Cambia il lavoro: nuovi lavori, lavori emergenti

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Cambia il lavoro: nuovi lavori, lavori emergenti
Intervento di Alessandro Alberani, Segretario generale CISL Area Metropolitana
Bolognese
al Laboratorio
“Cambia il lavoro: nuovi lavori, lavori emergenti”
Bologna, 6 febbraio 2016
“Cambia tre abitudini all’anno e otterrai risultati fenomenali”
“Se non cambiasse mai nulla non ci sarebbero le farfalle”
“Se non ci piace dove siamo possiamo spostarci, non siamo alberi”
“Se continui a fare quello che hai sempre fatto continuerai ad ottenere ciò che hai sempre
avuto”
“Il cambiamento è il processo con il quale futuro invade le nostre vite”
“Il momento del cambiamento è l’unica poesia”
“Cambia prima di essere costretto a farlo”
“La nostra unica sicurezza è l’abilità di riuscire a cambiare”
“Cambiamento significa movimento”
“Cambiamento dovrebbe essere un amico”
“Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”
“Sii al cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo (Gandhi)”
All’hotel ALOFT di Cupertino ogni giorno Botler accompagna i clienti alle camere, li guida
per i corridoi e gli ascensori, consegna loro le lenzuola, le salviette, lo spazzolino e i kit
vari.
Non è la bella cameriera che voi immaginate o il gentile maggiordomo, Botlre è un robot.
Benvenuti nel futuro!
Se guardando vostro figlio giocare sulla spiaggia vi chiedete cosa farà da grande o che
lavoro avrà tra vent’anni, potete partire da alcune certezze.
Innanzitutto l’arco di ogni vita si snoderà fra almeno 2-3 mestieri diversi. In secondo luogo
molti di questi lavori oggi non esistono mentre alcune professioni attuali sono destinate a
scomparire (il cassiere di banca, il postino, l’operatore di call-center). Infine la chiave del
futuro sarà l’adattabilità perché nel mercato globale tutto cambia.
Senza neppure accorgercene appieno, in questi anni siamo stati travolti dal cambiamento
e questo avverrà anche nei prossimi anni.
Cambiamento demografico, tecnologico, culturale, etico valoriale e tutto questo ha travolto
le nostre vite e il lavoro.
La scorsa settimana è stato approvato il decreto legge sul cosiddetto “smart working” una
modalità di lavoro innovativa, basata su un forte elemento di flessibilità in modo particolare
di orari e di sede, dove il lavoro incontra le nuove tecnologie, dove nascono occasioni che
non possiamo ignorare e ci portano a importanti cambiamenti di modi di agire.
Lavoro intelligente o lavoro agile vuol dire lavorare fuori dall’azienda, avere orari strani a
volte anche essere agevolati nei propri stili di vita, ma certamente il posto fisso di Checco
Zalone nel film “Quo vado” sarà una chimera.
Davanti a questi incredibili cambiamenti noi di una certa età facciamo fatica ad adattarci e
a comprenderli, mentre i nostri figli sono già mentalmente pronti, perché bene o male
sanno ciò che li aspetta.
La globalizzazione ha completamente cambiato il lavoro, e la trasformazione è partita dagli
anni ’80 quando si è cominciato a parlare di post-fordismo, intendendo con esso la fine
della produzione di massa tipica della catena di montaggio dell’industria tradizionale. E’
entrato in crisi il mito dell’operaio, come soggetto che ha il compito di ripetere
meccanicamente la stessa operazione.
Due fenomeni hanno prodotto la trasformazione: lo sviluppo tecnologico e la
terziarizzazione dell’occupazione e pian piano con l’introduzione del computer sono
cambiate le mansioni, le modalità, l’organizzazione del lavoro.
Da lì in poi il processo non si è più fermato fino ad arrivare nel ’93 al cosiddetto fenomeno
della new economy.
Comunque le trasformazioni sono tutte avvenute all’interno del modello capitalistico con i
mezzi di produzione nella proprietà dell’imprenditore, con un maggior riconoscimento delle
competenze individuali, con una confusione normativa e spesso con l’abbassamento dei
diritti lavorativi.
L’altra grande trasformazione è quella che di fatto stiamo vivendo: la diffusione della rete
Internet sugli smartphone, il cambiamento dei modelli organizzativi, la nascita di nuove
professionalità ecc… .Non è oggi il momento per fare grandi approfondimenti avendo poco
tempo ma a conclusione di questa iniziale introduzione possiamo dire che l’impatto di
questa trasformazione ha cambiato i modelli esistenti: dal modo di lavorare
all’organizzazione del lavoro, dalle relazioni industriali alla professionalità, e penso che
siamo solo all’inizio di un cambiamento ancor più grande e per capire questo basta
approfondire la sfida Industry 4.0.
Vedremo tra un po’ un video molto interessante del dottor Di Domenico della Boston
Consulting che in modo molto chiaro ci spiega quello che sarà il modello industriale del
futuro. (Video visibile sul sito: job24sole)
Il termine Industry 4.0 nasce da un progetto nella strategia high-tech del Governo tedesco
che promuove l’informatizzazione nella produzione. Il termine è stato usato nella prima
volta nel 2011 e si è sviluppato con elaborazioni e applicazioni con una nuova visione del
lavoro.
Capirete molto meglio ascoltando il video. Prima di guardarlo vi chiedo di porre attenzione
su alcuni aspetti che riguardano il modello del futuro, la modalità di lavorare, il concetto di
crescita, il tema delle competenze, il tema dell’organizzazione agile e della
regolamentazione dei modelli. Non preoccupatevi è molto, più semplice di quello che vi
immaginate.
VIDEO
Come avete ascoltato dalle parole di questo ottimo manager, siamo davanti a un futuro
che ci proporrà dei nuovi modelli a partire dalle esigenze del mercato.
In questo processo organizzativo di cambiamento epocale bisogna costruire delle strategie
in tema di lavoro che mettano al centro come ha richiamato più volte Papa Francesco e
l’Enciclica Caritas in Veritate la persona. Non ci deve fare paura riflettere sulle
competenze, sulla professionalità e sulla flessibilità ma comunque questa nuova visione
del lavoro vedrà nascere delle nuove professioni, dei nuovi lavori.
Torno un attimo sulle parole della dottrina sociale della Chiesa e sull’importante messaggio
lanciato sia nella “Laudato sì” che nella Caritas in Veritate ma soprattutto dalle parole di
Papa Francesco. Il Papa è tornato più volte sul tema della distribuzione del lavoro, dell’
equità e della dignità e nel parlare della tecnocrazia ci ha messo in guardia sull’importanza
dell’affermazione dei diritti per evitare forme di disuguaglianza e di sfruttamento.
Ricordo che la stessa Caritas in Veritate ha affrontato con precisione quelli che sono gli
effetti del cambiamento e ci ha consegnato una riflessione sul rapporto tra lavoro e
capitale e sulla dimensione soggettiva ed oggettiva del lavoro.
Ho fatto questa premessa perché comunque il nostro impegno è quello di costruire un
futuro, prendendo a riferimento i valori più profondi per il rispetto dell’essere umano e del
lavoratore.
Ecco perché il cambiamento non ci spaventa anzi, come da alcuni aforismi ascoltati, lo
dobbiamo e vogliamo affrontare e cavalcare, cercando di conoscere le nuove dinamiche e
preparandoci di conseguenza.
Abbiamo alcune sfide davanti, alle quali possiamo dare risposta:
- Collegamento fra scuola e lavoro
- Centralità della formazione
- Riforma dei servizi per l’impiego
- Tutele contrattuali tenendo conto della disparità generazionali
- Costruzione personalizzata di progetti di vita e lavoro all’uscita della scuola
- Progetto educativo nelle scuole sul tema del lavoro
- Tutele contrattuali e di rappresentanza per i nuovi lavori e le nuove professionalità.
Concludo il mio intervento cercando di immaginare il futuro e pensando quelli che
potranno essere i nuovi lavori.
Certamente i settori di sviluppo saranno l’informatica, la telematica, la cura delle persone,
il tempo libero, la sicurezza, i lavori artigianali e specialistici.
Per ogni settore vediamo di approfondire:
- Informatica, telematica, tecnologie: ingegnere di Automazione/ specialista delle
tecnologie/specialistica della robotica/designer Tre D/ professore on-line
(soprattutto per le lingue)/avvocato a distanza/esperto di web/creatore di siti
web/responsabile della gestione dell’organizzazione della vita digitale/broker del
tempo libero/architetto digitale ecc….
- Cura delle persone, qualità della vita, tempo libero: infermiere/addetto
all’assistenza per i non autosufficienti/imprenditore di pompe funebri/personale non
qualificato ai servizi turistici/tecnico per gli impianti per le protesi neurali/consulenti
per la casa intelligente/cuoco/addetto alla pulizia/addetto all’igiene/cura della
persona (centri estetici)
- Sicurezza:lavori di guardiania/guardie giurate/aziende per la sicurezza abitativa
(serrature sicure)/impianti informatici per la sicurezza abitativa/esperti di sicurezza
aziendale per il controllo e il rispetto dei dati;
- Lavori artigianali: riparatore di biciclette e motorini/ giardinieri/ autisti/
idraulici/elettricisti/agricoltore/ personal trainer dell’orto/
- Lavori legati alla cultura: manager culturale/produttore di audiovisivi/esperti di
turismo/esperti di cibo biologico/ristoranti biologici ecc…..
Concludo dicendo che certamente siamo davanti a un mondo molto diverso da quello che
hanno vissuto quelli della mia generazione, che grazie al posto fisso e al tempo
indeterminato avevano certezze del loro futuro.
Oggi i giovani sono più predisposti a cambiare, trovano più naturale la flessibilità, ma
vanno tutelati per dare loro dignità nel lungo corso della loro vita lavorativa, perché
solitamente quando uno è forte pensa poco al suo futuro e quindi bisogna operare per un
sistema di diritti diffusi e per una serie di tutele anche a medio lungo periodo.