Così ho portato la musica nel carcere di Secondigliano

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Così ho portato la musica nel carcere di Secondigliano
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Sabato 22 Febbraio 2014 Corriere del Mezzogiorno
NA
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La testimonianza
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al direttore
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✒
Installata un’audioteca speciale con tutti i generi suddivisi per stati d'animo
IL CORAGGIO
DELL’UTOPIA
PER IL FUTURO
DI BAGNOLI
«Così ho portato la musica
nel carcere di Secondigliano»
di ERNESTO MAZZETTI
Progetto sperimentale del ministero di Giustizia
di FRANCO MUSSIDA *
L’autore e il libro
SEGUE DALLA PRIMA
«Boh... non lo so, non ne ho idea...».
Eravamo ai saluti. Si sono presentati in
25. Adulti maschi, esuberanti e curiosi,
quasi tutti fortunatamente risparmiati
dalle devastazioni della droga. Segni di
cui ho dovuto invece prendere atto stringendo mani indurite, osservando facce e
sguardi di molti tra i 30 detenuti incontrati nelle due carceri lombarde, e su una delle nove signore incontrate a Rebibbia.
Tutte donne con figli, donne che la Musica se la sentivano scorrere nelle vene.
Gioivano divertite ascoltando In The Mood, di Glenn Miller, piangevano sommessamente mentre ascoltavano il tema di
C’era una volta in America o Il Bel Danubio Blu, il popolare valzer di Strauss dallo
spiazzante potere evocativo, come ben sapeva il Kubrick di 2001 Odissea nello spazio. È incredibile vedere come in quei luoghi la Musica strumentale scremata da
tutte le immagini superflue, tessuta con
genialità dai musicisti, sappia agire da
idraulico liquido liberando emozioni raggrumate, represse, o per pudore poco raccontate. In galera la Musica offerta e fruita con una diversa coscienza, equivale a
godere di grandi boccate d’aria fresca;
emozioni di alta montagna capaci di dare
momenti di sollievo al malanimo, sottraendo tempo all’abbraccio costante del risentimento e dell’odio che in quei corridoi si espandono come gramigna. Per
questa ragione il progetto l’ho voluto
chiamare CO2, Controllare l’Odio, cosa
che l’artisticità della Musica sa fare benissimo, se la si fa lavorare in modo proprio,
le si dà fiducia, se si smette di considerarla buona quasi esclusivamente per l’intrattenimento e l’esibizione.
Napoli!! È stata una vera gioia tornare
a confrontarmi con quel particolare entusiasmo emulsionato di luminosa malinconia che pare governare lo spirito dei napoletani. Dovevo tenermeli stretti al cuore e
agli occhi quei 25 possibili volontari che
per circa tre ore mi sarebbero stati di fronte. Ci trovavamo nella futura audioteca,
uno spazio ricavato dalla chiusura di un
corridoio, immaginato e fatto preparare
con solerzia dal direttore, sistemato con
amore da un agente di custodia che nel
tempo libero suona nei locali. Avevo fatto un programma, ma una volta al loro
cospetto ho improvvisato. Mi ero portato
la chitarra. Quando suoni offri a chi ascolta un’esperienza emotiva sempre nuova.
Ascoltare Musica registrata è invece aggirarsi nel mondo dei ricordi. Pesce fresco
e pesce congelato. Li hanno gustati entrambi, e di diverse specie. Alimenti musicali per malinconici, per collerici, entusiasti, o flemmatici. Ne dovremo scegliere
una quindicina. È gente molto tosta, operai dell’imprenditoria alternativa allo Stato. Ma i musicisti, quelli della mia generazione che si è fatta le ossa nei night, sono
come i medici: hanno un passaporto per
due mondi, è gente abituata a non giudicare. Contavo anche su questo per essere
accettato, per avere la chance di entrare
nel loro intimo sentire, per meritarmi il
loro rispetto. Davanti a me uomini curiosi che chiedevano con gli sguardi cos’era
quello strano progetto che gli educatori
avevano provato a spiegare loro.
«Siamo qui per capire chi di voi se la
sente di partecipare a un progetto sperimentale che durerà minimo due anni,
che vuole lasciare al Ministero di Grazia e
Giustizia uno strumento trattamentale
basato sull’ascolto della Musica. Siamo
qui a Secondigliano nella sezione di me-
Franco Mussida (nella foto a sinistra), chitarrista e
compositore, è stato tra i fondatori della storica
Premiata Forneria Marconi, una delle più celebri
band italiane, e ha debuttato come scrittore con
«La Musica Ignorata», volume pubblicato da Skira
(144 pagine, 27 euro, in vendita anche on line,
nella foto a destra la copertina). «Il libro — così ne
parla lo stesso Mussida — è un breve trattato di
filosofia della Musica vista dal punto di vista dei
suoi effetti sul nostro sistema emozionale». Il
volume, che si rivolge a tutti gli ascoltatori e
sostiene che i poteri della musica stanno in eguale
misura in tutti i generi musicali, costituisce in
qualche modo anche la base del progetto che lo
sta portando negli istituti di pena italiani, tra i quali
quello di Secondigliano, a Napoli.
dia sicurezza, per installare
una delle quattro speciali audioteche che contengono Musica strumentale di tutti i generi, divisa per stati d’animo.
Voi avete tempo, lo potreste
dedicare a un diverso modo
di ascoltare la Musica. Non si
tratta di venire qui a distrarsi.
Installata l’audioteca tutti la
potranno usare. Solo chi parteciperà volontariamente al
progetto potrà però usarla
con i suoi dieci iPad per fare
grandi viaggi nel mondo dei
linguaggi musicali. Sarete aiutati da tanti musicisti che una volta alla
settimana verranno a tracciarvi rotte per
portare i vostri sentimenti verso nuove
destinazioni, a dare a ognuno di voi musiche da ascoltare e descrivere. Strumenti
informatici per leggere il vostro stato d’animo e offrirvi una musica adeguata. Molti di voi partiranno dal “Porto Neomelodi-
Suoni e affetti
«Non sono solo un musicista,
ma un meteorologo dell’umore
che sperimenta gli effetti
del suono sulla sfera affettiva»
AVVISO PUBBLICO
Progetto Promozione del Made in Campania
Progetto cofinanziato da POR FESR Campania
2007 – 2013 - Obiettivo Operativo 2.6
EXPO TRADE CAMPANIA
Unioncamere Campania, nell’ambito del
Progetto: “Promozione del Made in
Campania” cofinanziato dal POR FESR
Campania 2007-2013 Obiettivo Operativo
2.6, realizza il progetto EXPO TRADE
CAMPANIA, che prevede tra l’altro la realizzazione di una missione di incoming
con la Federazione russa per le imprese
campane del settore agroalimentare.
La scadenza per la presentazione delle
istanze è fissata alle ore 12:00 del 6
marzo.
Per maggiori informazioni ed iscrizioni è
possibile consultare il sito
di
Unioncamere Campania all’indirizzo
www.unioncamere.campania.it
D
co di Napoli” per arrivare a visitare i suoni della malinconia di altri posti; quelli
del tango degli argentini, della Saudade
dei brasiliani, del Blues e il Jazz di New
Orleans, per poi, con le vostre orecchie,
tornare idealmente al San Carlo a sentire
magari il Requiem di Mozart. Avrete un
accesso privilegiato, un codice che vi permetterà di fare viaggi guidati che gli altri
detenuti non potranno fare. Dobbiamo
creare anche qui un gruppo che dia indicazioni su come la Musica si lega ai vostri
sentimenti. Assieme a me c’è una squadra di psicologi, una scuola, il Cpm di Milano nella quale si sperimentano queste
cose, decine di musicisti che ci lavoreranno. Non siete qui per ascoltare Raffaello o
Rosario Miraggio, li sentite già dalle radio locali. Se non ve la sentite lasciate il
posto a qualcun altro. Non ci possiamo
permettere che i destinatari di questo progetto, per indolenza, diventino l’anello
debole di questo progetto, che in futuro
sarete voi stessi a portare avanti, a spiegare a tutti quelli che verranno».
Nell’atto di salutarli mi vennero in
mente i saluti con Gino Paoli nell’ufficio
del Direttore di Poggioreale. Erano i primi anni novanta. Lui non era solo un famoso e bravo cantautore, ma un parlamentare. Io non ero solo un musicista,
ma un meteorologo dell’umore che
dall’87 al 2000, partendo dal carcere di
San Vittore di Milano, aveva iniziato a
sperimentare gli effetti del suono sulla
sfera affettiva, e ne esportava in quel luogo l’esperienza. Pensavo di aver terminato un ciclo. Non era vero. Paoli da poco
presidente della Siae, mi ha chiesto un
progetto che ripartisse dal: «... dove eravamo rimasti...?». Ma il mondo carcerario oggi è tutta un’altra cosa. Mi sono
chiesto cosa mancasse, la risposta: «Musica per tutti, un nuovo modo di fruirla,
ascoltarla, rispettarla, darle un’occasione
per farle fare ciò che oggi fatica a fare: legarsi in modo profondo alla nostra intimità, educandola».
È stato il direttore del ristorante dell’albergo in cui alloggiavo a spiegarmi cosa
fosse «’a cazzimma». Mi ha parlato della
Smorfia, di Troisi, del fatto che sia una
sorta di virus che si può definire «determinazione, forza motivante che si trasmette, che aiuta a realizzare qualcosa».
Questa è un’occasione unica per i detenuti, che con il loro aiuto possono far estendere l’esperienza in tutte le carceri italiane. Per i musicisti che possono trovare
nuove motivazioni operando come veri e
propri meteorologi dell’umore. Per il Ministero di Grazia e Giustizia che alla fine
di questa sperimentazione potrà avere
uno strumento artistico trattamentale.
Per la Siae che può continuare a operare
in modo istituzionale per il bene della
Musica, degli autori e dei musicisti in un
modo diverso, un modo che ha da poco
iniziato a fare.
* Chitarrista, compositore,
tra i fondatori della Premiata Forneria Marconi
e scrittore
© RIPRODUZIONE RISERVATA
alle ceneri di
Bagnolifutura, sepolta dai
debiti, e da quelle,
purtroppo reali, della Città
della Scienza bruciata un anno fa,
potrebbe rinascere la Fenice d’una
Bagnoli simbolo di rinnovo
turistico e residenziale di Napoli?
Scegliendo per la sua società di
«trasformazione urbana» l’agonia
della «liquidazione in continuità»,
il Comune di Napoli cerca di
salvarne, per ora, i dipendenti dal
licenziamento. E avviare interventi
pubblici e privati per un rilancio
progettuale. Illusioni? Il primo a
non credere che si possa battere
cassa a Roma è il presidente della
Regione Caldoro. Dei privati inutile
parlare: hanno disertato tutte le
aste dei suoli destinabili
all’edilizia.
La questione vera, e grave, non
tanto è la fine di questa società,
quanto il fallimento delle scelte
urbanistiche, e politiche, finora
adottate per Bagnoli. Risalgo agli
anni ’70, quando i sindacati, i
comunisti e l’Iri forzarono il
Comune a consentire
l’ampliamento dell'acciaieria.
Duemila miliardi per nuovi
impianti, il lungo pontile, la
colmata a mare con le scorie degli
altiforni. Eppure incombeva la crisi
dell’acciaio. Nel 1989 l’Europa si
fece sentire: basta sussidi alle
aziende in perdita. Spenti gli
altiforni, si producevano nastri con
l’acciaio semilavorato a Taranto.
Nel dicembre 1991 l’epilogo. Già
chiusi cementificio ed Eternit.
Cominciò il balletto dei progetti.
Una Bagnoli spa, a capitale statale,
avrebbe dovuto smantellare e
vendere impianti e risanare l’area.
Vendette poco, risanò pochissimo,
spese tanto. Le subentrò
Bagnolifutura a capitale del
Comune e quote minori di Regione
e Provincia. Acquisì, ma non pagò,
i suoli ex Iri. Avrebbe dovuto
completare la bonifica e realizzare i
progetti urbanistici scaturiti da
diatribe fra politici, tecnici e
ambientalisti. Approdi turistici? Sì,
ma pochi. Alberghi e case? Sì, ma
lontani dal mare. Mettiamoci pure
l’acquario per tartarughe, un
auditorium, studi per film e tv,
molto verde e impianti sportivi.
Già, ma chi paga e chi gestisce?
Una legge del ’96 ordina il
risanamento dell’intero litorale.
Ma come rimuovere la colmata a
mare? Costi enormi, e dove
scaricare i materiali? E perché
rinunciare al pontile se può servire
da passeggiata a mare? E la Città
della Scienza che occupa parte della
spiaggia? Gli ambientalisti la
vogliono ricostruita lontana dal
litorale. Insomma un’urbanistica
pasticciata e improduttiva.
Vent’anni di costoso immobilismo.
Sembra che ora tutti se ne
convincano. Ma dove
approderanno le riunioni avviate in
questi giorni? Occorrerebbe il
coraggio dell’utopia. Come quando
a fine Ottocento l’architetto
Lamont Young disegnò per Bagnoli
una fantasmagoria di specchi
acquei sui quali s’affacciavano
residenze, alberghi, stabilimenti
balneari, palazzi di cristallo con
musei e gallerie. Un’utopia nella
quale coinvolgere l’isolotto di
Nisida, sito stupendo da sottrarre
all’ingrata sorte di carcere minorile
e sede militare. Solo un’utopia
proiettata nel tempo e spendibile a
scala internazionale salverà Napoli
dal declino economico, sociale,
urbanistico. Ma forse la vera
utopia è una nuova classe
dirigente.
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