l`agricoltura biologica si presenta

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l`agricoltura biologica si presenta
L’AGRICOLTURA BIOLOGICA
SI PRESENTA
Associazione Terre dell’Adriatico
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COME E PERCHÉ È NASCE L’AGRICOLTURA BIOLOGICA?
Alle origini dell’agricoltura biologica vi sono tre principali movimenti sviluppatisi nel corso del XX
secolo.
Il primo di questi movimenti è nato in Germania, ispirato dall'antroposofia, la teoria elaborata nel
1913 da Rudolf Steiner come reazione al materialismo del tempo. Un suo discepolo, Pfeiffer, ne ha
tratto i fondamenti filosofici di quella che è stata definita "agricoltura biodinamica". A caratterizzarla
è la convinzione che le colture sono influenzate dalle forze materiali e spirituali presenti nel cosmo.
L'agricoltore deve, quindi, operare in sintonia con gli influssi cosmici positivi. L'azienda agricola
deve avere completa autonomia, grazie al sistema policoltura-allevamento. Sono rigorosamente
vietate le pratiche colturali che impiegano sussidi chimici, a cominciare dai concimi minerali solubili.
L'obiettivo è ottenere prodotti che consentano un'alimentazione sana ed equilibrata.
Gli altri due movimenti hanno visto entrambi la luce dopo la seconda guerra mondiale. In Gran
Bretagna la Soil Association ha propugnato un'agricoltura naturale e rispettosa dell'ambiente,
ispirandosi al "testamento agricolo" che Sir Howard ha stilato nel 1940 sulla base delle osservazioni
condotte in India nell'arco di alcuni decenni. Per garantire l'equilibrio biologico e la fertilità del
terreno (è questa l'idea centrale del "testamento") è essenziale l'apporto di materie organiche
soggette a compostaggio, che consentono anche di accrescere la resistenza delle piante ai
parassiti ed alle malattie. Le idee di Sir Howard sono state riprese successivamente negli Stati Uniti
da Rodale ed applicate in particolare nell'orticoltura.
Il terzo movimento è nato in Svizzera, ad opera di Rusch e Müller, che sono stati i primi a coniare la
definizione agricoltura biologica. L'idea guida è l'utilizzazione ottimale delle risorse rinnovabili, al
fine di garantire la sicurezza alimentare. Il metodo si caratterizza per l'importanza attribuita
all'humus del terreno, per il ricorso al compostaggio di superficie e per la riduzione al minimo della
lavorazione del terreno in modo da non alterarne la microflora. L'autonomia dell'azienda non è
considerata essenziale ed è consentito l'approvvigionamento dall'esterno di fertilizzanti, purché
organici.
Negli anni Cinquanta, infatti, quando si avvertivano ancora le conseguenze della guerra mondiale,
l'esigenza più sentita era l'autosufficienza alimentare. Garantirla era l'obiettivo prioritario. Al suo
conseguimento si orientarono sia la ricerca scientifica che la politica agraria. Ed il modello di
sviluppo agricolo dell'Europa comunitaria fu quello dell'agricoltura intensiva, specializzata e ad alta
produttività, in gran parte basata sulla disponibilità di nuove tecnologie e sul basso costo
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dell'energia e della manodopera. Ma questo portò a sottovalutare, se non a trascurare del tutto, gli
effetti sull'ambiente e sulla conservazione delle risorse naturali.
Di fatto nella seconda metà di questo secolo la ricerca scientifica e la politica agraria hanno reso
possibili interventi radicali sull’ambiente agricolo, con eccessiva semplificazione delle catene
alimentari coinvolte, nella ricerca della massima resa unitaria. E questo ha comportato un ricorso
sempre più oneroso e frequente all'uso di input esterni sotto forma di fitofarmaci, fertilizzanti ed
energia, con conseguenze sempre più evidenti sulle risorse ambientali.
Si è potuto verificare, infatti, come l'agricoltura convenzionale, utilizzando prodotti chimici di sintesi
sia per la concimazione che per la protezione delle piante da malattie e parassiti, da un lato
assicura delle produzioni abbondanti ma dall'altro crea problemi per l'ambiente e la salute a causa
della tossicità dei prodotti usati che vengono rilasciati e ritrovati sotto forma di residui nel terreno
negli alimenti e nelle falde idriche.
Inoltre i parassiti acquisiscono via via, una maggiore resistenza ai trattamenti, creando la necessità
di nuovi prodotti a più alta tossicità, in un processo praticamente infinito, o meglio destinato a finire
solo quando la capacità di assorbimento dell'ambiente si sarà esaurita (con evidenti risultati letali
per tutti).
Negli anni Sessanta e Settanta lo scenario europeo è profondamente mutato. L'obiettivo
dell'autosufficienza alimentare è stato largamente conseguito e si è posto un problema di gestione
delle eccedenze, è emersa una domanda di prodotti più salubri e di migliore qualità, è cresciuta la
consapevolezza dei limiti delle risorse naturali. In parallelo si è avuta una progressiva affermazione
dei movimenti ecologisti che ha portato, soprattutto nei Paesi dell'Europa settentrionale, alla
proliferazione di associazioni ambientaliste.
Negli anni 80, in numerosi Paesi Europei e negli Stati Uniti un numero crescente di imprenditori
agricoli si è convertito ai metodi di produzione biologica e sono state avviate iniziative per la
trasformazione e la lavorazione dei prodotti.
All'origine sono stati due fattori:
- la progressiva diffusione, per quanto lenta e contrastata, della cultura dello sviluppo sostenibile;
- la migliore e più ampia informazione sui pericoli che alla salute vengono dall'utilizzazione
intensiva in agricoltura di prodotti chimici di sintesi per la concimazione e l'ammendamento dei
terreni.
Tuttavia ancora mancava una definizione precisa di cos'è l'agricoltura biologica e nella
maggioranza dei Paesi europei mancava una disciplina giuridica. Solo in Francia, Danimarca e
Austria erano comparse le prime disposizioni legislative.
La svolta si è avuta nel 1991, quando l'Unione Europea ha emanato il regolamento 2092 col quale
ha dato riconoscimento ufficiale a questo sistema di produzione agricola ed ha definito regole
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uniformi ed armonizzate per tutti gli operatori dei Paesi comunitari. Con questo Regolamento, la
Comunità ha voluto favorire così un più corretto orientamento della produzione agricola e attribuire
la giusta attenzione alle esigenze della tutela ambientale, alla necessità di garantire al mondo
rurale condizioni di equilibrio fra obiettivi di tipo economico e conservazione dell'ambiente naturale,
fornire ai consumatori prodotti genuini controllati lungo l’intera filiera.
Ma a dare la spinta determinante sono stati i consumatori, sempre più diffidenti verso un'agricoltura
orientata alla standardizzazione ed all'omogeneizzazione e sempre più consapevoli che buona
parte degli alimenti in commercio sono prodotti più della chimica che della terra. Soprattutto la
crescente repulsione per quella che, con felice espressione, è stata definita la "chimica nel piatto" si
è risolta in una crescente domanda di alimenti prodotti con metodi biologici.
Gli studi di mercato dicono che questa domanda è rivolta in misura maggiore agli alimenti destinati
all'infanzia, ma va aumentando anche per quelli destinati agli adulti. Dicono anche, ma non può
sorprendere, che viene prevalentemente dalle fasce di consumatori a reddito medio-alto e,
soprattutto, dai paesi ricchi.
Dal canto loro, gli agricoltori hanno avuto modo di verificare gli effetti negativi della forzatura
produttiva attuata con l'abuso dei pesticidi, dei concimi e della stessa acqua per irrigazione.
Le emergenze succedutesi negli ultimi anni (dalla “mucca pazza” ai “polli alla diossina”), la rapida
diffusione fuori dall’Europa di prodotti agricoli geneticamente modificati (OGM), introdotti senza
adeguati periodi di sperimentazione e senza rigorosi sistemi di separazione dai prodotti non ogm,
con gli elementi di imprevedibilità e di rischio che comporta, hanno ulteriormente accresciuto
l’allarme di produttori e consumatori sui pericoli di un sistema produttivo agricolo che minaccia di
sfuggire al controllo da parte dell’uomo.
Le produzioni biologiche rappresentano da questo punto di vista il solo sistema esistente in grado
di garantire al consumatore come, dove, quando e da chi sono state prodotte.
COME SI È SVILUPPATA L’AGRICOLTURA BIOLOGICA?
In una fase iniziale, l’agricoltura biologica, era limitata ad aree marginali, a piccole aziende, ad una
ristretta nicchia di consumatori di alimenti freschi distribuiti in negozi specializzati e con un’attività di
trasformazione limitata a laboratori artigianali.
Il Reg. CEE 2078/92 ha avuto il ruolo di volano, facendo decollare questo settore, attualmente in
Italia vi sono circa 50.000 aziende che producono con il metodo dell’agricoltura biologica, con circa
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1.000.000 di ettari, pari al 5% circa della Superficie Agricola Utilizzata totale. L'agricoltura biologica
italiana è la prima in Europa per superficie ed aziende ed è seconda a livello mondiale solo
all'Australia.
Il nostro paese, nel giro di poco più di cinque anni, ha visto decuplicare il numero dei produttori,
come anche le superfici investite nel 1998 sono 10 volte superiori a quelle del 1993.
Grazie all'accresciuta sensibilità del consumatore e di pari passo con la crescita delle aziende
agricole, si registra un contestuale aumento delle aziende di trasformazione (nel 1999 +48,7%
rispetto al 1998), di soggetti economici, cioè in grado di commercializzare un prodotto a maggiore
valore aggiunto.
La caratteristica di prodotto biologico cessa quindi di essere circoscritta alla sola salubrità
dell'alimento fresco ed a mercato di nicchia, per estendersi al controllo della materia prima usata
per i processi di trasformazione e alla commercializzazione di una vasta gamma di alimenti.
Un dato indicativo, viene dal numero di supermercati che vendono ortofrutta biologica, dai 130 del
1996 si è passati ai 357 del 1998 e ai 500 del 1999. Riguardo ai consumi, l’incidenza dei consumi
bio sul totale dei consumi alimentari nazionali è intorno all’1%, per l’ortofrutta l’incidenza sale al 6%.
CHE COS'È L’AGRICOLTURA BIOLOGICA ?
L’Agricoltura Biologica è essenzialmente un metodo di produzione agricola che considera l’azienda
agricola come un organismo dove i vari apparati (suolo, colture, ciclo della sostanza organica,
allevamenti, ambiente naturale, flora e fauna) sono funzionalmente legati ed interagenti.
L’Agricoltura Biologica è un sistema autosostenibile che si basa sull’utilizzo di prodotti e processi
presenti in natura, riducendo drasticamente l'impiego di input esterni, attraverso l'esclusione di
fertilizzanti, pesticidi e medicinali chimici di sintesi.
I principi base dell’agricoltura biologica, sono:
1.
produrre alimenti genuini e di alta qualità nutrizionale;
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2.
considerare il vasto impatto ecologico e sociale dei sistemi agricoli;
3.
lavorare con i sistemi naturali piuttosto che cercare di dominarli;
4.
mantenere e migliorare i cicli biologici all'interno del sistema agricolo aziendale, coinvolgendo i
microrganismi, la flora e la fauna del suolo, gli animali e le piante;
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mantenere e sviluppare la fertilità biologica dei suoli a lungo termine;
6.
usare quanto più possibile risorse rinnovabili in sistemi agricoli organizzati a livello locale;
7.
lavorare per quanto è possibile in un "sistema chiuso" con particolare attenzione al riciclo della
sostanza organica e degli elementi nutritivi;
8.
assicurare ai produttori agricoli un sufficiente reddito e soddisfazione dal loro lavoro, in un
ambiente sano;
9.
dare ad ogni animale allevato condizioni di vita che gli permettano di esprimere tutti gli aspetti
del loro comportamento innato;
10. evitare ogni forma di inquinamento che possa derivare dalla attività di produzione;
11. mantenere la diversità genetica del sistema agricolo e dell'ambiente circostante compresa la
protezione delle piante e dell'habitat naturale;
12. in ogni fase dell’agricoltura biologica è vietato l’impiego di organismi manipolati geneticamente
(ingegneria genetica).
PERCHÉ È BENE SCEGLIERE PRODOTTI BIOLOGICI ?
•
I prodotti provenienti da agricoltura biologica mantengono le caratteristiche organolettiche e
nutrizionali loro proprie.
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•
La provenienza e la trasformazione dei prodotti dell'agricoltura biologica sono controllate dagli
enti certificatori lungo tutto il percorso produttivo e commerciale, cioè dalla semina al venditore
finale.
•
Gli agricoltori biologici non usano fertilizzanti, antiparassitari e conservanti ottenuti con
procedimenti di sintesi chimica.
•
I prodotti biologici provengono da terreni che vengono mantenuti fertili grazie alle rotazioni, alla
difesa dell'humus, all'uso di concimi e ammendanti organici (di origine animale e vegetale) ed
al compostaggio.
•
Gli animali degli allevamenti biologici si nutrono di foraggi e cereali di origine biologica e sono
allevati in condizioni che ne rispettano le esigenze di vita naturali.
•
Scegliendo i prodotti biologici si contribuisce a mantenere sano l'ambiente, assicurando la
protezione del suolo, delle falde acquifere, della vegetazione e dell'aria.
•
I prodotti provenienti da agricoltura biologica non contengono organismi geneticamente
modificati.
LE DOMANDE (E LE RISPOSTE) PIÙ FREQUENTI SUI PRODOTTI BIOLOGICI
1.
I costi del prodotto biologico devono necessariamente essere più alti di quelli dei
prodotti industriali?
Il prodotto alimentare biologico ha un maggiore valore intrinseco, per il maggiore impegno richiesto
nella produzione, per la riduzione delle produzioni medie per ettaro, per i costi dovuti alla
certificazione ed al controllo. Oltre a ciò esistono anche degli elementi oggettivi che ancora oggi
influiscono sul costo finale delle produzioni biologiche, una parte dei quali è in via di superamento
grazie alla crescita economica di tutto il settore, ai maggiori volumi venduti ed a un sempre più
razionale distribuzione. Il maggiore costo dei prodotti biologici è quindi, almeno in buona parte
giustificato: il prezzo è destinato a riequilibrarsi con la crescita di questo mercato ma, ancora più
importante, è la considerazione che il cibo biologico "vale di più" ed è quindi giusto che costi un po’
di più.
2.
Chi garantisce al consumatore che una mela, un formaggio o della carne sono biologici?
Il già ricordato Regolamento 2092/91, che fissa i principi ai quali bisogna attenersi per poter definire
"biologico" un prodotto alimentare, non solo stabilisce i criteri di produzione, ma anche un sistema
di controllo e certificazione, imperniato sull’esistenza di enti di certificazione, riconosciuti in
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ciascun paese europeo dalle rispettive autorità competenti (in Italia il Ministero delle risorse agricole
e forestali); questi enti verificano che i produttori rispettino realmente in tutte le varie fasi i criteri
fissati dall’Unione Europea e rilasciano una certificazione che deve essere riprodotta sulle etichette
dei cibi. Grazie a questo sistema, il consumatore ha la garanzia della completa tracciabilità del
prodotto, nel senso che è possibile seguirne la vita dalla semina alla tavola, ricostruendo tutti i
passaggi e le lavorazioni effettuate, le sostanze e gli strumenti utilizzati, la localizzazione delle
produzioni e degli stoccaggi.
3.
Perché i prodotti biologici hanno spesso un aspetto meno standardizzato?
Se qualcuno ci dicesse che tutti gli uomini devono essere identici lo guarderemmo con orrore,
perché in natura la diversità è una ricchezza fondamentale, che testimonia la capacità degli
organismi di adattarsi alle differenti condizioni in cui si trova a vivere, questo principio vale per gli
uomini, gli animali e le piante. I consumatori sono stati abituati in questi ultimi decenni a cibi di
aspetto standardizzato, selezionati e confezionati in base a criteri di uniformità estetica e
ponderale, in modo da essere meglio vendibili, ma la produzione naturale dei cibi è portatrice di
una ricchezza, anche in termini nutritivi, che va molto al di là della rassicurante uniformità di un
sacchetto di mele tutte uguali. Quella che molto spesso i consumatori giudicano "bruttezza" del
prodotto è in realtà la prova dell’alta qualità dello stesso: un prodotto non contaminato da interventi
violenti dell’uomo, che conserva tutte le sue qualità nutritive e per il quale, in tutta la filiera dalla
produzione alla vendita, l’attenzione principale è stata posta sulla qualità.
4.
In tutte queste risposte si parla di una qualità superiore della produzione biologica, ma il
consumatore come può accorgersene?
Nel modo più semplice: assaggiando la frutta, le carni e gli altri prodotti provenienti dalla filiera della
produzione biologica. Grazie allo scrupoloso rispetto dei cicli naturali ed a metodi di lavorazione e
conservazione che escludono l’utilizzo di prodotti chimici, le qualità organolettiche del prodotto
biologico risaltano subito per qualsiasi consumatore: il gusto più deciso, gli aromi più intensi i colori
ed i sapori del prodotto biologico si fanno scoprire per la loro inconfondibile ricchezza. Tutti i
consumatori, abituati purtroppo al sapore di cibi provenienti da coltivazioni od allevamenti intensivi,
con raccolte e maturazioni forzose o crescite "aiutate" dalla chimica possono subito accorgersi
della maggiore qualità di ciò che portano sulle loro tavole e comprendere così il maggior valore
dell’agricoltura e della zootecnica biologiche.
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