Dies Natalis Solis Invicti
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Dies Natalis Solis Invicti
P e r i o d i c o d e l l a Dest ra Sociale Veronese Anno VII - Numero XXII - Dicembre 2011 - Mensile Stampato in 12.000 copie - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - - 70 % NE/VR Dies Natalis Solis Invicti A Te e famiglia i Migliori Auguri Buon Natale e Felice Anno Nuovo Massimo Mariotti www.massimomariotti.it 2 L’ITALIA è IN PERICOLO Il nostro Paese sta vivendo forse i momenti più drammatici della sua esistenza dal 1945 ad oggi. Certamente abbiamo superato gli anni ’70 con i suoi scontri politici, anche sanguinosi, e con la diffusa instabilità sociale e politica ma allora l’Italia, come tutta l’Europa e il Mondo, era inserita nel contesto della Guerra Fredda, dove lo scontro fra il blocco sovietico e occidentale, se poteva in teoria scatenare una guerra mondiale, di fatto rendeva lo scenario internazionale maggiormente prevedibile e quindi più sicuro. In quei quasi cinquant’anni erano chiari gli schieramenti internazionali e anche quelli interni, e questo era visibile anche in Italia dove c’era all’opposizione un PCI allineato ai sovietici e al governo una Democrazia Cristiana sostenuta dagli americani. La costante minaccia di un nemico visibile ben chiaro dava paradossalmente maggiore coesione alle società e alla politica dei paesi dell’Europa occidentale, Italia compresa, che non dovevano in alcun modo apparire deboli di fronte alla sfida del blocco sovietico. Così vennero assicurati gli alti livelli di benessere sociale ed economico ai quali ci siamo abituati e che convinsero anche le forze comuniste nostrane che forse era più comodo adattarsi a stare all’opposizione, spartendosi la ricca torta con i democristiani e colonizzando gradualmente scuola, magistratura e pubblico impiego, piuttosto di rischiare la vita a fare la rivoluzione o di sottosta- re alla ferrea disciplina di Mosca. Oggi, alla fine del 2011, tutte queste certezze non esistono più: per primo a crollare vent’anni fa è stato l’ordine politico deciso dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale, e questo crollo ha portato in Italia al ciclone di Tangentopoli dove è stata spazzata via la classe dirigente del periodo della Guerra Fredda; ora a crollare con la crisi finanziaria è anche l’ordine economico mondiale centrato sulla supremazia dell’Occidente. Tutto l’Occidente, più l’Europa che l’America, è sempre più alle prese con il peggioramento della situazione economica e sociale interna, con la spietata concorrenza dei paesi asiatici emergenti e con i grandi rischi che comporta il massiccio flusso migratorio, aggravato anche dai rivolgimenti politici in atto nel Mediterraneo. L’Italia in particolare è il paese più esposto ai rischi di questa fase di instabilità politica ed economica mondiale, esposto com’è alle instabilità del Nord Africa arabo e con una situazione politica sempre più incerta. Già vediamo come la guerra in Libia, decisa dalle manie di grandezza di un Sarkozy sempre più in difficoltà di fronte alla vera Destra di Marine Le Pen, ha portato al nostro Paese danni incalcolabili in termini di accordi commerciali ed energetici saltati o di aumento della pressione migratoria sulle nostre coste. È proprio in una situazione come questa che servirebbe all’Italia la rinascita di una forza politica autenticamente nazionale che sappia riprendere e aggiornare le migliori tradizioni della Destra Sociale e Nazionale italiana e che sappia finalmente affrontare quelle tematiche che finora il centrodestra ha evitato di prendere sul serio (riforme istituzionali, presidenzialismo) o che sono state, come l’immigrazione e la riforma della giustizia, solamente usate come slogan elettorale. Massimo MARIOTTI SONDAGGIO Vogliamo verificare i tempi di consegna da parte delle Poste : conferma il ricevimento di Movimento inviando una E Mail: [email protected] oppure manda un SMS al 3358059599 specificando Cognome e Nome. GRAZIE www.destrasociale.org 3 COSA HO FATTO PER AIUTARE LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA E NON La violenza sulle donne costituisce una piaga sociale inammissibile in un Paese che si reputi civile e in tutto il mondo. I dati relativi all’Italia sono anch’essi enormi e preoccupanti. Il Comune di Verona, Assessorato alle Pari Opportunità, attua azioni specifiche per arginare questo problema avvalendosi del Centro Antiviolenza Petra. Si tratta di un luogo che offre alle donne vittime di violenza una tutela a 360°, attraverso l’ascolto telefonico, il sostegno psicologico, la consulenza legale e l’accompagnamento sociale. Nel Centro vi operano, oltre a dipendenti comunali, persone altamente qualificate e con grande esperienza. Il Centro Petra si completa poi con la Casa Rifugio, che è un luogo di ospitalità temporanea per donne maltrattate e per i loro figli, una struttura che può ospitare un piccolo numero di donne che hanno immediata necessità di uscire dalla propria abitazione con eventuali figli minori in un contesto protetto e ad indirizzo segreto. Desidero inoltre sottolineare la volontà che ho impresso per sostenere ed imple- mentare i due Centri Petra e casa Rifugio, i quali si completano nel senso che dialogano tra di loro, poiché alla casa Rifugio vengono inviate le donne dal Centro Petra. Inoltre, vi è la collaborazione dei Carabinieri e, naturalmente, dell’Ulls e delle aziende ospedaliere. Inoltre, direi che in senso lato possono rientrare tra le azioni di prevenzione e di conoscenza dei propri diritti anche altre iniziative quali: lo Sportello Donna, che è centro di ascolto, di consulenza per l’orientamento alla formazione e al lavoro; la Casa di Ramia, centro interculturale delle donne volto a favorire una proficua convivenza tra la popolazione italiana e i cittadini/le cittadine provenienti da altri Paesi. Qui vengono realizzate attività di insegnamento della lingua italiana, di aiuto all’integrazione lavorativa, di sostegno scolastico per i ragazzi e altre iniziative che favoriscano il rispetto reciproco; i Cantieri di Integrazione, progetto approvato dalla Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 20 e finanziato dalla Regione, di cui il Comune di Verona è capofila. Questo è il lavoro che con grande fatica ho portato felicemente a compimento sul fronte dell’aiuto concreto alle donne, con particolare riguardo a quelle che sono vittime di violenza. Vittorio Di Dio Questo numero di MOVIMENTO è stato stampato per la spedizione del Calendario 2012, i prossimi numeri verranno inviati mensilmente via Posta Elettronica, se non l’hai già fatto manda la tua Mail a : [email protected] www.vittoriodidio.it 4 UN TECNICO PER MARI E MONTI Cari connazionali, finalmente potete stare tranquilli, la crisi economica è agli sgoccioli perché adesso è arrivato Lui a salvarci: Mario Monti. A chi lo ha accusato di essere una semplice marionetta nelle mani dei Poteri Forti, ha subito risposto indignato, ricordando a tutti come li abbia duramente contrastati durante il suo incarico di commissario alla concorrenza europea. Ma noi, malfidenti per natura, siamo andati a vedere se ciò corrisponda o meno alla verità. In effetti, il novello Robin Hood perseguì il gruppo CocaCola per abuso di posizione dominante, ma nel 2004, per evitare un contenzioso, raggiunse un accordo in base al quale il colosso americano rinunciò ad alcuni comportamenti censurati dal commissario Ue. E dopo solo due anni lo stesso Monti fu assunto dalla Coca-Cola come membro dell’International Advisory Board. Un comportamento veramente ineccepibile! D’altra parte, nonostante tutte le sue rassicurazioni, il suo curriculum vitae parla chiaro. Ha studiato in prestigiose università, dalla Bocconi di cui ha assunto la carica di Rettore (1989-1994) e successivamente quella di Presidente (1994), a Yale studiando con il Premio Nobel per l’Economia James Tobin. Come scritto su Wikipedia, Monti è stato chiamato a rivestire incarichi di rilievo in commis- sioni governative e parlamentari: è stato relatore della commissione sulla difesa del risparmio finanziario dall’inflazione (1981), presidente della commissione sul sistema creditizio e finanziario (19811982), membro della Commissione Sarcinelli (1986-1987) e del Comitato Spaventa sul debito pubblico (1988-1989). Dal 1988 al 1990 è stato vicepresidente della Comit. Nel 1994, è stato segnalato come Commissario Europeo dal governo Berlusconi; Jacques Santer, presidente della commissione, gli ha assegnato le deleghe a Mercato Interno, Servizi Finanziari e Integrazione Finanziaria, Fiscalità ed Unione Doganale. Insomma, definire il neopremier un uomo dei Poteri Forti non è certo effetto di ridicole teorie cospirazionistiche, ma semplice ed obiettiva analisi della realtà. Ma, forse, è proprio quest’ultima che si vuol nascondere agli italiani. Alessandro CAVALLINI CRISI DI AUTORITA’ NELLE FORZE ARMATE In campo civile si assiste ad un processo spinto di “democratizzazione” della vita pubblica.L’intervento dei cittadini nella gestione della “cosa comune” si attua in partiti, sindacati, associazioni, organismi elettivi scolastici ma anche in nuove aree sorte in conseguenza del diffondersi di avanzate tecnologie di comunicazione di massa. Non si è ancora avverata l’utopia di un’autentica “sovranità popolare”, ma è certo cresciuta la consapevolezza del singolo circa la necessità di una sua sempre maggiore partecipazione al circuito decisionale politico e circa l’inviolabilità di alcuni suoi diritti fondamentali incomprimibili.Questo cambiamento investe anche il campo militare, i suoi appartenenti e le loro reciproche relazioni. Le Forze Armate poggiano da sempre la loro forza e la loro credibilità su : gerarchia,disciplina,obbedienza. Questo sistema valoriale, non era all’origine, un sistema chiuso, ma l’espressione di un diffuso sentire, che impegnava la società e le istituzioni. Poi è diventato una caratteristica sempre più specifica dello strumento militare, in considerazione della particolare funzione ad esso assegnata; oggi è diventato un ingombrante residuo ideologico del passato, di cui sembra diventato prioritario disfarsi per non incorrere nel giudizio negativo della collettività. Persino la mentalità tipicamente “maschile” del “guerriero” del passato, volta all’esaltazione della forza e dello scontro, sembra dover far posto al pensiero “femminile”, “materno”, “protettivo”che sta a fondamento delle nuove missioni “umanitarie” affidate www.fondazionenuovaitalia.org ai soldati di ogni Arma e Corpo e che si incentra sulla preservazione ad ogni costo della vita umana. Di pari passo il soggetto militare si è fatto nel tempo sempre più consapevole dei diritti che gli spettano come uomo e cittadino, fuori e dentro l’organizzazione e sempre meno tollerante nei confronti dei doveri che incombono su di lui in virtù del giuramento prestato. Come si potrebbero modificare i rapporti fra organizzazione e i suoi appartenenti, in corrispondenza a queste dinamiche evolutive ? Una via è quella che potrebbe prevedere un programma di rilancio dell’orgoglio di servizio, dell’onore, della tradizione militare, della preminenza del “comando” sulla gestione e della consapevolezza degli obblighi legati al coinvolgimento bellico. E’ un percorso difficile, controcorrente, ma l’unico capace di conservare lo specifico dell’istituzione militare senza necessariamente trasformarla in un’entità separata e anacronistica. Non si può rinunciare alla “marzialità” delle Forze Armate solo per timore che in esse si annidino sacche di “militarismo” ! Massimo MARIOTTI 5 Davide BENDINELLI in Regione Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità una mozione, primo firmatario il presidente della commissione Agricoltura Davide Bendinelli, che intende tutelare la qualità dei prodotti agroalimentari italiani e veneti difendendoli da quelli taroccati. La mozione impegna la Giunta veneta “ad intervenire nei confronti del Governo nazionale perché si ponga fine alla situazione insostenibile e deprecabile della falsificazione dei prodotti e ad assumere ogni iniziativa utile a valorizzare e promuovere il vero Made in Italy, e più in particolare, per quanto riguarda la nostra Regione, il grande patrimonio della produzione tipica e di origine veneta”. “Finalmente - afferma Davide Bendinelli esprimendo, in una nota, soddisfazione per l’approvazione della mozione - si potrà dire stop a prodotti come il parmesan, il regianito, il rosecco e il “ambrusco” (senza la “l”), dai nomi simili a prodotti tipici italiani come il parmigiano reggiano, il prosecco e il lambrusco che vengono commercializzati nel mondo e che approfittano del cosiddetto “italian sounding”. Un fenomeno che batte il made in Italy nel settore alimentare per due a uno. Il giro d’affari di questi prodotti realizzati all’estero si aggira sui 60 miliardi di fatturato all’anno”. “Purtroppo - continua il presidente della commissione agricoltura di palazzo Ferro-Fini - a sostenere molte di queste aziende che simulano prodotti italiani sarebbe anche la SIMEST SPA, società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico. Questo significa che risorse pubbliche italiane vanno di fatto a sostenere investimenti in attività di delocalizzazione che oltre a costituire occasione di concorrenza sleale ai prodotti veneti sottraggono colpevolmente occupazione al sistema Nordest e Veneto in particolare”. Riflessioni sulla Globalizzazione La Destra Sociale ritiene fondamentale che le comunità nazionali, unità di lingua, cultura e storia, mantengano un proprio ruolo, soprattutto nell’epoca della globalizzazione. Anche in questo ambito le culture individualistiche spesso dimenticano che l’uomo è radicato: storicamente, culturalmente e geograficamente. Non tener conto di questo, come spesso fa il cosmopolitsmo, che fa da ideologia portante di questa globalizzazione, crea l’illusione di un individuo astratto, dotato di una falsa libertà assoluta e di diritti universalmente validi: utopia che sempre più spesso naufraga scontrandosi con la dura realtà.Il singolo cittadino può sperare di affrontare le sfide della globalizzazione solo partendo dal valore della sua Iden- tità Nazionale. Allo stesso modo solo la politica può dare un ruolo, una missione ed una prospettiva a ogni singolo popolo: ad essa spetta la necessità di difendere, nel libero gioco delle relazioni interna- zionali, lo specifico interesse nazionale. Dunque, l’elemento fondamentale nella nostra azione politica è la volontà di governare la globalizzazione. In questo senso, dobbiamo sviluppare un’idea d’Europa compatibile con il nostro interesse nazionale. Quindi, paradossalmente, per articolare le nostre specificità nazionali in Europa, e quindi in seno al processo di globalizzazione, occorre andare oltre l’interesse nazionale stesso e porlo in termini compiutamente propositivi. Risulta quindi fondamentale, in questo senso, produrre finalmente un’idea di Europa che abbia nel bacino del Mediterraneo la sua centralità. Omar RAHMAN, Presidente Consiglio Stdenti Università Verona Aderisci al Facebook di Massimo MARIOTTI www.massimomariotti.it 6 MEGLIO TORNARE ALLE URNE I fatti hanno purtroppo dimostrato che se un difetto ha avuto Silvio Berlusconi è proprio di essersi circondato da una corte dei miracoli inadeguata e furbona che gli hanno fatto perdere anche il contatto con la gente. Tre anni fa aveva l’Italia ai suoi piedi, due anni fa il governo aveva agito bene (spazzatura a Napoli, sistemazione dei terremotati de l’Aquila, salvataggio Alitalia) poi si è bloccato perchè al momento buono, quando si doveva spingere su riforme importanti, tutti gli hanno detto di no. Se riflettiamo ci rendiamo conto che non è stato solo Berlusconi a sbagliare quanto una buona parte della nostra classe politica, a non volere il cambiamento, a bloccare “l ‘uomo del fare”. Certo, lui ha fatto di tutto per distruggere la propria immagine in Italia e all’estero ma la sostanza è che a ogni riforma annunciata qualcuno diceva di “no” e tutto si fermava. Erano i sindacati o la Confindustria, le professioni o i magistrati, i baroni del profondo sud o gli infidi micro-alleati di governo: quante decisioni magari dolorose ma giuste sono state prese e corrette il giorno dopo, solo perchè davano fastidio a qualcuno ? La verità è che in Italia ciascuno difende i propri privilegi e in questo sistema, che alla lunga non funziona, vale sempre la politica del giorno per giorno. Il “tecnico” Monti avrà più facilità ad imporre sacrifici visto che la situazione è disperata e soprattutto perchè non avrà direttamente un elettorato cui rispondere. Un popolo che invoca i “tecnici” rinuncia ad avere propri rappresentanti che rispondano al suo potere sovrano ed è per questo che le elezioni sarebbero la ricetta migliore, compatibilmente con la stabilità economica. Vedremo poi se quei poteri forti e quei partiti che oggi osannano Monti domani lo appoggeranno davvero se avrà il coraggio di impostare riforme vere e socialmente eque, perchè a imporre tasse e tagliare risorse in fondo sono bravi tutti. Simone DAL FORNO, Consigliere 7’Circoscrizione LA BELLA COMPAGNIA Fini gioisce: l’odiato Berlusconi pare finalmente crollato. Chissà se Gianfranco non si è però chiesto se lo sconfitto di ieri non fosse anche lui, l’uomo che avrebbe avuto la possibilità di diventare leader alternativo all’interno del centro-destra ed ha fallito in una stagione politica che forse non tornerà mai più. Fini ha voluto sciogliere AN quando non era indispensabile ed ha voluto un matrimonio nel PDL sciolto solo l’anno dopo: nel bene e nel male non conosceva forse già da 15 anni il Cavaliere? In compenso ha distrutto una classe dirigente cresciuta con lui, non ne sta costruendo un’altra e alla lunga verranno al pettine anche i conti di qualche suo collaboratore. Ma Fini è credibile nel suo nuovo centro politico, o è invece surclassato da Casini che in quel ruolo si esprime molto più coerentemente di lui ? Ma soprattutto, solo per responsabilità di Fini, il centro-destra è ora spaccato, astioso, diviso e non tanto o non solo tornerà all’opposizione quanto ha perso una occasione unica e storica per cambiare l’Italia. Non dimentichiamoci che la situazione è cominciata a crollare proprio il 14 dicembre dell’anno scorso quando Berlusconi, dopo la scissione finiana, resse all’assalto ma per continuare a governare,in fondo rispettando la volontà elettorale, mentre altri cambiavano bandiera, ha dovuto accordarsi con troppi mercenari avvitandosi in mille compromessi. Quello che più angoscia gli elettori, orfani di una vera Destra,è vedere impotenti il fallimento di una speranza politica che aveva trasformato una Destra emarginata e nostalgica in una parte viva e www.vittoriodidio.it rispettata della Nazione e che poteva essere punto di riferimento di una politica più concreta dopo decenni di spartizioni partitiche e di tante ipocrisie. Una speranza nata grazie anche a Fini che è appassita in una sorta di culto della personalità che salvava la forma e i posti in parlamento, che per strada ha perso le radici e si è frantumata proprio quando sarebbe stato il momento di affermarsi. Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro: la Lega si è smarcata contando che stando all’opposizione potrà recuperare i voti degli scontenti mentre tanti faranno la corte al “Terzo polo” sperando di ricuperare qualche strapuntino. Speriamo solo che dopo questa crisi chi resterà nel PDL voglia finalmente crederci e voglia ricostruirlo con uomini di vera Destra a cominciare dallo spirito di sacrificio che dovrebbe tornare ad essere una caratteristica della politica troppe volte diventata invece “casta” ingombrante e spocchiosa. Non si deve vivere nei salotti, ma lottare per essere di esempio ai ragazzi che crescono in una l’Italia che ha sì 150 anni ma è tutta da rifare nei cuori, nei princìpi, nelle coscienze. Alberto FERRARINI, Consigliere 1’ Circoscrizione 7 Quanto costano gli italiani nel mondo? I Consolati si occupano solo in parte degli italiani all’estero, hanno tante altre funzioni: per esempio i visti agli extracomunitari che vogliono entrare in Italia. Ecco i dati di prima che iniziassero le chiusure. La nostra rete consolare si componeva di 116 uffici consolari, articolati in 71 consolati generali, 32 consolati, 3 vice consolati, 10 agenzie consolari. Funzioni consolari vengono altresì esercitate da 79 cancellerie consolari istituite con decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e da 28 sezioni consolari presenti presso alcune ambasciate. La rete e` inoltre coadiuvata da 514 uffici consolari onorari e sostenuta in alcuni Paesi, soprattutto europei, dall’operato di corrispondenti consolari, cui competono essenzialmente compiti di raccolta di documentazione per pratiche consolari. La distribuzione geografica e` la seguente. Su 116 consolati, 60 sono situati in Europa (52 per cento); 32 nelle Americhe (28 per cento), di cui 18 nel Sud e nel Centro America (16 per cento) e 14 nel Nord America (12 per cento); 12 sono collocati in Asia ed Oceania (10 per cento); 8 nel Mediterraneo e Medio Oriente (7 per cento) e 4 nell’Africa sub-sahariana (3 per cento). Su 79 cancellerie consolari, 23 sono situate in Europa, 15 nelle Americhe, 15 in Asia ed Oceania, 11 nel Mediterraneo e Medio Oriente e 15 nell’Africa sub-sahariana. Su 28 sezioni consolari, 13 sono situate in Europa, 3 nelle Americhe, 2 in Asia ed Oceania, 5 nel Mediterraneo e Medio Oriente e 5 nell’Africa sub-sahariana. Su 514 uffici onorari, 152 sono in Europa, 271 nelle Americhe, 30 in Asia ed Oceania, 16 nel Mediterraneo e Medio Oriente, 45 nell’Africa sub-sahariana. Tutta la rete costa circa 200 milioni di euro. Ma introita circa 50 milioni per i visti. Quindi IN TOTALE costa circa 150 milioni di euro. L’Italia spende per la sua rete lo 0,23% del bilancio. La Francia spende l’1,01 del bilancio, cioè oltre quattro volte di più di noi. Ma anche la Germania, che non ha la sua Grandeur, le va tuttavia vicino, con lo 0,93% del bilancio. Anche l’Olanda spende lo 0,94% del bilancio. Il Regno Unito, infine, spende nella sua rete consolare lo 0,40% del bilancio. Nessuno di questi Paesi ha, lo ripeto, la diaspora che abbiamo noi. Ciascuno di questi paesi, però, vede la propria rete consolare come un investimento, non come una iattura. Consolati a parte, i circa 5 milioni di italiani ll’estero (circa l’8% della popolazione italiana) costano all’Italia 9 milioni e mezzo di euro (1,90 a testa) all’anno. In questa cifra sono compresi: assistenza ai bisognosi, scuole, stampa, Comites, Cgie..... Permettetemi un solo esempio. L’Italia ha 5 milioni di italiani all’estero ed un Cgie con un budget di 875mila euro. La Francia ha 2 milioni e mezzo di francesi espatriati ed un Cgie con un budget di circa 7 milioni di euro, quindi 8 volte più di quello italiano ! Tommaso PERINA DAL BUNGA BUNGA AI PROFESSORI Vedremo come finirà l’avventura di Monti, se godrà di una maggioranza “politica” o solo tecnica ma è evidente che, giunti a questo punto meglio tornare al voto. Proprio dalla crisi di “tangentopoli” nacque la volontà di creare due schieramenti contrapposti che garantissero la stabilità anziché avere tanti partiti che si scontravano tra loro con governi deboli e divisi ma che “costavano” mille compromessi, alla base anche di quell’enorme debito pubblico che oggi ancora scontiamo. Si doveva cambiare il sistema favorendo una alternanza tra maggioranza ed opposizione ed infatti nel 2008 gli italiani avevano dato credito e voti al centro Destra. Tre anni dopo si è finiti divisi in partitini, gruppi e sottogruppi con ben 156 parlamentari che solo in questi tre anni di legislatura hanno cambiato bandiera Per mesi si è sostenuto che l’Italia avrebbe resistito e non è vero, ma lo è anche perché ad affogarlo sono state leggi finanziarie estranee alle nostre responsabilità e soprattutto perché sempre di più l’intera Europa e soprattutto le nazioni più deboli sono diventate preda della speculazione internazionale, della finanza sfrenata, della mancanza di regole morali. Tutto è partito dalla crisi USA del 2008, non dimentichiamocelo, anche se oggi è l’Europa che paga buona parte del conto. Come non pensare che l’immagine di Monti non sia l’esatta rappresentazione di quei mer- www.destrasociale.org cati virtuali che hanno portato alla resa di Berlusconi ? Perchè un governo di “professori” sarà ottimo per fare accademia, ma aspettiamolo alla prova dei fatti ricordando che la crisi economica di oggi non è colpa di Berlusconi, tanto è vero che il governo Monti dovrà attuare proprio le leggi finanziarie votate dal governo che si è dimesso e che hanno ottenuto l’assenso del “terzo polo” e l’astensione del PD. Non è stato un voto obbligato solo per costringere Berlusconi ad andarsene, ma perché obbiettivamente non ci sono altre scelte da fare per tentare di salvare la baracca. Berlusconi se ne va è gli sputano addosso, ma anche coloro che, all’interno del PdL, sono stati critici oggi non gioiscono. Anche la sinistra ha poco da festeggiare perchè sa bene che Berlusconi è stato l’unico nel 1994, nel 2001 e nel 2008 a batterla, cosa che non andrebbe dimenticata. Marco FRANCESCHINI, Consigliere 6’ Circoscrizione 8 ITALIANI PRESI PER MANO Braccio di ferro per la nomina di più o meno 30 tra sottosegretari e viceministri che dovrebbero alla fine essere “tecnici” dipinti da politici o politici travestiti da tecnici. Preferenze soprattutto per chi era fuori dal giro, magari perchè sonoramente trombato, ma può vantare qualche solida amicizia, anche di carattere economico, acquisita magari con reciproci favori ai “professori” ora al governo. Per il resto si preannuncia un maxi-temporale economico in arrivo per gli italiani che non sarà di “lacrime e sangue” bensì “duro ma equo”: presto scopriremo la sottile quanto pesante differenza. Per carità, forse la crisi economica non è certo colpa di Monti, ma certo lo è grazie a qualche suo amico banchiere o grande manager para-pubblico che adesso fa la coda intorno al nuovo governo. I contenuti della manovra economica non sono ancora conosciuti a noi poveri mortali: Monti ne parla con la Merkel e Sarkozy, non con i temporanei inquilini di Montecitorio che pur sarebbero stati eletti dal popolo! Aumento dell’IVA, “patrimoniale”, rimettere l’ICI sulla prima casa, se fossero state proposte da Berlusconi gli avrebbe fatto rischiare il linciaggio sulla stampa e nelle piazze, ma Monti è tuttora in luna di miele con tutti, è poi è un “professore”! Certo che il momento è difficile e che sacrifici si impongono, ma una volta di più è visibile la diversità dell’approccio e delle simpatie mediatiche, con l’opinione pubblica che viene presa per mano, condotta e sapientemente guidata verso l’appoggio sussurrato o al tumulto di piazza a seconda se il leader sia o meno gradito. Basta dire le paroline giuste, scrivere articoli politicamente corretti, invitare gli ospiti giusti in TV impegnandosi insomma a “manovrare” bene e spariscono le lacrime in nome della “equità”, vedremo poi come realizzata. Si cerca di anestizzare non solo l’economia quanto anche la politica e le coscienze. Chissà se gli italiani cominceranno a rendersene conto... Sergio ADAMI, Consigliere 3’ Circoscrizione PENSIONI DI ANNATA Parliamo un attimo di quelle pensioni che sono ora argomento di attualità perchè la passata generazione ha consumato il tesoretto dei padri, noi abbiamo pagato discreti contributi e possiamo goderne i frutti (che però si allontanano come il supplizio di Tantalo), ma quelli dietro di noi la pensione la vedranno chissà quando e chi comincia solo adesso a pagare contributi rischia di non vederla per niente. Altri aspetti sono sfuggiti di mano come l’inflazione (che alle pensioni faceva perdere il potere di acquisto, ma con la “scala mobile” poi la auto-incentivata) e fu Craxi a rompere il cerchio, sfidando vittoriosamente i tabù dei sindacati, anche se tutti oggi se ne sono dimenticati. Arriva quindi l’Euro mentre il numero dei lavoratori crolla rispetto ai pensionati e nessuno è ancora andato a vedere bene gli investimenti decisi dai vari Enti previdenziali negli ultimi decenni quando non sempre hanno gestito al meglio i loro patrimoni. Quale morale ? Su queste cose la generazione che di turno comanda dovrebbe pensare più ai posteri che a sé stessa, ma di solito non lo fa perché sta per incassare i dividendi lasciando così il cerino acceso in mano a chi viene dopo. E’ una cattiva abitudine che rischia di far bruciare le dita quando finiscono i cerini e credo che già nelle prossime settimane molti dovranno amaramente rendersene conto… Andrea de LANDERSET, Consigliere 8’Circoscrizione MOVIMENTO DESTRA SOCIALE VERONA E’ PRESENTE ANCHE SU FACEBOOK: http://it-it.facebook.com/people/Movimento-Destra-SocialeVerona/100002590305291 9 TECNICI, MA ROSSI ! Finalmente l’Italia può tornare a respirare. Adesso la crisi economica sarà facilmente contrastabile perché al governo ci sono loro, i salvatori della patria: i mitici “tecnici”. Un ambasciatore agli Esteri, un prefetto all’Interno, un economista all’Economia, un banchiere allo Sviluppo/Infrastrutture, un rettore universitario all’Istruzione ed un suo collega alla Cultura, un avvocato alla Giustizia, un ammiraglio alla Difesa, due alti dirigenti ministeriali (Agricoltura e Ambiente) ai vertici dei rispettivi dicasteri. Cosa potremmo volere di più ? Eppure, a ben guardare, c’è qualcosa di strano sotto. Vuoi vedere che, zitti zitti, sono riusciti a realizzare un golpe, ovviamente democratico ? I più attenti analisti hanno infatti scritto che, al giuramento del nuovo governo, era assente colui che ha agito dietro le quinte: Romano Prodi. Come osiamo scrivere questa eresia ? Sì, è vero, l’articolo 21 della Costituzione Italiana nata dalla Resistenza proclama a chiare lettere il diritto alla libertà del pen- siero, ma chiedete a chi in questi anni è stato condannato per violazione della legge Mancino se nel nostro paese esista realmente questa libertà. Allora, per essere sicuri di non essere incriminati anche noi, vediamo un pò alcuni curricula di questi “tecnici” per dimostrare come, in realtà, alcuni di loro abbiano il cuore pulsante di un rosso fiammante: il professor Renato Balduzzi (Sanità) fu consulente legislativo del ministro Rosy Bindi e scrisse di suo pugno il disegno di legge sui “Dico”; al professor Francesco Profumo (Istruzione) l’inverno scorso fu offerta dal Pd la candidatura a sindaco di Torino per il dopo-Chiamparino, invito declinato; il commercialista Piero Gnudi, l’erede di Michela Vittoria Brambilla al Turismo, bolognese come Casini e Prodi, fece da scudiero proprio a quest’ultimo all’Iri mentre Piero Dino Giarda (Rapporti con il Parlamento) fu sottosegretario al Tesoro con Dini, Prodi, D’Alema e Amato ininterrottamente dal 1995 al 2001. Come mai nessuno di questi “tecnici” ha avuto precedentemente esperienze con governi di centrodestra ? Vuoi vedere che il Pd appoggia questo governo non certo per un senso di responsabilità nazionale, che storicamente non gli appartiene, ma in quanto governo “amico”? Forse aveva proprio ragione Andreotti quando dichiarava che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Alessandro VITTORINI, Consigliere 3’ Circoscrizione L’ENNESIMA PROFEZIA SMENTITA Nel lontano 2000, con Prodi Presidente della Commissione Europea, la Cina entrò a far parte del sistema di scambi commerciali del Wto. Così dichiarò il Professore all’Ansa: “L’accordo offrirà alle industrie europee che vendono o comprano in Cina nuove opportunità di mercato e creerà molti posti di lavoro europei”. Mai profezia si rivelò più infausta. Forse Prodi avrebbe dovuto consultare gli spiriti prima di avventurarsi a cuor leggero in un’avventura che oggi, sta costando molto cara all’economia italiana ed europea. Troppo preso com’era, dagli accenti trionfalistici il Professore dimenticò di prestare attenzione alle preoccupazioni che da più parti si erano levate riguardo al modello di sviluppo cinese e alla sua problematica integrazione negli standard occidentali. Pechino concede finanziamenti statali alle sue imprese, soprattutto nelle province meno ricche, le aziende producono a costi stracciati di manodopera, fanno lavorare i dipendenti, spesso minori, quattordici ore al giorno; non rispettano le normative sulle emissioni inquinanti, sulla contraffazione dei marchi, praticamente non conoscono i sindacati. Grazie a tutte queste ragioni, le aziende cinesi sono libere di invadere i mercati europei e statunitensi a prezzi spesso inferiori a quelli praticati nel paese d’origine. Prezzi con i quali è impossibile competere. L’ortofrutta non fa eccezione: l’export cinese sulle mele, è aumentato del 400 per cento,anche se la qualità media non è ancora all’altezza delle nostre pregiate varietà, i numeri fanno paura: il colosso asiatico produce circa 200 milioni di quintali. Mentre la produzione italiana sfiora appena i 20 milioni di quintali l’anno. E’ evidente che il pericolo c’è e che biso- www.fondazionenuovaitalia.org gna fare qualcosa,anzi bisognava farlo prima. Da tempo sono entrati in vigore i dazi antidumping, peraltro previsti dal regolamento del Wto, grazie a una gestione più illuminata della Commissione Europea, ma anche e soprattutto, grazie all’instancabile pressione del governo italiano di centrodestra. Bisognerà decidere se estenderli oppure no: e lì si ripeterà l’annosa divisione dell’Unione tra i Paesi mediterranei, produttori, e quelli nordici, attenti agli interessi degli importatori e della grande distribuzione. I cinesi non ci stanno facendo solo le scarpe: la lista dei prodotti orientali (coreani, indiani, tailandesi, indonesiani), sotto osservazione da parte dell’Unione Europea, è lunghissima. Le misure antidumping hanno contribuito a mantenere direttamente centomila posti di lavoro. Il 21 per cento delle imprese europee le cui produzioni sono salvaguardate dai dazi, è italiano.Altri dossier molto importanti sono aperti a Bruxelles come quello più di nicchia, ma altamente simbolico, delle fragole. Questa è l’amara conclusione dell’ennesima favola.. Alberto ROSSINI, S.Pietro di Morubio 10 ZANON : “Veneto Innovazione sarà la cerniera fra le imprese e le istituzioni” Dal Settembre 2011 Raffaele Zanon è diventato il nuovo Presidente di Veneto Innovazione.Raffaele Zanon è stato per 10 anni Assessore Regionale e per 5 anni ha fatto parte del Consiglio Regionale. All’estero Zanon è conosciuto soprattutto perché dal 2000 al 2005 è stato Assessore Regionale ai Flussi Migratori e durante questo periodo si è dedicato con molta passione ai Veneti nel Mondo. Presidente con quale spirito ha assunto questo prestigioso incarico? Con passione, entusiasmo e consapevolezza. La sfida che ho davanti mi impegnerà a 360° per dare risposte ad un panorama di aziende venete che è tra i primi in Europa. L’innovazione è il punto di forza che le imprese hanno per vincere le complesse sfide della competitività. Senza innovazione non ci può essere ripresa e futuro per il nostro sistema produttivo Quali sono, secondo Lei, le azioni più urgenti per aiutare le imprese a superare questo momento di crisi? Gli ultimi dati dimostrano che alcune aziende sono in sofferenza, altre invece non hanno rilevato particolari variazioni rispetto al 2010. Solo le imprese più strutturate con oltre 20 addetti hanno registrato un miglioramento, in particolare l’industria manifatturiera. La conseguenza è che bisogna aiutare le piccole imprese ad aggregarsi intorno a progetti comuni per migliorare la competitività e la propria presenza sui mercati. Il primo compito è saper ascoltare gli imprenditori che vengono da noi e ci parlano, identificando insieme le criticità e le aree su cui intervenire. In seguito insieme allo staff si individueranno quali sono gli strumenti più adatti a disposizione per poter migliorare il quadro che ci viene illustrato. La struttura di Veneto Innovazione è qualificata per assistere le nostre imprese in tutte le fasi: dalle idee alle progettualità, da i bandi regionali alle opportunità europee e nazionali, dall’acquisizione di tecnologie alla cessione di know how. Un altro compito è quello di fare da “cerniera” tra il sistema produttivo e le istituzioni, in primis Regione del Veneto, che è il nostro socio unico, ed i Ministeri e la Commissione Europea. Lei dà grande importanza ai rapporti con le istituzioni … Certamente! Ritengo che il confronto con gli organi istituzionali dai Comuni fino ai Ministeri sia un punto qualificante per dare tutti i supporti possibili che oggi le imprese venete, operanti nell’innovazione, necessitano. Guardiamo con interesse a tutte le possibilità di collaborazione tra Veneto Innovazione e le altre Regioni, non solo quelle limitrofe, ma anche quelle più lontane. Contatti sono stati avviati con la Calabria, l’Abruzzo e la Basilicata, dove possiamo portare il nostro know- how e la nostra esperienza per concorrere allo sviluppo. Anche il rapporto con le associazioni di categoria deve essere migliorato e intensificato. Sono i nostri partner diretti con i quali il dialogo deve essere aperto, franco e costruttivo. Ci fa qualche esempio? Le aziende venete spesso non sfruttano, a volte proprio perché non le conoscono, le opportunità che offrono i bandi nazionali. Attraverso il dialogo con i Ministeri è possibile trovare delle progettualità per creare nuove opportunità per il sistema impresa del Veneto. Tuttavia, ci possono essere anche degli aiuti indiretti. Ad esempio un Comune dotato di una zona artigianale o industriale che, attraverso degli strumenti ad hoc, può essere resa più appetibile per nuovi investimenti capaci di aumentare gli insediamenti e migliorare le infrastrutture. E fuori Italia? Veneto Innovazione ha già avviato molti progetti di internazionalizzazione che io intendo sviluppare. Stiamo già lavorando con il Canada,il Vietnam, la Cina, il Giappone, il Senegal e l’Australia. In questo momento guardo con molta attenzione ai Paesi dell’America del Sud dove il tasso di crescita è tra i più alti del mondo, in particolare Brasile e Cile sono i paesi con le maggiori potenzialità. In genere comunque quando parlo di “estero” mi piace riferirmi a comunità a cui rivolgersi al di fuori dei stretti confini, come in questo caso penso agli amici Italiani nel Mondo ai quali ricordo che, grazie al mio nuovo incarico, mi sto impegnando per creare sinergie con il mondo associativo per favorire lo sviluppo delle imprese venete ed il coinvolgimento dei giovani e per mettere in evidenza le eccellenze venete in Italia e nel mondo fatte non solo di imprenditoria, ma anche di ricerca. Se hai trascorso una parte della tua vita all’estero contattata il Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo: E Mail : [email protected] = Leone Mazzeo: Cell.3469563787 www.massimomariotti.it 11 Il fantasma della democrazia Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una perfetta dimostrazione del fatto che molto spesso le belle parole, “democrazia”, “libertà” e perfino “diritti umani”, siano troppo spesso una comoda copertura per oscure manovre decise e gestite da ben altri poter che non le “masse” o, ancora peggio, semplicemente ignorate da quelli stessi poteri che nel loro nome decidono guerre e “interventi umanitari”. Un esempio lampante ci è dato dalle cosiddette “rivoluzioni arabe”, che a oramai quasi un anno dal loro manifestarsi hanno sconvolto lo scenario politico di quasi tutto il Nord Africa arabo (a parte l’Algeria, che ha già avuto la sua guerra civile negli anni’90), abbattendo governi al potere da più di trent’anni o, come in Marocco, cambiando gli equilibri politici interni. Le “rivoluzioni arabe” sono state con grande superficialità esaltate dalla nostra stampa progressista e, purtroppo, dai nostri partiti di sinistra come l’ennesima rivoluzione per la “democrazia” e la “libertà”, e non è un caso che molti dei vari “indignados”, che avevano scambiato Mubarak o Ben Alì per Berlusconi, avessero come modello le gesta dei “rivoluzionari” nordafricani. Alla fine di questo movimentato 2011 il bilancio delle rivoluzioni arabe sembra assai meno tranquillizzante, con i movimenti politici islamici, i meglio organizzati e radicati, che sembrano essere gli unici beneficiari della caduta dei precedenti regimi, certamente corrotti ma garanti di una certa stabilità interna e regionale. Le anime belle che vedevano nelle masse arabe in movimento nient’altro che una replica dei “girotondi” o dei “popoli viola”, o magari del nostro ’68, devono ora spiegarci come mai nell’ Egitto liberato dal “tiranno” Mubarak c’è un regime militare e i partiti più votati alle recenti elezioni sono l’islamico, i “Fratelli Musulmani”, e quello…ancora più islamico, i “salafiti” che propongono una visione dell’Islam non troppo diversa dal puritanesimo di sauditi e dei Taliban afghani. Oppure ci spieghino come c’entri con la “società civile” il fatto che la ribellione in Siria, contro il “cattivo” Assad (che assicura piena libertà di culto ai cristiani siriani), sia organizzata da movimenti islamici e da unità ribelli dell’esercito addestrate e armate dalla Turchia. Non è da escludere poi che l’affermazione di forze islamiche radicali dia ancora più fiato allo schieramento oltranzista in Israele, rendendo ancora più esplosiva la situazione. In nome della “democrazia” si è poi compiuta la guerra in Libia, una vera e propria operazione neo-coloniale anglo-francese che ha precipitato il paese nel caos delle fazioni tribali e che per noi italiani è stato un vero disastro, in termini sia economici (contratti petroliferi ma non solo) che di sicurezza, visto che il nostro paese è il più esposto in Europa ai flussi migratori provenienti dalla sponda meridionale del Mediterraneo, flussi che i recenti avvenimenti non faranno che aumentare e rendere meno controllabili. Il paradosso a cui stiamo assistendo è che gli stessi poteri forti, tanto italiani che internazionali, che hanno spinto per i cambiamenti politici nell’Africa del Nord in nome proprio della democrazia siano gli stessi che all’interno dell’Europa hanno favorito soluzioni politiche che di democratico hanno ben poco. In nome dell’emergenza finanziaria ed economica dei governi legittimamente eletti, quello di centrodestra di Berlusconi e quello socialista del greco Papandreu, sono stati, dopo un’opportuna campagna mediatica, deposti e sostituiti con esecutivi “tecnici” non eletti e soprattutto espressione non delle forze politiche nazionali (siano esse di destra o di sinistra) ma di gruppi di potere finanziario o sovranazionale non eletti (FMI, Goldman Sachs, Unione Europea). Eppure in Spagna, che non è certamente in condizioni migliori dell’Italia, il popolo ha votato e ha dato un massiccio appoggio al Partito Popolare d’opposizione, segno evidentemente che una soluzione politica non è impossibile in periodo di crisi! La domanda che dovrebbe sorgere spontanea, ma che fino ad ora i media “progressisti” non sembrano essersi posti, è questa: come si fa a pretendere “democrazia” fuori dall’Europa quando al suo interno vengono tollerati veri e propri “golpe” tecnocratici ? Andrea FORTI, BELLUNO Quando Fini andava a Predappio per raccogliere voti Un tempo non lontano c’ era una gioventù missina fatta di coraggio, dedizione, militanza. Su questo Fini ha gettato tirato un secchio d’ acqua gelida sui sogni dei ragazzi di ieri. Li ha offesi prediligendo una classe dirigente salottiera ed indegna. Li ha sporcati sedendo su poltrone importanti gente moralmente lontana da quei sogni. Fini ha tolto a quei giovani l’ opportunità di fare politica, e proprio nel momento del maggiore successo elettorale. Quando sono caduti i muri, è venuto giù come neve al sole tutto il sistema bloccato. Il Msi diventava il primo partito di Roma e Napoli,mentre l’ operaio delle periferie vedeva nella bandiera missina quel riscatto che il Pci aveva tradito. Sfatiamo la bugia che il successo venne con An,fu il Msi che gli diede lustro e opportunità di vittoria. Se il Msi fosse stato una formula perdente perchè Fini non se ne è accorto prima ed invece ha continuato a farsi eleggere in un partito che in cuor suo disprezzavano? Il Msi è stato un importante passaggio politico, ed anche Berlusconi ha riconosciuto alla Destra un grande ruolo. Quando tutti erano confusi, colpiti da Tangentopoli, il Msi si rivelò una spinta utile a far vincere il progetto di governo di Silvio Berlusconi. Ma queste cose Fini le ha dimenticate. Quando il MSI vinceva le elezioni c’ erano gli apparati deviati dello Stato che gettavano fango sulla vittoria. Fino al decennio scorso c’era la grande paura di una Destra al governo. Solo il Msi riusciva a coniugare la Destra con l’ interclassismo: dall’operaio al professore tutti si sentivano missini. Una forza politica così avrebbe potuto prendere molti voti ma già da allora molti militanti percepivano che Fini perseguiva un suo progetto e confluirono in An perchè convinti si trattasse di una strategia politica. Berlusconi si alleò con il Msi perché da uomo d’organizzazione aziendale scelse un partito che faceva politica in maniera capillare, capiva che del Msi si poteva fidare. Ma Fini è l’uomo che ogni due/tre anni cambia linea politica, dalla legge elettorale detta “porcellum” si è schierato con il maggioritario secco, poi per il proporzionale corretto con la maggioranza, poi per il semipresidenzialismo, per il metodo francese e poi per il tedesco. Ogni mossa evidenzia l’ incoerenza dell’uomo. Una cosa è rivedere le proprie posizioni, altra è dire esattamente l’ opposto, ma ora Fini si è giocato quella credibilità personale che sola si realizza con i fatti e non in base al compiacimento degli avversari. Soprattutto oggi che della partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese ne parlano tanto Tremonti quanto Obama mentre dalla UE agli USA molti politici puntano su temi che per anni sono stati i cavalli di battaglia della Destra Sociale italiana. Elio INSACCO, Consigliere Comunale di Alleanza Nazionale Mercoledì 21 Dicembre Serata Tricolore di Auguri Natalizi Per ricevere l’invito scrivi a : [email protected] www.vittoriodidio.it 12 A PROPOSITO DI CRISI Sull’attuale crisi economica circolano alcune bugie e molta confusione. Cerchiamo di fare il punto e mettere alcuni paletti certi. 1. La crisi economica non sarà breve. Tra gli analisti, quelli meno legati agli interessi particolari ritengono che essa avrà un decorso di circa dieci anni. 2. Nella fase attuale – parliamo dell’Europa – la crisi economica si sta accanendo contro quei paesi che hanno un rapporto debito/ PIL molto elevato, come la Grecia e l’Italia. Ma i titoli pubblici di mezza Europa sono ormai junk (spazzatura). Quindi in questo momento il problema più urgente è la crescita e la liquidità per onorare gli interessi crescenti sui titoli pubblici. E la liquidità, come è noto, dipende dalle entrate, che dipendono a loro volta dall’efficienza del sistema fiscale e dalla capacità produttiva, che in ultima analisi sono i veri problemi da risolvere. 3. Prima o poi in ogni caso dovrà essere risolta la grave crisi del sistema bancario. Tutte le maggiori banche del mondo hanno ormai patrimoni irrilevanti rispetto ai debiti, quindi, nonostante il fumo che circola, la loro situazione è molto grave, forse perfino più grave di quanto i disastrosi dati bor- sistici facciano pensare. 4. Nell’un caso e nell’altro, il ruolo dei governi ai fini di rispondere alla domanda, chi paga la crisi? è cruciale. È compito delle politiche economiche decidere da chi devono essere sostenuti i costi delle scelte economiche necessarie per uscire dalle attuali e future difficoltà. C’è un ventaglio pressoché infinito di opzioni alternative, che spetta alla politica scegliere, ma ancor più che compete agli elettori suggerire. Insomma il quadro è intricato e complesso, ma a ben vedere molto semplice. In economia vale sempre il principio «no free meals», non ci sono pasti gratuiti, qualcuno per forza dovrà pagare la crisi, ma questo principio non implica che esistano strade obbligatorie. Niente è più illusorio di una via «tecnica» alla soluzione della crisi. Ad esempio: è possibile affrontare i problemi economici di oggi con l’Europa, ma anche senza l’Europa. È possibile dare soluzioni che lascino l’attuale quadro economico sostanzialmente immutato ed è possibile, al contrario, impostare una radicale riforma dei mercati finanziari e produttivi. L’unica strategia (?) che non porterà nulla di buono è quella di tirare a campare, con AVRAI UNO SCONTO DEL 10% PRESENTANDO QUESTO TAGLIANDO soluzioni temporanee, pannicelli caldi per malattie gravi. Purtroppo questa è al momento quella che – anche per necessità strutturali – sta perseguendo l’Unione Europea. In realtà, nello specifico, la situazione italiana è grave solo in proporzione alla debolezza dei governi. Dire che mai come oggi ci sarebbe bisogno di un governo «forte» - di quelli per intenderci politicamente scorretti che abbiamo già avuto in Italia - sarebbe tanto necessario quanto irrealistico. Siamo condannati al nostro triste destino dall’incapacità di questo strano paese di esprimere una classe dirigente di alto profilo istituzionale e profondamente legata solo al perseguimento del bene collettivo. Ma la situazione, indubbiamente, ricorda in maniera drammatica gli anni ‘19 e ‘20 del secolo scorso. Stessa inanità politica, stessi rischi inflazionistici. In compenso l’aspetto più preoccupante dell’attuale crisi è proprio questo: l’impossibilità di avere una classe dirigente (non solo politica, ma sia tecnica che politica) all’altezza dei gravissimi problemi del momento. Sergio NOTO, Professore Universitario Da Gennaio 2012 la Destra Sociale Veronese, organizzerà una serie di incontri nei Quartieri, per essere avvisato tempestivamente, manda un SMS con Nome e Cognome al Cell. 3358059599 www.destrasociale.org 13 UNIVERSITA’: LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E PARITA’ DEI DIRITTI? La lista studentesca “Blocco Studentesco” regolarmente eletta in università ha proposto un incontro, aperto a tutti gli studenti, sul poeta veronese Berto Barbarani. L’iniziativa, una declamazione antologica delle opere dialettali dell’autore, avrebbe dovuto tenersi presso la Facoltà di Lettere e Filosofia in occasione dell’anniversario della nascita del grande poeta dialettale veronese. Ancora a maggio dell’anno scorso era stata negata l’autorizzazione con la seguente motivazione: “in attesa di un chiaro regolamento sulle iniziative dei gruppi studenteschi” (regolamento che non è mai stilato). Quest’anno, la studentessa rappresentante del Blocco nel Consiglio della Facoltà di Lettere, ha nuovamente inoltrato al preside una regolare richiesta per ottenere l’autorizzazione a svolgere il menzionato incontro, ottenendo risposte vaghe e generiche. L’iter è diventato sempre più lungo e complicato: sono state inviate al Preside altre due lettere ufficiali, sempre dalla rappresentanza studentesca, e nessuna di queste missive ha ricevuto risposta. Purtroppo è impossibile pensare ad una svista o ad una disattenzione così grave, dal momento che ancora a maggio dell’anno scorso il preside si era dichiarato scontento delle iniziative della lista Blocco Studentesco in quanto, a suo parere, politicizzate e causa di disordini e contestazioni. Che un rappresentante eletto dagli studenti non possa concretizzare quelli che sono non solo i suoi diritti ma anche e soprattutto i suoi doveri, è ingiusto e scandaloso. La faziosità della burocrazia universitaria risalta ancora di più se si considera che ogni giorno è possibile constatare che i gruppi politicizzati di sinistra riescono, invece, ad ottenere le aule con grande facilità e possono organizzare incontri grazie anche all’appoggio di professori simpatizzanti, o addirittura militanti, che aprono le vie ad iter più diretti. Nelle ultime settimane poi, il Direttore di Dipartimento ha dato in gestione un’aula ad altri gruppi attivi nelle violente contestazioni No Tav dell’anno scorso. Libertà d’espressione e parità di diritti non la fanno da padroni all’Università di Verona. Vittorio DI DIO SOSTIENI MOVIMENTO Certe idee possono essere espresse in questa rivista perchè è libera ed è libera perchè si autofinanzia; nasce quindi dal sacrificio e potrà continuare a vivere restando libera solo se coloro che la riceveranno collaboreranno idealmente e materialmente. Bonifico Bancario IBAN IT - 49 - S - ABI 05188 - CAB 11734 - C/C 6383 Intestato a: MARIOTTI MASSIMO Causale: CONTRIBUTO LIBERO A MOVIMENTO www.fondazionenuovaitalia.org 14 A PROPOSITO DI AIUTI UMANITARI Profitti internazionali enormi, fondi che si perdono nei buchi neri amministrativi, stipendi gonfiati, tasche piene e volontariato salariato.un fenomeno cresciuto silenziosamente negli anni 80 e poi esploso in tutta la sua importanza quando il mondo del volontariato e della cooperazione ha schierato la solidarietà esclusivamente dentro i recinti della politica- partitica del buonismo di sinistra. Il volontariato non può essere strettamente associato all’attivismo pacifista o al fanatismo terzomondista:dovrebbe essere un modo che opera in silenzio, con spirito di servizio e generosa professionalità. Ma in questo contesto purtroppo, si sta smarrendo il senso di devozione, di rappresentanza del mondo civile di alcune comunità in condizioni di disagio. Ci sono ancora troppi approfittatori che vorrebbero inserirsi in questa categoria, ma che purtroppo continuano a concepire il volontariato come strumento piuttosto che come fine. Diceva il celebre commediografo irlandese SHAW : i ricchi fanno la beneficenza ma anche la beneficenza fa ricchi. La trasformazione di questi amministratori del “ terzo settore” in veri e propri gestori di quote crescenti di ricchezza sociale si racconta proprio nei fatti. Facciamo qualche passo indietro per ricordare lo scandalo della missione Arcobaleno, fiore all’occhiello del governo D’Alema. Una delle distorsioni più cialtronesche di questo “nuovo modello di carità” incarnato dalla sinistra, che ha trasformato, in pochi giorni, l’ orgoglio nazionale della buona riuscita, nella vergogna annunciata di una burocrazia pasticciona, professionalmente impreparata, e moralmente dubitabile. Alcuni servitori dello stato hanno servito a lungo i loro interessi e questo vale anche per i mega concerti come il Pavarotti & Friends, andato in scena con il nobile intento di costruire un villaggio mai edificato per i bambini in Liberia o le magagne di Telethon e ancora lo scandalo della campagna dell’associazione italiana per la ricerca sul cancro, in cui la raccolta dei contenitori stracolmi venne subappaltata a piccole imprese locali. Persino gli aiuti stanziati dal governo italiano ai nostri stessi connazionali: come le vittime dei terremoti dell’Irpinia e del Belice, i disastri del Friuli, della Valtellina, del Vajont o dei più recenti terremoti anch’essi attanagliati da una storia travagliata di scandali, ritardi e inadempienze. Non esente dal torbido e losco anche la VISITA IL SITO RINNOVATO www.massimomariotti.it www.massimomariotti.it vecchia gestione del mondo delle organizzazioni non governative (ONG). Nate come espressione della società civile, e con l’intento di colmare gli spazi lasciati vuoti dallo Stato, si sono col tempo moltiplicate e hanno assunto un importanza tale che oggi, attraverso di esse, passa ben il 65% dell’aiuto umanitario mondiale. Di questo, però , soltanto il 20% va alle popolazioni bisognose, mentre il resto si dissolve in sprechi di ogni tipo. La pratica che si è andata diffondendo negli ultimi anni vede una crisi di identità del modello cooperativo in tutti i settori. Una sorta di parastato del business che ha ceduto il lavoro umanitario e sociale, la gratuità delle prestazioni e la spontaneità dell’azione, al mercato delle ruberie perpetrate in nome della carità solidale. Dopo anni di scandali il precedente Governo di Centro Destra aveva avviato una riforma della cooperazione allo sviluppo, tesa a razionalizzare più i flussi di erogazione finanziaria e a semplificare le procedure relative alla gestione delle attività di cooperazione internazionale, con un nuovo principio motore della cooperazione che tende oggi a garantire aiuti e solidarietà in cambio di sicurezza e diritti. Le nostre responsabilità non devono essere limitate ai contributi finanziari : occorre anche rievocare quel senso di sviluppo e solidarietà che lega la lotta alla povertà e alle malattie al progresso sulla tutela dei diritti umani, alle libertà fondamentali e al governo responsabile. Fulvio BRENTAROLLI 15 Il Centro di Assistenza Fiscale “CAF - UGL” autorizzato con decreto ministeriale, assiste GRATUITAMENTE il cittadino in ogni sua incombenza fiscale, compresa la dichiarazione dei redditi: Mod. 730 (ordinario-rettificativo-integrativo) Modello UNICO (persone fisiche) Mod. ISEE (bonus elettricità e gas) Mod. RED Detrazioni Mod. ICI Preavvisi d’irregolarità Successioni Compilazione F 24/F 23 Dichiarazione Redditi 7 3 0 - Unico Documentazione originale da esibire : 1) Documento d’identità e codice fiscale di tutti i componenti del nucleo familiare 2) Modello Unico o Modello 730 degli anni 2008/2009/2010 e rispettivi CUD 3) CUD 2011, ed eventuali ulteriori certificazioni attestanti compensi e /o redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente 4) Documentazione attestante la rendita catastale dei beni immobili (fabbricati e terreni) 5) Certificazione attestante la percezione di redditi di capitali e di lavoro autonomo non derivante da attività professionale 6) Fatture, ricevute, scontrini e quietanze attestanti gli oneri e le spese sostenuti nel 2010. come ad esempio: a. spese sanitarie generiche, specialistiche e veterinarie; b. interessi passivi ed oneri per mutui ipotecari; c. premi di assicurazione sulla vita e contro gli infortuni; d. spese di istruzione per la frequenza di corsi di istruzione secondaria, universitaria, di perfezionamento e/o di specializzazione universitaria; e. spese per addetti all’ assistenza personale; f. spese sostenute per attività sportive praticate dai ragazzi ed altri familiari fisicamente a carico; g. erogazioni liberali e contributi associativi a favore di movimenti e partiti politici,ONLUS, associazioni sportive dilettantistiche, società di mutuo soccorso, Stato ed altre istituzioni pubbliche, ecc; h. contributi versati al SSN con il premio di assicurazione di responsabilità civile per i veicoli; i. assegno periodico corrisposto al coniuge; j. contributi per addetti ai servizi domestici e familiari; k. contribuzioni ed erogazioni a favore di istituzioni religiose; l. spese mediche e di assistenza specifica dei portatori di handicap; m. spese per il recupero del patrimonio edilizio per i quali spetta la detrazione del 41% e/o del 36% n. oneri per i quali è riconosciuta la detrazione del 20% (sostituzione dei frigoriferi e/o congelatori, acquisto di mobili, elettrodomestici, apparecchi televisivi e computer, ecc); o. oneri per i quali è riconosciuta la detrazione del 55% (interventi finalizzati al risparmio energetico di edifici esistenti; p. canoni di locazione per inquilini di alloggi adibiti ad abitazione principale. 7) versamento di acconti IRPEF relativi al 2011. Una nostro incaricato qualificato è a disposizione in Sede per la raccolta della tua documentazione dal Lunedì al Venerdì dalle ore 10 alle 12 INFO Giancarlo : Telef.Ufficio 0458023502 = Cell.3358185775 Mail: [email protected] www.vittoriodidio.it 16 L’ASSOCIAZIONE “Fare Concordia” “Fare Concordia” è una Onlus nata per il desiderio di singoli associati di operare in modo concreto e professionale nel settore degli aiuti umanitari, principalmente sul territorio estero; gli attuali iscritti infatti, già svolgono sotto forma del tutto autonoma e privata, attività di volontariato. PROGETTI GIA’ FINANZIATI “Fare Concordia” intende operare ed agire a favore di popoli ed etnie in condizione di disagio, e l’opera di raccolta fondi trova suo naturale sbocco nei primi progetti di aiuto e sostegno sviluppati: ERITREA - Finanziato da: Regione Veneto, Comune di Negrar, Comune di Verona Spedizione di un container di aiuti umanitari, in considerazione della gravissima situazione alimentare ed economica esistente in loco. Nel container hanno trovato posto: generi commestibili non deperibili (quali riso, farina, biscotti secchi etc.) e materiali destinati ad ambulatori medici nella regione di Keren. BRASILE - Finanziato da: Regione Veneto e Comune di Verona In collaborazione con l’Associazione locale brasiliana Irma Carmen – CASA-LAR, il progetto è volto al miglioramento del contesto di vita quotidiana dei giovani nella località di Araranguà (provincia di Santa Caterina). L’intervento si compone di tre filoni formativi:A. Corsi teorici sugli argomenti: il giovane nella famiglia, nella società e nel mercato del lavoro; la creazione di forme associative e cooperative, corsi di lingua italiana; B. Corsi pratici: informatica, coltura e produzione di piante nativi, giardinaggio, tappezzeria, cucina, panificazione e pasticceria; C. Opportunità di stage e studio in Italia per due ragazzi. “Fare Concordia” intende operare ed agire a favore di popoli ed etnie in condizione di disagio e l’opera di raccolta fondi trova suo naturale sbocco nei primi progetti di aiuto e sostegno sviluppati a favore dell’ ERITREA. E’ in corso di spedizione di un container di aiuti umanitari, in considerazione della gravissima situazione alimentare ed economica nella regione di Keren. Sono in programmazione:nella regione di Anseba (Eritrea), un intervento finalizzato al recupero della funzionalità operativa dei pozzi e della rete idrica del villaggio di Wasdenba.nell’ambito scolastico, in ricordo dello scrittore Emilio Salgari, un progetto che prevede l’invio di materiale scolastico didattico e formativo alla “Scuola Italiana di Asmara”. Ad oggi, stiamo attuando i nostri progetti ed idee soprattutto grazie all’aiuto della Regione Veneto, dei Comuni di Verona e Negrar, nonché grazie alla generosità di imprese private ed amici che mettono a disposizione, senza compensi, il loro impegno. Per donazioni (*) a supporto della nostra attività: Banca Popolare di verona - Ag. Verona “piazza erbe – B” Iban : it24 i 05188 11703 000000037733 [email protected] (*) Essere Onlus - organizzazione non lucrativa di attività sociale - permette a FARE CONCORDIA di garantire ai suoi sostenitori - sia essi privati che imprese - la detraibilità degli importi versati dalla dichiarazione dei redditi. delle nostre iniziative! 5x1000 : una Scelta d’Azione! Quando compili il modulo 730, il CUD oppure il Modello Unico PF, poni la tua firma nell’apposito riquadro destinato al “sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, …” ed indica il codice fiscale di FARE CONCORDIA Onlus: 93207000238. A te non costa nulla, per noi sarà un mattone destinato alla costruzione delle nostre iniziative! Per le tue segnalazioni scrivi a: [email protected] Editore e Proprietario: Massimo Mariotti - Direttore Responsabile: Marco Ballini - Redazione : vicolo Calcirelli,21 Verona Registrazione: Tribunale di Verona N. 1671 del 9/11/2004 - Stampa: CNI srl C.so Fogazzaro, 238 Vicenza