Riflessioni sulla noastra vita e il nostro ministero di FCJ
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Riflessioni sulla noastra vita e il nostro ministero di FCJ
Edizione n.6 Natale 2010 R Riifflleessssiioonnii ssuullllaa nnooaassttrraa vviittaa ee iill nnoossttrroo m miinniisstteerroo ddii FFC CJJ LA MOSTRA SOS PLANET All’inizio del mese di settembre, a Liegi, è stata inaugurata una mostra sui cambiamenti climatici. Essendo stata allestita nel parcheggio della nuova stazione ferroviaria, è molto facilmente raggiungibile con il treno. Si tratta di un’iniziativa dell’ASBL “EUROPA 50” e ha come scopo di far capire che cosa sta succedendo al nostro pianeta affinché si provveda. Il visitatore è invitato a seguire le orme dell’umanità, a incamminarsi verso la conquista del sapere, come hanno fatto gli uomini fin dalla notte dei tempi, ad osservare, a tremare di fronte ai segni di minaccia visibili ovunque, a riflettere sul futuro e ad agire per cercare nuovi modi di proteggere questo bel pianeta affidato ad ognuno di noi, oggi…. • Nella seconda parte: Gli esseri umani si preoccupano …. Preoccuparsi delle conseguenze future dei cambiamenti climatici sull’acqua, l’alimentazione, la salute, gli ecosistemi e la biodiversità. Così come alcuni hanno creduto che nulla potesse far affondare il Titanic e hanno rifiuto di rallentare, altri potrebbero avere la presunzione di credere che il nostro pianeta è invincibile ed eterno. • Nella terza parte: Gli esseri umani pensano ….. Pensare vuol dire cercare di capire il meccanismo del clima, analizzare il motivo del riscaldamento globale e la questione dello sviluppo socio-economico per la nostra società industrializzata. Così come i responsabili dell’affondamento del Titanic non riconobbero i loro errori, potremmo anche noi essere spinti a negare la responsabilità storica dei Paesi sviluppati rispetto ai cambiamenti climatici. Quando la notte del 14 aprile 1912, è stato ricevuto il primo SOS, il Titanic stava affondando ed era troppo tardi. Non si poteva fare più nulla per salvare la nave. Non è così per il nostro pianeta, siamo ancora in tempo per intervenire e salvarlo. Questo è il messaggio che vuole dare la mostra. Non vuole allarmare, ma sensibilizzare più gente possibile, invitare il visitatore a riflettere e ad agire. La mostra è divisa in quattro parti: • Nella prima parte: Gli esseri umani osservano ….. Osservare vuol dire diventare consapevoli dell’inestimabile bellezza della nostra Terra, del viaggio di 4,6 miliardi di anni che ci sono voluti e della fragilità delle civiltà umane. La cecità che non ha permesso di vedere l’iceberg avvicinarsi al Titanic potrebbe benissimo impedire anche noi di valutare pienamente il fenomeno meteorologico catastrofico che stiamo vivendo oggi. • Nella quarta parte: Gli esseri umani agiscono … Agire è usare i mezzi per evitare una catastrofe climatica. Vuol dire favorire le nuove tecnologie, nuovi modi di agire, nuovi orientamenti politici per mettere fine all’uso di combustibili fossili, rallentare l’aumento delle temperature e adattarci a tutto questo. Non possiamo rimandare a domani l’applicazione di misure strutturali indispensabili per diminuire il riscaldamento globale. La mostra è solo un punto di partenza per promuovere la ricerca e l’inizio di azioni più positive e più umanitarie. È preoccupante vedere che il pianeta è legato ad un filo, ma è rassicurante sapere che siamo noi che teniamo questo filo. Non c’è un altro pianeta su cui possiamo rifugiarci. Dobbiamo cambiare urgentemente il nostro stile di vita e prendere provvedimenti che permettano di evolvere e usare le risorse a nostra disposizione in modo nuovo. Abbiamo bisogno di accettare la fine di un mondo per evitare la fine del mondo. (tratto da Jacques Broun, introduzione al libro “Les Changements Climatiques” Expo SOS planet) Quando visitavo la mostra sono rimasta colpita in vari modi. Sorpresa… Pensate che se dovessimo concentrare l’evoluzione del mondo su un periodo di un anno (dal 1° gennaio al 31 dicembre), l’uomo apparirebbe solo il 31 dicembre! Eppure abbiamo segnato il pianeta così profondamente … Perplessità…Nella parte sul riscaldamento globale avevo l’impressione che i ghiacciai mi si sciogliessero sotto i piedi e ho trovato gli effetti audiovisivi straordinari. Le foto di lastre di ghiaccio che si sgretolano e il grido disperato degli animali – come l’orso polare e il lupo – mi hanno fatto rabbrividire. Preoccupazione… vedere contemporaneamente inondazioni e siccità, incendi e terremoti, tsunami e uragani con le conseguenze catastrofiche che questi eventi hanno sulla vita in generale. Orrore… vedere come sono trattati gli animali nell’agricoltura industriale … (per un certo periodo non ho mangiato carne e uova!) Speranza… perché diventiamo sempre più consapevoli del problema e dei rischi che si presentano al pianeta e siamo pronti ad agire, anche se nel nostro piccolo. Insomma, una visita molto interessante, ne è davvero valsa la pena. Lorenza Magagnin fcJ CENTRO FCJ BRUXELLES Di ritorno a Bruxelles, a metà agosto, il primo grande evento che ha richiesto la nostra attenzione è stato il laboratorio intitolato “Creare uno spazio contemplativo nella mia vita personale”, previsto per il 18 settembre. Un titolo audace, direte voi, ma che pare abbia toccato il cuore di molti. La risposta di chi lavora nel settore imprenditoriale è stata immediata, e numerose le prenotazioni. Ora abbiamo una lista d’attesa per un evento simile che si terrà in futuro. Il principale relatore della giornata è stato Dermot Tredget O.S.B. dell’Abbazia di Douai, in Inghilterra, che ha lavorato fianco a fianco con una squadra del Centro FCJ. Dermot Tredget ha fatto una presentazione interattiva eccelsa, mentre la squadra delle FCJ ha offerto varie esperienze contemplative da usare come strumenti per il percorso di vita. I partecipanti hanno apprezzato unanimi la giornata. Nel programma erano inoltre previsti il ruolo della contemplazione e la pratica della piena consapevolezza nelle nostre vite. Un altro bellissimo evento è stato il laboratorio ‘Introduzione al lavoro sui sogni’, condotto da Mary Leahy fcJ il 9 ottobre. La richiesta dei partecipanti di proseguire con un altro laboratorio, ‘I sogni e il nostro viaggio spirituale’, condotto dalla medesima suora, è eloquente. Siamo molto grate a Mary per il suo inestimabile aiuto. ‘Che insegnante bravissima ….’ è stato il ritornello di fine giornata. Inutile dire che molte cose non appaiono mai nel nostro programma, per esempio il sostegno alle parrocchie, gli eventi del mattino e della sera, la direzione spirituale, i laboratori con le congregazioni religiose ed altro. Uno dei modi migliori per mantenersi aggiornati su quanto accade qui al Centro FCJ è guardare ogni tanto il nostro sito web www.fcjcentre.be. Al nostro ritorno a Bruxelles a metà agosto siamo state molto impegnate ma fortemente incoraggiate dal sostegno e dalla stima di così tante persone, ed è rincuorante sentire che spesso ci si riferisce al Centro FCJ come ad un’oasi di pace e ad un sostegno inestimabile nelle nostre vite impegnate. 2 Grazie a tutti del sostegno e delle preghiere per la nostra missione comune FCJ qui a Bruxelles. Ricorderemo voi e il vostro ministero nelle nostre preghiere. Margaret Quirke fcJ e Joan McGeough fcJ Messe dorata Alla radio si celebra il culto della raccolta pensando agli orfani in Zimbabwe. La tradizione cattolica non ha una liturgia ufficiale per la raccolta. Siamo noi a perderci, potevamo unirci alla processione. La raccolta di frutti e fiori, verdure e fogliame Alberi decidui che spargono il loro tesoro nascosto. Prati più verdi dello smeraldo. È un trucco delle recenti piogge. Le file di falciatori aggiungono una bellezza ordinata. Arriva la tempesta, gli alti alberi fremono Foglie dorate volteggiano e si posano su un fertile prato verde. Il disegno è invitante, casuale ma stranamente ordinato. Momento magico guardando la pioggia dorata. Il cielo coperto rivela l’oro e il verde Appare il sole e l’oro rispecchia l’energia È tutto così effimero Pochi giorni, e le foglie saranno una scura poltiglia. Godersi la bellezza radiosa che riscalda la mente e il cuore Dimorare felicemente nella gloria del miracolo autunnale Presto sarà tutto spoglio e povero, il freddo dell’inverno penetrerà Ora è il momento di cogliere la visione. Osserva l’anno che cambia. Maureen Farrell fcJ 3 ottobre 2010 Anniversari 2010 Luglio 2010 è stato un mese molto particolare per suor Lelia Manning e suor Mary Lovett: Lelia ha festeggiato settanta anni di professione e Mary sessantacinque. Vengono ambedue da Ballyferriter, sulla tempestosa costa atlantica della contea di Kerry, nella penisola di Dingle. Hanno tutte e due compiuto 95 anni, Che meraviglia! Eileen Manning e Brid Lovett furono insieme alunne della scuola primaria di Ballyferriter, a quei tempi gestita dalle due signorine Mannings. Per l’insegnamento secondario si trasferirono in due Coláistes separate. Si ritrovarono poi nel Mary Immaculate College of Education a Limerick. Suor Lelia Manning visitava spesso le FCJ di Laurel Hill nella proprietà adiacente, dove incontrava suor Lelia Ferguson FCJ, diventata una vera amica ed un modello per la giovane Eileen Manning. Dopo l’università, la signorina Manning insegnò per un semestre al Bunclody, poi entrò nel 3 noviziato delle FCJ a Uccle, Bruxelles, nel 1938. La direttrice delle novizie era Madre Euphrasia Fagan. Due anni dopo l’attuale suor Lelia Manning diede i voti, era il 1940, ossia settanta anni fa. Dopo il College, la signorina Brid Lovett insegnò a Dublino per due anni, e per un anno a Bantry, nella contea di Cork. L’anno seguente Brid insegnò a Bunclody dove sua sorella Christina era una Fedele Compagna di Gesù. Brid entrò nel 1942. Suor Mary ci ha spesso ricordato che la sua famiglia pensava che fosse matta ad andare in Inghilterra durante la Seconda Guerra mondiale e a viaggiare verso la costa sud-est. Certo, ci voleva coraggio. Nel luglio del 2010 ci siamo incontrate nella nostra cappella di Maryville in cui erano rappresentate le comunità di Maryville, Laurel Hill Court e Bruff. Abbiamo cantato in irlandese e in inglese e recitato il Padre Nostro nella lingua d’infanzia delle sue sorelle. Abbiamo tutte recitato insieme i voti con le due festeggiate inserendo i loro nomi nel momento opportuno. Poi abbiamo avuto un bel pranzo che era stato organizzato per l’occasione. Eravamo liete di poter avere con noi suor Maeve Shannon, suor Mary Breen e suor Catherine Toomey, tutte ex allieve di Bruff, con molte altre sorelle della comunità. Il dolce, decorato con glassa bianca e blu, è stata una belle sorpresa per Lelia e Mary. È stata un’occasione bellissima e stimolante per tutte. Auguriamo alle nostre due sorelle che possano sempre godere di buona salute e lodare il Signore come Compagne Fedeli di Gesù. Beatrice Molyneux fcJ RITORNO IN SVIZZERA A settembre sono tornata con suor Dominique a Naters, dove ho ricevuto una bellissima accoglienza. Non solo Dominique ma tante altre persone mi hanno detto quanto erano felici di ricevere una nuova FCJ a Naters. È stato un buon inizio e il mio lavoro nella squadra della cappellania è molto gratificante e vivificante. La gente è molto grata alla nostra Società che ci lascia vivere qui ancora per qualche anno. Una domenica di settembre c’è stata in Svizzera la giornata per le vocazioni sacerdotali e religiose, che ha luogo ogni anno. Nella nostra diocesi ci siamo uniti al pomeriggio di preghiera a Briga e abbiamo partecipato alla processione a Glis, un pellegrinaggio particolare di Nostra Signora di Glis. Era presente il vescovo che, con molti altri sacerdoti, ha celebrato la Messa per le vocazioni. Poi una famiglia molto gentile ci ha riportato in macchina a Naters. Abbiamo guardato con molto interesse la visita di Papa Benedetto in Inghilterra e Scozia, poiché era quasi ora di cena. Un giorno in cui abbiamo acceso la televisione abbiamo fatto giusto in tempo a vedere il coro della scuola Maria Fidelis School cantare per il Papa. Complimenti a questo meraviglioso coro e alla scuola Maria Fidelis. Klara Brumann fcJ “Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare” Mc 4:3 Il martedì 21 settembre, alcuni religiosi si sono infilati gli stivali di gomma e diretti al campionato di aratura di Athy, nella contea di Kildare. È uno dei più grandi raduni di agricoltori e gente di campagna in Europa. Tra gli 11.000 stand e bancarelle, Vocations Ireland aveva montato la sua tenda per far conoscere meglio la vita religiosa e la sua presenza. Abbiamo ricevuto diverse visite di persone che desideravano scrivere una richiesta di preghiera, visitare lo spazio isolato per pregare in silenzio, prendere la documentazione offerta o parlare con uno di noi (Loretta, Mercy, Franciscan, Suore di St Paul e FCJ). Alcuni hanno fatto grandi lodi del nostro lavoro e apprezzato la nostra presenza tra i Battisti, i Liberi Presbiteriani, le sfilate di moda, le dimostrazioni culinarie, i negozi d’artigianato e tanti banchi di macchinari e prodotti agricoli. Continuiamo a sperare e pregare che come il seminatore semina e fatica per produrre una raccolta, anche i nostri modesti sforzi diano una messe abbondante. Susan Boyce fcJ 4 ‘What well known FCJ landmark does this represent? Answer on page 19 Sent in by Sr. Mary Campion McCarren fcJ 5 Merton ritrovato Ho letto per la prima volta Thomas Merton all’età di quindici anni circa; avevo preso in prestito ‘Elected Silence’ alla biblioteca della Newlands Convent School. Mi colpì e mi si aprì un nuovo mondo sulla vita monastica e contemplativa. Poi un ritiro che ho fatto recentemente a Beuno mi ha riportato a Merton e alla sua scrittura contemplativa. Quando il nostro gruppo si è riunito la prima sera, Renate Dullmann aveva preparato 5 fogli diversi che aveva messo sul pavimento intorno ad un piccolo spazio sacro. Suonando la musica di Jean Claude Mara, con flauto ed organo, ci ha invitate a scegliere un foglio, a riflettere su di esso e a condividere, se volevamo, ciò che ci aveva colpito. Ero così felice di averne ricevuto uno con un’immagine di Andreas Felger, qui raffigurato, e con un paio di citazioni di cui una ‘probabilmente di Thomas Merton’. La musica, l’immagine e Merton uniti mi hanno profondamente commosso. ‘Ascolta il silenzio Lasciati avvolgere da esso, Come un brano musicale, Come quando osservi gli uccelli. Lascia semplicemente che il silenzio ti avvolga’ Queste parole mi hanno introdotta al viaggio silenzioso, pieno di pace e calma, del mio ritiro, e il silenzio e la lettura contemplativa mi hanno tenuta in preghiera prima della straordinaria presenza di Gesù nella cappella di Woodland, sulla collina, o nella mia stanza da cui potevo vedere quattro cinciarelle saltellare tra i rami! Contrariamente a ciò che faccio di solito durante i ritiri, ho letto la biografia di Thomas Merton scritta da Monica Furlough, che non solo mi ha ispirata, ma anche aiutata a capire e pregare su alcuni dei suoi scritti, in particolare ‘Contemplative Prayer’. Ho pregato con Merton: ‘Lasciami riposare nella tua volontà e resta in silenzio. La luce della tua gioia riscalderà allora la mia vita. Il suo fuoco arderà nel mio cuore e splenderà per la tua gloria. È per questo che vivo.’ Un paio di giorni dopo, sempre nel silenzio della preghiera, ho trovato parole che evocavano le esperienze mistiche di Maria Maddalena, e ho pregato per ‘la pace, la misericordia e la dolcezza’ che scaturiscono dal silenzio implorato da Merton: ‘Essere qui con il silenzio nel cuore vuol dire essere un centro in cui converge ogni cosa verso di te. È sicuramente sufficiente per il momento. Ti supplico, dunque Padre, di mantenermi in questo silenzio affinché io possa imparare da esso la parola della tua pace e la parola della tua misericordia e la parola della tua bontà per il mondo. E tramite me, possa la tua parola di pace farsi sentire laddove da tanto tempo per nessuno è stato possibile sentirla.’ Dalla biografia ho appreso quanto Merton ha lottato per trovare la solitudine di cui aveva bisogno per vivere una vita monastica, prima in modo tradizionale, austero e ritirato, poi nel modo in cui pensava che andasse vissuta; senza chiudere la porta al mondo, ma portandolo nel monastero, prendendo a cuore le sue preoccupazioni, e influenzando il suo pensiero politico in favore della giustizia. Solo nella solitudine gli fu 6 possibile pregare per le grazie di cui aveva così tanto bisogno nelle controversie con l’autorità sul coinvolgersi nel mondo o separarsi da esso – ‘una disposizione permanente all’umiltà, un’attenzione alla realtà, recettività, docilità.’ Rendendomi conto di quanto complesso, creativo e coraggioso fosse Merton, e quanto fosse difficile per lui trovare la felicità, l’intensità dei suoi desideri e la preghiera mi commossero profondamente e mi invitarono a pregare. Vorrei concludere questa breve descrizione del mio incontro con Merton con alcune righe da ‘Entering the Silence’ che ho trovato in ‘Thomas Merton – A Book of Hours’, a cura di Kathleen Deignan. ‘….I Suoi occhi, che sono gli occhi della Verità, sono fissi sul mio cuore, laddove cade il Suo sguardo, c’è la pace; poiché la luce del Suo Volto, che è la Verità, produce la verità laddove brilla ………. Anche qui c’è gioia: ed Egli dice a coloro che ama, fisserò i miei occhi su di te. I Suoi occhi sono sempre su di noi, ovunque e in ogni momento. Nessuna grazia ci viene dal cielo tranne quando guarda i nostri cuori. La grazia di questo sguardo di Cristo sul mio cuore trasforma questa giornata in un miracolo.’ Rita McLoughlin fcJ Il cardinale Newman commemorato a Limerick Avendo il Beato Henry Newman avuto dei legami con Limerick, P. Eamon Fitzgibbon P.P. ha organizzato una serata commemorativa in suo onore il 4 ottobre 2010, presso il Millennium Centre, Raheen, a Limerick. Il dottor Matthew Potter, del dipartimento di Storia del Mary Immaculate Training College, e P. Thomas Norris, membro della Commissione teologica internazionale, sono stati invitati a condividere con noi le loro ricerche. Abbiamo appreso che nel 1854 il signor William Monsell, un possidente inglese, invitò il cardinale Newman nella sua casa di Tervoe, Ballybrown, Clarina, nella contea di Limerick. Lo presentò ad alcuni suoi amici, tra cui il Conte di Dunraven, Aubrey De Vere e i suoi fratelli. Tutti, compreso William Monsell, seguirono l’esempio del cardinale Newman e si convertirono al Cattolicesimo. È stato molto emozionante sentire che, mentre era ospite nella casa di Tervoe, il cardinale celebrò la Messa e predicò a Laurel Hill il 23 febbraio del 1854. Negli anni la gente di Ballybrown non ha mai dimenticato il cardinale Newman e ha conservato con cura l’altare su cui egli celebrò la Messa mentre era ospite di Willian Monsell a Tervoe. La serata in suo onore si è conclusa con una Messa offerta sul suddetto altare che la gente di Ballybrown è stata felice di trasportare a Raheen per quella occasione molto speciale. Due giovani preti hanno concelebrato la Messa con padre Norris. Uno di loro era Chris O'Donnell, nipote di suor Mary Clare Sheehy, fcJ (R.I.P.) Molti associano il cardinale Newman con Dublino e l’Università, ma pochi fanno il collegamento con Limerick. È stata dunque una grande gioia far parte di un gruppo molto lieto e curioso di sfogliare le pagine della storia con padre Norris e il dottor Potter. Marie Hayes fcJ MOMENTI DA RICORDARE Ci sono momenti nella vita di ciascuno in cui ci si ferma, si fissa qualcosa e si esclama “Oh!” perché c’è qualcosa di così bello che bisogna riuscire a cogliere e ritrovare. Questo anno ho vissuto alcune esperienze memorabili che mi hanno dato il sorriso e lo slancio per fare un passo avanti! Una di queste è stato il ‘Ritiro sulla cosmologia’ – dato da suor Margarita Byron – al quale ho avuto il privilegio di partecipare. Il Decreto del nostro Capitolo generale 2008 parla di nuova vita e di vitalità, con l’invito fattoci il primo giorno a ‘camminare nella bellezza’ ricordando ad ogni istante che ‘Cristo è il centro del nostro Universo in evoluzione”. Per coloro tra noi che celebrano la stagione dell’autunno, guardate e osservate la bellezza che ci circonda ricordando le parole di Simone Weil: “la bellezza del mondo è il tenero sorriso di Gesù per noi”. Amiamo dunque il 7 momento di bellezza con meraviglia e venerazione, e cerchiamo di vivere una relazione riverente e responsabile con tutto il Creato! Il nostro stile di vita, delineato nelle nostre Costituzione e negli Esercizi spirituali di sant’Ignazio, acquista una nuova profondità e un nuovo significato dandoci una prospettiva cosmica ed aprendo le nostre menti alle grandi realtà che costituiscono il contesto della nostra vita quotidiana. Un aspetto molto particolare del ritiro è stato per me l’introduzione alle campane tubolari. Aspettavo la loro installazione con la trepidazione e la meraviglia di un bambino, e mi chiedevo che parte avrebbero avuto nel ritiro. E non sono rimasta delusa! Erano otto campane in tutto, appese in cerchio intorno al giardino. Suonano quando la fiamma è mossa dal vento. La prima è ‘la campana del benvenuto’, che segna l’inizio della marcia dello Spirito, che si fa in senso orario, pregando il Santo Spirito. Camminare, riposare, camminare, lo scopo è aiutare a pregare le virtù e i doni dello Spirito – una prima forma di preghiera ignaziana. Si prega in due movimenti ad ogni campana, che ha le proprie note, la propria canzone ed la propria armonia. Ho dunque chiesto allo Spirito di risvegliare e far risuonare in me ognuna delle sette virtù. Avvolte dalla bellezza del mare e del cielo a Spanish Point, siamo state invitate a lasciarci guidare dallo Spirito in questa forma di preghiera. L’area che circonda la nostra casa è diventata un’oasi di pace e serenità. Il suono dell’Oceano Atlantico, del vento e delle campane si sono fusi in un insieme armonioso: il suono del silenzio. E il pensiero dei ‘pellegrini’ che camminavano così con qualsiasi tempo! Questi ricordi evocano quel momento e rallegrano il cuore. Vi ricordate il nostro periodo a Disley lo scorso agosto, in particolare il giorno in cui “l’opzione tre fu accettata dal gruppo”! Nel suo discorso di chiusura suor Katherine Mary incoraggiò ognuna di noi “a serbare il ricordo di questa esperienza nel cuore e lasciare che vi influenzi nei mesi a venire”. E l’opzione tre ha segnato un passo avanti nel processo. Possa il ricordo di quel momento speciale di consenso nel gruppo continuare a rafforzarci. “Minatori salvati a 600 metri sollevano gli spiriti nel mondo”, è il titolo che ci è arrivato recentemente dal Cile mentre ricevevamo la notizia che: “l’operazione di salvataggio procede ad un ritmo due volte più rapido di quanto previsto”. E il mondo guardava trattenendo il fiato ogni persona che usciva dalla bocca dello stretto condotto. Una volta liberati dalla capsula metallica, ogni uomo con le mani giunte ringraziava Dio. Mentre leggevamo con meraviglia della cooperazione offerta dalle persone provenienti da ogni parte del mondo, della tenacia del soccorritori, della resistenza dei minatori, della prodezza ingegneristica che ha permesso di adempiere tale compito, e infine, ma non meno importante, della preghiera offerta incessantemente per loro, come potremo mai dimenticare l’espressione pubblica di fede, riconoscenza e gratitudine al nostro Dio. Che esempio! Domenica 17 ottobre, 29° domenica del Tempo ordinario, ascoltiamo la storia del giudice che accorda la richiesta fatta dalla vedova perché lo importunava! E alla fine del passo evangelico si legge: “Ma il Figlio dell’Uomo quando verrà troverà la fede sulla terra”? VOI cosa ne pensate? Catherine Toomey, fcJ Buon compleanno! L’asilo nido «Missione» a Naters ha festeggiato il 20° anniversario. Le risate e la felicità dei bambini riempivano il cortile, che era stato decorato con palloni, dell’asilo nido «Missione» a Naters. Erano stati organizzati diversi giochi che invitavano i piccoli visitatori a tentare la loro fortuna. Hanno preso posto con entusiasmo e si sono lasciati dipingere la faccia, poi sono saltati sulla fortezza eretta appositamente per l’occasione. Suor Dominique, direttrice dell’asilo nido «Missione» a Naters, ha organizzato questa festa 8 per bambini con la squadra di supervisione. Sapevano quali erano i giochi che avrebbero entusiasmato maggiormente i bambini. Hanno fatto bolle di sapone quasi con devozione e con molta precauzione e le fissavano con gli occhi spalancati finché non sparivano. Prendendo di mira i barattoli tenevano la palla nelle manine e con tutta la concentrazione e la forza cercavano di colpirli, e quando ci riuscivano e i barattoli cadevano facendo rumore, si potevano leggere sulle loro facce l’emozione e il piacere. Per soddisfare la fame e la sete dei piccoli ospiti e visitatori, erano stati sistemati tavoli e sedie in un angolo ombreggiato dove venivano offerti dolci, stuzzichini e bibite. Suor Dominique è membro dell’ordine delle «Fedeli Compagne di Gesù». Lei e alcune insegnanti del kindergarden hanno aperto l’asilo nido nell’ottobre del 1989. Con il tempo questi insegnanti sono ritornati alla loro professione iniziale e hanno incontrato nuove sfide nel mondo lavorativo. Suor Dominique è l’unica del gruppo fondatore che lavora ancora all’asilo nido. Quando fu fondato il «Missione», le persone hanno regalato molti giocattoli. Furono fatti così dei risparmi e usati per comprare nuovi giocattoli e materiale artigianale. Dall’anno scorso il «Missione» non è più un’organizzazione privata. Suor Dominique e la squadra di supervisione sono ora sul libro paga della municipalità. Al «Missione» i bambini ricevono sempre la stessa amorevole cura. I piccoli visitatori, che hanno tra i 18 mesi e i 5 anni, sono impegnati a giocare, a fare delle attività manuali e, se viene loro permesso, a correre sul terreno di gioco dell’asilo. Naturalmente hanno anche una merendina durante le pause del mattino e del pomeriggio. I bambini possono restare mezza giornata o qualche ora per permettere alla madre di avere un poco di tempo per sé, per andare ad un appuntamento da un dottore o altri impegni, mentre il figlio ha la possibilità di giocare con altri bambini. Gli orari dell’asilo sono da martedì a giovedì dalle ore 9 alle 11, e lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 13:15 alle 17. Durante le vacanze scolastiche l’asilo è chiuso. Suor Dominique e la sua rappresentante, Marlene Kern, con la squadra di supervisione non vedono l’ora di ricevere le visite dei bambini e vedere facce nuove all’asilo, un posto dove possono giocare, ridere ed essere creativi, ed essere al contempo ben curati. Legenda delle fotografie La rappresentante, Marlene Kern, e Sister Dominique (a destra) hanno creato, insieme ai bambini, un poster di benvenuto per il 20° anniversario. Mentre giocano a far la spesa, con le bambole o nella vasca riempita di palline, i bambini sono sempre felici di venire all’asilo «Missione». Dominique Kaufmann fcJ Teologia pastorale e formazione per il ministero ecclesiale Pontificia Università St Patrick’s College di Maynooth Il master in Teologia pastorale è un diploma professionale assegnato dalla Pontificia Università St Patrick’s College di Maynooth, in Irlanda. Il programma biennale in educazione e formazione al ministero ecclesiale, già rivisto, è ormai al suo settimo anno. Il gruppo iniziale, composto da tre studenti nel 2004, ha aperto la strada al gruppo attuale che ne ha venti. Il master forma e prepara gli studenti, i laici e i seminaristi a diventare ministri a tempo pieno nella comunità cristiana. Alcuni ministri ordinati seguono un percorso specifico del programma per il loro aggiornamento. Il programma permette ai partecipanti di essere protagonisti dello sviluppo della missione cattolica e del ministero, in qualità di professionisti, educatori e evangelizzatori nel popolo di Dio. Comprende lo studio di temi pertinenti alla teologia pastorale e al ministero, relativi a diversi campi: scritti, teologia, cultura contemporanea, supervisione e comunicazione. Il nocciolo del master è la sintesi della conoscenza teologica e della teologia in azione attraverso tirocini, lavoro in classe e riflessione teologica continua. 9 Durante il primo anno, gli studenti hanno due giorni di lezioni, di riflessione teologica e di supervisione personale e due giorni di tirocini nelle parrocchie e nelle scuole. Il corso prepara gli studenti ad integrare gli studi teologici al loro percorso di fede, a testimoniare ciò in cui credono, ad esplorare le esperienze di missione e di ministero che incontrano durante un tirocinio. I giorni che trascorrono nel college si trovano in un ambiente in cui vengono fortemente incoraggiati e sostenuti tanto dai docenti quanto dai compagni di classe ed imparano molto. Nel secondo anno, gli studenti fanno ricerca, sotto la supervisione di un docente, in un campo della teologia pastorale. Continuano ad impegnarsi nella riflessione teologica per assicurarsi che la ricerca sia basata sulla missione idi Dio. Questa parte del corso richiede una forte motivazione e un approccio disciplinato degli scritti. Gli studenti partecipano anche al corso di educazione clinica e pastorale (CPE) durante l’anno. Si tratta di una formazione professionale supplementare per il ministero che si svolge in uno degli ospedali dell’università principale in Irlanda o all’estero. Il corpo studentesco è costituito da studenti laici, seminaristi e sacerdoti che seguono un programma di aggiornamento. La maggioranza degli studenti viene dall’Irlanda e deve aver completato recentemente o in passato gli studi universitari di teologia (un requisito per entrare nel programma). Abbiamo anche studenti provenienti dall’Africa e dal Nord America. Ecco l’esperienza di Rachel del programma di master, e in particolare del tirocinio, che spiega il corso dal punto di vista di una partecipante. Rachel è ora al secondo anno ed è totalmente impegnata nella ricerca per la tesi: “La Giornata Mondiale dei Giovani: una possibilità per la missione e per il ministero della Chiesa giovane.” Inizierà un corso di dodici settimane di CPE all’ospedale della St Vincent’s University a gennaio. Mi chiamo Rachel Cooney. Ho 21 anni e vengo da una piccola parrocchia rurale della contea di Longford. Ho conseguito un diploma in teologia e in inglese nel maggio del 2009 e ora sto facendo un master in teologia pastorale al St. Patrick’s College di Maynooth. Il corso comprende due aspetti: da un lato, il tirocinio pastorale, che mi permette di unirmi ad una comunità cristiana impegnata a vivere esperienze di vita religiosa; dall’altro, l’ambiente accademico in cui i docenti e i compagni di corso riflettono sulla pratica della comunità alla luce delle tradizioni religiose. Dovevo trovare una parrocchia che mi facesse partecipare alle sue mansioni settimanali per un anno, ho contattato dunque la parrocchia della città di Longford, a qualche chilometro da casa mia, e ho chiesto a P. Tom Healy, PP di fare uno tirocinio. Mi ha accolto calorosamente, mi ha dato un gran sostegno e mi ha aperto a diverse esperienze pastorali e liturgiche. Ho iniziato il tirocinio a settembre, entrando nella squadra pastorale della parrocchia. Ogni due settimane la squadra si incontra per parlare di alcuni progetti che sono attuati nella parrocchia e per parlare di idee specifiche che vorrebbero introdurre nel programma catechetico con le scuole, le liturgie e i gruppi nella comunità. Ho partecipato all’organizzazione della Prima Comunione nella scuola primaria St. Emer. Ho insegnato religione ogni settimana e aiutato a preparare la classe ai Sacramenti della Prima Comunione e della Riconciliazione. Ho inoltre partecipato ad un programma, noto come “Fate questo in memoria”, per i genitori dei bambini che ricevono i Sacramenti. Tale programma si articola intorno a cinque Messe domenicali durante l’anno, e incoraggia la scuola, la parrocchia e la famiglia a collaborare per preparare i bambini al cammino di fede. Ho partecipato ad alcune mansioni parrocchiali, come preparare le riflessioni per il bollettino settimanale della parrocchia e le preghiere dei fedeli per la Messa, nonché alle liturgie funebri durante tutto il mese di novembre. Come molte persone nella parrocchia, ho partecipato all’Ora Santa mensile e condotto occasionalmente il servizio della preghiera. Negli ultimi mesi ho anche potuto partecipare alla preparazione del Battesimo e alla Comunione per i malati e le persone costrette a casa. Nel periodo che ho trascorso nella parrocchia di Longford, posso dire di aver acquisito una notevole mole di conoscenza, non solo a livello lavorativo, ma anche personale e spirituale. Tutto ciò mi è stato possibile incontrando persone diverse, provenienti da vari contesti e di varie età. Ho incontrato tante persone che lavorano nella parrocchia, come la segretaria, gli inservienti, il custode, il sacrestano, gli operatori dei centri parrocchiali; la Temperance Hall e il Family Centre, e i membri della squadra per il Battesimo e il Consiglio parrocchiale. Anche suor Angela Clarkson, che è la suora della parrocchia, partecipa attivamente e con 10 dedizione alla preparazione dei parrocchiani ai Sacramenti. È ovvio che ognuno offre un aiuto prezioso alla parrocchia e si impegna per far sì che questo luogo di missione venga gestito il meglio possibile. È altresì ovvio che c’è sempre bisogno di gente nella comunità, giovani e anziani, che partecipi alla vita parrocchiale in qualunque modo. Prima di iniziare il tirocinio, non sapevo quanta mole di lavoro venisse coperta dalla squadra della parrocchia di St. Mel. È un’attività continua: visita a domicilio dei malati, preparazione ai Sacramenti, formazione degli adulti alla fede e visita di coloro che sono a lutto, sono solo alcuni esempi del ministero svolto dai sacerdoti e da tutti i membri della squadra parrocchiale. L’incoraggiamento, il sostegno e l’esempio di etica sul lavoro che ho ricevuto da queste persone mi hanno dato le basi per un ministero pastorale, e ne sono molto grata. Spero che le persone, in particolare i giovani, siano più coinvolti ed attivi nella parrocchia. Dall’esperienza fatta finora so che è molto gratificante partecipare alla vita della comunità parrocchiale. Questo programma biennale offre la possibilità di acquisire una quantità eccezionale di conoscenza, non solo a livello lavorativo, ma anche personale e spirituale. È stato possibile fare ciò incontrando le persone formalmente e informalmente, sia al college che nella parrocchia. Il master può anche aiutare una persona a sviluppare degli strumenti necessari per riflettere su questi incontri, in modo da poter conoscere meglio se stessi come ministri e gli altri che si incontrano nel ministero. Sebbene la maggioranza abbia più anni, la storia di Rachel non è diversa da quella di molti altri studenti che seguono il programma ogni anno. Ora i diplomati lavorano come ministri ecclesiali nella cappellania degli ospedali e delle prigioni, con i giovani, nei ritiri, nell’educazione e nel ministero pastorale della parrocchia. Il master continua ad esplorare aspetti nuovi ed in sviluppo della missione e del ministero per far sì che i laici e i ministri ordinati siano pronti a condividere la buona novella e a far fronte alle sfide di una Chiesa in mutazione costante, nel proprio paese e all’estero. Gli studenti sono invitati in particolare a capire sempre di più cosa significa essere “servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (1Cor 1:4). “APERTURA” ‘C’è un aneddoto su uno studente di storia che stava preparando un esame. Seguì il suggerimento che il suo tutor gli aveva dato: mise tutti gli appunti riguardanti tutti i probabili temi su una pagina di note. Poi ridusse gli appunti ad una scheda di note. Poi mise i punti principali di tutti i temi su un’unica pagina. Poi ridusse quella pagina ad un’unica frase. Poi riassunse quella frase in un’unica parola. Ora, l’unica cosa che gli restava da fare era andare all’esame ricordandosi quell’unica parola che gli avrebbe permesso di ricordare tutto il resto. Andò all’esame ma purtroppo non riuscì in nessun modo a ricordarsi quell’unica parola’. ( Abba. P. Gerald O’Mahony SJ.) Questa storiella mi ha fatto pensare che potrei tentare di fare una cosa simile con gli appunti che Teresa White ha così gentilmente preparato per noi sui discorsi di P. Jacques Haers alla riunione della rete europea, e ho cercato di pensare ad una parola che ne riassumesse il senso. Ne ho trovate tre: “ascolto”,“apertura” e “ discernere”. Mi sono infine decisa per la parola “apertura” Ecco alcuni concetti che P. Jacques considera importanti per un’istituzione religiosa come la nostra che vive in 16 paesi e in ogni continente. Ha sottolineato l’APERTURA: Ad ascoltare Dio che parla attraverso le persone che incontriamo ogni giorno, in particolare coloro che vengono da culture diverse e hanno avuto esperienze diverse dalle nostre, e che potrebbero condurci a cambiare in qualche modo, per es. la conversazione di Gesù con la donna sirofenicia. Ad usare la tecnologia moderna come un mezzo per promuovere il sogno di Dio e la missione della Società. Bríd Liston fcJ 11 A una comprensione più profonda di come Dio rivela la sua natura nell’umanità di Gesù (come si sente, è addolorato, è sconvolto, è felice, prega ecc.) e continua a rivelarci se stesso nell’esperienza della nostra condizione umana. (Incarnazione) Alla necessità di sottoporre i nostri ministeri al discernimento dal punto di vista della Missione comunitaria dell’Istituto e delle nostre preferenze personali. Alla necessità per una Congregazione internazionale come la nostra di scegliere le priorità apostoliche per contestare meglio le ingiustizie e le violenze di un’Europa in cui i problemi superano gli sforzi di chiunque. Alla necessità di considerare non solo l’ingiustizia tra esseri umani ma anche contro il creato, ossia la nostra cura di tutto il creato di Dio che include “pietre, formiche, germogli, uccelli, orsi, delfini” ecc. – fanno tutti parte del nostro mondo globale... Altre vorranno forse proporre idee ispirate dai discorsi di P. Jacques nel prossimo Viva Voce! Mary Condron fcJ Tratto da Catholic London Missions From the Reformation to 1850 Johanna H. Harding, London: Sands & Co. 1903 Prefazione: G. Tyrrell S.J È tutto estremamente interessante per coloro che conoscono Londra, ma il capitolo intitolato St Aloysius, Somers Town 1808 è ovviamente significativo per tutte le Fedeli Compagne di Gesù. Il capitolo inizia con il racconto della fondazione della Chiesa e delle scuole ad opera dell’Abbé Carron, e del loro successivo trasferimento a Padre Nerinckx. Poi c’è l’arrivo di Madame de Bonnault d’Houet (sic) e un breve ma accurato racconto delle prime difficoltà e dell’affitto della casetta a Hampstead. Prima di concludere con una descrizione delle diverse targhe e busti eretti nella Chiesa, l’autore descrive la processione del Santissimo Sacramento. La cappella, man mano che la congregazione cresceva, si ampliava; fu aggiunta la galleria che costeggia tre lati del palazzo, il transetto e l’attuale santuario. Ora può contenere 800 persone, una congregazione povera ma rispettabilissima di lavoratori con le loro famiglie; e sebbene dichiarino che tra loro vi siano rappresentanti di quasi tutte le nazionalità, molti sono certamente i discendenti di quei rifugiati francesi che, quando furono messi al bando, si riunirono intorno ai loro sacerdoti, i quali si rivolgevano a loro, dal pulpito della chiesetta, nella loro lingua, più di cento anni or sono. Una porta laterale conduce ad un cortiletto coperto di ghiaia dove si trova il convento ombreggiato da alberi. Nelle grandi feste annuali, sui suoi terreni si svolge una processione del Santissimo Sacramento. Ho avuto la fortuna di partecipare ad una di queste funzioni, e ho osservato con molto interesse la congregazione - diverse centinaia di persone attraversare il piazzale del convento per recarsi in un ampio cortile posteriore, circondato su due lati dagli edifici del convento, e sugli altri due da muri coperti di rampicanti. Le ampie aiuole fiorite sul lastricato apparivano vivaci ed allegre, e ad ogni finestra erano appesi striscioni e decorazioni (dipinti dalle suore), rami verdi e festoni di fiori. C’era nell’aria un profumo d’incenso, e si poteva immaginare di essere in una vecchia cittadina francese, lontano dalla rumorosa Londra; i suoni esterni erano attenuati dagli edifici e si sentivano solo gli inni, cantati dalle voci alte e chiare delle suore nei loro abiti neri, a cui si univano i toni acuti dei bambini vestiti di blu. 12 Sullo sfondo di due verdi pergolati erano eretti gli altari del riposo, e una trentina di uomini della Lega della Croce mantenevano la processione in perfetto ordine, le loro sciarpe di seta verde e gli stendardi completavano il quadro, mentre la processione ritornava in chiesa per la benedizione (Pagine 248-250) Mary Campion McCarren fcJ Cambiamento Mentre ero a Foreland, recentemente, l’abate Laurence ha fatto un’omelia durante la Messa in cui ha parlato del libro di Thomas Greene intitolato “When the Well runs dry”, ma solo in riferimento al il contesto in cui ha scoperto un altro libro “Hinds Feet in High Places” . Ed è su questo ultimo che ha basato la sua omelia. Mi sono ricordata dell’omelia dell’abate Laurence quando ho iniziato a scrivere questo articolo perché parlerò di un libro, ma scriverò qualcosa di più su un altro! Il nuovo Direttore della nostra Scuola internazionale è arrivato con uno stile di gestione basato su “Good to Great” di Jim Collins. In questo libro Collins risponde alla domanda: Può una buona società diventare grande, e se sì, come? Dopo aver pubblicato il libro nel 2001, a Collins è stato chiesto di adattare il suo quadro di gestione al settore sociale, in cui il successo non è misurato in base ai profitti. Così “Good to Great” è ora operativo nelle scuole, fondazioni, orchestre, accademie di polizia e così via. Leggendo il libro ho scoperto molte idee interessanti, alcune delle quali non si addicono per niente al nostro quadro FCJ. Per esempio, la convinzione di Collins che in qualsiasi organizzazione ‘le persone non sono il più grande migliore, ma che le persone giuste lo sono’ mi ha sorpresa ed è in forte contrasto con la frase tanto citata di George Schemel SJ alla Conferenza sull’educazione nel 1984: “Dovete giocare a palla con le ragazze che avete”. “Good to Great” mi ha ricordato “Switch” di Dan Heath e suo fratello Chip. “Switch” è un libro sul cambiamento a livello personale e affronta la domanda seguente: Perché a volte il cambiamento è facile e altre volte sembra impossibile? Sposarsi implica un grande cambiamento per una coppia, eppure si va avanti, mentre per alcune persone limitare le spese o fare una dieta può essere impossibile. Heath mette molto umorismo nel suo libro mentre racconta gli ‘scambi di idee’ che accadono nel nostro cervello quando il razionale e l’emotivo si rimproverano a vicenda. Nell’agire razionalmente possiamo accettare l’idea di un cambiamento buono ed auspicabile, ma al quel punto le nostre emozioni, che preferiscono la comodità della routine e la stabilità, si ribellano. Per illustrare questo tiro alla fune, Heath ricorre all’immagine citata da uno psicologo, Jonathan Haidt, di un grosso elefante di 5 tonnellate e del fantino di dimensioni umane. La comicità sta nel fatto che il fantino (la ragione) pensa di essere responsabile dell’elefante (l’emozione)! Quando il fantino e l’elefante sono d’accordo, anche un grosso cambiamento è possibile, quando non lo sono, anche un piccolo cambiamento può essere faticoso. Come possiamo governare queste due parti per portare il cambiamento? Addomesticare l’elefante? Far seguire al fantino un programma di body-building? No! Heath suggerisce la semplicità: dare indicazioni chiare e semplici al fantino. Quando il fantino riceve degli orientamenti cristallino, l’elefante ha meno potere. Darsi da fare per cercare un cambiamento che abbia un grosso impatto in modo che il fantino veda rapidamente i risultati. L’elefante deve essere motivato poiché la maggior parte dei cambiamenti vengono dal sentimento e non dalla conoscenza. “Vedere, Sentire, Cambiare” invece di “Analizzare, Pensare, Cambiare”. Concludo con questa domanda per noi tutti: “Come motivare un elefante?” Mary Fitzpatrick fcJ 13 La Chiesa cattolica in Irlanda - Affrontare il XXI secolo - Talvolta, ricordando il Concilio Vaticano II, cinquanta anni or sono, ci si chiede: “Eravamo eccessivamente o ingenuamente ottimisti riguardo al mondo e alla nostra Chiesa, oppure la nostra speranza era fondata sul riconoscimento della vulnerabilità umana e del lento operare di Dio?” A metà del ventesimo secolo, la Chiesa cattolica, dopo secoli di oppressione, aveva acquisito un potere e un prestigio d’elite. Le erano stati accordati fiducia, autorità e potere incontestati. La struttura familiare molto unita di una Chiesa apparentemente perfetta faceva sì che fosse difficile uscire dai ranghi, ma durante quel periodo, alcune persone e alcuni gruppi assunsero una posizione profetica mettendosi fuori dal coro. Nella seconda metà del secolo, però, l’Irlanda visse una mutazione culturale, sociale, religiosa ed economica, che in tanti altri paesi aveva richiesto secoli. Al contempo, siccome questi cambiamenti culturali ed economici avvenivano dopo il 1960, il Vaticano II chiese un importante rinnovo nella Chiesa cattolica. Il numero delle vocazioni alla vita religiosa e al sacerdozio diminuì bruscamente. I ministeri tradizionali nel campo dell’educazione e delle cure sanitarie venivano ormai ricoperti da una comunità laica istruita. L’impegno verso il Cristianesimo e il livello della pratica calavano progressivamente di anno in anno. Ora, mentre il rinnovo richiesto dal Vaticano II veniva attuato a diversi livelli, la Chiesa conservava una comunità leale e impegnata in quasi tutti i settori della società. Verso la fine del primo decennio del ventesimo secolo, anche questo gruppo impegnato si è trovato interpellato dai cambiamenti avvenuti nella Chiesa. Non è un segreto che la Chiesa cattolica in Irlanda sia stata scossa dalle rivelazioni sugli abusi contro minori commessi dal clero e da istituti gestiti da religiosi. Per molti tale rivelazione, e in seguito la priorità data all’istituzione più che alla cura delle persone, è stata la chiamata finale ad allontanarsi da una Chiesa di cui tanti erano scontenti. A parte l’educazione religiosa nelle scuole, la storia cristiana è poco visibile alle persone sotto i quaranta anni. Molti hanno espresso una grande rabbia verso la Chiesa, la sua parte oscura è stata rivelata e non è piacevole. Se ognuno ha cercato di affrontare le proprie imperfezioni e cedimenti al peccato, ci si aspettava che i capi e le strutture della Chiesa capissero chi erano queste persone. All’inizio la rabbia era contro i preti che hanno commesso gli abusi, delle mele marce che ci avevano deluso, poi si è spostata contro i Vescovi e i Superiori religiosi, quei capi temibili che avevano preferito coprire le istituzioni invece di ascoltare le storie e i ricordi di adulti che avevano avuto il coraggio di dire la verità sulle esperienze vissute durante la loro infanzia. Ora la rabbia è diretta verso il Vaticano, visto da molti come un luogo amministrato da burocrati, che sembrano interessati al potere e al controllo più che alle preoccupazioni pastorali del popolo di Dio. Viene a mancare sempre più la credibilità della leadership e molte persone in Irlanda si allontanano dalla Chiesa. La Chiesa in Irlanda sta veramente vivendo l’inverno del suo scontento. Qual è dunque il futuro della Chiesa cattolica in Irlanda? Ora che i peccati sono stati confessati e nuove strutture predisposte, guardiamo con fede verso un futuro pieno di speranza per la Chiesa. Vengono applicate direttive e politiche volte ad evitare che i peccati del passato si ripetano. Si presta attenzione a molte questioni e alle vittime di altre forme di sfruttamento. Nella sua lettera pastorale al popolo d’Irlanda, Benedetto XVI chiede che “una riflessione teologica più profonda” avvenga nella comunità cristiana d’Irlanda. Forse è da qui che dobbiamo iniziare a costruire le nuova fondamenta per un futuro ancora ignoto. In questi tempi bui, mentre riflettiamo teologicamente, abbiamo bisogno di conservare il nostro desiderio più profondo di compassione e cura. Abbiamo bisogno di case, luoghi che ci diano un senso di appartenenza e una Chiesa che 14 testimoni il regno di Dio e i valori del Vangelo. Desideriamo ascoltare voci oneste, piene di coraggio e fiducia, di parlare con e per le persone. Reclamiamo che i leader siano persone integre. La gente ha bisogno di storie e di testimonianze che le stimolino a seguire Cristo e le direttive e i protocolli indispensabili. Quando diamo e riceviamo amore, non ci smarriamo; diventiamo noi stessi in modo più totale ed unico. “Nell’amore che lega nell’unità le tre persone della Santa Trinità e in quell’amore che diffondono nel mondo troviamo il modello della nostra comunità apostolica” (C 5). Abbiamo bisogno di speranza “stravagante”, e non di ingenuo ottimismo. “Forte nell’amicizia con Gesù e tra di noi, lavoriamo insieme al servizio della Chiesa per costruire il corpo di Cristo” (C5). Bríd Liston fcJ IL VELO PORTARLO O NON PORTARLO? Leggendo i giornali nelle ultime due settimane, sono rimasta colpita dal numero di articoli che trattavano la questione se sia opportuno o no portare il velo. Ovviamente si riferivano all’indumento musulmano, ma mi sono ricordata un incidente successo nella mia vita riguardante il nostro velo. Ero a Middlesbrough da solo tre giorni e ne erano trascorsi solo cinque da quando avevo pronunciato i voti a Stella Maris, mi sentivo dunque nuova e molto insicura. Stavo partecipando ad una riunione sulla consacrazione imminente della nuova cattedrale. C’era una netta predominanza maschile - due Vescovi, il Vicario generale, diversi Canonici e Monsignori e altri sacerdoti -, e solo tre donne – una signora della mia età che mi sembrava di conoscere, ma non ricordavo il nome (era stata a Sedgley nello stesso periodo) e una signora bassa, con il viso severo, che fingeva da stenografa. Sentendomi un’assoluta estranea, cercai di sembrare calma e interessata e la pausa caffè arrivò senza incidenti. Sorseggiavo la mia bibita e sorridevo alla signora stenografa. Mi lanciò uno sguardo e quasi gridò: “E lei sarebbe una suora! Dove ha messo il velo?!” Sorrisi e risposi il più cortesemente possibile: “In realtà sono una suora ma non ho mai posseduto un velo.” “Non sia ridicola!” ribatté lei, “Deve averne uno!” Mantenendo la calma le risposi: “Bé, non mi è dato mentire.” “Mah!” è il suono che udii e nessuna altra parola fu pronunciata. Ora, ventitre anni dopo, la stessa signora mi saluta sorridente quando andiamo alla Messa quotidiana: “Buongiorno, sorella.” Ritorniamo agli articoli dei giornali: in uno veniva riportato che in tre scuole private musulmane femminili, le alunne ‘erano costrette ad indossare il burka e il niqab (velo), cosa criticata dai musulmani tradizionali. (Sunday Telegraph – 3 ottobre 2010) . In una delle scuole, le alunne che non lo indossavano erano ‘opportunamente punite’. Non osavo immaginare cosa si intendesse con quel ‘opportunamente’. Il giornalista scrisse che un eminente musulmano aveva condannato tali pratiche definendole “un rituale sorpassato, una pratica arida che apparteneva ad un altro secolo e ad un altro mondo.” Un altro musulmano, un imam di Oxford, aveva parlato di ‘lavaggio del cervello’ dichiarando: “quegli indumenti non sono nemmeno menzionati nel Corano.” Il giorno seguente stavo scorrendo il giornale The Catholic Herald quando un titolo attirò il mio sguardo: “VELI MUSULMANI BANDITI DALLE SCUOLE SECONDARIE CATTOLICHE IRLANDESI”. Dopo aver letto l’articolo alla luce del primo, ho iniziato a chiedermi quale fosse la reazione delle ragazze musulmane a tutto ciò. Desideravano portare il velo? Erano anche loro contro? Desideravano apparire come oggetti più che come persone umane? Ho pensato a come mi sarei sentita di fronte ad una classe che portava il velo. Come avrei riconosciuto le alunne che mostrano solo gli occhi attraverso una fessura? Come avrei visto se un’alunna stava capendo ciò che stavo insegnando? Come avrei saputo se un’alunna è felice o triste/arrabbiata? Come può una giovane sviluppare la propria personalità se è sempre circondata da sosia? Per me, sono tutte domande importanti. 15 L’ultimo articolo che ho letto parlava di un dottore che insisteva affinché la paziente si togliesse il velo in modo da poter vedere se sentiva dolore mentre lui la visitava. Ieri ho letto una lettera nel Sunday Telegraph che replicava all’articolo sulle tre scuole: ‘Se avessi mandato una bambina a scuola coperta dalla testa ai piedi e irriconoscibile, avrei ricevuto immediatamente una visita dei servizi sociali. Le accuse sarebbero state: atti di crudeltà verso minori e privazione dell’essenziale vitamina D. molta forza, ed avere qualcuno accanto la rassicura e la incoraggia. Ma quando è sopraffatta dalla sofferenza, cosa che succede spesso, si dà per vinta e si rannicchia nel letto. Ed è allora che una mia parolina la fa riemergere. Talvolta un sorriso appare sul suo volto ed è di nuovo in pista. Il mio tenderle la mano le ha dato fiducia e coraggio. Questo mi ha dato maggior argomenti su cui riflettere, soprattutto perché in Francia è già stato votato con una stramaggioranza il divieto di indossare tale indumento e altri Paesi europei stanno decidendo di fare altrettanto. Cosa voterei? Cosa votereste? Moira Cashmore fcJ Parigi : vivere la mia missione nel presente Quando siamo in preda alla debolezza, è difficile capire a quale la missione Dio ci sta chiamando. In effetti, (quel che penso potrà sembrare poco rilevante al lettore) la diminuzione del corpo limita e talvolta impedisce la partecipazione alla vita quotidiana, e forse ancor più alla vita religiosa; o per lo meno la diminuzione limita ciò che speravo poter fare e offrire come suora di una congregazione apostolica, e il mio modo di intendere l’apostolato. Per me dunque, sì, l’inizio è stato difficile. Sono arrivata a Parigi in una nuova comunità, con mobilità ridotta, ed ero appena arrivata che sono dovuta andar via. Eh sì! Sono in un reparto medico per un periodo indeterminato. Allora “come vivere la comunità?” è stata una delle domande che mi sono posta, “come viverla, in che modo?” Ecco cosa ho scoperto: la mia vita, la rivivo. Il mio contributo: offrire una piccola vita. Innanzitutto sono in una stanza doppia con una signora armena di 80 anni che ha tre figli. Per lei i rapporti sono molto importanti, perché le danno Da quando sono arrivata all’“Hermitage”, (un nome che si addice a ciò che sto vivendo) la mia avventura continua. All’inizio non andavo giù perché non ero in grado, ma da settembre vado alla caffetteria, un posto di passaggio per tutti coloro che vogliono visitare i pazienti confinati nelle loro stanze. Naturalmente ho chiesto aiuto per poter scendere a farmi servire un caffè. Così ogni giorno ho potuto chiacchierare con chi passava di lì o con i pazienti che erano venuti come me a prendere un caffè. È stato forse il mio sorriso, o sono state le mie difficoltà o qualcos’altro? Non lo so, ma un giorno ci siamo ritrovati insieme, un gruppetto pronto a cambiare il mondo. Da allora ci incontriamo sempre, mattina e pomeriggio per condividere, fare un gioco o ambedue le cose. Abbiamo parlato di tutto, perché è bene essere in contatto con ciò che succede nel mondo, e il vedere quanto può essere dura la vita per gli altri ci aiuta a dimenticare le nostre sofferenze. In ogni caso mi hanno detto che la mia forza di volontà e il mio coraggio aiutano i miei compagni a vivere le loro difficoltà e soprattutto a superarle. Io sono la suora, la persona che dimentica se stessa per aiutare gli altri. Senza saperlo, ho dato 16 loro la Speranza, la Gioia e il desiderio di trasformare il loro stato di sofferenza in grazia. Un altro momento importante per me è stato l’Eucaristia. Quasi ogni giorno le suore Figlie di Nostra Signora o del Sacro Cuore di Issoudun mi portano la Comunione in stanza, tranne la domenica quando ci riuniamo nella Cappella per una funzione con la comunione e la condivisione delle Scritture. Claire Thédrez fcJ LE BEATITUDINI Ascoltando le Beatitudini durante il ritiro sulla cosmologia mi sono venuti in mente alcuni scritti di qualche anno fa durante il progetto ‘Tutto è dono’. Facevo parte di un gruppo della Provincia britannica per la ‘cura dell’ambiente’, in particolare per il riciclaggio dei rifiuti, chiamato RETTILING GROUP. Beati coloro che piantano violacciocche e valeriana Avranno farfalle, rondoni e balestrucci. Durante la nostra preghiera quotidiana comune abbiamo molti scambi sulle nostre vite; questo mi nutre e rafforza la mia conoscenza di Cristo; cerco di conoscerLo meglio ogni giorno per avvicinarmi di più a Lui e seguire il Suo esempio. Ogni domenica vivo un altro momento vivificante insieme ad un gruppo con il quale cerchiamo di capire meglio come per proseguire sul cammino dell’amore. Le suore mi hanno chiesto di dirigere a mia volta il gruppo. Così, sì, sto vivendo l’apostolato, la missione di tutti i religiosi, di portare Cristo al prossimo, a chi soffre, a chi Lo invoca giorno e notte e non sa come Dio risponderà al suo desiderio. Personalmente, mi sento trasportata da questa forza che mi fa andare avanti ogni giorno e mi aiuta a vivere questi tempi difficili, con la grazia di Dio che mi guida. Beati coloro che non sempre tagliano l’erba – Le pratoline e la veronica rispunteranno. Beati coloro che lasciano crescere i denti di leone – Avranno insalate e un vino delizioso. Beati coloro che piantano rose rampicanti, edera e cotonasti I merli faranno il loro nido e si ciberanno di bacche invernali. Beati coloro che lasciano crescere l’ortica Avranno vanesse rosso ammiraglio e c-bianco. Beati coloro che proteggono tutti i vecchi stagni Salamandre, rane e libellule resteranno Nelle loro case ancestrali. Beati coloro che risparmiano i nostri tassi Saranno protetti come a Crecy e Azincourt. Beati coloro che trascurano i loro cimiteri Portano benedizioni alla natura e alle loro anime ***** 17 Beati voi che gettate la lenza responsabilmente Ed evitate i piombi – salverete i nostri cigni. Beati voi che camminate e andate in bici Vedrete e sentirete molto di più. Beati voi che comprate i prodotti locali, riducete l’inquinamento e diminuite i mezzi pesanti. Beati voi che fate la spesa con i cestini, non sarete sommersi dalle buste di plastica. Beati voi che scegliete prodotti adeguatamente confezionati – Non sarete tentati di buttarli. Beati voi che date un calcio ai pesticidi – Preserverete il buono e il bello. Beati voi che tenete per voi i vostri rifiuti, le vostre città saranno meno pericolose e deprimenti. Beati voi che fate la doccia e non il bagno Salverete una valle dalla distruzione. Mary Campion McCarren fcJ IN PENSIONE DOPO UN MINISTRO MOLTO PRIVILEGIATO Devo iniziare dicendo che la scrittura non è il mio forte. Chiunque mi conosca bene sarà molto sorpreso nel vedere che qualcuno è riuscito a convincermi a condividere alcune esperienze meravigliose che ho vissuto nel mio ministero alla cappellania dell’ospedale, principalmente nel reparto maternità, negli ultimi trentatre anni. Ho fatto la mia terza probazione nel 1982. Prima ero in una parrocchia a Middlesbrough, poi nella cappellania di una clinica ostetrica legata alla parrocchia. Mi piaceva tanto il ministero sia nella parrocchia che nell’ospedale, ma non ero formata né qualificata né per l’uno né per l’altro. Come ben sapete, la terza probazione prevede sei settimane di ministero. Per quella esperienza siamo state incoraggiate a fare qualcosa di completamente diverso da quel che facevamo prima. Io ero ad un bivio tra ministeri, e così scelsi di vivere l’esperienza in due ospedali a Salford. Alla fine della prima settimana sapevo senza l’ombra di un dubbio che quello era il luogo in cui mi sarei realizzata e avrei potuto usare i doni che Dio mi ha dato. Mentre ero lì feci un progetto a cui tengo ancora molto. Sapevo dunque che dovevo formarmi e qualificarmi se volevo andare avanti. La cara Breda O’Farrell era ben disposta a permettermi di farlo. Prima di essere accettata dovevo passare di fronte ad un comitato di sei persone. Fin dall’inizio non è stato per niente facile, ma ci credevo così tanto che ero pronta ad essere rivoltata come un calzino, cosa che feci poiché tutto era imperniato sull’io, tranne i moduli di teologia. Tutta la mia formazione è avvenuta a Cork e mi sono specializzata a Dublino. Prima di tornare in Irlanda, avevo lavorato nei reparti maternità per cinque anni. Mi sono poi recata a Cork dove ho lavorato in due cliniche ostetriche negli ultimi 28 anni. Ho avuto la grande fortuna di lavorare nella cappellania ospedaliera negli ultimi trentatre anni fino alla pensione che ho preso qualche mese fa. Che grande privilegio ho avuto in tutti questi anni. Non ho mai potuto considerarlo come un impiego ma come uno stile di vita nel quale ho cercato di camminare affianco ai genitori più vulnerabile e addolorati. La maggior parte delle cose che ho fatto, le ho fatte in questo campo. Ho passato tanto tempo a cercare di dare un senso a genitori che avevano perso i loro bambini. Avevo tanti motivi di fare al Signore domande alle quali non ho mai ricevuto una risposta. Il mio ministero comportava una buona dose di tristezza, era faticoso da un punto di vista emotivo, ma così gratificante. Mi ha veramente toccato nel profondo del mio essere, in particolare quando mi capitava di occuparmi del servizio funebre di un neonato ed andare al cimitero a seppellire il piccolo. Il dolore dei genitori era sempre palpabile e le lacrime scorrevano a fiumi. Devo aver seppellito centinaia di bimbi negli ultimi trentatre anni. Tutti hanno ricevuto un aiuto psicologico durante il lutto ed ero disponibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, essendo l’unica nella cappellania. Non ero una martire perché amavo profondamente quel che, credo veramente, Dio mi aveva chiamato a fare. Mi sono fatta amici meravigliosi durante questi anni, tra i genitori e il personale. Ho un numero infinito di figliocci, perché quando i genitori si rivolgevano ai nostri servizi per curare il figlio, mi chiedevano di essere la madrina del neonato. Ho sempre detto che i miei migliori amici sono: • Il personale del crematorio • Il personale del cimitero • Il personale della casa funeraria. 18 Sono stati tutti molto buoni con me nel mio ministero quotidiano. In tutti questi anni sono stata molto fortunata a lavorare con consulenti, ostetriche, custodi, personale di servizio, della sicurezza e della reception così meravigliosi. Mi hanno tutti molto aiutato a fare quello che cercavo di fare. Sono sicura che non è stato facile per Breda O’Farrell lasciarmi seguire questo cammino ignoto, ma lo ha fatto. Ho potuto ringraziarla mentre era ricoverata a Limerick. Il Signore opera in strani modi. Non avevo mai servito nella nostra casa di cura a Maryville, ma quella estate mi offrii per fare un fine settimana lì. Tra tanti fine settimana, il Signore decise di richiamare a sé suor Breda proprio quello lì e ho avuto il privilegio di essere con lei e dire le preghiere finali. Tanti genitori, dottori e ostetriche mi chiedevano come facevo a fare quel che facevo, ma vedevano solo il mio “dare” e forse non quel che ricevevo in cambio, che era incommensurabile. Ringrazio le FCJ, la mia famiglia, i miei colleghi e tutti i genitori che mi hanno fatto entrare nella loro vita nel momento in cui erano più vulnerabili e hanno condiviso il loro dolore più profondo. Possa io continuare ad esserci per gli altri, forse in modo diverso ora che non sono più nel reparto maternità della Cork University. C’è ancora tutto un ministero da svolgere dopo la pensione! Eleanor Redican fcJ Il tessuto di lana scozzese di St. Ninian unisce culture diverse A volta risulta difficile vivere lontano dal proprio paese di origine specialmente quando qualcosa d’importante è all’ordine del giorno – e durante la visita pastorale di Papa Benedetto XVI in Scozia e in Inghilterra mi sono sentita particolarmente cosciente di essere lontana, ma con tutto il cuore desideravo che tutto andasse per il meglio, nonostante tutti i commenti negativi espressi prima della visita. Inaspettatamente abbiamo avuto la fortuna di farne una piccola esperienza e di condividere la gioia di chi ha avuto la fortuna di essere nel Regno Unito durante la visita del Papa – questo avenne durante la Cerimonia della Consegna dei Diplomi di Craighead, in Bucharest il 16 ottobre. Alan McKell, il nostro direttore di corso, è venuto alla cerimonia indossando il suo costume nazionale, il kilt scozzese – e, come potete immaginare questo è sempre un motivo d’interesse per le persone che non sono abituate a vedere gli uomini indossare un kilt. Poi Alan ha distribuito un regalo ad ogni membro del gruppo e alla comunità delle Fedeli Compagne di Gesù ( poichè il corso in Bucharest si è tenuto da noi). Questo consisteva in una bella sciarpa, in pura lana scozzese di San Ninian e specialmente studiata per la visita del Papa nel Regno Unito. La descrizione del tessuto è interessante come pure i diversi colori: il verde è il colore delle piante e dell’erba del luogo dove Ninian ha atterrato, ci sono i colori papali e quelli del Cardinale Newman, interessante pure il numero di fili che stanno a rappresentare le diocesi e le parrocchie della Scozia. Un’altra causa di gioia fu che il Vescovo Cornel, venuto alla Cerimonia per distribuire i certificati, era stato il rappresentante dei Vescovi della Romania, durante la visita papale nel Regno Unito, ed è stato riconfortante sentirlo parlare della visita in romeno, di sentirlo dire quanto le fosse piaciuto e quanto sia stato colpito da tutto ciò che ha sperimentato in quei giorni. Egli pure ricevette una sciarpa di lana scozzese di St. Ninian – ed è sembrato essere molto commosso per questo gesto. Ha parlato della copertura stampa negativa che è stata pubblicata in Romania durante la visita, ed ha assicurato al gruppo dei participanti dell’ ILF che l’immagine descritta non era per niente vera. Ha parlato in maniera incoraggiante della fede e della giustizia ed abbiamo l’impressione che la sua visita nel Regno Unito abbia aumentato il suo interesse ed il suo sostegno per il lavoro che stiamo facendo attraverso il corso d’Integrazione tra Fede e Vita, qui in Romania. Suppongo che l’unione della mente e del cuore cresce attraverso piccoli gesti e momenti come questi – il dono di una sciarpa di lana scozzese di St. Ninian – e già ci rallegriamo di futuri momenti simili, dove diverse culture potranno incontrarsi nella gioia e nella gratitudine. Ruth Casey, fcJ (Answer to question on page 5: Stella Maris 1920-29) 19