Sadismo e occultismo nelle opere di H. Nitsch
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Sadismo e occultismo nelle opere di H. Nitsch
Psicologia & Giustizia Anno XVII, numero 1 Gennaio – giugno 2016 SADISMO E OCCULTISMO NELLE OPERE DI H. NITSCH: ASPETTI DI INTERESSE CRIMINOLOGICO E. Ameruoso1 e B. Ugolini2 “L’arte, così come la psicoanalisi, è un percorso di liberazione delle energie creative individuali dai legacci di un’educazione conformista o da gravi blocchi nevrotici. Tuttavia, i complessi non rivelano solo il blocco delle energie creative, ma anche le strade che la psiche persegue per liberarsi, per trasformare il dolore in strumento di riscatto e di creatività”. Aldo Carotenuto Introduzione L’espressione artistica rivela l’attività mentale. Per la psicologia è quindi difficile spiegare eventuali patologie di un autore poiché il significato dell’opera è nell’opera stessa. Essa rappresenta pertanto la manifestazione “di una integra dimensione interna” dell’artista che, potendo liberare la sua creatività, soddisfa il suo rapporto con il materno e supera il conflitto distruttivo con il padre. Gran parte delle sofferenze insite nell’uomo derivano dalla paura di poter esprimere la propria creatività e l’arte è uno strumento che permette di liberarsi da blocchi emotivi che diversamente diventerebbero patologici (Carotenuto, 1997). Esistono diverse forme di estrinsecazione: la pittura, la scultura, la musica, l’architettura, la letteratura, la danza, il teatro, il cinema e tutte hanno un oggetto attraverso cui si concretizzano. L’arte quindi imita, ritrae un pensiero, una fantasia, un’immagine e gli elementi realizzano ciò che l’artista ha in mente. Anche il corpo, qualsiasi corpo, diviene oggetto di rappresentazioni e per questo viene adoperato. 1 Dott.ssa Emmanuella Ameruoso, psicologa, psicoterapeuta, specialista in psicologia clinica e sessuologia già esperto del Tribunale di Sorveglianza di Bari. Università la Sapienza di Roma. [email protected] 393/8737208 2 Dott.ssa Beatrice Ugolini, filosofa, dottoranda di ricerca in Teorie del diritto e della politica presso l’Università di Macerata. Specialista in Criminologia già Esperto del Tribunale di Sorveglianza di Bologna Nella sua esibizione assume altresì significati ambivalenti: può esaltare la bellezza o celebrare l’orrore, divenire il culto dell’estetica o ripugnare col deforme, esprimere armonia o corroborare la brutalità. L’arte contemporanea, come nelle opere di Hermann Nitsch, si rivela tramite forme di pura violenza, inconsueta e imprevedibile. L’effetto che ne produce è crudele, selvaggio. L’aggressività come espressione parafiliaca viene sublimata attraverso la liceità, l’accettazione comune di un pensiero, un’illusione cosciente che assume un significato recondito, nascosto e condiviso da più individui, da una loggia. Attraverso questo lavoro si vogliono analizzare a livello psicoanalitico e criminologico le caratteristiche artistiche così espresse dall’autore viennese che utilizza il rosso per richiamare il sangue, la conquista, la mascolinità, il desiderio, la spinta sessuale e che, a partire dal 1957, all’interno della tradizione cristiana, inserisce nel teatro dell’orgia e del mistero scene reali che coinvolgono l’individuo attraverso i cinque sensi. 1. L’uso del corpo nell’arte – La body art Hermann Nitsch, insieme a Günther Brus, Otto Muehl e Rudolph Schwarzkogler, è uno degli esponenti più famosi del cosiddetto Azionismo viennese, una corrente artistica che inizia a diffondersi a partire dal 1960 e che si caratterizza per l’utilizzo di Azioni, ossia performance, in cui il corpo viene utilizzato in modo estremo, mediante modalità sado-masochistiche e autolesionistiche vistosamente dissacratorie. Al di là dei diversi pareri della critica d’arte, talvolta acclamante, talvolta distaccata, occorre sottolineare che i diversi rappresentanti di questa corrente artistica hanno avuto, e continuano ad avere, riconoscimenti e visibilità internazionali, oltre che a suscitare un certo scalpore o, più spesso, una marcata ripugnanza per le loro opere. Una delle artiste contemporanee che ha portato avanti nelle sue performance un uso autolesionistico del corpo, che pare sfiorare l’autotortura e superare il limite di quanto attiene all’umano, è la famosa artista serba Marina Abramović, ispiratrice e guru di star mondiali come Lady Gaga. La più celebre performance della Abramović rimane Rhythm 0 del 1974 in cui l’artista si offrì passivamente agli spettatori invitandoli a fare ciò che volevano, per sei ore, con il suo corpo utilizzando vari oggetti, fra cui lamette, una frusta e una pistola carica. Al termine della performance, dopo aver seriamente rischiato di essere violentata da alcuni spettatori, dopo aver avuto il corpo ferito e tagliuzzato e il proprio sangue succhiato da alcuni presenti, la Abramović si ritrovò con la pistola carica in mano, puntata verso di sé. Un altra performance famosa, anche per le sue esplicite connotazioni sataniste, è Lips of Thomas, svoltasi nel 1975: l’artista incise sul proprio ventre, utilizzando un rasoio, una stella rovesciata a cinque punte, il più famoso e conosciuto simbolo satanista. Dopodiché, completamente nuda, cominciò a fustigarsi, distendendosi su una croce composta di blocchi di ghiaccio e, mentre un getto d’aria calda diretta sul suo ventre faceva sanguinare la stella incisa, il resto del corpo iniziò a gelare. Gli spettatori intervennero per sottrarla all’inevitabile stato di congelamento che l’avrebbe, altrimenti, uccisa (Stooss, 1998). Meno vistosa, ma altrettanto inquietante, è la performance del 2010 in cui la Abramović, durante la retrospettiva The Artist Is Present, si sedette al centro di una sala, per due mesi interi, restando immobile e in silenzio per oltre 700 ore. I visitatori si alternarono sedendosi di fronte a lei, solo guardandosi, senza mai toccarsi. La reazione più comune della stragrande maggioranza del pubblico fu di scoppiare a piangere, sebbene nessuno riuscì a spiegarsi l’esatto motivo di tale stato emotivo. L’esibizione riscosse, comunque, un clamoroso successo. L’artista, nel 1975, ha collaborato anche con Hermann Nitsch, in una performance che presenta tratti che ricordano un rito occultistico: sdraiata su una barella di legno, nuda e con gli occhi bendati, mentre Nitsch le versava sangue di pecora sulla pancia e tra le gambe. E’ qui assai evidente il riferimento alla classica cerimonia della messa nera satanista, il cui elemento liturgico più ricorrente è la presenza di una donna-altare, distesa nuda davanti a un crocifisso rovesciato, con il calice posto fra i seni e le gambe allargate. 2. L’occultismo nelle opere di Hermann Nitsch L’arte di Nitsch presenta una forte e provocatoria valenza occultistica, straordinariamente evidente in diversi tratti della sua opera. Le Azioni dell’artista austriaco sono caratterizzate dallo squartamento di animali appena usciti dal macello e dalla violazione del loro corpo. Nitsch rovista con le mani nella carne bagnata di sangue delle interiora, cospargendo il proprio camice con feci e sangue; poi le mani si moltiplicano e gli attori performanti si appropriano delle interiora da calpestare e spargere sui corpi, nudi e crocifissi, di altri attori. L’insieme dei partecipanti “forma un unico corpo eccitato e acefalo con centinaia di arti in movimento”. In quel momento, si compie un atto catartico estremo che porta a raggiungere il punto più buio, animalesco e perverso dell’uomo. Solo così, secondo l’artista, sarà possibile esorcizzare il potenziale distruttivo dell’individuo e sbloccare i tabù sociali che immobilizzano la psiche (Gandini, 2014). L’impiego di animali uccisi in modo cruento rappresenta un carattere costante dei rituali occulti più pericolosi. Il sacrificio di sangue, nella tradizione magica europea, viene impiegato per motivi molto precisi. Risulta indispensabile, ad esempio, in almeno due casi: evocazione dei morti ed evocazione di demoni (Lévi, 1996)). L’animale sacrificato solitamente è sgozzato, sventrato o trafitto al cuore. Il colpo con cui lo si uccide dovrebbe essere netto e unico. Come chiarisce Crowley, infatti, tutto ciò che riguarda l’Opera magica deve essere singolo: ciò significa che ogni operazione compiuta in un rito, ogni gesto, ogni colpo sferrato, deve essere definitivo, compiuto senza esitazioni e con decisione adamantina (Crowley, 1976)). Da un punto di vista rituale, è importante che il sangue proveniente dall’essere vivente sia appena estratto, cioè si presenti come ancora rosso, vivo e palpitante di forza: solo in questi casi, infatti, esso conserva efficacia e forza occulta. Non a caso, dunque, Nitsch utilizza per le sue performance animali ancora caldi, provenienti direttamente dal macello. La particolare predilezione di Nitsch per l’accanimento verso gli animali e il loro disinvolto impiego per ricavarne fiumi parossistici di sangue, rientra, dunque, anche in consolidate e secolari logiche rituali. Oltre alle classiche evocazioni occultistiche di demoni e defunti, ricordiamo, inoltre, che anche nei riti propriamente satanisti vengono mozzate zampe e teste di gallo, sventrati gatti, cani, e uccise capre con cui, talvolta, sono compiuti atti sessuali. Vengono spesso rimosse parti quali cuore, lingua, orecchie, cervello. Il cuore degli animali viene il più delle volte utilizzato per realizzare malefici, le cosiddette “fatture di morte” per infissione. Utilizzato al pari, e anche con maggiore importanza, di altri pigmenti, il sangue è, dunque, onnipresente durante le Azioni. Nell’opera di Nitsch, tuttavia, ricorre con insistenza anche l’utilizzo di liquidi ottenuti dalla esecuzione di atti onanistici e orgiastici. L’impiego di fluidi sessuali a fini rituali ha un illustre precedente storico nei gruppi gnostici dei Barbelognostici e dei Fibioniti che praticavano riti sessuali con la consumazione “eucaristica” di tali liquidi (Hutin, 2007). L’ingestione rituale di un Elisir formato da secrezioni sessuali maschili e femminili è al centro di una cerimonia, reinterpretata da Crowley e denominata “Messa Gnostica” (Crowley, 1976), da non confondere con la “Messa Nera” dei satanisti. Tutt’oggi tali pratiche trovano diffusione nell’ambito di alcuni gruppi che praticano magia cerimoniale sessuale. La mescolanza di sangue, sperma e umori sessuali a fini rituali è, altresì, presente nella messa nera satanista in cui si utilizza un calice che solitamente può contenere due tipi di liquidi: un miscuglio di secrezioni sessuali maschili e femminili ottenute nell’ambito del rito; oppure sangue ottenuto da esseri umani o dal sacrificio di un animale, solitamente piccioni, galli, capretti. In alcune occasioni liturgiche, nel calice può anche essere presente il cuore strappato all’animale sacrificato. La sfrenatezza dell’azione artistica di Nitsch, che si fonda sul sangue zampillante degli animali squartati e sgozzati, con cui gli spettatori si imbrattano, il “ribrezzo e disgusto offerti dalla vista delle interiora fumanti, dal lezzo di mattatoio” (Dorfles, 1993), determinano un crescendo parossistico di esaltazione, una cupa e distruttiva “ebbrezza dell’essere” (Caneva, 2009). Nitsch tenta di spiegare la necessità di tale efferatezza: “Quando squartiamo un animale, sentiamo le sue viscere calde, beviamo il suo sangue, ritorniamo in contatto con qualcosa di primitivo che ci appartiene. È in questi momenti che esce fuori la nostra natura, che non è né buona né cattiva, è semplicemente il nostro istinto”. A parere di Nitsch, tale istinto può essere anche violento, ma la violenza fa parte del mondo e, per l’artista, è meglio esorcizzarla in un rito collettivo che reprimerla (Zamponi, 2012). Tale sfrenatezza dionisiaca, tuttavia, appartiene anche a una precisa corrente della tradizione occultistica che, addirittura, la prescrive come necessaria per molti riti. Nella storia della magia, sono individuabili due opposte vie per arrivare a uno stesso obiettivo rituale: la via del dominio delle passioni, riconducibile agli insegnamenti dell’occultista, di fine Ottocento, Eliphas Lévi; la via della sfrenatezza delle passioni, propugnata, invece, agli inizi del Novecento, da un altro famoso occultista, Aleister Crowley (Ugolini, 2012). Secondo Lévi, il mago deve essere assoluto padrone di se stesso: impassibile, sobrio, disinteressato, capace di condurre una vita dalle abitudini regolari e di praticare l’astinenza. Al contrario, secondo Crowley, l’occultista deve trascendere la propria coscienza individuale, abbandonandosi in modo cieco alle passioni. Ciò comporta uno stato di esaltazione dirompente, una eccitazione ingovernabile che, durante la cerimonia rituale, permetterà all’occultista di raggiungere un culmine drammatico durante il quale verrà liberata l’energia occulta desiderata (Crowley, 1976). Tutti gli atti di magia, in linea generale, richiedono la mobilitazione di una particolare quantità o “scarica” di energia ottenuta, da un punto di vista oggettivo, dalla suggestività dell’apparato cerimoniale, e, da un punto di vista soggettivo, dalla intensificazione delle emozioni del mago. Per raggiungere questo obiettivo si può ricorrere a diversi mezzi. Nei riti di magia sessuale, ad esempio, la forza necessaria viene liberata dallo stesso corpo di chi partecipa al rito, attraverso l’orgasmo e/o l’emissione di fluidi sessuali. Nei riti della magia legata alle forze più oscure, in particolare, tutto ciò che è in grado di favorire questo stato di eccitazione, che assomiglia a una vera e propria frenesia, è attentamente indotto e ricercato: la passionalità estrema dell’odio e della vendetta, la sessualità sfrenata, le danze e i canti ossessivi, le droghe, le fumigazioni, così come la presenza concreta e fisica del sangue, il suo fluire e il suo spargimento. In altri termini, nella magia che ha finalità propriamente distruttive, di solito è maggiormente seguita la via della frenesia e dell’eccesso sistematizzata da Crowley, piuttosto che la via del dominio e dell’autocontrollo teorizzata da Lévi. Seguendo la direzione della frenesia, il livello massimo di forza occulta viene sprigionato attraverso l’uccisione di un essere umano, nella maniera più violenta possibile. In questa prospettiva, il sacrificio animale non rappresenta altro che il necessario, e più prudente, sostituto simbolico del sacrificio umano. Oltre alla straordinaria carica di eccitazione provocata nel mago, la morte sofferta dall’essere vivente rappresenta un potenziale di energia che può essere utilizzato per scopi ritenuti non ordinari e da perseguire raramente (Ugolini, 2012). L’uccisione di un essere vivente, anche animale, da un punto di vista oggettivo, libera, dunque, una notevole quantità di energia occulta e, sotto il profilo soggettivo, mobilita, in chi lo compie, una elevata forza biopsichica. Più il sacrificio è cruento, maggiore sarà l’energia magica liberata (Crowley, 1976). Non a caso, in magia, il sacrificio dell’animale tende ad avvenire al culmine del rito, proprio perché sia sprigionata ed utilizzata all’istante la peculiare carica di forza occulta che si viene, in questo modo, a liberare. Diversi tratti dell’arte di Nitsch sono tipici di rituali che assumono caratteri peculiarmente satanisti, con la singolare carica di rovesciamento blasfemo che li contraddistingue: corpi umani crocifissi e imbrattati di sangue, processioni di adepti, manipolazione e dissacrazione di cadaveri umani, performance artistiche che mimano le funzioni religiose della messa cattolica (Dorfles, 1993; Zamponi, 2012). Gli elementi fondamentali che caratterizzano la messa nera sono la profanazione e il sacrilegio. Una delle espressioni del carattere profanatorio della messa nera è, infatti, l’utilizzo di una liturgia invertita, rispetto a quella cristiana, sia riguardo ai gesti che alle formule verbali. Per ottenere il massimo di efficacia sacrilega, il celebrante dovrebbe essere un prete apostata o, comunque, un prete originariamente consacrato dalla Chiesa. In questo senso, anche i luoghi scelti talvolta dall’artista, per le sue performance, si presentano o come apertamente provocatori, o come dichiaratamente satanisti. Nel 1973, infatti, la prima Azione di Nitsch in Italia, viene realizzata nella chiesa sconsacrata di via San Massimo, a Torino, su invito del Cenacolo di pittori della Scuola di Rivara. Nelle sue Azioni, Nitsch, come un maestro di cerimonia, coordina le centinaia di persone che vi prendono parte e nello stesso tempo dipinge le tele utilizzando soprattutto il sangue. La convinzione di Nitsch è che l’esercizio artistico possa essere paragonato all’attività del sacerdote: è per questo motivo che, già dal 1960, l’artista, durante le sedute pittoriche, indossa un camice bianco semplice, tagliato a forma di tonaca (Gandini, 2014). L’uso simbolico del colore bianco potrebbe far ritenere che le Azioni siano ben lontane dal satanismo classico che, come è noto, predilige il nero e il rosso. Ciò, tuttavia, non sempre è vero: anche nelle cerimonie sataniste si può utilizzare il bianco che viene a rappresentare l’elemento o il soggetto sacrificale del rito. 3. Il sadismo nelle opere di Hermann Nitsch Le opere di un artista delineano evidentemente un processo ripartivo. Ci si riferisce ad una ferita non solo fisica ma anche psicologica che produce l’effetto di essere riproposta sotto diversa forma. La catarsi rappresenta una modalità salvifica nell’espressione del proprio mondo interiore. Freud la considerava uno strumento sostanziale per liberarsi da conflitti inconsci con la possibilità seguente di risolvere il sintomo isterico. La parola deriva dal greco κἁθαρσις (catarsis) e significa <<purificazione>> cioè redenzione dell’individuo da una contaminazione, o <<miasma>> che danneggia e corrompe la natura dell’uomo (Galimberti, 2006). Il <<rigenerarsi>>, attraverso la catarsi magica nei culti sacrificali con la presenza di capri espiatori e nelle cerimonie di purificazione a cui si sottomettono i candidati delle consacrazioni misteriche, si presenta nelle opere di Hermann Nitsch che propone in maniera sgradevole una forma di estetica macabra e orrida e che diviene l’estrinsecazione di un sadomasochismo delirante. Le sue performance sottendono significative interpretazioni che superano l’arte e si riconoscono negli istinti più bassi dell’esistenza umana. La forma parafiliaca di infliggere dolore nella vittima è l’espressione di un istinto profondo legato all’aggressività e a pulsioni di morte “contenuto” e “soddisfatto” grazie a questa forma di rivelazione. In esso il trauma pregresso si rigenera e l’esperienza infantile si sposta. “Un atto perverso diviene una procedura fissata e ritualizzata, la sola strada per il raggiungimento dell’orgasmo sessuale” (Gabbard, 1995) o come afferma Stoller (1975,1985) la conversione del trauma infantile in “trionfo adulto”. L’eccitamento che ne deriva è associato a desideri impetuosi che possono svilupparsi da una particolare relazione oggettuale interna nella quale l’oggetto rifiutante necessita di uno sforzo energico per superare la propria resistenza rispetto alla rappresentazione di sé (Gabbard, 1995). La Body art è una modalità per riappropriarsi dei propri sensi quando non ci si accorge più di loro e quindi infliggersi dolore ha lo scopo di far rivivere nel soggetto emozioni perse e riattivare una sofferenza per riparare il trauma. In tal caso, il masochismo diviene espressione di un trauma infantile, la cui gravità si distingue in base a quanto la “lotta preedipica ed edipica con i genitori si sia incentrata sulla proibizione degli istinti o abbia avuto come oggetto il riconoscimento del sé” (Bach, 1994). Nel primo caso viene condannato il comportamento istintivo, ma il bambino è riconosciuto come separato e pertanto si parla di perversione nevrotica “i tuoi istinti sono terribili ma c’è un tu dietro di essi”; le situazioni nelle quali vi è stata assenza emotiva, spingono il bambino a ricorrere a “pulsioni sadomasochistiche che mirano a negare la perdita e a recare sostegno ad un precario senso del sé” (Bach, 1994). Le parafilie sono dei tentativi di riparare a perdite traumatiche durante l’infanzia. Il rapporto sadomasochista è un lutto negato o patologico, un tentativo di rifiutare la perdita o di riparare ad essa nella fantasia che non conduce ad un recupero ma viene continuamente respinta. Anche le pratiche di bondage possono essere considerate “tecniche”: la relazione è evitata tramite la parafilia. Ci si identifica col dolore e si rivive se stessi attraverso di esso. Il processo identificatorio degli spettatori, d’altro canto, contenta due categorie di pubblico: coloro che subiscono la sua aggressività tramite un effetto shock, i masochisti umiliati e mortificati, e coloro che invece soddisfano un bisogno primitivo osservando, assistendo e vivendo la scena con intenso piacere, i sadici. 4. Aspetti criminologici Come si è notato, numerosi e rilevanti sono, dunque, le analogie e i tratti comuni fra quanto messo in pratica nelle Azioni di Nitsch e i caratteri tipici di alcuni rituali, sia genericamente occultistici, sia specificamente satanisti. Chi aderisce a culti o pratica generi di magia che presentano modalità cruente e finalità distruttive è indubbiamente più incline a incorrere in fatti penalmente rilevanti. Ciò non significa, tuttavia, è bene sottolinearlo, che esista una necessaria correlazione di causa/effetto fra l’appartenenza a un culto occultistico e/o la pratica di magia distruttiva e la realizzazione di azioni criminose. Nel caso di Nitsch, tuttavia, siamo di fronte a un genere di arte che si nutre dell’adesione, più o meno esplicita, alla dottrina satanista, con i rischi di incorrere in alcuni illeciti penali connessi tipicamente a tale culto distruttivo. Il riferimento è, ad esempio, ai delitti contro il sentimento per gli animali, contro la moralità pubblica e il buon costume, nonché contro il sentimento religioso: tutte fattispecie di reato chiamate ampiamente in causa nello svolgersi delle performance dell’artista. Solitamente nel trattare il satanismo si fa principale riferimento, per poi procedere a ulteriori differenziazioni scientifiche, alla, ormai classica, ma ancora imprescindibile, classificazione, proposta da Massimo Introvigne secondo cui è possibile distinguerne alcune forme principali: satanismo “acido” (tipico dei più giovani), razionalista, occultista, luciferismo (Introvigne, 1990). Se tale distinzione è chiara e assai utile nella teoria, maggiori problemi sorgono da un punto di vista pratico, poiché nella realtà queste forme tendono a confondersi e a contaminarsi. Riguardo a Nitsch, ad esempio, ci troviamo di fronte ad Azioni che vedono sovrapporsi il carattere ribelle, dissacratore e trasgressivo del satanismo razionalista, con i riferimenti più strettamente rituali del tradizionale satanismo occultistico che venera la figura del Satana biblico in forme liturgicamente organizzate e consolidate. Non a caso, quando Nitsch parla di catarsi e della necessità di esorcizzare la violenza, rievoca alcuni temi cari proprio al satanismo razionalista che interpreta i riti come potenti psicodrammi che, attraverso una serie di emozioni violente, sono in grado di liberare l’adepto dal proprio retaggio culturale e religioso, in vista di una vita libera da sensi di colpa e schiavitù morali. D’altro canto, tuttavia, abbiamo evidenziato come i diversi tratti occultistici presenti nelle Azioni di Nitsch abbiano evidenti riferimenti a riti e principi codificati nella tradizione occultistica: il sacrificio di animali, l’impiego del sangue e dei fluidi sessuali, la mobilitazione di energie occulte attraverso modalità cruente, la sfrenatezza richiesta al mago per il compimento della magia distruttiva, l’inversione liturgica e blasfema delle cerimonie sataniste. Conclusioni Il Satanismo è una pratica, quindi, che consente di ottenere una serie di benefici quali potere, ricchezza, energia e in cambio richiede iniziazione e adorazione del male. Tale attività non è diffusa solo tra gli adulti e anche i giovani ne restano coinvolti. Il rigore occulto porta potenza sessuale, successo con le donne, forza e per questo la sua venerazione avviene anche attraverso la musica rock che predica il nichilismo più assoluto, incita alla violenza, all’uso di droghe, a commettere peccati sessuali. Il satanismo incita al suicidio. Molti dei riti consacrano l’omicidio e coinvolgono bambini e adolescenti. Diversi delitti, infatti, vengono commessi in nome di questo culto. In Italia tra il 2004 e il 2007 sono scomparsi circa 3399 minori di cui non si hanno più notizie ma si suppone siano stati imbrigliati in traffico di organi, pedofilia e sette sataniche. Inoltre, i delitti compiuti nel cuore della notte le cui vittime sono l’intera famiglia hanno un chiaro riferimento all’immolazione sacrificale. E’ quindi considerevole il contributo che l’arte propone a queste scene e tale è anche la partecipazione collettiva ad un rituale che si nutre di corpi e di menti, di liquidi corporei, animali ed esseri umani. Bibliografia BACH, S. (1994), “Le relazioni oggettuali sadomasochistiche”, in Perversioni e quasi perversioni della pratica clinica, Il Pensiero scientifico, Roma. CANEVA, C. (2009), Corpo e identità nell’arte del post-human, in G. Mura, R. Cipriani (a cura di) Corpo e religione , Città Nuova, Roma. CAROTENUTO, A. (1997), Il fascino discreto dell’orrore, Bompiani, Milano. CROWLEY, A. (1976), Magick, Astrolabio, Roma. DORFLES, G. (1993), Preferenze critiche. Uno sguardo sull’arte visiva contemporanea, Dedalo, Bari. GABBARD, O. (1995), Psichiatria psicodinamica, Cortina Editore, Milano. 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