteriori e successive scosse telluriche ma la piccola statua non
subì alcun danno! Soltanto dopo, nelle fase di ricostruzione, la statua inferiore si lasciò spostare (di pochi
metri) per potere ricostruirgli una nicchia più consona a quanto successo. E si ruppe di nuovo, ma solo la
testa; fu sempre rifatta che fu rifatta dall’attuale parroco.
Ma la leggenda non finisce qua.
Il Santuario, con le sue due Statue, è centro di devozione e meta di pellegrinaggi (è dotato di ostello), ed è
assai ricco di affreschi e decorazioni che in buona parte furono creati nel tempo per ringraziamento degli
episodi avvenuti. Molte sono le occasioni per venerare il Santuario. Ci sono tre principali processioni.
Una si svolge l’ultima domenica di maggio ed è una processione di ringraziamento collegata agli ex-voto
di cui la chiesa è ricca, ringraziamento legato ai sopravvissuti alle guerre, le due mondiali, ma altre prima
ancora. Una seconda si svolge il giorno di Pentecoste ed è collegata ad un miracolo (testimoniato da
numerosi affreschi di Madonne col Bambino), secondo il quale ad una donna del posto morì il figlio
soffocandosi, pare. La madre, ancora speranzosa, portò il figlio a questo santuario. Come fu di fronte alla
Statua posò il figlio in un cesto e il cesto sulla testa, mentre lei pregava. Ebbene, improvvisamente sentì il
proprio figlio piangere! La terza si svolge la prima domenica di giungo ed è legata alla liberazione dalla
peste (anche su questo tema si possono ammirare vari affreschi sempre sulle pareti interne della chiesasantuario). Si dice che gli abitanti di Scopoli volessero venire al Santuario per la preghiera. Ma erano
appestati. Non riuscivano mai pertanto a superare il fiume Menotre. Riuscirono a farlo, silenziosi, nel
corso di una notte. E arrivarono sani e salvi al Santuario. Dal quel momento la peste scomparve.
Morro
“A nord-est sorgeva il castello di Morro, di cui per il periodo dell’incastellamento nulla sappiamo
all’infuori del toponimo. E di certo non fu casuale l’erezione di un monastero proprio ai piedi del castello.
La bolla di Innocenzo II del 1138 elenca tra le fondazioni soggette al vescovo di Foligno: «Monasterium
[…] sancti Martini de Murro»; il privilegio di Innocenzo III del 1210 lo chiama semplicemente
«ecclesiam sancti Martini de Murro cum cappelli set pertinentiis suis», ma nella sentenza del card.
Capocci del 1239 la chiesa ha qualifica di canonica ed almeno fino al secolo XVIII dipesero da quella
chiesa tre canonicati. Nulla ci è pervenuto sul cenobio di S. Martino, quasi sicuramente una fondazione
altomedioevale, all’infuori di qualche ricordo nella toponomastica. Così in un catasto del secolo XVIII si
legge: «terra arativa soda sterile, vocabolo S. Martino; lati il monastero demolito, la fonte, la strada…
item terra salvata […] vocabolo la torraccia o vero il poggio […] item pezzo di terra arativo, vocabolo la
costa di S. martino o la valle monastica, lati la strada che va alla fonte, le rovine del monastero de’
monaci». Ed ancora nello stesso catasto, per la chiesa parrocchiale di Morro vengono ricordati beni sparsi
nei seguenti sindacati: Morro, Civitella, Rasiglia, Verchiano, S. Eraclio, Scandolaro, Orsano, Cannaiola:
una vastità di possessi che tradisce l’antico splendore della fondazione monastica per la quale tuttavia si
desidera una documentazione, come deòl resto per il vecchio castello di Morro prima dell’acquisto da
parte del comune di Foligno” (in: M. SENSI, VITA DI PIETA’ E VITA CIVILE DI UN ALTOPIANO
TRA UMBRIA E MARCHE (secc. XI – XVI), Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1984).
La Madonnina di Morro
(brevissimo raccontino anonimo di fantasia)
San Giuseppe, prima ancora di essere santo ma già di certo Giuseppe, si recò a visitare la valle del
Menotre, sì quella valle che si diparte dalla Via della Spina e scende sin sopra la piana di Foligno, ove un
tempo il lacus Umber stagnava. Passò a dissetarsi alle sorgenti di Rasiglia che arricchiscono il Menotre,
già tale, allorché da Rio Fauvella accetta le acque dapprima del Rio Piè di Cammoro e poi del Fosso
Terminara, e quindi salì al Santuario terapeutico di S. Maria delle Grazie, ove i San Sebastiano e
Sant’Amico troneggiano sopra tutti a fianco della Madonna con bambino che, nascosta dal pannello
scorrevole, ti appare quasi come un miracolo allorché azioni il comando che lo regola. Da qui salì a
Morro, dapprima il Castello, dopo una breve preghiera alla cappella che sottosta al monte omonimo, e
successivamente nel borgo, nel vecchio borgo. Che stupore nel vedere la su madonnina in una nicchia
ricavata nel muro di una antica casa nel centro del paesello proprio davanti alla chiesa madre.