verso il paradiso
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verso il paradiso
Basket: giornata agrodolce tra playoff conquistati e amara retrocessione verso il paradiso Il Cus all'inferno ma ha riconquistato i suoi tifosi La Dinamo in paradiso, il Cus all'inferno. Nel giorno in cui Sassari rivede il final four scudetto, Cagliari dice addio alla serie Al femminile. Lo fa nel modo peggiore: in casa, di un punto dopo aver dilapidato un vantaggio di tredici, palla persa all'ultimo secondo. Sbagliato prendersela ora con la povera Klaudia Lukacovicova, che ha bruciato la palla della salvezza: la verità è che a cinque secondi dal termine la palla non doveva essere nelle sue mani. Ora restano soltanto le lacrime e i rimpianti: nei playout il Cus stava per sbancare Priolo in semifinale, aveva la bella a Sa Duchessa in finale. Ma non è su questo che il college di Is Mirrionis deve recriminare: la rabbia maggiore è essere riusciti a conquistare Cagliari proprio nel giorno dell'addio alla Al. Adesso si parla già di ripescaggio, ma prima del 7 luglio (data di chiusura delle iscrizioni alla Al) non si potrà sapere se c'è qualcuno che darà forfait. Si rischia di ripetere la storia di quest'anno che, in emergenza e in gran fretta, ha obbligato il Cus Cagliari a schierare una squadra con tanti limiti (a cominciare dall'inesperienza) che ha poi vinto soltanto sei partite in tutto il campionato. Le sconfitte, comprese le quattro dei playout sono ventuno, troppe. Se il Cus dovesse rientrare in Al dalla finestra deve trovare altre risorse perché la cifra tecnica dev'essere sensibilmente più elevata. In ogni caso, le ragazze di Federico Xaxa meritano una prova d'appello. Altra aria, invece, a Sassari: il Banco di Sardegna, battendo al PalaSerradimigni anche Biella (bilancio in casa 13/15) ha rilanciato la sfida al quarto-quinto posto che offre la chance (evitando nel primo giro dei playoff le imbattibili Siena, Cantù e Milano) di sperare di arrivare tra le prime quattro. Nel frattempo negli occhi di tutti è rimasta scolpita l'immagine sempre più nitida di una squadre che, contro Biella, non ha mai (e poi mai) dato la sensazione che potesse perdere, neppure quan- do gli avversari si avvicinavano minacciosi. La Dinamo, in soli dodici mesi, ha abbandonato le vesti di agguerrita matricola per indossare l'abito buono di chi frequenta la business class del grande basket. I giocatori, tutti, hanno assunto una enorme autostima: a Sassari, poi, è diventata una squadra intimidatrice, questa trasferta fa ormai paura, perché sai che puoi farti male, molto. Fantastica la "strafottenza" con la quale i panchinari irrompono sul parquet. Adesso a tre turni dal termine (Siena e Caserta fuori, Venezia in casa) Meo Sacchetti può legittimamente sperare di incassare altri quattro punti. N. M.