Non solo assistenzialismo

Transcript

Non solo assistenzialismo
Non-Profit
L
e ONG aiutano realmente a
creare sviluppo o, se gestite
male, possono creare persino
effetti controproducenti? È questa
la domanda provocatoria che si
pone Angelo Pittaluga di Caritas
Italiana all’inizio dell’intervista
che vi proponiamo. Una domanda
su cui riflettere in questi giorni in
cui a Milano si tiene il Forum della
Cooperazione voluto dal ministro
Riccardi per cercare di rilanciare un
settore pesantemente segnato dai
tagli. Crediamo sia una domanda
✎ commento |
Sabato, 29 settembre 2012
di Michele Luppi
Non è solo questione di soldi
fondamentale perché parlando di
Cooperazione il problema non è
solo il quanto, ma anche il come.
Non possiamo negare quanto sia
difficile operare in contesti segnati
da corruzione, disorganizzazione
e difficoltà logistiche di ogni sorta,
dove il futuro è spesso incerto
a causa di tensioni e guerre.
Contesti che rendono difficile
ragionare sul lungo periodo. Detto
questo non si può nascondere
come in molti contesti vedere la
sfilata di jeep fiammanti di molte
ONG, non sempre necessarie, o
scoprire le cifre degli stipendi di
alcuni cooperanti o dipendenti
delle Agenzie umanitarie (ONU
in testa) lascia perplessi. Forse
potremmo guardare all’esempio
dei missionari e al loro saper
9
stare tra le gente. Non sono certo
infallibili - anche loro in alcuni casi
sbagliano e sprecano soldi - , ma
da insegnare hanno sicuramente
la capacità di mettersi accanto, di
accompagnare le comunità nel
costruire il loro sviluppo secondo
i loro tempi. Senza la necessità di
accelerare o di correre per dover
rispettare i tempi stabiliti dai bandi
dei donatori. Un insegnamento
che vale, soprattutto, per quelle
ONG cattoliche che si richiamano
al magistero della Chiesa.
Cooperazione. Intervista ad Angelo Pittaluga, referente Caritas Italiana in Africa Orientale
Non solo assistenzialismo
Quella del Sud Sudan è una
realtà emblematica per
capire come si muovono le
ONG impegnate nelle attività
di assistenza e sviluppo.
I risultati però non sempre
sono quelli che ci si aspetta
V
“
edendo la situazione del Sud
Sudan e il dispiegamento
massiccio delle Ong presenti
nel Paese, viene da chiedersi
se la cooperazione stia aiutando
realmente a creare sviluppo o se, invece,
non stia provocando conseguenze
controproducenti, persino dannose”.
A parlare al Sir è Angelo Pittaluga,
coordinatore regionale di Caritas
Italiana per l’Africa Orientale, da
un anno di base in Sud Sudan. Lo
abbiamo incontrato per cercare di
capire la situazione nel più giovane stato
dell’Africa (nato il 9 luglio 2011) e fare il
punto sulle attività di Caritas Italiana nel
Paese.
Da dove nasce questa provocazione?
“Dalla costatazione dei fatti:
quando sono arrivato all’indomani
dell’indipendenza sentivo che c’erano
molte aspettative, si aveva la sensazione
di essere ad un punto di svolta. Quello
che è successo, invece, è stato uno
smontarsi progressivo di queste belle
speranze. A causa del contenzioso
aperto tra Sudan e Sud Sudan, con
il conseguente blocco dei commerci
e dell’esportazione di petrolio, la
situazione economica in entrambi i
paesi è peggiorata, mentre nelle aree di
confine le violenze e il dramma degli
sfollati continua. In Sud Sudan poi
la corruzione è dilagante e la nuova
leadership politica non sembra essere
in grado di rispondere a queste nuove
sfide”.
E la cooperazione in questo scenario
che fa?
“A partire dagli accordi di pace del 2005
1-2 Ottobre
A Milano
il Forum della
Cooperazione
i terrà a Milano il
SForum
prossimo 1 e 2 ottobre il
della Cooperazione
internazionale fortemente
voluto dal ministro Andrea
Riccardi come momento
di incontro tra i cittadini, le
realtà della cooperazione e il mondo della politica. Per l’occasione
saranno presenti al Piccolo Teatro Strehler il Premier Mario Monti,
il ministro degli esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata e il Commissario
europeo per lo Sviluppo, Andris Piebalgs. Ospite d’eccezione
il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré. L’obiettivo
della due giorni, spiegano i promotori, è quello di “innescare
un confronto cha sappia determinare una scossa culturale di
rilancio della cooperazione, raccogliendo idee innovative, anche
grazie al coinvolgimento degli studenti universitari dei corsi di
cooperazione”. Al termine della seconda giornata di lavori sarà
presentato il “Patto nazionale per la nuova cooperazione allo
sviluppo “, un manifesto d’intenti che rilegittimi la centralità della
politica pubblica di cooperazione e tracci alcune direttive per una
ripresa quantitativa e qualitativa della Cooperazione italiana.
piccole e grandi Ong si sono riversate
in Sud Sudan grazie ai finanziamenti
messi a disposizione dai grandi donatori
internazionali. L’arrivo di personale con
grande capacità di spesa (di cui fanno
parte anche i nuovi investitori impegnati
soprattutto nel campo petrolifero ndr)
ha portato ad una crescita incredibile
dei prezzi. Oggi per affittare un ufficio
nel centro di Juba ci vogliono diverse
migliaia di dollari al mese. Prezzi che
hanno spinto la popolazione verso
le aree periferiche. La maggioranza
delle Ong è impegnata nella doverosa
assistenza agli sfollati, ma corriamo il
rischio di perdere di vista tutto il resto”.
In che senso?
“Inseguendo le emergenze si rischia
di dimenticare il fine ultimo della
cooperazione: lo sviluppo. Come Caritas
italiana rispondiamo puntualmente
agli appelli d’intervento di Caritas
Internationalis, ma dobbiamo essere
capaci di una prospettiva più ampia.
Altrimenti rischiamo che l’emergenza
diventi la norma, creando un circolo
vizioso che si autoalimenta”.
Come uscirne?
“Partendo dalle comunità locali. Credo
che a volte bisognerebbe guardare
di più a quanto fatto dai missionari,
presenti dai primi del novecento in
Sud Sudan, e al modo che hanno di
camminare con la gente. Come rete
Caritas stiamo cercando di promuovere
una riflessione in questo senso avendo
come primo obiettivo il sostegno alla
nuova Caritas del Sud Sudan, nata pochi
mesi fa. La sfida è quella di aiutare la
formazione delle Caritas diocesane e la
capacità di lavorare sempre più in rete.
Parallelamente come Caritas italiana,
insieme ad altre associazioni locali e
internazionali, abbiamo lanciato una
serie di attività di sensibilizzazione per
aiutare la popolazione a partecipare al
processo di revisione della costituzione
ancora in corso. Un modo per favorire la
maturazione della cittadinanza”.
Sul fronte dello sviluppo come vi state
muovendo?
“Siamo impegnati soprattutto nel
campo dell’agricoltura, la grande
potenzialità inespressa del Paese.
Decenni di instabilità hanno spinto la
popolazione a puntare su un’agricoltura
di pura sussistenza. Far ripartire il
settore significa garantire uno sviluppo
sostenibile alle comunità e una reale
lotta alla fame”.
Quali progetti sostenete?
“Sta per partire a Wau un progetto
agricolo finanziato da Caritas italiana
insieme all’iniziativa Solidarity with
South Sudan e ad Acs, una piccola Ong
italiana. L’idea è quella di costituire,
accanto alla scuola di infermieri attivata
dall’associazione, una piccola impresa
agricola che garantisca cibo agli studenti
e un reddito che possa contribuire alle
spese della struttura. Sempre nell’area
di Wau, insieme all’Ong Manitese e
alla facoltà di agraria dell’Università
Cattolica del Sud Sudan, stiamo per
lanciare un progetto di sostegno alle
comunità rurali, che coinvolge due Ong
locali. Un lavoro di tre anni che prevede
fasi di accompagnamento, formazione e
fornitura di materiali come bovini, aratri
e trattori”.
MICHELE LUPPI
I tagli del Ministero:
da 732 a 86 milioni
di euro in soli 5 anni
I
fondi per la cooperazione in Italia negli ultimi quattro anni
sono andati letteralmente a picco: “Gli stanziamenti per la
cooperazione ‘a dono’ gestiti dal ministero degli Affari esteri
sono passati dai 732 milioni di euro del 2008 ai 179 milioni nel
2011 e agli 86 milioni nel 2012, con una diminuzione, in soli
quattro anni, dell’88%”. È quanto
emerge dal documento presentato
la scorsa settimana dalle Ong
euro) sono stati riversati sulla
italiane nel corso dell’incontro “La
cooperazione allo sviluppo per
cooperazione internazionale allo
circa il 50%”. Una situazione
sviluppo che vogliamo”, organizzato
“paradossale”, spiegano
dall’associazione delle Ong italiane,
le diverse organizzazioni:
dal Coordinamento italiano network
“Cinque Ong italiane, di media
internazionali (Cini) e Link2007
grandezza oggi gestiscono più
Cooperazione in rete. Secondo le
risorse per la cooperazione di
Ong, “la cooperazione allo sviluppo
quanto non faccia il ministero
rappresenta ormai solo il 10% del
degli Affari esteri”.
bilancio complessivo degli Esteri”,
Le Ong, lamentano ancora
mentre “i tagli applicati dalle recenti
una volta, il volume degli
manovre finanziare al ministero
stanziamenti italiani per lo
(-11% pari a circa 200 milioni di
sviluppo lontano dalla media
europea che ha superato
lo 0,4% del Pil, mentre per
l’Italia è, nella realtà, al di
sotto dello 0,15%. Ma tra
le questioni sollevate dalle
Ong, ci sono anche i debiti
arretrati verso le Ong, “arrivati
a 40 milioni di euro, per
spese effettuate in progetti
realizzati e rendicontati. Si
sono accumulati negli anni
e solo recentemente hanno
incominciato ad essere
onorati”.