Titolo Munari Bruno, Design E Comunicazione Visiva
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Titolo Munari Bruno, Design E Comunicazione Visiva
Titolo Munari Bruno, Design E Comunicazione Visiva, Universale Laterza, decima edizione Economica Laterza Milano 2003. Prima Edizione 1968, Autore della recensione Paola Valenti Data della recensione 27/12/08 Abstract Bruno Munari in Design E Comunicazione Visiva definisce i metodi della produzione grafica, individua chi sono i designer e quali sia la loro logica creativa, e quale uso essi facciano di tecniche e materiali. Il testo ha una valenza didattica, infatti, parecchi degli esercizi descritti vengono infatti riproposti ai giorni nostri nei corsi di comunicazione visiva. Numerose immagini in bianco e nero illustrano il testo. Tra gli argomenti principali: textures geometriche e organiche, modularità, geometria, strutture tridimensionali. La parte conclusiva, a mio avviso più interessante, presenta uno schema del percorso progettuale nel design applicabile anche ad altre discipline. Bruno Munari in Design and Visual Communication defines the methods of design production, identifies who the designers are and what their creative logic is, and how they use techniques and materials. The text has a didactic value, in fact, several exercises are nowadays proposed again in visual communication courses. Many black and white images illustrate the text. Among the main topics: geometric and organic textures, modularity, geometry, three-dimensional structures. The final part, which, in my opinion, is the most interesting, presents an outline of the project trial in design also applicable to other disciplines. Recensione “ É proprio la tecnica che si può insegnare, la tecnica più nuova, non l’arte. L’arte c’è o non c’è. Sarebbe come spiegare lo Zen” Bruno Munari Obiettivo di Bruno Munari, in questo testo, è introdurre il concetto di coerenza formale nell’ambito della grafica e del design, individuando una logica creativa che vada al di là del concetto di bello, diverso soggettivamente e culturalmente, essendo, piuttosto, orientata alla ricerca di un principio formatore, univocamente identificabile come giusto o sbagliato. Sono qui riunite le lezioni di comunicazione visiva tenute al Carpenter center for the Visual Arts d Cambridge nel Massachusset, e le lettere che l’autore inviava in quel periodo inItalia al quotidiano “Il Giorno”. Munari è stato un pioniere di questo tipo di studi, e, benché il suo testo appaia ai nostri occhi obsoleto e datato, ha il pregio di porre le basi per le ricerche successive nel campo del design e della Comunicazione Visiva. La prima osservazione che fa l’autore, riguarda la rigidità dell’impostazione accademica, legata a programmi, schemi, modelli e strumenti del passato anche nel campo dell’arte e del design, campi che, per definizione, hanno bisogno continuamente di nuova linfa e per cui si va alla 1 ricerca di nuovi strumenti e metodi espressivi. Così, senza rinnegare il passato, bisogna relegarlo al ruolo di informazione culturale e lasciandolo nel suo tempo. Nelle scuole d’arte, è necessario che sia il programma a adattarsi agli individui in modo dinamico, e non siano gli studenti ad adattarsi ad un programma statico, perché la creatività muore. Munari, con questo concetto, ha affermato un principio che verrà ripreso ed ampliato dalla pedagogia, perché non è solo l’arte ad aver bisogno della creatività, è la valorizzazione delle potenzialità di un individuo, a prescindere dal campo di attuazione, crea personalità autonome. Una delle affermazioni più note di Munari è “Ognuno vede ciò che sa”, perciò, chi più sa, più può vedere. Le textures delle superfici variano a seconda di ciò che ogni individuo ha dentro di sé e , quindi, è in grado di esprimerle. Segue un breve capitoletto sulle illusioni ottiche, che saranno ampliamente riprese nella psicologia della gestalt. Gli argomenti trattati in questo testo , anche se in espressi sotto forma di crisalidi, sono decisamente vari, ragion per cui porrò l’accento sui capitoli che, a mio avviso, lasciano già intravedere la farfalla. Un tema estremamente interessante è quello dei codici visivi: nella progettazione ciò che viene disegnato è schematico, segue, perciò, un codice visivo, che deve essere condiviso dal progettista e dall’utente. Due i concetti chiave, espressi con poche parole, ovvero l’importaza del segno visivo e l’importanza della comunicazione. Questo aspetto, quello della comunicazione visiva intenzionale, progettata e progettabile, è il fulcro della seconda parte. Numerosi gli schemi pubblicati all’interno del testo: il primo sul messaggio visivo, mette in relazione emittente e ricevente. L’emittente emette messaggi di varia natura che vengono filtrati dai filtri del ricevente: filtri sensoriali, filtri operativi e filtri culturali. Il ricevente diventa a suo volta un soggetto emittente, perché a seguito di una reazione interna, produce una risposta. Il messaggio visivo, non arriva puro ad i filtri del ricevente, ma subisce una sporcatura, causata adi distubi visivi dell’ambient, che Munari chiama Rumore. La parte a mio avviso più interessante è quella del percorso progettuale, in cui l’autore che individua le fasi della creazione e della convalidazione della creazione: − − − proporre qualcosa che non c’era, verificarne l’utilità dare un nome che convalidi l’identità della cosa nuova. Senza un nome nuovo, le cose è come se non esistessero, se non fossero mai state inventate. La creatività, nel mondo, si esplica come una risposta innovativa ad un problema teorico o pratico fino ad allora insoluto, oppure, come un esercizio di libertà dell’animo, lasciato andare in un primo tempo in una direzione che porta ad ipostesi scoordinate, ed in un secondo tempo ad una razionalizzazione delle ipotesi. Come funziona il processo di creazione? Per Munari segue questo schema: 2 Munari contrappone “la creatività di tipo artistico, lirico, fantastico”, alla creazione del designer, perché la prima “non serve ad una buona progettazione proprio perché urterebbe contro i limiti prima esaminati”, ovvero” tutti i limiti che rendono un oggetto logico, cioè bello, economico, utile”. Ciò che ci si può chiedere è fino a che punto si veda nel mondo dell’arte una creazione fine a se stessa, scoordinata da limiti, esista e sia riconoscibile. I limiti, ci sono sempre: sono dati dalle capacità del creatore di usare i mezzi ed i materiali a disposizione, dalle conoscenze tecniche e tecnologiche, dalla collocazione temporale, dagli spazi fisici, dalla capacità di comprensione etc. Nel progetto sta, in nuce, il significato dell’oggetto. Il punto fondamentale è la relazione tra creatività e progetto. Oggi, nel mondo del design il progetto segue la relazione: progetto Æ forma = disegno + funzione mentre nel passato la forma era solo diretta conseguenza della funzione: progetto Æ forma = funzione Il significato di un oggetto è conseguenza del percorso progettuale. Quindi, il fine non è il risultato, ma il percorso creativo. Ogni tassello è creazione. L’errore, a mio avviso, più evidente è che Munari ritiene che la creazione di tipo artistico sia libera da vincoli. La psicologia cognitiva degli ultimi anni, dimostrerà che la presenza di vincoli, e la loro eventuale rottura, è determinante nel percorso progettuale. 3 Indice Indice: Presentazione Parte prima Lettere da Harvard Nuovi problemi nuovi strumenti Adattare il programma agli individui e non viceversa Ognuno vede ciò che sa Textures Le illusioni ottiche Retroguardia Avanguardia Ricerca Modulazione dello spazio –Sensibilizzazione dei segni Il contributo degli esperti Fare senza pensare Visitatori clandestini Strutture Proiezioni simultanee Sequenze di immagini Modulazione a quattro dimensioni I Computer Graghics Forme organiche Evoluzione strumentale Codici visuali Molte immagini in una Parte seconda Comunicazione visiva Comunicazione visiva Il messaggio visivo Scomposizione del messaggio Textures Rarefazione e densità Textures in rilievo Forme Figure interne delle forme base Illusioni ottiche Doppie immagini Figure ambigue e figure impossibili Variazioni statiche e dinamiche Sequenze di forme Crescita Varie letture di una stessa forma crescente Distorsione delle immagini Volumi immateriali Passaggio da due a tre dimensioni Da due a tre dimensioni: un oggetto di design Forme complesse tridimensionali La simmetria Forme interne al cubo Forme ricavate da profilati industriali Forme topologiche Raccordi tra due forme Forme pneumatiche Forme nei liquidi Forme logiche e forme organiche Ramificazione Strutture Strutture base a due dimensioni Forme coerenti strutturate bidimensionali 4 Strutture complesse bidimensionali Collegamento tra strutture diverse Distorsione di strutture Corpi coerenti strutturati a tre dimensioni Strutture appese Ripetizione di moduli e sottomoduli Accumulazione Strutture in tensione Modulo flessibile Variazioni tematiche Strutture interne ai moduli Variazioni nei moduli Strutture a incastro Nodi giunti e attacchi Il sistema Mero Contrasti simultanei L’uso del colore per il designer Un metodo di progettazione Ringraziamento e ancora invito Libri Autore Bruno Munari è uno dei maggiori esponenti dell’arte, della grafica e del design del secolo scorso. Il suo campo d’indagine può essere definito tutto ciò che è espressione, visiva e non, spaziando attraverso pittura, scultura, cinematografia, design industriale, grafica, scrittura, poesia e didattica, dando un un’iniziale contributo alla ricerca sul tema del movimento, della luce, dello sviluppo della creatività e della fantasia nell’infanzia non attraverso i consueti metodi didattici ma attraverso il gioco. Opera negli anni del boom economico dove l’artista diventa consulente aziendale. Partecipa al movimento futurista con una certa leggerezza, termine da intendersi in senso calviniano, dove inventa la macchina aerea, e le macchine inutili. Nella seconda metà degli anni ’40 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta), in cui confluisce parte dell’arte astratta italiana, e a cui si sommai uovi strumenti della comunicazione in cui convergono arte e tecnica. Con l’installazione Concavo-convesso si determina una partecipazione multisensoriale del fruitore dell’opera d’arte, fruizione strettamente collegata all’ambiente. Nel 1954 presenta al MoMA la mostra Munari’s Slides, in cui la luce scomposta attraverso il filtro delle Polaroid, diventa mezzo per dipingere. La sua attività è talmente variegata ed intensa che è di difficile catalogazione Bibliografia • Bruno Munari, Marco Meneguzzo, Tiziana Quirico, Bruno Munari: opere 1930-1986, Milano, Palazzo Reale, 11 dicembre 1986-1 marzo 1987 Palazzo reale di Milano, Pubblicato da Electa, 1986 • Bruno Munari, Artista e designer, Quarta edizione Laterza, 2001 Links • Link dedicato a Bruno Munari e ad eventi commemorativi: http://www.munart.org/ • Sito nato per diffondere il metodo Munari del “dire come - e non cosa - fare”, curato dai figli e collaboratori di Bruno Munari: http://www.brunomunari.it/ • Link con la collezione di Bruno Munari: http://www.collezionebrunomunari.it/ 5