Tempo libero - Ordine Architetti Trento

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Tempo libero - Ordine Architetti Trento
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Corriere del Trentino Mercoledì 7 Agosto 2013
TN
Cultura
&Tempo libero
Costruire
Rovereto
A lato, la mostra
«Costruire il Trentino 2009-2012» al
Mart fino all’1
settembre (Foto
Paolo Sandri)
In alto, Casa Flaim
a Revò (Foto Alessandra Chemollo). Sotto,
il presidente dell’Ordine degli architetti, Alberto Winterle
di GABRIELLA BRUGNARA
«La tradizione va intesa come
"salvaguardia del fuoco, non come
ammirazione della cenere" (Gustav Mahler)». Prende le mosse da
questo richiamo letterario Alberto
Winterle, presidente dell’Ordine
degli architetti della provincia di
Trento, per sottolineare che il concetto di tradizione non va inteso
come qualcosa di statico ma di vivo, come un processo in continua
evoluzione. Lo spunto alla riflessione viene da Costruire il Trentino 2009-2012, la mostra dedicata
all’omonimo premio d’architettura che sarà visitabile al Mart di Rovereto fino all’1 settembre. Si tratta di un’iniziativa che promuove la
cultura dell’architettura di qualità,
con l’intento di riconoscere il valore delle migliori architetture realizzate nella provincia di Trento, ma
anche di far conoscere gli interventi che coniugano gli elementi di
in Trentino
una ricerca coerente e consapevole del linguaggio architettonico
contemporaneo in cui individuo,
ambiente, bellezza diventino i protagonisti di un confronto dialogico.
Organizzato dal Circolo trentino
per l’architettura contemporanea
e dall’Ordine degli architetti della
Provincia di Trento, al bando hanno risposto numerosi professionisti: 146 sono stati i progetti presentati. La giuria internazionale, composta dal professor Michele Arnaboldi, dall’architetto Matija Bevk e
dal caporedattore del Giornale dell’Architettura Luca Gibello, ha dapprima selezionato 19 progetti tra i
quali sono stati scelti 4 vincitori e
5 segnalati.
Winterle, ci racconta la genesi
e gli obiettivi del premio?
«L’edizione precedente del premio (2001-2008), organizzata dal
Citrac (Circolo trentino per l’architettura contemporanea) aveva avu-
Mart, una mostra fra tradizione e qualità
«Valorizziamo i progetti in provincia»
to un ottimo riscontro, e anche
buona evidenza sulla stampa. In
quella attuale, il Circolo ha chiesto
all’Ordine di condividere il progetto e ben volentieri abbiamo dato la
nostra disponibilità, riuscendo anche a coinvolgere nella giuria personalità di fama internazionale. Ritenevamo importante che a dare
una chiave di lettura del nostro
operato fossero dei professionisti
provenienti da realtà alpine simili
alla nostra, nella fattispecie Svizzera e Slovenia. Quello che ci ha un
po’ stupito è stata la scarsa risposta dei media perché, volenti o no,
attorno ai temi di architettura c’è
spesso discussione o dibattito, basti pensare al quartiere alle Albere
o alle polemiche su malga Fosse».
Quali sono i punti attorno ai
quali ritiene importante portare
l’attenzione?
«Anche se si tratta di un parere
che contempla un margine di soggettività, dal premio esce certamente un indirizzo incentrato su
un minimo di oggettività nella
scelta della qualità estetica. Riconoscere e promuovere la qualità è
un fatto culturale, e la collaborazione con il Mart rappresenta senz’altro una notevole occasione per
promuovere l’iniziativa. In questo
momento c’è una maggiore sensibilità e maggiore coscienza nell’agire in contesti fragili come quello alpino, che non ha bisogno di
proporre quell’"urlo" che era l’edificio moderno, non ha bisogno di
fare l’edificio "manifesto". È possibile denunciare la contemporaneità dell’architettura anche tenendo
un profilo basso».
Dai progetti segnalati e premiati si possono ricavare delle indicazioni di carattere generale?
«Tra i progetti vincitori, due riguardano interventi sul patrimonio storico (Castel Belfort e il "trincerone" a monte Zugna), ma è soprattutto dalle case per abitazione
che vengono messi in luce dei temi che molto spesso ci trovano in
difficoltà in quanto non incontrano facilmente l’approvazione delle
commissioni edilizie. Prendiamo
"casa Flaim" a Revò, una riqualificazione di struttura esistente risultata tra i progetti vincitori: si tratta
di un edificio che reinterpreta le
forme tradizionali con il tetto a
due falde, ma denuncia la sua contemporaneità eliminando gli sporti del tetto. Si tratta di una tipologia su cui c’è discussione, ma il fatto che un progetto come questo
vinca Costruire il trentino e riceva
anche una menzione nel premio
Oderzo (esteso a tutto il Triveneto) ci indica che forse questa modalità non è così sbagliata».
Ritornando al concetto di tradizione da cui siamo partiti, una soluzione di questo tipo non porterebbe in una direzione diversa?
«Se noi guardiamo gli edifici storici notiamo che sono dotati di
sporti minimi e molto leggeri. Poi
dagli anni settanta si è fatta strada
una nuova modalità di costruire, e
la necessità di isolazione termica
ha spesso trasformato la chiusura
delle case appesantendole molto.
In qualche modo la pulizia e la sobrietà del linguaggio contemporaneo si avvicina molto di più a ciò
che era l’essenzialità della nostra
tradizione costruttiva, che non il
privilegiare l’opulenza di legni e di
decori».
Il premio non va quindi inteso
come un punto di arrivo, ma come una direzione da seguire?
«È interessante notare che vi sono temi, come ad esempio l’uso
del legno naturale, che rappresentano un filo conduttore tra i progetti selezionati e premiati, sottolineando così l’importanza di un
consapevole utilizzo di un materiale "vivo". A volte i committenti,
compresi gli enti pubblici, manifestano resistenza all’uso del legno
naturale, che al sole ingrigisce. Lasciare che nel tempo si trasformi
con i cromatismi che gli sono propri fa parte del nostro linguaggio e
del nostro paesaggio».
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Valle del Chiese Da venerdì molti gli eventi promossi dal Museo storico
Merano Stefano Folli, editorialista del Sole 24 Ore, venerdì sarà agli incontri letterari
«Altro tempo - passaggi elettrici»
Tre giorni nella storia della centrali
«Abbiamo perso la cultura politica»
Ci sono tante piccole storie che hanno scritto la gono energia.
«È una narrazione che illustra il bacino del ChieStoria, storie di coloro che hanno costruito e vissuto all’ombra di mostri industriali, storie di acqua, se; verranno analizzati i suoi oltre 60 affluenti, i 14
neve e montagne, storie che trasformano negli anni laghetti e i 4 bacini idroelettrici che esso alimenta
una turbina idroelettrica in un paesaggio in cui fare — ha detto la curatrice —. La mostra sarà incentraun’escursione. La seconda edizione del festival sto- ta sui 5 sensi; sarà possibile toccare le rocce che
rico Altrotempo si intitolerà Paesaggi elettrici e dal compongono il letto del fiume, assaggiarne l’acqua
9 all’11 agosto vedrà tutta la valle del Chiese diven- e ascoltarne le diverse forme attraverso una doccia
tare una fucina di idee che partono dall’ingombran- acustica che permetterà di riconoscere il fiume in
te presenza delle centrali idroelettriche, per oltre piena, la pioggia e la sorgente». Alle 20.30 sempre a
villa De Biasi la tavola rotonda Dal 1953 al 2013: paemezzo secolo fortuna e disgrazia della valle.
saggio, energia e ambiente sarà
Il programma della manifestal’occasione per riflettere sulle
zione organizzata dall’Ecomuseo
questioni legate al paesaggio e aldella valle del Chiese e dal Mu- Il programma
seo storico del Trentino è stato L’esposizione «Quattro passi l’energia. Sabato, escursioni guidate nelle grandi centrali elettripresentato ieri al Teatro Sociale nel fiume», una tavola
che; alle 9.30 a Forte Larino a Larda Maddalena Pellizzari, vicepredaro e alle 15 alla Centrale di Cisidente dell’Ecomuseo, Giusep- rotonda, escursioni
pe Ferrandi, direttore della Fon- e il concerto di Cristina Donà mego. Alle 18, a Forte Larino si
terrà un incontro dedicato al cidazione museo storico del Trentinema che negli anni ha trovato
no, Fabio Sacco, direttore consorzio Turistico valle del Chiese, Graziano Riccadonna, in valle del Chiese un set ideale; con gli interventi
del Centro Studi Judicaria e Fiorenza Tisi, curatrice di professori di critica cinematografica e della Trendella mostra Quattro passi nel fiume. L’evento si tino Film Commision verranno raccontati i film di
aprirà venerdì, alle 17.30, con l’inaugurazione della Ermanno Olmi, Claudio Noce e Katia Bernardi ammostra Quattro passi nel fiume, a villa De Biasi a bientati tra le montagne e le centrali della Valle del
Daone: si tratta di un proseguo della mostra omoni- Chiese. Domenica 11 agosto la manifestazione si
ma che l’anno scorso è stata dedicata al fiume Sar- chiuderà con il concerto della cantautrice milanese
ca, con oltre 12.000 visitatori, e che quest’anno spo- Cristina Donà, a Forte Larino, alle 21. Il programsta l’attenzione sul Chiese, dalla sua formazione ma: www.ecomuseovalledelchiese.it.
Maddalena Vialli
idrografica fino agli alimenti prodotti grazie alla
sua acqua e ovviamente le centrali che da esso trag© RIPRODUZIONE RISERVATA
Stefano Folli, già editorialista del Corriere della Sera e successivamente del Sole 24
Ore, volto noto anche al pubblico televisivo
per i suoi interventi precisi e pacati in un
numerosi talk show, sarà al Kurhaus di Merano, venerdì alle 21, per un incontro moderato da Giancarlo Riccio, giornalista del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto
Adige e storico del giornalismo. Folli non
ha libri in uscita da presentare, ma ha colto
l’occasione per tornare, in estate, in una zona che frequenta soprattutto d’inverno:
«Val Gardena, val Badia e val di Fassa sono
posti che frequento spesso che trovo rasserenanti e piacevoli, torno volentieri dalle vostre parti», ha detto.
La politica italiana, invece, anche ad agosto, non sembra in grado di ispirare altrettanta serenità. La conferma in Cassazione
della condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale ha scatenato turbolenze dagli imprevedibili effetti in una situazione già intricata di per sé. Folli si troverà costretto a parlare di questo anche a Merano e inevitabilmente, anche la prima domanda non può
che riguardare gli sbocchi possibili di questa ennesima crisi e la risposta non può brillare per ottimismo: «È una situazione che,
al momento, non prevede sbocchi che possano portare ad una stabilità permanente.
Serve un lavorio quotidiano e richiederà
molta fatica e impegno al presidente della
Repubblica che nelle fasi di crisi ha un ruo- aspetto, Folli non può che sottolineare colo essenziale. Per ora si tratta di una crisi me le cose siano peggiorate negli ultimi
politica e non di governo in una fase molto vent’anni: «Sono venute meno la cultura podelicata in cui non si vedono maggioranze litica e le virtù civiche. Nel dopoguerra
di governo alternative all’attuale. Il presi- c’erano forti contrasti ma si lavorava comunque per ricostruire il Paese e c’era un
dente dovrà raddoppiare gli sforzi».
Anche il fatto che tocchi ancora a Napoli- grande rispetto per l’opinione pubblica.
tano cavare le classiche castagne dal fuoco Ora, invece, si registrano scossoni violenti
è, per altro, l’ennesimo pessimo segnale di che servono a poco, come l’esplosione del
un sistema politico bloccato che sembra in- Movimento Cinque Stelle che non sembra
molto utile a ricostruire il tescapace di uscire dal pantano:
suto civile».
«Il sistema politico è eroso
In questo contesto, anche
da mille problemi e paralisi
il giornalismo italiano non
— precisa Folli — la riconferne esce in maniera brillante:
ma di Napolitano ha mostra«Figuriamoci se non ci prento a tutti la sua generosità
diamo parte delle responsabipersonale nell’evitare il collità, ma i media sono lo speclasso del sistema ma è anche
chio del sistema e quindi ne
un pessimo segnale perché
rispecchiano le anomalie e le
evidenzia come il passaggio
fragilità. Personalmente prealla Seconda Repubblica non Scrittore Stefano Folli
ferirei un giornalismo che
si sia mai completato. Invece
di avvicinarci agli standard di Germania, svolgesse in maniera più efficace il suo ruoFrancia o Inghilterra, abbiamo accentuato lo di contropotere, di critica permanente ad
le anomalie e ci troviamo nella bruttissima un potere politico qualunque esso sia. Esicondizione di osservare un declino costan- ste in altre parti del mondo e vorrei avvenisse anche qui in maniera più completa. Sate in tutti i campi».
Un declino di cui non può essere respon- rebbe auspicabile un giornalismo che avessabile unicamente la classe politica, demo- se un rapporto più solido con i propri lettocraticamente eletta, ma che mostra un Pae- ri, senza distinzioni tra amici e nemici».
Massimiliano Boschi
se che fatica a ritrovare il bandolo della matassa per uscire dalla crisi. Sotto questo
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