“IL DESERTO DEI TARTARI” Molte volte egli era stato solo: in alcuni

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“IL DESERTO DEI TARTARI” Molte volte egli era stato solo: in alcuni
Corsista: Elisabetta Condò
Classe: I2
Tutor: Massimiliano Minaudo
Immagini digitali: 1° settimana
Seconda attività:
A partire anche dalle considerazioni espresse dall’autrice del blog, cimentarsi nella
ricerca di immagini da associare ad uno degli estratti proposti nel documento allegato
alla presente comunicazione. Individuare per il brano prescelto almeno 5 immagini che
possano supportare il testo scritto rappresentando o evocando i concetti e gli scenari
più significativi. Inserire ciascuna immagine all’interno del testo accompagnandola con
una didascalia esplicativa.
BRANO N. 2 tratto da:
“IL DESERTO DEI TARTARI”
di Dino Buzzati
Molte volte egli era stato solo: in alcuni casi anche da bambino, smarrito per
la campagna,
La pacata solitudine della
campagna toscana
evoca lo smarrimento di un
bambino che fugge e si perde
nella natura.
La sinuosità del sentiero e la
verticalità dei cipressi
danno a questa pace un fremito di
tensione interiore.
(Berengo Gardin, Val d’Orcia)
altre volte nella città notturna, nelle vie abitate dai delitti, e persino la notte
prima, che aveva dormito per strada.
Viaggiatore della città notturna, perso nella
solitudine e nel male di vivere: l’inquietudine e il
senso di solitudine sono date dalla deformazione
degli spazi, dal biancore del volto e dalle linee di
fuga che convergono verso l’astro presente sullo
sfondo.
(Grosz, The lovesick man)
Ma adesso era una cosa ben diversa, adesso ch'era finita l'eccitazione del
viaggio, e i suoi nuovi colleghi erano già a dormire, e lui sedeva nella sua
camera, alla luce della lampada, sul bordo del letto, triste e sperduto. Adesso
sì, capiva sul serio che cosa fosse la solitudine (una camera non brutta, tutta
tappezzata di legno, con un grande letto, un tavolo, un incomodo divano, un
armadio).
La campitura bruna e beige dello
sfondo, priva di qualsiasi elemento
descrittivo, accentua il senso di
solitudine e convoglia l’attenzione
verso la figura centrale; in questa le
linee oblique, la deformazione delle
forme naturali, il forte contrasto tra
colori primari (rosso e blu, oltre al
bianco) evocano la condizione di
dolore e tristezza.
(Francis Bacon, Portrait of Lucian
Freud)
Tutti erano stati gentili con lui, alla mensa avevano aperto una bottiglia in suo
onore, ma adesso di lui se ne infischiavano, l'avevano già completamente
dimenticato
L’incomunicabilità tra le persone,
che pure bevono e mangiano
insieme, è data dalla scelta di
vederle di spalle: gli omini del Lego
sono incapaci di comunicare e di
interagire autenticamente.
Cartier Bresson, Lego
(sopra il letto un crocefisso di legno, dall'altra parte una vecchia stampa con
una lunga scritta di cui si leggono le prime parole: "Humanissimi Viri Francisci
Angloisi virtutibus"). Nessuno per la durata dell'intera notte sarebbe entrato a
salutarlo; nessuno in tutta la Fortezza pensava a lui e non solo nella Fortezza,
probabilmente anche in tutto il mondo non c'era un'anima che pensasse a
Drogo; ciascuno ha le proprie occupazioni, ciascuno basta appena a se stesso,
persino la mamma, poteva darsi, persino lei in questo momento aveva in
mente altre cose, di figlioli non c'era soltanto lui, a Giovanni aveva pensato
tutto il giorno, adesso toccava un po' anche agli altri.
Desolazione e abbandono (“nessuno
pensava a lui”) sono qui espressi
dalla scelta di colori tenui e poco
contrastati (grigio del cielo e sabbia),
dal gioco di luce e ombra, dal
soggetto
centrale,
qui
rappresentato da un indumento
abbandonato
sulla
spiaggia.
Dominano le linee orizzontali ad
esprimere stasi e solitudine. Il volto
che appare a destra e la nuvola
introducono invece un cenno di
inquietudine.
(Salvador Dalì)
Più che giusto, ammetteva Giovanni Drogo senza ombra di rimprovero, ma
intanto egli era seduto sul bordo del letto, nella camera della Fortezza (incisa
nel legno della parete, adesso notava, colorata con straordinaria pazienza,
una sciabola in grandezza naturale, che poteva a prima vista sembrare anche
vera, meticoloso lavoro di qualche ufficiale, chissà mai quanti anni addietro)
In questo celebre quadro di Magritte la fortezza
appare come un luogo surreale e onirico,
separato dall’ambiente reale, quasi un corpo
extra-terrestre chiuso nella sua durezza e
intangibilità.
E’ l’immagine che più mi richiama la Fortezza di
Buzzati, seguita dalla Torre rossa di De Chirico
(vedi sotto): Magritte sceglie colori freddi,
freddissimi, un soggetto in primo piano, quasi
tridimensionale, che “buca” la scena in tutta la
sua assurdità e separatezza.
(Magritte, Il castello dei Pirenei)
era seduto dunque sul bordo del letto, la testa un po' piegata in avanti, la
schiena curva, gli sguardi atoni e pesanti, e si sentiva solo come mai nella vita.
Francis Bacon, Autoritratto.
Ed ecco Drogo alzarsi con uno sforzo, aprire la finestra, guardare fuori.
L’opera di Hopper rappresenta una donna
seduta e non un uomo in piedi, ma con le sua
linee verticali e sub-orizzontali parallele, con la
rigidità geometrica della figura e del suo
sguardo perso, richiama l’apatia e il senso di
vuoto interiore che caratterizza Drogo.
Hopper, Morning sun
Anche in questo caso le linee parallele, le forme quadrangolari e l’ulteriore
effetto dato dalla profondità della prospettiva e dai colori misurati evoca
la profonda solitudine e la scarsità di orizzonti percorribili.
Magritte, Elogio della dialettica.
La finestra dava sul cortile e non si vedeva niente altro.
“La finestra dava sul cortile e non si vedeva
nient’altro”: l’oltre è buio, oltre non c’è nulla,
nessuna via di fuga, un mondo troppo pauroso e
difficile per poter essere affrontato.
Qui è forte il contrasto tra la geometria regolare
del profilo della porta e il “buco” dalla forma del
tutto irregolare, nonché il contrasto tra la luce
frontale che investe la porta e il buio assoluto che
domina dietro.
(Magritte, La porta)
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
Castagnoli Anna, Le figure dei libri da http://www.lefiguredeilibri.com
1. Berengo Gardin, Val d’Orcia
http://specchioincerto.files.wordpress.com/2008/03/berengo_val-dorcia.jpg
2. Grosz, The lovesick man
http://www.settemuse.it/pittori_scultori_europei/grosz/george_grosz_009_Lovesick.jpg
3. Francis Bacon, Portrait of Lucian Freud
http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTGfLDWD2vqRQlp4VS_hiNnt2-
4. Cartier Bresson, Lego
http://farm3.static.flickr.com/2138/2118568282_00140cc7e9.jpg
5. Salvador Dalì, Il sogno
http://www.letterefilosofia.it/wp-content/uploads/2010/10/Paessaggio.jpg
6. Magritte, Il castello dei Pirenei
http://www.tuttomagritte.altervista.org/wp-content/gallery/opere/IL_CASTELLO_DEI_PIRENEI.jpg
7. De Chirico, La torre rossa
http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQzl4NqAFqNezXX0PpgTMkM3RapQirtM27FWD8ukdVd
2u0-raGdGw
8. Francis Bacon, Autoritratto
http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRn0WYba21vqUZWPIKGI73F5YyxNjoUo9w6kRKoZZqrk0
JPnzT4qw
9. Hopper, Morning sun
http://www.wikiartpedia.org/images/9/92/Hop_8.jpg
10. Magritte, Elogio della dialettica
http://www.lettere.unimi.it/Spazio_Filosofico/leparole/2003/mpspec_file/image010.jpg
11. Magritte, La porta
http://2.bp.blogspot.com/C8GOP4yGQS4/Te_neG1oH5I/AAAAAAAAAHs/I_WzJD4QvVA/s1600/magrittejpg.jpg