Ivo Balboni • Ci vuole dire anche quando è nato

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Ivo Balboni • Ci vuole dire anche quando è nato
Intervista rilasciata su videocassetta dal Sig. Ivo Balboni il 15 2 aprile 2003 presso il
Laboratorio di Storia della succursale di Via Sestriere della Scuola Media "Primo Levi" di Cascine
Vica - Rivoli (Torino).
Intervistatrice: Prof.ssa Bodini – Addetto alla registrazione il Prof. Alberto Farina
• Come si chiama?
Ivo Balboni
• Ci vuole dire anche quando è nato, dove?
Sono nato il 1 luglio del 1925 a Ferrara
• Quindi non è di qui, piemontese
Sono venuto qui che avevo un anno nel 1926, nel ’26 siamo venuti qui
• Per motivi di lavoro dei suoi genitori?
I genitori, sì perché qui avevamo già dei parenti che erano qui e allora gli avevano
trovato un posto, perché là mio papa e mia mamma facevano i contadini praticamente e
lavoravano non come le bestie ma quasi perché là si faceva … coltivavano -queste cose
le ho sapute da loro- coltivavano la canapa erano nel periodo che lavoravano loro non
c’erano i trattori, era tutto … c’era la carriola forse l’unica cosa che potevano trainare
il materiale. Portavano la canapa a spalla, c’erano dei piccoli laghetti, la mettevano a
bagno, portavano delle pietre per farla affondare nell’acqua, poi andavano giù quando
era già macera, era bagnata; poi portavano via le pietre ma sempre a mano e
prendevano ‘sti fasci di canapa e nei campi facevano come gli indiani la stringevano …
Quindi, lei in pratica quando aveva un anno con i suoi genitori è venuto qui
e hanno trovato lavoro qui a Torino
Sì , mia mamma ha lavorato alla Capamianto dove è rimasta fino a quando è soffocata,
quando ha smesso ormai aveva il 100%. Smettere, non voleva smettere perché mio
papà non è che guadagnasse tanto lui era andato qui a Rivoli contadino è rimasto lì due
anni. Lo raccontava come una barzelletta, ma purtroppo è una barzelletta abbastanza
macabra perché un mattino questo proprietario, questo contadino è arrivato alle
quattro e un quarto del mattino e gli fa: “Si comincia al mattino a lavorare, non nel
pomeriggio” perché è arrivato un quarto d’ora dopo, doveva arrivare alle quattro.
Noi siamo stati due anni senza papà perché non lo abbiamo mai visto perché alla sera
arrivava a casa alle 10, 10 e mezza e al mattino andava via alle quattro.
Come se non avessimo il papà, qualche volta alla domenica ma non sempre, non c’era
domenica..
Dopodiche…
•
•
Quindi lei è proprio nato già nel periodo fascista. Che cosa ricorda di
questa prima parte della sua vita rispetto proprio a quello che si poteva
vedere del fascismo, che cosa si diceva, come ha vissuto nelle scuole, che
cosa succedeva?
Mi aveva chiesto del fascismo. Io ho fatto..
Perché poi ho fatto quattro anni di nuovo giù al paese. Nel ’29 c’era stata una crisi, una
crisi di occupazione e lui è andato, siamo andati di nuovo giù, poi siamo venuti su nel
’33; nel ’33 io andavo già per gli otto anni, facevo già la seconda sono venuto qui e ho
fatto la seconda elementare qui e poi siamo sempre rimasti qua.
Quel periodo lì , appunto, mio papà non faceva più il contadino, aveva trovato lì c’era la
fabbrica di sapone qui a Rivoli, è andato a lavorare in quella fabbrica lì l’hanno messo
proprio dove c’erano i forni, c’erano le vasche del sapone. Per lui faceva 12 ore al
giorno per lui era già … rispetto alle 18 ore che faceva prima in campagna, per lui era
già veniva a casa alla sera insomma faceva un orario di lavoro più normale
Invece la mamma sempre andava lì alla Capamianto a Pozzo Strada è rimasta lì finché
è andata in pensione prima perché non ce la faceva più.
La mandavano ogni tanto su alla Maddalena c’era un ospedale per curare quelle cose lì . .
• E come si viveva durante il fascismo?
Durante il fascismo…dunque
• Si pativa la fame o voi tutto sommato stavate abbastanza bene?
La fame era un po’ di casa, insomma, proprio la fame… a dire, a pensare adesso che
mangi, che ti alzi da tavola che non vuoi più mangiare…quel periodo là.
• Era una situazione difficile sostanzialmente
Eravamo in quattro fratelli, tre fratelli e una sorella. Mio fratello più vecchio lavorava
qui da Barone in una segheria; si è fatto male in fabbrica, il ginocchio, si è non rotto
una rotella di un ginocchio, ma insomma ammaccata bene. L’hanno mandato al Santa
Corona di Pietra Ligure e l’hanno tenuto un anno là perché volevano salvargli il
movimento, la rotula poi hanno visto che non c’era più niente da fare allora gliel’hanno
tolta e gli hanno messo un osso dritto e lui è rimasto così . Praticamente lui era quello
che già dava più aiuto questo gli è successo quando aveva 14 anni.
• Quindi era andato a lavorare presto presto. .
E appunto, io ho cominciato più presto di lui ancora, perché ho finito la quinta, ma
neanche ho finito la quarta nelle vacanze prima di fare la quinta, nelle vacanze sono già
andato da un artigiano idraulico qui di Rivoli, Salomone, adesso non c’è più perché sono
morti tutti e due. In ogni modo, sono andato lì da ragazzo, allora un saldatore si
saldavano le gronde. Il lavoro più grosso era fare manutenzione perché in tutto Rivoli
penso che ero l’unico che avevo visto un bagno, era il dottor Medo che c’era lì e il
conte Cavalli, . . . nen Cavalli, il conte Rossignani in via Fiorito dove c’è il palazzo Piol,
eravamo andati a fare manutenzione e avevo visto un bagno anche lì , ma quei bagni
ancora esterni, con le gambe non come adesso.
E invece durante il periodo della scuola, visto che ha detto che ha fatto
seconda, terza, quarta qui per esempio l'insegnamento com'era
Io mi sono trovato abbastanza bene perché ero abbastanza pronto anzi direi questo è
venuto in seguito. Ho trovato la maestra Coccia, grandissima donna, ho fatto fino alla
quarta con lei, seconda terza, quarta con lei. Poi la quinta il maestro Profeta, il
maestro Profeta era un fascista nato proprio no, proprio convinto, non uno che
facesse così . Lui era proprio convinto.
Tra i quali nella nostra aula c’era anche suo figlio e allora una volta si mettevano le
dita là quando facevi qualcosa e i maestri erano terribili. E lui a suo figlio non è che
gliele risparmiasse perché eravamo giovani…Ad ogni modo
•
• Sui libri c’erano delle cose che riguardavano sempre il Duce
Libro e moschetto, avevamo il libro avevamo cominciato già dalla seconda, figlio della
lupa no perché io ero più grande, ero già Balilla poi avanguardista in seguito.
• E che cosa dovevate fare in particolare?
Tutto quello che insomma gli importava per lui, tutte le cose che aveva fatto il
fascismo. Tante cose veramente le aveva fatte perché specialmente là dalle mie parti
nell’Emilia Romagna e anche nel Lazio, aveva fatto delle bonifiche. Qualche cosa…
perché era uno che se non si montava la testa -va a sapere- si vede che ha trovato
Hitler che era ancora uno peggio di lui e ha cominciato la guerra in Etiopia, poi
volontari in Spagna e poi la guerra con la Libia.
• Quindi libro e moschetto, e anche il sabato fascista, si ricorda qualcosa?
Sabato fascista, per me sabato fascista a parte che quando sono diventato
avanguardista. Ero avanguardista già perché mi pare che i Balilla andassero solo in
palestra non nei campi di gioco. E io la mettevo sempre perché quel periodo lì io
lavoravo già alla Face. Oltre i 14 anni, nella fabbrica non ti prendevano fino ai 14 anni
Io dai 10 arrivare ai 14 sono stato sempre lì con quell’artigiano e anche lì avevo preso
l’abitudine di non farlo, perché lì le ore non contavano. Non mi dava proprio una paga,
mi dava 5 lire la settimana, uno scudo alla settimana si chiamava scudo allora, quando
si ricordava, alle volte si dimenticava era una mancia praticamente, non una paga.
Ad ogni modo c’era la mamma che mi voleva bene, aveva un ragazzo anche lei. E mi
ricordo sempre che un giorno è venuta già con un piattino di risotto e nel cortile c’era
un cane lupo –me lo ricordo sempre- e mi fa :”Balbo” mi chiamava Balbo un diminutivo
di Balboni “Balbo, fa’ il piasì . Guarda, ho fatto il risotto ma i miei non lo hanno
mangiato perché l’ho salato due volte te, i miei non l’hanno voluto mangiare daglielo tu
al cane che c’è nel cortile” “Va bene, ci penso io” e il cane mi ha odiato per sempre.
• …perché lo ha finito tutto lei?
perché gliel’ho finito tutto io. Quando ho portato su la cosa, fa: “E’ piaciuto?” “Sì , sì gli
è piaciuto, visto che gli è piaciuto?”.
Ma lei - dopo ci ho pensato – ero un ragazzo, allora, un ragazzo e poi forse eravamo
anche un po’ tardini nel comprendere le cose non solo io, era proprio… avevamo un
insegnamento un po’ particolare, un po’ ..diciamo …
• inquadrato
inquadrato ecco,. E io ero più quadrato degli altri perché … mi piaceva la squadra, a me
piaceva, giocavo; ho incominciato da ragazzino quando andavo all’oratorio a prendere a
calci un pallone, la palla, tutto quello che trovavo mi piaceva: E allora andare là alla
domenica, al sabato a fare ginnastica per me era un invito a nozze, l’ho sempre fatto
volentieri
• E usavate anche delle armi? Forse non armi vere, erano quelle di legno…
No, non credo mi pare che avevamo…c’erano solo i moschetti, i moschetti fatti
apposta, erano ridotti, non so se sparavano proiettili veri, adesso non mi ricordo bene
perché… ma forse erano solo per fare figura.
• Comunque diceva che a 14 anni ha incominciato a lavorare poi in fabbrica…
A 14 anni sono andato in fabbrica, l’ alla Fast a Rivoli, c’era la FAST che adesso non c’è
più, ad ogni modo c’era la fabbrica che faceva pezzi per gli aeroplani, faceva proprio
per l’Alitalia? Come si chiamava?
L’Alenia? Comunque per gli aeroplani?
Subito dopo Collegno che cosa c’è adesso? L’aeronautica
E allora, lì sono andato e mi hanno messo in manutenzione, no, perché ero un artigiano
dopo davano in quel periodo là davano 1 e 25 all’ora di paga, era già una paga
praticamente.
Mi ricordo che dopo tre o quattro mesi il caposquadra mi chiama e dice: “Vieni con
me”. Siamo andati dal capoufficio; avevo fatto un pezzo, un pezzo tutto in metallo,
diciamo un cubo rettangolare di acciaio, c’era il commissario (?) che conosceva tutti gli
acciai e l’avevo bucato, l’avevo stretto, limato, e avevo fatto si ciamava i ‘puntarin’ ‘d
zura a squadra perfetta, proprio tirato. E allora quando l’ha visto: “Ma cosa hai
fatto?”…quasi quasi avevo paura che mi sgridasse. Siamo andati dal capoufficio e mi
aveva aumentato di 8 soldi, 1,33 all’ora e l’ho portato a vedere. Io avevo già proprio
attitudine nel costruire, l’avevo imparato da ragazzino proprio, perché là facevo poi
tutti i secchi, facevamo un sacco di cose; allora si lavorava il rame in quel periodo là,
anzi era più alluminio, più… neanche ottone, era… acciaio inossidabile neanche, erano
erano… perché il rame costava, facevamo qualcosa anche di rame ma un po’ meno;
perché poi tutto quello che riguardava la struttura era lamiera, latta.
Ad ogni modo questo è stato lì , da 14 anni … dunque da 14 anni arrivare a … avevo 14
anni era nel ’39 ad arrivare nel ’42 i tre anni, i tre anni più lunghi della mia vita sono
rimasti quelli perché alla FAST facevamo 12 ore al giorno in quel periodo là dalle 6 e
mezza al mattino alle 6 e mezza di sera; a un quarto alle 7 prendevo il trenino e andavo
a scuola alla Duca D’Aosta di Pozzo Strada, c’era la Duca d’Aosta allora. Ho fatto le
tre medie così , si figuri.
Perché poi l’ultima, l’ultima, la terza, l’avevo perfino sospesa, mi hanno mandato a
chiamare: “Ti veniamo a prendere” perché riuscivo abbastanza bene a scuola, perché
c’erano già i bombardamenti e allora c’era la littorina non partiva più. E allora eravamo
io, Carena, quel pittore che c’è già adesso, è un mio coscritto e un altro Semino(?) che
ormai morto, quello lì è morto, eravamo sempre noi tre e allora alè da Pozzo strada a
piedi a Rivoli, l’abbiamo fatto tante volte a piedi. La littorina non viaggiava più e allora.
L’indomani mattina – mi ricordo ancora che andavo un mattino mentre ero là sulla
morsa avevo un pezzo da limare, mi sono addormentato mentre veniva il caposquadra
che dietro mi tocca, non ha detto niente… eh, era buono, era uno di Avigliana, una
brava persona. Ad ogni modo…
• Quindi era già nel periodo proprio della guerra, ci diceva
Ecco, qui arriviamo ai 17 anni praticamente, andavo per i 18 perché loro mi hanno già
chiamato di leva, e dalla fabbrica ai richiamati di leva, solo di leva non che mi avessero
ancora mandato la cartolina di andare soldato, solo ero andato solo alla visita di leva e
la fabbrica licenziava, capisce, perché dovevi andare soldato e licenziava.
Praticamente, poi è venuto l’8 settembre, l’8 settembre, io dovevo presentarmi al 17
settembre al distretto di Torino, è venuto l’8 settembre e hanno continuato a
lasciarci, meno male. Quello l’ho… solo che in fabbrica non mi prendevano perché poi
dopo hanno formato la Repubblica di Salò e nessuno mi assumeva, praticamente, sono
stato con un artigiano che aveva un’officina lì e sono stato un pochino di tempo poi
anche lui aveva paura.
Nel periodo che va dal 25 luglio la caduta del fascismo all’8 settembre,
ricorda qualcosa di particolare, che si viveva…
Del 25 luglio sì mi ricordo un po’ da ragazzo, il 25 luglio avevo poi 17 anni, no. Forse, sì
li avevo già compiuti. Ad ogni modo mi ricordo che avevamo tutta la fabbrica che
eravamo fermi, siamo andati al campo di calcio che c’era lì la Fast di Rivoli –sapete
dov’è?- che era lì proprio dove adesso c’è un campo di calcio, c’è ancora adesso, via
Piave. Ad ogni modo tutti gli operai siamo andati lì , e aveva… c’è stato sciopero, è
incominciato da lì , gli operai e allora…
Però, c’è stato un episodio prima, quando c’è stata la dichiarazione di guerra, ci siamo
radunati tutti lì ; lì ho cominciato a capire qualcosa perché avevo quello che io ero un
ragazzo che mi insegnava a lavorare, a fare (?) Memorial di Rivoli (?), adesso è morto
anche lui ci sono ancora i figli, faceva lo stampista quando mi ha visto fare queste cose
allora mi ha preso lui mi ha chiesto di andare insieme per fare lo stampista.
Poi anche gli stampi adesso fanno tutto a macchina, allora facevamo tutto a mano.
•
E allora .. ad ogni modo … e poi c’era lì c’era uno che era un fiduciario dei sindacati, era
un fascista, che lavorava anche lì con noi e vedevo che ogni tanto bisticciavano, perché
lui era già stato in Francia, poi dopo era ritornato, era un po’ non era tanto ben visto,
senza essere un sovversivo perché altrimenti l’avrebbero… però era poco accetto, via
Ricordo sempre che quando c’è stato lo sciopero volevano picchiare questo qui e lui
guarda, e nota che lui bisticciava sempre, non è che poi andasse tanto d’accordo. E gli
ha detto: “ma cosa che i dagu a un badola parei uff”. Lasciatelo stare” e io mi sono
innamorato di questo uomo perché poi ho detto:” Ma guarda lì , forse lui aveva tanti
motivi per dargli almeno un cazzotto e invece si vede che gli ha fatto pena e non
l’hanno toccato” Morale, questa è una scena che mi è rimasta un po’ impressa.
Perché…
Non so, faccio un po’ dei salti che mi vengono in mente…
• Stava parlando del 25 luglio e poi dell’8 di settembre
Quando c’è stato lo sciopero, sì , mi ricordo… quando c’è stato lo sciopero … ma un
momento, lo sciopero io ero già fuori dalla fabbrica, mi pare, perché…
Eppure mi ricordo che si era andati al campo di calcio
• Perché proprio gli operai si erano riuniti…
Il 25 luglio è quando c’è stata la caduta del fascio, sì , allora ero già fuori però io sono
andato lì , quando ammazzato il primo dei Piol. Perché dopo quello eravamo in piazza, in
Piazza Martiri (nome attuale), ha cominciato uno e fa: “Andiamo alla casa del Fascio”.
Abbiamo cominciato noi, noi giocavamo già al pallone e avevamo tutta la roba là negli
spogliatoi, avevamo le scarpe, avevamo le maglie, quel poco che si aveva era là.
Andiamo giù, perché parlavamo, Andiamo a incendiare la casa del fascio qualcuno quelli
sempre i più…diciamo
Morale, siamo venuti giù una squadra, puoi capire, dietro di noi tutta la gente è
diventato un corteo, un corteo quasi, giù giù Siamo arrivati lì , in via Piol (nome
attuale), mi ricordo che io ero davanti, non solo io, con tutti i ragazzi, quando abbiamo
visto così ci siamo fermati lì fuori, allora quei lì sono entrati Meotto di Rivoli, Piol e poi
un altro mi pare Michetti. Insomma i primi che sono riusciti hanno sfondato la porta lì .
E il custode dentro si è preso paura, era un custode anche lui fissato, fascista
sfegatato anche lui, però … arrivare al punto di sparare, io penso che la paura gli abbia
fatto fare questo perché difatti il Piol è rimasto subito morto ammazzato, il Meotto
(?) è stato ferito a una gamba e un altro ancora…
E poi dopo, poi è scappato no, ha dato due o tre colpi poi è scappato
La gente niente, questo qui non l’ho più visto, forse è arrivato i carabinieri, è arrivato
qualcosa.
Ad ogni modo non ho mai più visto questa persona lì , via. Ed è stata la prima tragedia –
diciamo- che hanno ucciso uno dei Piol, il primo dei Piol.
• E questo Piol era? Quale fratello era?
Era il più vecchio, del ’22, questo qui era, e Meotto anche, era del ‘22
• E il nome di questo Piol?
Severino.