FAIMARATHON 2014 Il Settecento a Martina Franca TAPPE L`arte

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FAIMARATHON 2014 Il Settecento a Martina Franca TAPPE L`arte
FAIMARATHON 2014
TAPPE
Il Settecento a Martina Franca
L’arte Rococò e la cultura arcadico-pastorale
1- Confraternita Immacolata dei Nobili – Vico Alfonso Ancona o Strettola
La Confraternita fu fondata nel 1600 dal gesuita Gabriele Mastrilli con lo scopo di associare
ecclesiastici e laici appartenenti ai ceti più alti della città. Nel 1773 l’oratorio fu completamente
ristrutturato secondo i dettami del Rococò Martinese e, al suo interno, si possono osservare un
pregevole pavimento maiolicato, dipinti settecenteschi e ricchi stucchi dorati.
2- Statua della Madonna Pastorella – Basilica di San Martino – Piazza Plebiscito
La statua lignea risale al Settecento ed è vestita con abiti finemente ricamati a filo d’oro. La Divina
Pastora difende il gregge di Cristo dal Male che qui è allegoricamente rappresentato da un lupo nero
respinto dalla punta aguzza del vincastro. Durante gli ultimi restauri, sono stati ritrovati nelle pieghe
del sottoabito della Vergine dei bigliettini sui quali le madri martinesi scrivevano il nome dei propri
figli che partivano per la guerra per affidarli alla protezione della Madonna.
3- Palazzo Lella – Portale – Via Cavour
Già Palazzo Magli e poi Blasi, fu costruito dal filosofo Pasquale Magli nel 1748. il Portale è
costituito da bugne tondeggianti e da una chiave di volta raffigurante un putto alato su una voluta
aggettante. Lateralmente è incorniciato da due semicolonne addossate a paraste con capitelli
raffiguranti due satiri, figure mitologiche che rimandano alla cultura pastorale greco-romana alla
quale si rifà il movimento arcadico del Settecento.
Lungo il percorso stampa della Madonna Pastorella – Via Paolo Chiara
4- Icona sacra della Madonna Pastorella – Via Arciprete Chirulli
5- Antico Quartiere Popolare La Lama
A ridosso dell’antico tracciato murario si apre un anfiteatro naturale caratterizzato dalla
proliferazione di architettura spontanea fortemente scenografica. Il nome indica la zona più bassa
dell’antica città, nella quale confluivano le acque piovane provenienti dai punti più alti. Era quindi
una zona dissestata e abitata prevalentemente dalla gente più povera. Si notano tetti spioventi a
chiancarelle che rimandano anche alla tecnica costruttiva dei trulli.
Lungo il percorso icone della Madonna Pastorella – Vie la Scivolata, La Lama e
Malcantone
6- Convento delle Agostiniane – Chiesa di Santa Maria della Purità – Via Silvio Pellico
L’unica chiesa in stile Rococò a Martina Franca che presenta l’interno riccamente decorato con
marmi policromi e stucchi dorati. Nell’unica navata, scandita da quattro campate, si possono
ammirare due pregevoli tele di Domenico Carella e di Paolo De Matteis oltre che un coro ligneo
sontuosamente decorato a motivi floreali.
7- Convento delle Agostiniane – Belvedere – Via Silvio Pellico
Il Convento delle Monache Romite Agostiniane sorse nel XVII secolo per volontà dell’arcivescovo
Tommaso Caracciolo. Il cenobio accoglieva le figlie dei ceti più abbienti di Martina, ed è per questo
che veniva chiamato anche convento delle Monache Grandi. La possente struttura, che richiamava la
severità della regola Agostiniana, è ingentilita sul terrazzo da una balaustra traforata decorata con
statue di angeli e fiaccoloni. In alto spicca il belvedere le cui forme sinuose ricordano stilemi
borrominiani.
Lungo il percorso icona della Madonna Pastorella – Via Giacinto Martucci
8- Palazzo Ducale - Sale Dell’Arcadia e del Mito – Piazza Roma
L’intera Famiglia Ducale e soprattutto il duca Francesco III sono stati rappresentati da Domenico
Carella in un’atmosfera idilliaca e armoniosa. Nobili, cortigiani e contadini sono rappresentati tutti
uguali secondo lo spirito Illuminista dell’epoca. Nella sala del Mito invece le varie scene devono
essere viste come rappresentazioni allegoriche: così la “Fuga di Enea” rappresenta l’amore filiale,
mentre l’episodio di “Ercole che libera Esione dal Drago” deve essere considerato come atto dovuto
in funzione di un dovere necessariamente da compiersi. Degni di nota gli affreschi della volta: il
"Carro del Sole" e "Narciso alla Fonte".