Il ruolo della flora microbica intestinale nell`obesità umana: recenti
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Il ruolo della flora microbica intestinale nell`obesità umana: recenti
Il ruolo della flora microbica intestinale nell'obesità umana: recenti acquisizioni e prospettive future A. Tagliabue a,* , M. Elli b Abstract Introduzione Flora microbica intestinale e salute Potenziali influenze della flora microbica intestinale sull’accumulo di tessuto adiposo Gut microbiota nell'obesità umana Discussione Conclusioni e prospettive future Bibliografia Autori Abstract Obiettivi: negli ultimi anni, la flora microbica intestinale ha acquisito un crescente interesse come un fattore ambientale che può influenzare la predisposizione verso l’accumulo di tessuto adiposo. In questa recensione, si descrivono e discutono la ricerca che si è concentrata sul coinvolgimento della flora intestinale umana nell’obesità. Abbiamo anche riassunto le attuali conoscenze riguardanti gli effetti sulla salute della composizione della flora intestinale intestinale, acquisibili con gli approcci metodologici più recenti, e le potenziali influenze della flora intestinale sull’accumulo di tessuto adiposo, come rivelato da studi sugli animali. Sintesi dei dati: sono stati selezionati attraverso una ricerca computerizzata in letteratura solo studi originali che sono stati pubblicati in inglese o in francese fino al dicembre 2011. Gli studi condotti finora dimostrano che non ci sono differenze nella flora intestinale tra animali da esperimento obesi o normopeso. Vi sono anche prove che una dieta ricca di grassi può indurre cambiamenti nella flora intestinale in modelli animali indipendentemente dalla presenza di obesità. Nell’uomo, l’obesità è stata associata ad una ridotta diversità batterica e una rappresentazione alterata delle specie batteriche, ma le differenze non sono omogenee tra gli studi presi in considerazione. Conclusioni: il dibattito rimane aperto circa il ruolo svolto dai cambiamenti della flora microbica intestinale come causa ambientale di sovrappeso o obesità o se questi cambiamenti sono una conseguenza dell'obesità, specificamente della dieta squilibrata che spesso accompagna il progressivo incremento ponderale. In futuro, studi più grandi sul ruolo potenziale della flora microbica intestinale nell'obesità umana deve essere condotti a livello di specie mediante tecniche di analisi standardizzate e prendendo in considerazioni tutte le possibili variabili di confondimento. Introduzione I tassi di prevalenza dell’obesità sono in rapido aumento nella maggior parte del mondo e i problemi ad essa associati stanno assumendo una sempre maggiore importanza nella sanità pubblica [1]. Negli ultimi anni, la flora microbica intestinale (microbiota) ha ottenuto un crescente interesse come fattore ambientale in grado di influenzare la predisposizione verso l’accumulo di tessuto adiposo e l’obesità. Questa ipotesi proviene da studi di Gordon all’Università di Washington (St. Louis, MO, USA) che per primo ha descritto gli effetti del trapianto di flora intestinale da topi obesi in topi “sterili” germ-free [2] e la differenza significativa nelle composizioni della flora intestinale di topi geneticamente obesi (ob/ob) e topi magri [3]. I meccanismi proposti per questi fenomeni si basano sull’ipotesi della "raccolta (harvest) di energia" (un maggiore utilizzo di carboidrati indigeribili da parte degli enzimi microbici) o sull’impatto di metaboliti microbici o segnali cellulari sui meccanismi dell’ospite che regolano l'assunzione di energia e/o di deposito del grasso [4]. Parallelamente alle conclusioni di cui sopra nei roditori, è stato osservato un cambiamento nella flora intestinale distale verso un maggiore rapporto Firmicutes-Bacteroidetes nei soggetti obesi, con una diminuzione della quota-parte di Firmicutes nei soggetti obesi che hanno perso peso attraverso una dieta ipocalorica [5]. Negli ultimi anni, esperimenti animali e studi umani hanno aggiunto risultati contrastanti a questo dibattito interessante. In questa revisione, si descrive e discute la ricerca condotta fino al dicembre 2011 circa il ruolo delle flora intestinale nell'obesità umana. Abbiamo anche riassunto le attuali conoscenze riguardanti gli effetti sulla salute della composizione di flora intestinale, acquisite con approcci metodologici più recenti, e il potenziale ruolo della flora intestinale sull’obesità e accumulo di tessuto adiposo, come dimostrato da studi animali Flora microbica intestinale e salute L'estrazione di DNA direttamente da campioni di feci o campioni bioptici ha permesso significativi miglioramenti nella comprensione della flora intestinale in quanto le moderne tecniche di microbiologia possono fornire un profilo della popolazione microbica dell'intestino attraverso approcci qualitativi e/o quantitativi. La denaturazione per gradiente su gel di elettroforesi (denaturing gradient gel electrophoresis DGGE) e lo studio del polimorfismo da lunghezza dei frammenti di restrizione (restriction fragment-length polymorphisms - RFLP) possono essere utilizzato per identificare i gruppi più abbondanti della flora batterica intestinale, fornendo un quadro generale della flora intestinale, mentre l’ibridazione in situ fluorescente (FISH) e la real-time PCR (RT-PCR) vengono utilizzate per caratterizzare specifici phyla, generi o specie batteriche. Qualche anno fa, sono state introdotte tecniche di sequenziamento all'avanguardia che sono primariamente basate su pirosequenziamento. Il termine "metagenoma" è stato coniato per descrivere i genomi misti di intere comunità batteriche in un dato ambiente, e "metagenomica" si riferisce alla combinazione di metodi di microbiologia molecolare cultura-indipendente e approcci di sequenziamento innovativi per lo studio dei metagenomi. La flora microbica intestinale ospita non solo i procarioti (principalmente batteri e di archeobatteri) come la comunità dominante, ma anche eucarioti [6]. Attualmente, un massimo di 10 phyla batteriche sono state rilevate nella flora microbica intestinale umana (Fig. 1). Frank et al [7] e Peterson et al. [8] hanno osservato un aumento della complessità della comunità batterica nelle feci umane, lungo la scala tassonomica scendendo dai phyla fino ai generi. Questi ricercatori hanno stimato che almeno 1800 generi e da 15000 a 36000 specie di batteri risiedono nelle feci umane. I membri dei Bacteroidetes e divisioni Firmicutes dominano il microbiota umano, che rappresenta il 92,6% di tutte le sequenze di rRNA 16S recuperate dai campioni fecali di soggetti sani [5]. Esattamente la stessa incidenza è stata riportata da Eckburg et al. [9] e Tap et al. [10], che hanno discriminato tra Bacteroidetes (16,5% e 16,9%, rispettivamente) e Firmicutes (76,2% e 79,4%, rispettivamente). In questi studi, altri phyla batterici rendono conto di piccole percentuali delle sequenze di rRNA 16S di feci umane, come 0,1-0,0% (Gammaproteobacteria) o circa lo 0,1% (le restanti divisioni). Tra gli Archaea, solo Methanobrevibacter smithii è risultato essere presente nel tratto gastrointestinale. Va notato, tuttavia, che certi taxa batterici ad alto contenuto di GC (ad esempio, Fusobacteria, Proteobacteria, e Actinobacteria) possono essere sottovalutato da diversi gradi di grandezza a causa della bassa affinità dei primer universali eubatterici [11-14]. Per questo motivo, studi di metagenomica potrebbero aver sottovalutato la presenza di bifidobatteri, specialmente quando primer universali contro V2 sono stati utilizzati. Per ovviare a questo problema, nuove strategie metodologiche sono state recentemente sviluppate, compresa la progettazione di primer 16S rRNA per specifici taxa, l'introduzione di primer degenerati, o l'identificazione di geni bersaglio per la speciazione batterica [12]. Nonostante le notevoli differenze della diversità delle specie trovate singolarmente (vedi sotto), Tap et al. [10] hanno ipotizzato che la presenza di un nucleo di microbiota composto da membri dei generi di Faecalibacterium, Ruminococcus, Eubacterium e Dorea (Firmicutes phylum); Bacteroides e Alistipes Bacteroidetes (phylum);e Bifidobacterium (phylum Actinobacteria). La diversità delle specie batteriche nell'intestino deriva in gran parte dal tempo di transito intestinale e dalla disponibilità di diversi substrati di carbonio e di fonti di energia. La grande maggioranza dei batteri hanno un metabolismo prevalentemente saccarolitico; pertanto, la disponibilità di carboidrati è il fattore nutrizionale più importante nella regolazione della composizione e dell’attività metabolica del microbiota [15]. La maggior parte (95%) delle sequenze dei Firmicutes esaminate nello studio di Eckburg et al. [9] erano membri della classe dei Clostridi, che contiene un numero sostanziale di batteri che producono butirrato che compongono il cluster clostridiale IV, XIVa e XVI. Roseburia e Eubacterium rectale sono coinvolti in modo determinante nella sintesi di butirrato, che è essenziale per il mantenimento e la protezione del normale epitelio del colon, mentre un altro produttore di butirrato, Faecalibacterium prausnitzii, è solo debolmente correlato con le concentrazioni fecali di butirrato [16]. È stato segnalato che i Bifidobacterium sono in grado di produrre lattato e acetato [17], mentre R. bromii produce acetato, etanolo e idrogeno. FIG 1 Rappresentazione schematica gerarchica delle categorie sistematiche della flora microbica intestinale Potenziali influenze della flora microbica intestinale sull’accumulo di tessuto adiposo Diverse ipotesi sono state introdotte circa le potenziali influenze della flora intestinale sulle interazioni tra dieta, adiposità e malattie metaboliche. Sfortunatamente, la maggior parte dei meccanismi postulati sono basati su modelli animali, con poche dimostrazioni sull’uomo. La prima teoria è l’ipotesi della "raccolta di energia", che ha origine dalla capacità del corpo di estrarre energia dai residui indigeribili, come l'amido resistente e le fibre alimentari, che non sono completamente idrolizzati dagli enzimi nel piccolo intestino [18]. I principali prodotti di fermentazione del catabolismo delle fibre sono gli acidi grassi a catena corta (shortchain fatty acids - SCFA) acetato, propionato, e butirrato, che sono assorbiti attraverso la mucosa del colon [15] e possono essere utilizzati per la sintesi de novo dei lipidi o del glucosio. Le SCFA batteriche sono in grado di fornire così un’ulteriore fonte di energia che è stimata essere pari al 10% del consumo calorico giornaliero [19]. Schwiertz et al. [20] hanno analizzato le concentrazioni fecali SCFA di soggetti magri e obesi ed ha riportato un livello del 20% più elevato di SCFA in quelli obesi, con aumento più consistente da parte del propionato (+41%), seguita dal butirrato (+29%). Inoltre, Zhang et al. [21] hanno ipotizzato che la coesistenza di batteri idrogenoproduttori con un numero relativamente elevato di Archaea metanogenica che utilizza idrogeno nel tratto gastrointestinale di individui obesi potrebbe portare ad un trasferimento di idrogeno interspecie tra specie batterica e archaeale, aumentando l'assorbimento di energia da parte dell'intestino crasso nelle persone obese. Va notato, tuttavia, che l’ipotesi della "raccolta di energia" è in contrasto con i dati epidemiologici che suggeriscono un effetto protettivo dell’alta assunzione di fibre alimentari (la principale fonte di SCFA) verso lo sviluppo dell'obesità. Tale evidenza supporta le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità [22] e del World Cancer Research Foundation [23] per la perdita di peso e il mantenimento di un corpo sano attraverso un aumento del consumo di fibre alimentari. In particolare, un piccolo aumento dell’estrazione di energia può essere controbilanciato da una minore densità energetica, che può essere causa sia di un’aumentata assunzione di verdure nella dieta abituale che di altri effetti degli SCFA (ad esempio, le proprietà di aumentare il senso di sazietà). Pertanto, le prove in merito a tale ipotesi sono lontane dall'essere conclusive nell'uomo, e altri meccanismi di raccolta di energia sono stati studiati. Backhed et al. [4] ha suggerito che la flora intestinale e i loro prodotti (ad esempio, lipopolisaccaridi [LPS] e SCFA) disciplinano regolano l’espressione genica dell’ospite. Gli autori hanno postulato che il fenotipo costantemente magro di topi sterili “germ-free” (GF) supplementati con una dieta ricca di grassi è associato ad aumento dei livelli di fosforilazione della proteina chinasi adenosina monofosfato (AMP)-attivata (AMPK) nel muscolo scheletrico e nel fegato. Inoltre, topi GF knockout per il fattore adiposo digiuno indotto (fasting-induced adipose factor - Fiaf), la cui espressione è normalmente selettivamente soppressa a livello dell'epitelio intestinale dal microbiota, non sono protetti da all'obesità indotta dalla dieta. Gli animali GF Fiaf -/- hanno riduzione dell’espressione dei geni che codificano per la PGC-1 (peroxisomal proliferator-activated receptor coactivator-1) e per enzimi coinvolti nell’ossidazione degli acidi grassi. Considerando entrambi i meccanismi, (i) elevati livelli di Fiaf, che induce PGC-1, e (ii) un’aumentata attività di AMPK, gli autori introducono il concetto che la flora microbica intestinale può influenzare entrambi i lati dell’equazione del bilancio energetico. SCFA sono ligandi per almeno due recettori accoppiati alla proteina G (una famiglia di recettori transmembrana), GPR41 e GPR43, che sono ampiamente espressi in diversi tessuti, compreso piccolo intestino, colon, tessuto adiposo e cellule del sistema immunitario. SCFA, che sono ligandi per GPR41, sono in grado di stimolare, in vitro, l'espressione della leptina negli adipociti di topo; l’acetato e il propionato stimolano, invece, l’adipogenesi tramite GPR43 nel tessuto adiposo nel topo [15]. Oltre alla raccolta e allo stoccaggio di energia, le proprietà pro-infiammatoria e anti-infiammatoria attribuite a ceppi specifici di flora intestinale possono anche essere associate con lo sviluppo dell'obesità [24]. I batteri potrebbero attivare l'infiammazione attraverso l'attività di LPS, una componente essenziale delle pareti cellulari di batteri Gram-negativi (come i Bacteroidetes), che a sua volta attiva i recettori toll-like espressi da alcune cellule del sistema immunitario intestinale [25]. La relazione tra una dieta ricca di grassi e l’aumento dei livelli circolanti di LPS è stata dimostrata nei topi [25] e negli esseri umani [26]. Uno studio sui ratti ha riportato che gli animali con una propensione all'obesità mostrano un’alterazione della flora intestinale e un’incrementata attivazione di TLR4 [27]. Inoltre, un recente studio su topi carenti in TLR5, suggerisce che il malfunzionamento del sistema immunitario può promuovere lo sviluppo della sindrome metabolica coinvolgendo direttamente il microbiota intestinale. Vijay-Kumar et al. [28] hanno riportato che topi TLR5 /- sviluppano obesità insieme con le caratteristiche della sindrome metabolica, come intolleranza al glucosio, steatosi epatica, insulino-resistenza e iperplasia delle isole. Infine, Muccioli et al. [29] hanno ipotizzato un legame tra microbiota e il tono del sistema endocannabinoide, che controlla la permeabilità intestinale e l’adipogenesi. Gut microbiota nell'obesità umana Strategia di ricerca e selezione di studi Abbiamo selezionato lavori scientifici originali che sono stati pubblicati in inglese o in francese fino al dicembre 2011 attraverso una ricerca bibliografica computerizzata (PubMed, www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/; Scopus, www.scopus.com). La ricerca computerizzata è stata condotta impiegando diverse combinazioni delle parole-chiave in materia di flora intestinale microbica (microbiota o microbioma o flora o microflora) e l'obesità o la sindrome metabolica. Gli studi sono stati inclusi solo in caso di rispondenza ai seguenti criteri: i soggetti in sovrappeso o obesi che erano adulti o adolescenti e metodiche di ricerca molecolare o in vitro per studiare i profili del microbiota fecale in una popolazione di obesi e dopo il trattamento di calo ponderale. In questo modo, sono stati selezionati 17 studi. Di questi, 7 sono stati studi trasversali confrontando il microbiota fecale dii soggetti obesi e normopeso, e 8 studi prospettici circa le modificazioni nel microbiota fecale dopo la perdita di peso ottenuta con diete ipocaloriche o chirurgia bariatrica (3 includevano un confronto basale del microbiota fecale nei soggetti obesi e nei controlli magri). Gli ultimi 2 studi hanno monitorato i cambiamenti nella flora microbica intestinale durante la gravidanza e dopo diete ad alto contenuto calorico e sono stati inclusi in quanto riportavano un confronto di tra soggetti normopeso ed obesi. Gli studi sui profili del microbiota in soggetti obesi La dinamica di phyla batterici, generi e specie nel microbiota fecale di individui obesi e in sovrappeso confrontati con quelli dei soggetti normopeso, come riportato negli studi trasversali e nelle valutazioni basali studi prospettici, sono illustrati nella Tabella 1. La maggior parte dei dati ha evidenziato modifiche livello di phylum, ma numerosi studi hanno anche identificato il potenziale impatto di uno o più specifici generi e/o specie che possono svolgere un ruolo importante nel metabolismo dell’ospite. La flora intestinale alterato simile a quanto riportato in topi obesi (una percentuale maggiore di Firmicutes e relativamente meno Bacteroidetes) è stata inizialmente riportata da Ley et al. [5] in 12 soggetti obesi rispetto ai 2 controlli magri. Armougom et al. [30] ha confermato una riduzione dei Bacteroidetes insieme ad un aumento selettivo dei Lactobacillus appartenenti al phylum Firmicutes. Turnbaugh et al. [31] e Furet et al. [32] hanno descritto una diverso modello, che consisteva in una rappresentazione ridotta dei Bacteroidetes (Bacteroides/Prevotella) nei soggetti obesi senza differenze di Firmicutes. Collado et al. [33] hanno riportato aumenti di specie appartenenti sia a Firmicutes (Staphylococcus aureus) che a Bacteroidetes (Bacteroides/Prevotella) nelle donne in sovrappeso. Quattro studi hanno riportato riduzioni dei Firmicutes (Clostridium spp., Lactobacillus spp. o la famiglia dei Lachnospiraceae), in concomitanza con un aumento [21], una diminuzione [34] o con nessun cambiamento dei Bacteroidetes a livello di phylum o famiglia [20,35]. Million di et al. [35] hanno descritto una composizione modificata di Firmicutes costituiti da un aumento di Lactobacillus reuteri e una concomitante riduzione di L. paracasei e L. plantarum. Infine, nessuna differenza tra Firmicutes e Bacteroidetes a livello di phylum sono stati riportati in altre tre relazioni indipendenti [36-38]. Altri studi hanno evidenziato riduzioni o incrementi delle Actinobacteria (principalmente Bifidobacterium spp.) o Archaea (M. smithii) nei soggetti obesi [20,21,30,31,35]. TAB 1 Autore Dinamica dei phila, generi e specie batteriche della microflora batterica intestinale di soggetti obesi confrontati con soggetti normopeso Soggetti (obesi/ normopeso) Metodo Fimicutes Bacteroidetes Proteobacteria Actinobacteria Archaea Ley [5] 12/2 Sequenza 16 S ↑ ↓ ND ND ND Collado [33] 18/36 PCR; FCM/FISH ↑ St. Aureus ↑ Bact/Prevotella = Bifidobacterium spp ND ND Duncan [36] 33/14 FISH = =Bacteroides spp = Bifidobacterium spp ND ND Armougom [30] 20/20 PCR ↑ Lactobacillus spp ↓ ND ND ↑ M. Smithii Mai [37] 14/14 FISH; PCR = Clostridial cluster XIVa = ND ND ND Turnbaugh [31] 54 coppie gemelli Sequenza 16 S = ↓ ↑ = ND Zhang [21] 3/3 Pyro 16 S PCR ↓ Lachnospiraceae ↑ Erysipelotrichaceae = Clostridum leptum ↑ Prevotellaceae ↑ Coriobacteriaceae ↑ Alcaligenac eae ↑ M. Smithii ↓ Bact/Prevotella Furet [32] 30/13 PCR = Clostridium Leptum = ND ND ND Schwiertz [20] 33/30 + 15 sovrappeso PCR ↓ Cl.leptum = ↓ Bifidobacterium ND ↓M. Smithii Million [35] 68/47 PCR, conta cellulare ↑ L. reuteri ↓ L.paracasei; L. plantarum = ↓ Bifidobacterium ND ↓ M. Smithii Jumpertz [38] 9/12 Pyro 16 S = = = ND ND Zuo [34] 52/52 Conta cellulare ND ND ND ↓ Clostridium perfringens Le frecce ↓ e ↑ indicano, rispettivamente, maggiore o minore presenza di un certo gruppo batterico nei soggetti obesi confrontati con quelli magri. = indica assenza di differenza significativa. ND, non disponibili. Soggetti obesi per BMI ≥ 30 kg/m2; normopeso con BMI compreso tra 18,5 e 29,9 kg/m2. FCM, citometria a flusso; FISH, ibridazione fluorescente in situ; PCR, reazione a catena della polimerasi. Pyro, pirosequenziamento TAB 2 Autore Dinamica dei phila, generi e specie batteriche della microflora batterica intestinale di soggetti obesi e in sovrappeso dopo calo ponderale ottenuto con restrizione calorica Soggetti (obesi/ normopeso) + tipologia e durata della dieta Metodo Ley [5] 12/2 Dieta ipocalorica/ipoglucidic a/ipolipidica 1 anno Sequenza 16 S Duncan [16] 19 obesi Ipocalorico/ipoglucidi co 4 settimane Duncan [36] Fimicutes Bacteroidetes Proteobacteria Actinobacteria Archaea ↓ ↑ ND ND ND FISH = Clostridial cluster XIVa ↓ Roseburia/Eubacterium = CytophagaFlavobacterium Bacteroides ↓ Bifidobacterium spp ND ND 33/14 Ipocalorico/ipoglucidi co 8 settimane FISH = Clostridium coccoides cluster ↓ Roseburia/Eubacterium = Bacteroides spp ↓ Bifidobacterium spp ND ND Nadal [40] 39 sovrap/ob Adolescenti Ipocalorica 10 settimane FISH ↓ Clostridium hystoliticum /rectale/C. Coccoides ↑ Bacteroides/Pre votella ND ND ND Santacruz [42] 39 sovrap/ob Adolescenti Ipocalorica 10 settimane PCR ↓ Clostridium coccoides ↑ Lactobacillus spp ↑ Bacteroides fragilis ↓ B. longum/B. adolescentis ND ND Russel [41] 17 obesi Ipocalorica/ipoglucidic a/iperproteica 4 settimane FISH ↓ Roseburia/E. rectale ↓ Bacteroides ND ND ND Walker [39] 14 sovrappeso Ipocalorica/ipoglucidic a 10 settimane 16s Rrna PCR ↓ E. rectale = ↓ C. aerofaciens = ND Le frecce ↓ e ↑ indicano, rispettivamente, maggiore o minore presenza di un certo gruppo batterico nei soggetti obesi confrontati con quelli magri. = indica assenza di differenza significativa. ND, non disponibili. Soggetti obesi per BMI ≥ 30 kg/m2; normopeso con BMI compreso tra 18,5 e 29,9 kg/m2. FCM, citometria a flusso; FISH, ibridazione fluorescente in situ; PCR, reazione a catena della polimerasi. Pyro, pirosequenziamento Gli studi sull'impatto delle modifiche ponderali sulla flora microbica intestinale nell'obesità È stato ipotizzato che la riduzione del peso negli esseri umani possa avere un impatto sul microbiota intestinale indipendentemente dalla causa della perdita di peso. L'impatto di una dieta ipocalorica sulla flora microbica intestinale di soggetti obesi e in sovrappeso dimostrato negli studi prospettici inclusi nella revisione è sintetizzato nella Tabella 2. Tutti gli studi hanno dimostrato una riduzione dei Firmicutes nei soggetti obesi dopo un periodo variabile, da 4 settimane a 1 anno, di dieta ipocalorica. Le specie più comunemente ridotte erano E. rectale e Roseburia intestinalis, che appartengono alla classe dei Clostridia [16,36,39 E41]. Due studi hanno documentato aumenti dei generi Lactobacillus [42] o Oscillobacter [39] con concomitante riduzinoe dei clostridi. Tre studi su sette non hanno trovato differenze di Bacteroidetes dopo la perdita di peso [16,35,39], tre hanno evidenziato incrementi a livello di phylum o specie [5,40,42], e uno ha trovato una riduzione a livello di phylum. Quattro su sette studi hanno incluso l’Actinobacteria nelle loro analisi: tre hanno riscontrato una riduzione [16,39,42], e uno [40] non ha riscontrato differenze a seguito di una dieta ipocalorica. Proteobacteria e Archaea sono stati studiati in una minoranza di studi (tre e uno su sette, rispettivamente), e nessuno ha trovato le differenze prima e dopo intervento dietetico. La Chirurgia bariatrica è un approccio efficace per il trattamento dell’obesità patologica e può determinare marcate modifiche metaboliche, compreso un miglior compenso nei pazienti diabetici di tipo 2 [43]. Due studi hanno indagato l'influenza del bypass gastrico sul modello Roux-en-Y sulla flora microbica intestinale. In uno studio trasversale, Zhang et al. [21] hanno dimostrato un grande aumento dei membri dei Gammaproteobacteria (96.2% erano della famiglia degli Enterobacteriaceae), una riduzione proporzionale dei Firmicutes e una riduzione dei batteri metanogeni in tre soggetti sottoposti a RYGS, rispetto ai controlli. L’aumento dei Proteobacteria è stata successivamente confermata [32]. Discussione La possibilità di prevenire o trattare l'obesità modificando la comunità microbica intestinale ha stimolato un numero crescente di lavori scientifici pubblicati negli ultimi cinque anni. Tuttavia, i risultati degli studi condotti non hanno tuttora prodotto uno specifico profilo di flora intestinale in soggetti obesi. Alcuni studi hanno riportato una possibile relazione tra alcune specie di microbi intestinali e obesità [30,35]; questi risultati, però, richiedono ulteriore conferma e devono essere interpretati con cautela. La natura non definitiva dei dati dipende dall’incertezza e dalla scarsa affidabilità circa gli studi attualmente disponibili (Tabella 3), compreso l'uso di diverse metodologie analitiche e/o la presenza di variabili confondenti diverse dal peso e dall’indice di massa corporea, come la dieta e l’età. Inoltre, il confronto di diversi studi richiede una certa standardizzazione degli approcci, come recentemente suggerito da Ley [44]. Wu et al. [45] hanno studiato l'associazione tra variabili alimentari e flora microbica intestinale in 98 individui dimostrando una forte correlazione tra dieta a lungo termine e enterotipi microbici. I Bacteroides era altamente associati al consumo di proteine animali e grassi saturi, suggerendo che il consumo di carne, come la dieta occidentale, caratterizza questo enterotipo. In contrasto, Prevotella è stato associato con valori elevati di carboidrati e zuccheri semplici, indicando un'associazione con una dieta a base di carboidrati, che è più tipica delle società agricole. Questi dati sono sovrapponibili ad uno studio recente che ha confrontato i bambini europei che mangiano una tipica dieta occidentale ricca di proteine animali e grassi con i bambini in Burkina Faso che hanno un’alimentazione ad alto contenuto di carboidrati e scarse proteine animali [46]. Il microbioma europeo è dominato da taxa tipici degli enterotipi Bacteroides, mentre quello africano è caratterizzato dall’enterotipo Prevotella. Tuttavia, una dieta ricca di grassi ha determinato una riduzione dei Bacteroidetes e un aumentato dei Firmicutes e Proteobacteria, indipendentemente dall’obesità genetica nei topi wild-type, dimostrando che l'alta percentuale di grassi dieta per se e non l’obesità è primariamente responsabile dei cambiamenti osservati nelle popolazioni microbiche intestinali [47]. Data l'influenza della dieta, in particolare del suo contenuto di carboidrati, le alterazioni significative della composizione della flora intestinale indotte dalle diete ipocaloriche volte al calo ponderale nei soggetti obesi non sono sorprendenti. Duncan et al. [16] hanno dimostrato una riduzione significativa nel cluster clostridiale XIVa, tra cui R. intestinalis, E. rectale (due specie appartenenti al phylum Firmicutes) e Actinobacteria, negli individui obesi sotto regime alimentare a basso contenuto calorico e carboidratico. Numerosi altri studi hanno confermato ed esteso questa osservazione [36,39-41]. La rilevanza di questi risultati è dovuta a queste specie batteriche essendo i principali produttori di butirrato, che ha un ruolo positivo nell’omeostasi intestinale ed è stato associato con la prevenzione del cancro. La riduzione marcata delle concentrazioni di butirrato nei campioni fecali di soggetti in dieta ipocarboidratica in concomitanza con una riduzione di batteri Roseburia/E. rectale è stato dimostrato da Russell et al. [41]. TAB 3 • • • • • • • • • • • • • • • • • Limiti degli studi attualmente disponibili e future prospettive LIMITI Dipendenti dallo popolazione studiata Campione esiguo Popolazioni etnicamente omogenee (per esempio, Cinese [39]; Afro-americana [42]) Popolazioni altamente selezionate (per esempio, donne gravide [38], adolescenti [44,46], pazienti nel post-operatorio [26,37]) Relativi alla durata dell’intervento Durata compresa tra 4 [21,45] a 10 settimane [15,44,46] Solo uno studio di durata pari a 1 anno [39] aveva un campione esiguo (10 pazienti obesi e 2 controlli) Relativi alla metodologia Uso di differenti metodi (PCR, FISH, 16S rRNA) per la caratterizzazione della flora microbica intestinale non consente il giusto confronto dei risultati La maggior parte degli studi usano un singolo metodo analitico che può non essere affidabile per ogni specifica classe batterica studiata (per esempio, bifidobatteri potrebbero essere sottostimati dalla tecnica del sequenziamento parziale o totale) [5,36,43] Classificazione sommaria e approfondimento tassonomico scarso [5,15,36,41,43] Altri aspetti Natura preliminare degli studi [35,40] Mancanza di informazioni sulla composizione dei macronutrienti della dieta (con riferimento specifico ai carboidrati digeribili) Mancanza di informazioni sull’aderenza al protocollo [44,46] che può essere un fattore confondente Future prospettive Campione più ampio Trial di intervento più duraturo Uso di approcci analitici standardizzati e/o combinazioni di diverse tecniche Controllo rigoroso della composizione dei macronutrienti della dieta Aggiustamento per fattori potenzialmente confondenti (per esempio, età, sesso, attività fisica, background genetico, funzione immunitaria) Identificazione e caratterizzazione di prodotti metabolici (per esempio, SCFAs) e/o marcatori biologici (per esempio, peptidi intestinali o endotossine batteriche) che potrebbero mediare l’associazione tra microflora intestinale e peso corporeo Conclusioni e prospettive future Fattori quali l'età, la genetica, lo stile di vita e la dieta sono in grado di influenzare le composizioni della flora microbica intestinale si soggetti sani e non. Tra questi fattori, i cambiamenti dietetici rappresentano sia i più semplici mezzi di prevenzione e/o intervento terapeutico [45] che la strategia terapeutica per affrontare l'obesità, uno dei più pressanti problemi di salute pubblica, con un forte impatto sociale. Le indagini circa l'impatto della dieta sull’incremento e sul calo ponderale, hanno portato a considerare la flora microbica intestinale come un possibile target degli interventi dietetici. Gli studi finora condotti dimostrano che si sono differenze nella flora intestinale tra animali da esperimento obesi e di peso normale. Ci sono evidenze che una dieta ricca di grassi può indurre cambiamenti nel microbiota intestinale. Almeno in modelli animali, queste modificazioni (dismicrobismo) possono produrre effetti deleteri sull’infiammazione intestinale e sulla funzione di barriera intestinale, con la conseguente diffusione ematica di tossine batteriche con funzioni metaboliche, in tal modo determinando effetti diretti ed indiretti sul funzionamento dei neuroni, compresi i neuroni afferenti vagali [48]. Negli esseri umani, l'obesità è stata associata ad una ridotta diversità batterica e una rappresentazione alterata delle specie batteriche [31], ma le differenze identificate non sono omogenee tra gli studi. Pertanto, la questione circa i potenziali cambiamenti della flora microbica intestinale come una delle cause ambientali del sovrappeso e dell’obesità o se queste sono una conseguenza dell’obesità, in particolare della dieta squilibrata che spesso accompagna l’incremento ponderale, resta tuttora aperta. Nel futuro, studi più ampi sul ruolo potenziale del microbiota intestinale sull'obesità umana dovrebbero essere condotti a livello di specie utilizzando tecniche analitiche standardizzate e prendendo in considerazione tutte le possibili variabili confondenti (ad esempio età, sesso, etnia, dieta e fattori genetici) (Tabella 3). Se un enterotipo viene infine dimostrato essere causalmente legato allo sviluppo di qualche malattia, allora gli interventi alimentari a lungo termine possono consentire la modulazione degli enterotipi individuali per migliorare la loro salute. Bibliografia [1] World health Organization - Obesity and overweight – Fact sheet N_311-updated March 2011. http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs311/en/index.html. [2] Backhed F, Ding H, Wang T, Hooper LV, Koh GY, Nagy A, et al. The gut microbiota as an environmental factor that regulates fat storage. Proc Natl Acad Sci U S A 2004;101:15718e23. [3] Ley RE, Ba¨ckhed F, Turnbaugh P, Lozupone CA, Knight RD, Gordon JI. 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