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INFORMATORE BOTANICO ITALIANO, 40 SUPPL. 3, 2008
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RECENSIONI
Botanica generale e diversità vegetale
Il testo, di G. Pasqua, G. Abbate, C. Forni et al.,
edito da Piccin (Padova), essendo rivolto agli studenti della laurea triennale del Nuovo Ordinamento, si
propone l’obiettivo di far loro raggiungere, in tempi
brevi, una conoscenza complessiva dei fondamenti di
Botanica approfondita ed aggiornata.
Il libro si articola in varie parti che permettono al lettore di accostarsi all’affascinante mondo delle piante
a vari livelli fra loro strettamente concatenati. La
prima parte, suddivisa in sette capitoli, si focalizza
sulle peculiarità strutturali e funzionali della cellula
vegetale eucariotica delineate chiaramente nei loro
aspetti strutturali e funzionali.
La seconda parte del testo comprende un unico capitolo nel quale viene affronatata la differenziazione dei
tessuti, ciascuno dei quali viene descritto e mostrato
attraverso immagini istologiche molto chiare.
Le nozioni acquisite permettono a questo punto di
passare alla parte terza, suddivisa in tre capitoli che
tratta il livello organografico di fusto, foglia e radice
partendo dagli aspetti morfologici macroscopici più
tangibili. I vari organi vengono inoltre seguiti nel
loro sviluppo ontogenetico e nel loro accrescimento
primario e secondario. Le sezioni anatomiche sono
molto chiare ed esplicative e la localizzazione dei singoli tessuti è correlata alla loro funzione. Dopo aver
acquisito la conoscenza della struttura dei vari organi della pianta e seguita la loro evoluzione temporale, nella quarta parte, suddivisa in tre capitoli, vengono esaminati i fenomeni riproduttivi e le caratteristiche di semi e frutti.
L’ultima parte, costituita da dodici capitoli, è dedicata allo studio della diversità vegetale. In questa
parte si fa cenno ai fenomeni evolutivi, alle metodologie tassonomiche ed ai cambiamenti evolutivi correlati allo svincolamento degli organismi vegetali dall’ambiente acquatico. Vengono infine descritte le
caratteristiche dei funghi, le metodologie di identificazione delle piante in erbario ed anche forniti elementi di fitogeografia e conservazione, per concludere con le varie possibilità di utilizzo degli organismi
vegetali per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
Nonostante la vastità della materia trattata, il testo è
scorrevole e piacevole da leggere, poiché in ogni capitolo gli aspetti strutturali e funzionali sono integrati
sapientemente e proposti nel modo più semplice e
razionale possibile e quindi resi comprensibili.
Avendo tenuto per molti anni corsi di Botanica e
biodiversità vegetale, posso affermare che sono rima-
sta favorevolmente colpita dalla chiarezza degli schemi che solo docenti specialisti nei singoli argomenti
potevano proporre. Anche le numerose immagini
inserite nel testo, dal macroscopico all’ultrastrutturale, ai cicli biologici all’ambiente, risultano nitide ed
attrattive, ben integrate nei vari capitoli, stimolando
l’interesse ed aiutando gli studenti a memorizzare i
concetti.
Il libro è stato scritto a più mani e questo ha consentito ai singoli autori di utilizzare al meglio le competenze didattico-scientifiche maturate nei rispettivi
campi di competenza.
Comunque uno dei maggiori pregi di questo libro è,
a mio parere, quello di aver realizzato un progetto
didattico cognitivo ben coordinato che permette di
passare attraverso gli argomenti trattati nei vari capitoli senza apparenti sbalzi di difficoltà, e tutti gli
argomenti appaiono trattati con pari dignità.
Infine ritengo che l’inserimento delle schede di approfondimento, fintroppo adoperate nei libri di testo
delle scuole superiori ed assenti in molti testi universitari italiani, rappresenti un utile strumento per
ampliare le conoscenze degli studenti più motivati.
In conclusione, il testo di “Botanica generale e diversità vegetale” a mio parere risponde in pieno all’esigenza dei curricula di studi dei corsi della laurea
triennale in Scienze Biologiche, Naturali, Ambientali, Agrarie e Forestali e Biotecnologiche, poiché riesce
a veicolare agli studenti in modo attrattivo una vasta
conoscenza dei fondamenti di Botanica.
Gabriella Pasqua, Giovanna Abbate, Cinzia Forni,
2007 - Botanica generale e diversità vegetale. Piccin
Nuova Libraria S.p.A., Padova. 592 pp. 80,00 Euro.
[a cura di A.M. INNOCENTI]
Linneo a Bologna.
L’arte della conoscenza
Il 2007 ha visto festeggiare il terzo centenario dalla
nascita di Carlo Linneo (Råshult 1707 - Uppsala
1778) in tutto il mondo occidentale, in particolare
nel paese natale, la Svezia, e in Gran Bretagna, dove
è conservato il suo erbario, di circa 14.300 campioni, religiosamente custoditi presso la Linnean Society
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di Londra. Tra questi campioni, provenienti dai tanti
corrispondenti che Linneo ebbe in tutto il mondo, ve
ne sono anche alcuni provenienti da Ferdinando
Bassi, bolognese (1710-1774), così come, tra le lettere dello svedese, ve ne sono nove inviate sempre dal
Bassi nel decennio 1763–1773 ed una mandata da
un altro botanico bolognese, Giuseppe Monti (16821760) nel 1753.
Proprio grazie a questi legami che si stabilirono nella
seconda metà del XVIII secolo tra i botanici bolognesi ed il grande naturalista, l’Ateneo di Bologna,
con la cura di Donatella Biagi Maino e Giovanni
Cristofolini, ha festeggiato il tricentenario mediante
l’organizzazione di una mostra presso l’Orto
Botanico, dal 22 ottobre 2007 al 31 gennaio 2008,
ed un convegno inaugurale.
Il catalogo della mostra, curato in particolare da C.
Gandolfi, A. Managlia, U. Mossetti e L. Stoppioni, è
preceduto da una serie di interessanti contributi sui
rapporti tra Linneo e la città emiliana, ma non solo.
Essi, infatti, riguardano sia la figura di Ferdinando
Bassi (vedi i saggi di G. Gandolfi, U. Mossetti, A.
Managlia, N. Bagni e L. Ciancabilla, dedicati alla
vita ed alle opere del botanico), sia una sintetica ma
efficace illustrazione di ciò che rappresentò la concezione linneiana nel mondo delle conoscenze botaniche, a partire dalla pubblicazione del Sistema naturae
nel 1735 (G. Cristofolini), con la conseguente e, talvolta, controversa applicazione dei concetti classificatori (oggi superati) e, soprattutto, della nomenclatura, ancora adesso valida.
Al testo del botanico Cristofolini segue quello della
storica dell’arte Biagi Maino, che analizza la fondazione a Bologna, nel secolo dell’Illuminismo,
dell’Istituto delle Scienze da parte di Luigi
Ferdinando Marsili, Istituto composto da due
Accademie, quella delle Scienze e quella di Pittura,
Scultura e Architettura che non si pose in antagonismo con la gloriosa e antica Università locale, ma ne
cercò sempre la collaborazione attiva. Anche questo
dette a Bologna, città in fondo di provincia, una
dimensione europea, sul modello delle analoghe
esperienze nelle maggiori capitali del continente.
In fondo, anche il rapporto tra il grande Carlo
Linneo ed i “piccoli” Giuseppe Monti e, soprattutto,
Ferdinando Bassi è ugualmente emblematico di questa uscita dal provincialismo: bene hanno fatto dunque i curatori della manifestazione ad approfittare
della ricorrenza centenaria dello svedese per rendere
testimonianza di quei proficui rapporti, esemplificati nella mostra e nel catalogo dai numerosi campioni
e dalla corrispondenza, nonché dalle tavole illustranti alcune specie descritte dallo stesso Linneo in base
alle osservazioni di Bassi.
Donatella Biagi Maino, Giovanni Cristofolini (a cura
di), 2007 - Linneo a Bologna. L’arte della conoscenza.
Umberto Allemandi & C., Torino. 149 pp. 15,00
Euro.
[a cura di C. NEPI]
Il linguaggio dei fiori
“È sufficiente dare un’anima ai fiori perché il loro
linguaggio, passando di bocca in bocca, diventi un
giorno un linguaggio universale.”
Così scriveva nei primi decenni dell’Ottocento
Charlotte de Latour (pseudonimo sotto cui si cela
forse Louise Cortambert), autrice di questo manualetto dedicato al Linguaggio dei fiori, pubblicato nella
traduzione italiana di Giuseppina Garufi da Olschki
nella collana ‘Giardini e paesaggio’ con la consueta
eleganza e sobrietà di veste tipografica e impreziosito
dalle riproduzioni di 12 tavole originali a colori. Si
tratta di un repertorio dei significati attribuiti alle
diverse piante (perché non di soli fiori si tratta, ma
anche di alberi, arbusti da fogliame, addirittura felci
e muschi), a beneficio di quanti, seguendo un uso
civettuolo dell’epoca, avessero voluto affidare un
messaggio a un mazzolino variopinto. Giacché come osserva ancora Madame de Latour - “un fiore
in mano esprimeva spesso più di quanto non si sarebbe osato dire nel più tenero bigliettino”.
Le fonti a cui attingere per i significati sono le più
diverse: dalla mitologia classica alle tradizioni celtiche e druidiche, alle usanze orientali, passando per
gli erbari figurati (c’è anche Mattioli, citato a proposito delle virtù dell’Osmunda). Anche caratteristiche
botaniche della pianta possono servire: la mimosa
sensitiva è un ovvio simbolo di pudore; il Mesembrianthemum che sembra rivestito di ghiaccio dice: ‘il
tuo sguardo mi raggela’. Oppure, basta cedere alla
tentazione di attribuire moti e caratteristiche umane
alle piante: “Ogni albero, ogni pianta ha una sua
fisionomia che le appartiene e che le conferisce una
personalità”, dice la de Latour: e così ecco il mandorlo sventato perché fiorisce troppo presto, o il
sorbo prudente che cresce lentamente.
L’opera è giustamente collocata da Lucia Tongiorgi
Tomasi e Luigi Zangheri - che firmano l’introduzione - nel clima culturale di quello che viene definito
‘il secolo dei fiori’, perché vede le piante al centro
dell’interesse non solo della scienza, ma anche dell’arte dei giardini, della pittura, delle arti minori. E in
effetti, scorrendo le pagine si viene trasportati in
un’atmosfera romantica di salotti borghesi e raffinate
conversazioni, di corteggiamenti galanti, di diari di
fanciulle pieni di riferimenti letterari. Va detto che il
tono è qua e là di maniera, come quando l’autrice si
dilunga nelle lodi della sana e spensierata vita in campagna, lontana dalle ansie della vita cittadina. Lodi
che suonano alquanto retoriche e insincere in bocca
a chi certo era invece ben soddisfatto della agiata e
movimentata vita cittadina.
Ma ciò che rende la lettura godibile e per un botanico particolarmente interessante sono le notizie che in
più punti affiorano su quello che oggi chiameremmo
il patrimonio di conoscenze etnobotaniche dell’epoca. Si scoprono così infusi, impieghi dimenticati di
legni e cortecce, tradizioni augurali come la ghirlanda di fiori d’arancio portata dagli sposi, ma negata
Recensioni
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alle ragazze che arrivavano ‘disonorate’ alle nozze. Più
che agli usi medicinali, sono frequenti i riferimenti a
credenze magiche: la corona di artemisia che, posta
sul capo dei bambini la vigilia di san Giovanni, li
avrebbe protetti da tutti i mali; il succo di verbena
estratto dai pastori in certe fasi lunari, che diventava
nelle loro mani un filtro capace di guarire o gettare
malefici. Un certo gusto noir trasuda dalle molte
notizie sulle piante ritenute tossiche, dove l’autrice
indulge talvolta nelle descrizioni degli avvelenamenti
e avvolge in un’atmosfera di torbida sensualità le
molte superstizioni sui fiori con profumi così intensi
da arrivare a uccidere. Come insegna la storia dei
fiori profumati recisi da due ragazze a una lezione di
botanica: durante la notte gli spiriti dei fiori si vendicheranno, uccidendo a loro volta le sventurate con
i loro effluvi.
Interessanti infine alcune note sulla coltivazione di
piante nei giardini e sulle prime introduzioni in
Francia di specie esotiche, da cui fra l’altro traspare
una consuetudine con la materia che potrebbe forse
fornire qualche indizio ulteriore sull’identità dell’autrice del manuale.
Charlotte de Latour, 2008 - Il linguaggio dei fiori
(trad. di G. Garufi). L.O. Olschki Editore, Firenze.
X-140 pp. 14,00 Euro.
[a cura di M.A. SIGNORINI]
Giardini nell’Isola d’Elba
Opportunamente inserito nella serie Giardini e
Paesaggio, che ospita, oltre ad importanti opere del
passato riprodotte in facsimile, prestigiose firme e
rilevanti argomenti relativi alla storia, alla poesia e
alla letteratura del giardino, del paesaggio e delle loro
varie tipologie espressive, il volume dedicato all’Elba,
ricco di mille curiosità e di un variegato quanto utile
apparato iconografico, percorre con puntigliosa,
paziente e, nel contempo, appassionata ricerca i giardini nell’Isola, narrandone storia, struttura, collezioni e curiosità. In cinque capitoli, ciascuno dei quali
suddiviso per vari argomenti, il libro presenta, nell’ordine: giardini e paesaggi di poggi e terrazzi coltivati, incluse le aziende agricole, gli orti, i vigneti, gli
aranceti [un cenno al Parco nazionale dell’Arcipelago
toscano (p. 40) avrebbe qui meritato qualche spazio
in più]; luoghi sacri e antichi popoli tra i giardini
dell’Isola, cioè ville romane, eremi e cimiteri (esauriente il testo sul santuario di Monserrato e dintorni); le collezioni botaniche come tradizione, con gli
esempi, tra i tanti, dei giardini dell’Ottonella e
dell’Ottone; gli orti medicei, i giardini storici e i
musei (Forte Falcone, il Faro di Forte Stella o della
Madonnina), i giardini napoleonici ai Mulini e a San
Martino, ma anche numerosi altri i cui proprietari,
nel tempo, hanno avuto un ruolo più o meno rilevante nella storia dell’Isola. L’ultimo e più lungo
capitolo, di una cinquantina di pagine, narra le lunghe estati trascorse in ville e giardini tra ottocento e
novecento (Villa Spinola tra Marciana e Procchio;
Villa Tonietti al Cavo; Villa Aybea nella rada di
Portoferraio e via dicendo), senza dimenticare la
Casa dell’artista livornese Llewelyn Lloyd, con alberi
e altre piante messe a dimora forse per migliorare la
sua salute cagionevole. Congruo spazio viene dedicato alle forme e diversità del giardino contemporaneo,
che negli ultimi decenni hanno caratterizzato la trasformazione, non sempre felice a giudizio di chi scrive, del paesaggio insulare soprattutto per quanto
riguarda l’interazione (e integrazione) delle strutture
architettoniche e delle opere scultoree con la naturalità dei luoghi. Dal punto di vista prettamente botanico, è indubbio lo sforzo delle Autrici di apparire
corrette e informate. Anche le didascalie e alcune
“schede” dedicate a singole specie o a associazioni
vegetali sono redatte con precisione senza essere
pedanti, e si leggono volentieri. La nomenclatura
scientifica è aggiornata e più che sufficiente, visto il
tipo di opera. Qualche refuso è da considerarsi con
estrema benevolenza (ad es. Phitolacca nel testo, ma
corretto in Phytolacca nell’indice, dove compare
Erytrina e non Erythrina); la ginestra del Monte
Capanne è Genista desoleana (quindi ginestra di
Desòle, come correttamente citato nell’indice, non
di Salzmann); ssp (contrazione più volte usata nell’elenco delle piante citate nel testo) è scorretta e ambigua: sp. (per indicare una specie qualsiasi non identificata), sp. pl. (per indicarne diverse dello stesso
genere) vanno comunque puntate e ssp. (sempre con
il punto) indica il rango subspecifico, come è ben
noto ai botanici. Ballota pseudodictamus è detta cimiciotta greca (non “ballotta” in italiano).
Utile sarebbe stato il rinvio in indice alle pagine dei
nomi delle piante e dei luoghi citati nel testo, e ovviamente dei giardini, visitabili e non. Quasi del tutto
inutile la mappa dell’Elba con gli elenchi di ville, case
e giardini di cui si è trattato, anche perchè le direttrici fornite in un paio di casi sono plurime e una precisa localizzazione diventa impossibile.
Nell’insieme un libro godibile, ricco di suggestioni e
di informazioni accattivanti per tutti coloro che,
recandosi all’Elba, desiderano penetrare con diletto e
interesse culturale in molti degli aspetti dell’Isola,
nascosti e spesso ignoti ai più. Chi scrive si è divertito a leggere con attenzione. E non poteva essere
diversamente, legato com’è all’Elba da varie vicende
e avendo dedicato molte delle proprie ricerche a delle
Hyacinthaceae del genere Muscari, il nome, incidentalmente, di una delle Autrici.
Maria Pia Cunico, Paola Muscari, 2006 - Giardini
nell’Isola d’Elba. Collaborazione di Alessandra
Contiero, foto di Antonello Marchese. L.O. Olschki
Editore, Firenze. XII-188 pp., 287 figg. 19,00 Euro.
[a cura di F. GARBARI]
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Bibliografia del giardino e del
paesaggio italiano 1980-2005
Questo volume, che arricchisce ancor più la collana
delle edizioni Olschki rivolta ai grandi temi del giardino storico e del paesaggio, è un volume che si sviluppa su due dimensioni. Una dimensione è quella
cartacea formata da alcuni testi monografici che,
malgrado il titolo del libro, non si occupano però di
bibliografia (se non nella misura che contengono dei
riferimenti bibliografici) ma analizzano alcuni contesti storici, estetici e simbolici inerenti il giardino. E’
praticamente solo il testo di Zangheri (che, quasi come
postfazione, chiude il volume) che attraverso una rassegna sul restauro dei giardini storici italiani introduce
al tema della bibliografia degli ultimi 25 anni sul giardino e sul paesaggio italiani e al suo data base.
La seconda dimensione è invece rappresentata dal
data base, su supporto magnetico (un CD-ROM),
che contiene il repertorio bibliografico che da il titolo al volume. Voluminoso, il data base da solo “pesa”
5,6 MB e con i file di servizio il CD arriva quasi a
150 MB), indubbiamente esso costituisce uno strumento particolarmente prezioso sia per la ricchezza
delle schede (4649) sia per la loro precisione, accuratezza e facilità di consultazione. Il soggetto di ciascuna scheda è definito mediante diversi campi: collocazione geografica, monumenti e artisti attinenti, parole chiave, tematiche di classificazione e periodo storico di riferimento; ciò permette una facile navigazione/utilizzazione che può essere effettuata non solo
tramite la consultazione dell’elenco delle schede
bibliografiche e dell’elenco alfabetico degli autori e
curatori, ma anche direttamente attraverso le tematiche di classificazione e il periodo storico. Fra l’altro,
anche se non necessariamente motivo di merito per i
curatori, vorrei segnalare che i botanici italiani sono
ben rappresentati.
Tornando al volume, nato per contenere il data base
della bibliografia, esso è completato da alcune monografie che analizzano diverse tematiche con la finalità di permettere una migliore comprensione di talu-
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ni momenti, fra i più significativi, degli studi sul
giardino italiano.
I testi, curati in prevalenza da collaboratori di Lucia
Tongiorgi Tomasi e Luigi Zangheri, sono: Per una
storia del giardino italiano (curato da Margherita
Zalum), Disegno e disegni di giardini (Brunella
Lorenzi), Contaminazione fra arte e natura (Norberto
Vincenzo Medardi), I rapporti fra arte e scienza
(Federico Tognoni), Ricerche sulla simbologia del giardino (Claudia Bucelli), Disegno e cultura del paesaggio
nei cimiteri e nei memoriali (Luigi Latini), Cultura e
coltura del verde (Elena Accati e Marco Devecchi).
L’insieme di queste monografie viene concluso da un
saggio di Luigi Zangheri (Il restauro dei giardini storici in Italia dal 1980), completato a sua volta da uno
acuto scritto di Carmen Añon Feliú su Autenticità.
Giardino e paesaggio; come è tipico del lavoro scientifico di Luigi Zangheri, questa ultima rassegna è una
critica e puntuale analisi non solo degli studi finalizzati al restauro dei giardini storici ma, in particolare,
dell’evoluzione dell’interesse e della sensibilizzazione
in Italia nei confronti della conoscenza e della salvaguardia di questo eccezionale patrimonio. E’ questo
un argomento che Zangheri conosce molto bene
essendo stato per molti anni il Presidente del
Comitato Scientifico per il Paesaggio culturale ICOMOS-IFLA.
Al di là delle singole partecipazioni, il volume si
caratterizza proprio per il data base che costituisce
uno strumento, unico per l’ambiente italiano, fondamentale per potersi muovere nella ricca bibliografia
sul tema del giardino e del paesaggio (nel senso della
definizione della Convenzione Europea del
Paesaggio) italiani che, specialmente negli ultimi
decenni si è fortemente ampliata anche, e mi preme
sottolinearlo, per un rinnovato interesse da parte dei
botanici.
Lucia Tongiorgi Tomasi, Luigi Zangheri (a cura di),
2008 - Bibliografia del giardino e del paesaggio italiano 1980-2005. (CD-ROM accluso). Olschki
Editore, Firenze. XI-171 pp. 28,00 Euro.
[a cura di P. GROSSONI]