Progettazione - Turismo Milano
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Progettazione - Turismo Milano
2 La riapertura e la valorizzazione dei navigli nella costruzione di un nuovo modello di vivibilita’ urbana per milano Il significato di un lavoro - Sintesi del lavoro svolto (giugno 2013-gennaio 2014) - Sintesi dei futuri obiettivi da raggiungere con il proseguimento della ricerca Antonello Boatti, Simone Carzaniga SOMMARIO Il piano di fattibilità della riapertura dei Navigli milanesi è una sfida ambiziosa per una città che vuol cambiare nel segno della vivibilità e della sostenibilità e in particolare per Milano che ha fondato la sua storia e il suo sviluppo nei secoli sull’essere città d’acqua. La valorizzazione turistica insita nella realizzazione di un sistema continuo di canali e piste ciclabili dall’Adda al Ticino e la possibilità concreta di poter navigare dal Lago Maggiore sino all’Adriatico, simboleggiano bene il senso profondo del progetto. La ricerca esplora tutto ciò che può essere coinvolto dalla riapertura del sistema dei canali milanesi dal Nord-Est della città dove il Naviglio Martesana è ancora aperto, verso il centro della città dove ritrova il tracciato della storica cerchia nel versante orientale, sino a giungere alla darsena per ricongiungersi ai navigli Pavese e Grande. Il progetto risolve positivamente la questione dell’approvvigionamento idrico per garantire la navigabilità per piccole imbarcazioni anche nel centro di Milano e la riapertura della cerchia rinnova lo schema del traffico a Milano favorendo il Progettazione Progettazione trasporto pubblico e la mobilità dolce. Sono state valutate le ricadute economiche nella città attraverso un’analisi costi-benefici che alla fine vede prevalere i secondi sui primi. Si sviluppano infatti sinergie positive per la città, dalla produzione di energia con micro-turbine, all’uso dell’acqua per le pompe di calore, all’utilizzo degli scavi (che non incidono negativamente sull’assetto idrogeologico) per estendere il teleriscaldamento, per concludere con il rilancio turistico della città. Un progetto di questo tipo si deve basare su un processo approfondito di partecipazione anche effettuando simulazioni in sito per spiegare gli effetti reali sulla città. Sono stati effettuati tre approfondimenti alla Conca dell’Incoronata, alla Conca di Viarenna e sul tratto iniziale nord di via Melchiorre Gioia che costituiscono tre “prototipi” iniziali utili per estendere il progetto al resto del tracciato. Un progetto ambientale, paesaggistico e di recupero di identità, tutto rivolto al futuro, ma anche carico di poesia come raccontano le splendide immagini di Multiverso che mescolano in un solo fotogramma storia, passato e futuro dei Navigli Milanesi. Progettazione 3 Il significato di un lavoro Il percorso per raggiungere l’obiettivo di un nuovo modello di vivibilità urbana per Milano è complesso e si articola in temi e fasi differenti. E’ proprio l’interazione di diversi fattori che può garantire l’avvio di questo processo. E’ necessario procedere con la diversificazione delle fonti energetiche, la ricerca e lo sviluppo di quelle rinnovabili, una mobilità sostenibile che privilegi gli spostamenti su trasporto pubblico e sviluppi il sistema ciclabile. Non diversamente sono indispensabili un piano di azione sul clima che premi gli interventi a basso consumo energetico, e un piano per l’utilizzo del suolo che confermi la necessità di limitare al massimo il consumo del territorio e che sia in grado di restituire spazi verdi, pubblici, agricoli e periurbani. Volutamente si è omesso il ruolo di un ritrovato sistema delle acque nel processo di costruzione di un nuovo modello di vivibilità urbana per Milano, esclusivamente per poterne esaltare autonomamente la intrinseca capacità attrattiva e catalizzatrice. Riaprire i navigli con il recupero dello storico tracciato che oggi è occupato in modo esclusivo dalla rete viaria lungo il percorso Cassina de’ Pomm – via Melchiorre Gioia – Progettazione 4 Bastioni di Porta Nuova – San Marco – Fatebenefratelli – via Senato – via San Damiano – via Visconti di Modrone – via Francesco Sforza – via Santa Sofia – via Molino delle Armi - via De Amicis – via Conca del Naviglio – Darsena significa innanzitutto collegare e riportare in luce la storia stessa di Milano. Dice molto bene Marco Comolli nel suo libro “La cancellazione dei Navigli”: Così una via cittadina ha una sua doppia dimensione e funzione: non può essere solo un luogo di razionali spostamenti, ma va considerata anche come luogo «irrazionale» di sentimenti e umano vagabondare. I Navigli, in questo senso, non erano certo da meno: via di comunicazione e trasporto, erano al tempo stesso una via adatta a passeggiate pensose e fantasticherie. In epoche precedenti questa doppia dimensione era sempre raggiunta con naturalezza, oggi non sembra esserlo più. Apparteniamo a un’epoca positiva e programmatrice che si muove molto maldestramente quando entrano in campo dimensioni non quantificabili. Eppure anche queste dimensioni esistono e chiedono un loro spazio. Costeggiando dovunque con un qualche scopo i Navigli, si poteva – facilitati in ciò anche dall’apparente con cui le cose, nella loro non programmabilità temporale, si erano venute via via proponendo e disponendo nello spazio urbano – scomporre il proprio agire in vista di un fine in una serie indefinita di atti minimi, autonomi e in se stessi sempre significativi (realizzando così di volta in volta l’archetipo dell’attraversare un ponte, dell’appoggiarsi a un parapetto, del guardare un portale o un albero, ecc. ecc.). 1 E cioè una visione non alienante di vivere nella città recuperando una dimensione umana nuova, non esacerbata da ritmi frenetici. Ma questa opportunità fantastica, offerta dalla riapertura dei navigli, di poter stendere un sistema continuo costituito da un canale, affiancato da una pista ciclabile, in grado di distribuire nuova qualità urbana in modo omogeneo da periferia a periferia, attraverso il centro, apre ulteriori prospettive, ad esempio quella di diluire, sino a farla sparire, la diversità tra cento e periferia e cioè affidare a questo percorso multiverso il compito di ridare senso di appartenenza unitaria e identità comune ad una città profondamente cambiata nella sua composizione sociale ed etnica. Così, come è già stato fatto a Lione, un unico lessico di architettura dello spazio pubblico 1 Marco Comolli, La cancellazione dei Navigli Declino di una affabilità urbana, 1994, Edizioni Theoria srl, Roma-Napoli, pagg. 46-47 Progettazione 5 e di arredo urbano si può distendere dai quartieri del nordest di Milano (Greco, Turro) che si possono anche declinare con i nomi delle loro vie principali (viale Monza piuttosto che via Padova, e cioè, tra l’altro, gli scenari privilegiati della nostra multietnicità) sino alla nuova centralità di Porta Nuova, per la quale sarebbe necessario studiare i modi di una visibilità del naviglio Martesana, per giungere poi nel cuore della città storica (la cerchia) e ritornare attraverso la Darsena nelle due periferie sud e sud-ovest di Chiesarossa, Gratosoglio e Rozzano e di Lorenteggio e Giambellino. E si potrebbe andare oltre, con la costituzione della città metropolitana, verso altri traguardi di restituzione di valori urbani alle periferie più esterne. Un’altra componente essenziale per conferire vivibilità complessiva a Milano è l’innalzamento della presenza dei valori naturali e ambientali nella città. L’acqua, quella che scorre seguendo l’orientamento principale del suolo lungo i fiumi, i canali, le rogge, costituisce l’ossatura portante delle reti ecologiche: essa è la principale sorgente di biodiversità e il suo ingresso nella città costituisce immediatamente fattore di miglioramento ambientale (non da ultimo il microclima di mitigazione che nasce con i processi di evaporazione a ridosso dei corsi d’acqua). Un’acqua il più possibile visibile affinché il controllo su di essa, il più semplice e democratico, possa essere esercitato: vedere la trasparenza e la purezza dei corsi d’acqua è la migliore garanzia per il loro stato di salute. Le acque di origine per il sistema di riapertura dei Navigli milanesi sono prelevate dal naviglio Martesana: esse sono tra le più pure e pulite tra quelle della Lombardia. Proprio per questo tra i temi fondamentali affrontati dal progetto vi sarà quello della separazione del corso del Seveso da quello della Martesana attraverso un progetto di disconnessione idraulica che viene previsto in via Melchiorre Gioia all’altezza di via Carissimi, dove attualmente l’uno confluisce nell’altra. Il sistema inoltre, lungo il suo percorso, favorirà l’arricchimento del patrimonio verde e dei giardini della città attraverso la creazione di nuovi filari e di macchie arboree. Ma sempre in tema ambientale, la creazione di questo sistema all’interno della città porterà come conseguenza la riduzione del traffico veicolare privato. Infatti, nonostante i risultati già parzialmente soddisfacenti derivati dall’istituzione di Area C, è del tutto evidente che la realizzazione della riapertura dei Navigli lungo i versante est della cerchia dovrà avere Progettazione 6 Progettazione 7 come conseguenza la limitazione del traffico lungo questo percorso ai soli residenti, all’emergenza e al carico/scarico delle merci. Tutto questo darà un contributo forse essenziale ad uno degli obiettivi delineati nel P.U.M.S. del Comune di Milano, e cioè quello di ridurre le autovetture circolanti nella città e ad aumentare la dotazione di piste ciclabili e di percorsi protetti per il trasporto pubblico. Lo stesso P.U.M.S. ricorda a tutti che “A Milano sono immatricolate 724.000 auto, pari a 58 auto ogni 100 abitanti. Nonostante il trend di forte decrescita degli ultimi anni, che ha portato Milano ad essere una delle grandi città italiane con il tasso di motorizzazione meno elevato, siamo ancora ben al di sopra della media delle grandi città europee e di quanto raggiunto in realtà urbane comparabili a Milano (autovetture ogni 100 abitanti: Berlino 29, Amburgo 33, Monaco 35, Madrid 48, Barcellona 38, Parigi 25, Lione 45, Amsterdam 25, Londra 31 – Fonte Eurostat Urban Audit 2012). Portare Milano ad un tasso di motorizzazione pari a quello di Lione, vorrebbe dire ridurre di circa 160.000 autovetture il parco auto che sosta sulle strade cittadine, recuperando per altri usi una superficie di suolo pubblico corrispondente a quasi 500 km di corsie preferenziali per i mezzi pubblici di superficie”. Sempre il P.U.M.S. elenca tra i temi da sviluppare nel dettaglio: la “Valutazione delle implicazioni sul sistema della mobilità dei progetti di recupero e restituzione del sistema dei Navigli”. A questo tema la ricerca intende dare un forte contributo. Sul piano del rilancio turistico della città si può immaginare il ruolo che in prospettiva può assumere la formazione di una via d’acqua dal lago Maggiore all’Adriatico e in seconda battuta dal lago di Como all’Adriatico, con la riscoperta della Darsena come porto di Milano, ma anche con la possibilità di realizzazione di un’unica pista ciclabile dall’Adda al Ticino al Po che transiti nel cuore di Milano. Emozioni inedite da gustare camminando, su una bicicletta o su una barca ripercorrendo insieme storia secolare, nuovissime realizzazioni contemporanee e ritrovati tesori dell’architettura e dell’arte. Nulla quindi di puramente nostalgico o antistorico. Al contrario, sono moltissime le città che proprio al tema dell’acqua affidano il compito di rilanciare la propria immagine, il proprio significato profondo e lo sviluppo turistico in una versione intelligente e non separata dalla valorizzazione più complessiva della città. A Madrid, ad esempio, l’amministrazione comunale ha Progettazione 8 deciso di sotterrare un tratto della M-30 (una vera autostrada urbana), riqualificare le aree sovrastanti e soprattutto riqualificare il Rìo Manzanares, il fiume che attraversa la città. Anche qui l’intervento ha riguardato una zona storica a poche centinaia di metri dal Palazzo Reale e dalla Cattedrale Almudena. Ora il tratto della M-30 che tagliava la città è stato interrato ed al suo posto c’è un parco lungo 10 km con viali alberati, giardini, pinete, frutteti, piste ciclabili, campi di calcio, tennis, pallamano, e altre attrezzature sportive e ricreative. E così il New York Times, il 27 dicembre 2011 dedica in prima pagina un articolo all’opera dello Studio dell’architetto Burgos, dal titolo “In Madrid’s heart, park blooms where a freeway once blighted” (Nel cuore di Madrid, fiorisce un parco dove una volta un’autostrada urbana inquinava ). Anche in questo caso quindi, con molto coraggio, si è intervenuti sull’esistente, da un lato per rinnovare con nuove funzioni e nuovi usi il waterfront del Manzanarre e dall’altro per dare nuovo ruolo ai monumenti, alle architetture e allo sviluppo turistico e intelligente della città, mettendo in secondo piano l’automobile . Il tema della navigabilità dei navigli milanesi, compresa l’area centrale di Milano, e cioè il sistema MartesanaCerchia-Darsena, riaprendo i canali alla navigazione di piccole imbarcazioni nei due sensi attraverso un sistema di conche storiche e di nuova formazione è uno degli assi portanti dell’idea progettuale. Ridare senso alla navigazione dei canali a Milano, aiuta a collocare la città in uno scenario mondiale che sembra non perdere occasioni per ritornare all’acqua e ai suoi usi civili. Anche nelle megalopoli che avevano progressivamente negato un rapporto fecondo con l’acqua, si respira un’aria diversa. Il Prof. Hidenobu Jinnai, che insieme all’Arch. Burgos ha partecipato ad un convegno al Politecnico di Milano sul tema della riapertura dei Navigli nel novembre del 2012, ha esposto con chiarezza i nuovi concetti che sono alla base dei futuri sviluppi della navigabilità dei fiumi e dei canali di Tokyo: lo scopo è quello di creare un vero e proprio network di navigazione. Anche qui questi progetti sono in equilibrio tra storia, tradizione e confronto con la modernità contemporanea, passando attraverso la negazione di decenni di devastazione ambientale che tra il ’70 e il ’90 hanno snaturato completamente Edo-Tokyo da città d’acqua Progettazione 9 alla Tokyo odierna caratterizzata dalle autostrade urbane sopraelevate che usano il letto dei fiumi e dei canali per garantirsi l’appoggio al suolo. Oggi, al contrario, nei ritmi frenetici di Tokyo, i progetti in corso vogliono consentire all’acqua di trasportare e rendere evidenti i caratteri tradizionali andati perduti. Così l’affacciarsi di attività artigianali e produttive “storiche” sui waterfront disegnati nuovamente, le processioni rituali illuminate dalle lanterne che si spostano lentamente sui fiumi si sposano ad esempio con le nuovissime realizzazioni magari di un Odeiba Beach Park sull’isola artificiale di Odeiba costruita negli anni ’80 da Kenzo Tange. Quindi all’acqua sono dedicati i ritmi più lenti privati e quelli di un nuovo trasporto pubblico fluviale più turistico e alternativo. Il ritorno di Tokyo come città d’acqua è l’ambizioso risultato atteso fondato non solo sul recupero delle sponde, del sistema verde che in primavera si trasforma in un fiume rosa di petali dei ciliegi, ma anche di navigazione dolce e pubblica. La riapertura dei Navigli è stata votata dai milanesi nei referendum ambientali del 2011 con il 94,7% dei consensi, avendo votato addirittura il 49% degli aventi diritto. Ora si apre la discussione su come, quando e con quali mezzi economici sia possibile realizzare questo obiettivo. E’ giusto sottoporre un’idea progettuale definita attraverso simulazioni efficaci e non un semplice quesito all’approvazione dei cittadini milanesi perché la trasformazione che si richiede alla città è troppo importante per non porre a Milano una domanda specifica che sia comprensibile da tutti sull’apprezzamento o meno dei modi concreti con cui si intende declinare il tema contenuto nel referendum del 2011. Sulla questione dei costi e delle priorità della città ugualmente va posta democraticamente una domanda esplicita ai cittadini. Per non competere tra esigenze diverse, molte delle quali molto forti e talvolta drammatiche, particolare interesse suscita l’idea, recentemente veicolata da Ivan Berni su Repubblica, del lancio di una sorta di fondi volontari di investimento finalizzati a questo scopo; ma vanno valutate anche le diverse sinergie che un progetto di questo tipo può attivare nella città ( miglioramento della qualità delle acque, rafforzamento del sistema irriguo, riduzione dell’inquinamento veicolare, microproduzione di energia elettrica, sviluppo delle attività economiche e commerciali Progettazione 10 11 Sintesi del lavoro svolto (giugno 2013-gennaio 2014) Il contenuto fondamentale del lavoro svolto può essere riassunto come il tentativo di esemplificare l’ipotesi e i gradi di fattibilità della riapertura dei Navigli milanesi, fornendo anche stralci, esempi e parti progettuali che consentano di immaginare quale potrà essere il risultato definitivo del progetto da perseguire attraverso la prosecuzione della ricerca. Riaprire i navigli con il recupero dello storico tracciato che oggi è occupato in modo esclusivo dalla rete viaria lungo il percorso Cassina de’ Pomm - via Melchiorre Gioia - Bastioni di Porta Nuova - San Marco - Fatebenefratelli - via Senato via San Damiano - via Visconti di Modrone - via Francesco Sforza - via Santa Sofia - via Molino delle Armi - via De Amicis - via Conca del Naviglio - Darsena, è l’obiettivo del progetto. Il lavoro preliminare è stato condotto su tre esempi : Conca di Viarenna, Via Francesco Sforza, Via Melchiorre Gioia, come descritto in seguito. Sono stati inoltre studiati i miglioramenti idraulici legati ad Progettazione e diluizione dei fattori congestionanti e rumorosi nella fruizione degli spazi pubblici). un nuovo regime delle acque del Seveso, quelli viabilistici determinati da una riduzione del traffico veicolare nel centro storico e quelli urbani e commerciali, diminuendo i livelli di congestione e di affollamento dell’area della Darsena, di corso Como, di corso Sempione e d’altra parte distribuendo una maggiore attrattività da periferia a periferia, in modo diffuso. Si segnala inoltre un’opportunità per la realizzazione di un anello centrale per il teleriscaldamento e per un riordino degli altri sottoservizi. Con il coordinamento di chi scrive, hanno collaborato allo studio di fattibilità professionisti, ricercatori e docenti di quattro università (Politecnico, Università Statale, Università Bocconi e Università di Pavia) con una ben precisa suddivisione dei compiti. Il valore aggiunto in questa fase della ricerca è stata la capacità del team complessivo di apprendere e considerare i diversi punti di vista, avendo la pazienza di ascoltare le diverse relazioni sugli specifici campi di indagine e potendo così verificare e aggiornare le proprie ipotesi di lavoro e i propri punti di vista. Così, con cadenza settimanale, si è proceduto nello studio di fattibilità del progetto della riapertura dei Navigli nei vari Progettazione 12 ambiti architettonici, urbanistici, ingegneristici, idraulici, idrologici, idrogeologici, paesaggistici, trasportistici, economici e sociali, tutti rivolti al medesimo obiettivo: ricreare un sistema di canali navigabili, migliorare la vivibilità della città di Milano ponendo l’accento sul ruolo ambientale e urbanistico che il ritorno dell’acqua nei Navigli ritrovati può svolgere. Per quanto riguarda lo studio di fattibilità architettonica, sono stati presi in considerazione tre esempi, Conca di Viarenna, via Francesco Sforza e Via Melchiorre Gioia, da gruppi coordinati rispettivamente dagli architetti Empio Malara, Andrea Cassone e Marco Prusicki. Come inizio e stimolo della ripresa della navigazione dei navigli è stato proposto il progetto di riapertura della conca di Viarenna. In particolare questo studio si è concentrato sulle tematiche ambientali, urbanistiche e culturali del progetto della riconnessione di tale Conca alla Darsena Ticinese e della formazione di un bacino-porticciolo, per qualificare e identificare il comparto urbano di via Conca del Naviglio. Per questa realizzazione esiste già un progetto preliminare donato al Comune di Milano e occorre ora avviare il progetto definitivo, comprendendo in esso il restauro dell’edicola e delle lapidi quattrocentesche. Il secondo progetto riguarda la riapertura del Naviglio in via Francesco Sforza, come esempio di valorizzazione e riscoperta del patrimonio storico e architettonico di Milano. La verifica della sua possibile riapertura è stata eseguita sia da un punto di vista dimensionale che idraulico mediante l’individuazione più probabile della sua posizione e profondità, lo studio dell’ubicazione dei principali sottoservizi esistenti, il rilievo delle sezioni stradali attuali, l’analisi delle piante storiche e dei relativi disegni, la sovrapposizione dello stato rilevato e delle sezioni ricostruite e l’individuazione del tracciato storico del canale e di quello progettato. Sulla base delle analisi sopra citate lo studio in via Francesco Sforza si è concluso con la possibilità di mantenere la sponda storica originale sulla sinistra orografica e ricostruire invece quella sulla destra, mantenendo i seguenti valori dimensionali: - larghezza costante del canale m. 7,00; - alzaia sinistra larghezza minima m. 7,00; - alzaia destra larghezza minima m. 2,50. Il livello progettuale si è spinto qui a un dettaglio utile come paradigma per altre situazioni analoghe in altre parti della Progettazione 13 14 Lo studio per la fattibilità architettonica si è concluso con un terzo esempio su via Melchiorre Gioia. Il tratto di Melchiorre Gioia rappresenta un ruolo di cerniera tra la Martesana e il naviglio della Cerchia interna coperto; un progetto dunque che pone l’accento non solo sulla riapertura del naviglio ricreando l’originaria continuità, ma anche su un esperimento di riqualificazione e di introduzione di valori urbani in un’area oggi semi-periferica. La necessaria attenzione è stata riservata all’area di trasformazione Garibaldi-Repubblica, oggi sede di importanti interventi urbanistici ed architettonici che non può ignorare la presenza dell’acqua. Agli studi di fattibilità architettonica si aggiungono quelli eseguiti dal gruppo diretto dal Prof. Giorgio Goggi riguardanti la viabilità e il trasporto pubblico e privato. Nel sistema della mobilità milanese con il progetto della riapertura dei Navigli si introducono scenari nuovi ed efficienti in rapporto all’esistenza della via d’acqua riaperta. L’esigenza di sottoporre la cerchia dei Navigli ad una stringente limitazione del traffico è in realtà precedente Progettazione Cerchia. ed indipendente, anche se conforme, rispetto al progetto di riapertura dei Navigli. Quest’esigenza è sostenuta da motivi di sicurezza e di qualità della vita, essendo del tutto insostenibile la presenza nella rete urbana centrale di un’infrastruttura su cui si muovono grandi flussi di traffico, anche ad alta velocità (soprattutto di sera e di notte) e con elevati livelli di rumore. Quest’area può essere meglio servita con modalità di trasporto che consentano l’accesso ad una più larga massa di cittadini, quali: il trasporto pubblico, la ciclabilità e la pedonalità. Come per tutte le aree centrali, infatti, la limitazione di traffico non deve essere vista come una riduzione ma come un aumento dell’accessibilità, ottenuto tramite il cambio di modo di trasporto. Questo perché, limitando l’accessibilità veicolare, che soddisfa una ristretta quantità di spostamenti, si lascia spazio alla ben più ampia massa di spostamenti consentita dal trasporto pubblico, dalla pedonalità e dalla ciclabilità, senza peraltro impedire l’accesso veicolare per le categorie d’utenti che ne abbiano la necessità. In parallelo ai lavori dei gruppi tematici, sono stati sviluppati uno schema di realizzabilità del progetto per fasi e un progetto di diffusione delle informazioni e di partecipazione dei cittadini, redatti dal Prof. Emilio Battisti e dall’Arch. Umberto Vascelli Vallara, con la collaborazione dello staff del Prof. Inghilleri della dott.ssa Eleonora Riva dell’Università Statale di Milano. Lo studio di fattibilità diventa quindi un elemento fondamentale per l’individuazione della criticità e delle potenzialità del sistema dei navigli ed anche una sperimentazione, attraverso la suddivisione in fasi coerenti con un progetto generale, ma realizzabili autonomamente. Tale progetto complessivo è stato concepito entro un ambito spaziale, a scala urbana e territoriale, e modulato su un excursus temporale per fasi al fine di porsi in modo realistico rispetto all’importanza e complessità degli ipotizzati interventi, finalizzati a restituire alla città e al territorio un patrimonio di enorme valore dal punto di vista paesaggistico, ambientale e funzionale. Contemporaneamente si è lavorato al progetto di una simulazione del tracciato dei navigli in scala 1:1 con la finalità di evocare l’antico Naviglio interno al Centro storico, nella sua reale dimensione e collocazione, lungo un itinerario che va dalle acque della Darsena fino alla Conca dell’Incoronata a San Marco per ricongiungersi alle acque del Naviglio Progettazione 15 16 numero delle conche necessarie per garantire la navigabilità anche con portate ridotte. Altri obiettivi sono stati la determinazione della portata utilizzabile a scopi energetici (e.g. pompe di calore, impianti idroelettrici) e la valutazione di come e da dove sia possibile alimentare il Naviglio con la portata richiesta d’acqua di buona qualità. Per quanto riguarda le interazioni della Martesana con altri corsi d’acqua, ci si è occupati anche dell’elaborazione di una proposta per la disconnessione idraulica di Seveso e Martesana e dell’alimentazione della roggia Vettabbia. Nell’ottica di una corretta politica di sviluppo sostenibile, qualsiasi azione che si progetta di realizzare deve tenere attentamente conto di tutti gli aspetti ambientali, fisici e di contorno che potrebbero subire alterazioni ed effetti di differente peso nel tempo. Oltre allo studio inerente l’ambito urbanistico, viabilistico ed idraulico/idrologico, un altro dei principali aspetti da analizzare approfonditamente, affrontando la tematica della riattivazione della funzionalità del sistema Navigli nel suo complesso, è sicuramente anche quello geologico ed idrogeologico del territorio milanese all’interno del quale il Progettazione Martesana a Cassina de’ Pomm. Il Progetto comunica il suo messaggio mediante l’allestimento di “Info Point” che utilizzano le pensiline dei mezzi pubblici per documentare con immagini d’epoca lo scenario entro il quale scorrevano le acque della Fossa interna; gli “Info Point” si avvalgono anche di codici digitali accessibili con Smartphone per fornire informazioni più dettagliate. Questo tracciato si propone come percorso guida per itinerari storico - culturali nella città e nel territorio, come filo narrativo che accompagna il cittadino e il turista a conoscere l’evoluzione di Milano nel tempo. Esso è anche base per lanciare un’operazione di comunicazione e partecipazione diffusa al fine di conoscere il gradimento dei cittadini per le proposte di riattivazione dei Navigli e recepire eventuali suggerimenti. Dal punto di vista idraulico e idrologico, si sono occupati dello studio di pre-fattibilità per la riattivazione dei navigli milanesi il gruppo dei Proff. Stefano Sibilla e Renzo Rosso, che attraverso un modello idraulico ha determinato le portate necessarie per garantire condizioni igieniche appropriate e di navigabilità, ha stabilito i tiranti idrici (quota della superficie libera), ha valutato il franco di sicurezza e la distanza tra pelo libero dell’acqua e intradosso dei ponti, nonché stimato il sistema si sviluppa ed a cui è intimamente legato. Le caratteristiche geolitologiche dei terreni attraversati, il grado di permeabilità, la situazione idrogeologica presente, le caratteristiche della tavola d’acqua e le sue interconnessioni con la struttura idraulica del sistema, sono tutti fattori da soppesare con estrema attenzione per garantire che qualsiasi intervento venga sviluppato con occhio attento, non solo alle condizioni in essere, ma anche e soprattutto a quelle che potrebbero svilupparsi in futuro (oscillazioni della falda, portate fluviali e previsione di tempi di ritorno delle piene, apporti all’agricoltura, etc.). Lo studio condotto dal gruppo composto dal Dott. Guido Rosti e dalla Dott.ssa Fabia Malara, geologi, individua come orizzonte territoriale quello compreso tra i fiumi Adda e Ticino, con una specifica focalizzazione sulla città di Milano. Lo studio chiarisce quali siano le dinamiche e le interconnessioni che potrebbero derivare dalla riapertura dei Navigli analizzando le strutture geologiche esistenti e proponendo eventuali soluzioni di sostenibilità adeguata. In estrema sintesi lo studio ha chiarito, in una situazione di equilibri attuali, le seguenti caratteristiche: - per gran parte della pianura attraversata, i navigli esistenti non interferiscono direttamente con la tavola d’acqua ma sono sospesi, creando una situazione di accertata ricarica freatica. Solo per alcune limitate zone di pianura, vi è presenza di falde sub affioranti che almeno in alcuni periodi dell’anno potrebbero conformare i canali come trincee drenanti; - il sistema irriguo connesso fornisce enormi quantitativi di acque all’agricoltura contribuendo anch’esso all’incremento del livello della superficie freatica; - per l’eventuale canale “fossa interna” non si rilevano particolari problemi essendo la superficie freatica qui molto profonda; - sarebbe consigliabile l’impermeabilizzazione del fondo canali esistenti e da realizzare, almeno nell’areale urbano e periurbano per limitare perdite di portata e apporti alla falda. Infine, poter finalmente disporre di un sistema distribuito di canali nel cuore della città, che si configuri anche quale recettore e collettore di acque provenienti da pompe di calore permetterebbe un razionale sviluppo di un vero sfruttamento energetico distribuito di tale fonte rinnovabile. In secondo luogo si favorirebbe così una riduzione dell’altezza della tavola d’acqua liberando ingenti risorse economiche ora Progettazione 17 penalizzate o impiegate per tutelare strutture a rischio e si disporrebbe anche di un sensibile aumento delle portate d’acqua disponibili per l’utilizzo dei canali. A conclusione dell’analisi di fattibilità vi è infine la valutazione economica del progetto di riapertura dei Navigli realizzata dal gruppo composto dai Proff. Flavio Boscacci, Roberto Camagni ed Elio Borgonovi. La metodologia di valutazione economica utilizzata analizza le dimensioni e i costi del progetto, i benefici, le esternalità e i vantaggi per la città. Il ripristino del Naviglio nella Cerchia interna alla città modifica l’attuale funzionalità del bene pubblico esistente, la strada, ma non ne modifica la sua natura di bene pubblico. Per la valutazione economica del Progetto: - i costi saranno stimati dopo che saranno definite le scelte tecniche di progetto; - i benefici saranno stimati a due livelli, alla scala urbana e alla scala di quartiere, mediante una divisione in lotti e valutazione delle ipotesi ex-ante ed ex-post dei vantaggi relativi a ciascun lotto. Essenziale al buon funzionamento del gruppo nel suo insieme è risultata la partecipazione dell’Associazione culturale “Il Multiverso”. In particolare Arianna Lugarini e Marco Proverbio hanno aiutato a mantenere il giusto equilibrio tra storia, presente e futuro dei Navigli con una poetica rielaborazione di immagini che sovrappongono fotografie storiche e attuali di scorci significativi del percorso dei navigli mettendo a confronto ciò che era una volta (foto storica) e ciò che si può attualmente vedere dallo stesso punto di vista oggi (foto attuale), mediante tecniche raffinatissime di rappresentazione. Sintesi dei futuri obiettivi da raggiungere con il proseguimento della ricerca. Per quanto riguarda il lavoro che ancora va fatto si segnalano di seguito per sommi capi le tematiche da affrontare: Va completato lo studio delle fasi di esecuzione del progetto e i relativi gradi di autonomia e funzionalità. E’ necessario estendere a tutto il tracciato il lavoro preliminare fatto sui tre esempi di Conca di Via Arena, Via Francesco Sforza, Via Melchiorre Gioia, proseguendo con le stesse analisi dettagliate e la medesima tipologia di progetto. Dal punto di vista della fattibilità architettonica sono da valutare le possibili interferenze con stazioni/mezzanini MM esistenti (M3) e di progetto (M4) e da studiare la convivenza di naviglio riaperto, pista ciclabile con due sensi di marcia, accessi veicolari carrai, viabilità di emergenza, ecc. lungo Progettazione 18 tutto il tracciato. La fattibilità idraulica e idrologica va affinata stabilendo la provenienza dell’acqua e le possibili caratteristiche di approvvigionamento e conferimento delle acque nel caso di esecuzioni parziali e per fasi, nonché la risoluzione del nodo Seveso-Naviglio Martesana In tema di caratteristiche idrogeologiche si deve procedere ad effettuare rilevamenti piezometrici specifici e tali da accertare nei periodi di massima e di minima oscillazione freatica l’entità del possibile scambio idrico nelle zone di provata possibile interconnessione tra fondo dei Navigli e tavola d’acqua. Per quanto riguarda la fattibilità viabilistica, occorre studiare la riorganizzazione di alcune linee dei mezzi di superficie a seguito della realizzazione della metropolitana M4 e della riapertura dei navigli studiando la possibile creazione di una nuova linea a nord della cerchia che integri quelle preesistenti 94 e 61. Restano inoltre da studiare in dettaglio in base alle quote altimetriche i singoli attraversamenti del naviglio, ponti, ecc. Per la perdita di spazi di sosta veicolare va analizzato il numero equivalente di parcheggi pubblici cui si deve rinunciare e come riprogettare nuovi spazi di sosta nelle vie adiacenti al naviglio. Rimane da risolvere la questione del parcheggio di San Marco, che provoca interferenze con la via d’acqua da realizzare. Va effettuata una valutazione con l’Amministrazione comunale delle modalità di realizzazione e di finanziamento del progetto preliminare “La Cerchia in scala uno a uno” con eventuale considerazione della sua realizzabilità anche per parti; contestualmente e sempre in stretta relazione con l’Amministrazione, deve essere messa a punto la campagna di sensibilizzazione e valutazione del gradimento dei cittadini per le proposte di riattivazione. Si segnala infine che il tempo necessario per eseguire il lavoro è di un anno, eventualmente divisibile in due fasi. Progettazione 19