Osservazioni Circolo di Budrio - Rifondazione Comunista Bologna

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Osservazioni Circolo di Budrio - Rifondazione Comunista Bologna
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Il Circolo di Rifondazione Comunista di Budrio ritiene artificiosa la
contrapposizione tra partito di massa e partito sociale. L'attuale crisi della forma
partito, alimentata dal clima di antipolitica e inserita nella volontà di
ridimensionare le organizzazioni di massa da parte del potere politico nazionale ed
europeo, non deve significare per i comunisti rinunciare alla cura e alla crescita
del proprio partito e con esso partecipare al più ampio schieramento di classe
senza privilegi, in un rapporto orizzontale, ma senza rinunciare alla propria
autonomia e all'esercizio dell'egemonia. Occorre preservare e potenziare le
prerogative del partito, sia sul versante dell'elaborazione teorica, sia sotto il
profilo di una visione e di un'azione complessiva, senza quindi delegare a
movimenti specifici e settoriali la costruzione di una proposta politica.
Il Circolo di Budrio rileva nel documento della Conferenza la totale assenza di
passaggi sulle relazioni con gli altri partiti comunisti in Italia e con le soggettività
diffuse, in principale luogo con il PcdI e con la variegata diaspora di comunisti
senza tessera. La giusta attenzione che il documento pone in relazione ai
movimenti e ai tentativi di riunificare la sinistra, non è riscontrabile nei confronti
delle altre realtà comuniste. Per questa via, a nostro parere, si riconferma una
qualche ambiguità tra la volontà di riaffermare e potenziare una presenza
comunista organizzata ed autonoma e il rischio di nuovi soggetti politici in cui
Rifondazione confluirebbe. Occorre viceversa una forte tensione unitaria con tutte
le forze comuniste in campo, per determinare un lavoro politico comune capace di
interloquire con i settori più avanzati del movimento antiliberista, come ad
esempio la proposta di coalizione sociale proposta da Landini.
Il Circolo di Budrio condivide l'attenzione presente nel documento verso i circoli,
per un loro rinnovato ruolo e come importante presidio del territorio. Tuttavia
pensiamo che una condizione imprescindibile per un'effettiva e proficua presenza,
nonché per far fronte ai compiti propri di un partito sociale, sia la presenza di una
sede fisica, se non per ogni circolo, sicuramente per aggregazioni territoriali.
Chiediamo quindi che l'intera federazione si ponga come obiettivo l'apertura di
nuove sedi, contemplando, nel limite del possibile, contributi sia in termini di
risorse che logistici.
Proponiamo di modificare il punto D6 sostituendo le parole ”Hong Kong” con
“Donbass”.
Nel capitolo D.5 , il Circolo di Budrio segnala il proprio disaccordo sulla parte
che riguarda il referendum tra gli iscritti in occasione di decisione politiche
rilevanti. Crediamo che per questa via venga da una parte ridimensionato il ruolo
dei gruppi dirigenti, dall'altra deresponsabilizzato. Pensiamo non debbano essere
inseguite modalità che nulla hanno a che fare con la democrazia sostanziale e
appare come un cedimento a una cultura assemblearista che non possiamo
assecondare che si insinui anche nel funzionamento del partito. Proponiamo
quindi che il passaggio presente al punto D.5, riga 12, da “Confermiamo la
scelta.....” fino a “iscritte e iscritti” venga soppresso.