Lezione 6 - Daniele Gasparri

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Lezione 6 - Daniele Gasparri
Corso di astronomia, Lezione 6, 16/12/2010. Daniele Gasparri
• Scegliere il telescopio
Prepararsi alle osservazioni
• Osservare i pianeti
Osservare gli oggetti del cielo profondo
•
•
La scelta del telescopio
Per ogni appassionato del cielo arriva il momento tanto atteso della scelta del primo telescopio e
destreggiarsi tra la grande offerta commerciale non è certo facile. Quale telescopio? Quale marca? Quanto
spendere?
Bè, prima di tutto la risposta a tutto questo è: NON avere fretta!
La scelta del primo telescopio rappresenta un momento di naturale evoluzione nel cammino di
avvicinamento al cielo e non deve essere certo il primo passo verso l'astronomia.
Il telescopio è uno strumento piuttosto difficile da gestire ed utilizzare con profitto, per questo occorre prima
di tutto avere coscienza di cosa si sta facendo e conoscere le basi dell'astronomia osservativa. L'acquisto di
un telescopio dovrebbe essere effettuato quando il nostro strumento naturale, l'occhio, non è più sufficiente e
non è possibile estrapolare altre informazioni nell'osservazione del cielo ad occhio nudo. E' necessario,
quindi, sapersi orientare in cielo, riconoscere pianeti, stelle, costellazioni, avere dimestichezza con il moto
della Terra, saper utilizzare le coordinate, insomma, occorre avere un'ottima conoscenza del cielo, per la
quale è richiesta qualche mappa celeste, i nostri occhi e un cielo scuro lontano dalle luci di città.
La scelta del primo strumento deve essere ragionata e fatta senza alcuna fretta.
Un consiglio molto valido è quello di osservare attraverso strumenti di altre persone, prima di scegliere di
comprare il proprio strumento. In questo caso l’esperienza diretta vale più di mille parole.
In tutte le regioni italiane sono attive delle associazioni di astrofili, che osservano il cielo senza alcuno scopo
di lucro. Contattare una di queste associazioni e osservare con i telescopi dei membri è un’esperienza
estremamente utile. Non fate i timidi: tutte le associazioni saranno liete di ospitarvi, a titolo gratuito, e farvi
osservare attraverso i loro strumenti. L’osservazione attraverso diversi telescopi vi consentirà di completare
il percorso che vi porterà direttamente alla scelta del primo telescopio, senza avere la paura di sbagliare.
Ricordate che un telescopio è uno strumento completo, composto dal tubo ottico, dalla montatura e dagli
accessori, ovvero almeno un paio di buoni oculari.
Gli accessori e soprattutto la montatura sono importanti quanto e forse più del tubo ottico. Se acquistati con
consapevolezza possono accompagnarvi per tutta la vita poiché possono essere adattati facilmente a qualsiasi
tubo ottico.
Le domande da porsi nell’acquisto di uno strumento completo sono poche ma precise:
Da dove osservo? Da una città con elevato inquinamento luminoso oppure ho la possibilità di osservare sotto
cieli davvero scuri?
Cosa voglio fare? Mi accontento di osservare o voglio fare anche fotografia?
Cosa prediligo osservare? Pianeti e Luna oppure gli oggetti del cielo profondo come galassie, nebulose,
ammassi stellari?
Lo userò in una postazione fissa o preferisco uno strumento leggero da trasportare facilmente?
Quanto voglio spendere?
Tenete sempre presente che si tratta di strumenti astronomici di precisione, quindi costosi: l’acquisto deve
essere ben ponderato.
Un telescopio, anche se il primo, deve essere di buona qualità ottica e meccanica, altrimenti le immagini
restituite saranno sfocate e prive di dettagli e presto perderete la passione per il cielo.
A chi rivolgersi? In linea teorica ogni negozio di ottica e fotografia è in grado di procurarvi un telescopio,
ma io vi consiglio di andare da rivenditori specializzati che sanno ciò che vi stanno vendendo e possono
consigliarvi ulteriormente. Con l’avvento di internet è semplice chiedere consigli ai numerosi negozi online,
spesso gestiti da astrofili o astronomi. Non abbiate timore quindi di cercare e chiedere consigli: se qualcuno è
restio a darveli, allora semplicemente non quel negozio non fa per voi.
Quale marca scegliere? Le più famose e blasonate sono, in ordine casuale: Celestron, Meade, Konus, RKS,
Skywatcher, Orion, Geoptik, GSO. Ad un livello superiore, qualitativo, quindi di spesa, troviamo:
Astrophysics, Televue, Takashi, Borg, Pentax, William Optics; generalmente questi ultimi non sono adatti
all'astrofilo alle prime armi. I primi, invece, esclusa la Geoptik e la GSO (la cui qualità p paragonabile se non
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superiore), sono strumenti prodotti in serie dalla stessa azienda cinese, la Synta. La scelta tra queste marche,
quindi, non è influenzata da differenze di qualità ottica e può essere fatta solamente in base all'offerta
commerciale più vantaggiosa.
Diffidate sempre di marche che vendono strumenti a prezzi notevolmente ridotti. In astronomia la qualità si
paga, NON esistono prezzi stracciati. Un buono strumento per iniziare non dovrebbe costare meno di 300
euro: meno di un cellulare alla moda, indubbiamente con un valore enormemente maggiore! Se non avete
abbastanza risorse economiche non vi accontentate di strumenti piccoli o mediocri, meglio aspettare.
Potete scegliere se acquistare uno strumento già completo di montatura e oculari oppure costruirvelo su
misura acquistando a parte il tubo ottico, gli oculari e la montatura.
Uno strumento già completo ed assemblato è sicuramente la scelta più semplice ma non sempre la più giusta,
poiché occorre spesso scendere a dei compromessi.
Se non avete esigenze particolari, quali la fotografia a lunga posa, sconsigliata, almeno agli inizi, è meglio
acquistare uno strumento già completo.
Per iniziare, senza alcune scelte preliminari sul campo di applicazione, uno strumento ottimo è un Newton da
150 mm di diametro, posto su una montatura equatoriale motorizzata o comunque motorizzabile. Questo
strumento è completo, dal prezzo molto interessante, inferiore a 500 euro. In alternativa ci sono le versioni
da 130 mm o 114 mm, dalle prestazioni sicuramente minori, ma dal prezzo inferiore a 300 euro. Questi
strumenti, venduti sotto marche quali Skywatcher, Konus, Meade, Celestron, RKS, Orion, sono equivalenti
ed ottimi per gli inizi. Chi preferisce uno strumento compatto, dovrà aumentare il budget a propria
disposizione, se non vuole sacrificare le prestazioni. Sotto questo punto di vista i telescopio in
configurazione Mak o Cassegrain sono ideali.
Ottimi per iniziare sono strumenti dal diametro di 90 mm o, molto meglio, di 127 mm, distribuiti dalle solite
marche. Ricordatevi, sempre, che dovrete acquistare un telescopio completo di montatura ed oculari.
Generalmente tutte le offerte sono di questo tipo ma state attenti: quando c'è scritto solo tubo ottico vuol dire
che lo strumento è privo di montatura, quindi inutilizzabile se già non la avete!
Se volete specializzarvi solamente nelle osservazioni, senza alcuna possibilità, neanche futura, di riprese
fotografiche, allora date molta importanza al diametro dell'ottica e meno alla montatura, convogliando quasi
tutto il vostro denaro verso il maggiore diametro possibile. I telescopi in configurazione dobson fanno
proprio al caso vostro.
Se con una spesa di poco inferiore ai 500 euro potete acquistare uno strumento su montatura equatoriale da
150 mm, con la stessa spesa potrete acquistare un dobson da 200 mm, anche 250 mm, molto più potente dal
punto di vista ottico!
I telescopi dobson sono riflettori newtoniani posti su una montatura molto artigianale ed economica,
sprovvisti di treppiede, pronti all'uso, ma solamente visuale: non c'è modo di fare applicazioni fotografiche
serie con un dobson (se non affrontando una nuova spesa per una piattaforma o montatura equatoriale). La
qualità ottica dei telescopi Newtoniani in configurazione dobson è esattamente la stessa dei tubi ottici, della
stessa marca, posti su montature equatoriali: la differenza di prezzo è solo nella meccanica, che non vi serve
se volete solamente osservare e non fotografare.
Se volete avere un setup completo anche per la fotografia, allora acquistate un Newton da 200 mm su una
montatura computerizzata di tipo HEQ5 o EQ6. Questo setup, sebbene un po’ costoso, vi permetterà, in
futuro, di intraprendere i primi passi nella fotografia astronomica degli oggetti del cielo profondo.
Per la ripresa dei pianeti, invece, è sufficiente una semplice montatura equatoriale motorizzata.
Se la vostra passione è forte, il consiglio è quello di investire un po’ di denaro in più e prendere uno
strumento che vi dia soddisfazione per molti anni.
Una configurazione ottica complessa e/o una meccanica sofisticata fanno lievitare il prezzo, tanto che un
telescopio dobson da 200 mm costa circa come un rifrattore acromatico da 90 mm. Se la vostra passione è
quella di osservare il cielo, non c’è nient’altro da considerare se non il diametro massimo che il vostro
budget vi permette di comprare, trascurando accessori costosi e inutili. Quando subentrano altre variabili,
quali la trasportabilità, la possibilità di fare eventuali fotografie, il gusto personale, allora la scelta dello
strumento adatto diventa soggettiva e non può essere dettata solo dal diametro dello strumento. L’importante
è capire che, a parità di qualità ottica, come succede con le marche blasonate, per vedere meglio e in modo
più profondo occorre sempre un diametro dello strumento maggiore: non c’è accessorio elettronico o
meccanica o schema ottico che possa violare questa semplice regola.
Al budget per l’acquisto del telescopio è necessario aggiungere anche una parte di denaro da destinare
all’acquisto di almeno 1-2 oculari aggiuntivi, oltre quelli forniti con lo strumento stesso.
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L’osservazione al telescopio
E’ giunto il momento della nostra prima osservazione al telescopio.
Dopo aver esplorato il cielo ad occhio nudo (la prima osservazione) e con un binocolo (la seconda) siamo ora
pronti per la terza osservazione, la quale, se condotta con buoni mezzi e tecnica, ci può tenere impegnati per
anni interi.
Ne capitoli precedenti abbiamo appreso quali sono le proprietà dei telescopi e come stazionare eventuali
montature equatoriali. In linea teorica, ora siamo pronti ad osservare il cielo senza avere grossi problemi su
come usare il nostro strumento.
L’osservazione telescopica si effettua con un solo occhio, guardando attraverso lo stretto campo degli oculari
oggetti spesso dalla luminosità veramente bassa. Queste condizioni sono fortemente contrarie alla nostra
esperienza quotidiana, per questo motivo richiedono una certa dose di allenamento, che si raggiunge con
l’esperienza.
Nei prossimi paragrafi, nei quali approfondiremo l’osservazione dei pianeti e degli oggetti del cielo
profondo, ripeteremo questo importantissimo concetto, perché spesso la fretta e l’impazienza è alla base
della perdita della passione da parte dei principianti
Cosa osservare al telescopio
Le singole stelle non sono interessanti da osservare, poiché esse sono così distanti che è impossibile riuscire
ad osservare il loro disco; dovrete orientarvi verso oggetti molto più estesi, quali le nebulose, gli ammassi
stellari, le galassie, chiamati anche oggetti diffusi o deep-sky (del cielo profondo).
Tutti gli oggetti diffusi, quali galassie, nebulose e ammassi stellari, sono piuttosto deboli, quindi vi serve
assolutamente un cielo più scuro possibile. Per osservare con profitto questi oggetti consiglio di spostarvi un
una zona priva di luci e di osservare quando il cielo è molto trasparente e in assenza completa della Luna.
Migliore è la qualità del cielo, migliore sarà la visione e i dettagli deboli che riuscirete ad osservare;
l'inquinamento luminoso va evitato il più possibile. I luoghi migliori si trovano in montagna, dove l'aria è
estremamente tersa e secca e il cielo è molto più trasparente che in pianura. Nelle grandi città è praticamente
impossibile osservare gli oggetti deep-sky con profitto.
Programmare le osservazioni
Ogni serata osservativa dovrebbe essere pianificata in precedenza, per ottimizzare il tempo e sapere come
muoversi durante le osservazioni.
Prima di tutto dobbiamo munirci di un software che prevede l’aspetto della sfera celeste per un determinato
giorno. Alcuni di questi software, come Cartes Du Ciel, Winstars sono gratuiti (vedi qui:
http://astronomia.altervista.org/software/software.php?id=Planetari ). In base a ciò che propone il cielo
possiamo cominciare a fare alcune considerazioni.
Se nella serata scelta per l’osservazione è presente la Luna, allora dovremmo dirigere gioco forza la nostra
attenzione sul nostro satellite o sui corpi brillanti, come i pianeti, le stelle doppie e al limite qualche brillante
ammasso aperto. Queste osservazioni possono essere condotte anche da un cielo non scuro, quindi non sarà
necessario doversi spostare.
Se vogliamo osservare gli oggetti del cielo profondo, dobbiamo scegliere un giorno in cui la luna non dia
fastidio (la settimana a cavalo del novilunio è perfetta), un cielo adeguato e fare una lista degli oggetti che
vogliamo osservare.
Se dobbiamo spostarci di alcuni chilometri, è meglio se andiamo in compagnia, ci muniamo
dell’abbigliamento adatto per il freddo della notte, sempre presente anche in estate. Fare una lista degli
accessori che ci servono è molto utile: naturalmente il telescopio, gli oculari, i filtri, le mappe del cielo da
consultare alla ricerca degli oggetti celesti, una torcia rossa, un po’ d’acqua e cibo per la serata. Le
osservazioni saranno molto più piacevoli se starete comodi, al caldo e rilassati, quindi fate di tutto per
ottenere il massimo comfort.
Se si tratta della vostra prima osservazione con il telescopio, scegliete una lista di oggetti facili da osservare.
Nelle notti primaverili possiamo dirigerci verso le galassie, quali M51, M63 nei cani da caccia, M81-82
nell’Orsa Maggiore, l’ammasso della Vergine tra la vergine e il Leone. Nelle notti estive possiamo gustarci
molte nebulose e ammassi stellari in piena Via Lattea: M13, M92 nella costellazione di Ercole sono globulari
bellissimi da osservare. M22, M8, M20 sono oggetti estremamente interessanti, posti nel Sagittario.
Quasi sopra le nostre teste, nella costellazione della Lira, si trova la planetaria M57; poco più in basso, nella
costellazione della Volpetta, c’è M27, altra nebulosa planetaria.
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In autunno possiamo osservare le Pleiadi (M45) sorgere ad est, o la grande galassia di Andromeda (M31),
facilmente visibile anche ad occhio nudo. In inverno la costellazione dell’Auriga, di Perseo e di Cassiopea
mostrano molti ammassi stellari aperti, mentre a cavalo dell’equatore celeste Orione e la sua grande nebulosa
(M42) offrono uno degli spettacoli più belli del cielo.
Questi sono gli oggetti che un astrofilo alla prima osservazione telescopica dovrebbe prendere in
considerazione ed osservare con attenzione, prendendosi tutto il tempo necessario.
Qualche consiglio per un’osservazione proficua
Non osservate mai da dietro le finestre o in coincidenza con forti fonti di calore, come i tetti caldi delle case
o una strada esposta al Sole per tutto il giorno. Evitate anche di osservare oggetti posti molto in basso
sull'orizzonte. Lo scintillio di colori che spesso vedrete è causato dalla turbolenza della nostra atmosfera che
devia, modifica e attenua la luce di ogni oggetto posto fuori di essa.
Scelti gli oggetti da osservare e la serata adatta, portiamo fuori il nostro telescopio almeno un’ora prima
dell’osservazione, con le ottiche ancora coperte. Questo tempo di acclimatamento serve alle ottiche a
raggiungere la temperatura dell’ambiente e fornire immagini di elevata qualità.
Se avete una montatura equatoriale potete fare lo stazionamento mentre aspettate.
Allineate il cercatore, controllate la collimazione, se intendete osservare i pianeti o se notate immagini di
scarsa qualità.
Mettete a portata di mano tutti gli accessori che vi serviranno, in particolare gli oculari.
Siamo pronti ad osservare: scegliamo il primo oggetto della lista, individuiamo la costellazione di
appartenenza, ad occhio nudo, e la stella brillante più vicina all’oggetto. Puntiamo il cercatore su questa
stella e, aiutandoci con ma mappa, spostiamoci verso l’oggetto. Se esso è abbastanza brillante, diciamo
almeno di magnitudine 7, sarà visibile anche nel cercatore del telescopio, altrimenti dobbiamo andare ad
occhio e puntare la zona di cielo dove si pensa si trovi.
A questo punto inseriamo nel telescopio l’oculare che dia il minor ingrandimento (quello con la focale
maggiore) e controlliamo se nel campo c’è l’oggetto che abbiamo provato a puntare. Sicuramente bisogna
regolare la messa a fuoco agendo sulle manopole: questa operazione non è per niente difficile e si attua in
pochi minuti.
Poche persone sanno che l’osservazione al telescopio si può condurre tranquillamente senza occhiali, a patto
che non si sia astigmatici. La possibilità di variare la messa a fuoco a piacere, fa si che gli eventuali difetti di
vista, quali miopia ed ipermetropia, vengano totalmente corretti al telescopio, rendendo inutile la presenza
degli occhiali, peraltro molto scomodi all’oculare. Solamente se il vostro difetti è un pronunciato
astigmatismo dovrete tenere gli occhiali durante le osservazioni.
Osserviamo nell’oculare con attenzione e vediamo se nel campo è presente l’oggetto. Guardiamo
attentamente, anche ai bordi del campo e in visione distolta, perché l’oggetto potrebbe esserci, ma non essere
immediatamente evidente.
Se siamo stati bravi (e un po’ fortunati), l’oggetto sarà presente nel campo, altrimenti dobbiamo tornare nel
cercatore, verificare se la posizione è corretta, affinarla e rimettere di nuovo l’occhio nell’oculare. Se
l’oggetto continua a non essere presente, possiamo muovere leggermente il telescopio guardando
nell’oculare e vedere se con un po’ di fortuna riusciamo a rintracciarlo.
Se lo star hopping (vedi prossimo paragrafo per la definizione) è stato fatto in modo adeguato, è molto
difficile non trovare l’oggetto una volta che abbiamo individuato la sua posizione nel cercatore.
Naturalmente lo star hopping non serve per oggetti immediatamente visibili ad occhio nudo, per i quali basta
dirigere lo strumento e centrare il corpo celeste nel cercatore.
Una volta che siamo riusciti a trovare e centrare l’oggetto nel campo dell’oculare a bassi ingrandimenti,
siamo pronti per l’osservazione, inserendo l’oculare adatto ed eventualmente i filtri.
Nei prossimi paragrafi daremo maggiori informazioni, le quali dipendono dal corpo celeste che stiamo
osservando. In ogni caso vale sempre una regola: sperimentate, provate varie combinazioni di filtri, oculari,
ingrandimenti. Siete completamente liberi di scegliere e decidere ciò che è meglio per voi, quindi non vi
limitate e non ascoltate troppo i consigli di libri (come questo!) ed amici; spesso è proprio l’esperienza e
magari anche un errore, la migliore scuola per se stessi.
Osservare, non vedere
C’è una bella differenza tra vedere ed osservare. L’osservare un oggetto implica attenzione ai dettagli, alle
deboli sfumature, ai contrasti al limite della percezione, ben lontano dal semplice vedere senza alcuna
attenzione.
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L’osservazione telescopica deve essere condotta con calma, pazienza, comfort e attenzione. Ogni oggetto,
alla prima occhiata, vi sembrerà piccolo, debole e povero di dettagli; uno sguardo più attento vi rivelerà
invece molti dettagli. In un certo senso, l’osservazione è più proficua quanto maggiore è la calma e la
rilassatezza dell’osservatore.
L’occhio deve essere allenato giorno dopo giorno, osservazione dopo osservazione.
Non vi scoraggiate se le prime osservazioni saranno difficoltose, se trovare ogni oggetto celeste sembra di
una fatica estrema: la pazienza è la vostra arma, nessuno
nasce già in grado di fare perfettamente qualsiasi compito.
Annotare e disegnare
Imparate a tenere un diario delle osservazioni, ad annotare
gli oggetti visti, le impressioni, la qualità del cielo,
eventuali curiosità. Prendere appunti mentre si è al
telescopio è un modo ottimo per ordinare e dare maggiore
significato al tempo speso all’oculare dello strumento.
Abituatevi anche a disegnare gli oggetti ed i dettagli che
osservate. Non sono necessari talenti particolari, solamente
una matita ed un foglio di carta. Naturalmente i disegni
vanno fatti al buio o con la luce della vostra lampada rossa,
mai rovinando l’adattamento al buio con torce o luci
bianche.
I vostri disegni e annotazioni sono un ottimo strumento per
fare esperienza e per notare i miglioramenti che farete nel
tempo.
I primi disegni ed osservazioni di un astrofilo alla
scoperta dell'Universo. E' molto emozionante andare,
con il proprio strumento, alla scoperta di mondi e
oggetti lontanissimi, scoprire la loro forma, le loro
caratteristiche, la loro luminosità, proprio come un
vero e proprio investigatore. Il disegno raffigura la
nebulosa di Orione (M42)
Disegno
di
Marte,
eseguito Uno dei miei primi disegni: Venere, osservato attraverso La prima osservazione di Saturno
osservando all'oculare di un l'oculare di un rifrattore da 80 mm F560 mm, il 22/11/1997 non si può certo dimenticare;
rifrattore da 90 mm F910 mm
Il puntamento
Il puntamento degli oggetti è forse l’operazione più difficoltosa da affrontare all’inizio. Avrete già imparato
che per puntare gli oggetti celesti bisogna utilizzare il cercatore, il piccolo cannocchiale montato in parallelo
al vostro telescopio, il quale deve essere prima allineato, puntando un lontano oggetto con lo strumento
principale.
Il puntamento attraverso il cercatore è, in effetti, quello di gran lunga
più utilizzato ed immediato da eseguire: l’unica difficoltà sta proprio
nell’allineare, preventivamente, il cercatore al campo inquadrato dal
telescopio. L’allineamento del cercatore è una fase importante, che
andrebbe eseguita di giorno e con calma, almeno per le prime volte.
Puntate un lontano dettaglio di piccole dimensioni con lo strumento
principale ed un oculare dal basso ingrandimento. E’ preferibile che il
dettaglio sia terrestre, come un lampione, un campanile, un’antenna, in
modo da non dover considerare il moto di rotazione della Terra.
Spegnete eventuali motori, che non vi serviranno, serrate bene gli assi
della montatura affinché non si sposti durante la fase di allineamento. A
questo punto osservate nel cercatore. Al centro del crocicchio dovrebbe Il cercatore si trova parallelo al
esserci ciò che vedete al centro dell’oculare, ma quasi sicuramente non telescopio e, per puntare gli oggetti,
sarà così. Adesso muovete le viti che lo serrano (3 o 6) fino a quando il deve essere allineato, muovendo le viti
che lo tengono nel suo supporto
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dettaglio inquadrato al centro del campo dell’oculare si trova perfettamente al centro del crocicchio del
cercatore. La
prima fase dell’allineamento è compiuta, adesso bisogna affinarlo
inserendo nel telescopio un oculare dall’elevato ingrandimento, attorno
alle 150 volte.
La procedura è la stessa: ponete il dettaglio inquadrato al centro
dell’oculare e fate in modo, agendo sulle viti di regolazione, che esso si
venga a trovare esattamente al centro del reticolo del cercatore.
Raggiungere un’ottima precisione è fondamentale nelle successive fasi
di puntamento degli oggetti celesti. Una volta raggiunta, non toccate più
le viti del cercatore o il cercatore stesso: quelli che equipaggiamo i
telescopi economici tendono a disallinearsi con facilità, quindi meglio
evitare urti o movimenti improvvisi. E’ consigliato controllare
l’allineamento del cercatore ad ogni sessione osservativa, perché, Quando un dettaglio terrestre centrato
è anche al centro del
quando il telescopio viene riposto in casa, non è raro che si disallinei. nell’oculare
crocicchio del cercatore, allora esso è
Non avete comunque alcun timore: questa fase è velocissima e molto allineato e può essere utilizzato per
semplice.
puntare gli oggetti celesti
Un cercatore allineato permette di puntare tutti gli oggetti che sono
visibili ad occhio nudo o attraverso le sue lenti, quindi tutti quelli più brillanti della magnitudine 8. In queste
circostanze, per trovare e puntare un oggetto possiamo dirigerci direttamente su di lui, magari aiutandoci con
una mappa, porlo al centro del reticolo ed osservarlo al telescopio.
Ben più difficile la situazione quando non si hanno punti di
riferimento o quando l’oggetto da puntare non è visibile
attraverso le piccole lenti dei cercatori e non disponiamo di
una montatura con puntamento automatico.
In questi casi abbiamo due tecniche di puntamento, una più
pratica, l’altra più complessa.
Lo star hopping è la tecnica più utilizzata e prevede di
raggiungere un oggetto non visibile attraverso le lenti del
cercatore avvicinandosi passo-passo, saltando si stella in
stella. Aiutandoci con una mappa si individua e si punta con
il cercatore la stella visibile ad occhio nudo più vicina
all’oggetto da puntare e la si pone al centro del campo del
telescopio, utilizzato con l’oculare dal minor ingrandimento
e maggior campo. A questo punto, aiutandoci con le stelle Esempio di star hopping per puntare la galassia
che osserviamo nel cercatore, possiamo avvicinarci NGC5746, invisibile attraverso il cercatore, quindi da
all’oggetto da puntare, rintracciando la sua posizione rintracciare attraverso salti progressivi tra le stelle
presunta leggendo attentamente le mappe celesti in nostro visibili ad occhio nudo o al cercatore stesso.
possesso. Generalmente la posizione è facile da individuare, se conosciamo il campo inquadrato dal
cercatore e sappiamo orientarci tra le stelle visibili. E’ importante che le mappe in vostro possesso siano
particolarmente precise e mostrino stelle fino alla magnitudine 8. In questo modo troveremo sempre due
stelle abbastanza vicine all’oggetto, da utilizzare per stimare la sua posizione. Quando l’abbiamo individuata,
centriamola con il cercatore e poi osserviamo al telescopio. L’oggetto puntato probabilmente non sarà al
centro del campo dell’oculare, ma quasi sicuramente sarà visibile ai bordi o nelle immediate periferie.
Osserviamo i pianeti
Nei capitoli precedenti abbiamo imparato le nozioni teoriche di base sui pianeti del sistema solare; in queste
pagine vedremo come osservare al meglio i pianeti e in generale tutti gli oggetti del nostro vicinato cosmico.
Perché osservare i pianeti
I pianeti sono oggetti molto interessanti, che mutano spesso nel tempo.
I più brillanti e facili da osservare sono: Venere, Marte, Giove e Saturno. Ognuno di essi manifesta dei
fenomeni unici e rapidamente variabili nel tempo: un pianeta non vi apparirà mai lo stesso ad ogni
osservazione.
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Molti osservatori, proprio per la mutabilità ed i molti dettagli che vi si possono osservare, si dedicano
solamente alla loro osservazione.
L’osservazione dei pianeti non richiede un cielo scuro, anzi, può essere condotta anche dal centro di una
grande città, per questo molti astrofili cittadini si specializzano nella loro osservazione.
Quali pianeti osservare
Teoricamente è possibile osservare con ogni strumento ognuno degli 8 pianeti, ovvero: Mercurio, Venere,
Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno, a cui dobbiamo aggiungere la Luna e il Sole, quest’ultimo solo con
appositi filtri da porre davanti l’obiettivo del telescopio. Le migliori soddisfazioni al telescopio le offrono
Venere, Marte, Giove e Saturno, perfettamente visibili anche ad occhio nudo.
Un osservatore esperto, equipaggiato anche con strumenti piccoli, è in grado di registrare una miriade di
dettagli, soprattutto su Giove, Marte e la Luna.
I pianeti remoti, ovvero Urano e Nettuno, non mostrano invece dettagli, se non un piccolo dischetto debole e
spesso sfocato.
Cosa serve per osservare i pianeti: Un cielo stabile, anche se non scuro
I pianeti sono oggetti brillanti e non è necessario osservarli da un luogo buio.
Ogni pianeta può essere osservato anche all’interno di una grande città: le luci e l’inquinamento luminoso in
genere non inficiano in alcun modo la loro osservazione.
E’ invece richiesta una notevole stabilità atmosferica.
La turbolenza atmosferica è infatti il nemico principale di ogni osservazione in alta risoluzione, come quella
dei pianeti.
Come sapete, la turbolenza ha sia origini locali che atmosferiche. Non possiamo fare nulla per quella causata
dai venti ad alta quota, ma possiamo attenuare quella locale, spesso la principale causa delle deformazioni e
delle grandi sfocature di ogni immagine.
Evitate sempre di osservare attraverso finestre o a ridosso di tetti o camini; evitate sempre una fonte di calore
nelle immediate vicinanze dello strumento.
Portate all’esterno il telescopio almeno 1 ora prima di osservare, affinché la sua temperatura raggiunga
quella esterna, altrimenti la turbolenza all’interno del tubo sarebbe deleteria per ogni immagine.
Non bisogna osservare a ridosso di grandi ostacoli naturali, quali colline o montagne, soprattutto se il vento
proviene proprio dalla loro direzione. L’ostacolo naturale provoca notevole turbolenza e rovina l’immagine,
a prescindere dall’entità della turbolenza in alta quota. Non osservate dal fondo delle valli, soprattutto quelle
alpine. In questi casi la turbolenza è sempre molto elevata e l’unico rimedio è cambiare punto di
osservazione.
I posti migliori si hanno in pianura, nelle serate in cui il vento è assente e magari una leggera foschia ci
indica una certa stabilità dell’aria.
Non osservate durante giorni di forte vento, quando magari il cielo è limpidissimo ma molto irrequieto, o a
ridosso del passaggio di una perturbazione.
I momenti migliori di stabilità atmosferica si hanno sempre quando c’è un’alta pressione consolidata da
almeno un paio di giorni e non ci sono venti, ne cambiamenti meteorologici in vista.
Queste sono naturalmente indicazioni di massima, che non vanno prese alla lettera. Spesso possono esserci
delle eccezioni soprattutto per chi osserva all’interno delle città, dove si creano dei microclimi difficili da
interpretare.
L’importante è che capiate di dover ridurre al minimo la turbolenza locale e che i luoghi migliori sono le
pianure o la sommità di montagne o colline.
Ogni ostacolo naturale produrrà sempre turbolenza inaccettabile ogni giorno dell’anno, soprattutto se vi
trovate in una valle, per questo o cambiate luogo di osservazione o scegliete di dedicarvi alle osservazioni
degli oggetti del cielo profondo.
Se disponete di uno strumento di almeno 150 mm, anche dal luogo più idoneo delle località italiane sarà
difficile trovare più di venti giorni in cui la turbolenza sarà minima e permetterà di osservare i pianeti nel
migliore dei modi. Un po’ meglio con strumenti di diametro inferiore, proprio perché risentono meno della
turbolenza atmosferica (ma hanno un potere risolutivo minore degli strumenti più grandi).
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Cosa serve per osservare i pianeti: Il telescopio
I pianeti sono oggetti che ci appaiono molto piccoli, oltre 50 volte inferiori al diametro apparente della Luna
piena, per questo occorrono strumenti in grado di offrire ingrandimenti elevati mantenendo una certa
comodità di osservazione.
Tutti gli strumenti con focale elevata, diciamo dal metro in su, sono adatti allo scopo.
Particolarmente indicati sono i rifrattori acromatici con rapporti focale oltre f10 o i moderni Maksutov di
diametro a partire da 90 mm, i quali uniscono ad una lunga focale una notevole compattezza e qualità ottica.
La qualità ottica è in effetti il requisito fondamentale per osservare i pianeti, vista la necessità di sfruttare
tutto il potere risolutivo teorico dello strumento, il quale si raggiunge solo se le ottiche sono lavorate
adeguatamente e se il telescopio è collimato (nel caso di strumenti a specchio).
Non sono necessari telescopi dal grande diametro.
Per un’attività continuativa e ricca di soddisfazioni un telescopio mak da 150 mm può definirsi uno
strumento definitivo.
L’utilità dei grandi diametri è relativa e vanificata dalla turbolenza atmosferica, che di fatto limita la potenza
(in termini di potere risolutivo) di ogni strumento maggiore di 150 mm. E’ per questo motivo che i piccoli
strumenti, benché teoricamente meno potenti, possono dare maggiori soddisfazioni e un’immagine più a
fuoco, ferma e in apparenza dettagliata.
Per iniziare l’osservazione dei pianeti consiglio uno strumento da almeno 90 mm di diametro, sia in
configurazione mak che rifrattore.
Nel caso di un rifrattore è necessario che la focale sia di almeno un metro.
Diffidate sempre dagli strumenti super economici e se non volete fare spese troppo grandi compratevi un
mak da 90-127 mm con il quale avrete grandi soddisfazioni e che richiede una montatura meno impegnativa
di un rifrattore di pari diametro.
I telescopi Newton non sono particolarmente portati verso questo tipo di osservazioni, soprattutto i diametri
inferiori ai 200 mm, per due motivi:
1) Sono spesso progettati ed ottimizzati per lavorare a bassi ingrandimenti e raramente possiedono la
qualità ottica necessaria per effettuare osservazioni ottime dei pianeti
2) La configurazione ottica a tubo aperto e con un’ostruzione centrale li rende particolarmente sensibili
alla turbolenza, soprattutto nei confronti di tubi ottici chiusi come i mak, o senza ostruzione come i
rifrattori.
Questo non significa che un Newton non sia adatto ad osservare i pianeti, semplicemente che un mak o un
rifrattore a lungo fuoco danno soddisfazioni migliori a parità di diametro, soprattutto per aperture mediopiccole.
La lunga focale degli strumenti indicati per l’osservazione dei pianeti, oltre ad indicare generalmente una
migliore qualità ottica (lavorare lenti e specchi di lunga focale è molto più semplice che lavorare ottiche di
corta focale), consente di raggiungere elevati ingrandimenti con oculari dalla focale medio-lunga,
tipicamente intorno ai 10-15 mm, al posto degli scomodi oculari da 4-5 millimetri, la cui comodità di
osservazione è piuttosto discutibile.
A parità di turbolenza atmosferica e qualità ottica, uno strumento dal diametro maggiore permette di vedere
più dettagli e colori meglio definiti.
La luminosità dell’immagine, a parità di ingrandimenti, è maggiore nello strumento di diametro maggiore.
Nella figura seguente è mostrata una simulazione di come appare Saturno con telescopi di diverso diametro,
senza il disturbo della turbolenza atmosferica.
Questa è una situazione ideale che raramente viene rispettata, soprattutto a causa della sempre presente
turbolenza atmosferica.
Cosa serve per osservare i pianeti: gli oculari
Gli oculari sono accessori indispensabili per l’osservazione del cielo. La loro qualità ottica deve essere tale
da non introdurre aberrazioni e distorsioni dell’immagine fornita dallo strumento. E’ del tutto inutile infatti
possedere un telescopio dall’ottima qualità ottica abbinato ad oculari dalla qualità discutibile. Ricordate
sempre che l’elemento di minore qualità determina il livello qualitativo dell’intera strumentazione. Prestate
quindi particolare attenzione alla scelta degli accessori adatti, compatibilmente con le vostre disponibilità
economiche.
Un oculare indicato per l’osservazione dei pianeti dovrebbe avere una buona estrazione pupillare ed
un’ottima qualità ottica al centro del campo. Non occorrono oculari con un grande campo apparente e non
occorre che esso sia corretto fino ai bordi, data l’esigua estensione del pianeta.
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Gli oculari in configurazione ortoscopica rappresentano la scelta migliore quanto a rapporto
prezzo/prestazioni, offrendo immagini molto nitide al centro del campo.
Non acquistate oculari con focali più corte di 6-8 mm, principalmente perché piuttosto scomodi
nell’osservazione, presentando spesso un’estrazione pupillare ed una pupilla d’uscita veramente ridotte. Il
risultato è la sensazione di guardare dal buco di una serratura, decisamente scomodo.
Se vi occorrono ingrandimenti sostenuti allora è meglio utilizzare una lente di barlow, che raddoppia
l’ingrandimento fornito da qualsiasi oculare: è meglio osservare a 300 ingrandimenti con un oculare dalla
focale di 15 mm accoppiato ad una buona lente di barlow da 2X piuttosto che con uno scomodo da 7,5 mm
di focale. Non vi fate prendere dalla mania dell’ingrandimento eccessivo e ricordate che il massimo, ma
proprio il massimo, è 3 volte il diametro dell’obiettivo del telescopio espresso in mm, meglio se 2,5 volte;
questo significa un ingrandimento massimo utile intorno alle 250 volte per uno strumento da 100 mm e di
500 per uno da 200 mm.
Acquistare oculari che consentono ingrandimenti nettamente maggiori rappresenta solamente una spesa
superflua.
Un buon parco di accessori ottici per l’osservazione dei pianeti, se disponete di uno strumento da 100-150
mm, potrebbe essere il seguente:
1) Oculare in configurazione ploss tuttofare che fornisce un ingrandimento di circa 50-70 volte
2) Oculare ortoscopico per l’osservazione planetaria con un ingrandimento di 150X
3) lente di barlow 2X che vi consente di raddoppiare gli ingrandimenti disponibili. In questo modo avrete
50X per panoramiche lunari e fenomeni particolari, 100X per le osservazioni di Giove e i suoi satelliti,
Venere, la Luna; 150X e 300X per le osservazioni in alta risoluzione.
Strumenti di diametro oltre i 200 mm necessitano di ingrandimenti maggiori di circa il 50%, ma i tre
accessori di base restano gli stessi.
Cosa serve per osservare i pianeti: allenamento e pazienza
Ultimo requisito, ma non per importanza, la pazienza.
L’osservazione dei pianeti è difficoltosa e contro intuitiva.
Osservare da un’apertura piccola come quella di un oculare, con un solo occhio, un oggetto di ridotte
dimensioni e spesso molto luminoso non è un’esperienza alla quale siamo abituati, per questo l’occhio e
soprattutto il cervello fanno una certa fatica all’inizio, restituendovi immagini piccole e indefinite.
L’osservazione dei pianeti è considerata da molti un’arte che si impara con tempo, pazienza e costanza.
Molti osservatori alle prime armi non noteranno che dei piccoli dischetti colorati attraverso il proprio
strumento, ma con il tempo quei dischetti conterranno molti dettagli. Spesso si trascura questo
importantissimo fatto, che non di rado fa perdere la passione nell’astrofilo alle prime armi.
Non vi arrendete, non avete fretta, cercate di avere pazienza e di osservare per almeno 5 minuti il pianeta.
L’astronomia è una disciplina che richiede pazienza.
Ho fatto un confronto molto significativo qualche anno fa, quando ormai ero abituato all’osservazione dei
pianeti. Ho puntato Giove e ho disegnato su un foglio quello che sono riuscito a vedere in circa dieci minuti
di osservazione continua e l’ho confrontato con i disegni ottenuti l’anno prima, durante le prime osservazioni
planetarie: le osservazioni sembrano effettuate con due strumenti totalmente diversi tanto è la differenza
nella percezione dei dettagli acquisita con l’esperienza.
Ecco quanto conta l’esperienza e l’allenamento nell’osservazione dei pianeti. A sinistra una delle prime
osservazioni di Giove. Il disegno fatto al computer non mostra altri dettagli se non le due bande equatoriali,
peraltro dalla forma piuttosto strana e non corrispondente alla realtà. A destra stesso strumento, rifrattore da 90
mm, stessi ingrandimenti, 250X, ma un anno dopo e soprattutto dopo molta esperienza. Non avete fretta nelle
osservazioni e cercate di catturare ogni minimo dettaglio o sfumatura.
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Consigli pratici per l’osservazione dei pianeti
Ecco qualche utile consiglio per una proficua osservazione dei pianeti:
• Se il telescopio è dentro casa, ponetelo fuori almeno un’ora prima di osservare. Naturalmente è da
escludere qualsiasi tipo di osservazione da dentro casa o da dietro una finestra. Tutte le osservazioni
vanno fatte fuori, all’aperto, al limite sul balcone della propria casa, ma senza ostacoli tra lo
strumento e l’oggetto da osservare
• Effettuate lo stazionamento della montatura, se è di tipo equatoriale.
• Aspettate che il pianeta si trovi alto sull’orizzonte. L’ideale sarebbe osservare quando esso raggiunge
il meridiano, ovvero il punto più alto sull’orizzonte. Non è detto che un pianeta in meridiano risulti
alto; Giove, ad esempio, nel 2009 si trova ad appena 30° di altezza al passaggio in meridiano. Di
sicuro il passaggio in meridiano rappresenta la massima altezza che il pianeta raggiungerà nel corso
della notte. Quando un pianeta (ed ogni oggetto) è in meridiano esso è visibile perfettamente in
direzione sud, quindi se avete senso di orientamento o una bussola è facile riconoscere questo punto.
Osservare l’oggetto alla massima altezza che raggiunge sull’orizzonte è fondamentale per ridurre i
danni della turbolenza atmosferica, maggiore quanto minore è l’altezza sull’orizzonte. Questo fatto è
facile da verificare: basta guardare quanto una stella bassa sull’orizzonte scintilla più di una posta
sopra la vostra testa.
• Evitate, per quanto possibile, di osservare corpi celesti che si trovano poco sopra tetti o camini di
abitazioni o a ridosso di strade. Anche questo comporta un notevole aumento della turbolenza,
decisamente da evitare.
• Se avete uno strumento a specchio controllate la collimazione e se non è perfetta regolatela.
• Allineate il cercatore se non è ben allineato: il successivo puntamento sarà molto facile da fare.
• Puntate il pianeta con un oculare a basso ingrandimento, diciamo circa 50X. Centratelo nel campo e
date un’occhiata all’immagine. Se non è tremolante e sembra a fuoco, allora la turbolenza potrebbe
non essere nociva e possiamo andare avanti, altrimenti meglio aspettare momenti migliori. Se la
turbolenza è elevata nessun telescopio vi mostrerà alcun dettaglio su nessun corpo celeste.
• Inserite un oculare ad alto ingrandimento, almeno 100-150X, ed osservate con calma il pianeta per
almeno 5 minuti.
• Il disco planetario vi apparirà piccolo, ma è solo un’illusione ottica. A soli 40 ingrandimenti Giove
appare già grande come la Luna piena vista ad occhio nudo. Il cervello, però, ingannato dalla visione
telescopica percepisce un oggetto nettamente più piccolo. A 150X Giove appare 4 volte più grande
della Luna piena vista ad occhio nudo, ma sarà ancora piccolo. Non cadete nel tranello ed osservate,
poiché sarete in grado di vedere già molti dettagli su tutti i pianeti brillanti. Non cadete nella trappola
dell’ingrandimento. Oltre una certa soglia, quantificabile come l’ingrandimento corrispondente a 2,5
volte il diametro dell’obiettivo del telescopio espresso in mm, l’immagine comincia a degradare e un
ingrandimento maggiore è controproducente. L’ingrandimento massimo utile per uno strumento da
100 mm è intorno alle 250 volte, un valore notevole, che vi fa apparire Giove e gli anelli di Saturno
7 volte più grandi della Luna piena e vi permette di sfruttare tutto il potere risolutivo teorico dello
strumento. Aumentando l’ingrandimento aumenta solamente la visione psicologica, ovvero il
cervello interpreta come migliore un’immagine più grande, sebbene sia meno dettagliata della
precedente. L’illusione di immagini piccole è veramente forte e realistica, ma è sempre e solo
un’illusione. La stessa illusione si presenta quando osserviamo la Luna bassa sull’orizzonte: essa ci
appare molto più grande di quanto è alta in cielo, eppure non lo è. Anche questa è un’illusione.
Imparare a controllare il comportamento del cervello è fondamentale in una proficua osservazione
planetaria e vi farà scoprire sempre nuovi dettagli nei dischi planetari.
• Prendete nota delle vostre osservazioni, cercando di disegnare ciò che vedete, di annotare, in un
quaderno, date, impressioni, ingrandimenti ed eventuali strani dettagli. Annotare le proprie
osservazioni è appagante e molto utile, anche dal punto di vista scientifico, nel caso doveste scoprire
qualcosa di nuovo ed insolito.
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Come vi appariranno i pianeti al telescopio
La prima volta che osserverete un pianeta resterete in parte delusi perché avrete di fronte un disco veramente
piccolo anche con elevati ingrandimenti, nel quale farete fatica a notare dei dettagli. Se la turbolenza non è
elevata, le ottiche del telescopio in ordine e l’immagine a fuoco, allora i dettagli ci sono, basta osservarli.
Simulazione di come appare Giove all’oculare di un telescopio da 100 mm. A sinistra a 150X, a destra a 300X. Per avere le giuste
proporzioni dovreste osservare queste immagini ad una distanza di appena 5 centimetri e capire quanto effettivamente vi appare
grande il pianeta al variare degli ingrandimenti.
A causa della mancanza di riferimenti, il cervello percepisce sempre un’immagine molto piccola, anche se
utilizzate ingrandimenti elevati. Questa è comunque un’illusione e non la realtà: Giove già a 40X vi appare
grande quanto la Luna piena, così come gli anelli di Saturno. Venere, quando è vicina alla Terra, già a 30X è
grande esattamente come una sottile falce lunare vista ad occhio nudo. Nessun osservatore riesce a credere a
questi numeri dopo aver messo l’occhio al telescopio, eppure è così.
Si potrebbe obiettare che la Luna piena ad occhio nudo non appare poi così grande, allora possiamo
aumentare gli ingrandimenti. A 250X, ingrandimento massimo utile per uno strumento da 100 mm, Giove
appare 6 volte più grande della Luna piena, così come gli anelli di Saturno; Venere addirittura fino ad 8
volte! Un oggetto 6 volte più grande della Luna piena ha le stesse dimensioni apparenti di una moneta da 2
euro vista alla distanza di 1 metro, per nulla piccole.
Nonostante questo valore, Giove, con un ingrandimento di 250X, ci apparirà ancora piccolo, ma solamente
per una mera illusione ottica. Non lasciatevi ingannare dal vostro cervello e cercate di osservare i dettagli sul
suo disco, perché ve ne saranno molti.
Non di rado, soprattutto per Venere, Marte e Giove, il cervello non riesce a regolare bene l’apertura della
pupilla dell’occhio, restituendovi un’immagine sovraesposta (troppo luminosa), dove riconoscere dei dettagli
è difficile. Per aggirare questo secondo inganno del cervello, aumentate l’ingrandimento, se è possibile, ma
non oltre il valore massimo, oppure utilizzate dei filtri neutri per attenuare la luminosità dell’immagine.
Osservare gli oggetti del cielo profondo
Al di la del sistema solare si apre davanti a noi il vero Universo, fatto di oggetti che non troveremo mai (per
fortuna!) nel nostro vicinato.
Stelle, nebulose, ammassi stellari e galassie sono giganteschi agglomerati di materia, spesso dalle tenui ed
emozionanti sfumature, che vale la pena osservare almeno una volta nella vita.
Alla portata di uno strumento amatoriale di 100 mm, sotto un cielo scuro, vi sono centinaia, se non migliaia,
di nebulose, galassie e ammassi stellari, ognuno dei quali è sempre diverso dall’altro.
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L’osservazione di una lontana galassia produce delle emozioni uniche: stiamo osservando, infatti, un oggetto
distante milioni di anni luce, una nube soffusa contenente miliardi di stelle e probabilmente milioni di
pianeti.
Nelle nebulose possiamo osservare filamenti di gas incandescente dai quali nascono le stelle e dalle quali
anche il nostro pianeta, 4,6 miliardi di anni fa, si è formato.
Non possiamo rimanere indifferenti davanti all’Universo in movimento, davanti ai mattoni costitutivi
dell’immenso spazio che ci circonda. Il nostro telescopio è una macchina del tempo che ci permette di fare
viaggi senza limiti e senza confini.
Quali sono gli oggetti da osservare
Nel capitolo di approfondimento abbiamo capito che la nostra attenzione non deve essere rivolta verso le
singole stelle, le quali continuano ad essere puntiformi e prive di informazioni con qualsiasi strumento, ma
verso i cosiddetti oggetti diffusi, ovvero nebulose, galassie e ammassi stellari.
Nel cielo esistono migliaia di oggetti diffusi alla portata del vostro strumento; alcuni, addirittura, risultano
angolarmente ben più estesi della Luna piena vista ad occhio nudo, decine o centinaia di volte più grandi
(sempre in apparenza) dei pianeti.
Anche le stelle doppie sono ottimi oggetti da osservare. Sebbene le singole stelle non presentano
informazioni, quando questi oggetti si trovano a gruppi di due-tre-quattro, magari con diversi colori, la
visione attraverso il telescopio è appagante.
Cosa serve per osservare gli oggetti del cielo profondo: Un cielo buio
Ad eccezione delle stelle doppie, generalmente luminose e facili da osservare anche in città, tutti gli altri
oggetti diffusi hanno due caratteristiche che determinano la strumentazione necessaria per la loro proficua
osservazione:
1) sono tutti oggetti angolarmente molto estesi, per i quali, quindi raramente occorrono ingrandimenti
oltre le 150 volte
2) Sono tutti oggetti estremamente deboli, ai limiti della sensibilità dell’occhio
Detto questo il primo strumento di cui dobbiamo assolutamente disporre è un cielo scuro. L’osservazione
degli oggetti del cielo profondo richiede sempre un cielo non inquinato dalle luci delle città o da smog e
foschia presenti nelle grandi pianure del nostro paese. Se non avete
un cielo adatto e non avete la possibilità di fare spostamenti alla sua
ricerca, lasciate perdere l’osservazione del cielo profondo, che
produrrà solamente delusioni e spese inutili per la strumentazione.
L’importanza di un cielo scuro è fondamentale: uno strumento da
appena 60 mm di diametro sotto il più scuro dei cieli permette di
vedere meglio e più di uno strumento dal diametro 3 volte
maggiore utilizzato dal centro di una grande città. Aumentare il
diametro del telescopio rappresenta solamente una soluzione molto
parziale e discutibile, che non può sostituire un cielo scuro.
Cosa serve per osservare gli oggetti del cielo profondo: Il
telescopio
La strumentazione necessaria è diversa rispetto a quella richiesta
per i pianeti. Non è necessario che lo strumento abbia una qualità
ottica ottima, poiché osserverete sempre ad ingrandimenti modesti,
piuttosto è necessaria la maggiore apertura possibile.
Nelle osservazioni del cielo profondo non conta la risoluzione
raggiungibile, e la turbolenza atmosferica non è determinante come
nell’osservazione planetaria. L’unica cosa che serve è luce,
raccogliere più luce possibile, quindi, avere un telescopio dal
maggiore diametro possibile.
Alcuni osservatori specializzati nell’osservazione deep-sky
prendono alla lettera questo consiglio, acquistando o costruendosi
telescopi il cui unico obiettivo è catturare più luce possibile,
tralasciando la qualità ottica eccelsa e tutta la parte meccanica.
Un telescopio dobson è un Newtoniano su
una montatura altazimutale estremamente
semplice, particolarmente adatto alle
osservazioni degli oggetti del cielo profondo,
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perché tutta la spesa è concentrata sul
maggiore diametro dello specchio, a scapito
della meccanica.
I telescopi dobson sono costituiti da un tubo ottico di grande diametro in configurazione Newton, poggiato su
una base, di solito di legno, molto semplice, che permette movimenti piuttosto rozzi ma precisi. Non esiste
una montatura equatoriale, costosa quanto superflua, non esiste una meccanica di altissima precisione.
Spesso i tubi ottici sono in alluminio o in cartone rinforzato.
Risparmiare sulla meccanica permette di investire il denaro unicamente nel diametro strumentale, l’unico che
davvero conta nell’osservazione degli oggetti deboli. A titolo di esempio, un telescopio Newton su montatura
equatoriale, compreso di elettronica di controllo e con ottima qualità ottica può costare anche 3 volte più di
un analogo Newton in configurazione dobson.
I telescopi dobsoniani di almeno 200 mm sono strumenti perfetti per iniziare l’osservazione del cielo
profondo da parte dei principianti. Essi danno buone soddisfazioni anche sui pianeti, ma non sono certo i più
indicati per queste applicazioni.
Il consiglio, un po’ controcorrente, è quindi il seguente: se non avete problemi di spazio, se avete un cielo
scuro e non volete fare fotografia astronomica, compratevi un dobson da almeno 200 mm, il quale si trova
allo stesso prezzo di un telescopio completo di montatura equatoriale ed elettronica di controllo da 100 mm.
Se non potete permettervi uno strumento di questo tipo, che comunque ha un costo di oltre 500 euro e un
ingombro evidente, consiglio di acquistarne uno di diametro inferiore, anche di 150 mm, sempre Newton, e
magari sempre in configurazione dobsoniana.
I rifrattori non sono molto adatti a questo tipo di osservazioni, principalmente per il costo in relazione al
diametro dell’obiettivo, per il peso e l’ingombro. Un rifrattore da 200 mm di diametro, di ottima qualità
ottica può costare quanto un’automobile mentre un riflettore Newton quanto un telefono cellulare!
I principali oggetti del cielo profondo sono alla portata anche di un buon binocolo o di un piccolo telescopio
da 114 mm, ma le emozioni che può dare uno strumento maggiore sono assolutamente maggiore e
imparagonabili.
Il minimo diametro per avere soddisfazioni è proprio quello di 150 mm, sebbene i riflettori Newton di
diametro inferiore possono comunque dare qualche bella soddisfazione.
Da escludere, se non ci sono evidenti problemi di spazio, gli strumenti catadiottrici, per il costo maggiore e la
grande ostruzione centrale.
E se un astrofilo, come spesso succede, non si vuole specializzare ne nell’osservazione planetaria ne in
quella deep-sky, ma preferisce un po’ di tutto? In questo caso la scelta dovrebbe ricadere, almeno per il
primo telescopio, su un Newton da 150mm o un catadiottrico di pari diametro, comprensivi di montatura
equatoriale. Seguire i pianeti con un telescopio in configurazione dobson può risultare irritante e non facile,
soprattutto agli inizi, meglio una montatura equatoriale motorizzata. La spesa, in ogni caso, si aggira sempre
intorno ai 500 euro.
A parità di condizioni di cielo, un telescopio di diametro maggiore permette di vedere sempre maggiori
dettagli su ogni oggetto del cielo profondo, in particolare sugli ammassi stellari e sulle nebulose. La
differenza di prestazioni è evidente nella fascia i diametri compresi tra 100 mm e 200 mm. Con i primi, tutti
gli ammassi globulari sono piccole sfere indistinte, prive di qualsiasi stella; con i secondi essi diventano
oggetti ricchissimi di deboli stelle, dai bordi fino al centro.
Se nel caso dei pianeti la turbolenza atmosferica tende a livellare le prestazioni e comunque a non far sentire
eccessivamente la differenza di diametri, nelle osservazioni del cielo profondo non è così: un diametro
maggiore consente sempre di vedere meglio. E’ questo il motivo per il quale, se siete veramente appassionati
di questo tipo di osservazioni, dovreste prendere in considerazione un telescopio in configurazione dobson.
Nella tabella seguente si è cercato di mostrare come varia l’aspetto di un oggetto in funzione del diametro del
telescopio e della qualità del cielo dal quale si osserva. Naturalmente si tratta di indicazioni che non possono
considerare tutte le variabili in gioco e pertanto devono essere prese con le dovute cautele.
Telescopio
150 mm
200 mm
300 mm
Molto scuro
mag. 6-6.5
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Sub-urbano
mag 5.0-5.5
Urbano
mag. 4.0-4.5
Cosa serve per osservare gli oggetti del cielo profondo: Oculari, filtri, accessori
L’osservazione degli oggetti del cielo profondo si effettua generalmente ad ingrandimenti medio-bassi.
Le dimensioni di nebulose e ammassi stellari sono spesso superiori a quelle del diametro apparente della
Luna. L’oculare ideale per queste osservazioni dovrebbe avere un grande campo apparente, una buona
estrazione pupillare ed una correzione ottica lungo tutto il campo. Alcuni Ploss modificati o i grandangolari,
sono ideali ed offrono campi apparenti anche superiori a 60-70°.
Immergere l’occhio in questi oculari regala una sensazione magnifica di immersione totale nel cosmo e rende
perfettamente giustizia alla bellezza degli oggetti che osserverete. Non acquistate oculari dalla corta focale,
inferiore ai 10mm, poiché essi hanno un campo ed un’estrazione pupillare ridotta. Se volete raggiungere un
ingrandimento elevato, meglio usare una lente di barlow ed un oculare dalla focale intorno ai 15-17 mm. Gli
oculari planetari, tipo gli ortoscopici, non sono adatti, sia per il campo ridotto che per la qualità scarsa nelle
parti periferiche.
Se disponete di un cielo davvero scuro, allora il filtro migliore è proprio esso. La luce che ci giunge da questi
oggetti è davvero minima e non vale la pena attenuarla ulteriormente con l’uso di filtri.
In casi particolari alcuni filtri possono comunque rivelarsi utili.
Se osservate da una zona con inquinamento luminoso, potete cercare di attenuare il danno arrecato dalle luci
con i filtri nebulari, adatti all’osservazione delle nebulose. In commercio esistono anche dei filtri anti
inquinamento luminoso, ma è bene chiarire che questi possono essere solo un piccolo aiuto nelle
osservazioni da cieli moderatamente inquinati e non un rimedio ad un cielo scuro.
Nell’osservazione di alcune nebulose ad emissione o di deboli nebulose planetarie, un filtro centrato sulla
riga di emissione OIII (ossigeno ionizzato due volte) permette di vedere maggiori dettagli, con un contrasto
migliore rispetto alla visione senza filtri.
Per gli oggetti che emettono luce in tutto lo spettro visibile, come gli ammassi e le galassie, qualsiasi filtro
attenua inesorabilmente la luce che riceviamo, facendoli apparire ancora più deboli.
Cosa serve per osservare gli oggetti del cielo profondo: Un occhio attento e allenato e qualche trucco
Tutti gli oggetti del cielo profondo sono estremamente deboli, anche attraverso un telescopio, per questo è
necessario mettere in pratica qualche trucco e accorgimento.
Portate il telescopio fuori, al riparo dalle luci dirette. Non è necessario farlo acclimatare, poiché non vi
occorrono osservazioni ad alte risoluzioni. Se la montatura è equatoriale, stazionatela ma senza una
precisione maniacale. Controllate grossolanamente la collimazione dello strumento, soprattutto se si tratta di
un Newton e l’allineamento dell’osservatore. E’ importante che scegliate oggetti alti sull’orizzonte. La bassa
altezza, oltre a produrre turbolenza, che per questi scopi non interessa molto, causa una perdita di luminosità
dell’oggetto, prodotta dall’assorbimento da parte dello strato di aria che abbiamo sopra la nostra testa. La
cosiddetta estinzione atmosferica si rende evidente ad altezze inferiori ai 30° sull’orizzonte. Nei limiti del
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possibile, aspettate che l’oggetto si trovi in meridiano o comunque ad altezze maggiori di 30°, altrimenti
potreste perdere molti dettagli.
La regola numero uno per osservare al meglio nebulose, ammassi e galassie è l’adattamento al buio
dell’occhio. La maggiore sensibilità alle deboli luminosità si ha dopo 10-15 minuti di buio assoluto. Prima di
osservare qualsiasi oggetto, quindi, aspettate al buio totale, senza accendere lampade o guardare il cellulare.
Trascorso questo tempo, il cielo si presenterà nettamente più affollato, perché il vostro occhio è ora adattato
al buio. Non accendete torce e non fissate lampioni o i fari di una macchina; basta un secondo per perdere
l’adattamento al buio e dover aspettare altri 10-15 minuti prima di poter osservare con la stessa efficienza. Se
vi serve l’illuminazione per consultare mappe o controllare il vostro strumento, equipaggiatevi di una torcia
che emette una debole luce rossa; in questo modo potete muovervi e leggere senza perdere l’adattamento al
buio. Quando osservate un oggetto non lo fate mai direttamente, a meno che non sia abbastanza luminoso. La
cosiddetta visione distolta è una tecnica molto efficiente nell’osservazione degli oggetti deboli. Si tratta di
osservare l’oggetto con la coda dell’occhio, ovvero con la parte non centrale della retina, nella quale sono
concentrati dei ricettori chiamati bastoncelli, dieci volte più sensibili dei coni che si trovano al centro.
Focalizzate lo sguardo su un punto visino all’oggetto ed osservatelo con la coda dell’occhio e riuscirete a
vedere molti più dettagli.
Alcuni deboli ammassi o piccole nebulose planetarie sono del tutto invisibili in visione diretta ma diventano
evidentissima distogliendo lo sguardo leggermente.
I dettagli da percepire possiedono sempre contrasti evanescenti e piccole sfumature; l’occhio deve essere
allenato a questo tipo di osservazione, un po’ come succede nel caso dei pianeti.
E’ molto difficile che al primo sguardo possiate notare tutti i dettagli e le sfumature; prendetevi del tempo,
non avete fretta. Mano a mano che proseguirete nelle osservazioni il vostro occhio si abituerà e riuscirete a
percepire molti più dettagli della prima osservazione.
Un buon allenamento si comincia ad avere già dopo una settimana di osservazioni ed almeno una trentina o
occhiate all’oculare: la pazienza aiuta sempre.
Ultimo trucco: non fatevi condizionare. Personalmente quando osservo un nuovo oggetto cerco sempre di
non avere idee a priori sulla sua forma e sui dettagli che posso osservare. Il rischio concreto è che il cervello,
sapendo già cosa aspettarsi, fa vedere all’occhio dettagli che in realtà non esistono o che non si possono
osservare. Non createvi quindi aspettative, andate alla scoperta degli oggetti e dei loro segreti.
Annotate sempre le vostre osservazioni. Fare dei disegni aiuta ad allenare l’occhio e rende giustizia a ciò che
si osserva.
Cosa osservare: le stelle doppie
Le stelle doppie sono gli oggetti del cielo profondo più facili da osservare, perché generalmente piuttosto
brillanti. Oltre la metà delle stelle della nostra Galassia non è isolato ma possiede almeno una compagna con
la quale divide la sua orbita. I sistemi doppi sono quindi formati da due stelle che orbitano attorno al comune
centro di massa.
L’osservazione telescopica delle stelle doppie visuali è molto appagante e facile da condurre con ogni
telescopio, il quale mostra dettagli e colori molto simili a quelli visibili nelle fotografie: si tratta di uno dei
rarissimi casi nei quali una fotografia mostra esattamente ciò che un occhio ben allenato può percepire.
Quasi tutte le stelle doppie reali (non prospettiche)
appaiono come un’unica componente ad occhio nudo e
manifestano la loro reale natura solamente al telescopio.
Il cielo è ricchissimo di stelle doppie molto spettacolari: la
più bella è Albireo ( β Cygni), formata da due componenti,
una di colore arancio, l’altra azzurro, separate di 34”, alla
portata di ogni telescopio utilizzato ad ingrandimenti
maggiori delle 30 volte.
Un altro sistema molto interessante è quello formato da ε
(epsilon) Lyrae, formato addirittura da ben 4 componenti!
Le due principali sono separate da 208” e costituiscono un
ottimo test per l’occhio nudo: un occhio perfetto riesce a Albireo, magnifica stella doppia nella costellazione del
Cigno. Le due componenti sono separate da 34” ed
separarle, a fatica, senza alcun ausilio ottico. Un binocolo o hanno colorazioni molto diverse. La stella blu mostra
ogni piccolo telescopio mostrano le due componenti la figura di diffrazione, con il disco di Airy centrale,
perfettamente separate. Un rifrattore da 80 mm o un segno di ottima qualità ottica, collimazione e seeing.
riflettore da 114 mm, utilizzati ad almeno 150 ingrandimenti, vi mostreranno che ognuna delle due
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componenti è in realtà doppia, con separazioni di circa 2,5”, costituendo un ottimo test per la qualità delle
ottiche di un telescopio da 60 mm, il quale, se lavorato in modo perfetto, vi mostrerà separate, seppur a
fatica, le singole componenti. Come possiamo vedere, le stelle doppie strette (quelle con angoli di
separazione inferiori ai 5”) costituiscono anche dei severi test per la qualità ottica dei vostri strumenti. Come
abbiamo già visto, se la qualità ottica è ottima, il potere risolutivo del telescopio è determinato solamente
dalle leggi della diffrazione. Il criterio di Dawes è stato sviluppato proprio a partire da numerose
osservazioni condotte su alcune strette stelle doppie. In una serata con scarsa turbolenza, il vostro telescopio
deve essere in grado di mostrarvi stelle doppie di uguale luminosità fino ai limiti imposti dalla formula di
Dawes: PR = 115 / D , dove D è il diametro dell’obiettivo del telescopio espresso in millimetri.
Cosa osservare: Ammassi aperti
Sicuramente gli oggetti più facili e brillanti. Molti ammassi sono delle dimensioni della Luna o superiori,
alcuni visibili già ad occhio nudo.
Al telescopio vi apparirà una concentrazione di almeno un centinaio di stelle, spesso di colori diversi. Tutte
le stelle dell’ammasso sono legate gravitazionalmente, allo stesso modo dei pianeti del sistema solare con il
Sole.
Gli ammassi aperti si trovano nel disco della Via Lattea e se ne possono osservare moltissimi, soprattutto in
inverno e in estate. Alcuni, tra i più belli sono:
• M45, ovvero le Pleiadi, visibili ad occhio nudo nella costellazione del Toro, in autunno e in inverno.
Ammasso spettacolare con ingrandimenti bassi, inferiori alle 50 volte, composto da stelle giovani di
colore azzurro e una tenue nebulosità visibile solo con strumenti di almeno 150 mm e cieli scuri
• NGC869-884, ovvero il doppio ammasso del Perseo, visibile ad occhio nudo come una nuvola
indistinta, nell’omonima costellazione, vicino al confine con Cassiopea. Si tratta, forse,
dell’ammasso aperto più bello. Qualsiasi telescopio utilizzato a bassi ingrandimenti (30-50 volte) vi
permette di osservare tutti e due gli ammassi, composti da almeno un centinaio di stelle, alcune delle
quali mostrano colorazioni che vanno dal giallo-arancio all’azzurro. Un telescopio da 150mm vi
permette di aumentare il numero di deboli stelle e di entrare nel cuore dei due ammassi, riempiendo
l’oculare di tantissime stelle. Come tutti gli ammassi aperti, perde di spettacolarità con ingrandimenti
eccedenti le 100 volte, a causa della loro grande estensione apparente
• M44, detto ammasso del Presepe, nella costellazione del Cancro è facile da avvistare ad occhio
nudo, ad est dell’imponente costellazione del Leone. Si tratta di un ammasso meno spettacolare del
doppio ammasso, ma interessante perché piuttosto concentrato
• M11, detto ammasso dell’anitra selvatica è l’ammasso aperto più concentrato. Le sue stelle,
strettamente avvolte in uno spazio pari alla metà delle dimensioni apparenti della Luna piena (14’)
sono alla portata di uno strumento da 80 mm. Un telescopio da 150 mm vi consentirà di individuare
tutte le deboli componenti che formano questo curioso oggetto, posto nella debole costellazione
dello scudo (Scutum, in latino)
L’osservazione di questi oggetti è la più facile e dovrebbe essere un must per l’astrofilo alle prime armi.
Ogni telescopio è in grado di regalare visioni veramente splendide, a prescindere dal diametro dell’obiettivo.
Gli ingrandimenti consigliati sono modesti, generalmente minori delle 100 volte, a causa dell’elevato
diametro apparente.
Sebbene non fondamentale, è consigliato osservare quando la Luna non è presente nel cielo. Sono
sicuramente da evitare le notti prossime alla Luna piena, la cui luminosità tende a nascondere ogni debole
stella.
Questa è una regola molto importante e che verrà ampiamente ripetuta nel corso delle prossime pagine: gli
oggetti del cielo profondo sono sempre molto più evidenti e dettagliati quando in cielo non è presente il
nostro satellite naturale. Ovviamente, è sempre necessario un cielo scuro, lontano dalle luci della città.
Cosa osservare: Ammassi globulari
Sono gli oggetti stellari più antichi dell’Universo e si trovano nell’alone delle galassie. Gli ammassi globulari
sono composti da migliaia di stelle raggruppate in uno spazio di qualche decina di anni luce.
Al telescopio sono spettacolari se si riescono a risolvere le singole stelle.
Tutti i globulari della nostra galassia sono osservabili con strumenti di almeno 80mm; alcuni, i maggiori,
sono osservabili anche con un modesto binocolo o ad occhio nudo, se il cielo è scuro, come delle piccole ed
indistinte nuvolette.
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Gli ammassi globulari sono forse gli oggetti per i quali si fa più sentire un crescente diametro del telescopio.
Strumenti da 60-80 mm mostrano solamente una piccola condensazione priva di qualsiasi struttura stellare,
molto simile ad una nebulosa. Telescopi da 100-120 mm cominciano a mostrare una evidente granulosità
negli ammassi più vicini e luminosi. Non si riescono ad osservare ancora le singole stelle ma è possibile
intuire la natura stellare dell’oggetto. Strumenti a partire dai 150 mm permettono di risolvere, usando
ingrandimenti di almeno 100 volte, l’intera struttura dei principali, tra cui M13 ed M22. Il campo
dell’oculare pullula di migliaia di stelline piccole ma distinte, che sembrano esplodere nel centro
dell’ammasso.
L’osservazione degli ammassi globulari, con telescopi da 200-250mm è forse la più bella dell’intera volta
celeste: non troverete mai oggetti nei quali poter osservare migliaia di stelle in uno spazio angolarmente
esteso quanto la Luna piena vista ad occhio nudo.
Gli ammassi globulari ben supportano gli alti ingrandimenti, che spesso si rivelano necessari per poter
separare e risolvere la grande densità stellare nei pressi delle regioni centrali. L’ingrandimento ideale
dovrebbe essere di almeno 100-150 volte, magari da raggiungere con oculari dalla grande pupilla d’uscita e
campo apparente, come quelli da 15-17 mm, magari accoppiati ad una lente di barlow da 2X.
Gli ammassi globulari più belli da osservare sono:
• M13: il grande ammasso di Ercole, nell’omonima costellazione, passa quasi sopra la testa nelle calde
notti estive. La sua magnitudine integrata (ovvero totale) è di 5,9 ed esso costituisce un ottimo test
per valutare la bontà di un sito osservativo. Se il vostro occhio riesce a scorgerlo, almeno in visione
distolta, senza l’ausilio di alcuno strumento, allora il cielo dal quale osservate è di buona qualità e
potrà regalarvi belle soddisfazioni. Dai cieli migliori del mondo, sfortunatamente assenti in Italia,
M13 è facile da vedere ad occhio nudo anche in visione diretta.
Si mostra già brillante ed evidente nei piccoli cercatori dei telescopi e in strumenti di modesta
apertura, come rifrattori da 60-70 mm o strumenti a specchio di 90-114 mm. Le sue stelle più
luminose sono di magnitudine 11,5 ed è necessario almeno uno strumento da 120 mm per cominciare
a svelare la sua natura stellare. Un telescopio da 200-250 mm utilizzato ad un ingrandimento di 100
volte riempie il campo dell’oculare di migliaia di debolissime stelline: uno degli spettacoli più belli
ed emozionanti da osservare.
• M22 è più brillante di M13, ma si trova nella costellazione del Sagittario, sempre basso
sull’orizzonte. Se disponete di un cielo scuro presso l’orizzonte sud, lo potere osservare e risolvere
anche a partire da strumenti di 114 mm. Le dimensioni apparenti simili a quelle della Luna ne fanno
l’obiettivo per oculari a grande campo apparente, con i quali avrete l’impressione di volarci sopra.
Con strumenti da 150 mm e ingrandimenti di 100 volte appare quasi interamente risolto nelle singole
componenti
• M4 è un ammasso globulare meno spettacolare ma più facile da risolvere perché meno denso rispetto
agli altri. E’ situato nella costellazione dello scorpione, vicino alla brillante Antares. Facilissimo da
identificare si osserva meglio a modesti ingrandimento e con strumenti da almeno 150mm, sebbene
sia visibile con ogni strumento ottico.
Esistono molti altri ammassi globulari bellissimi da osservare, tra i quali M92, M2, M5, M15.
sfortunatamente i più belli e brillanti si trovano nell’emisfero sud e non possono essere visti dalle nostre
latitudini. Omega centauri, il quale brilla come una stella di magnitudine 4, e 47 Tucanae: sono loro le vere
gemme del cielo.
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Importanza nell’uso di un grande diametro nell’osservazione degli oggetti diffusi. A sinistra, come appare l’ammasso
globulare M13 all’oculare di un telescopio di 200-250 mm. A destra, lo stesso ammasso come a ppare all’oculare di
uno strumento da 80-100 mm. Ogni traccia di stella è scomparsa, le dimensioni sembrano minori e l’aspetto è
complessivamente privo di dettagli ed emozioni. Non c’è alcun trucco: per osservare bene gli oggetti del cielo
profondo sono necessari strumenti da almeno 200 mm
Cosa osservare: Nebulose
Le nebulose sono forse gli oggetti più interessanti per l’astrofilo alle prime armi, eppure sono estremamente
avare di dettagli e difficili da osservare con profitto.
Il mio consiglio è quello di iniziare le osservazioni con gli ammassi stellari e, fatto il dovuto allenamento,
dirigersi verso le nebulose.
Scordatevi le visioni da fotografia che potete aver visto in giro per libri e riviste: le nebulose non vi
mostreranno mai quei colori.
Sono oggetti molto, molto diversi da come appaiono in ogni foto, al contrario degli ammassi, e non ci sarà
strumento, per quanto grande e potente, che ve le mostrerà come una fotografia a lunga posa.
Sapendo quello che ci aspetta, possiamo comunque trovare molto interessante la loro osservazione. Le più
indicate e ricche di dettagli sono le piccole nebulose planetarie, tra le quali possiamo citare M57, la famosa
nebulosa ad anello nella Lira e M27, nella piccola costellazione della Volpetta. Le nebulose planetarie sono
angolarmente piccole ed è richiesto un elevato ingrandimento, di ameno 100 volte per poterle ammirare.
Fortunatamente sono anche intrinsecamente molto più brillanti delle altre e quindi facili da osservare. Il cielo
è pieno di questi piccoli oggetti dalle forme più disparate.
Le nebulose ad emissione sono molto più estese, ricche di sfumature ma anche estremamente più deboli.
La nebulosa ad emissione per eccellenza è sicuramente la grande nebulosa di Orione (M42), nel cuore
dell’omonima costellazione, facile da identificare anche ad occhio nudo come una stella sfocata.
Se osservate da un cielo scuro, M42 è la nebulosa più bella di tutte. Basta un binocolo per vedere la sua
grande estensione nel cielo. Un piccolo strumento di 80-100 millimetri consente di vedere anche le 4 stelle
presenti nel suo centro, il famoso trapezio. In visione distolta si ha l’impressione di vedere l’immagine di un
uccello che si libra nel cielo.
Uno strumento da 200-250 mm restituisce un’immagine da sogno. Sebbene priva di colore, ad esclusione di
una tenue tinta verde-azzurra delle regioni centrali, la nebulosa appare effettivamente simile alle fotografia.
Le sfumature di gas sono evidenti, così come le diverse intensità e le trame che percorrono questa immensa
distesa di gas.
Nessun’altra nebulosa ad emissione è così spettacolare, sebbene ve ne siano di interessanti nel cielo, come
M8, la nebulosa laguna, nella costellazione del sagittario, visibile facilmente ad occhio nudo, M20, detta
trifida, 1,4° a nord della Laguna; poi ancora M16, detta nebulosa aquila e la vicina (prospetticamente) M17,
la nebulosa Omega. Ognuna di queste nebulose ha forme e sfumature particolari, che solo l’allenamento, la
visione distolta e un cielo scuro vi permetteranno di ammirare in tutto il loro splendore.
Tutte le nebulose ad emissione si estendono oltre il diametro della Luna; un’osservazione proficua si
conduce quindi a bassi ingrandimenti (non oltre 50x) e possibilmente con oculari dal grande campo
apparente.
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Le nebulose a flessione sono in genere deboli e difficili da osservare. Vale la pena citare la nebulosità, tenue,
attorno all’ammasso delle Pleiadi, visibile con strumenti da almeno 150 mm, la parte nord della nebulosa
trifida, facile preda di ogni strumento, e M78, nebulosa a riflessione nella costellazione di Orione.
I resti di supernova sono molto rari e difficili da osservare: solamente M1 è alla portata di ogni strumento,
ma non regala particolari emozioni, se non a telescopi maggiori di 200 mm e ad occhi esperti.
Le nebulose oscure si osservano al meglio ad occhio nudo e con un binocolo, guardando lungo il disco
galattico, specie quello estivo. La celebre nebulosa testa di cavallo, forse la nebulosa oscura più famosa si
osserva solo con strumenti oltre i 250 mm.
Non stupitevi se alle prime volte le nebulose vi appariranno deboli e deludenti. Il segreto è non crearsi
aspettative e non cercare le visioni che vedete nelle fotografie.
Il cielo scuro è più che mai fondamentale e determina l’aspetto della nebulosa e la visibilità delle parti più
tenui, le quali sfumano nel fondo cielo. Naturalmente, anche la presenza delle Luna sopra l’orizzonte
disturba e non poco, tanto che per osservare al meglio questi oggetti e le galassie è necessaria la totale
assenza di qualsiasi falce di Luna in cielo. Se così non è, meglio dedicarsi ad altro: pianeti, ammassi aperti, la
Luna stessa.
Aspetto di alcune nebulose all’oculare di un telescopio di circa 150-200 mm, sotto un cielo molto scuro. A
partire dall’alto, da sinistra a destra: M57, famosa nebulosa planetaria dalla forma ad anello, M97, nell’orsa
Maggiore, molto elusiva. M8, nebulosa ad emissione nel Sagittario, contenente un bellissimo ammasso aperto, e
M1, la nebulosa del granchio, ciò che resta dell’esplosione di un’antica stella. Tutte le nebulose possiedono bassi
contrasti e dettagli che per essere percepiti in pieno richiedono esperienza, pazienza e allenamento. Sono questi i
motivi che rendono l’osservazione di questi oggetti più difficoltosa di quelle degli ammassi aperti e globulari.
Cosa osservare: le galassie
Tutti gli oggetti visti fino ad ora appartengono alla nostra galassia.
Il fascino di poter osservare altre galassie, di spingerci quasi ai confini dell’Universo, è grande, ma
l’osservazione delle galassie è forse la più difficile da condurre.
Si tratta di oggetti estremamente deboli, spesso anche di dimensioni ridotte.
La grande galassia di Andromeda è quella a noi più vicina, distante appena (si fa per dire!) 2,4 milioni di
anni luce. Nelle notti scure è facilmente visibile nell’omonima costellazione come una macchia di luce
vistosamente allungata in direzione est-ovest. Sebbene sia visibile ad occhio nudo, l’osservazione telescopica
non rivela molti altri dettagli, con qualsiasi strumento la si osservi.
Bella ed emozionante, soprattutto le prime volte, con binocoli e telescopi con bassi ingrandimenti (20-30x),
non rileva altro: le stelle, le nubi di gas e i bracci di spirale cos belli nelle fotografie, non sono visibili con
nessuno strumento. Solamente con telescopi da almeno 200 mm è possibile mettere in luce disomogeneità
lungo il suo disco, causate dall’abbondante presenza di gas freddo.
In cielo esistono molte altre galassie, tra le quali:
• M33 nel triangolo è la seconda galassia più vicina, 2,5 milioni di anni luce. Brilla di magnitudine 5,7
e si può osservare ad occhio nudo da cieli molto scuri. Al telescopio si mostra invece quasi
trasparente, tanto che è difficile avvistare dettagli con strumenti minori di 250mm.
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•
M51: la famosa galassia Whirlpool (girandola) è una galassia a spirale nella costellazione dei cani da
caccia, poco sotto il timone del grande carro. E’ probabilmente la galassia più famosa perché quella
che mostra maggiori dettagli al telescopio. Non vi illudete però: strumenti di diametro inferiore a
250mm vi mostreranno due batuffoli di luce, ovvero la galassia principale e la piccola compagna con
la quale è in interazione. Non ingrandite troppo l’immagine, altrimenti perderete in luminosità.
Strumenti superiori vi mostreranno, deboli, anche i suoi bracci a spirale, a partire da 100X
• M81 è un’altra galassia a spirale, nella costellazione dell’orsa maggiore. Facile da avvistare con ogni
strumento, ha notevoli dimensioni apparenti e risulta evidente con un ingrandimento di circa 30-50
volte. Nessuna speranza di osservare i bellissimi bracci a spirale se non con un telescopio di mezzo
metro di diametro ed un cielo scurissimo
• M82 è una piccola galassia irregolare prospetticamente vicina ad M81. Essendo compatta e luminosa
è molto facile da osservare. Probabilmente si tratta di una delle poche galassie che mostra dettagli in
modo proporzionale all’aumentare del diametro del telescopio. Uno strumento da 80-100mm a bassi
ingrandimenti la mostra evidente e allungata; non a caso è soprannominata galassia sigaro. Un
telescopio da 150mm utilizzato ad almeno 100 ingrandimenti permette di osservare qualche
irregolarità nel disco, solcato da ingenti nebulose oscure. Un telescopio da 250mm ne restituisce una
bellissima visione, ricca di sfumature e dettagli
• L’ammasso della Vergine è una zona tra la costellazione del leone e della Vergine ricchissima di
galassie, tutte gravitazionalmente legate, come se fosse un immenso ammasso aperto. Gettandosi con
il proprio strumento, meglio se di almeno 150 mm, con un oculare a grandissimo campo e basso
ingrandimento, possiamo osservare decine e decine di piccoli batuffoletti bianchi, principalmente
galassie ellittiche, in uno spazio di una decina di gradi.
Il cielo è pieno di molte altre galassie, alcune facili da osservare, anche con diametri modesti, ma quasi tutte,
purtroppo, avare di dettagli. Lo spettacolo nell’osservazione delle galassie, soprattutto con telescopi
amatoriali è nell’osservare la forma e avere la consapevolezza che quel minuscolo batuffolo di luce contiene
centinaia di miliardi di stelle, migliaia di nebulose e milioni di pianeti. E chissà, se non ce ne sia almeno uno
abitato da qualcuno che in quel momento sta guardando con il telescopio verso quel batuffolo di luce
chiamato Via Lattea.
M63, nei cani da Caccia, all’oculare di uno
strumento da 150 mm. Le galassie, per mostrare
dettagli, richiedono telescopi di almeno 250 mm.
NGC 4565, bellissima galassia a spirale vista di
taglio, nella Vergine, con un telescopio da 200-250
mm.
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