Saputo accelera: «Uno stadio stile Juve

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Saputo accelera: «Uno stadio stile Juve
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Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere di Bologna
BO
Primo piano Il futuro
Saputo accelera: «Uno stadio stile Juve»
Il Comune: «Ci siamo, martedì si parte»
Il chairman canadese: «Il modello bianconero è quello da seguire». Si studiano i progetti, costerà più di 100 milioni
Costruire una squadra in grado di affrontare serenamente la
serie A e offrirgli una casa adeguata, moderna, funzionale,
sostenibile, uno stadio con la S
maiuscola. Riparte da qui Joey
Saputo, chairman del Bologna
Fc, proprietario con un portafoglio very important, amato dai
tifosi e assai apprezzato dall’amministrazione.
L’ha detto a chiare lettere il
chairman canadese. «Ho studiato il modello Juve e lo apprezzo molto. Mi piace il loro
stadio, quello che hanno creato, è la strada giusta da seguire.
Mi piacerebbe andare verso un
tipo di modello nordamericano, anche come pubblico, come tipo di hospitality e di accoglienza. Rendere lo stadio una
casa accogliente e fruibile e studiare un tipo di restyling che
possa mettere tutti d’accordo».
Il primo obbiettivo, la serie
A, è stato raggiunto: ora «al lavoro» su questi due fronti,
squadra e stadio. Corvino penserà a come ridisegnare l’undici
da affidare a Delio Rossi, Saputo e Fenucci dovranno invece
valutare lo studio di fattibilità
della ristrutturazione dello storico Dall’Ara, prossimo ai 90 anni.
Sono settimane che i tecnici
del Bologna Fc e del Comune
studiano i disegni preparatori e
le ipotesi progettuali prodotte
dallo studio Lenzi & Associati
grazie anche alla preziosa consulenza dell’architetto Gino Zavanella, che ha lavorato alla realizzazione ex novo dello Juventus Stadium. Fondamentali anche gli studi e le analisi
strategiche preliminari relative
alla riqualificazione del Dall’Ara fornite dallo studio Larry
Smith cui si è appoggiato il management rossoblù per affrontare al meglio questa impresa. È
arrivato il momento di tirare le
somme.
Architettura da una parte,
business dall’altra. La nuova casa dei giocatori rossoblù non
solo deve essere bella e accogliente, ma, rappresentando in
prospettiva un asset per la società, deve avere la capacità di
produrre dei ricavi. Soprattutto
extra partita. E in equilibrio con
il territorio. Punti di partenza
su cui sono tutti d’accordo, società e Comune. Palazzo d’Accursio fa sapere: «Abbiamo a
che fare con persone serie —
ha detto il sindaco — ci sono le
basi per andare avanti, restare
in serie A ed avere uno stadio
all’altezza della situazione. Stiamo cominciando ad esaminare
un progetto di fattibilità, martedì porteremo un atto di indirizzo in giunta».
Gli ha fatto eco l’assessore allo sport, Luca Rizzo Nervo: «La
promozione avvalora le prospettive infrastrutturali che il
Bologna non ha mai fatto mistero di voler consolidare, e noi
ci siamo».
Immediato il segnale di concretezza lanciato da Palazzo
d’Accursio: martedì prossimo
infatti la giunta varerà le linee
d’indirizzo per il rifacimento
dello stadio promosso dalla
nuova dirigenza del club. Non
perdere tempo, anzi accelerare,
sicuramente sveltire le pratiche
burocratiche. Un po’ come è
Pronto a fine agosto
I primi lavori
per la San Luca
Sarà tutta nuova
l’area hospitality
L’invasione Il prato del Dall’Ara invaso dai tifosi rossoblù subito dopo il fischio finale dell’1-1 contro il Pescara, martedì notte
stato fatto per Fico.
Prima del grande progetto
però il nuovo Bologna ha intenzione di fare quello che i predecessori, per anni e per cattiva gestione, non hanno mai fatto: rispolverare, ricucire, rattoppare,
riverniciare il Dall’Ara. Piccoli
ma significativi lavori di restyling all’interno e all’esterno
dell’impianto (si pensi ai cosiddetti bagni o ai ridotti, vetusti e
tristi punti ristori). Fra poche
settimane si aprirà il cantiere
(mentre quello aperto 12 anni fa
per la copertura della piscina
olimpica è ancora lì…).
È invece delicatissima la valutazione di fattibilità e sostenibilità delle prospettive di riqualificazione del Dall’Ara e aree limitrofe. Le idee non mancano: via
la gabbia di acciaio del ’90 a parte quella della tribuna e riscoperta dei mattino del 1927; copertura dell’impianto con soluzione da studiare per gli spalti
davanti alla Torre di Maratona
che deve rimanere il più possibile visibile; avvicinamento curve a ridosso del campo ed eliminazione della pista di atletica;
recupero di importanti volumetrie alle spalle delle nuove curve;
quattro blocchi di servizio da realizzarsi ai quattro angoli dello
stadio; nuovo parcheggio a silos
al posto della storica sala stampa dei Mondiali di fronte alla piscina Longo; interramento di via
Andrea Costa e al posto dell’Antistadio due campi da calcio regolamentari, tre piccoli e l’Accademy per le giovanili.
 Il commento
A caccia di uomini concreti
(dimenticandosi la nostalgia)
SEGUE DALLA PRIMA
H
o sentito Mister Saputo — Giove Palla l’abbia in
gloria — che alla parola Bologna, bella, tonda,
fascinosa, ha avvicinato quell’altra parolina proibita
dalle parti in cui si fa sul serio: scudetto. Ci vorranno
anni, personalmente mi auguro di vederlo. Ma solo se
si comincia bene. E allora dico la mia. Ci sono due
modi per rifare la serie A a Bologna: uno è il modo
«Osteria Numero Venti», roba da serate a tavola
snocciolando nomi divertenti, piedi buoni «alla
bolognese», oddio, americanate un po’ Barnum; e
infatti ho già sentito che potremmo rallegrarci con
Cassano, fare i duri con Pazzini, mettere su un circo di
vecchie glorie come talvolta s’è fatto in passato e di
glorie se n’è vista una sola, Roberto Baggio. Poi c’è il
modo concreto di tirare su una squadra che possa
subito tirar fuori le unghie, far vedere calcio ma con
giudizio, dandosi subito una regolata dietro, dove
Tante idee, è vero, ma sono
sostenibili? Il costo di un intervento del genere si aggirerebbe
sui 100 milioni (diciamo circa 4
mila euro a posto dei 25 mila
che, più o meno, si andrebbero
a ricavare dopo il lifting). Ora è
vero che il club rossoblù quattro
mesi fa, dopo un incontro con il
presidente del Coni Giovanni
Malagò e i vertici del Credito
Sportivo, incassò da questi ultimi la disponibilità di finanziare
la ristrutturazione del Dall’Ara
per una cifra non superiore a 100
milioni restituibile in 20 o 30
anni, ma non basta. Più che sulle soluzioni architettoniche (alcune delle quali, comunque, affatto semplici), è sullo sviluppo
e sulla redditività della nuova
area che si stanno scervellando e
confrontando i dirigenti. Del resto quel comparto, non solo è
caratterizzato da una notevole
densità abitativa offrendo quindi pochi spazi di manovra, ma
anche quei pochi sono a ridosso
del monumentale cimitero della
Certosa che, per legge, limita e
non di poco certe scelte. In sostanza sembrerebbero compromessi alcuni sviluppi di carattere commerciale che sono però
ritenuti fondamentali. L’intenzione però è di superare questa
difficoltà. L’extrema ratio sarebbe quella di costruirne uno nuovo altrove e ripensare diversamente all’utilizzo del vecchio
Dall’Ara. Ma Palazzo d’Accursio
(per ora) nin ne vuole sapere.
Fernando Pellerano
abbiamo passato pene infinite. Ci vuole gente di
categoria, i fenomeni li ha solo la Juve, per proteggersi,
tutti gli altri fanno ridere come mi ha fatto ridere per
mesi Benitez. Una bella difesa, un buon portiere che il
Parma potrebbe allungarci, Mirante, un paio di esterni
sul genere dell’empolese Tonelli (quello che
voleva...distruggere Denis)e del napoletano
Cannavaro, che al San Paolo è mancato tanto, come
Behrami. Non m’allargo più che tanto perché non so
quanto ci sarà da spendere, anche se Corvino mi parla
di dirigenti generosi ma non sciocchi, e quando ti
dicono che i pagatori sono intelligenti non puoi metter
nero su bianco nomi da pazzi,forse puoi aspettarti il
colpo, quello sì, ché soprattutto là davanti c’è da dare
un bell’aiuto a quelli che resteranno, pochi, gente
giusta per una piazza che negli ultimi tempi è stata
umiliata prima di ricevere il dono di Dio di una serata
trionfale. Qualità e quantità, c’è un giovane che mi
piace e che il Parma darà al miglior offerente, Josè
Mauri, il Dybala degli speranzosi, visto che anche
l’argentino preso dalla Juve è una speranza. Poi — se
permettete — italiani, italiani, mettiamoci in testa che
siamo noi l’arma del futuro; cos’è successo all’Inter, al
Milan, la torre di Babele piantata in mezzo a San Siro,
dovrebbe indirizzarci verso lidi casalinghi. Da questi
dettagli che hanno la consistenza di un programma
Benedetta Serie A, e benedetti
siano questi 35 milioni di euro
che con la promozione
finiranno nelle casse del
Bologna. Joey Saputo e Claudio
Fenucci hanno parlato anche di
questo ieri nel corso dei loro
interminabili confronti. Perché
tutto questo bendiddio servirà
per gli interventi relativi al
rafforzamento della squadra dal
punto di vista tecnico e di
conseguenza per creare un
valore sportivo. Ma certe risorse
diventeranno importanti anche
per migliorare nell’immediato
determinate strutture. Sì,
perché il Bologna farà
interventi mirati da subito sullo
stadio Dall’Ara e anche sul
centro sportivo. Proprio nel
corso dei colloqui di ieri a
Casteldebole tra il chairman
rossoblù e l’amministratore
delegato è stato affrontato con
grande determinazione
l’aspetto relativo allo stadio,
perché con la squadra tornata
in serie A il Dall’Ara andrà
obbligatoriamente reso più
accogliente. Sarà fatto un
intervento molto importante
sulla curva San Luca, rimasta
chiusa per inagibilità anche
nelle due partite dei playoff
contro Avellino e Pescara, poi
sarà migliorata anche l’area
ospitalità, che in questa
stagione aveva evidenziato
qualche lacuna. Ora, in serie B
si poteva anche chiudere un
occhio, ma in serie A il Bologna
di Saputo vuole essere un
esempio per tutti e su tutti i
fronti. E siamo solo all’inizio,
perché il lavoro sulle
infrastrutture sarà addirittura
un comandamento da seguire
per questa proprietà e per
questa società.
C. Ben.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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sognante e coraggioso deve nascere una società
attrezzatissima per affrontare un campionato che va
cambiando giorno dopo giorno, travolto dal business e
dalle smargiassate dei potenti, ex o veri. La Juve si pone
a modello non solo perché ha i soldi ma perché sa
spenderli bene, si fa fare regali preziosi dal mondo
(Morata, Llorente, Tevez, anche Evra) e manda al
mercato ma anche in Lega, in Federazione, personaggi
attendibili, autorevoli più che autoritari. Siccome il
Bologna un tempo era autorevole, si ricominci di lì,
persone giuste al posto giusto, per evitare che i
cialtroni a piede libero abbiano il successo maligno
che ebbero con Giuseppe Gazzoni, distrutto da figure
ufficiali e ufficiose mentre stava costruendo una casa
Rossoblù coi fiocchi. La parola «Bologna» deve non far
paura, troppo presto per augurarlo, ma ottenere
rispetto: il rispetto che meritano Saputo e Tacopina,
venuti qua a ridarci la voglia di battersi, a tentare di
rinnovare la leggenda di uno squadrone che ha fatto la
storia. All’«Osteria Numero Venti» ci si diverte prima di
andare a nanna, con du turtlein alla panna eppoi il
tempo di raccontarsi «Fatti & Figure» del tempo che
fu. Io che c’ero sconsiglio la nostalgia, raccomando
cinismo e programmi tripallici. Vedrai, vedrai...
Italo Cucci
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