La dama dei sacchetti

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La dama dei sacchetti
Premio Dialogare 2015
La giuria1 ha segnalato il racconto
La dama dei sacchetti
presentato da Manuela Bonfanti Bozzini
con la seguente motivazione:
Il racconto fa emergere, descrivendo i fatti di una piccola realtà condominiale, fenomeni attuali
largamente diffusi: la dipendenza dallo shopping maniacale e la forza deformante delle apparenze.
Grazie all’abilità narrativa e al senso dell’humour, l’autrice evita il moralismo inducendo però alla
riflessione.
Manuela Bonfanti Bozzini ha 43 anni. È nata ad Acquarossa, in val di Blenio. Risiede da oltre 15
anni in Francia, dove si è trasferita dopo la laurea in Lettere all’Università di Ginevra. Sposata e
mamma di due bimbi. «A livello professionale e personale..... c’è stato molto cambiamento! Ho
vissuto in diversi luoghi, viaggiato tanto, ho cambiato regolarmente lavoro studiando cose nuove
(ultimi due: marketing giornalistico e insegnamento per diversi anni)».
Qual è la sua esperienza con la scrittura?
«La scrittura ha sempre fatto parte della mia vita e vorrei darle più spazio in futuro, ma fino ad oggi
sono stata impegnata con lavoro e famiglia. Fortunatamente ho un piccolo di 2 anni che mi
insegna ad accantonare il superfluo e a concentrarmi sulle priorità: i figli, la scrittura, lo studio.
Nelle poche ore a mia disposizione mi dedico quindi a scrivere, leggere, e a una specializzazione
biennale nell’ambito della scrittura come strumento di sviluppo personale, che mi piacerebbe
proporre in seguito come workshop. Collaboro con la rivista letteraria Leggere Donna, scrivo e
leggo favole ai miei bambini, animo un gruppo di discussione su tematiche femminili nel canton
Ginevra e un mio blog al femminile (https://manuelabonfanti.wordpress.com/la-lettera-g/), entrambi
nati da spunti offertimi dalla pubblicazione del mio primo romanzo - La lettera G (Tufani 2013) storia non di una, ma di tante donne del secolo scorso. Il femminile sta al centro delle mie
preoccupazioni e lo declino in modi diversi».
Com’è approdata al concorso di scrittura di Dialogare? Ha già ricevuto altri riconoscimenti
letterari?
«Insieme a “femminile”, un’altra mia parola chiave è proprio “cambiamento” (che si mescola, nelle
mie riflessioni, al concetto di “crescita”). Il tema proposto mi ha suscitato parecchie idee e ho
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Composizione della giuria: Osvalda Varini, presidente, Luciana Bassi Caglio, Alda Bernasconi, Daniela
Pizzagalli, Franca Tiberto e Alessandro Zanoli.
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Lugano, 7 maggio 2015
dovuto fare una scelta. Non riesco a scrivere se un tema non mi appassiona e partecipo quindi
solo a concorsi mirati (oggi piuttosto raramente), se il tema proposto corrisponde con un testo che
ho già scritto o su cui mi interesserebbe scrivere. In passato sono stata premiata più volte,
pubblicando in antologia otto racconti. Dopo aver partecipato a una ventina di concorsi ho sentito il
bisogno di tuffarmi in una scrittura che sviluppasse più profondamente i temi che mi stanno a cuore
e da ciò è nato il mio romanzo. Il prossimo è in fase di scrittura».
Quali obiettivi si pone scrivendo? Un semplice passatempo, un piacere, un obiettivo
professionale….un esercizio autobiografico….
«La scrittura non è un passatempo, ma piuttosto una (piacevole) necessità: l’osservazione della
vita quotidiana mi fornisce spunti da condividere. È pure il mio modo per dar voce al silenzio delle
donne. Mi piace portare alla luce le loro vite, rimaste in ombra fino a pochi decenni fa, e tentare di
sviscerarne le problematiche di ieri e di oggi. Il mio percorso al femminile è iniziato 20 anni fa, da
allora studio, sperimento, rifletto su di esse – e naturalmente su di me. I miei personaggi sono
creati dall’osservazione quotidiana, dalla mia esperienza personale, dalla ricerca storica o
sociologica, o dall’intuizione».
Qual è stato il clic creativo che ha ispirato La dama dei sacchetti?
«Spesso scrivo partendo da una frase che mi viene in modo spontaneo, ma che di solito
corrisponde a un aspetto di un concetto sul quale sto già riflettendo e che ne costituisce una sorta
di intuizione ragionata. Mi piace l’uso della metafora ma per questo racconto sono rimasta sul
concreto, sfruttando la classica dicotomia tra esteriore e interiore per sviluppare la scintilla
creativa, che è stata la riflessione su quanto tempo sprechiamo ad occuparci di cose dettate da
imperativi sociali. Finzione sociale, quindi, in contrapposizione a realtà intima e profonda che la
protagonista rivelerà grazie al cambiamento (certamente non fisico anche se sull’apparenza fisica
è basato il racconto). Pure la polifonia si inserisce nell’idea di cambiamento».
Che cosa ha voluto comunicare attraverso queste pennellate di vita quotidiana
condominiale?
«I miei spunti sono la necessità di recuperare il nostro vero essere, di sapersi adattare alle varie
fasi della vita, cambiando quando è necessario e se gli schemi classici non portano a nessun
risultato. Ma ci sono anche alcuni altri spunti che lettori/trici potranno cogliere: ansia del tempo che
scorre inesorabilmente, ricerca dell’amore, condizionamenti sociali, gioco della seduzione,
consumismo, gelosie e rivalità, pettegolezzi condominiali... ognuno potrà trovare un tema di
predilezione e reinterpretare il racconto a modo suo. Le porte di entrata di un testo sono e devono
essere diverse per ciascuno».
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Lugano, 7 maggio 2015