Nuovi farmaci per mantenere giovani i muscoli

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Nuovi farmaci per mantenere giovani i muscoli
Pianeta scienza
MARTEDÌ 25 MARZO 2014 IL PICCOLO
Per le migliori e più innovative “start up” pronti 150 mila euro
Premiare le “start up” innovative che realizzano il proprio
progetto nel parco scientifico
di Trieste. È l’obiettivo del
bando di Area Science Park
che mette in palio 150mila euro, due anni di canoni di locazione ridotti, un percorso personalizzato di accompagnamento allo sviluppo del business. Una grande opportunità offerta in collaborazione
con la società in-house Innovation Factory, che lancia una
gara premiale per progetti di
sviluppo di impresa fondati
su attività di ricerca industria-
le, sviluppo sperimentale e innovazione tecnologica. L’opportunità è aperta a startup
innovative del territorio nazionale che rispondano ai requisiti della Legge 221/2012, costitute da un massimo di 18
mesi o in fase di costituzione.
«La passione che guida il futuro imprenditore è sicuramente un elemento fondamentale – sottolinea il presidente di Area Science Park,
Adriano De Maio - ma per creare un’impresa di successo è
necessario coniugare questa
spinta istintiva con attività di
sviluppo strutturate. Farlo nel
contesto adatto può essere di
valido aiuto, così come lo è
poter contare su condizioni
iniziali favorevoli e magari su
un piccolo salvadanaio di partenza. È con questa idea che
abbiamo pensato a questo
bando, mettendo a disposizione gli spazi, le competenze, la
rete di relazioni del nostro
parco scientifico e un piccolo
finanziamento. L’auspicio è
che sempre più di frequente i
programmi rivolti alle startup
innovative e agli spin off possano trovare spazio nel pano-
rama italiano, contribuendo
così in maniera decisa alla crescita economica e sociale italiana. Noi a Trieste cerchiamo
di fare la nostra parte».
Le “start up” selezionate
usufruiranno inoltre di condizioni agevolate per l’insediamento nei campus di Padriciano e Basovizza di Area
Science Park, con una riduzione dei canoni di locazione e
per i servizi Ict del 50% nel primo anno e del 25% nel secondo.
Le giovani imprese avranno anche la possibilità di acce-
AL MICROSCOPIO
dere a percorsi di accompagnamento allo sviluppo del
piano business.
Le aree prioritarie di intervento saranno: l’elaborazione/aggiornamento della strategia commerciale e di marketing; la formulazione/validazione del business model; la
pianificazione economico-finanziaria. Sarà Innovation
Factory, l’incubatore certificato di Area Science Park, a garantire il supporto alle startup, secondo una collaudata
metodica già sperimentata
con successo.
Il termine di presentazione
delle candidature è fissato alle 12 di lunedì 31 marzo.
Ecco cos’è successo dopo il Big bang
Captate le impronte delle prime onde gravitazionali primordiali: una scoperta da Premio Nobel
di Simona Regina
Se confermata, la scoperta è eccezionale e sarà coronata con
un premio Nobel. Apre, infatti,
una nuova era nel campo della
fisica, e della cosmologia in particolare. Dall’Harvard-Smithsonian Centre for Astrophics di
Cambdrige è stato appena annunciato che il telescopio Bicep
2, in Antartide, ha captato le impronte delle minuscole increspature dello spaziotempo, previste dalla teoria della relatività
di Einstein, ma finora mai rivelate direttamente: le onde gravitazionali primordiali. Sono le
tracce della nascita del nostro
Universo, di quello che è accaduto subito dopo il Big Bang. E
rappresentano la prima prova
diretta dell’inflazione cosmica:
l’enorme e improvvisa espansione che sarebbe avvenuta nelle prime frazioni di secondo dopo l’esplosione iniziale da cui
sono nate le galassie e le stelle.
Proprio da questa grande esplosione, circa 14 miliardi di anni
fa, sono state generate anche le
onde gravitazionali, di cui c’è
traccia nella radiazione cosmica di fondo, che si è formata circa 380mila anni dopo il Big
ERA GLACIALE
L’importante ruolo
della polvere di ferro
Uno studio dei ricercatori dell’Eth
di Zurigo e della Princeton
University ha confermato che la
popolazione di plankton di una
regione dell’Oceano Meridionale
è riuscita a prosperare durante
l’ultima Era Glaciale grazie a
un’azione di fertilizzazione da
parte del ferro. La ricerca,
pubblicata sulla rivista Science,
riprende l’ipotesi di vecchia data
che la polvere che conteneva
ferro è giunta nella regione a nord
dell’Antartide favorendo la
crescita del plankton e portando,
alla fine, alla rimozione
dell’anidride carbonica
dall’atmosfera.
La scoperta apre una nuova era nel campo della cosmologia
Bang e pervade ancora il nostro
Universo e che gli scienziati di
Bicep2 hanno osservato pazientemente. «Il rilevamento di questo segnale è uno degli obiettivi
più importanti della cosmologia attuale. Ed è il frutto del lavoro di molte persone» ha di-
chiarato John Kovac, dell’Università di Harvard e coordinatore dell’esperimento, nel comunicare l’importante scoperta
dei primi vagiti dell’Universo.
«Se la luce della radiazione di
fondo a microonde può essere
paragonata alla prima immagi-
ne di un neonato, le immagini
catturare con il telescopio Bicep potrebbero essere paragonate a una ecografia del bebè
nel grembo materno, quasi al
momento del concepimento»
commenta con entusiasmo Ravi Sheth, cosmologo del Centro
Internazionale di Fisica Teorica. Entusiasmo condiviso da altri ricercatori dell’Ictp. Per Paolo Creminelli, per esempio,
«questo risultato, se corretto, è
grande quanto o forse più grande dell’annuncio della scoperta
del bosone di Higgs. Non era ovvio avere evidenza osservativa
delle onde gravitazionali. Ma i
dati di Bicep, non solo ci offrono le prove, ma ci mostrano anche che la loro ampiezza è grande come speravamo che fosse».
«E questo risultato - ribadisce Sheth - dimostra che l'inflazione è davvero la strada da percorrere per studiare il nostro
Universo». «Finalmente – aggiunge infatti Giovanni Bignami, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – abbiamo
un’idea di come ha fatto l’Universo a diventare così grande
così in fretta. Tutti hanno sempre creduto all’inflazione come
l’unica soluzione possibile, ma
averne una prova osservativa,
anche se indiretta, è fantastico.
Speriamo che sia vero». Naturalmente, infatti, ora si attende
la conferma, da parte di altri
gruppi di ricerca, che il segnale
captato sia effettivamente l’impronta dell’inizio di tutto.
Se i genitori sono chiacchieroni aiutano il bebè
Dalla Stanford University confermano: parlare da subito ai neonati sviluppa le loro potenzialità
Leggere favole e parlare ai neonati fin dai primi giorni di vita
ha effetti positivi e il piccolo
crescerà più intelligente. Se
mamma e papà si danno da fare e prendono quest’abitudine il figlio conquisterà facilità
di linguaggio e capacità cognitive più ampie. Ne sono sicuri
i ricercatori della Stanford
University, che hanno seguito
per mesi un gruppo di bambini. Nel test i bebè con genitori
“chiacchieroni” superano di
gran lunga i propri coetanei.
Uno sviluppo che, secondo i
ricercatori, influisce sui risultati scolastici e può dare un
vantaggio nei prossimi sei-sette anni di crescita.
«Parlare ai neonati - spiega
Anne Fernald, docente di psicologia alla Stanford University - li aiuta a capire più in fretta le regole e i ritmi del linguaggio. Questo dà loro una
base per intuire in fretta come
funziona il mondo. Ripetere
più volte una cosa, li aiuta invece a ricordare le parole e a
capire i collegamenti fra parole. Questo dà loro un vantaggio enorme quando vanno a
scuola».
Si studia a pochi mesi. Una
risposta dunque ai tanti dubbi
di quei genitori che non capiscono quanto sia utile dialogare a un neonato. Difficile infatti parlare ad alta voce con un
bimbo che non è ancora in
grado di rispondere. «Bisogna
parlare loro fin dal primo giorno di vita - aggiunge Fernald
intervenendo al meeting dell'
American Association for the
Advancement of Science di
Chicago -. Si costruisce così,
passo dopo passo, la preparazione del bambino. I diversi
concetti si infilano l'uno dopo
l'altro, costruendo il concetto
di passato e futuro».
Le immagini. Già studi precedenti hanno messo in evidenza quanto l'archiviazione
delle parole cominci fin dai
primi mesi di vita. Nella sperimentazione Fernald ha utilizzato il computer con immagi-
Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming...
Precursori dell’odierna schiera di ricercatori
che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro)
profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica
imprimendo svolte decisive al vivere civile.
Incoraggiare la ricerca significa
optare in concreto per il progresso del benessere sociale.
La Fondazione lo crede da sempre.
ni semplici come quelle di un
cane e di un ragazzino. Quando i genitori parlavano di più, i
piccoli imparavano più in fretta le parole. Tanto che, negli
anni successivi, chi era stato
seguito di più risultava più
preparato. Dopo i 5 anni fra loro c'era chi aveva un vantaggio di 24 mesi rispetto ai coetanei per quanto riguarda le capacità collegate al linguaggio
e alla memoria.
No a tv e videogiochi. Fernald ha constatato che i risultati erano ancora più positivi
se i dialoghi coinvolgevano tematiche che suscitano l'interesse dei bambini. Mentre
l'esperta ricorda che la televi-
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sione o i giochini dell'iPad
non possono considerarsi un
buon sostituto di una buona
conversazione con il bambino
e possono addirittura danneggiare lo sviluppo del linguaggio.
Le cure quotidiane. «Fra l'altro i genitori che parlano ai loro bambini, possono realizzare più facilmente le loro potenzialità di crescita - conclude
Fernald - Siamo obbligati a dare loro da mangiare, a lavarli e
vestirli. Basta parlare con loro
mentre si fanno queste cose.
Non è necessario abbandonare il nostro lavoro e tenerli a
casa per parlare loro in continuazione».
QUESTA PAGINA È REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON
Nuovi farmaci
per mantenere
giovani i muscoli
di MAURO GIACCA
Uomini e donne dai 30 anni in
su: immaginate una crema o
una pillola che, usata ogni giorno, consenta ai muscoli di rimanere tonici, trofici e integri
come quando avevate 20 anni.
È il risultato che sembrano promettere due studi, pubblicati
su “Nature Medicine” da due
gruppi di ricercatori, uno di
Stanford in California e l’altro
di Boulder, Colorado, interessati a comprendere a cosa sia dovuto il progressivo invecchiamento che i muscoli subiscono
con l’età.
Che gli organismi invecchino e muoiano è una regola ineluttabile imposta dall’evoluzione: oggi sappiamo che questi
processi sono strettamente collegati all’incapacità di molti dei
nostri organi di riparare i danni
che subiscono nel corso della
vita. Paradigmatico, in questo
senso, è l’esempio dei muscoli:
con il passare del tempo, questi
diventano meno tonici e più deboli, ne diminuisce la massa e
ne aumenta la fragilità. Da alcuni decenni è noto che al rinnovamento del muscolo sono deputate delle cellule staminali
specializzate, le cellule satelliti,
che risiedono alla periferia delle fibre muscolari stesse.
In gioventù, quando l’organismo deve rigenerare un muscolo, queste cellule si attivano, si
dividono e si fondono con le fibre muscolari che già sono presenti, ma questa proprietà viene progressivamente persa nel
corso della vita. I due nuovi studi ora ci spiegano che il problema è intrinseco alla biologia
delle cellule satelliti stesse. In
gioventù, la replicazione di
queste è asimmetrica: quando
una cellula si divide, una delle
figlie contribuisce alla rigenerazione del muscolo mentre l’altra rimane una cellula staminale in grado di perpetuare il processo. Con il passare del tempo, però, la divisione diventa
più sbilanciata a sfavore della
componente staminale, che
quindi si riduce.
Il colpevole della perdita della staminalità delle cellule satelliti è un enzima espresso da
queste, la proteina p38, che le
spinge a differenziarsi. I nuovi
studi indicano che composti
chimici in grado di bloccare
p38 sono in grado di recuperare il numero delle cellule che restano staminali, e mantengono
quindi il potenziale di ringiovanimento. Alcuni farmaci contro p38 sono già in fase di valutazione clinica nei pazienti con
artrite reumatoide, psoriasi,
morbo di Crohn e altre condizioni infiammatorie. Sarà interessante vedere se alcuni di
questi possano portare anche
ringiovanimento muscolare.
Sarà anche interessante capire
se l’invecchiamento di pelle,
cuore, osso e altri tessuti sia dovuto a una proprietà intrinseca
delle cellule staminali specializzate di questi organi e se, anche
in questi casi, il processo possa
essere invertito farmacologicamente.