Longo-Palermo nella storia-Palermo.2014
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Longo-Palermo nella storia-Palermo.2014
Italia Nostra sez. di Palermo Corso di aggiornamento per gli insegnanti. “ Le pietre e i cittadini ” Palermo nella storia intervento di Pietro Longo Aula Magna Istituto “ Pedro Arrupe” 12 gennaio 2015 Affrontare in un breve intervento un simile tema è certamente un invito alla corsa per attraversare entro 15 minuti tremila anni di storia! Ci si può riuscire, se si vuole..! e dunque chi ha coraggio mi segua. Partiamo dall’età paleolitica e ci troviamo in un territorio già antropizzato e segnato da una civiltà rupestre che ha lasciato nelle grotte dell’Addaura quelle magnifiche incisioni note in tutto il mondo che insieme a quelle della Grotta della regina e alle pitture della Grotta del genovese a Levanzo, rappresentano una società tribale pre-sicana. Dal XIII secolo a.C. i segni archeologici si riferiscono ,infatti, alla presenza della civiltà sicana meglio conosciuta come Civiltà della Conca d’oro e la documentazione di quella cultura si trova oggi esposta nelle vetrine del Museo Salinas di Palermo luogo di straordinaria importanza per la conoscenza della storia del nostro territorio che dall’VIII secolo a. C. in poi può vantare una organizzazione urbana legata all’origine ai modelli medio-orientali e differente dai moduli costruttivi delle coeve fondazioni urbanistiche delle colonie di matrice ellenica. Se ci soffermiamo sui toponimi che riguardano la città , scorriamo già ,osservando le diversità e la stessa trasformazione del nome giunto fino a noi, i circa mille anni che dall’VIII sec .a.C. all’ VIII sec. d.C. consegnano alla storia un sito culturale di non secondaria importanza nella civiltà Mediterranea. Dal mitico nome “Ziz” , “fiore” nella lingua fenicio-punica- al primo nome storico documentato in età cartaginese “Mahhanat” ( campo fortificato ) a Pànormos e poi Panòrmus , Balarm, e finalmente Palermo, medina islamica ,urbs felix nel medioevo, Conca d’oro e urbs felicissima fino al 1735, la capitale dell’epicrazia cartaginese in Sicilia, è ricordata come “il porto più bello dell’isola” dallo storico egirese Diodoro Siculo e per la sua “imprendibilità” nelle Storie di Tucidide. La città dalle poderose mura puniche che resistettero a Ermocrate nel 405 a.C. e allo stesso Dionisio siracusano nel 397 e nel 378 a. C. (solo Pirro era riuscito ad espugnarla nel 277 a. C ) respinse i romani nell’assedio del 257 a. C e soltanto nel 254 aprì le sue porte ai vincitori della prima guerra punica, dopo la Battaglia delle Egadi, e i Consoli Aulo Atilio Calatino e Cneo Cornelio Asina resero schiavi 13 mila abitanti che non riuscirono a pagare la somma del riscatto : era una città molto ricca se più della metà dei cittadini pagarono la somma richiesta 1 per il riscatto. Nel 251, come città ormai romana Panormus respinse Asrubale e i suoi elefanti (Bella romanorum- Ballarò) ed ebbe in premio da L. Cecilio Metello l’Aquila come insegna di cui ancora oggi si fregia. Dopo la resistenza ad Amilcare Barca che per 4 anni tentò di riprendere la città avendo fatto il campo alle falde del monte Pellegrino (esiste ancora il toponimo Fondo Barca ) Palermo fu città libera e immune per ben sei secoli e cioè fino al 535 d. C. quando il generale di Giustiniano, Belisario, la restituì all’impero romano d’oriente e tutta la Sicilia, come tema bizantino, tornò ad essere di lingua greca e accettò la religione cristianoortodossa costantinopolitana. La cristianizzazione era già avvenuta nel I secolo d. C. ad opera del vescovo Filippo e anche durante le invasioni barbariche dei Vandali di Gianserico (468), dei Visigoti di Alarico(476) e degli Ostrogoti di Teodorico ( 493 ) la basilica paleocristiana che aveva sostituito il tempio romano dedicato alla triade capitolina, aveva resistito nello stesso sito dove sorge l’attuale cattedrale normanna costruita da Gualtiero Offamilio nel 1170 al tempo del re Guglielmo II. Lo storico Procopio di Cesarea che ha tramandato la vittoria di Belisario è la fonte principale per l’età bizantina in Sicilia che si concluse nell’831 d. C. con l’arrivo dell’ Aglabita Al Furat e poi definitivamente nell’ 851 con Ibn al Aglab Ibraim. Per la vicenda di Palermo islamica si rinvia a Michele Amari e alla sua Storia dei Musulmani in Sicilia e alla Bibilioteca Arabo-sicula . Per le vicende della Sicilia Normanna esiste poi una vastissima bibliografia alla quale da Ibn Hauqal ibn Gubayr,al Idrisi, al Muqaddasi , Pietro da Eboli , Ugo Falcando e alle altre fonti coeve si aggiungono continuamente studi e testi ai quali si rimanda. Non mi soffermerò più di tanto sulla bibliografia che riguarda Palermo e la Sicilia dall’età Sveva, Angioina,Aragonese, Spagnola e viceregia e poi all’età di Carlo III e fino alla nascita del regno delle due Sicilie e infine del regno d’Italia fino alla nascita della Repubblica Italiana, poiché nella ricostruzione ideale della città murata, PALERMO non ha mai perduto la sua Forma urbs di cui ho offerto le immagini principali nella odierna conversazione . Piero Longo Palermo 12 gennaio 2015 2