Il Solstizio d`inverno*

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Il Solstizio d`inverno*
Il Solstizio d’inverno*
GIOVANNI GIGLIUTO
“O Zarathustra” dissero gli animali “per quelli che
pensano come noi danzano già le cose stesse:
vengono e tendono la mano e ridono e fuggono – e
ritornano. Tutto s’allontana, tutto ritorna; eterna
gira la ruota dell’essere. Tutto muore, tutto
rifiorisce; eterno fluisce l’anno dell’essere. Tutto si
spezza, tutto viene riconnesso; eternamente si
edifica la casa dell’essere, sempre la stessa. Tutto si
separa, tutto s’incontra di nuovo e si saluta;
eternamente fedele a se stesso è l’anello dell’essere.
In ogni istante ha principio l’essere; intorno ad ogni
“qui” ruota la sfera “là”. Dappertutto è il centro.
Curvo è il sentiero dell’eternità.
F. W. NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra.
L’asse terrestre risulta inclinato rispetto al piano dell’orbita intorno
al Sole; questo genera in tal modo le stagioni e il loro alternarsi. In due
date dell’anno l’asse raggiunge la massima inclinazione: in estate,
all’inizio del segno del Cancro D, e in inverno, all’inizio del segno del
Capricorno j. In questi giorni, a secondo dell’emisfero preso in
considerazione – boreale o australe -, si assiste ad una durata maggiore
del giorno sulla notte (o il contrario se il punto d’osservazione è
l’opposto). Detti giorni sono chiamati solstizi: come è facile intuire,
d’estate l’uno e d’inverno l’altro.
*
Tratto, e riveduto, da: G. GIGLIUTO, Silloge latomistica (tra editi e inediti), Catania 2008.
1
Il vocabolo viene dal latino SOLSTITIUM → q SOL = sole e STITIUM =
fermarsi, stare; quindi il fermarsi del sole. Ed in effetti per circa sei
giorni dal solstizio il Sole sembra sorgere e tramontare sempre dallo
stesso punto: cioè i suoi punti di levata e di tramonto sembrano fermi.
I due solstizi sono chiamati nella Tradizione occidentale, la Porta degli
uomini – quello d’estate - e la Porta degli dei - quello d’inverno.
Perenni onde vi scorrono, e due porte
Mettono ad esso: ad Aquilon si volge
L’una, e schiudesi all’uom; l’altra, che Noto
Guarda, ha più del divino, ed un mortale
Per lei non varca: ella è la via de’ numi1.
E se occorresse una conferma, la potremmo trovare nel celebre
L’antro delle ninfe, di Porfirio, discepolo di Plotino.
Dicono che anche Parmenide facesse menzione di questi due ingressi nella [sua
opera] Sulla natura delle cose, e che se ne serbi memoria [presso] Romani ed Egizi.
Infatti i Romani celebrano le feste di Kronos quando il sole entra nel Capricorno2.
Coloro dunque che parlano delle cose divine ponevano essere due [il numero] di
questi ingressi: Cancro e Capricorno; Platone parla di due bocche. Di queste, il
Cancro è quella per cui le anime discendono, ed il Capricorno quella per cui
ascendono. Ma il Cancro è settentrionale e atto alla discesa, mentre il Capricorno è
meridionale e atto all’ascesa. E le parti di Settentrione sono proprie delle anime che
discendono verso la generazione3.
Ma anche nella Tradizione orientale sono intesi allo stesso modo4:
DÊVA-YÂNA Porta (o Via) degli Dei e PITRI-YÂNA Porta (o Via) degli Avi.
Coloro che conoscono e vivono pii nella foresta,
costoro entrano nella fiamma [del loro rogo funebre],
dalle fiamme passano nel giorno,
dal giorno nella luna ascendente,
dalla luna ascendente nei sei mesi del sole ascendente,
da questi mesi nel mondo degli Dèi,
dal mondo degli Dèi nel Sole,
dal sole nella regione delle folgori.
Pervenuti alla regione delle folgori, uno spirito puro
li trasporta nel mondo delle cause.
In questo immenso mondo essi trovano la loro dimora
e da là mai più ritornano.
1
OMERO, Odissea, XIII, 132-136, trad. di I. Pindemonte.
PORFIRIO, L’antro delle ninfe, trad. di G. Pradella, Milano 1974, p.47.
3
PORFIRIO, op. cit., p.46.
4
Questa è una delle innumerevoli e inconfutabili prove dell’esistenza di una Conoscenza comune a tutte
le civiltà: quella che suol chiamarsi Tradizione Unica.
2
2
Coloro che hanno conquistato i mondi
con l’ascesi, la carità e il sacrificio,
costoro entrano nel fumo [del rogo funebre].
Dal fumo passano nella quindicina lunare oscura della luna calante,
dalla luna calante nei sei mesi durante i quali il Sole procede verso sud,
da questi mesi nel paradiso degli Avi,
dal mondo degli Avi in quello della luna.
Allorché hanno raggiunto la luna, essi diventano
nutrimento per gli Dèi,
riempiendo la coppa per il regale Soma
che gli Dèi, bevendo, vuotano.
Una volta consumati i meriti che avevano accumulato,
essi ritornano nello spazio,
dallo spazio nell’aria, dall’aria nella pioggia, dalla pioggia nella terra.
Riportati alla terra diventano cibo
offerto nel fuoco dell’uomo e fuoco della donna.
Così, nascono di nuovo, crescono in questo mondo
e ricominciano il ciclo della vita.
Coloro i quali non hanno seguito queste due strade,
diventano insetti che strisciano e che volano
e ogni specie di animale che morde5.
Nella Tradizione romana il dio preposto ad ogni inizio era una
divinità d’un certo rilievo, tanto che Ovidio scrive “nam tibi par nullum
Graecia numen habet”6: il dio GIANO.
Nell’etimologia del nome, Ianus, è implicito il senso di “passaggio”: la base
indoeuropea *Y-A indica appunto il “passaggio”. Si confronti, ad esempio, il latino
ianua, “porta” e l’irlandese àth da *YA-TU = “guado”7.
Giano era rappresentato con due facce: l’una d’un vecchio barbuto
che guarda da un lato, d’un giovine imberbe l’altra che guarda nella
parte opposta. Egli era custode delle porte (ianitor) e per ciò aveva due
nomi: Patulcius (da PATĒRE = stare aperto, manifesto) e Clusius (da
CLAUDĚRE = chiudere, serrare). Questo spiega perché i due solstizi
furono chiamati Ianua Coeli e Ianua Inferni8 9.
Al solstizio d’inverno, regno della tenebra ineffabile e inconoscibile, corrisponde il
volto oscuro di Giano; ma è proprio nella culminazione dell’ombra che si prepara
la nuova generazione della vita.
5
BRIHAD-ARANYAKA UPANISHAD VI, 2, 13-16.
“La Grecia ha nessun Nume pari a Te”. OVIDIO, Fasti, 1,90.
7
M. POLIA, Il duplice potere di Giano e le sue funzioni, in ‘Excalibur’, Roma 1978, anno II n. 2, p. 96.
8
Da intendersi come “che sta sotto i cieli” e non col significato orrorifico del cristianesimo.
9
Vorremmo, invece, far qui osservare la simiglianza fonetica, nella lingua latina, tra Iohannes e Ianus,
con la quale i maggiorenti cristiani trasmutarono GIANO in GIOVANNI.
6
3
Saturno, cui è dedicato il mese di dicembre, presiede alla fine del ciclo, al ritorno al
chaos, ma anche al mondo delle oscure forze germinali che si attuano nella
“putrefactio” feconda nella quale la vita si distilla dalla morte10.
E a proposito del significato simbolico di Porta:
PORTA = Spesso è il simbolo non solo dell’ingresso ma anche dello spazio segreto
che vi è dietro, del potere misterioso su cui essa si apre [...]. Se il ponte indica il
passaggio, la porta indica invece, in senso metaforico, l’accesso a una zona
fondamentale. [...] Possiamo notare che in molte culture varcare una porta è il
simbolo di un rito di passaggio da uno stadio di vita al successivo. [...] Presso
molte culture vediamo come le porte dei santuari siano difese da figure di guardiani
[...].
“La porta è sicuramente la parte più significativa della casa. La si apre e la si
chiude; alla porta si bussa oppure la si può sbarrare. Rappresenta la soglia, un
segno di confine. Attraversandola per entrare o per uscire, si accede a condizioni
diverse dell’esistenza, a un altro stato della coscienza, e ciò perché essa conduce
dinanzi a persone diverse e in una diversa atmosfera (Algernon Blackwood, 18691951)”11.
E così, aprire e chiudere, ci riporta al rituale dei lavori massonici,
oltreché al solve et coagula alchemico.
[a Giano, n.d.r.] è connesso il duplice potere di aprire e chiudere o, in altri termini,
di “slegare” e di “aprire”. In termini desunti dalla Via Ermetica il dio possiede il
doppio potere della soluzione e della coagulazione 12.
Ma come ogni Iniziato sa (o quantomeno dovrebbe sapere) che
l’ottenimento della Pietra Cubica perfettamente squadrata (e cioè
l’attraversamento della Porta degli Dei – che è quella che mena ai Grandi
Misteri), è possibile solo col superamento della dualità.
10
M. POLIA, op. cit., p. 102.
H. BIEDERMANN, Enciclopedia dei simboli, voce “porta”, Milano 1991.
12
M. POLIA, op. cit., p. 104. Ma come ogni Iniziato sa (o quantomeno dovrebbe sapere) che l’ottenimento
della Pietra Cubica perfettamente squadrata (e cioè l’attraversamento della Porta degli Dei – che è quella
che mena ai Grandi Misteri), è possibile solo col superamento della dualità.
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4
Il simbolismo di Giano bifronte è manifesto: egli aveva un terzo
volto invisibile, che era l’eterno presente, l’hic et nunc. L’iniziato si pone
cioè tra i due opposti, poiché è egli stesso il punto d’osservazione che
sta tra i due, che sta nel mezzo, che sta al centro.
Considerando il simbolismo di Giano come riferito al tempo, è il caso di fare
un’osservazione molto importante: fra il passato che non è più e il futuro che non è
ancora, il vero volto di Giano, quello che guarda il presente, non è, si dice, né l’uno
né l’altro di quelli visibili. Questo terzo volto, infatti, è invisibile perché il presente,
nella manifestazione temporale, non è che un istante inafferrabile; ma quando ci si
innalza al di sopra delle condizioni di questa manifestazione transitoria e
contingente, il presente contiene al contrario ogni realtà13.
Il duplice volto di Giano guarda verso il passato e verso il futuro, ma da una
posizione “centrale” che trascende la condizione temporale e gode pertanto della
visione simultanea dell’eterno presente. Visione “dal centro” e nel centro che
coincide con la pienezza dell’Essere e coll’abolizione d’ogni dualità14.
E allora, simbolicamente (ma non tanto…), i solstizi presentano per così dire - due tempi: il tempo terrestre e quello celeste. Il primo
rappresenta la conoscenza della materia, mentre il secondo quello dello
Spirito. In massoneria, il terrestre rappresenta il tempo che va
dall’Accettazione15 ad Apprendista Libero Muratore a Compagno Libero
Muratore. Il tempo celeste - che non ha durata16 - comincia dalla
Iniziazione a Maestro Libero Muratore.
Il simbolismo fondamentale del Solstizio d’Inverno è dunque il
passaggio dalle Tenebre alla Luce. E’ questa la fase della nigredo
(rappresentata dall’antro, dalla caverna platonica, ma anche dal
Gabinetto di Riflessione), la descensus ad inferos, la κατàβασι̋
(katàbasis)17. Fase in cui, operando col solve, si realizza lo scioglimento
13
R. GUÉNON, Simboli della Scienza Sacra, Milano 1975, p. 118.
M. POLIA, op. cit., p. 105.
15 In quanto “iniziazione” – lo ribadiamo ancora una volta - presuppone una morte e la conseguente
rinascita. Nel rito di Apprendista, non muore nessuno...
16 E si dovrebbe intuire il perché...
17
Da κατà = giù e βαινω = andare
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d’ogni vincolo – sia esso fisico, animico o spirituale – purificando
(lavando)18 ogni stato dell’essere affinché, finalmente liberati, l’anima e lo
spirito possano incontrarsi per celebrare le nozze mistiche.
Non vi è nulla di più leggero e di più debole dell’acqua; eppure, nulla può
eguagliarla nel corrodere e nell’abbattere ciò che è duro e forte19.
Svolgere la propria arte significa conoscere i mezzi con cui operare,
ma soprattutto attuare il completamento del compito assegnato ad
opera d’arte: la squadratura della pietra, cioè la realizzazione di sé.
Si accolga allora nel silenzio dell’interiora terrae, il sacro mistero
della nascita del Sole interiore20. La luce di questo, che se ben alimentata
dalla volontà21, illuminerà gli anfratti più tetri dell’essere; e avendone il
coraggio – condizione necessaria per il cammino – si potrà fare pulizia di
tutte le lordure che certamente si rinveniranno. In tal modo si potrà
varcare
la
Porta
Solstiziale
rendendo
operativo
quel
V∴I∴T∴R∴I∴O∴L∴ – inintelligibile e astruso a
massonismi e a
massonisti – che trasmuterà la iniziazione da virtuale a effettiva.
18
La solutio viene chiamata, in parecchi testi di Alchimia, anche ablutio (abluzione, lavaggio) oppure
baptisma (battesimo).
19
LAO TSE, Il libro della Norma e della sua azione, LXXVIII, trad. di R. Pilone, Milano 1962, p. 58.
20
Non a caso il glifo dell’Oro e del Sole sono uguali ☼.
21
Altro aspetto della luce è il fuoco. Ricordiamoci che ciò che consuma il fuoco viene trasformato in
sostanza aerea, lasciando a terra le scorie.
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