Riflessioni sulla noastra vita e il nostro ministero di FCJ

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Riflessioni sulla noastra vita e il nostro ministero di FCJ
 Edizione n.6
Natale 2010
R
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CJJ
LA MOSTRA SOS PLANET
All’inizio del mese di settembre, a Liegi, è stata
inaugurata una mostra sui cambiamenti
climatici. Essendo stata allestita nel parcheggio
della nuova stazione ferroviaria, è molto
facilmente raggiungibile con il treno. Si tratta di
un’iniziativa dell’ASBL “EUROPA 50” e ha
come scopo di far capire che cosa sta
succedendo al nostro pianeta affinché si
provveda.
Il visitatore è invitato a seguire le orme
dell’umanità, a incamminarsi verso la conquista
del sapere, come hanno fatto gli uomini fin
dalla notte dei tempi, ad osservare, a tremare di
fronte ai segni di minaccia visibili ovunque, a
riflettere sul futuro e ad agire per cercare nuovi
modi di proteggere questo bel pianeta affidato
ad ognuno di noi, oggi….
• Nella seconda parte:
Gli esseri umani si preoccupano ….
Preoccuparsi delle conseguenze future dei
cambiamenti climatici sull’acqua,
l’alimentazione, la salute, gli ecosistemi e la
biodiversità. Così come alcuni hanno creduto
che nulla potesse far affondare il Titanic e
hanno rifiuto di rallentare, altri potrebbero avere
la presunzione di credere che il nostro pianeta è
invincibile ed eterno.
• Nella terza parte:
Gli esseri umani pensano ….. Pensare vuol dire
cercare di capire il meccanismo del clima,
analizzare il motivo del riscaldamento globale e
la questione dello sviluppo socio-economico per
la nostra società industrializzata. Così come i
responsabili dell’affondamento del Titanic non
riconobbero i loro errori, potremmo anche noi
essere spinti a negare la responsabilità storica
dei Paesi sviluppati rispetto ai cambiamenti
climatici.
Quando la notte del 14 aprile 1912, è stato
ricevuto il primo SOS, il Titanic stava
affondando ed era troppo tardi. Non si poteva
fare più nulla per salvare la nave. Non è così per
il nostro pianeta, siamo ancora in tempo per
intervenire e salvarlo. Questo è il messaggio
che vuole dare la mostra. Non vuole allarmare,
ma sensibilizzare più gente possibile, invitare il
visitatore a riflettere e ad agire.
La mostra è divisa in quattro parti:
• Nella prima parte:
Gli esseri umani osservano ….. Osservare vuol
dire diventare consapevoli dell’inestimabile
bellezza della nostra Terra, del viaggio di 4,6
miliardi di anni che ci sono voluti e della
fragilità delle civiltà umane. La cecità che non
ha permesso di vedere l’iceberg avvicinarsi al
Titanic potrebbe benissimo impedire anche noi
di valutare pienamente il fenomeno
meteorologico catastrofico che stiamo vivendo
oggi.
• Nella quarta parte:
Gli esseri umani agiscono … Agire è usare i
mezzi per evitare una catastrofe climatica. Vuol
dire favorire le nuove tecnologie, nuovi modi di
agire, nuovi orientamenti politici per mettere fine
all’uso di combustibili fossili, rallentare l’aumento
delle temperature e adattarci a tutto questo. Non
possiamo rimandare a domani l’applicazione di
misure strutturali indispensabili per diminuire il
riscaldamento globale.
La mostra è solo un punto di partenza per
promuovere la ricerca e l’inizio di azioni più
positive e più umanitarie. È preoccupante vedere
che il pianeta è legato ad un filo, ma è rassicurante
sapere che siamo noi che teniamo questo filo. Non
c’è un altro pianeta su cui possiamo rifugiarci.
Dobbiamo cambiare urgentemente il nostro stile
di vita e prendere provvedimenti che permettano
di evolvere e usare le risorse a nostra disposizione
in modo nuovo. Abbiamo bisogno di accettare la
fine di un mondo per evitare la fine del mondo.
(tratto da Jacques Broun, introduzione al libro
“Les Changements Climatiques” Expo SOS
planet)
Quando visitavo la mostra sono rimasta colpita in
vari modi.
Sorpresa… Pensate che se dovessimo concentrare
l’evoluzione del mondo su un periodo di un anno
(dal 1° gennaio al 31 dicembre), l’uomo
apparirebbe solo il 31 dicembre! Eppure abbiamo
segnato il pianeta così profondamente …
Perplessità…Nella parte sul riscaldamento globale
avevo l’impressione che i ghiacciai mi si
sciogliessero sotto i piedi e ho trovato gli effetti
audiovisivi straordinari. Le foto di lastre di
ghiaccio che si sgretolano e il grido disperato
degli animali – come l’orso polare e il lupo – mi
hanno fatto rabbrividire.
Preoccupazione… vedere contemporaneamente
inondazioni e siccità, incendi e terremoti, tsunami
e uragani con le conseguenze catastrofiche che
questi eventi hanno sulla vita in generale.
Orrore… vedere come sono trattati gli animali
nell’agricoltura industriale … (per un certo
periodo non ho mangiato carne e uova!)
Speranza… perché diventiamo sempre più
consapevoli del problema e dei rischi che si
presentano al pianeta e siamo pronti ad agire,
anche se nel nostro piccolo.
Insomma, una visita molto interessante, ne è
davvero valsa la pena.
Lorenza Magagnin fcJ
CENTRO FCJ BRUXELLES
Di ritorno a Bruxelles, a metà agosto, il primo
grande evento che ha richiesto la nostra attenzione
è stato il laboratorio intitolato “Creare uno spazio
contemplativo nella mia vita personale”, previsto
per il 18 settembre. Un titolo audace, direte voi,
ma che pare abbia toccato il cuore di molti. La
risposta di chi lavora nel settore imprenditoriale è
stata immediata, e numerose le prenotazioni. Ora
abbiamo una lista d’attesa per un evento simile
che si terrà in futuro.
Il principale relatore della giornata è stato Dermot
Tredget O.S.B. dell’Abbazia di Douai, in
Inghilterra, che ha lavorato fianco a fianco con
una squadra del Centro FCJ. Dermot Tredget ha
fatto una presentazione interattiva eccelsa, mentre
la squadra delle FCJ ha offerto varie esperienze
contemplative da usare come strumenti per il
percorso di vita. I partecipanti hanno apprezzato
unanimi la giornata. Nel programma erano inoltre
previsti il ruolo della contemplazione e la pratica
della piena consapevolezza nelle nostre vite.
Un altro bellissimo evento è stato il laboratorio
‘Introduzione al lavoro sui sogni’, condotto da
Mary Leahy fcJ il 9 ottobre. La richiesta dei
partecipanti di proseguire con un altro laboratorio,
‘I sogni e il nostro viaggio spirituale’, condotto
dalla medesima suora, è eloquente. Siamo molto
grate a Mary per il suo inestimabile aiuto. ‘Che
insegnante bravissima ….’ è stato il ritornello di
fine giornata.
Inutile dire che molte cose non appaiono mai nel
nostro programma, per esempio il sostegno alle
parrocchie, gli eventi del mattino e della sera, la
direzione spirituale, i laboratori con le
congregazioni religiose ed altro. Uno dei modi
migliori per mantenersi aggiornati su quanto
accade qui al Centro FCJ è guardare ogni tanto il
nostro sito web www.fcjcentre.be.
Al nostro ritorno a Bruxelles a metà agosto siamo
state molto impegnate ma fortemente incoraggiate
dal sostegno e dalla stima di così tante persone, ed
è rincuorante sentire che spesso ci si riferisce al
Centro FCJ come ad un’oasi di pace e ad un
sostegno inestimabile nelle nostre vite impegnate.
2 Grazie a tutti del sostegno e delle preghiere per la
nostra missione comune FCJ qui a Bruxelles.
Ricorderemo voi e il vostro ministero nelle nostre
preghiere.
Margaret Quirke fcJ e Joan McGeough fcJ
Messe dorata
Alla radio si celebra il culto della raccolta
pensando agli orfani in Zimbabwe.
La tradizione cattolica non ha una liturgia ufficiale
per la raccolta.
Siamo noi a perderci, potevamo unirci alla
processione.
La raccolta di frutti e fiori, verdure e fogliame
Alberi decidui che spargono il loro tesoro
nascosto.
Prati più verdi dello smeraldo. È un trucco delle
recenti piogge.
Le file di falciatori aggiungono una bellezza
ordinata.
Arriva la tempesta, gli alti alberi fremono
Foglie dorate volteggiano e si posano su un fertile
prato verde.
Il disegno è invitante, casuale ma stranamente
ordinato.
Momento magico guardando la pioggia dorata.
Il cielo coperto rivela l’oro e il verde
Appare il sole e l’oro rispecchia l’energia
È tutto così effimero
Pochi giorni, e le foglie saranno una scura
poltiglia.
Godersi la bellezza radiosa che riscalda la mente e
il cuore
Dimorare felicemente nella gloria del miracolo
autunnale
Presto sarà tutto spoglio e povero, il freddo
dell’inverno penetrerà
Ora è il momento di cogliere la visione. Osserva
l’anno che cambia.
Maureen Farrell fcJ
3 ottobre 2010
Anniversari 2010
Luglio 2010 è stato un mese molto particolare per
suor Lelia Manning e suor Mary Lovett: Lelia ha
festeggiato settanta anni di professione e Mary
sessantacinque.
Vengono ambedue da Ballyferriter, sulla
tempestosa costa atlantica della contea di Kerry,
nella penisola di Dingle. Hanno tutte e due
compiuto 95 anni, Che meraviglia! Eileen
Manning e Brid Lovett furono insieme alunne
della scuola primaria di Ballyferriter, a quei tempi
gestita dalle due signorine Mannings. Per
l’insegnamento secondario si trasferirono in due
Coláistes separate. Si ritrovarono poi nel Mary
Immaculate College of Education a Limerick.
Suor Lelia Manning visitava spesso le FCJ di
Laurel Hill nella proprietà adiacente, dove
incontrava suor Lelia Ferguson FCJ, diventata una
vera amica ed un modello per la giovane Eileen
Manning. Dopo l’università, la signorina Manning
insegnò per un semestre al Bunclody, poi entrò nel
3 noviziato delle FCJ a Uccle, Bruxelles, nel 1938.
La direttrice delle novizie era Madre Euphrasia
Fagan. Due anni dopo l’attuale suor Lelia
Manning diede i voti, era il 1940, ossia settanta
anni fa.
Dopo il College, la signorina Brid Lovett insegnò
a Dublino per due anni, e per un anno a Bantry,
nella contea di Cork. L’anno seguente Brid
insegnò a Bunclody dove sua sorella Christina era
una Fedele Compagna di Gesù. Brid entrò nel
1942. Suor Mary ci ha spesso ricordato che la sua
famiglia pensava che fosse matta ad andare in
Inghilterra durante la Seconda Guerra mondiale e
a viaggiare verso la costa sud-est. Certo, ci voleva
coraggio.
Nel luglio del 2010 ci siamo incontrate nella
nostra cappella di Maryville in cui erano
rappresentate le comunità di Maryville, Laurel
Hill Court e Bruff. Abbiamo cantato in irlandese e
in inglese e recitato il Padre Nostro nella lingua
d’infanzia delle sue sorelle. Abbiamo tutte recitato
insieme i voti con le due festeggiate inserendo i
loro nomi nel momento opportuno. Poi abbiamo
avuto un bel pranzo che era stato organizzato per
l’occasione. Eravamo liete di poter avere con noi
suor Maeve Shannon, suor Mary Breen e suor
Catherine Toomey, tutte ex allieve di Bruff, con
molte altre sorelle della comunità. Il dolce,
decorato con glassa bianca e blu, è stata una belle
sorpresa per Lelia e Mary.
È stata un’occasione bellissima e stimolante per
tutte. Auguriamo alle nostre due sorelle che
possano sempre godere di buona salute e lodare il
Signore come Compagne Fedeli di Gesù.
Beatrice Molyneux fcJ
RITORNO IN SVIZZERA
A settembre sono tornata con suor Dominique a
Naters, dove ho ricevuto una bellissima
accoglienza. Non solo Dominique ma tante altre
persone mi hanno detto quanto erano felici di
ricevere una nuova FCJ a Naters.
È stato un buon inizio e il mio lavoro nella
squadra della cappellania è molto gratificante e
vivificante.
La gente è molto grata alla nostra Società che ci
lascia vivere qui ancora per qualche anno.
Una domenica di settembre c’è stata in Svizzera la
giornata per le vocazioni sacerdotali e religiose,
che ha luogo ogni anno. Nella nostra diocesi ci
siamo uniti al pomeriggio di preghiera a Briga e
abbiamo partecipato alla processione a Glis, un
pellegrinaggio particolare di Nostra Signora di
Glis. Era presente il vescovo che, con molti altri
sacerdoti, ha celebrato la Messa per le vocazioni.
Poi una famiglia molto gentile ci ha riportato in
macchina a Naters.
Abbiamo guardato con molto interesse la visita di
Papa Benedetto in Inghilterra e Scozia, poiché era
quasi ora di cena. Un giorno in cui abbiamo
acceso la televisione abbiamo fatto giusto in
tempo a vedere il coro della scuola Maria Fidelis
School cantare per il Papa. Complimenti a questo
meraviglioso coro e alla scuola Maria Fidelis.
Klara Brumann fcJ
“Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore
a seminare” Mc 4:3
Il martedì 21 settembre, alcuni religiosi si sono
infilati gli stivali di gomma e diretti al campionato
di aratura di Athy, nella contea di Kildare. È uno
dei più grandi raduni di agricoltori e gente di
campagna in Europa. Tra gli 11.000 stand e
bancarelle, Vocations Ireland aveva montato la
sua tenda per far conoscere meglio la vita religiosa
e la sua presenza. Abbiamo ricevuto diverse visite
di persone che desideravano scrivere una richiesta
di preghiera, visitare lo spazio isolato per pregare
in silenzio, prendere la documentazione offerta o
parlare con uno di noi (Loretta, Mercy,
Franciscan, Suore di St Paul e FCJ). Alcuni hanno
fatto grandi lodi del nostro lavoro e apprezzato la
nostra presenza tra i Battisti, i Liberi Presbiteriani,
le sfilate di moda, le dimostrazioni culinarie, i
negozi d’artigianato e tanti banchi di macchinari e
prodotti agricoli. Continuiamo a sperare e pregare
che come il seminatore semina e fatica per
produrre una raccolta, anche i nostri modesti
sforzi diano una messe abbondante.
Susan Boyce fcJ
4 ‘What well known FCJ landmark does
this represent?
Answer on page 19
Sent in by Sr. Mary Campion McCarren fcJ
5 Merton ritrovato
Ho letto per la prima volta Thomas Merton all’età
di quindici anni circa; avevo preso in prestito
‘Elected Silence’ alla biblioteca della Newlands
Convent School. Mi colpì e mi si aprì un nuovo
mondo sulla vita monastica e contemplativa. Poi
un ritiro che ho fatto recentemente a Beuno mi ha
riportato a Merton e alla sua scrittura
contemplativa.
Quando il nostro gruppo si è riunito la prima sera,
Renate Dullmann aveva preparato 5 fogli diversi
che aveva messo sul pavimento intorno ad un
piccolo spazio sacro. Suonando la musica di Jean
Claude Mara, con flauto ed organo, ci ha invitate a
scegliere un foglio, a riflettere su di esso e a
condividere, se volevamo, ciò che ci aveva
colpito.
Ero così felice di averne ricevuto uno con
un’immagine di Andreas Felger, qui raffigurato, e
con un paio di citazioni di cui una ‘probabilmente
di Thomas Merton’. La musica, l’immagine e
Merton uniti mi hanno profondamente commosso.
‘Ascolta il silenzio
Lasciati avvolgere da esso,
Come un brano musicale,
Come quando osservi gli uccelli.
Lascia semplicemente che il silenzio ti avvolga’
Queste parole mi hanno introdotta al viaggio
silenzioso, pieno di pace e calma, del mio ritiro, e
il silenzio e la lettura contemplativa mi hanno
tenuta in preghiera prima della straordinaria
presenza di Gesù nella cappella di Woodland,
sulla collina, o nella mia stanza da cui potevo
vedere quattro cinciarelle saltellare tra i rami!
Contrariamente a ciò che faccio di solito durante i
ritiri, ho letto la biografia di Thomas Merton
scritta da Monica Furlough, che non solo mi ha
ispirata, ma anche aiutata a capire e pregare su
alcuni dei suoi scritti, in particolare
‘Contemplative Prayer’.
Ho pregato con Merton: ‘Lasciami riposare nella
tua volontà e resta in silenzio. La luce della tua
gioia riscalderà allora la mia vita. Il suo fuoco
arderà nel mio cuore e splenderà per la tua gloria.
È per questo che vivo.’ Un paio di giorni dopo,
sempre nel silenzio della preghiera, ho trovato
parole che evocavano le esperienze mistiche di
Maria Maddalena, e ho pregato per ‘la pace, la
misericordia e la dolcezza’ che scaturiscono dal
silenzio implorato da Merton:
‘Essere qui con il silenzio nel cuore vuol dire
essere un centro in cui converge ogni cosa verso
di te. È sicuramente sufficiente per il momento.
Ti supplico, dunque Padre, di mantenermi in
questo silenzio affinché io possa imparare da esso
la parola della tua pace e la parola della tua
misericordia e la parola della tua bontà per il
mondo. E tramite me, possa la tua parola di pace
farsi sentire laddove da tanto tempo per nessuno è
stato possibile sentirla.’
Dalla biografia ho appreso quanto Merton ha
lottato per trovare la solitudine di cui aveva
bisogno per vivere una vita monastica, prima in
modo tradizionale, austero e ritirato, poi nel modo
in cui pensava che andasse vissuta; senza chiudere
la porta al mondo, ma portandolo nel monastero,
prendendo a cuore le sue preoccupazioni, e
influenzando il suo pensiero politico in favore
della giustizia. Solo nella solitudine gli fu
6 possibile pregare per le grazie di cui aveva così
tanto bisogno nelle controversie con l’autorità sul
coinvolgersi nel mondo o separarsi da esso – ‘una
disposizione permanente all’umiltà, un’attenzione
alla realtà, recettività, docilità.’
Rendendomi conto di quanto complesso, creativo
e coraggioso fosse Merton, e quanto fosse difficile
per lui trovare la felicità, l’intensità dei suoi
desideri e la preghiera mi commossero
profondamente e mi invitarono a pregare. Vorrei
concludere questa breve descrizione del mio
incontro con Merton con alcune righe da ‘Entering
the Silence’ che ho trovato in ‘Thomas Merton –
A Book of Hours’, a cura di Kathleen Deignan.
‘….I Suoi occhi, che sono gli occhi della Verità,
sono fissi sul mio cuore,
laddove cade il Suo sguardo, c’è la pace;
poiché la luce del Suo Volto, che è la Verità,
produce la verità laddove brilla ……….
Anche qui c’è gioia:
ed Egli dice a coloro che ama,
fisserò i miei occhi su di te.
I Suoi occhi sono sempre su di noi, ovunque e in
ogni momento.
Nessuna grazia ci viene dal cielo tranne quando
guarda i nostri cuori.
La grazia di questo sguardo di Cristo sul mio
cuore trasforma questa giornata in un miracolo.’
Rita McLoughlin fcJ
Il cardinale Newman commemorato a
Limerick
Avendo il Beato Henry Newman avuto dei
legami con Limerick, P. Eamon Fitzgibbon
P.P.
ha
organizzato
una
serata
commemorativa in suo onore il 4 ottobre
2010, presso il Millennium Centre, Raheen,
a Limerick. Il dottor Matthew Potter, del
dipartimento di Storia del Mary Immaculate
Training College, e P. Thomas Norris,
membro della Commissione teologica
internazionale, sono stati invitati a
condividere con noi le loro ricerche.
Abbiamo appreso che nel 1854 il signor William
Monsell, un possidente inglese, invitò il cardinale
Newman nella sua casa di Tervoe, Ballybrown,
Clarina, nella contea di Limerick. Lo presentò ad
alcuni suoi amici, tra cui il Conte di Dunraven,
Aubrey De Vere e i suoi fratelli. Tutti, compreso
William Monsell, seguirono l’esempio del
cardinale Newman e si convertirono al
Cattolicesimo. È stato molto emozionante sentire
che, mentre era ospite nella casa di Tervoe, il
cardinale celebrò la Messa e predicò a Laurel Hill
il 23 febbraio del 1854.
Negli anni la gente di Ballybrown non ha mai
dimenticato il cardinale Newman e ha conservato
con cura l’altare su cui egli celebrò la Messa
mentre era ospite di Willian Monsell a Tervoe.
La serata in suo onore si è conclusa con una
Messa offerta sul suddetto altare che la gente di
Ballybrown è stata felice di trasportare a Raheen
per quella occasione molto speciale. Due giovani
preti hanno concelebrato la Messa con padre
Norris. Uno di loro era Chris O'Donnell, nipote di
suor Mary Clare Sheehy, fcJ (R.I.P.) Molti
associano il cardinale Newman con Dublino e
l’Università, ma pochi fanno il collegamento con
Limerick. È stata dunque una grande gioia far
parte di un gruppo molto lieto e curioso di
sfogliare le pagine della storia con padre Norris e
il dottor Potter.
Marie Hayes fcJ
MOMENTI DA RICORDARE
Ci sono momenti nella vita di ciascuno in cui ci si
ferma, si fissa qualcosa e si esclama “Oh!” perché
c’è qualcosa di così bello che bisogna riuscire a
cogliere e ritrovare. Questo anno ho vissuto
alcune esperienze memorabili che mi hanno dato
il sorriso e lo slancio per fare un passo avanti!
Una di queste è stato il ‘Ritiro sulla cosmologia’ –
dato da suor Margarita Byron – al quale ho avuto
il privilegio di partecipare. Il Decreto del nostro
Capitolo generale 2008 parla di nuova vita e di
vitalità, con l’invito fattoci il primo giorno a
‘camminare nella bellezza’ ricordando ad ogni
istante che ‘Cristo è il centro del nostro Universo
in evoluzione”. Per coloro tra noi che celebrano
la stagione dell’autunno, guardate e osservate la
bellezza che ci circonda ricordando le parole di
Simone Weil: “la bellezza del mondo è il tenero
sorriso di Gesù per noi”. Amiamo dunque il
7 momento di bellezza con meraviglia e
venerazione, e cerchiamo di vivere una relazione
riverente e responsabile con tutto il Creato! Il
nostro stile di vita, delineato nelle nostre
Costituzione e negli Esercizi spirituali di
sant’Ignazio, acquista una nuova profondità e un
nuovo significato dandoci una prospettiva cosmica
ed aprendo le nostre menti alle grandi realtà
che costituiscono il contesto della nostra
vita quotidiana.
Un aspetto molto particolare del ritiro è stato per
me l’introduzione alle campane tubolari.
Aspettavo la loro installazione con la trepidazione
e la meraviglia di un bambino, e mi chiedevo che
parte avrebbero avuto nel ritiro. E non sono
rimasta delusa! Erano otto campane in tutto,
appese in cerchio intorno al giardino. Suonano
quando la fiamma è mossa dal vento. La prima è
‘la campana del benvenuto’, che segna l’inizio
della marcia dello Spirito, che si fa in senso
orario, pregando il Santo Spirito. Camminare,
riposare, camminare, lo scopo è aiutare a pregare
le virtù e i doni dello Spirito – una prima forma di
preghiera ignaziana. Si prega in due movimenti ad
ogni campana, che ha le proprie note, la propria
canzone ed la propria armonia. Ho dunque
chiesto allo Spirito di risvegliare e far risuonare in
me ognuna delle sette virtù.
Avvolte dalla bellezza del mare e del cielo a
Spanish Point, siamo state invitate a lasciarci
guidare dallo Spirito in questa forma di preghiera.
L’area che circonda la nostra casa è diventata
un’oasi di pace e serenità. Il suono dell’Oceano
Atlantico, del vento e delle campane si sono fusi
in un insieme armonioso: il suono del silenzio. E
il pensiero dei ‘pellegrini’ che camminavano così
con qualsiasi tempo! Questi ricordi evocano quel
momento e rallegrano il cuore.
Vi ricordate il nostro periodo a Disley lo scorso
agosto, in particolare il giorno in cui “l’opzione
tre fu accettata dal gruppo”! Nel suo discorso di
chiusura suor Katherine Mary incoraggiò ognuna
di noi “a serbare il ricordo di questa esperienza nel
cuore e lasciare che vi influenzi nei mesi a
venire”. E l’opzione tre ha segnato un passo avanti
nel processo. Possa il ricordo di quel momento
speciale di consenso nel gruppo continuare a
rafforzarci.
“Minatori salvati a 600 metri sollevano gli spiriti
nel mondo”, è il titolo che ci è arrivato
recentemente dal Cile mentre ricevevamo la
notizia che: “l’operazione di salvataggio procede
ad un ritmo due volte più rapido di quanto
previsto”. E il mondo guardava trattenendo il
fiato ogni persona che usciva dalla bocca dello
stretto condotto. Una volta liberati dalla capsula
metallica, ogni uomo con le mani giunte
ringraziava Dio. Mentre leggevamo con
meraviglia della cooperazione offerta dalle
persone provenienti da ogni parte del mondo,
della tenacia del soccorritori, della resistenza dei
minatori, della prodezza ingegneristica che ha
permesso di adempiere tale compito, e infine, ma
non meno importante, della preghiera offerta
incessantemente per loro, come potremo mai
dimenticare l’espressione pubblica di fede,
riconoscenza e gratitudine al nostro Dio.
Che esempio!
Domenica 17 ottobre, 29° domenica del Tempo
ordinario, ascoltiamo la storia del giudice che
accorda la richiesta fatta dalla vedova perché lo
importunava! E alla fine del passo evangelico si
legge: “Ma il Figlio dell’Uomo quando verrà
troverà la fede sulla terra”? VOI cosa ne pensate?
Catherine Toomey, fcJ
Buon compleanno!
L’asilo nido «Missione» a Naters ha festeggiato il
20° anniversario.
Le risate e la felicità dei bambini riempivano il
cortile, che era stato decorato con palloni,
dell’asilo nido «Missione» a Naters. Erano stati
organizzati diversi giochi che invitavano i piccoli
visitatori a tentare la loro fortuna. Hanno preso
posto con entusiasmo e si sono lasciati dipingere
la faccia, poi sono saltati sulla fortezza eretta
appositamente per l’occasione.
Suor Dominique, direttrice dell’asilo nido
«Missione» a Naters, ha organizzato questa festa
8 per bambini con la squadra di supervisione.
Sapevano quali erano i giochi che avrebbero
entusiasmato maggiormente i bambini. Hanno
fatto bolle di sapone quasi con devozione e con
molta precauzione e le fissavano con gli occhi
spalancati finché non sparivano. Prendendo di
mira i barattoli tenevano la palla nelle manine e
con tutta la concentrazione e la forza cercavano di
colpirli, e quando ci riuscivano e i barattoli
cadevano facendo rumore, si potevano leggere
sulle loro facce l’emozione e il piacere.
Per soddisfare la fame e la sete dei piccoli ospiti e
visitatori, erano stati sistemati tavoli e sedie in un
angolo ombreggiato dove venivano offerti dolci,
stuzzichini e bibite.
Suor Dominique è membro dell’ordine delle
«Fedeli Compagne di Gesù». Lei e alcune
insegnanti del kindergarden hanno aperto l’asilo
nido nell’ottobre del 1989. Con il tempo questi
insegnanti sono ritornati alla loro professione
iniziale e hanno incontrato nuove sfide nel mondo
lavorativo. Suor Dominique è l’unica del gruppo
fondatore che lavora ancora all’asilo nido. Quando
fu fondato il «Missione», le persone hanno
regalato molti giocattoli. Furono fatti così dei
risparmi e usati per comprare nuovi giocattoli e
materiale artigianale.
Dall’anno scorso il «Missione» non è più
un’organizzazione privata. Suor Dominique e la
squadra di supervisione sono ora sul libro paga
della municipalità. Al «Missione» i bambini
ricevono sempre la stessa amorevole cura. I
piccoli visitatori, che hanno tra i 18 mesi e i 5
anni, sono impegnati a giocare, a fare delle attività
manuali e, se viene loro permesso, a correre sul
terreno di gioco dell’asilo. Naturalmente hanno
anche una merendina durante le pause del mattino
e del pomeriggio.
I bambini possono restare mezza giornata o
qualche ora per permettere alla madre di avere un
poco di tempo per sé, per andare ad un
appuntamento da un dottore o altri impegni,
mentre il figlio ha la possibilità di giocare con altri
bambini.
Gli orari dell’asilo sono da martedì a giovedì dalle
ore 9 alle 11, e lunedì, martedì, giovedì e venerdì
dalle 13:15 alle 17. Durante le vacanze scolastiche
l’asilo è chiuso.
Suor Dominique e la sua rappresentante, Marlene
Kern, con la squadra di supervisione non vedono
l’ora di ricevere le visite dei bambini e vedere
facce nuove all’asilo, un posto dove possono
giocare, ridere ed essere creativi, ed essere al
contempo ben curati.
Legenda delle fotografie
La rappresentante, Marlene Kern, e Sister
Dominique (a destra) hanno creato, insieme ai
bambini, un poster di benvenuto per il 20°
anniversario.
Mentre giocano a far la spesa, con le bambole o
nella vasca riempita di palline, i bambini sono
sempre felici di venire all’asilo «Missione».
Dominique Kaufmann fcJ
Teologia pastorale e formazione
per il ministero ecclesiale
Pontificia Università St Patrick’s College
di Maynooth
Il master in Teologia pastorale è un diploma
professionale assegnato dalla Pontificia Università
St Patrick’s College di Maynooth, in Irlanda. Il
programma biennale in educazione e formazione
al ministero ecclesiale, già rivisto, è ormai al suo
settimo anno. Il gruppo iniziale, composto da tre
studenti nel 2004, ha aperto la strada al gruppo
attuale che ne ha venti. Il master forma e prepara
gli studenti, i laici e i seminaristi a diventare
ministri a tempo pieno nella comunità cristiana.
Alcuni ministri ordinati seguono un percorso
specifico del programma per il loro
aggiornamento. Il programma permette ai
partecipanti di essere protagonisti dello sviluppo
della missione cattolica e del ministero, in qualità
di professionisti, educatori e evangelizzatori nel
popolo di Dio. Comprende lo studio di temi
pertinenti alla teologia pastorale e al ministero,
relativi a diversi campi: scritti, teologia, cultura
contemporanea, supervisione e comunicazione. Il
nocciolo del master è la sintesi della conoscenza
teologica e della teologia in azione attraverso tirocini,
lavoro in classe e riflessione teologica continua.
9 Durante il primo anno, gli studenti hanno due
giorni di lezioni, di riflessione teologica e di
supervisione personale e due giorni di tirocini
nelle parrocchie e nelle scuole. Il corso prepara gli
studenti ad integrare gli studi teologici al loro
percorso di fede, a testimoniare ciò in cui credono,
ad esplorare le esperienze di missione e di
ministero che incontrano durante un tirocinio. I
giorni che trascorrono nel college si trovano in un
ambiente in cui vengono fortemente incoraggiati e
sostenuti tanto dai docenti quanto dai compagni di
classe ed imparano molto.
Nel secondo anno, gli studenti fanno ricerca, sotto
la supervisione di un docente, in un campo della
teologia pastorale. Continuano ad impegnarsi
nella riflessione teologica per assicurarsi che la
ricerca sia basata sulla missione idi Dio. Questa
parte del corso richiede una forte motivazione e un
approccio disciplinato degli scritti. Gli studenti
partecipano anche al corso di educazione clinica e
pastorale (CPE) durante l’anno. Si tratta di una
formazione professionale supplementare per il
ministero che si svolge in uno degli ospedali
dell’università principale in Irlanda o all’estero.
Il corpo studentesco è costituito da studenti laici,
seminaristi e sacerdoti che seguono un programma
di aggiornamento. La maggioranza degli studenti
viene dall’Irlanda e deve aver completato
recentemente o in passato gli studi universitari di
teologia (un requisito per entrare nel programma).
Abbiamo anche studenti provenienti dall’Africa e
dal Nord America. Ecco l’esperienza di Rachel del
programma di master, e in particolare del
tirocinio, che spiega il corso dal punto di vista di
una partecipante. Rachel è ora al secondo anno ed
è totalmente impegnata nella ricerca per la tesi:
“La Giornata Mondiale dei Giovani: una
possibilità per la missione e per il ministero della
Chiesa giovane.” Inizierà un corso di dodici
settimane di CPE all’ospedale della St Vincent’s
University a gennaio.
Mi chiamo Rachel Cooney. Ho 21 anni e vengo
da una piccola parrocchia rurale della contea di
Longford. Ho conseguito un diploma in teologia
e in inglese nel maggio del 2009 e ora sto
facendo un master in teologia pastorale al St.
Patrick’s College di Maynooth. Il corso
comprende due aspetti: da un lato, il tirocinio
pastorale, che mi permette di unirmi ad una
comunità cristiana impegnata a vivere
esperienze di vita religiosa; dall’altro,
l’ambiente accademico in cui i docenti e i
compagni di corso riflettono sulla pratica della
comunità alla luce delle tradizioni religiose.
Dovevo trovare una parrocchia che mi facesse
partecipare alle sue mansioni settimanali per un
anno, ho contattato dunque la parrocchia della
città di Longford, a qualche chilometro da casa
mia, e ho chiesto a P. Tom Healy, PP di fare
uno tirocinio. Mi ha accolto calorosamente, mi
ha dato un gran sostegno e mi ha aperto a
diverse esperienze pastorali e liturgiche.
Ho iniziato il tirocinio a settembre, entrando
nella squadra pastorale della parrocchia. Ogni
due settimane la squadra si incontra per parlare
di alcuni progetti che sono attuati nella
parrocchia e per parlare di idee specifiche che
vorrebbero introdurre nel programma
catechetico con le scuole, le liturgie e i gruppi
nella comunità.
Ho partecipato all’organizzazione della Prima
Comunione nella scuola primaria St. Emer. Ho
insegnato religione ogni settimana e aiutato a
preparare la classe ai Sacramenti della Prima
Comunione e della Riconciliazione. Ho inoltre
partecipato ad un programma, noto come “Fate
questo in memoria”, per i genitori dei bambini
che ricevono i Sacramenti. Tale programma si
articola intorno a cinque Messe domenicali
durante l’anno, e incoraggia la scuola, la
parrocchia e la famiglia a collaborare per
preparare i bambini al cammino di fede.
Ho partecipato ad alcune mansioni
parrocchiali, come preparare le riflessioni per il
bollettino settimanale della parrocchia e le
preghiere dei fedeli per la Messa, nonché alle
liturgie funebri durante tutto il mese di
novembre. Come molte persone nella
parrocchia, ho partecipato all’Ora Santa
mensile e condotto occasionalmente il servizio
della preghiera. Negli ultimi mesi ho anche
potuto partecipare alla preparazione del
Battesimo e alla Comunione per i malati e le
persone costrette a casa.
Nel periodo che ho trascorso nella parrocchia di
Longford, posso dire di aver acquisito una
notevole mole di conoscenza, non solo a livello
lavorativo, ma anche personale e spirituale.
Tutto ciò mi è stato possibile incontrando
persone diverse, provenienti da vari contesti e di
varie età.
Ho incontrato tante persone che lavorano nella
parrocchia, come la segretaria, gli inservienti, il
custode, il sacrestano, gli operatori dei centri
parrocchiali; la Temperance Hall e il Family
Centre, e i membri della squadra per il
Battesimo e il Consiglio parrocchiale. Anche
suor Angela Clarkson, che è la suora della
parrocchia, partecipa attivamente e con
10 dedizione alla preparazione dei parrocchiani ai
Sacramenti. È ovvio che ognuno offre un aiuto
prezioso alla parrocchia e si impegna per far sì
che questo luogo di missione venga gestito il
meglio possibile. È altresì ovvio che c’è sempre
bisogno di gente nella comunità, giovani e
anziani, che partecipi alla vita parrocchiale in
qualunque modo.
Prima di iniziare il tirocinio, non sapevo quanta
mole di lavoro venisse coperta dalla squadra
della parrocchia di St. Mel. È un’attività
continua: visita a domicilio dei malati,
preparazione ai Sacramenti, formazione degli
adulti alla fede e visita di coloro che sono a
lutto, sono solo alcuni esempi del ministero
svolto dai sacerdoti e da tutti i membri della
squadra parrocchiale. L’incoraggiamento, il
sostegno e l’esempio di etica sul lavoro che ho
ricevuto da queste persone mi hanno dato le
basi per un ministero pastorale, e ne sono molto
grata.
Spero che le persone, in particolare i giovani,
siano più coinvolti ed attivi nella parrocchia.
Dall’esperienza fatta finora so che è molto
gratificante partecipare alla vita della comunità
parrocchiale. Questo programma biennale offre
la possibilità di acquisire una quantità
eccezionale di conoscenza, non solo a livello
lavorativo, ma anche personale e spirituale. È
stato possibile fare ciò incontrando le persone
formalmente e informalmente, sia al college che
nella parrocchia. Il master può anche aiutare
una persona a sviluppare degli strumenti
necessari per riflettere su questi incontri, in
modo da poter conoscere meglio se stessi come
ministri e gli altri che si incontrano nel
ministero.
Sebbene la maggioranza abbia più anni, la storia
di Rachel non è diversa da quella di molti altri
studenti che seguono il programma ogni anno. Ora
i diplomati lavorano come ministri ecclesiali nella
cappellania degli ospedali e delle prigioni, con i
giovani, nei ritiri, nell’educazione e nel ministero
pastorale della parrocchia. Il master continua ad
esplorare aspetti nuovi ed in sviluppo della
missione e del ministero per far sì che i laici e i
ministri ordinati siano pronti a condividere la
buona novella e a far fronte alle sfide di una
Chiesa in mutazione costante, nel proprio paese e
all’estero. Gli studenti sono invitati in particolare
a capire sempre di più cosa significa essere
“servitori di Cristo e amministratori dei misteri di
Dio” (1Cor 1:4).
“APERTURA”
‘C’è un aneddoto su uno studente di storia che
stava preparando un esame. Seguì il
suggerimento che il suo tutor gli aveva dato:
mise tutti gli appunti riguardanti tutti i probabili
temi su una pagina di note. Poi ridusse gli
appunti ad una scheda di note. Poi mise i punti
principali di tutti i temi su un’unica pagina. Poi
ridusse quella pagina ad un’unica frase. Poi
riassunse quella frase in un’unica parola. Ora,
l’unica cosa che gli restava da fare era andare
all’esame ricordandosi quell’unica parola che
gli avrebbe permesso di ricordare tutto il resto.
Andò all’esame ma purtroppo non riuscì in
nessun modo a ricordarsi quell’unica parola’.
( Abba. P. Gerald O’Mahony SJ.)
Questa storiella mi ha fatto pensare che potrei
tentare di fare una cosa simile con gli appunti
che Teresa White ha così gentilmente preparato
per noi sui discorsi di P. Jacques Haers alla
riunione della rete europea, e ho cercato di
pensare ad una parola che ne riassumesse il
senso. Ne ho trovate tre: “ascolto”,“apertura” e
“ discernere”. Mi sono infine decisa per la
parola “apertura”
Ecco alcuni concetti che P. Jacques considera
importanti per un’istituzione religiosa come la
nostra che vive in 16 paesi e in ogni continente.
Ha sottolineato l’APERTURA:
™ Ad ascoltare Dio che parla attraverso le
persone che incontriamo ogni giorno, in
particolare coloro che vengono da culture
diverse e hanno avuto esperienze diverse
dalle nostre, e che potrebbero condurci a
cambiare in qualche modo, per es. la
conversazione di Gesù con la donna sirofenicia.
™ Ad usare la tecnologia moderna come un
mezzo per promuovere il sogno di Dio e la
missione della Società.
Bríd Liston fcJ
11 ™ A una comprensione più profonda di come
Dio rivela la sua natura nell’umanità di
Gesù (come si sente, è addolorato, è
sconvolto, è felice, prega ecc.) e continua a
rivelarci se stesso nell’esperienza della
nostra condizione umana. (Incarnazione)
™ Alla necessità di sottoporre i nostri
ministeri al discernimento dal punto di
vista della Missione comunitaria
dell’Istituto e delle nostre preferenze
personali.
™ Alla necessità per una Congregazione
internazionale come la nostra di scegliere
le priorità apostoliche per contestare
meglio le ingiustizie e le violenze di
un’Europa in cui i problemi superano gli
sforzi di chiunque.
™ Alla necessità di considerare non solo
l’ingiustizia tra esseri umani ma anche
contro il creato, ossia la nostra cura di tutto
il creato di Dio che include “pietre,
formiche, germogli, uccelli, orsi, delfini”
ecc. – fanno tutti parte del nostro mondo
globale...
Altre vorranno forse proporre idee ispirate dai
discorsi di P. Jacques nel prossimo Viva Voce!
Mary Condron fcJ
Tratto da Catholic London Missions From the
Reformation to 1850
Johanna H. Harding,
London: Sands & Co. 1903
Prefazione: G. Tyrrell S.J
È tutto estremamente interessante per coloro che
conoscono Londra, ma il capitolo intitolato
St Aloysius, Somers Town 1808 è ovviamente
significativo per tutte le Fedeli Compagne di
Gesù.
Il capitolo inizia con il racconto della fondazione
della Chiesa e delle scuole ad opera dell’Abbé
Carron, e del loro successivo trasferimento a
Padre Nerinckx. Poi c’è l’arrivo di Madame de
Bonnault d’Houet (sic) e un breve ma accurato
racconto delle prime difficoltà e dell’affitto della
casetta a Hampstead. Prima di concludere con
una descrizione delle diverse targhe e busti eretti
nella Chiesa, l’autore descrive la processione del
Santissimo Sacramento.
La cappella, man mano che la congregazione
cresceva, si ampliava; fu aggiunta la galleria che
costeggia tre lati del palazzo, il transetto e
l’attuale santuario. Ora può contenere 800
persone, una congregazione povera ma
rispettabilissima di lavoratori con le loro
famiglie; e sebbene dichiarino che tra loro vi
siano rappresentanti di quasi tutte le nazionalità,
molti sono certamente i discendenti di quei
rifugiati francesi che, quando furono messi al
bando, si riunirono intorno ai loro sacerdoti, i
quali si rivolgevano a loro, dal pulpito della
chiesetta, nella loro lingua, più di cento anni
or sono.
Una porta laterale conduce ad un cortiletto
coperto di ghiaia dove si trova il convento
ombreggiato da alberi. Nelle grandi feste
annuali, sui suoi terreni si svolge una
processione del Santissimo Sacramento. Ho
avuto la fortuna di partecipare ad una di queste
funzioni, e ho osservato con molto interesse la
congregazione - diverse centinaia di persone attraversare il piazzale del convento per recarsi
in un ampio cortile posteriore, circondato su due
lati dagli edifici del convento, e sugli altri due
da muri coperti di rampicanti. Le ampie aiuole
fiorite sul lastricato apparivano vivaci ed
allegre, e ad ogni finestra erano appesi striscioni
e decorazioni (dipinti dalle suore), rami verdi e
festoni di fiori. C’era nell’aria un profumo
d’incenso, e si poteva immaginare di essere in
una vecchia cittadina francese, lontano dalla
rumorosa Londra; i suoni esterni erano attenuati
dagli edifici e si sentivano solo gli inni, cantati
dalle voci alte e chiare delle suore nei loro abiti
neri, a cui si univano i toni acuti dei bambini
vestiti di blu.
12 Sullo sfondo di due verdi pergolati erano eretti
gli altari del riposo, e una trentina di uomini
della Lega della Croce mantenevano la
processione in perfetto ordine, le loro sciarpe di
seta verde e gli stendardi completavano il
quadro, mentre la processione ritornava in
chiesa per la benedizione (Pagine 248-250)
Mary Campion McCarren fcJ
Cambiamento
Mentre ero a Foreland, recentemente, l’abate
Laurence ha fatto un’omelia durante la Messa in
cui ha parlato del libro di Thomas Greene
intitolato “When the Well runs dry”, ma solo in
riferimento al il contesto in cui ha scoperto un
altro libro “Hinds Feet in High Places” . Ed è su
questo ultimo che ha basato la sua omelia.
Mi sono ricordata dell’omelia dell’abate Laurence
quando ho iniziato a scrivere questo articolo
perché parlerò di un libro, ma scriverò qualcosa di
più su un altro!
Il nuovo Direttore della nostra Scuola
internazionale è arrivato con uno stile di gestione
basato su “Good to Great” di Jim Collins. In
questo libro Collins risponde alla domanda: Può
una buona società diventare grande, e se sì, come?
Dopo aver pubblicato il libro nel 2001, a Collins è
stato chiesto di adattare il suo quadro di gestione
al settore sociale, in cui il successo non è misurato
in base ai profitti. Così “Good to Great” è ora
operativo nelle scuole, fondazioni, orchestre,
accademie di polizia e così via. Leggendo il libro
ho scoperto molte idee interessanti, alcune delle
quali non si addicono per niente al nostro quadro
FCJ. Per esempio, la convinzione di Collins che
in qualsiasi organizzazione ‘le persone non sono il
più grande migliore, ma che le persone giuste lo
sono’ mi ha sorpresa ed è in forte contrasto con la
frase tanto citata di George Schemel SJ alla
Conferenza sull’educazione nel 1984: “Dovete
giocare a palla con le ragazze che avete”.
“Good to Great” mi ha ricordato “Switch” di Dan
Heath e suo fratello Chip. “Switch” è un libro sul
cambiamento a livello personale e affronta la
domanda seguente: Perché a volte il cambiamento
è facile e altre volte sembra impossibile? Sposarsi
implica un grande cambiamento per una coppia,
eppure si va avanti, mentre per alcune persone
limitare le spese o fare una dieta può essere
impossibile. Heath mette molto umorismo nel suo
libro mentre racconta gli ‘scambi di idee’ che
accadono nel nostro cervello quando il razionale e
l’emotivo si rimproverano a vicenda. Nell’agire
razionalmente possiamo accettare l’idea di un
cambiamento buono ed auspicabile, ma al quel
punto le nostre emozioni, che preferiscono la
comodità della routine e la stabilità, si ribellano.
Per illustrare questo tiro alla fune, Heath ricorre
all’immagine citata da uno psicologo, Jonathan
Haidt, di un grosso elefante di 5 tonnellate e del
fantino di dimensioni umane. La comicità sta nel
fatto che il fantino (la ragione) pensa di essere
responsabile dell’elefante (l’emozione)! Quando
il fantino e l’elefante sono d’accordo, anche un
grosso cambiamento è possibile, quando non lo
sono, anche un piccolo cambiamento può essere
faticoso.
Come possiamo governare queste due parti per
portare il cambiamento? Addomesticare
l’elefante? Far seguire al fantino un programma
di body-building? No! Heath suggerisce la
semplicità: dare indicazioni chiare e semplici al
fantino. Quando il fantino riceve degli
orientamenti cristallino, l’elefante ha meno potere.
Darsi da fare per cercare un cambiamento che
abbia un grosso impatto in modo che il fantino
veda rapidamente i risultati. L’elefante deve
essere motivato poiché la maggior parte dei
cambiamenti vengono dal sentimento e non dalla
conoscenza. “Vedere, Sentire, Cambiare” invece
di “Analizzare, Pensare, Cambiare”.
Concludo con questa domanda per noi tutti:
“Come motivare un elefante?”
Mary Fitzpatrick fcJ
13 La Chiesa cattolica in Irlanda
- Affrontare il XXI secolo -
Talvolta, ricordando il Concilio Vaticano II,
cinquanta anni or sono, ci si chiede: “Eravamo
eccessivamente o ingenuamente ottimisti riguardo
al mondo e alla nostra Chiesa, oppure la nostra
speranza era fondata sul riconoscimento della
vulnerabilità umana e del lento operare di Dio?”
A metà del ventesimo secolo, la Chiesa cattolica,
dopo secoli di oppressione, aveva acquisito un
potere e un prestigio d’elite. Le erano stati
accordati fiducia, autorità e potere incontestati. La
struttura familiare molto unita di una Chiesa
apparentemente perfetta faceva sì che fosse
difficile uscire dai ranghi, ma durante quel
periodo, alcune persone e alcuni gruppi assunsero
una posizione profetica mettendosi fuori dal coro.
Nella seconda metà del secolo, però, l’Irlanda
visse una mutazione culturale, sociale, religiosa ed
economica, che in tanti altri paesi aveva richiesto
secoli. Al contempo, siccome questi cambiamenti
culturali ed economici avvenivano dopo il 1960, il
Vaticano II chiese un importante rinnovo nella
Chiesa cattolica. Il numero delle vocazioni alla
vita religiosa e al sacerdozio diminuì bruscamente.
I ministeri tradizionali nel campo dell’educazione
e delle cure sanitarie venivano ormai ricoperti da
una comunità laica istruita. L’impegno verso il
Cristianesimo e il livello della pratica calavano
progressivamente di anno in anno. Ora, mentre il
rinnovo richiesto dal Vaticano II veniva attuato a
diversi livelli, la Chiesa conservava una comunità
leale e impegnata in quasi tutti i settori della
società.
Verso la fine del primo decennio del ventesimo
secolo, anche questo gruppo impegnato si è
trovato interpellato dai cambiamenti avvenuti
nella Chiesa. Non è un segreto che la Chiesa
cattolica in Irlanda sia stata scossa dalle
rivelazioni sugli abusi contro minori commessi dal
clero e da istituti gestiti da religiosi. Per molti tale
rivelazione, e in seguito la priorità data
all’istituzione più che alla cura delle persone, è
stata la chiamata finale ad allontanarsi da una
Chiesa di cui tanti erano scontenti. A parte
l’educazione religiosa nelle scuole, la storia
cristiana è poco visibile alle persone sotto i
quaranta anni. Molti hanno espresso una grande
rabbia verso la Chiesa, la sua parte oscura è stata
rivelata e non è piacevole. Se ognuno ha cercato di
affrontare le proprie imperfezioni e cedimenti al
peccato, ci si aspettava che i capi e le strutture
della Chiesa capissero chi erano queste persone.
All’inizio la rabbia era contro i preti che hanno
commesso gli abusi, delle mele marce che ci
avevano deluso, poi si è spostata contro i Vescovi
e i Superiori religiosi, quei capi temibili che
avevano preferito coprire le istituzioni invece di
ascoltare le storie e i ricordi di adulti che avevano
avuto il coraggio di dire la verità sulle esperienze
vissute durante la loro infanzia. Ora la rabbia è
diretta verso il Vaticano, visto da molti come un
luogo amministrato da burocrati, che sembrano
interessati al potere e al controllo più che alle
preoccupazioni pastorali del popolo di Dio. Viene
a mancare sempre più la credibilità della
leadership e molte persone in Irlanda si
allontanano dalla Chiesa. La Chiesa in Irlanda sta
veramente vivendo l’inverno del suo scontento.
Qual è dunque il futuro della Chiesa cattolica in
Irlanda? Ora che i peccati sono stati confessati e
nuove strutture predisposte, guardiamo con fede
verso un futuro pieno di speranza per la Chiesa.
Vengono applicate direttive e politiche volte ad
evitare che i peccati del passato si ripetano. Si
presta attenzione a molte questioni e alle vittime
di altre forme di sfruttamento. Nella sua lettera
pastorale al popolo d’Irlanda, Benedetto XVI
chiede che “una riflessione teologica più
profonda” avvenga nella comunità cristiana
d’Irlanda. Forse è da qui che dobbiamo iniziare a
costruire le nuova fondamenta per un futuro
ancora ignoto.
In questi tempi bui, mentre riflettiamo
teologicamente, abbiamo bisogno di conservare il
nostro desiderio più profondo di compassione e
cura. Abbiamo bisogno di case, luoghi che ci
diano un senso di appartenenza e una Chiesa che
14 testimoni il regno di Dio e i valori del Vangelo.
Desideriamo ascoltare voci oneste, piene di
coraggio e fiducia, di parlare con e per le persone.
Reclamiamo che i leader siano persone integre.
La gente ha bisogno di storie e di testimonianze
che le stimolino a seguire Cristo e le direttive e i
protocolli indispensabili. Quando diamo e
riceviamo amore, non ci smarriamo; diventiamo
noi stessi in modo più totale ed unico.
“Nell’amore che lega nell’unità le tre persone
della Santa Trinità e in quell’amore che
diffondono nel mondo troviamo il modello della
nostra comunità apostolica” (C 5). Abbiamo
bisogno di speranza “stravagante”, e non di
ingenuo ottimismo. “Forte nell’amicizia con Gesù
e tra di noi, lavoriamo insieme al servizio della
Chiesa per costruire il corpo di Cristo” (C5).
Bríd Liston fcJ
IL VELO PORTARLO O NON PORTARLO?
Leggendo i giornali nelle ultime due
settimane, sono rimasta colpita dal numero
di articoli che trattavano la questione se sia
opportuno o no portare il velo. Ovviamente
si riferivano all’indumento musulmano, ma
mi sono ricordata un incidente successo
nella mia vita riguardante il nostro velo.
Ero a Middlesbrough da solo tre giorni e ne
erano trascorsi solo cinque da quando avevo
pronunciato i voti a Stella Maris, mi sentivo
dunque nuova e molto insicura. Stavo
partecipando ad una riunione sulla
consacrazione imminente della nuova
cattedrale. C’era una netta predominanza
maschile - due Vescovi, il Vicario generale,
diversi Canonici e Monsignori e altri
sacerdoti -, e solo tre donne – una signora
della mia età che mi sembrava di conoscere,
ma non ricordavo il nome (era stata a
Sedgley nello stesso periodo) e una signora
bassa, con il viso severo, che fingeva da
stenografa. Sentendomi un’assoluta
estranea, cercai di sembrare calma e
interessata e la pausa caffè arrivò senza
incidenti. Sorseggiavo la mia bibita e
sorridevo alla signora stenografa. Mi lanciò
uno sguardo e quasi gridò: “E lei sarebbe
una suora! Dove ha messo il velo?!” Sorrisi
e risposi il più cortesemente possibile: “In
realtà sono una suora ma non ho mai
posseduto un velo.” “Non sia ridicola!”
ribatté lei, “Deve averne uno!” Mantenendo
la calma le risposi: “Bé, non mi è dato
mentire.” “Mah!” è il suono che udii e
nessuna altra parola fu pronunciata. Ora,
ventitre anni dopo, la stessa signora mi
saluta sorridente quando andiamo alla Messa
quotidiana: “Buongiorno, sorella.”
Ritorniamo agli articoli dei giornali: in uno
veniva riportato che in tre scuole private
musulmane femminili, le alunne ‘erano
costrette ad indossare il burka e il niqab
(velo), cosa criticata dai musulmani
tradizionali. (Sunday Telegraph – 3 ottobre
2010) . In una delle scuole, le alunne che
non lo indossavano erano ‘opportunamente
punite’. Non osavo immaginare cosa si
intendesse con quel ‘opportunamente’. Il
giornalista scrisse che un eminente
musulmano aveva condannato tali pratiche
definendole “un rituale sorpassato, una
pratica arida che apparteneva ad un altro
secolo e ad un altro mondo.” Un altro
musulmano, un imam di Oxford, aveva
parlato di ‘lavaggio del cervello’
dichiarando: “quegli indumenti non sono
nemmeno menzionati nel Corano.”
Il giorno seguente stavo scorrendo il
giornale The Catholic Herald quando un
titolo attirò il mio sguardo: “VELI
MUSULMANI BANDITI DALLE
SCUOLE SECONDARIE CATTOLICHE
IRLANDESI”. Dopo aver letto l’articolo
alla luce del primo, ho iniziato a chiedermi
quale fosse la reazione delle ragazze
musulmane a tutto ciò. Desideravano
portare il velo? Erano anche loro contro?
Desideravano apparire come oggetti più che
come persone umane? Ho pensato a come
mi sarei sentita di fronte ad una classe che
portava il velo. Come avrei riconosciuto le
alunne che mostrano solo gli occhi
attraverso una fessura? Come avrei visto se
un’alunna stava capendo ciò che stavo
insegnando? Come avrei saputo se
un’alunna è felice o triste/arrabbiata? Come
può una giovane sviluppare la propria
personalità se è sempre circondata da sosia?
Per me, sono tutte domande importanti.
15 L’ultimo articolo che ho letto parlava di un
dottore che insisteva affinché la paziente si
togliesse il velo in modo da poter vedere se
sentiva dolore mentre lui la visitava.
Ieri ho letto una lettera nel Sunday
Telegraph che replicava all’articolo sulle tre
scuole:
‘Se avessi mandato una bambina a scuola
coperta dalla testa ai piedi e irriconoscibile,
avrei ricevuto immediatamente una visita
dei servizi sociali. Le accuse sarebbero
state: atti di crudeltà verso minori e
privazione dell’essenziale vitamina D.
molta forza, ed avere qualcuno accanto la
rassicura e la incoraggia. Ma quando è sopraffatta
dalla sofferenza, cosa che succede spesso, si dà
per vinta e si rannicchia nel letto. Ed è allora che
una mia parolina la fa riemergere. Talvolta un
sorriso appare sul suo volto ed è di nuovo in pista.
Il mio tenderle la mano le ha dato fiducia e
coraggio.
Questo mi ha dato maggior argomenti su cui
riflettere, soprattutto perché in Francia è già
stato votato con una stramaggioranza il
divieto di indossare tale indumento e altri
Paesi europei stanno decidendo di fare
altrettanto.
Cosa voterei? Cosa votereste?
Moira Cashmore fcJ
Parigi : vivere la mia missione nel
presente
Quando siamo in preda alla debolezza, è difficile
capire a quale la missione Dio ci sta chiamando.
In effetti, (quel che penso potrà sembrare poco
rilevante al lettore) la diminuzione del corpo
limita e talvolta impedisce la partecipazione alla
vita quotidiana, e forse ancor più alla vita
religiosa; o per lo meno la diminuzione limita ciò
che speravo poter fare e offrire come suora di una
congregazione apostolica, e il mio modo di
intendere l’apostolato. Per me dunque, sì, l’inizio
è stato difficile. Sono arrivata a Parigi in una
nuova comunità, con mobilità ridotta, ed ero
appena arrivata che sono dovuta andar via. Eh sì!
Sono in un reparto medico per un periodo
indeterminato. Allora “come vivere la comunità?”
è stata una delle domande che mi sono posta,
“come viverla, in che modo?” Ecco cosa ho
scoperto: la mia vita, la rivivo. Il mio contributo:
offrire una piccola vita.
Innanzitutto sono in una stanza doppia con una
signora armena di 80 anni che ha tre figli. Per lei i
rapporti sono molto importanti, perché le danno
Da quando sono arrivata all’“Hermitage”, (un
nome che si addice a ciò che sto vivendo) la mia
avventura continua. All’inizio non andavo giù
perché non ero in grado, ma da settembre vado
alla caffetteria, un posto di passaggio per tutti
coloro che vogliono visitare i pazienti confinati
nelle loro stanze. Naturalmente ho chiesto aiuto
per poter scendere a farmi servire un caffè. Così
ogni giorno ho potuto chiacchierare con chi
passava di lì o con i pazienti che erano venuti
come me a prendere un caffè. È stato forse il mio
sorriso, o sono state le mie difficoltà o
qualcos’altro? Non lo so, ma un giorno ci siamo
ritrovati insieme, un gruppetto pronto a cambiare
il mondo. Da allora ci incontriamo sempre,
mattina e pomeriggio per condividere, fare un
gioco o ambedue le cose. Abbiamo parlato di
tutto, perché è bene essere in contatto con ciò che
succede nel mondo, e il vedere quanto può essere
dura la vita per gli altri ci aiuta a dimenticare le
nostre sofferenze.
In ogni caso mi hanno detto che la mia forza di
volontà e il mio coraggio aiutano i miei compagni
a vivere le loro difficoltà e soprattutto a superarle.
Io sono la suora, la persona che dimentica se
stessa per aiutare gli altri. Senza saperlo, ho dato
16 loro la Speranza, la Gioia e il desiderio di
trasformare il loro stato di sofferenza in grazia.
Un altro momento importante per me è stato
l’Eucaristia. Quasi ogni giorno le suore Figlie
di Nostra Signora o del Sacro Cuore di Issoudun
mi portano la Comunione in stanza, tranne la
domenica quando ci riuniamo nella Cappella per
una funzione con la comunione e la
condivisione delle Scritture.
Claire Thédrez fcJ
LE BEATITUDINI
Ascoltando le Beatitudini durante il ritiro sulla
cosmologia mi sono venuti in mente alcuni scritti di
qualche anno fa durante il progetto ‘Tutto è dono’.
Facevo parte di un gruppo della Provincia britannica
per la ‘cura dell’ambiente’, in particolare per il
riciclaggio dei rifiuti, chiamato RETTILING GROUP.
Beati coloro che piantano violacciocche e valeriana
Avranno farfalle, rondoni e balestrucci.
Durante la nostra preghiera quotidiana comune
abbiamo molti scambi sulle nostre vite; questo
mi nutre e rafforza la mia conoscenza di Cristo;
cerco di conoscerLo meglio ogni giorno per
avvicinarmi di più a Lui e seguire il Suo
esempio. Ogni domenica vivo un altro
momento vivificante insieme ad un gruppo con
il quale cerchiamo di capire meglio come per
proseguire sul cammino dell’amore. Le suore
mi hanno chiesto di dirigere a mia volta il
gruppo. Così, sì, sto vivendo l’apostolato, la
missione di tutti i religiosi, di portare Cristo al
prossimo, a chi soffre, a chi Lo invoca giorno e
notte e non sa come Dio risponderà al suo
desiderio.
Personalmente, mi sento trasportata da questa
forza che mi fa andare avanti ogni giorno e mi
aiuta a vivere questi tempi difficili, con la grazia
di Dio che mi guida.
Beati coloro che non sempre tagliano l’erba –
Le pratoline e la veronica rispunteranno.
Beati coloro che lasciano crescere i denti di leone –
Avranno insalate e un vino delizioso.
Beati coloro che piantano rose rampicanti,
edera e cotonasti
I merli faranno il loro nido e si ciberanno
di bacche invernali.
Beati coloro che lasciano crescere l’ortica
Avranno vanesse rosso ammiraglio e c-bianco.
Beati coloro che proteggono tutti i vecchi stagni
Salamandre, rane e libellule resteranno
Nelle loro case ancestrali.
Beati coloro che risparmiano i nostri tassi
Saranno protetti come a Crecy e Azincourt.
Beati coloro che trascurano i loro cimiteri
Portano benedizioni alla natura
e alle loro anime
*****
17 Beati voi che gettate la lenza responsabilmente
Ed evitate i piombi – salverete i nostri cigni.
Beati voi che camminate e andate in bici
Vedrete e sentirete molto di più.
Beati voi che comprate i prodotti locali,
riducete l’inquinamento e diminuite i mezzi pesanti.
Beati voi che fate la spesa con i cestini,
non sarete sommersi dalle buste di plastica.
Beati voi che scegliete prodotti adeguatamente
confezionati –
Non sarete tentati di buttarli.
Beati voi che date un calcio ai pesticidi –
Preserverete il buono e il bello.
Beati voi che tenete per voi i vostri rifiuti,
le vostre città saranno meno pericolose e deprimenti.
Beati voi che fate la doccia e non il bagno Salverete una valle dalla distruzione.
Mary Campion McCarren fcJ
IN PENSIONE DOPO UN MINISTRO
MOLTO PRIVILEGIATO
Devo iniziare dicendo che la scrittura non è il mio
forte. Chiunque mi conosca bene sarà molto
sorpreso nel vedere che qualcuno è riuscito a
convincermi a condividere alcune esperienze
meravigliose che ho vissuto nel mio ministero alla
cappellania dell’ospedale, principalmente nel
reparto maternità, negli ultimi trentatre anni.
Ho fatto la mia terza probazione nel 1982. Prima
ero in una parrocchia a Middlesbrough, poi nella
cappellania di una clinica ostetrica legata alla
parrocchia. Mi piaceva tanto il ministero sia nella
parrocchia che nell’ospedale, ma non ero formata
né qualificata né per l’uno né per l’altro.
Come ben sapete, la terza probazione prevede sei
settimane di ministero. Per quella esperienza
siamo state incoraggiate a fare qualcosa di
completamente diverso da quel che facevamo
prima. Io ero ad un bivio tra ministeri, e così
scelsi di vivere l’esperienza in due ospedali a
Salford. Alla fine della prima settimana sapevo
senza l’ombra di un dubbio che quello era il luogo
in cui mi sarei realizzata e avrei potuto usare i
doni che Dio mi ha dato. Mentre ero lì feci un
progetto a cui tengo ancora molto. Sapevo
dunque che dovevo formarmi e qualificarmi se
volevo andare avanti. La cara Breda O’Farrell era
ben disposta a permettermi di farlo. Prima di
essere accettata dovevo passare di fronte ad un
comitato di sei persone. Fin dall’inizio non è stato
per niente facile, ma ci credevo così tanto che ero
pronta ad essere rivoltata come un calzino, cosa
che feci poiché tutto era imperniato sull’io, tranne
i moduli di teologia. Tutta la mia formazione è
avvenuta a Cork e mi sono specializzata a
Dublino.
Prima di tornare in Irlanda, avevo lavorato nei
reparti maternità per cinque anni. Mi sono poi
recata a Cork dove ho lavorato in due cliniche
ostetriche negli ultimi 28 anni. Ho avuto la
grande fortuna di lavorare nella cappellania
ospedaliera negli ultimi trentatre anni fino alla
pensione che ho preso qualche mese fa.
Che grande privilegio ho avuto in tutti questi anni.
Non ho mai potuto considerarlo come un impiego
ma come uno stile di vita nel quale ho cercato di
camminare affianco ai genitori più vulnerabile e
addolorati. La maggior parte delle cose che ho
fatto, le ho fatte in questo campo. Ho passato tanto
tempo a cercare di dare un senso a genitori che
avevano perso i loro bambini. Avevo tanti motivi
di fare al Signore domande alle quali non ho mai
ricevuto una risposta. Il mio ministero
comportava una buona dose di tristezza, era
faticoso da un punto di vista emotivo, ma così
gratificante. Mi ha veramente toccato nel
profondo del mio essere, in particolare quando mi
capitava di occuparmi del servizio funebre di un
neonato ed andare al cimitero a seppellire il
piccolo. Il dolore dei genitori era sempre palpabile
e le lacrime scorrevano a fiumi. Devo aver
seppellito centinaia di bimbi negli ultimi trentatre
anni. Tutti hanno ricevuto un aiuto psicologico
durante il lutto ed ero disponibile 24 ore su 24 e 7
giorni su 7, essendo l’unica nella cappellania.
Non ero una martire perché amavo profondamente
quel che, credo veramente, Dio mi aveva chiamato
a fare.
Mi sono fatta amici meravigliosi durante questi
anni, tra i genitori e il personale. Ho un numero
infinito di figliocci, perché quando i genitori si
rivolgevano ai nostri servizi per curare il figlio, mi
chiedevano di essere la madrina del neonato.
Ho sempre detto che i miei migliori amici sono:
• Il personale del crematorio
• Il personale del cimitero
• Il personale della casa funeraria.
18 Sono stati tutti molto buoni con me nel mio
ministero quotidiano.
In tutti questi anni sono stata molto fortunata a
lavorare con consulenti, ostetriche, custodi,
personale di servizio, della sicurezza e della
reception così meravigliosi. Mi hanno tutti molto
aiutato a fare quello che cercavo di fare.
Sono sicura che non è stato facile per Breda
O’Farrell lasciarmi seguire questo cammino
ignoto, ma lo ha fatto. Ho potuto ringraziarla
mentre era ricoverata a Limerick. Il Signore opera
in strani modi. Non avevo mai servito nella nostra
casa di cura a Maryville, ma quella estate mi offrii
per fare un fine settimana lì. Tra tanti fine
settimana, il Signore decise di richiamare a sé suor
Breda proprio quello lì e ho avuto il privilegio di
essere con lei e dire le preghiere finali.
Tanti genitori, dottori e ostetriche mi chiedevano
come facevo a fare quel che facevo, ma vedevano
solo il mio “dare” e forse non quel che ricevevo in
cambio, che era incommensurabile.
Ringrazio le FCJ, la mia famiglia, i miei colleghi e
tutti i genitori che mi hanno fatto entrare nella loro
vita nel momento in cui erano più vulnerabili e
hanno condiviso il loro dolore più profondo.
Possa io continuare ad esserci per gli altri, forse in
modo diverso ora che non sono più nel reparto
maternità della Cork University. C’è ancora tutto
un ministero da svolgere dopo la pensione!
Eleanor Redican fcJ
Il tessuto di lana scozzese di St. Ninian unisce
culture diverse
A volta risulta difficile vivere lontano dal proprio
paese di origine specialmente quando qualcosa
d’importante è all’ordine del giorno – e durante la
visita pastorale di Papa Benedetto XVI in Scozia e
in Inghilterra mi sono sentita particolarmente
cosciente di essere lontana, ma con tutto il cuore
desideravo che tutto andasse per il meglio,
nonostante tutti i commenti negativi espressi prima
della visita. Inaspettatamente abbiamo avuto la
fortuna di farne una piccola esperienza e di
condividere la gioia di chi ha avuto la fortuna di
essere nel Regno Unito durante la visita del Papa –
questo avenne durante la Cerimonia della Consegna
dei Diplomi di Craighead, in Bucharest il 16 ottobre.
Alan McKell, il nostro direttore di corso, è venuto
alla cerimonia indossando il suo costume nazionale,
il kilt scozzese – e, come potete immaginare questo
è sempre un motivo d’interesse per le persone che
non sono abituate a vedere gli uomini indossare un
kilt. Poi Alan ha distribuito un regalo ad ogni
membro del gruppo e alla comunità delle Fedeli
Compagne di Gesù ( poichè il corso in Bucharest si
è tenuto da noi). Questo consisteva in una bella
sciarpa, in pura lana scozzese di San Ninian e
specialmente studiata per la visita del Papa nel
Regno Unito. La descrizione del tessuto è
interessante come pure i diversi colori: il verde è il
colore delle piante e dell’erba del luogo dove Ninian
ha atterrato, ci sono i colori papali e quelli del
Cardinale Newman, interessante pure il numero di
fili che stanno a rappresentare le diocesi e le
parrocchie della Scozia.
Un’altra causa di gioia fu che il Vescovo Cornel,
venuto alla Cerimonia per distribuire i certificati, era
stato il rappresentante dei Vescovi della Romania,
durante la visita papale nel Regno Unito, ed è stato
riconfortante sentirlo parlare della visita in romeno,
di sentirlo dire quanto le fosse piaciuto e quanto sia
stato colpito da tutto ciò che ha sperimentato in quei
giorni. Egli pure ricevette una sciarpa di lana
scozzese di St. Ninian – ed è sembrato essere molto
commosso per questo gesto. Ha parlato della
copertura stampa negativa che è stata pubblicata in
Romania durante la visita, ed ha assicurato al gruppo
dei participanti dell’ ILF che l’immagine descritta
non era per niente vera. Ha parlato in maniera
incoraggiante della fede e della giustizia ed abbiamo
l’impressione che la sua visita nel Regno Unito
abbia aumentato il suo interesse ed il suo sostegno
per il lavoro che stiamo facendo attraverso il corso
d’Integrazione tra Fede e Vita, qui in Romania.
Suppongo che l’unione della mente e del cuore
cresce attraverso piccoli gesti e momenti come
questi – il dono di una sciarpa di lana scozzese di St.
Ninian – e già ci rallegriamo di futuri momenti
simili, dove diverse culture potranno incontrarsi
nella gioia e nella gratitudine.
Ruth Casey, fcJ
(Answer to question on page 5:
Stella Maris 1920-29) 19