Carrie. Lo sguardo di Satana

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Carrie. Lo sguardo di Satana
Federico Magi
Carrie. Lo sguardo di Satana
8 ottobre 2006
Dopo avere ottenuto i primi importanti riconoscimenti dalla critica con Il fantasma del
palcoscenico (1974), e successivamente al non del tutto convincente Complesso di colpa (1975),
l’allora mediamente noto Brian De Palma incontrò la letteratura horror di Stephen King ispirandosi
quasi fedelmente (salvo modifica al finale) all’inquietante Carrie, prima opera del maestro del
brivido adattata per il grande schermo. Ne venne fuori quello che oggi è un vero e proprio cult
movie, che ottenne un inatteso successo di pubblico e che consentì a De Palma, forse per la prima
volta, di liberare compiutamente il suo notevole talento cinematografico. A dispetto dell’apparenza
di genere, il regista statunitense trova nel racconto di Stephen King le suggestioni per dare innesco
alle sue intime ossessioni – con al centro, come in altre sue opere, i temi del sesso, della seduzione e
dell’emarginazione sociale -, tradotte in allucinazioni visive che incontrano terreno fertile in un
dramma dalle venature orrorifiche il quale fotografa impietosamente il nonsenso e il vuoto di una
parte degli adolescenti americani, nonché l’inadeguatezza dei loro educatori.
Siamo negli anni Settanta, Carrie White è un’adolescente vittima dell’ossessione-oppressione
religiosa della madre, derisa e maltrattata dalle compagne, chiusa in un mondo senza spiragli e
compresa solo dalla sua professoressa di educazione fisica. Quando, nella doccia della scuola, è
vittima, ignara del significato, delle sue prime – e tardive – mestruazioni, il mondo sembra crollarle
addosso. In corrispondenza con l’accaduto, però, la ragazza scopre di avere un potere tanto forte
quanto pericoloso: la possibilità di poter spostare gli oggetti con la sola forza del pensiero
(telecinesi) e di creare combustioni improvvise le svela un altro da sé che ha radici nel lato oscuro
dell’inconscio. Accortasi dell’inusuale dote della figlia, la madre di Carrie è seriamente convinta che
il demonio si sia impossessato della giovane, e quando il suo potere di persuasione, da sempre totale
ed incontrastato, viene meno, un senso di impotenza misto a rabbia e angoscia la fa sprofondare
nella follia più completa. Ma Carrie, fino ad allora scansata e vilipesa oltremodo dai coetanei,
sembra poter vivere il suo momento di riscatto quando è invitata a partecipare al ballo di fine scuola
da un ragazzo molto popolare tra i compagni. In un primo momento la ragazza tentenna, convinta
che sia un ennesimo scherzo per metterla in mezzo, ma poi si persuade della bontà delle intenzioni
del giovane. Finalmente, si sente una ragazza accettata, si presenta al ballo e si lascia andare al
movimento armonico del corpo, al suo primo, autentico bacio sulle labbra. È tutto perfetto, i poteri
oscuri sono sotto controllo, la felicità è in un attimo: la proclamazione della coppia come vincitrice
del ballo. Ma il destino, quanto mai avverso per la giovane, è in agguato. Carrie è odiata
profondamente da una sua compagna, talmente tanto da restar vittima di uno scherzo crudele.
L’incanto di colpo svanisce. Dalla gioia si passa al dolore, e di li a pochi istanti arriva anche l’odio: è
un innesco al suo potere, alla follia. Alla distruzione completa di tutto. Mai l’orrore si era manifestato
così virulento.
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Federico Magi
Carrie. Lo sguardo di Satana
8 ottobre 2006
Davvero un grande De Palma, che da una traccia “teen horror”, come per magia, costruisce come
solo lui sa fare una parabola sulla crudeltà del sistema e della società americana. L’America
menefreghista e superficiale, puritana e religiosa, l’America che vive di convenzioni meschine e
inessenziali, pronta a umiliare ed emarginare il diverso. E qui, Carrie, emblema di una diversità
fragile quanto vendicativa, è la vittima sacrificale sull’altare dell’egoismo e del nonsenso. Vittima di
tutti: di una madre folle del suo delirio religioso, di istituzioni scolastiche assenti se non addirittura
compiacenti nel vederla soffrire solitaria e spaesata nel suo angolo buio, di coetanei figli di un
benessere vuoto e senza futuro. Quei figli, quegli adolescenti degli anni Settanta fotografati
impietosamente da De Palma, sono i manager senza scrupoli di oggi, ma anche i grigi funzionari – i
tantissimi sottoposti – di una nazione che sappiamo come è “evoluta” e da chi è governata. Inutile
ripetersi. Carrie invece aveva solo bisogno d’amore, di una comprensione intima e di un confronto
con l’alterità che si intuisce esser possibile, ancorché solo nel breve prologo felice prima dell’orrore.
Orrore allo stato puro, perché gli ultimi venti minuti del film sono tra più agghiaccianti della storia
del cinema.
Brian De Palma ci coinvolge totalmente nel dramma della giovane, apre con una carrellata a
rallentatore su uno spogliatoio femminile che svela subito l’intimo della ragazza, chiude con una
sequenza onirica – un incubo – che evoca il ricordo del successivo Vestito per uccidere. In mezzo
c’è tanto estro visivo e indubbia padronanza del mezzo tecnico, tra piani sequenza che preludono ai
momenti di tensione, suggestivi ralenti e soggettive che rubano emozioni al duplice e contrastato
universo inconscio della giovane.
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Federico Magi
Carrie. Lo sguardo di Satana
8 ottobre 2006
Notevoli le prove delle attrici, ambedue candidate al premio Oscar. La Spacek (ricordiamo, più di
recente, la sua prova con Lynch in Una storia vera) e la Laurie sono perfette: la prima capace di
recitare anche solo con lo sguardo, passando dalla calma alla follia in maniera impressionante, la
seconda (folle assassina in Trauma di Dario Argento) è la perfetta personificazione dell’ossessione
e del male. Nel cast anche John Travolta (prossimo all’ondata di notorietà in arrivo con La febbre
del sabato sera) e Nancy Allen, in seguito protagonisti dell’ottimo thriller Blow out, sempre di De
Palma. Le musiche di Pino Donaggio regalano atmosfere contrastanti che ben contrappuntano
l’alternarsi dello stato emotivo di Carrie e degli snodi essenziali della pellicola.
Uno dei migliori De Palma nella migliore trasposizione cinematografica, unitamente a Shining di
Kubrick, di un romanzo di Stephen King. Certamente da vedere se non l’avete mai visto, o da
riscoprire qualora l’aveste visto in età adolescenziale: rivisto in età adulta ha un sapore del tutto
differente.
Curiosità: Il romanzo di King include interviste ai sopravvissuti e una conclusione che fa presagire
la presenza di un’altra ragazza con poteri simili a quelli di Carrie. Nel 1999 è stato girato un nuovo
trascurabile film ispirato al libro. C’è anche un remake per la tv americana, andato in onda nel 2002.
Federico Magi, ottobre 2006.
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