A JACOPO LIGOZZI – Firenze Mantova, 17 febbraio 1600 Lettera
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A JACOPO LIGOZZI – Firenze Mantova, 17 febbraio 1600 Lettera
A JACOPO LIGOZZI – Firenze Mantova, 17 febbraio 1600 Lettera indirizzata Al molto Magnifico Signor mio Osservandissimo il Signor Jacopo Ligozzi, pitore di Sua Altezza Serenissima. Racomandata al Signor Maestro della posta per esser questa per servicio di Sua Altezza Serenissima. Firenza. Molto Magnifico Signor mio Osservandissimo Ho visto la sua scrita a mio frattello circa la fontana et la ringrazio del favor fatomi in far vedere il mio disegno al Serenissimo Gran Duca, dove intendo che si contenta di vederla, ma che desidera sapere qual saria la mia intencione oltra il costo di detta fontana. Per tanto Vostra Signoria potrà far sapere a Sua Altezza Serenissima che la fontana è fatta a mia spesa, subito che fui arivato qui et è da otto giorni che è fornita et volendola subito montarò a cavalo et cella portarò et che la pretenzione mia è la gratia sua et quello che si degnarà donarmi io lo acetarò in dono per gratia et benignità sua. Et se la fontana non sarà cosa degna da ogni gran Principe et non farà tutto quello ch’io scrissi nel mio disegno non voglio cosa alcuna et se Vostra Signoria mi avesse scrito liberamente che Sua Altezza vol la fontana et ch’io cella portasi, in loco di questa lettera verei io a portarvela. Ma Vostra Signoria mi scrive confuso et per questo non vengo, né anco mandarla saria frutatorio perché non vi sendo io a governarla et in pararli il secreto che la fa gettare, niuno la saperia mai far gettare che le tramutacioni del vino et de laqua. Però se Sua Altezza la vole, Vostra Signoria mello scriverà anco subito a fine mi possa dispore di farne altro. Io vi prometto Signor Jacopo che venendo vederete delle belle et artificiose chose che forse Vostra Signoria abia mai veduto in vita sua et questa è la prima che mai sia stata fatta al mondo di questa sorte, come in effetto Sua Altezza potrà vedere et è cosa piciola, gentile per tenere sopra una tavola, tanto che si mangia, et vi è un secreto per far delle burle, ciovè per una spina sola si può cavare di due sorti di vino, di bono et di cativo, ma tuto d’un colore et quando si è a tavola, far tirare un bichiere del bon vino et darne un poco a tastare a chi si vol far la burla et comandare che sia trato di quello a tuto pasto. Et quando si tira il vino per il patrone darasi del bono et a l’altro tirarvi del cativo, che vedendo che si tira tuto per una spina et che il patrone ne beve, non ossa mai a dir niente, ancora chel vino sia pessimo et quando dicesse alcuna cosa farcene tastare un’altra volta del bono, che più non ossarà a dir niente per non si far tener per inbriaco. Et questo è di più d’ogni altro secreto ch’o scrito nel disegno et ancora che si beva di detto vino sempre la fontana va getando in alto. Non essendo per altro Idio vi feliciti Di Mantova adì 17 febraro 1600 Di Vostra Signoria Affezionatissimo servitore Drusiano Martinelli Mio fratello si aricomanda a Vostra Signoria per infinite volte.