Mai un attimo di noia sui mercati finanziari
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Mai un attimo di noia sui mercati finanziari
Documento destinato agli investitori professionisti Approfondimento mensile sulla situazione attuale e probabili sviluppi dei mercati globali 17 Ottobre 2016 MarketScope Mentre tutti gli occhi sono puntati sulle notizie che riguardano la politica, i suoi protagonisti e il mondo delle imprese, in sovraimpressione scorrono alcune informazioni più obiettive sull’emotività e i macro trend dei mercati che ancora giustificano una moderata propensione al rischio. Mai un attimo di noia sui mercati finanziari Raccomandazioni della strategia Obbligazioni Rendimenti dei bond decennali (previsioni a 3 mesi) USA Eurozona Giappone Titoli di credito investment grade Titoli di credito high yield Debito mercati emergenti Valuta forte Valuta locale 1,9% 0,1% 0,0% + + = + Azioni Energia Materiali Industriali Consumi discrezionali Consumi di base Healthcare Finanziari Tecnologia Servizi di telecomunicazione Utility = + + + + + = - Regioni Stati Uniti Eurozona Giappone Mercati emergenti Regno Unito positivo (+), neutrale (=), negativo (-) Fonte: NN Investment Partners, 17 ottobre 2016 = + + + Le elezioni statunitensi sono l’argomento del giorno, e nonostante aumentino le probabilità di una vittoria del candidato più vicino ai mercati, le piazze finanziarie continueranno a seguire con attenzione le innumerevoli (brutte) storie che si susseguono. Anche la politica monetaria rimarrà sotto i riflettori, come già negli anni passati. Il quadro dei fondamentali appare in via di miglioramento, a sostegno della nostra view positiva su gran parte degli asset rischiosi. Negli ultimi mesi abbiamo osservato alcuni sviluppi interessanti sui mercati finanziari. Dopo un periodo di volatilità relativamente contenuta durante l’estate, la virata nelle aspettative delle banche centrali e l’aumento dell’incertezza nel quadro politico hanno alimentato il nervosismo degli investitori. I mercati hanno iniziato a scontare un rialzo sempre più probabile dei tassi da parte della Federal Reserve, provocando un aumento dei rendimenti obbligazionari statunitensi e, soprattutto nelle ultime settimane, il rafforzamento del dollaro. I rendimenti obbligazionari sono aumentati anche in Europa e in Giappone, in parte a causa di una correlazione positiva con i rendimenti statunitensi, ma anche perché l’orientamento delle banche centrali locali è stato percepito come meno accomodante del previsto, soprattutto in considerazione dell’esito del referendum britannico. I dubbi sull’efficacia di una politica monetaria ancora più espansiva sono aumentati, e al tempo stesso sono cresciute le speranze di un maggiore equilibrio tra politica monetaria e fiscale. Nel frattempo, gli indicatori di sorpresa economica sono nuovamente migliorati dopo il calo subito da metà agosto. Anche il prezzo del petrolio è aumentato sensibilmente dopo l’accordo apparentemente raggiunto dai produttori per stabilizzare il mercato. Sui mercati azionari questi sviluppi sono sfociati in un marcato recupero dei settori ciclici, a scapito dei segmenti difensivi. Nonostante l’aumento dei rendimenti obbligazionari, nell’area del reddito fisso le categorie sensibili all’andamento delle materie prime, come i titoli high yield, hanno registrato una performance relativamente positiva, mentre il debito dei mercati emergenti ha in parte risentito dell’apprezzamento del dollaro. Sebbene il quadro di incertezza che circonda la politica e l’orientamento delle banche centrali giustifichi una certa cautela, i trend fondamentali e il comportamento del mercato ci inducono ad avere alcune posizioni di lieve sovrappeso in azioni e titoli immobiliari, mentre siamo neutrali su prodotti a spread e materie prime. Confermiamo la nostra posizione nettamente sottopesata nei titoli governativi, data la cautela richiesta dalle valutazioni estremamente elevate, in particolare dei Bund tedeschi. www.nnip.it Documento destinato agli investitori professionisti Economia: valutare l’incertezza politica • Mercati più tranquilli in caso di vittoria di Hillary Clinton • Il clima di incertezza, associato alla debolezza dei dati economici, rappresenta un rischio • Di recente i dati economici hanno ripreso a migliorare Nelle prossime settimane saranno le elezioni statunitensi a dominare la scena 17 Ottobre 2016 Il ruolo fondamentale dei dati economici nelle fasi di incertezza politica Nelle ultime battute della campagna elettorale, i premi per il rischio politico probabilmente andranno su e giù come faranno sicuramente i sondaggi. Oltre a monitorare tutti questi aspetti, è necessario mettere le cose in prospettiva. L’incertezza politica è un fattore importante per i mercati, ma sicuramente non l’unico. La recente esperienza della Brexit dimostra come l’attenzione dei media per le dinamiche politiche possa talvolta ingannare gli investitori, portandoli a credere che conti solo la politica. Nonostante l’esito del referendum sulla Brexit, i mercati hanno tenuto molto bene durante l’estate, soprattutto perché i dati economici si sono dimostrati assai più resistenti di quanto molti avessero previsto. Attualmente, l’incertezza che circonda gli sviluppi politici e l’orientamento delle banche centrali rappresenta uno dei principali fattori che spingono gli investitori a essere più cauti di quanto non richiedano i fondamentali economici sottostanti. Le speculazioni sul prossimo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve sono passate in secondo piano a fronte della posizione attendista assunta dalla banca centrale USA a settembre. D’altro canto, le elezioni presidenziali ormai imminenti ovviamente sono un argomento di speculazione molto popolare sui media e tra chi segue i mercati. Soprattutto perché questa volta un candidato controverso ha reali possibilità di vincere, e una sua eventuale vittoria potrebbe causare una sostanziale virata della politica estera e commerciale degli Stati Uniti. I mercati hanno quindi un buon motivo per essere nervosi. Questo effetto dovrebbe essere già diventato parte del sapere collettivo della comunità di investimento. L’incertezza politica può danneggiare in modo permanente i mercati soprattutto quando coincide con la debolezza economica, come si è visto durante la crisi del credito tra la fine del 2007 e l’inizio del 2009, con i picchi della crisi dell’euro nelle estati del 2011 e 2012 e a cavallo tra il 2015 e il 2016, quando i timori per la politica cinese, i mercati emergenti e la debolezza delle materie prime hanno pesantemente penalizzato i mercati. Il messaggio è che bisogna essere consapevoli dei fattori politici ma evitare che monopolizzino la nostra attenzione, senza mai ignorare l’economia reale e altri importanti driver del comportamento dei mercati. Prima che gli americani vadano alle urne l’8 novembre, le percezioni degli investitori sul probabile esito della battaglia tra Clinton e Trump continueranno a mutare. L’impatto sul mercato del variare delle probabilità in un senso o nell’altro dipende da due fattori chiave: l’effettiva agenda politica che i candidati potrebbero attuare dopo le elezioni e l’incertezza che circonda le prospettive politiche. Considerando questi due elementi, è facile capire perché i mercati sembrino preferire una vittoria di Hillary Clinton piuttosto che di Donald Trump. Clinton è chiaramente la candidata dello status quo: se diventerà presidente, probabilmente ci saranno meno cambiamenti e una maggiore visibilità sul futuro percorso politico. Questo è piuttosto ovvio, anche senza scendere nel dettaglio dei programmi politici dei due candidati. A seguito del voto sulla Brexit e in vista delle elezioni USA, sulla scena politica è nuovamente aumentata l’incertezza. Inoltre i dati hanno subito una flessione in agosto per poi tornare a rafforzarsi a fine settembre (cfr. grafico). A settembre sono migliorati in particolare gli indicatori di fiducia delle imprese, soprattutto negli Stati Uniti e nell’eurozona. Negli Stati Uniti l’indice ISM ha compiuto un rimbalzo sia per la componente manifatturiera che per quella dei servizi; anche l’indice IFO tedesco e l’indice generale del sentiment economico della Commissione europea per l’eurozona sono aumentati. In Giappone gli indicatori di fiducia delle imprese evidenziano un moderato miglioramento, mentre nei mercati emergenti rimangono nettamente al di sotto delle medie a lungo termine nonostante un lieve progresso. Con l’inizio della stagione degli utili del terzo trimestre, la stabilizzazione o l’espansione della crescita dei profitti potrebbero determinare un ulteriore aumento della fiducia delle imprese. Ci aspettiamo un certo miglioramento rispetto al secondo trimestre, dato il minore impatto dei fattori che hanno ostacolato la crescita degli utili dal secondo semestre del 2014, ovvero la stabilizzazione dei prezzi delle commodity e la recente stabilizzazione relativa dei tassi di cambio. Clinton si troverebbe probabilmente ad affrontare un Congresso diviso o addirittura interamente repubblicano. La Camera dei Rappresentanti difficilmente finirà in mani democratiche, mentre il Senato potrebbe muoversi in una direzione o nell’altra. A Washington potrebbe quindi continuare l’impasse politico, a prescindere dalla portata di eventuali cambiamenti politici previsti da Clinton. E per quanto alcuni aspetti specifici del suo programma potrebbero influenzare determinati settori (come la sanità), i piani che ha presentato finora rappresentano essenzialmente una conferma della direzione attuale, piuttosto che una drastica svolta. Atteso un miglioramento della fiducia delle imprese Miglioramento degli indicatori di sorpresa economica dal mese di settembre Per Trump, l’equilibrio appare decisamente diverso. Anche lui potrebbe ritrovarsi con un Congresso diviso, ma esistono concrete possibilità che riesca invece a operare con un parlamento interamente repubblicano. Probabilmente, questo gli consentirebbe di portare avanti una parte più consistente della sua agenda rispetto all’avversaria, in un clima di discontinuità politica che potrebbe creare grande incertezza a causa del brusco cambio di direzione nelle politiche commerciali (protezionismo), nella politica estera (minore cooperazione internazionale) e nella politica del lavoro (meno immigrazione, più rimpatri di lavoratori irregolari). Una presidenza Trump potrebbe anche indebolire significativamente l’indipendenza della Federal Reserve. Infine, la volubilità di Trump e la sua mancanza di esperienza in campo politico contribuiscono a diminuire la visibilità su quello che potrebbe accadere durante una sua amministrazione. 2 Documento destinato agli investitori professionisti Titoli azionari: è il momento dei ciclici • Notevole sovraperformance dei settori ciclici • L’aumento dei rendimenti obbligazionari e del prezzo del petrolio crea un quadro favorevole • Settori difensivi a rischio per una possibile inversione della ricerca di rendimento Vola il trend di sovraperformance dei settori ciclici Negli ultimi mesi i mercati azionari globali hanno seguito un andamento sostanzialmente laterale, con l’indice MSCI World pressoché fermo, in termini di euro, da fine agosto. Questa apparente stabilità cela tuttavia alcuni interessanti trend sottostanti, talora presenti già da tempo, come la sovraperformance delle azioni emergenti rispetto a quelle dei mercati sviluppati, oppure formatisi più di recente. Il passaggio dai settori difensivi e dai cosiddetti “proxy obbligazionari” (azioni con caratteristiche simili alle obbligazioni, quali utili prevedibili e dividendi relativamente elevati e stabili) ai settori ciclici è iniziato solo durante l’estate, a seguito del voto a sorpresa sulla Brexit del 23 giugno, alimentando le speranze di un migliore equilibrio tra politica monetaria e fiscale. Il settore finanziario ha superato il punto di minimo nello stesso periodo, anche se il rimbalzo è stato meno pronunciato a causa di problemi idiosincratici del settore bancario dell’eurozona. I settori ciclici battono il mercato dal mese di luglio 17 Ottobre 2016 Il rincaro delle materie prime crea un quadro favorevole I prezzi delle commodity svolgono un ruolo importante. L’aumento dei prezzi del petrolio ha un impatto positivo sulla performance relativa dei settori energia e materiali, e in tal senso l’accordo dell’OPEC per congelare la produzione dovrebbe sostenere i settori ciclici. Naturalmente il taglio alla produzione deve ancora tradursi in quote specifiche per i singoli paesi ed essere confermato durante la prossima riunione di novembre. I prezzi petroliferi più elevati implicano anche un aumento della crescita degli utili globale, minori rischi di default nel settore dello shale oil statunitense e migliori prospettive per i dividendi del settore. Oltre ad avere un impatto diretto sulla redditività dei settori delle commodity, l’aumento dei prezzi delle materie prime può incidere anche sulle aspettative di inflazione e quindi, indirettamente, facilitare il compito delle banche centrali. Anche in questo caso, se questo portasse a un aumento dei rendimenti obbligazionari o a maggiori probabilità di inasprimento della politica monetaria si avrebbe un miglioramento della performance ciclica. A ciò si riconduce anche la performance dei mercati emergenti. In una prospettiva storica, vi è una stretta correlazione tra l’andamento delle piazze emergenti e quello del settore materiali, dovuta nello specifico all’importanza della Cina per la domanda globale di materie prime. Gli ultimi dati cinesi, in particolare l’outlook del mercato edilizio, lasciano ben sperare. Ampio margine di miglioramento per utili e valutazioni Gli altri driver che potrebbero prolungare la sovraperformance dei settori ciclici sono il miglioramento del momentum degli utili, le valutazioni relative e un potenziale cambio di direzione dei flussi dei fondi. Il momentum degli utili dei settori ciclici è migliorato a livello generale, non solo in termini assoluti ma anche rispetto ai settori difensivi. Nel settore energia, nonostante una certa debolezza ci aspettiamo che in caso di stabilizzazione del prezzo del petrolio attorno a 50 dollari il trend di accelerazione degli utili diventi positivo in tempi brevi. Un altro aspetto riguarda le valutazioni relative, particolarmente rilevanti se consideriamo i finanziari. Il rapporto prezzo/utili (P/E) relativo dei finanziari è sceso al di sotto dei livelli osservati durante la grande crisi finanziaria. Naturalmente nel settore non mancano i problemi e sarebbe eccessivo aspettarsi un ritorno ai precedenti livelli di redditività, tuttavia sul fronte normativo si sono compiuti notevoli progressi. Inoltre, il momentum degli utili del settore finanziario è diventato positivo per la prima volta da metà 2015 e anche il momentum dei dividendi è nettamente migliorato. A parte il caso dei finanziari, il premio di valutazione per la visibilità degli utili è notevolmente aumentato. Per esempio, il premio P/E del settore consumi primari rispetto al settore consumi discrezionali è vicino ai massimi livelli da oltre 15 anni. Possibile inversione di tendenza nella ricerca di rendimento I driver che erano già presenti ci sembrano ancora validi e abbastanza forti da continuare a trainare la sovraperformance dei ciclici. Nelle ultime settimane i dati economici hanno perlopiù superato le aspettative, soprattutto nelle economie sviluppate, e il nostro indicatore interno relativo al ciclo globale, che misura l’accelerazione dei dati sul sentiment, è ritornato positivo dopo un breve periodo in territorio negativo. Inoltre, i rendimenti obbligazionari sono ulteriormente aumentati e la curva dei rendimenti USA si è irripidita. Questo è un fattore importante per la sovraperformance del settore finanziario. Il miglioramento dei dati macroeconomici, un iniziale inasprimento della politica monetaria, l’aumento dei prezzi delle materie e maggiori probabilità di incremento della spesa fiscale potrebbero contribuire ad alimentare questo trend. Questa divergenza insolitamente ampia tra consumi di base difensivi e titoli più ciclici relativi ai consumi discrezionali trae origine dall’agguerrita ricerca di rendimento che ha coinvolto gli investitori negli ultimi anni. È stato il calo persistente dei rendimenti obbligazionari a provocare la ricerca di rendimento, che ha visto anche investitori obbligazionari tradizionali riversarsi sui settori azionari con un’elevata visibilità degli utili e una crescita stabile dei dividendi (i “proxy obbligazionari” descritti in precedenza), come i beni di consumo primari e le utility. Di conseguenza, ingenti capitali sono confluiti verso questi settori. Adesso il rischio è che quando i rendimenti del mercato obbligazionario diventeranno più interessanti, questi “turisti” torneranno sui loro passi e venderanno le posizioni azionarie assunte in tali settori, provocando forti deflussi. Inoltre, secondo le indagini sul posizionamento degli investitori, le materie prime e i finanziari rappresentano ancora posizioni di sottopeso, ma la situazione sta iniziando a cambiare con la progressiva chiusura delle grandi posizioni sottopesate. 3 Documento destinato agli investitori professionisti Mercati obbligazionari: rendimenti ai minimi • Costante aumento dei rendimenti obbligazionari a seguito delle dichiarazioni della Fed. • Dubbi sull’efficacia della politica di BCE e BoJ • Prodotti a spread sostenuti dai dati macroeconomici e dal prezzo del petrolio I rendimenti dei titoli governativi sembrano aver toccato i minimi I rendimenti governativi dei mercati sviluppati potrebbero aver raggiunto il punto di minimo durante l’estate. I rendimenti statunitensi, in particolare, hanno evidenziato un costante aumento dopo il picco negativo segnato a inizio luglio a seguito di un periodo di debolezza causato da vari fattori, tra i quali la flessione del mercato del lavoro a maggio, la fuga verso la sicurezza in vista del referendum britannico e le previsioni di una politica monetaria ancora accomodante dopo il voto sulla Brexit. A luglio, però, la Federal Reserve ha dichiarato che “i rischi a breve termine legati all’outlook economico sono diminuiti”, segnalando la possibilità di un aumento dei tassi nel corso dell’anno. Al simposio di Jackson Hole, la presidente della Fed Yellen ha affermato che “negli ultimi mesi le argomentazioni a favore di un aumento dei tassi di interesse si sono rafforzate”, alimentando il trend rialzista dei rendimenti obbligazionari USA. A settembre la Fed ha lasciato i tassi invariati, indicando però un probabile aumento entro la fine dell’anno e un successivo percorso di graduali rialzi. I mercati hanno iniziato a scontare un aumento dei tassi a dicembre: oltre a incidere sui future sui Fed Funds, questo ha determinato un aumento dei rendimenti delle obbligazioni a 2 e 10 anni e il rafforzamento del dollaro. I rendimenti obbligazionari hanno finalmente segnato il minimo? 17 Ottobre 2016 Anche le nuove iniziative della BoJ, in particolare il controllo della curva dei rendimenti e il superamento del target di inflazione, hanno confuso i mercati. I dubbi sull’efficacia di ulteriori azioni di politica monetaria sono aumentati, alimentando la volatilità sui mercati dei titoli governativi. Il rendimento dei Bund decennali è tornato in territorio positivo. Nonostante i forti dubbi sull’efficacia della politica monetaria, prevale tuttora la percezione che l’economia sia ancora troppo debole perché le banche centrali possano mettere da parte le politiche accomodanti. La Fed probabilmente alzerà i tassi, ma gli investitori sono consapevoli della gradualità con cui verranno rimossi gli stimoli e quindi si aspettano che le politiche monetarie continuino momentaneamente a fornire una sorta di “put” per il mercato. La crescita moderata, l’inflazione ostinatamente bassa e una domanda sempre forte di obbligazioni governative ad alto rating probabilmente terranno bassi i rendimenti obbligazionari. Prodotti a spread sostenuti dai dati macro e dal prezzo del petrolio Oltre al “put delle banche centrali”, rafforzato dalla costante attività di acquisto di obbligazioni corporate da parte della Bce e della Bank of England, anche il recente miglioramento dei dati economici e il venir meno dei timori sulla crescita globale rappresentano importanti driver dei flussi di investimento verso le categorie a spread come i titoli di credito e il debito dei mercati emergenti. Ci aspettiamo che questo pattern continui, creando eventualmente un contesto più positivo per i flussi e la performance dei prodotti a spread. Un ulteriore supporto per i prodotti a spread deriva dall’aumento dei prezzi del petrolio a seguito dell’accordo dell’OPEC sul congelamento della produzione. Molti dettagli devono essere ancora definiti prima di negoziare un accordo finale a novembre, mentre gli aspetti relativi alla compliance successiva e al coordinamento con i membri non-OPEC rimangono una questione aperta. Nonostante ciò, il fatto che l’OPEC abbia accantonato la propria strategia di difesa delle quote di mercato - una mossa resa necessaria dai limiti di bilancio degli stati membri - probabilmente riduce i rischi di ribasso del prezzo del petrolio. Questo contesto ha favorito in particolare i titoli high yield statunitensi, grazie alla loro esposizione relativamente elevata al settore energetico. Quest’anno osserviamo un’elevata correlazione tra spread di credito e materie prime in generale, pertanto il miglioramento delle commodity a fronte di un contesto ciclico più favorevole potrebbe offrire maggiore supporto ai prodotti a spread. Mercato immobiliari Dubbi sull’efficacia della politica della BCE e della Bank of Japan Mentre le intenzioni della Fed sembrano piuttosto chiare, per gli investitori non è stato facile interpretare le recenti riunioni e gli annunci di politica monetaria di BCE e BoJ. A settembre la Banca centrale europea ha deciso di non intervenire, annunciando però l’intenzione di esaminare potenziali misure per limitare l’attuazione dei propri programmi di acquisto. Questa dichiarazione è stata intesa come riferimento a una potenziale normalizzazione della politica monetaria, di conseguenza la volatilità dei rendimenti dei Bund tedeschi è aumentata. Negli ultimi mesi il comparto immobiliare ha risentito dell’aumento dei rendimenti dei Treasury USA, coinciso con il passaggio dei mercati da settori difensivi e settori che distribuiscono dividendi verso settori più ciclici. Riteniamo tuttavia che la componente ciclica del settore immobiliare sia trascurata dagli investitori. I due driver principali sono il mercato del lavoro, che continua a rafforzarsi a livello mondiale, e il trend delle vendite al dettaglio. I consumi si confermano uno dei capisaldi della crescita economica. I prezzi delle abitazioni continuano a crescere, anche se a un ritmo chiaramente inferiore nel Regno Unito dopo un periodo di crescita che ha sfiorato la doppia cifra. Riteniamo che il supporto dei fondamentali possa compensare l’attenuarsi del sostegno offerto dai bassi rendimenti obbligazionari. Confermiamo pertanto la nostra posizione di lieve sovrappeso. 4 Documento destinato agli investitori professionisti 17 Ottobre 2016 Materie prime La posizione nelle materie prime è stata aumentata a neutrale. L’accordo raggiunto dall’OPEC sul congelamento della produzione invia un importante messaggio al mondo esterno. I produttori di petrolio sembrano aver trovato un terreno d’intesa per stabilizzare il mercato e accantonare la strategia di difesa delle quote di mercato. Grazie anche a un’iniziale ripresa degli indicatori ciclici globali, i rischi di ribasso per i prezzi delle materie prime sono diminuiti. Inoltre, la solidità dei dati relativi all’edilizia abitativa cinese sostiene l’outlook del settore costruzioni e quindi dei metalli industriali. 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