del 28 Giugno
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Del 15 Marzo 2014 Estratto da pag. 8 - La crisi svuota il carrello della spesa Auchan e Ipercoop sono in ginocchio Antonello Cassano IBARESI a dieta forzata mettono in difficoltà i bilanci della grande distribuzione. La crisi colpisce sempre di più la tavola. Lo dice la Coldiretti: nel 2013 a livello nazionale sono calati i consumi di carne e latte. Beni di prima necessità. Gli acquisti, soprattutto sul cibo, diventano sempre più oculati e puntano al risparmio. Si preferiscono i negozietti sotto casa ai big della distribuzione. Ne sanno qualcosa giganti come Auchan e Coop Estense. I tre punti vendita della multinazionale francese in provincia di Bari (Casamassima, Modugno e Triggiano) registrato fatturati in caduta libera e da 3 anni utilizzano ammortizzatori sociali per evitare licenziamenti. A Casamassima si è passati da 130 milioni di euro di fatturato del 2006 a 70 milioni del 2013. Modugno l'anno scorso ha chiuso con un risultato operativo negativo di 10 milioni di euro, mentre Triggiano perde 3 milioni. Situazioni allarmanti. L'Auchan di Casamassima, nonostante i forti investimenti fatti sulla galleria commerciale notevolmente ampliata, registra nel 2013 un risultato operativo negativo per oltre 2 milioni. «E pensare – dice Giuseppe Boccuzzi, segretario della Fisascat Cisl Bari – che nel 2003 quando aprì i battenti era al primo posto per fatturato tra i punti di grande distribuzione in Italia. Oggi proprio Auchan Casamassima è scivolato al 48esimo posto. Colpa della concorrenza, certo, che nel frattempo è diventata sempre più numerosa e spietata. Ma colpa soprattutto dei risparmi forzati fatti dalle famiglie baresi». I punti Coop Estense non se la passano meglio. I dipendenti degli ipermercati di Japigia, Santa Caterina e viale Pasteur sono alle prese con riduzioni dell'orario di lavoro. Ma non ride neanche la media distribuzione. La Lidl nei giorni scorsi ha chiuso 30 punti vendita in tutta Italia, di cui due a Bari. «La crisi della grande distribuzione – spiega Boccuzzi – si lega a doppia mandata con la crisi dei consumi. L'aumento di disoccupati e cassintegrati ha creato un calo del reddito spaventoso. Questo fa crollare i consumi e i bilanci delle multinazionali che devono fare i conti anche con un cambiamento del comportamento del consumatore. Ora al bancone si fanno scelte più oculate e si preferiscono i negozietti di vicinato. C'è una ricer- ca spasmodica dei prodotti di bassa qualità». Non a caso l'unico settore che ha parzialmente tenuto è il discount dove la merce ha un tasso di qualità inferiore. Ma anche qui si segnalano scricchiolii e soffrono anche gruppi come Despar, Doc Famila e Sigma: «Ma se il governo Renzi manterrà le sue promesse, quegli 80 euro in più in busta paga saranno spesi soprattutto in beni di prima necessità».