Così ho portato la musica nel carcere di Secondigliano
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Così ho portato la musica nel carcere di Secondigliano
20 Sabato 22 Febbraio 2014 Corriere del Mezzogiorno NA Pagina Aperta La testimonianza Scrivete al direttore [email protected] @antoniopolito1 ✒ Installata un’audioteca speciale con tutti i generi suddivisi per stati d'animo IL CORAGGIO DELL’UTOPIA PER IL FUTURO DI BAGNOLI «Così ho portato la musica nel carcere di Secondigliano» di ERNESTO MAZZETTI Progetto sperimentale del ministero di Giustizia di FRANCO MUSSIDA * L’autore e il libro SEGUE DALLA PRIMA «Boh... non lo so, non ne ho idea...». Eravamo ai saluti. Si sono presentati in 25. Adulti maschi, esuberanti e curiosi, quasi tutti fortunatamente risparmiati dalle devastazioni della droga. Segni di cui ho dovuto invece prendere atto stringendo mani indurite, osservando facce e sguardi di molti tra i 30 detenuti incontrati nelle due carceri lombarde, e su una delle nove signore incontrate a Rebibbia. Tutte donne con figli, donne che la Musica se la sentivano scorrere nelle vene. Gioivano divertite ascoltando In The Mood, di Glenn Miller, piangevano sommessamente mentre ascoltavano il tema di C’era una volta in America o Il Bel Danubio Blu, il popolare valzer di Strauss dallo spiazzante potere evocativo, come ben sapeva il Kubrick di 2001 Odissea nello spazio. È incredibile vedere come in quei luoghi la Musica strumentale scremata da tutte le immagini superflue, tessuta con genialità dai musicisti, sappia agire da idraulico liquido liberando emozioni raggrumate, represse, o per pudore poco raccontate. In galera la Musica offerta e fruita con una diversa coscienza, equivale a godere di grandi boccate d’aria fresca; emozioni di alta montagna capaci di dare momenti di sollievo al malanimo, sottraendo tempo all’abbraccio costante del risentimento e dell’odio che in quei corridoi si espandono come gramigna. Per questa ragione il progetto l’ho voluto chiamare CO2, Controllare l’Odio, cosa che l’artisticità della Musica sa fare benissimo, se la si fa lavorare in modo proprio, le si dà fiducia, se si smette di considerarla buona quasi esclusivamente per l’intrattenimento e l’esibizione. Napoli!! È stata una vera gioia tornare a confrontarmi con quel particolare entusiasmo emulsionato di luminosa malinconia che pare governare lo spirito dei napoletani. Dovevo tenermeli stretti al cuore e agli occhi quei 25 possibili volontari che per circa tre ore mi sarebbero stati di fronte. Ci trovavamo nella futura audioteca, uno spazio ricavato dalla chiusura di un corridoio, immaginato e fatto preparare con solerzia dal direttore, sistemato con amore da un agente di custodia che nel tempo libero suona nei locali. Avevo fatto un programma, ma una volta al loro cospetto ho improvvisato. Mi ero portato la chitarra. Quando suoni offri a chi ascolta un’esperienza emotiva sempre nuova. Ascoltare Musica registrata è invece aggirarsi nel mondo dei ricordi. Pesce fresco e pesce congelato. Li hanno gustati entrambi, e di diverse specie. Alimenti musicali per malinconici, per collerici, entusiasti, o flemmatici. Ne dovremo scegliere una quindicina. È gente molto tosta, operai dell’imprenditoria alternativa allo Stato. Ma i musicisti, quelli della mia generazione che si è fatta le ossa nei night, sono come i medici: hanno un passaporto per due mondi, è gente abituata a non giudicare. Contavo anche su questo per essere accettato, per avere la chance di entrare nel loro intimo sentire, per meritarmi il loro rispetto. Davanti a me uomini curiosi che chiedevano con gli sguardi cos’era quello strano progetto che gli educatori avevano provato a spiegare loro. «Siamo qui per capire chi di voi se la sente di partecipare a un progetto sperimentale che durerà minimo due anni, che vuole lasciare al Ministero di Grazia e Giustizia uno strumento trattamentale basato sull’ascolto della Musica. Siamo qui a Secondigliano nella sezione di me- Franco Mussida (nella foto a sinistra), chitarrista e compositore, è stato tra i fondatori della storica Premiata Forneria Marconi, una delle più celebri band italiane, e ha debuttato come scrittore con «La Musica Ignorata», volume pubblicato da Skira (144 pagine, 27 euro, in vendita anche on line, nella foto a destra la copertina). «Il libro — così ne parla lo stesso Mussida — è un breve trattato di filosofia della Musica vista dal punto di vista dei suoi effetti sul nostro sistema emozionale». Il volume, che si rivolge a tutti gli ascoltatori e sostiene che i poteri della musica stanno in eguale misura in tutti i generi musicali, costituisce in qualche modo anche la base del progetto che lo sta portando negli istituti di pena italiani, tra i quali quello di Secondigliano, a Napoli. dia sicurezza, per installare una delle quattro speciali audioteche che contengono Musica strumentale di tutti i generi, divisa per stati d’animo. Voi avete tempo, lo potreste dedicare a un diverso modo di ascoltare la Musica. Non si tratta di venire qui a distrarsi. Installata l’audioteca tutti la potranno usare. Solo chi parteciperà volontariamente al progetto potrà però usarla con i suoi dieci iPad per fare grandi viaggi nel mondo dei linguaggi musicali. Sarete aiutati da tanti musicisti che una volta alla settimana verranno a tracciarvi rotte per portare i vostri sentimenti verso nuove destinazioni, a dare a ognuno di voi musiche da ascoltare e descrivere. Strumenti informatici per leggere il vostro stato d’animo e offrirvi una musica adeguata. Molti di voi partiranno dal “Porto Neomelodi- Suoni e affetti «Non sono solo un musicista, ma un meteorologo dell’umore che sperimenta gli effetti del suono sulla sfera affettiva» AVVISO PUBBLICO Progetto Promozione del Made in Campania Progetto cofinanziato da POR FESR Campania 2007 – 2013 - Obiettivo Operativo 2.6 EXPO TRADE CAMPANIA Unioncamere Campania, nell’ambito del Progetto: “Promozione del Made in Campania” cofinanziato dal POR FESR Campania 2007-2013 Obiettivo Operativo 2.6, realizza il progetto EXPO TRADE CAMPANIA, che prevede tra l’altro la realizzazione di una missione di incoming con la Federazione russa per le imprese campane del settore agroalimentare. La scadenza per la presentazione delle istanze è fissata alle ore 12:00 del 6 marzo. Per maggiori informazioni ed iscrizioni è possibile consultare il sito di Unioncamere Campania all’indirizzo www.unioncamere.campania.it D co di Napoli” per arrivare a visitare i suoni della malinconia di altri posti; quelli del tango degli argentini, della Saudade dei brasiliani, del Blues e il Jazz di New Orleans, per poi, con le vostre orecchie, tornare idealmente al San Carlo a sentire magari il Requiem di Mozart. Avrete un accesso privilegiato, un codice che vi permetterà di fare viaggi guidati che gli altri detenuti non potranno fare. Dobbiamo creare anche qui un gruppo che dia indicazioni su come la Musica si lega ai vostri sentimenti. Assieme a me c’è una squadra di psicologi, una scuola, il Cpm di Milano nella quale si sperimentano queste cose, decine di musicisti che ci lavoreranno. Non siete qui per ascoltare Raffaello o Rosario Miraggio, li sentite già dalle radio locali. Se non ve la sentite lasciate il posto a qualcun altro. Non ci possiamo permettere che i destinatari di questo progetto, per indolenza, diventino l’anello debole di questo progetto, che in futuro sarete voi stessi a portare avanti, a spiegare a tutti quelli che verranno». Nell’atto di salutarli mi vennero in mente i saluti con Gino Paoli nell’ufficio del Direttore di Poggioreale. Erano i primi anni novanta. Lui non era solo un famoso e bravo cantautore, ma un parlamentare. Io non ero solo un musicista, ma un meteorologo dell’umore che dall’87 al 2000, partendo dal carcere di San Vittore di Milano, aveva iniziato a sperimentare gli effetti del suono sulla sfera affettiva, e ne esportava in quel luogo l’esperienza. Pensavo di aver terminato un ciclo. Non era vero. Paoli da poco presidente della Siae, mi ha chiesto un progetto che ripartisse dal: «... dove eravamo rimasti...?». Ma il mondo carcerario oggi è tutta un’altra cosa. Mi sono chiesto cosa mancasse, la risposta: «Musica per tutti, un nuovo modo di fruirla, ascoltarla, rispettarla, darle un’occasione per farle fare ciò che oggi fatica a fare: legarsi in modo profondo alla nostra intimità, educandola». È stato il direttore del ristorante dell’albergo in cui alloggiavo a spiegarmi cosa fosse «’a cazzimma». Mi ha parlato della Smorfia, di Troisi, del fatto che sia una sorta di virus che si può definire «determinazione, forza motivante che si trasmette, che aiuta a realizzare qualcosa». Questa è un’occasione unica per i detenuti, che con il loro aiuto possono far estendere l’esperienza in tutte le carceri italiane. Per i musicisti che possono trovare nuove motivazioni operando come veri e propri meteorologi dell’umore. Per il Ministero di Grazia e Giustizia che alla fine di questa sperimentazione potrà avere uno strumento artistico trattamentale. Per la Siae che può continuare a operare in modo istituzionale per il bene della Musica, degli autori e dei musicisti in un modo diverso, un modo che ha da poco iniziato a fare. * Chitarrista, compositore, tra i fondatori della Premiata Forneria Marconi e scrittore © RIPRODUZIONE RISERVATA alle ceneri di Bagnolifutura, sepolta dai debiti, e da quelle, purtroppo reali, della Città della Scienza bruciata un anno fa, potrebbe rinascere la Fenice d’una Bagnoli simbolo di rinnovo turistico e residenziale di Napoli? Scegliendo per la sua società di «trasformazione urbana» l’agonia della «liquidazione in continuità», il Comune di Napoli cerca di salvarne, per ora, i dipendenti dal licenziamento. E avviare interventi pubblici e privati per un rilancio progettuale. Illusioni? Il primo a non credere che si possa battere cassa a Roma è il presidente della Regione Caldoro. Dei privati inutile parlare: hanno disertato tutte le aste dei suoli destinabili all’edilizia. La questione vera, e grave, non tanto è la fine di questa società, quanto il fallimento delle scelte urbanistiche, e politiche, finora adottate per Bagnoli. Risalgo agli anni ’70, quando i sindacati, i comunisti e l’Iri forzarono il Comune a consentire l’ampliamento dell'acciaieria. Duemila miliardi per nuovi impianti, il lungo pontile, la colmata a mare con le scorie degli altiforni. Eppure incombeva la crisi dell’acciaio. Nel 1989 l’Europa si fece sentire: basta sussidi alle aziende in perdita. Spenti gli altiforni, si producevano nastri con l’acciaio semilavorato a Taranto. Nel dicembre 1991 l’epilogo. Già chiusi cementificio ed Eternit. Cominciò il balletto dei progetti. Una Bagnoli spa, a capitale statale, avrebbe dovuto smantellare e vendere impianti e risanare l’area. Vendette poco, risanò pochissimo, spese tanto. Le subentrò Bagnolifutura a capitale del Comune e quote minori di Regione e Provincia. Acquisì, ma non pagò, i suoli ex Iri. Avrebbe dovuto completare la bonifica e realizzare i progetti urbanistici scaturiti da diatribe fra politici, tecnici e ambientalisti. Approdi turistici? Sì, ma pochi. Alberghi e case? Sì, ma lontani dal mare. Mettiamoci pure l’acquario per tartarughe, un auditorium, studi per film e tv, molto verde e impianti sportivi. Già, ma chi paga e chi gestisce? Una legge del ’96 ordina il risanamento dell’intero litorale. Ma come rimuovere la colmata a mare? Costi enormi, e dove scaricare i materiali? E perché rinunciare al pontile se può servire da passeggiata a mare? E la Città della Scienza che occupa parte della spiaggia? Gli ambientalisti la vogliono ricostruita lontana dal litorale. Insomma un’urbanistica pasticciata e improduttiva. Vent’anni di costoso immobilismo. Sembra che ora tutti se ne convincano. Ma dove approderanno le riunioni avviate in questi giorni? Occorrerebbe il coraggio dell’utopia. Come quando a fine Ottocento l’architetto Lamont Young disegnò per Bagnoli una fantasmagoria di specchi acquei sui quali s’affacciavano residenze, alberghi, stabilimenti balneari, palazzi di cristallo con musei e gallerie. Un’utopia nella quale coinvolgere l’isolotto di Nisida, sito stupendo da sottrarre all’ingrata sorte di carcere minorile e sede militare. Solo un’utopia proiettata nel tempo e spendibile a scala internazionale salverà Napoli dal declino economico, sociale, urbanistico. Ma forse la vera utopia è una nuova classe dirigente. © RIPRODUZIONE RISERVATA Codice cliente: 3414884