Il mio nome è strano | Mangialibri

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Il mio nome è strano | Mangialibri
Il mio nome è strano
Francesca D’Ottavi
Alberto Arato
Anna Parola
Ragazzi
Lapis
2013
Articolo di: Mariangela Taccogna
Tedoforo, detto Ted, è alle prese con un rimprovero in piena regola dalla maestra Adele, con tanto
di spia e di capro espiatorio. E con conseguente punizione: una montagna di compiti a casa. La
reazione di Tedoforo per la rabbia è il lancio delle forbici che vanno a piantarsi, fortunatamente, nel
muro. L’ira della maestra porta Ted direttamente dalla dirigente, professoressa Castri, terrore di
tutti gli alunni. Ma l’incontro risulta davvero deludente: solo un discorsetto e nessun supplizio.
Tutto qui. Al ritorno in classe Ted escogita un piano per finire nella stanza delle torture: il
pluribocciato Mastino gli avrebbe dato certamente una mano per realizzare un’impresa davvero
grave…
Finire pestato da una ragazzina a scuola, conoscere la nuova compagna del papà, avventurarsi in un
campeggio di nudisti in Francia, litigare a scuola e far scomparire improvvisamente le maestre. I
guai di Tedoforo sono imputabili, a suo dire, alle sue origini: il giorno della sua nascita la mamma lo
ha abbandonato e i medici hanno scelto per lui il primo nome che hanno trovato, quello scritto sul
calendario. Così Ted si è guadagnato non una ma ben due mamme: quella vera, la mamma adottiva,
e quella finta, la mamma naturale. E anche due papà: uno finto, mai conosciuto, e uno vero che è
diventato ormai ex papà, lasciandoli soli e andando via. Ted ancora non si spiega il perché. È così
che si forma la sua ferma convinzione di non essere amato: “Tanto io ci sono abituato che tutti non
mi vogliono”, confida Ted all’amica. Fino a che la Castri, che mantiene il suo ruolo educativo pur
entrando in empatia con il bambino, gli mostra il mondo da un’altra prospettiva e Ted scopre che,
tutto sommato, anche lui è un bambino fortunato. Ted, però, resta un pasticcione (un bambino
“difficile” direbbero i grandi) e scoprirà, a sue spese, che la realtà non corrisponde a quello che
danno in tv o alle immagini create dalla sua fervida immaginazione. Il lettore, attraverso gli occhi
del protagonista, guarda il mondo degli adulti che troppo spesso risulta incomprensibile. E ce n’è
per tutti: dalle maestre (a volte concentrate su ciò che c’è da fare trascurando le emozioni dei
bambini), ai genitori (che non riescono a parlare per risolvere i problemi), ai compagni (che
sembrano crudeli ma si rivelano fragili). Il testo scorre attraverso episodi divertenti e godibili che
rendono la lettura davvero piacevole, resa ancora più accattivante da una grafica che completa il
testo sottolinenandone i passaggi più importanti, assimilando la fluidità del risultato al parlato.
Ironico, veloce, acuto, frizzante ma anche malinconico, profondo, emozionante, tagliente. Dedicato
“A tutti quelli che non vanno bene a scuola”, Il mio nome è strano è un romanzo sulla crescita e sulle
relazioni, che gli educatori dovrebbero leggere perché, come dice Tedoforo, i grandi “fanno tutto
difficilissimo quando potrebbe essere tutto facilissimo”. Semplicemente disarmante.
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