Leggi o scarica l`intervista a Umberto Veronesi
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La logica della notizia non è la logica della scienza. Anni, decenni le unità di misura della scienza; minuti, secondi quelle dei media Non esiste una cattiva scienza come non esiste una cattiva stampa. Esiste una cattiva comunicazione tra le due. E per riaprire il dialogo è fondamentale creare un rapporto di fiducia. mberto Veronesi, laureato all’università Statale di Milano, è il più famoso oncologo italiano, un vero rivoluzionario nell’approccio medico e nell’intervento chirurgico del cancro al seno, la grande “battaglia della mia vita” per far passare i temi della prevenzione e il messaggio che si può curare senza drammatiche mutilazioni fisiche e danni psicologici. Veronesi è specializzato nella cura dei tumori del seno e ideatore di una tecnica rivoluzionaria, la quadrantectomia, che permette di evitare in molti casi l’asportazione totale della mammella (prevede la rimozione di un solo ‘quadrante’ della mammella invece che di tutto il seno), unita all’indagine sul linfonodo U Umberto Veronesi (foto Imagoeconomica). PRIMA/NOVEMBRE 2004 - 291 > > sentinella. Nemico del fumo, è da sempre convinto che l’arma più efficace contro i tumori maligni (che considera ‘curabili’) sia la prevenzione, basata su uno stile di vita sano e un’alimentazione corretta. Per diciotto anni ha guidato proprio l’Istituto nazionale dei tumori di Milano che lo ha accolto da giovane e, dal 1995, dirige l’Istituto europeo di oncologia (Ieo), la struttura privata sorta dieci anni fa alle porte del capoluogo lombardo. Nominato ministro della Sanità nel 2000 sotto il governo Amato, già nel 1993 era stato chiamato dall’allora ministro Raffaele Costa a far parte della commissione incaricata di programmare un piano nazionale contro il cancro. Nel 1998, invece, è stato chiamato a presiedere la commissione di esperti incaricata della sperimentazione della terapia Di Bella, un caso scientifico clamoroso (e una fonte preoccupante di illusioni). Conosciutissimo e stimato all’estero, è stato il primo italiano presidente dell’Unione internazionale di oncologia e ha Ho partecipato fondato la Scuola europea di personalmente oncologia (Eso). Per il suo alla campagna contributo alla ricerca e alla a favore di Darwin lotta contro il cancro alla mammella Veronesi è stato e indicato dalla Società di voglio ricordare il chirurgia oncologica di ministro Letizia Washington tra i quattro oncologi del XX secolo. Moratti che con Veronesi è un grande grande apertura sostenitore della tesi che la mentale ha conoscenza e l’informazione riconsiderato sono le armi fondamentali per combattere il cancro, dunque le proprie non si risparmia quando c’è da posizioni parlare con i giornalisti, in televisione. Da anni firma una rubrica settimanale su Grazia e su Oggi e oltre a una valanga di pubblicazioni scientifiche ha pubblicato alcuni titoli per il grande pubblico: in collaborazione con il bravo Giovanni Maria Pace, ‘Colloqui con un medico’ e ‘Le donne devono sapere’, Edizioni Tea, un’autobiografia pubblicata da Mondadori, ‘Da bambino avevo un sogno. Tra ricerca e cura, la mia lotta al tumore’, e nel 2004 ancora con un giornalista, Mario Pappagallo, ‘Una carezza per guarire. La nuova medicina tra scienza e coscienza’. Veronesi sa usare bene la comunicazione e i giornali anche per le sue battaglie “per incoraggiare la spinta innovativa propria del libero pensare scientifico” e per bloccare atteggiamenti di retroguardia: fulminea, ad esempio, è stata la sua reazione al decreto dei vertici dell’Istruzione che volevano escludere la teoria dell’evoluzione dalla formazione degli adolescenti (la nuova rivista di scienze della Fondazione Veronesi si chiama Darwin). Così come nel caso della sua recente uscita pubblica contro il decreto del ministro 292 - PRIMA/NOVEMBRE 2004 La foto di apertura su due pagine del servizio su Umberto Veronesi pubblicato dal Magazine del Corriere del 27 maggio 2004. dell’Agricoltura, Alemanno (che conferma il blocco degli Organismi geneticamente modificati in Italia), che ha visto Veronesi guidare l’appello di un nutrito gruppo di associazioni scientifiche italiane contro una misura definita “oscurantista”. L’intervista del professore a Repubblica del 4 novembre gli ha fatto guadagnare una stizzita replica da parte del ministro di An – “Ci sono altrettante associazioni scientifiche che pensano il contrario di Veronesi”, ha detto Alemanno – e una gragnuola di contestazioni dai Verdi, dalle associazioni degli agricoltori e persino da parte di Slowfood, che ha invitato i ristoratori italiani a servire in abbondanza pesto genovese e polenta. Due piatti che secondo i firmatari dell’appello di Veronesi contengono ingredienti potenzialmente cancerogeni. E quindi assai più pericolosi dei prodotti agricoli Ogm. Prima ha chiesto al professore di fare il punto sul rapporto attuale fra informazione e scienza e su come questo rapporto si è evoluto e modificato negli ultimi trent’anni. Naturalmente la polemica su Alemanno, gli Ogm e la polenta cancerogena ha messo il giusto pepe all’intervista. Umberto Veronesi - Più che giudicare cerco di capire. Capisco innanzitutto che la logica della notizia non è la INTERVISTE - UMBERTO VERONESI Veronesi è nato a Milano il 28 novembre 1925. Il 28 maggio 2003 ha istituito la Fondazione Umberto Veronesi. logica della scienza. Troppo lenti i processi scientifici per un mondo mediatico che ha la possibilità di comunicare in tempo reale. Anni, decenni le unità di misura della scienza; minuti, secondi quelle dei media. Troppo diversi gli obiettivi di comunicazione: la scienza deve educare, i media devono interessare. Troppo divergenti i tratti fondamentali: la scienza è universale e obiettiva mentre la stampa è per definizione ‘di parte’, avendo il compito di creare opinione. Eppure questi due mondi hanno bisogno l’uno dell’altro e devono trovare quel delicato punto di equilibrio fra le loro esigenze dove si colloca la buona comunicazione scientifica. Prima - Un obiettivo che non sembra proprio a portata di mano… U. Veronesi - Credo che non esista una cattiva scienza come non esiste una cattiva stampa. Esiste una cattiva comunicazione fra le due. Come aprire o riaprire il dialogo? Innanzitutto è fondamentale creare un rapporto di fiducia. La scienza ha fatto progressi e raggiunto obiettivi impensabili solo trent’anni fa, ma effettivamente non si è impegnata a sviluppare parallelamente una cultura del pensiero scientifico, che instauri un consenso forte sul potere della razionalità. Ecco allora l’altalena dei giornali e della gente fra allarmismo e false speranze, fra paura e fede. Nulla è perduto e nulla è irreversibile. È ora però di iniziare seriamente a fare cultura della scienza, utilizzando i nuovi mezzi che essa stessa ci mette a disposizione. Cominciamo dai giovani, probabilmente non grandi lettori di quotidiani ma certo grandi navigatori in Internet. Bisogna capire i nuovi linguaggi e inventarci nuovi modi di comunicare la scienza. Non sarà facile. Anzi. Stiamo vivendo un periodo di forte cultura antiscientifica. Prima - Ha colpito molto, e creato un vespaio di polemiche, il suo schieramento contro il decreto del ministro Alemanno che blocca gli Ogm in Italia. U. Veronesi - È già successo nella storia che di fronte a un picco di produttività scientifica, come quello che stiamo vivendo, la società reagisca con atteggiamento oscurantista, quasi che il progresso sia in realtà una minaccia per la nostra vita. Faccio sempre l’esempio del Seicento quando, mentre Newton, Cartesio e Galileo innovavano la concezione del mondo e di noi stessi, svelando segreti meravigliosi, la società di È troppo facile allora si rifugiava nella magia stigmatizzare mandando al rogo migliaia di donne accusate di stregoneria. il medico Anche oggi la società è come narciso impreparata a capire una e il giornalista scienza ogni giorno più potente come e dunque la rifiuta. E i media non possono non riflettere superficiale. stato d’animo collettivo. La realtà è molto questo Il caso degli Ogm è più complessa. emblematico. I giornali hanno È difficile per titolato: ‘Veronesi sponsor degli un medico saper Ogm’. Ma il cuore del problema non è essere pro o contro gli comunicare Ogm ma condividere o meno il e per un principio che la ricerca giornalista saper scientifica ha l’obiettivo di migliorare la vita e dunque è ascoltare. La sbagliato limitarla in nome di maggior parte pregiudizi, interessi o ideologie. delle volte Personalmente io non sono, o meglio non sono soltanto, a nessuno dei due è preparato favore degli Ogm, ma sono piuttosto a favore della ricerca. al dialogo Penso che se la genetica ci offre la possibilità di avere cibi più sicuri o più abbondanti nelle aree dove la fame miete ancora milioni di vittime, dobbiamo sviluppare la ricerca in questo settore invece che restringerne le frontiere. Pochi, fra giornali e pubblica opinione, sembrano averlo percepito. Prima - In questo quadro come giudica l’informazione e la divulgazione scientifica in Italia? U. Veronesi - Il nostro Paese vive il pensiero scientifico come antitesi di quello religioso. Da qui un atteggiamento antiscientifico particolarmente accentuato, anche nei media. Si tratta però di preconcetti. Scienza e fede religiosa possono allearsi per il progresso e il benessere. Prima - Nel nostro Paese c’è voluta la raccolta di > PRIMA/NOVEMBRE 2004 - 293 INTERVISTE - UMBERTO VERONESI > 50mila firme per congelare, per il momento, il progetto di escludere lo studio della teoria dell’evoluzione dai programmi scolastici. Non crede che, a parte questi pronunciamenti emergenziali, ci sia un po’ troppa timidezza da parte della comunità scientifica italiana? E che questo sia uno dei fattori che alla fine determinano orientamenti come quello di depennare Darwin dai libri di scienze dei licei? U. Veronesi - Certo, come ho già detto, la comunità scientifica deve uscire allo scoperto e deve farlo non alla ricerca di lustro personale ma con la consapevolezza dell’importanza fondamentale di questo atto per il futuro della scienza. Io ho partecipato personalmente alla campagna stampa a favore di Darwin e voglio soprattutto ricordare a proposito della vicenda che il ministro Letizia Moratti ha dimostrato una grande apertura mentale nel riconsiderare la sue posizioni. È un segnale positivo per tutto il mondo scientifico. Prima - Da tempo la sanità è divenuta uno dei settori cardine della cronaca dei grandi quotidiani e ormai la presenza di uffici stampa negli ospedali e nelle Asl è di assoluta normalità. Una ventina d’anni fa, tuttavia, non era così. Quanto accadeva nelle corsie, le condizioni di degenza dei pazienti, gli episodi di negligenza da parte dei sanitari rimanevano ‘secretati’ nel Luigi Luca Cavalli perimetro degli addetti ai lavori. L’informazione è riuscita a Sforza dice su rompere questo cerchio chiuso. Prima che dopo Il bilancio è però Adriano Buzzati contraddittorio. Spesso si assiste all’inseguimento di casi di Traverso non malasanità che poi, a successive c’è più in Italia un verifiche, si rilevano inesistenti. giornalista O al contrario si ignorano sprechi evidentissimi o scientifico di grande levatura. malfuzionamenti di intere strutture che vengono difese Condivide? «No». dalla stampa per interessi di campanile, o di cordata politica. Lei che bilancio si sente di trarre del ruolo dell’informazione nel sistema sanitario italiano? U. Veronesi - È un’informazione che segue i principi della politica più che la scienza. Non possiamo pretendere che la stampa applichi alle disfunzioni o le eccellenze di un servizio pubblico essenziale come la sanità criteri diversi da quelli che adotta per qualsiasi altro servizio dello stesso tipo. D’altra parte non possiamo pretendere neanche che nell’ambito salute non esistano uomini che sbagliano, interessi che si scontrano, ingiustizie e atti eroici. Attenzione però. La sanità è una cosa e la scienza è un’altra; dobbiamo distinguere l’informazione scientifica, che divulga la ricerca, dalla cronaca, che racconta e commenta fatti avvenuti in ambito sanità. Prima - L’altra faccia dell’informazione sono i 294 - PRIMA/NOVEMBRE 2004 cosiddetti ‘soffietti celebrativi’ scritti sotto dettatura ogniqualvolta si presenta una vera o presunta scoperta scientifica o un intervento chirurgico presuntamente, o veramente, prodigioso. L’impressione è che quando si parla di medicina e scienza salti ogni parametro dettato dal buon senso o dalla misura. Di chi è la colpa: del narcisismo dei medici o della inguaribile superficialità dei giornalisti? U. Veronesi - Ovviamente di tutti e due o di nessuno dei due. È sempre questione del famoso punto di equilibrio. È troppo facile stigmatizzare il medico come narciso e il giornalista come superficiale. La realtà è molto più complessa. È difficile per un medico saper comunicare e per un giornalista saper ascoltare. La maggior parte delle volte nessuno dei due è veramente preparato al dialogo e allora l’equilibrio si fa sempre più imprendibile. Per questo è importante che le nuove generazioni abbiano una cultura diversa. Io credo che già a livello universitario e di specializzazione il medico debba imparare a comunicare con i pazienti e con i familiari. Una capacità che sarebbe trasferibile alla stampa. Prima - Cosa ne pensa dei programmi tivù su salute e medicina? Molti ritengono che indurre al ‘fai da te’ in campo terapeutico sia poco meno che un’istigazione a delinquere. Ma c’è anche chi sostiene che aumentare il grado di health-consciousness nelle persone sia un grande progresso. U. Veronesi - Io sono fra queste. Preferisco correre il rischio di un paziente troppo autonomo e intraprendente piuttosto che trovarmi di fronte una persona che non ha consapevolezza e si sente persa e incapace di aderire a un progetto di cura. Non dimentichiamo poi l’importanza dell’informazione nella prevenzione. L’informazione e la sensibilizzazione hanno salvato e salveranno molte vite. Prima - La legge sulla fecondazione assistita ha riaperto il dibattito sulla laicità dello Stato, sui limiti della ricerca scientifica, sullo stesso concetto di tutela ‘etica’ applicato a entità come gli embrioni e preferito alla tutela e ai diritti delle donne. È l’Italia che ha rimesso indietro l’orologio della storia o, davvero, le nuove frontiere aperte dalla manipolazione genetica impongono una nuova ‘etica’ più restrittiva? U. Veronesi - La legge sulla fecondazione assistita rappresenta un passo indietro rispetto alla nostra stessa legislazione precedente, dal punto di vista sociale, giuridico e scientifico. Anche in questo caso, come per Darwin, mi sono fortemente impegnato sulla stampa anche a favore del referendum. Le nuove frontiere della scienza non devono spaventare e dare luogo a fenomeni di regressione. È vero che impongono riflessioni profonde sulla nostra stessa concezione della vita, ma rifiutarle o cercare di ignorarle non è una soluzione. La scienza è fatta per allargare gli orizzonti, non per restringerli. Come vede torniamo sempre al punto di partenza. È una questione di cultura. Prima - Nell’ultimo numero di Prima Luigi Luca Cavalli Sforza dice che dopo la morte di Adriano Buzzati Traverso non c’è più stato un giornalista scientifico di grande levatura in Italia. È un giudizio molto tranchant: lo condivide? U. Veronesi - No. Ce ne sono stati, ce ne sono e soprattutto se ne stanno formando. Intervista di Ivan Berni