…Ci sarebbero tante cose da raccontarvi, anche se sono qui solo da

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…Ci sarebbero tante cose da raccontarvi, anche se sono qui solo da
…Ci sarebbero tante cose da raccontarvi, anche se sono qui solo da una settimana, ma cercherò di essere il meno
prolisso possibile per non annoiarvi troppo.
Mi sembra così lontano il giorno in cui sono partito alla volta di Roma per poi dirigermi verso Bruxelles e infine partire
per la mia destinazione finale: l’Angola. Devo dire che i tre giorni passati tra Roma, Bruxelles e Luanda (Angola) sono
stati un po’ tragici per me: non mi sono fermato un attimo, impegnato a districarmi tra i briefing nei vari uffici a con i
vari responsabili di MSF. L’arrivo a Luanda, la capitale dell'Angola, è stato un bell'impatto, ad effetto, anche se non è la
prima volta che esco fuori dai confini europei.
La prima cosa che si nota arrivando a Luanda, oltre alla temperatura piuttosto elevata (intorno ai 30-35 gradi) è un alto
tasso di umidità, nonostante sia appena iniziato l’inverno, e l'incredibile confusione di gente e macchine per le strade, la
famosa confuçao angolana. E poi questi colori variegati e profumi intensi che inevitabilmente ti avvolgono e ti
rapiscono.
Ma la cosa più bella penso sia la gente di questa terra martoriata da 40 anni di guerra e che ancora ha bisogno di aiuto
per risollevarsi e ritornare a condurre una vita dignitosa, diritto incontestabile di ogni essere umano.
Quello che mi ha davvero colpito è la profonda dignità che gli angolani mantengono nonostante le precarie condizioni
di vita in cui sono costretti a vivere. E vi assicuro che quando dico precarie sono molto ottimista, poiché in una sola una
settimana ho visto coi miei occhi cose che noi occidentali, stressati quotidianamente da cose futili che chiamiamo
problemi, neanche possiamo immaginare.
Anche se abbiamo la possibilità di essere informati attraverso le immagini televisive dei vari documentari che
denunciano le miserabili condizioni di vita di queste popolazioni, vi assicuro che vederle dal vivo e toccarle con mano è
tutta un’altra cosa.
Comunque, tornando a me, dopo aver soggiornato per un giorno a Luanda, sono partito con un velivolo leggero di MSF
(chiamato Tango Fix) alla volta di Cuemba, la mia destinazione finale.
Cuemba è un piccolissimo villaggio nel cuore dell’Angola, completamente isolato e raggiungibile solo via aereo, visto
che la maggior parte delle "strade" angolane non sono ancora completamente sminate. Ci sono delle strade che sono
state dichiarate percorribili, ma consentono di raggiungere solo i villaggi più vicini che si trovano comunque a non
meno di 60/70 Km. E poi chiamarle strade è veramente dura, visto che si tratta di vie sterrate cosparse di dossi, buche e
saliscendi
vari.
Pensate che oggi, percorrendo una di queste "strade" per andare a recuperare un camion ci abbiamo messo circa 45
minuti per fare 10 Km. Il camion sarebbe dovuto arrivare qui ieri sera dalla capitale della provincia in cui mi trovo, con
un carico di viveri per l’ospedale, ma era rimasto impantanato.
Qui a Cuemba vivo in una casa, una delle migliori, considerato che le altre sono mezze diroccate e che la maggior parte
della popolazione vive nelle classiche capanne africane fatte di fango e sterco di animali, legna e canne di bambù.
Divido l’alloggio con due altri operatori congolesi.
Insomma, qui sono l'unico "uomo bianco". È stupendo quando passo per le strade a piedi o con la land cruiser di MSF e
mi sento osservato e chiamato dai bambini che appena mi vedono dicono qualcosa del tipo "Chindele" (spero si scriva
così) che in lingua Umbundu, una delle diverse lingue locali angolane, significa "uomo bianco" e poi mi sorridono e mi
fanno ciao con la mano.
Penso che questi nove mesi saranno davvero intensi e sono sicuro che mi regaleranno un bagaglio infinito di emozioni
che spero di poter condividere con tutti voi al mio rientro. E soprattutto spero di poter davvero fare qualcosa di buono
per questa bellissima gente a cui già, dopo appena una settimana qui, mi sento molto legato.
Per il momento é meglio chiudere qua questa mail perché altrimenti corro il rischio di scrivere un libro.
Um beijo e um abraço a todos meus amigos e até logo.
Marcello
P.S. Ah, per gli amici capoeristi ho finalmente la conferma che la capoeira é conosciuta in Angola. Anzi, alcuni ragazzi
mi hanno detto addirittura che prima ancora che comparisse in Brasile era già esistente in Angola, soprattutto nella zona
di Benguela, una cittadina a sud di Luanda, ma devo indagare meglio.
Cuemba, Angola 23 Luglio 2006
Ciao a tutti miei cari,
ogni tanto devo farmi vivo giusto perché non possiate scordarvi di me. È solo per dirvi che sto bene e che dopo tre mesi
esatti che sono qui in Angola oramai mi sento proprio di casa. Questa volta, a differenza delle altre due, non ho cose
eclatanti da raccontarvi e non perché non abbia niente da fare o perché dopo tre mesi abbia già perso tutto l'entusiasmo
che avevo all'inizio, Tutt'altro, ma forse sarà perché oramai ci ho fatto un po' l'abitudine a stare qui. Comunque, ne
approfitterò per raccontarvi più nel dettaglio di cosa mi occupo in pratica ogni giorno. La mia giornata comincia
abbastanza presto: sveglia alle 6:30, un lavaggio rapido con acqua rigorosamente gelata (visto che qui, naturalmente,
non esiste scaldabagno e quando abbiamo necessità di utilizzare acqua calda la prendiamo dalle pentole che
generalmente mettiamo fuori sui carboni ardenti per riscaldarla) e una buona colazione, generalmente con pane, burro e
marmellata (quando ne abbiamo) e caffè, latte (entrambi solubili) o tè per partire di slancio. Generalmente per le 7,307,45 sono già in ufficio dove incontro Joaquina (la donna delle pulizie) e ogni volta aspetto un po' prima di entrare
perché il pavimento é ancora bagnato e mi dispiace passarci sopra e lasciare le impronte. Ma alcune volte capita che
vado troppo di fretta per aspettare, perché ci sono troppe cose da organizzare prima di cominciare la giornata.
Sono io il primo ad accendere radio, modem e computer nella sala radio per riallacciare i contatti con il mondo esterno,
dopodiché avvio il mio computer e comincio a organizzare la giornata lavorativa insieme al mio assistente logistico
Charles prima, e al mio assistente amministrativo e finanziario Augusto dopo.
Di solito, il programma per le uscite delle land cruiser lo facciamo la sera prima in funzione degli autisti che abbiamo a
disposizione e delle priorità che abbiamo durante la giornata. Per farvi un esempio, una delle uscite che facciamo spesso
durante la settimana è quella per l'approvvigionamento di legna per la cucina dell'ospedale, che di solito acquistiamo da
una località a circa 20 km da qui (sembra vicino, ma non fatevi ingannare, date le condizioni delle "strade" qui le
distanze sono sicuramente più lunghe di quanto sembrino) e in generale per l'approvvigionamento di qualsiasi materiale
o bene di consumo necessario per far funzionare un po' tutto qui, visto che sul posto non abbiamo granché a
disposizione. Oppure abbiamo le uscite per portare lo staff medico nei centri sanitari che supportiamo in alcune località
ancora più sperdute di quella in cui mi trovo e situate a circa 100 km da qui. Può sembrare facile organizzare le uscite
dei fuoristrada, ma vi assicuro che non lo è affatto perché i tempi di viaggio sono più lunghi di quelli a cui siamo
abituati noi, con le nostre comode strade asfaltate, e bisogna valutare bene quali sono le priorità perché é difficile
riuscire a portare a termine tutto quello che ci si prefigge di fare durante la giornata. E poi le auto devono
tassativamente rientrare alla base prima che faccia buio, perché è proibito per noi spostarsi in auto di notte fuori dal
villaggio per ovvie ragioni di sicurezza.
Bisogna inoltre organizzare le diverse équipe per effettuare i lavori che ogni mese programmiamo di portare a termine.
Ad esempio, nelle ultime tre settimane l'equipe delle costruzioni ha lavorato per costruire un jango (costruzione fatta di
legna e erba secca) che servirà come cucina per gli accompagnanti dei pazienti dell'ospedale e il mese scorso abbiamo
realizzato un nuovo inceneritore (specie di forno utilizzato per bruciare i rifiuti provenienti dall'ospedale) fatto di
mattoni refrattari e cemento e costruito in poco tempo con tecniche molto semplici e per me (come ingegnere civile)
professionalmente molto interessanti. C'è poi da gestire il funzionamento dei due generatori di corrente, uno più grande
e più vecchio e l'altro più piccolo e recente.
Ogni settimana, poi, controllo che il trattamento dell'acqua con il cloro che viene effettuato dalla equipe watsan (esperti
di acque e igiene) sia efficace, effettuando un test per verificare la presenza nell'acqua della giusta quantità di cloro (è
molto importante assicurarsi che l'acqua potabile sia trattata nel modo giusto per evitare di contrarre malattie).
Oltre a ciò, vi sono tutte le questioni finanziarie e amministrative di cui sono responsabile. Per raccontarvi nel dettaglio
i diversi problemi che mi trovo a dover risolvere ogni giorno dovrei scrivere almeno altre due pagine.
Comunque, continuo a ribadire che sono sempre più convinto e soddisfatto di quello che sto facendo qui. Spero
veramente di tutto cuore di poter lasciare qualcosa di buono per questa bellissima gente d'Angola a cui mi sento sempre
più legato.
In quanto al tempo libero, continuo a seguire le lezioni di capoeira di sabato e domenica, a cui partecipano sempre più
allievi, ragazzi, bambini e anche bambine, e continuo a frequentare le celebrazioni domenicali della mia chiesa
evangelica preferita. Di entrambe le attività ho già alcuni brevi video da farvi vedere quando tornerò in Italia (molto
presto) oltre alle innumerevoli foto. Oggi ho fatto vedere sul pc alcuni video che ho girato durante le celebrazioni
domenicali in chiesa alle persone che normalmente frequentano quella chiesa ed erano veramente felici. Ed io ancora di
più per averli fatti gioire.
Um beijo e um abraço a todos meus amigos e até logo.
Marcello