Ecco le biobatterie

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Ecco le biobatterie
Roncaglia & Wijkander
Organo ufficiale di informazione della Federazione dei Verdi
Anno III • n.155 • domenica 26 agosto 2007
Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma • Direttore responsabile: Enrico Fontana • Comitato editoriale: Roberto Poletti, Giuseppe Trepiccione, Gianpaolo Silvestri (inserto Mappe) • Editore: undicidue srl, via R. Fiore, 8 - Roma
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VIETATO
AI MINORI.
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FISCO
SAVE THE CHILDREN LAVORA PERCHÉ IN TUTTO IL MONDO
V E N G A R I C O N O S C I U T O A I M I N O R I I L D I R I T T O A L L’ I S T R U Z I O N E .
Nel mondo sono oltre 77 milioni i bambini che non hanno la possibilità di andare a
scuola. Save the Children opera per garantire il diritto all’istruzione a tutti i minori,
senza alcuna discriminazione, collaborando con le comunità e autorità locali per
costruire scuole, fornire assistenza e materiale scolastico. Save the Children dal 1919
lotta per i diritti dei bambini e per migliorare le loro condizioni di vita in tutto il mondo.
Per il tuo contributo, chiama il 06.4807001
www.savethechildren.it
“I 4 miliardi in più rispetto alle previsioni del Dpef sono un’ottima notizia
e confermano che questa maggioranza sta risanando il Paese, che ha
ereditato in condizioni disastrose”.
Lo afferma il capogruppo dei Verdi
alla Camera Angelo Bonelli. “Le
maggiori entrate – prosegue Bonelli - potranno essere destinate alle
grandi priorità del Paese: la tutela
dell’ambiente, la lotta al precariato
e l’innovazione. Già nella prossima finanziaria sarà indispensabile
inserire provvedimenti concreti per
la tutela del territorio, anche quest’anno devastato dagli incendi e per
contrastare i cambiamenti climatici
in atto, rendendo anche più pulita l’aria delle nostre città”. “L’Italia
– conclude il capogruppo del Sole
che Ride - deve saper guardare al
futuro affrontando le grandi questioni
ambientali, che incidono fortemente
sulla societa’, sull’economia e sulla
vita di tutti i giorni”.
“E’ evidente che la lotta all’evasione
paga. Sarebbe una scelta saggia destinare le maggiori risorse a disposizione alla tutela dell’ambiente, che
è una vera grande priorità di questo
Paese ed ai giovani, per valorizzarli
e liberarli dalle incertezze del precariato”. Lo afferma il presidente
dei Verdi e ministro dell’Ambiente
Alfonso Pecoraro Scanio. “Siamo
d’accordo con Prodi – aggiunge Pecoraro - quando afferma che combattere l’evasione serve a diminuire
le tasse e quando sottolinea la necessità di scelte collegiali all’interno
della maggioranza. La collegialità ed
il rispetto del programma devono
essere le linee guida del governo
dell’Unione”.
“La vera emergenza sociale che
dovra’ essere affrontata anche nella
prossima Finanziaria e’ la lotta alla
precarieta’, investendo se necessario anche le risorse aggiuntive del
gettito fiscale’. Lo afferma il deputato
dei Verdi Paolo Cento, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, secondo il quale ‘c’e’ la
necessita’ infatti di rafforzare quelle
politiche positive di equita’ sociale
che sono state gia’ introdotte con
l’aumento delle pensioni minime
per dare una risposta coerente con
il programma dell’Unione’. ‘Preoccupano - prosegue il sottosegretario
all’Economia - i continui tentativi di
una parte del centrosinistra di evocare, alla vigilia di un autunno che
dovra’ essere di forte impegno di
tutti per rafforzare la coesione del
governo e della maggioranza, possibili maggioranze di cosiddetto
nuovo conio o di autosufficienza da
parte del Partito democratico. Non
c’e’ dubbio che tutto questo non
aiuta ad affrontare con serenita’ le
prossime scadenza”.
morte
di
prova
A
J
ohnny Ray Conner è il quattrocentesimo condannato a
morte che viene ucciso tramite
iniezione letale nello stato del
Texas da 25 anni a questa parte.
Entro agosto toccherà ad altri tre
giovani, uno dei quali reo di aver
dato un passaggio in macchina ad
un assassino. La triste ricorrenza
è caduta proprio il 23 agosto, nel
giorno degli 80 anni dall’esecuzione di Sacco e Vanzetti. Ma
non è questa coincidenza l’unico
legame tra l’Italia e i boia americani. C’è infatti il nostro Paese a
guidare l’iniziativa internazionale perché la moratoria sulle esecuzioni capitali nel mondo veda
finalmente la luce.
Dopo lo sdegno per la barbara
impiccagione di Saddam Hussein, avvenuta alla fine dello
scorso anno, la ‘puntura’ texana
numero 400 è la giusta occasione per ribadire l’appello. L’Unione Europea ha chiesto esplicitamente allo Stato americano di
allinearsi con lo spirito d’iniziativa della moratoria, ma il portavoce del governatore ha dato una
brusca ed eloquente risposta: “I
nostri antenati hanno impiegato
230 anni per liberarsi dal giogo
europeo. I texani vogliono libertà, autodeterminazione e pena di
morte, la pena più giusta per i
crimini più orribili”.
Il prossimo round è ora negli
Usa, a New York, per il 24 settembre. Sarà il giorno dell’inizio
della sessione dell’Assemblea
generale delle Nazioni Unite in
cui verrà presentata dai 27 Stati europei la risoluzione per la
moratoria internazionale. E’ un
fronte compatto e di buon senso
che non avrà affatto vita facile,
considerando quali siano le potenze mondiali che osteggiano
AMBIENTE
Un’estate
naturale
Il nostro Paese a guida
l’iniziativa internazionale
perché la moratoria sulle
esecuzioni capitali nel mondo
veda finalmente la luce
apertamente questa iniziativa:
Usa, Iran e Cina. E’ una sorta di
improbabile, sconcertante e invisibile alleanza che vede fianco a
fianco tre Stati lontani anni luce
per stile di vita e ideologia, ma
legati da una comune crudele
idea di giustizia. Le tre “sorelle”
hanno deciso di opporsi apertamente alla proposta di moratoria
dell’Ue, alla quale mancano ora
12 firme per avere attuazione.
Intanto, con l’Italia in prima linea contro il boia, il Giappone
e gli Usa ultimi freschi palcoscenici di pene capitali, la Cina
dei record in fatto di esecuzioni e l’Iran che fa sempre notizia
(ultime le vicende della lesbica
perseguitata Pegah e dell’uomo
frustato pubblicamente), c’è un
altro appuntamento da annotare
in agenda, poco più in là rispetto
all’Assemblea dell’Onu di fine
settembre: il 10 ottobre sarà proclamato “giornata europea contro la pena di morte”.
Diego Carmignani
Ecco le biobatterie
La multinazionale giapponese Sony ha dichiarato di aver avviato un progetto di ricerca mirato alla fabbricazione di una
bio batteria a base di glucosio.
La nuova innovazione per il risparmio energetico permetterà di avere un lettore digitale portatile alimentato a
zucchero.
L’innovazione consiste nell’utilizzare il glucosio come fonte energetica. La logica dello zucchero come combustibile è
di chiara derivazione biologica, dal momento che la maggior parte delle specie animali traggono l’energia necessaria
alla vita proprio dalla sintesi dei carboidrati.
Il prototipo della bio batteria è in grado di generare elettricità dai carboidrati separando gli enzimi che rilasciano energia
attiva raggiungendo una potenza di 50 milliwatt, ossia quella sufficiente per alimentare piccoli dispositivi elettronici.
Il progetto è quello di arrivare a commercializzare la nuova batteria in modo da eliminare le attuali batterie che sono
non eco compatibili.
Floriana Bulfon
Nonostante i roghi, il
fatturato del turismo
all’insegna della
natura aumenta
del 10%. Lo stima
Coldiretti che
segnala anche
la crescita dei
birdwatcher. “Merito
anche delle aree
protette”
pagina 2
ITALIA
Alla scoperta
dell’Italia
rurale pagina 3
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domenica 26 agosto 2007
Bioplastica
dallo zucchero
La bioplastica rappresenta probabilmente il futuro, in alternativa alle classiche plastiche prodotte dal petrolio. Il mercato richiede infatti in misura
crescente prodotti alternativi con maggiore compatibilità ambientale, che
partano da materie prime diverse dal petrolio. Il settore petrolchimico sarà
soggetto a costi crescenti per l’approvvigionamento della materia prima. La
produzione di plastica tradizionale ha quindi un futuro incerto e con ogni
probabilità in declino. La risposta alternativa è rappresentata dalla bioplastica, che da diversi anni viene prodotta a partire dai cereali e che nell’ultimo
periodo sta trovando crescente approvazione dal mercato. La Bio-on società
dal forte orientamento ecologico in provincia di Bologna, sta realizzando un
progetto per produrre PLA (Polylactic Acid), ossia una resina che può essere utilizzata al pari delle plastiche tradizionali, non da amido di cereali ma
da prodotti di origine vegetale ad elevato contenuto di zucchero, come ad
esempio scarti della barbabietola da zucchero. Il progetto della Bio-on è
molto interessante per vari motivi. In primo luogo il PLA prodotto è connotato
da un basso impatto ambientale, in quanto i tempi di decomposizione sono
notevolmente ridotti e ciò contribuisce alla riduzione dell’emergenza rifiuti
a livello globale. Allo stesso modo anche il processo produttivo, che è stato
messo a punto per coesistere con i più moderni zuccherifici, è ecocompatibile: l’attività produttiva è quindi chiaramente più sostenibile dal punto di
vista ambientale rispetto al processo produttivo della plastica tradizionale.
Anche il progetto di sviluppo della società prevede stabilimenti autonomi,
che potranno essere replicati dove la domanda richiederà il prodotto, al fine
di evitare l’impatto ambientale dei costi di trasporto a livello internazionale.
Questo business nasce da una richiesta collettiva che esige un prodotto ecologico. Non a caso, lo slogan della società è “Bio-ON , turn OFF pollution”:
ovvero, accendi il BIO, spegni l’inquinamento.
Pamela Menichelli
Dagli States,
ecco l’ombrello
intelligente
Girare con l’ombrello in mano con in testa il pensiero che possa
piovere da un momento ad un altro è una vera noia, si sa, e per questo
spesso si preferisce lasciarlo al suo posto e rischiare la doccia. Se il
tempo è incerto, prima di uscire di casa si dà un’occhiata al cielo e ci
si pone la solita domanda: «Dovrei prendere l’ombrello?».
A questo dilemma generale l’azienda americana Ambient Devices ha
messo a punto un ombrello “intelligente”, che ha incorporato un
ricevitore radio nel manico del suo Ambient Umbrella, connettendolo
così a una rete wireless dedicata che consente la ricezione delle previsioni meteorologiche diffuse in tempo reale dal sito Accuweather per
150 località statunitensi. In questo modo, è lo stesso ombrello a dire
al suo utilizzatore se è il caso di portarlo con sé oppure no, a seconda
di dove si trova o dove desidera andare.
Se le previsioni indicano che entro le 12 ore pioverà, l’impugnatura
dell’ombrello si illumina: se il segnale luminoso va e viene a intermittenza lenta e regolare, con tutta probabilità si tratterà solo di una
pioggerellina, mentre se lampeggia in modo allarmante allora significa
che sta per arrivare un acquazzone.
Ma qual è il costo del fortunato oggetto? All’incirca 140 dollari, e disponibile per ora solo negli Stati Uniti. Il prodotto di Ambient Devices
è solo l’ultimo di una serie di oggetti intelligenti, in grado di collegarsi
all’internet tramite la tecnologia Wi-Fi. Un altro simpatico gadget del
futuro in grado di dialogare via wireless con la rete e fornire informazioni di servizio tra le più svariate è la lampada «Dal», messa a punto dalla società francese Violet. «Dal» è una «lampada vivente», che
cambia colore a seconda dei dati che riceve, che possono riguardare
le condizioni del traffico stradale, previsioni meteo, l’arrivo di e-mail
nella propria casella di posta elettronica, le fluttuazioni degli indici di
Borsa e così via, a seconda delle varie personalizzazioni impostate
dall’utente. Un gadget sicuramente divertente, ma decisamente più
caro dell’ombrello intelligente
P.M.
Un’estate naturale
A
nche quest’estate un buon
numero di italiani e di
turisti stranieri hanno
mostrato molto interesse per le
vacanze all’insegna della natura.
Il turismo ecologico ha raggiunto in Italia il valore di 9 miliardi con un aumento del fatturato
superiore al 10% rispetto all’anno
precedente per effetto, sopratutto,
dei sempre più numerosi giovani
amanti di escursioni, trekking,
birdwatching o semplice relax
nella natura.
Questa la stima di Coldiretti che
ha sottolineato come un ruolo
trainante l’abbiano svolto i 772
parchi e aree protette nazionali e
regionali presenti in Italia. Nonostante gli incendiari e i devastanti
roghi che hanno interessato soprattutto il sud del nostro Paese,
come buona parte del sud Europa,
Grecia in testa, parchi e aree protette se ben gestite si dimostrano
un efficace volano per l’economia
sostenibile e un presidio contro
gli incendi.
Sugli effetti delle fiamme Riccardo Valentini, professore di
Ecologia forestale all’Università
della Tuscia, denuncia come “la
macchia mediterranea, caratterizzata dalla bassa vegetazione, si
rigenera in 2-3 anni, anche se ne
servono 20 o 30 perché si ricrei
un ambiente capace di ospitare
gli animali. Stiamo assistendo
– dice ancora il professore - a un
fenomeno più grave perché oggi
le fiamme bruciano boschi di alto
fusto, foreste di montagna vere
e proprie. Oltre alla ricchezza
biologica, gli incendiari stanno
distruggendo il nostro polmone
verde, compromettendo la capacità dei boschi di filtrare l’acqua
nei suoli”.
Serve quindi più tutela, per sfruttare in pieno anzitutto le potenzialità di un patrimonio che copre il 10% del territorio nazionale, dove si producono 554 diversi
prodotti alimentari tipici grazie
anche al lavoro “di 230 mila
aziende agricole”.
Potenzialità sottolineate nel rapporto Ecotur di Coldiretti che
rileva anche come tra le attività
preferite dagli ecoturisti quest’anno ci sia stato l’escursionismo, seguito dalle attività sportive
come il trekking, le interminabili
e spesso suggestive pedalate in
mountain bike, il birdwatching,
lo sci, l’equitazione e il climbing.
La maggioranza degli utenti sono
giovani sotto i trent’anni ma non
mancano famiglie con figli e pensionati sopra i 60 anni.
L’enogastronomia è uno degli
elementi principali di attrazione
e molte di queste aziende agricole
- sottolinea la Coldiretti - si sono
attrezzate con l’offerta di alloggio,
Nonostante i roghi, il fatturato del
turismo all’insegna della natura
aumenta del 10%. Lo stima
Coldiretti che segnala anche la
crescita dei birdwatcher. “Merito
anche delle aree protette”
pasti completi e colazioni al sacco o hanno messo a disposizione
spazi per pic nic, tende, roulotte
e camper.
Si registra inoltre una crescita
molto elevata per l’osservazione
di uccelli selvatici con cannocchiali e macchine fotografiche,
con un numero di appassionati
che aumentano ad un tasso di
circa il 10-12% all’anno e che
sono rappresentati da una fascia
di praticanti composta da persone in età tra i 35 e i 55 anni.
Il mercato potenziale è di due milioni di persone dice Coldiretti, sottolineando che si tratta di una stima
prudenziale. In Inghilterra i praticanti sono oltre due milioni e mezzo, pari al 6% della popolazione.
Sughero: un materiale
dalle mille sorprese
A
Il sughero, pianta tipica
della zona mediterranea,
ha origini antichissime e
molti pregi.
Il sughero è atossico, biologicamente puro, inalterabile, impermeabile, traspirante e resistente.
E’ inoltre elettricamente neutro,
al punto che Alessandro Volta
se ne servi’ per costruire la sua
prima pila e, se viene utilizzato
come rivestimento in una stanza, impedisce alle particelle di
polvere di circolare nell’aria.
La grande resistenza di questo
materiale è dimostrata dai mille impieghi a livello industriale:
guarnizioni per motori e tubi
idraulici, solette per calzature,
rivestimenti edili per l’isolamento bioclimatico e acustico,
oltre ovviamente ai turaccioli
per le bottiglie di vino.
Il sughero è inoltre inattacabile
da muffe, insetti e roditori, che
lo trovano indigesto. Grazie alla
creatività sarda di Anna Grindi,
il sughero ha fatto anche il suo
debutto nell’alta moda con una
linea di abbigliamento dedicata:
Suberis.
La morbidissima fibra Suberis
permette di creare tagli del tutto originali e di realizzare seducenti vestiti da sera con intarsi
di coralli, lingerie raffinata e
sexy, costumi da bagno e scialli
spettacolari.
Dalla quercia alla sottoveste
questo camaleontico tessuto,
versatile,
straordinariamente
cambia consistenza a seconda
dell’utilizzo rivelandosi idea-
La morbidissima fibra Suberis permette di
creare tagli del
tutto originali e
di realizzare seducenti vestiti da
sera con intarsi
di coralli, lingerie raffinata e
sexy, costumi da
bagno e scialli
spettacolari
le per scarpe, valigie, cappelli
e ombrelli ma anche per biancheria intima, vestiti e persino
il giubbotto tipo “chiodo” in sughero pitonato.
Le collezioni sono state apprezzate da Palazzo Pitti alla Scala
e numerose sono le starlette che
le hanno scelte.
Suberis fa traspirare la pelle,
non provoca allergie, non si
stira e va in lavatrice a 30 gradi; ma soprattutto è creato nel
pieno rispetto dell’ambiente.
Per ottenere il sughero infatti
non si procede ad alcun disboscamento: gli alberi non vengono tagliati, ma semplicemente
decorticati e la corteccia, che
costituisce il sughero, si rigenera
col tempo.
Floriana Bulfon
3
domenica 26 agosto 2007
Alla scoperta dell’Italia rurale
S
ul Gargano i pensieri degli
abitanti e dei visitatori vivono in un silenzio sovrumano e in una quiete profondissima.
Il promontorio pare staccarsi
dalla spina dorsale dell’Appennino per spingersi curioso verso
il mare e la costa dalmati, ed è
sorprendente scoprire come in
soli 2000 kmq di territorio siano
concentrati tanti ambienti ricchi
di paesaggi dalle forti valenze naturalistiche.
Nei tanti ecosistemi presenti vivono una varietà straordinaria
di specie vegetali e animali, sulle
coste, alte e frastagliate o basse e
sabbiose, sono presenti estese formazioni di pini d’Aleppo, abbarbicati sulle rocce e a strapiombo
sul mare verde e trasparente che
avvolge il promontorio.
Il carsismo si offre in modo spettacolare, modellando le rocce, e
crea cavità naturali marine e terrestri di considerevole interesse
speleologico.
Sul Gargano si possono ammirare foreste e boschi, costituiti
da alberi ultrasecolari e maestosi, come la Foresta Umbra, la più
grande foresta italiana di latifoglie.
Caratteristici sono i centri abitati
dall’impianto medievale, i vicoletti bianchi e i palazzi signorili, insieme alle austere masserie
fortificate e alle abitazioni rurali
più umili, ma dalla tipologia costruttiva originale: essi rinnovano
la memoria storica di una civiltà
fondista, della sua famiglia e dei
suoi dipendenti. A una Grotta,
invece corrisponde un appezzamento piuttosto ridotto, o una
zona d’incolto destinata al pascolo.
Molti anni addietro esistevano
dei padroni che possedevano sterminate estensioni di terreno, utilizzate soprattutto per il pascolo
delle loro grandi mandrie di bestiame. Quei territori erano tut-
il più delle volte serviva a costruire un abitacolo, una casupola di
muri a secco, detta con voce dialettale Pagghjare.
I pagghjare sono sparsi ovunque
sul promontorio, ma con una
maggiore concentrazione nella
zona tra San Giovanni Rotondo,
San Marco in Lamis e Rignano
Garganico.
Nonostante vi sia un nesso tra il
nome delle suddette dimore rura-
I pagghjare sorgono su appezzamenti di terra che
tempo fa erano destinati alla coltura di cereali, legumi,
vite e mandorli, ed erano la vera e propria dimora del
contadino, durante la cosiddetta stagione, ovvero
nel periodo dell’anno che va dalla primavera inoltrata
all’autunno, a causa degli indispensabili lavori
agricoli. Spesso si trovano affiancati a recenti ed
elementari dimore, sempre in pietra, per gli animali,
che prendono il nome di Lampione o Lamia
dedita al lavoro nei campi e alla
pastorizia.
Il Gargano presenta infatti una
vasta gamma di dimore rurali:
masserie, grotte, torri e casini. La
distribuzione delle dimore rurali è per ovvie ragioni legata alla
conformazione geologica del territorio. Una Masseria presuppone
l’allevamento del bestiame e la
coltura cerealicola: essa è dunque
la casa rurale, se non di un lati-
ti ammacerati, cioè recintati con
chilometri e chilometri di muri
a secco. Questo valeva prima di
tutto come delimitazione e protezione della loro grande potenza.
Il muro a secco non serviva soltanto a recintare vaste zone lungo
la mmersa, china della montagna,
sino alla vetta della stessa, ma anche piccole proprietà, mandorleti, orti, piccole vigne. Inoltre, il
muro a secco, altresì detto macera,
li e la paglia (pagghia), usata per
la costruzione delle dimore temporanee dei pastori, queste sono
dimore realizzate interamente in
pietra.
I pagghjare sorgono su appezzamenti di terra che tempo fa erano
destinati alla coltura di cereali, legumi, vite e mandorli, ed erano la
vera e propria dimora del contadino, durante la cosiddetta stagione, ovvero nel periodo dell’anno
che va dalla primavera inoltrata
all’autunno, a causa degli indispensabili lavori agricoli. Spesso
si trovano affiancati a recenti ed
elementari dimore, sempre in pietra, per gli animali, che prendono
il nome di Lampione o Lamia.
Il materiale di costruzione dei
Pagghjare è costituito dalla roccia calcarea, molto abbondante
nel territorio e che si presta bene,
per le fratture naturali, ad essere
messa in opera senza troppi interventi di levigatura e smussatura. I costruttori, che tenevano
in considerazione l’alta sismicità
della zona, ponevano i massi più
grandi in basso sino a raggiungere un considerevole spessore.
Tali dimore erano costruite, nella
maggior parte dei casi, a cerchio,
quasi rotonde: partivano da terra
e andavano in alto fino al tetto, pietra su pietra senza l’aiuto
della calce, del cemento o di altro materiale collante. A vederli
dall’esterno il visitatore non nota
spettacolari maestrie architettoniche. Altro effetto, invece, ottiene quando visita il suo interno. Ci
si trova di fronte ad un lavoro che
richiedeva, per eseguirlo bene,
una grandissima capacità tecnica, soprattutto nel completare la
volta curva senza alcun sostegno.
All’apice della costruzione, in
procinto della chiusura, l’operaio
aveva l’abilità di lasciare infatti
un’apertura nella quale inseriva
con una certa pressione un cuneo, che diventava il punto su cui
maggiormente si scaricavano le
forze, decisivo, perciò, nel sostenere tutta la struttura.
C’è una zona del promontorio
garganico, alli Chiancate, dove è
facile cavare delle pietre molto
particolari per forma e fattura:
lastroni larghi e piatti, con uno
spessore variabile che va dai cinque centimetri ai trenta e più, che
si prestano, nelle mani esperte di
un bravo operaio, ad essere utilizzate per la costruzione di un
pagghiare. Al di sopra della volta a botte venivano posate, altre
pietre a protezione delle prime
(simili alla beola utilizzata per la
costruzione delle abitazioni nella
Valle d’Ossola) e, a lavoro ultimato c’era chi copriva il tutto con
terra ed erba, che, con il passare
del tempo cresceva, e su di essa
scivolava l’acqua piovana.
Gli operai specializzati nella costruzione dei pagghiare erano pochi e molto spesso erano membri
della stessa famiglia. Lavoravano
sempre tra di loro e mai si portavano dietro operai estranei: non
era ammissibile. E la ragione era
ovvia: non essendo un mestiere
difficile e non richiedendo una
particolare preparazione tecnica, si evitava in tutti i modi che
altri potessero rubare quei pochi
segreti del mestiere che ogni attività lavorativa possiede. E questo
è vero perché non tutti i pagghiare sono fatti con abilità. Ce ne
sono alcuni al cui interno si trova il piccolo ripostiglio ricavato
dallo spessore del muro, la porta
costruita a regola d’arte, con gli
spigoli ad angolo retto e le pietre
ben lavorate a punta di martello,
con incastri regolari da fare invidia a più di un mastro muratore
dell’epoca. Ma ce ne sono altri
che di regolare non hanno nulla.
Chi li aveva costruiti aveva evidentemente imparato sommariamente quel che aveva visto fare
dagli altri più esperti costruttori
di pagghjare.
Molte di queste dimore sono state distrutte dalla furia dell’abusivismo edilizio, molte sono state
trasformate in depositi, officine,
deturpate da colate di cemento e infissi di alluminio. Quella
dei pagghjare è una ricca testimonianza di un mondo che non
esiste più, e che merita di sopravvivere nella memoria e di essere
valorizzato, mediante la documentazione e la sensibilizzazione
degli abitanti e dei visitatori del
Gargano.
Mantenere viva la storia dei pagghjare significa in qualche modo
mantenere viva la bellezza del
Gargano che vive nell’utilità di
essere quasi a metà strada della Penisola, e che offre subito ai
visitatori, col riposo in luoghi
bellissimi, sensazioni che si situano a metà via tra il primitivo e il
nuovo.
Giovanna Coletta