L`Edipo rivisitato: le induzioni transferali nella
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L`Edipo rivisitato: le induzioni transferali nella
L’Edipo rivisitato: le induzioni transferali nella psicoterapia psicoanalitica della coppia Stanley Ruszczynski* «The vital process that drives men and women to each other, to love each other and then create life, and thus achieve the continuation of the human race Freud called the Oedipus complex». (Henri Rey, 1994) In questo articolo prendo in esame l'idea che la relazione intima di coppia è probabile che ricrei alcune delle lotte edipiche lasciate irrisolte dall'infanzia. Nel fare ciò la relazione coniugale offre la possibilità di rielaborare e possibilmente portare a soluzione alcuni di questi antichi conflitti e ansietà edipiche. Ciò può spesso aver luogo inconsciamente, nella relazione di coppia quotidiana; ma può anche aver luogo nella relazione di transfert-controtransfert con il terapeuta nella psicoterapia psicoanalitica di coppia, quando diviene necessario l'emergere di una maggiore consapevolezza di alcune delle ansietà edipiche e le relazioni oggettuali vengono agile nella relazione coniugale e nella situazione psicoterapeutica. Focalizzerò la mia attenzione su una costellazione particolare delle relazioni oggettuali che sono centrali per la risoluzione della situazione edipica e per il cambiamento evolutivo da relazioni narcisistiche a più mature relazioni oggettuali. Introduzione La teoria psicoanalitica contemporanea enfatizza la natura interattiva della relazione terapeuta-paziente, sia che essa venga applicata nel lavoro con gli individui, con le coppie, con le famiglie, con i gruppi o le istituzioni. Questa enfasi è più chiaramente dimostrata dalla centralità clinica dell'analisi della relazione transferale-controtransferale. Irma Brenman Pick, per esempio, afferma che "per quanto noi comprendiamo dell'esperienza del paziente, non possiamo farlo senza avere anche un'esperienza… che ci suggerisca… che pensare di non essere influenzati (dal paziente) rappresenterebbe non la normalità ma la falsità o l'impenetrabilità" (Brenman Pick. 1985). Questo focus clinico e teorico proviene in gran misura dallo sviluppo delle descrizioni della Klein dei meccanismi mentali inconsci denominati identificazione proiettiva e introiettiva (Klein, 1946). Questi concetti, specialmente come sono stati sviluppati da Bion e Rosenfeld, hanno portato ad una più profonda comprensione delle modalità con le quali il paziente influenza inconsciamente il terapeuta a essere coinvolto e a mettere in atto aspetti delle proprie relazioni oggettuali interne nella relazione di transfert-controtransfert. Come Bion ha affermato, ci accorgiamo nello stesso modo "dell'essere manipolati così come recitare una parte nella fantasia di qualcun altro, aldilà di quanto sia difficile riconoscerlo"(Bion, 1961). Nel formulare questa osservazione clinica Bion ha significativamente sviluppato il concetto di identificazione proiettiva della Klein che l'autrice vedeva come una fantasia onnipotente. Per Bion, l'identificazione proiettiva non e solamente una fantasia, ma riguarda anche colui che proietta, il quale utilizza inconsciamente sottili significati verbali e/o non verbali, per dare forza alla sua fantasia in modo da evocare o provocare aspetti di questa fantasia in chi la riceve. L'oggetto di contenimento (inizialmente la madre) riceve questa proiezione e, tramite la "reverie", la metabolizza in qualcosa di trattabile, comprensibile e conoscibile. Ciò e allora successivamente introiettato da chi proietta, il quale non solo recupera quell'aspetto di sé stesso che precedentemente aveva scisso e proiettato, ma introietta anche l'esperienza di contenimento e, crucialmente, l'esperienza del pensare (Bion. 1962). La capacità materna di pensare circa il proprio bambino è necessaria al bambino così come il suo amore e il suo accudimento in altri modi. Questo processo di contenuto-contenitore costituisce la fonte della conoscenza esperenziale * Senior Marital Psychotherapist and Clinical Lecturer. Tavistock Marital Studios Institute, Tavistock Centre, London. Individuai Psychoanalytic Psychotherapist. Member. British Association of Psychoterapists. Interazioni, 2, 8, 1996, pp. 11-26 del se, dell'altro e della relazione tra loro. La crescita e lo sviluppo del bambino necessita in maniera indispensabile di questo processo di raggiungimento della conoscenza del sé e dello sviluppo del meccanismo tramite cui farlo. Potrebbe essere sostenuto che una relazione di coppia sufficientemente buona dovrebbe avere al suo interno questa possibilità di contenimento reciproco (Ruszczynski. 1993). So che vi sono molte discussioni che riguardano la comprensione del concetto e del meccanismo dell'identificazione proiettiva: deve principalmente essere inteso come un processo intrapsichico, o principalmente, come un meccanismo interpersonale? Non entrerò nel merito all'interno di questo dibattito (vedi Rusczynski e Fisher. 1995) ma dirò semplicemente che la pratica clinica, con gli individui e forse particolarmente con le coppie (e anche la vita privata), dimostra senza ombra di dubbio che noi possiamo essere, e spesso siamo, indotti a giocare parti nei drammi interni di altri. Questa evoluzione teorica enfatizza un concetto che ha un posto centrale nella comprensione dello sviluppo e della crescita psichica e che ha concordemente influenzato il focus teorico e la pratica della psicoanalisi. Questa evoluzione teorica ha posto maggiore enfasi sulla centralità clinica della relazione transfert-controtransfert. Non dobbiamo più pensare per esempio, al paziente come qualcuno che travisa l'immagine del terapeuta come nell'originale definizione del transfert. Ora intendiamo il paziente come qualcuno che fa delle cose inconsciamente al terapeuta proiettando aspetti del suo mondo interno nel terapeuta in un modo che lo coinvolge (Joseph. !989;Sandler. 1976). Ugualmente, il monitoraggio da parte del terapeuta dei propri pensieri, e del proprio comportamento così come il filtrare cosa può essere sostanzialmente l'aspetto di fondo del paziente - più facile a dirsi che a farsi - è centrale nella pratica clinica. La maggior parte dei clinici psicoanalitici attualmente concordano che questo monitoraggio del controtransfert offre possibili indizi della natura delle relazioni oggettuali del paziente, messe in atto nell'incontro terapeuta-paziente. L'eventuale interpretazione di cosa possa essere compreso dall'esperienza di transfert-controtransfert per il paziente permette di raggiungere o riguadagnare la conoscenza circa se stessi e circa le proprie modalità di relazionarsi agli altri. Questa conoscenza esperenziale del transfert-controtransfert del paziente è ora il cuore della pratica clinica. Comunque, la relazione paziente-terapista non e la sola relazione nella quale gli aspetti del mondo interno dell'individuo sono giocati all'esterno in una relazione attuale e resi potenzialmente disponibili per essere conosciuti. La relazione intima di coppia può essere compresa in modo analogo. La scelta inconscia del partner, contenimento e ambivalenza Due persone danno vita insieme ad una relazione, sostanzialmente sia per motivi consci che inconsci. Questi motivi inconsci sono "condivisi", o almeno sufficientemente condivisi per creare quello che può essere denominato come "un adattamento coniugale". I mezzi tramite cui ciò prende luogo sono i processi proiettivi e introiettivi e le identificazioni. Nel ricevere le proiezioni inconsce di un altro, ciascun partner da all'altro l'iniziale sentimento di riconoscimento ed accettazione, e forse di attaccamento: la coppia trova un sufficiente equilibrio nella reciprocità delle proprie identificazioni proiettive e introiettive (Ruszczynski. 1992). Gosling ha scritto che: "Innamorarsi è forse uno dei più sorprendenti esempi di transfert... In una relazione coniugale ciascun partner è costantemente, fino ad un certo punto, collegato all'altro come se l'altro fosse una figura del suo passato, o come se egli stesse cercando di portare l'altro a divenire una figura della propria immaginazione, può essere una figura conosciuta a livello conscio o un tipo di fantasma o una figura-omhra che e costantemente ma inconsciamente attesa" (Gosling, 1968). In questo senso la relazione di coppia può essere descritta, in parte, come una relazione transferale. Seguendo la Klein (1952), Betty Joseph ha sviluppato la visione più recente del transfert come quella del transfert come "situazione totale". L'autrice scrive che "ogni cosa importante nell'organizzazione psichica del paziente basata sulle sue prime e abituali modalità di funzionamento, le sue fantasie, i suoi impulsi, le sue difese e i suoi conflitti, saranno vissuti in qualche modo nel transfert" (Joseph. 1985). Se e possibile concepire la relazione di coppia sostanzialmente come una relazione transferale, noi possiamo presupporre che la coppia ricreerà congiuntamente, nella natura delle proprie interazioni interpersonali, le strutture e le forme di essere in relazione basate su "fantasie inconsce, impulsi difese e conflitti". Le Interazioni, 2, 8, 1996, pp. 11-26 fantasie intrapsichiche condivise organizzate individualmente - particolarmente quelle relative alla coppia interna - saranno esternalizzate e messe in atto nella relazione di coppia (Ruszczynski. 1993). In questa rimessa in atto inconscia creata dal transfert coniugale, viene creata una nuova opportunità, in cui i conflitti interni precoci non risolti o non elaborati avranno un'occasione ulteriore per essere rianalizzati. In questo modo, comunque, la modalità di relazionarsi intimo dell'adulto si può dire essere considerato come l'offrire quell'holding e quel contenimento necessario per la successiva crescita e sviluppo emozionale, una spinta che esiste per la maggior parte degli individui nella loro vita. Le relazioni di coppia, comunque, potranno essere usate anche in maniera maggiormente difensiva: l'altro sarà obbligato a sopportare aspetti proiettati, non desiderati e temuti del sé senza nessuna possibilità che ciò possa essere rielaborato o re-introiettato. L'identificazione proiettiva sarà allora, come la Klein l'aveva inizialmente descritta, a fini difensivo-evacuativi (Klein, 1946). Questo sarà più o meno a detrimento degli individui e delle relazioni di coppia in accordo alla natura e alla forza delle identificazioni proiettive. Tutte le relazioni sono un complesso e fluido agglomerato di interazioni evolutive e difensive. La considera/ione importante è se la relazione e abbastanza flessibile per permettere di prestare un attenzione appropriata ai bisogni individuali di entrambi i partner e ai bisogni di relazione ai quali essi aspirano. La tensione e il conflitto che ciò provocherà è inerente ad ogni relazione intima e mette alla prova le capacità individuali di gestire l'odio, tollerare l'ambivalenza e il lutto di ciò che non può essere ottenuto. Come tentiamo di comprendere se e come una relazione intima si presta a dare spiegazione di ciò? L’Edipo rivisitato Questa domanda ci invita a tornare alla storia di Edipo così come e divenuta centrale nella teoria psicoanalitica. Il mito di Edipo rappresenta la più precoce delle relazioni umane quelle tra un bambino, una madre e un padre - che comincia a costruire le modalità che sostanzialmente influenzeranno tutte le successive relazioni. Britton (1989), seguendo le teorie della Klein della situazione edipica precoce (Klein, 1945), e la nozione di contenutocontenitore di Bion (Bion, 1962), ha elaborato un'interpretazione particolare del complesso edipico che io trovo di grande utilità nella psicoterapia psicoanalitica della coppia. Britton sottolinea che, il bambino piccolo relazionandosi ai genitori come individui - cioè come madre e come padre - spinto dalla sua normale curiosità, viene confrontato con uno scarso riconoscimento del legame tra i genitori, in ultimo con la loro relazione sessuale. Tale comprensione si esprime nel bambino nell'avere l'idea di un possesso unico sia del padre che della madre. Questa profonda perdita deve essere elaborata nel lutto e resa tollerabile. Successivamente, il bambino avverte che ci sono delle differenze tra la relazione dei genitori e la relazione tra il genitore e il bambino. A causa della differenza generazionale, i genitori possono scambiarsi non soltanto gratificazioni sessuali, ma il loro rapporto può anche portare a un nuovo bambino. Anche questa conoscenza deve diventare tollerabile per la mente del bambino altrimenti nasceranno successivi sentimenti di gelosia e deprivazione. In questo processo il bambino viene confrontato con il panico di acquisire conoscenza della vera natura della relazione genitoriale e della vera realtà del triangolo edipico. Se questo comincia a divenire tollerabile e a creare la disponibilità di un'integrazione, il bambino deve abbandonare la propria onnipotenza e narcisismo. Se ciò può avvenire noi dovremo descrivere un passaggio da una relazione oggettuale narcisistica verso una più matura, che include la capacità di tollerare l'ambivalenza e nel quale l'obiettivo di elaborare il lutto risulta essenziale (Ruszczynski. 1995). Britton suggerisce che la tolleranza di questa conoscenza del legame tra i genitori fornisce al bambino l'esperienza di una relazione oggettuale di un terzo tipo nella quale egli non è uno dei partecipanti. Quest'ultima relazione è diversa dalle prime due relazioni che legano direttamente il bambino alla madre e al padre. "Una terza posizione prende esistenza dall'interno della quale una relazione oggettuale può essere osservata. Dato ciò, possiamo immaginare la capacità di vederci in interazione con gli altri e entrare in un altro punto di vista pur mantenendo il nostro, per riflettere su noi stessi mentre si è noi stessi" (Britton, 1989). Interazioni, 2, 8, 1996, pp. 11-26 Il terzo fattore-intrapsichico e interpersonale Lo sviluppo di questa capacità di auto-riflessione (conoscenza di sé) e di avere l'altro nella mente (conoscenza dell'altro) - necessita chiaramente di una qualche sostanziale maturità psicologica - costituisce il terzo (attore della vita psichica proposto da Bion, che lo ha chiamato "K" o conoscenza (Bion, 1962). L'integrazione di questa capacità K, per la conoscenza esperenziale. può essere denominata come lo sviluppo di una capacità di contenimento: una capacità di trattare emozionalmente le vicissitudini dell'essere in relazione, che può riguardare sia le probabili relazioni terapeuta-paziente, che una relazione genitore-bambino o una relazione intima di coppia adulta. Britton chiarisce le modalità con le quali questa capacità per la riflessione e il contenimento può essere sviluppata. Egli scrive che, "La chiusura del triangolo edipico dovuta al riconoscimento del legame che unisce i genitori fornisce un confine limitato per il mondo interno. Crea... uno "spazio triangolare", ad esempio uno spazio legato dalle tre persone della situazione edipica e da tutte le loro potenziali relazioni" (Britton. 1989). Hanna Segal, in un commento sull'articolo di Britton, è concorde che questo spazio mentale creato come risultato della chiusura del triangolo edipico può ben essere un'estensione dell'originale relazione tra il contenuto e il contenitore, come ha suggerito Britton. Comunque, l'autrice dice che c'è una differenza molto importante: "nella situazione originaria il bambino è un partecipante e un beneficiario di questa relazione (contenuto-contenitore). Riconoscendo la relazione di coppia egli la confronta con una buona relazione di contenutocontenitore dalla quale egli è escluso. Ciò lo mette a confronto con la separatezza e la separazione come parte di una elaborazione tramite la posizione depressiva" (Segai. 1989. mio rilievo). Lo sviluppo di questa capacità di tollerare il legame tra i genitori e forse di tollerare la realtà del triangolo edipico offre anche l'opportunità al bambino per iniziare ad imparare che ci sono tipologie differente di relazioni -da alcune delle quali egli sarà sempre escluso, in altre sarà incluso, e alcune che può creare per sé stesso, nel suo proprio modo, in un qualche momento futuro della sua vita. Il bambino confrontato con la dura realtà della comunità umana deve adattare nel corso della vita tutte le differenti relazioni sviluppate nell'infanzia, nell'adolescenza e nell'età adulta. lo vorrei sottolineare un altro punto seguendo i commenti di Hanna Segal. Ella ha affermato che il bambino diviene un partecipante e un beneficiario della relazione di contenutocontenitore. Io penso che questo può essere paragonato alla situazione di un paziente in una relazione psicoanalitica. La natura di entrambe queste relazioni è necessaria e appropriatamente asimmetrica, essendo più per il beneficio del bambino o del paziente. In una relazione di coppia, comunque, anche se tale divisione del compito emotivo, di tanto in tanto, dovrà essere appropriatamente necessario (ad esempio, in un momento di malattia), ci dovrà essere la capacità per la simmetria e così il riconoscere che ci sono due "eguali" aventi diritto ad essere beneficiari del processo di contenimento. La natura del contenimento offerto da una relazione di coppia abbastanza sana, comunque, può essere meglio capito integrando il modello lineare di contenuto-contenitore di Bion alla nozione di spazio triangolare di Britton. All'interno dello spazio triangolare ciascuna persona non è solo e sempre un beneficiario del contenimento - i bisogni dell'altro e i bisogni della relazione anche devono nascere in mente e creare al momento una priorità. Se questo lavoro psichico di stabilire il legame triangolare e tutti i benefici che provengono da questo, non è raggiunto nei conflitti edipici dell'infanzia e della fanciullezza, le relazioni successive saranno incrinate, a livello intrapsichico ed interpersonale, dall'incapacità dell'individuo a reggere l'inevitabile ambivalenza inerente alle interazioni umane. Come ho già affermato in precedenza, le relazioni interne di coppia possono probabilmente ricreare aspetti dei conflitti edipici non risolti e vivere nella natura delle loro interazioni. Questa riattivazione in una relazione del presente (come in una relazione terapeutica) fornisce potenzialmente un'opportunità successiva per riesaminare e rielaborare conflitti edipici non risolti. Il Triangolo Coniugale Mi piacerebbe suggerire che la concettualizzazione di Britton dello spazio triangolare possa essere adattata per essere considerata avere il potenziale per un'esistenza simbolica Interazioni, 2, 8, 1996, pp. 11-26 all'interno di una relazione intima di coppia. Nella relazione di coppia, il triangolo lasciatemelo chiamare "triangolo coniugale" - può essere pensato come creato da ciascuno dei due partner e dalla loro relazione come il terzo elemento. La relazione può essere vista avere una propria identità in aggiunta all’identità di ciascuno dei partner. Chiaramente, dato che la relazione viene creata da due persone interessate, sto descrivendo un triangolo simbolico piuttosto che quello che potrebbe essere tracciato tra un bambino e due genitori. Questa nozione di una relazione vista come un oggetto di per sé stessa è recentemente apparsa nei lavori di Kernberg: Egli scrive che “l’interazione del Supr Io del genitore nel tempo risulta nella costruzione di un nuovo sistema, che io chiamerò il Super lo di coppia... (La) coppia (acquisisce) un’identità propria in aggiunta all’identità di ciascuno dei partner”. (Kernberg, 1993. mia sottolineatura). Anche Ogden, si riferisce ad un'idea simile quando scrive dell'intersoggettività della relazione terapeuta-paziente che costituisce quello che Ogden chiama "il terzo analitico" (Ogden, 1994). Elaborando l'idea di Winnicott che non è possibile parlare del bambino senza pensare anche ad alcune forme di cura materna, Ogden dice che nel contesto analitico non esiste una cosa come un analista o un analizzando senza che si parli anche della loro relazione con un altro che è il terzo elemento dello spazio analitico. In modo analogo, io mi riferisco alla relazione intima di coppia come un'entità di per sé stessa, accanto agli individui autonomi che hanno creato tale relazione. Io ho già affermato in precedenza che esiste sempre un'inevitabile tensione tra i bisogni dei partner come individui e le richieste della relazione alle quali essi aspirano. In questo modo nel vissuto di ciascuno la relazione di coppia ha interessi o richieste che possono essere in tensione con i bisogni individuali di uno o entrambi i partner. Come un infante e un bambino ha bisogno di imparare a tollerare che la relazione genitoriale, in certi momenti, per i suoi propri legittimi scopi, lo escluderà, così partners individuali in una relazione intima di coppia devono tollerare che per gli obiettivi della relazione coniugale possono qualche volta fornire dei bisogni o degli interessi o degli aspetti personali e tollerare di fare ciò. sebbene in modo ambivalente. Io qui di nuovo mi riferisco al passaggio da un modo di in relazionarsi più narcisistico ad uno più maturo. Il bisogno del lutto Questo movimento verso una modalità di relazionarsi più matura necessita la tolleranza della perdita - relativamente la perdita di onnipotenza e narcisismo - e l'elaborazione del lutto che ciò richiede. Se ciascun partner nel matrimonio rifiuta qualche volta di accettare una proiezione dell'altro, così come è probabile che avvenga in tutte le unioni molto disturbate, colui che proietta è obbligato a dover adattare quel particolare aspetto del sé., precedentemente negato, e quindi ad accettare una realtà piuttosto che quella costruita precedentemente. La partecipazione ad una relazione intima di coppia ragionevolmente sana obbliga ciascun partner ad essere riunito ad aspetti temibili del sé, precedentemente scissi e proiettati all'interno di un altro sempre-presente. Questa perdita di un equilibrio psichico precedente può sembrare disturbante, traumatica e indesiderabile. Può causare una sostanziale instabilità nella relazione. Se ciò può essere contenuto, comunque, sia da una parte più matura dei partner e dalla loro relazione, o dal processo terapeutico, l'identificazione proiettiva onnipotente e il modo di relazionarsi narcisistico possono lentamente cessare la loro azione e le parti del sé perdute, precedentemente scisse e proiettate, possono essere recuperale. Ciò conduce ad una maggiore integrità di ciascuno dei partner e quindi ad una più matura interazione tra loro. Steiner ha scritto a proposito della necessità dolorosa di sperimentare il processo del lutto che sorge dal reclamare parti del sé dall'oggetto. Egli scrive, "II riconoscimento della separatezza tra il sé e l'oggetto solitamente procede per piccoli passi, poiché le parti del sé sono ritirate dall'oggetto o il controllo sopra di esso è gradualmente abbandonato. Nel transfert ciò avviene quando l'analista è vissuto come se agisse indipendentemente dal controllo del paziente" (Steiner, 1990). Io suggerisco che esattamente il medesimo processo prende luogo nella relazione di coppia quando un partner rifiuta di accettare un attributo proiettato e agisce indipendentemente da questa proiezione. Steiner procede nella sua argomentazione dicendo che se l'indipendenza dell'analista, e io aggiungerei, del partner coniugale, può essere mostrata, "la perdita della relazione di possesso può essere elaborata nel lutto e può risultare un certo grado di separatezza". Parti Interazioni, 2, 8, 1996, pp. 11-26 negate del sé sono recuperate e ciò porta in ultimo ad un arricchimento dell'Io. In questo processo comunque, il sentimento di colpa e il panico mentale devono essere vissuti e ciò può essere difficile da sopportare. Se questi aspetti sono sopportabili il processo può procedere e viene raggiunta una ulteriore separatezza tramite un ritiro progressivo delle proiezioni. Ne risulteranno relazioni oggettuali più realisliche..." (Steiner, 1990). Nella relazione di coppia, questo processo inconscio ora descritto non sarà mai completamente raggiunto. Diversamente dall'analisi, la relazione intima di coppia promette almeno di essere interminabile. Le transazioni di vita comuni, costantemente in ogni relazione, forniscono opportunità che durano tutta la vita di rielaborare le relazioni oggettuali interpersonali e intrapsichiche. In una coppia quanto più si e in grado di trattare ciò con successo, tanto più si creerà una relazione basata su una più realista conoscenza di sé stessi e dell'altro. Se ciò può essere raggiunto io suggerisco che si è creato uno spazio - uno spazio che ho chiamato "Triangolo coniugale'' - uno spazio all'interno del quale la coppia può essere meglio in grado di riflettere sia sui propri bisogni, sia sui bisogni dell'altro e sulle richieste della loro relazione. Di tanto in tanto, questi vari bisogni saranno inevitabilmente in conflitto e avranno bisogno di una capacità riflessiva e di soluzioni tollerabili, seppur ambivalenti. La relazione di coppia, comunque, attraverso la possibilità di creare un "triangolo coniugale" implica la possibilità di promuovere lo sviluppo psicologico di entrambe i partner, paragonabile a quello creato possibilmente da una negoziazione avviata con successo dell'originale triangolo edipico. È nello spazio di legame di questo triangolo che viene offerto il contenimento per la riflessione e il pensiero e per la successiva rielaborazione dei conflitti edipici così come essi emergono. Come ho già detto ciò costituisce una spinta verso la posizione depressiva. Ci saranno certamente anche altre forze psichiche all'interno dei partner e all'interno della loro relazione che cercheranno di distruggere questo sviluppo potenziale e di ricreare una coppia danneggiata. Ciò è rappresentativo della parte narcisistica di ciascuna coppia la cui onnipotenza ed invidia non permetterà un effettivo riconoscimento della separatezza dell'altro. Né l'altro né la relazione permetteranno il riconoscimento che potrebbe essere raggiunto per lo sviluppo dello spazio triangolare. IL “triangolo coniugale!, il terzo simbolico e il terzo attuale La dimostrazione che il "triangolo coniugale" esiste può essere più chiaramente dimostrato dal modo in cui un terzo attuale viene incorporato all'interno della relazione di coppia. Io ho in mente, forse più comunemente e concretamente, un bambino o delle richieste lavorative o delle richieste della famiglia esterna. Ma io sto anche pensando a fattori meno concreti come una malattia, o una preoccupazione, o un interesse, o anche solo ad un pensiero nella mente di uno dei partner. L'altro possibile terzo è il psicoterapista di coppia in una situazione clinica con una coppia in trattamento. L'esistenza del "triangolo coniugale", all'interno del quale possono aver luogo la riflessione e il pensiero, suggerisce una capacità di osservazione, pensiero, lutto e la tolleranza dell'ambivalenza che possono essere tutti richiesti nel processo di integrazione di un terzo oggetto attuale, anche quando il terzo è desiderato e benvenuto. Se, tuttavia, non esiste il "triangolo coniugale", è probabile che il terzo attuale creerà un triangolo intollerabile o sarà vissuto come non contenitivo o incontenibile. In tal modo evocherebbe tutti conflitti edipici primitivi non risolti: il terzo oggetto potrebbe essere vissuto come intrusivo e persecutorio, l'ansia sopraggiunta potrebbe essere probabilmente paranoide e le difesa potrebbero includere la scissione, la proiezione, l'identificazione proiettiva onnipotente, l'idealizzazione e la denigrazione. I quesiti clinici diagnostici, quindi, divengono di questo tipo: a cosa è collegato il terzo? Si collega sostanzialmente dall'interno dello spazio di pensiero del triangolo coniugale con la sua forza d'impatto, e il significato delle esigenze del rapporto e di quelle individuali di ciascuno sarà considerato? È collegato a un senso di iniziativa condivisa, comunque esattamente trattata su base quotidiana? O, è un terzo vissuto come distruttivo, che impone sé stesso in modo persecutorio all'interno del matrimonio. O è un terzo di cui si è impossessato un partner a spese dello spazio di un altro, o abbandonato da un partner alla sola responsabilità dell'altro? Può il terzo essere tollerato o è sentito come persecutorio e minacciarne sia ciascuno degli individui, sia la loro relazione di coppia? Interazioni, 2, 8, 1996, pp. 11-26 Illustrazioni cliniche Fornirò ora due brevi casi clinici per illustrare la mia posizione teorica. lo mi ricordo di Mr. e Mrs. Jones, come di una coppia intelligente e affascinante nei loro primi trent'anni, che vennero da me per un trattamento a causa dello sviluppo di un senso non specifico di disagio e tensione tra loro. Lavorano nella stessa professione, ma non insieme, ed hanno un bambino di 3 anni del quale si prendono cura insieme lavorando part-time. Nella situazione clinica sono entrambi molto ansiosi circa il considerare il senso di sé e della loro superiorità, lo vorrei descrivere il narcisismo sia nulla loro struttura caratteriale che nel loro matrimonio basato su relazioni i narcisistiche. Intendo dire che entrambi funzionano con l'identificazione proiettiva, col reciproco sentimento che l'altro li minacci in un qualche modo non chiaro. Entrambi, sembra, non sono capaci del più minimo contatto emotivo e cercano di controllare l'altro e la loro situazione familiare in vari modi. Ciò emerge nella relazione dai modi con cui fronteggiano la loro vita professionale e il loro bambino. Ciò emerge anche più chiaramente nella relazione di transfert-controtransfert con me. In relazione al loro lavoro spesso possono sentirsi entrambi molto minacciati e "diminuiti" dagli interessi professionali dell'altro perché si sentono invidiosi e fuori dal controllo dell'altro. Ad esempio. Mrs. Jones sta iniziando a scrivere e a pubblicare su giornali professionali e Mr. Jones regolarmente attacca e sminuisce ciò. Comunque, egli è spesso invidiosamente criticato da sua moglie per il modo in cui è contento della maggiore flessibilità che ha nel suo lavoro, una flessibilità che ella non ha ma che le piacerebbe avere. Spesso entrambi cercano di controllare ed escludere l'altro e forse suscitano invidia ostentando le loro preoccupazioni narcisistiche per il lavoro. Qualche volta simili modalità d'azione insorgono nella relazione con il loro bambino. Entrambi possono sostenere che il modo di essere genitore dell'altro non è buono - la critica principale è riferita spesso all'essere troppo rigidi - e che ognuno di loro è il genitore migliore. Alternativamente, ciascuno cerca disperatamente di consegnare il bambino all'altro, sentendosi controllato e minacciato dalle richieste del bambino. Il relazionarsi conun oggetto viene desiderato avidamente (per esempio, il loro lavoro) o viene sentito essere molto minacciante (per esempio, il bambino). Ugualmente il relazionarsi al compagno viene considerato da ciascuno inevitabile perché il mettersi in comunicazione è sentito come essere escludente del sé e promovente sentimenti di persecutorietà e di invidia (per esempio, il modo in cui possono vedere ciascuno gli impegni lavorativi dell'altro e la relazione dell'altro con il loro bambino. Nel transfert, io spesso sono stato collegato a una figura molto saggia le cui parole erano tutte profonde e importanti. Dietro questa idealizzazione, comunque, era profondamente nascosta qualcosa vicino ad una denigrazione. Questo è evidente, per esempio, quando la coppia lascia la stanza di consultazione e si reca fuori nel corridoio facendo risatine in modo cospiratorio, bisbigliando e appoggiandosi fisicamente l'un l'altro, lasciandomi vedere questa coppia apparentemente invidiabile. Nel controtransfert, almeno inizialmente, io mi potevo sentire improvvisamente lasciato e abbandonato da questa coppia che agisce la propria relazione sessuale molto esplicitamente. Qualche volta, potevano occupare molto tempo delle sedute raccontandomi con molti dettagli dei loro rapporti sessuali avuti nel week-end. Questo contatto idealizzato con me o l'abbandono persecutorio di me, nel transfert, indica che la capacità di reggere l'ambivalenza non è stata raggiunta. Questo suggerisce inoltre che ci potrebbero essere delle difficoltà nel raggiungere uno stato della mente più depressivo che può permettere di tollerare un certo grado di separazione e differenza. Nel transfert entrambi agiscono un contatto tra due persone altamente idealizzato o una coppia idealizzata con un terzo abbandonato. Vorrei suggerire che sia per Mr. Jones che per Mrs. Jones, la configurazione edipica consiste nell'idealizzare la coppia genitoriale sessuale con un bambino perso, abbandonato o rifiutato, o una coppia genitoriale con un bambino autosufficiente in modo narcisistico, invidiosamente attaccata e denigrata. Non c'è un triangolo edipico e questa idealizzazione/abbandono o la dinamica di denigrazione/auto-sufficienza è agita di nuovo nella loro vita di coppia e nella relazione di transfert-controtransfcrt con me. Nel controtransfert ho sentito me stesso sia invitato a giocare nella loro idealizzazione di me o escluso dal loro modo di essere provocatori. Non c'è un "triangolo coniugale" e nessuna capacità di creare uno spazio mentale dove pensare insieme circa la loro esperienza e i loro interessi. Interazioni, 2, 8, 1996, pp. 11-26 La seconda coppia che voglio presentare è rappresentata da Mr. e Mrs. Brown. Anche loro hanno un bambino, di 8 anni, e lavorano insieme nella stessa professione e nello stesso ufficio. Hanno storie molto simili: entrambi hanno avuto padri distanti e rifiutanti e madri che sono state narcisisticamente e dipendentemente attaccate a loro come figli. Un'importante differenza è che Mrs. Brown ha avuto un numero di fratelli e sorelle che sembra avessero una buona relazione con lei da piccola. Queste relazioni di fratellanza le hanno offerto una fuga legittima dai genitori. Al contrario, Mr. Brown è figlio unico e la sua unica fuga era, come egli ha affermato, di "entrare all'interno di un posto segreto nella sua testa''. Nel lavoro clinico il livello di ansia di Mr. Brown è spesso altamente paranoide ed egli si relaziona con un alto grado di aggressione passiva, proiettando molta della sua rabbia e violenza in Mrs. Brown, o nel transfert, in me, che spesso vive come fortemente minacciante. La coppia viene in psicoterapia coniugale a causa di un atteggiamento grave di abuso e maltrattamento della figlia di 5 anni a scuola. Emerge che quando fu chiesto alla coppia di offrire alla loro figlia il supporto emotivo ed il consenso di cui aveva bisogno a seguito degli abusi subiti, loro si sono trovati completamente incapaci di fare insieme qualcosa come coppia o come singoli genitori, sebbene Mrs. Brown fosse capace di offrire un appoggio. Tale trauma potrebbe, certamente, mettere alla prova qualunque coppia genitoriale, ma per Mr. e Mrs. Brown ciò portò più immediatamente vicino ad un collasso completo della loro relazione sia come genitori che come coppia. Ciò che penso sia emerso dalla situazione clinica, è che Mr. e Mrs. Brown hanno inconsciamente ricreato una relazione coniugale basata su una pseudo-indipendenza narcisistica piuttosto che un reale contatto emotivo ambivalente. Quando la loro figlia ha avuto bisogno di un vero contatto emotivo da loro, essi sono stati incapaci di darlo, sia come individui che come coppia. La loro relazione di coppia non era matura abbastanza per stabilire il triangolo coniugale che avrebbe potuto prendersi cura dei bisogni della loro figlia e dell'impatto traumatico su se stessi come genitori. Come individui poi, non avevano personale conoscenza di contenimento e cura, sebbene sembrasse che Mrs. Brown fosse in grado di attingere in qualche modo alle relazioni con i suoi fratelli e sorelle. Un problema successivo e il grado al quale i membri della coppia potrebbero divenire identificati con un bambino molto vulnerabile e bisognoso piuttosto che con un genitore che si prende cura o una coppia parentale. Descriverò brevemente l'esperienza di transfert-contmtransfert che io penso indichi alcuni dei primitivi temi edipici che emergono con il lavoro clinico con questa coppia. Mi sono accorto che mi stavo sforzando di creare un qualche contatto con ciascuno di loro come individui ed ero quasi totalmente senza speranza a relazionarmi a loro come coppia. Questo è chiaramente istruttivo nei termini dell’ottenere qualche comprensione di come loro si sforzassero di relazionarsi emotivamente sia alla loro madre e padre, sia ai loro genitori. Alternativamente, mi sono sentito sotto un'enorme pressione a relazionarmi a Mr. Brown: nel mio controtransfert ho vissuto ciò come una pressione a cercare di animarlo e a diminuire la sua visione molto ansiosa e sospettosa riguardo il fatto che io potessi criticarlo o maltrattarlo in qualche modo. Questo sentimento controtransferale di essere un prepotente e in modo molto interessante collegato al fatto che la loro figlia e stata malamente prevaricata a scuola. Mi sono chiesto se questo controtransfert molto forte sia una proiezione da entrambi i Signori Brown del loro desiderio condiviso inconsciamente di ricercare e animare il padre distante, di riportarlo in vita e contenere successivamente le ansietà della madre, e così creare una coppia genitoriale funzionante. Questo desiderio, comunque, produce un'ansia dettata dal fatto che ricercare il padre potrebbe essere sentito come una prevaricazione o un attacco ad un uomo debole e vulnerabile. Questo desiderio di unire la coppia genitoriale sembra essere molto problematico. Al momento, comunque, la possibilità di stabilire una triangolaziooe edipica nella mente della coppia sembra essere molto lontana. Per entrambi, la ricerca sembra essere per un padre che non sia né debole né prepotente. Ma è questo che sembra essere impossibile. Ciò che è di interesse clinico e se la relazione interna che ciascuno ha con le proprie madri narcisistiche stabilisce un'identificazione narcisistica che in realtà agisce contro di loro nella ricerca di un padre sicuro (nel transfert, io), perché nel fare ciò potrebbero essere privati dell'illusione della loro propria autonomia e indipendenza narcisistica e dell'essere un oggetto limitano per le loro madri. Sabotare questo passo evolutivo può essere dovuto al fatto che se un buon padre venisse trovato, potrebbe insinuarsi e privare questa illusoria coppia edipica madre-bambino dal rivendicare la madre, costruendo un'appropriata situazione edipica generazionale. La perdita e il lutto che ciò potrebbe produrre in questo movimento verso una Interazioni, 2, 8, 1996, pp. 11-26 posizione più depressiva, potrebbe essere sentito insopportabile e così c'è un attacco costante a ogni capacità di utilizzarmi, vedendomi come prepotente e persecutorio. Bibliografia (1) (2) (3) (4) Bion W. 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