Nel blu, dipinto di blu - Dipartimento di Fisica
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Nel blu, dipinto di blu - Dipartimento di Fisica
Nel blu, dipinto di blu … Caro Professor Peruso, mi viene da pensare, ora che è estate, al colore del cielo. E’ fatto d’aria, ma l’aria è trasparente. E la luce del sole è bianca! Ma allora da dove viene il blu che vediamo (almeno se non ci sono nubi)? Grazie dell’aiuto e buone vacanze! Domenico Malpensa Beh, posta in questo modo, la domanda preoccupa un po’. Tutte le cose che Domenico dice sono verissime, per cui ci deve essere il trucco da qualche parte … ma dove? Come al solito, andiamo con ordine. Anzitutto l’aria, trasparente lo è, ma fino ad un certo punto. Dobbiamo ricordare che essa (come tutti i gas o i miscugli di gas) è composta da piccolissime particelle, atomi o molecole, che guizzano allegramente qua e là senza mai stancarsi. Queste particelle, quando vengono investite dalla luce del sole, un po’ la lasciano passare: non c’è dubbio che questo accada, altrimenti non potremmo leggere queste parole scritte sul giornale, né vedere molte cose a varie distanze, cosa che invece possiamo fare benissimo. Insomma, l’aria che si frappone fra i nostri occhi e l’oggetto osservato non è molto “opaca”. Però la storia è un po’ più complicata. Le particelle d’aria sono anche capaci di deviare la luce dal suo percorso originale, un po’ come farebbero dei paletti conficcati sul tappeto del tavolo da biliardo nei confronti delle biglie lanciate in determinate direzioni: i paletti sono ostacoli che cambiano la direzione di moto delle biglie. Questo fenomeno, detto dagli scienziati “diffusione” della luce, è molto comune e permette, ad esempio, di spiegare perché certi oggetti sono bianchi quando vengono illuminati dalla luce solare. Degli esempi noti a tutti sono i fogli di carta bianca, le superfici innevate e le nubi del cielo. Esiste però un caso di diffusione della luce molto speciale che avviene quando gli ostacoli che si frappongono al cammino dei raggi luminosi sono molto piccoli. Molto piccoli significa che le loro dimensioni devono essere minori della “lunghezza d’onda” della luce. Per farla breve: in altre occasioni ho già spiegato che la luce, da certi punti di vista almeno, può e deve essere pensata come un’onda (di natura elettromagnetica, direbbero gli scienziati), ovvero come un’oscillazione che si ripete eguale a sé stessa nello spazio e nel tempo. La distanza fra due creste consecutive dell’onda di luce è la sua lunghezza d’onda. Si scopre che, al variare di questa lunghezza, varia il colore da noi percepito della luce: da lunghezze di circa 4 decimi di millesimo di millimetro a circa 7 decimi di millesimo di millimetro (che i fisici preferiscono abbreviare come 400 oppure 700 “nanometri”) si hanno colorazioni che passano dal violetto, attraverso il blu, verde, giallo fino al rosso (uscendo da questo intervallo si hanno radiazioni “ultraviolette”, per lunghezze d’onda minore di 400 nanometri, e radiazioni “infrarosse”, per lunghezze d’onda maggiori di 700 nanometri. Le prime ci fanno abbronzare, le seconde ci scaldano di fronte ad una stufa elettrica, per intenderci). Ora, succede che la luce viene deviata o diffusa in modo differente a seconda del suo colore, ossia della sua lunghezza d’onda, quando come sopra accennato ciò che causa la diffusione è molto piccolo rispetto la lunghezza d’onda. Si osserva che le molecole dell’aria sono in grado di diffondere molto più decisamente la luce viola di quella rossa. Ovvero minore lunghezza d’onda implica maggiore diffusione, la luce viola è deviata di più di quella blu, quella blu di più di quella verde, e così via: la luce rossa è quella deviata di meno. Questo tipo di diffusione che, ripeto, avviene con particelle più piccole delle lunghezze d’onda della luce, è nota ai fisici come “diffusione cromatica di Rayleigh” ed è la chiave per interpretare il colore del cielo (e non solo). La luce che viene dal sole, dice Domenico, è bianca. Vero, ma il bianco è il nostro modo di interpretare una miscela di colori, ovvero di lunghezze d’onda, che investono il nostro occhio. Dunque la luce che investe l’atmosfera va immaginata come un fiotto di oscillazioni di varie lunghezze d’onda e che dunque vengono diversamente deviate nel loro cammino dalle molecole dell’aria. La luce violetta viene diffusa moltissimo e dunque riempie il cielo in direzione perpendicolare a quella di propagazione della luce solare. Ma il nostro occhio è poco sensibile al viola, per cui … non vediamo questa luce. Segue a ruota il blu: diffuso molto anch’esso, si ritrova a viaggiare verso i nostri occhi “abbandonando” il raggio di luce bianca che aveva solcato il cielo sopra di noi. Ecco che ai nostri occhi arriva, soprattutto lontano dalla direzione del sole, luce blu: gli altri colori sono diffusi sempre meno, secondo la teoria di Rayleigh (che funziona!), e dunque vediamo il cielo blu. A meno che non vi siano altre particelle nell’aria che modifichino questo meccanismo. Ad esempio quando c’è molta umidità oppure polveri dovute allo smog. In questi casi le particelle che diffondono la luce sono molto più grandi delle molecole dell’aria, e la diffusione diventa come quella che si osserva nelle nubi o nel fumo di un incendio, ossia tutta la luce (tutti i suoi colori) sono egualmente diffusi e vediamo un colore biancastro lattiginoso ovunque (si parla allora di diffusione “acromatica”). Il cielo è blu, in pratica, perché l’atmosfera “sparpaglia” verso di noi più luce blu che di altri colori. Ecco spiegato dunque anche il motivo per il quale gli astronauti in orbita vedono un cielo perfettamente nero: dove non c’è aria non c’è diffusione, e solo guardando verso il sole si vede luce! A questo punto però non posso resistere ed aggiungo una considerazione che mi pare utile per capire ancora meglio cosa succede nella nostra atmosfera illuminata dal sole. Avete sicuramente presente i meravigliosi colori dell’alba o del tramonto, almeno in certe condizioni. Le tinte rossastre che assume il cielo in questi casi sono ancora spiegabili facilmente tenendo presente il fenomeno della diffusione cromatica di Rayleigh. Al tramonto (o all’alba) si osserva la luce del sole che ci perviene bassa all’orizzonte, ossia quand’essa ha attraversato un lungo tratto di atmosfera per giungere ai nostri occhi. Durante questo lungo viaggio, il fenomeno di diffusione del colore blu continua ad avvenire, solo che ora stiamo guardando “verso” il raggio luminoso e non “di fianco” ad esso. Dunque stiamo osservando un raggio dal quale molto colore blu è stato tolto dalla diffusione cromatica e che per questo motivo si ritrova “sbilanciato” verso il rosso, arricchito di questa componente di colore. La stessa cosa la potete notare guardando il sole o una luce bianca attraverso una cortina di fumo, magari quella causata da delle sterpaglie incendiate. Termino la mia risposta (che spero sia chiara a sufficienza) proponendovi un semplicissimo ma interessante esperimento, con il quale potete provare a costruire un piccolo cielo, compreso di tramonto, in casa. Basta prendere un contenitore trasparente pieno d’acqua (magari un piccolo acquario, o qualcosa di simile) e sistemare una torcia elettrica (l’ideale sarebbe un proiettore per diapositive o una lampada alogena) in modo da illuminare l’acqua lateralmente. Meglio se riuscite ad oscurare la stanza dove vi trovate. Aggiungete poi all’acqua una piccola quantità di latte, poche gocce alla volta, mescolando. Ad un certo punto vedrete che la colorazione della luce della lampada viene diffusa dappertutto ed assume una colorazione azzurrina: le particelle di latte sospese nell’acqua fanno esattamente ciò che fanno le molecole d’aria nel cielo sopra di noi! Inoltre, guardando verso la luce che entra nell’acqua, dovreste osservare una colorazione rossastra: è proprio ciò che accade al tramonto o all’alba, quando siamo costretti, per la posizione del sole, ad osservare i colori ben noti attorno o vicino ad esso. Mi accorgo ora che la domanda che Domenico mi ha posto mi permette di sfoggiare anche la mia passione per la musica e le belle canzoni italiane: “nel blu dipinto di blu” per partire, “il cielo in una stanza” nel piccolo esperimento che vi ho proposto. Buon divertimento e speriamo che le vacanze ci regalino davvero un cielo blu, ma sopratutto sereno. [A cura di Stefano Oss]