Tempo di zecche! Come combatterle?

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Tempo di zecche! Come combatterle?
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VETERINARIA
Tempo di zecche! Come combatterle?
E
’ ormai iniziata la stagione primaverile, stagione nella quale iniziano a comparire questi fastidiosi ragnetti, che attaccano sia il cane che il tartufaio.
L’Associazione “Il Tartufo” di Bologna, ci ha gentilmente concesso di estrapolare
dal suo notiziario “Tartufomania”, un interessante articolo del Medico Veterinario
Alessandro Zanata, che spiega molto chiaramente sia la biologia che il comportamento delle Zecche.
Eccovi l’articolo:
LE ZECCHE
Come veterinari, alla luce del forte accento posto sull’origine e la cura preventiva
nella pratica veterinaria dei piccoli animali, dobbiamo domandarci se i parassiti ed
in particolar modo le zecche, giochino ancora un ruolo significativo nell’influenzare la salute ed il benessere dei cani.
La risposta a questa domanda è inequivocabilmente “si”.
Le zecche sono importanti per la trasmissione di molte malattie che possono
colpire i cani ed anche gli esseri umani quando vengono punti. In Italia e in particolar modo nella nostra regione sono principalmente due le specie di zecca che
colpiscono i cani e i gatti.
1) zecca bruna o marrone del cane (Rhipicepphalus sanguineus), facilmente distinguibile per il suo colore, è una zecca relativamente grande ed è quella che si
trova più frequentemente sui cani domestici.
E abbondante nelle aree con estati secche ed inverni miti, ma può sopravvivere
anche nelle zone con inverni rigidi. E’ la tipica zecca mediterranea, ben adattata
al clima secco di queste regioni.
2) Zecche appartenenti alla specie Ixodes (Ixodes ricinus).
Indipendentemente dalla specie, le zecche non sono insetti ma appartengono alla
stessa classe dei ragni e degli scorpioni (Arachnida), infatti hanno otto zampe (gli
insetti ne hanno sei).
Si nutrono del sangue dell’ospite quindi sono ematofaghe, una zecca femmina
adulta può ingerire da due a quattro cm/3 di sangue dilatandosi enormemente e
raggiungendo una dimensione 100 volte superiore a quella iniziale, ecco perché
in caso di pesante carico di zecche il cane può diventare anemico, anche se
questo succede raramente. Le femmine di zecca una volta riempite di sangue si
staccano dal cane e depongono fino a 5000 uova in sedi protette, ad esempio,
al di sotto di uno strato di foglie, fra la vegetazione in putrefazione oppure in una
fessura di un’abitazione. Questa caratteristica è estremamente importante perché un cane parassitato da zecche che vive in canile o in casa può disseminare
nell’ambiente le femmine di zecca gravide che depositeranno le loro uova nelle
fessure del pavimento da cui nasceranno nuove zecche (fino a 5000) che si
sposteranno nei battiscopa, infissi, cornici, tende e mobili pronte a risalire sul
cane ed anche nel caso in cui il cane sia stato allontanato possono sopravvivere
senza nutrirsi per molti mesi mantenendo la casa infestata a lungo e creando un
pericolo reale per le persone che la abitano.
Le zecche hanno sviluppato una particolare strategia per cercare un ospite.
Esse vanno attivamente alla ricerca del cane arrampicandosi sui fili d’erba o appostandosi sui margini delle foglie cadute sul terreno in una tipica posizione: con
le zampe anteriori proiettate in avanti, specialmente in risposta a un potenziale
ospite che passi li vicino.
A livello delle zampe anteriori, le zecche, possiedono un particolare organo (organo di Haller) che funziona come un sensore per il calore e per le variazioni di
luce e di movimento.
Individuato il cane in movimento, grazie a questo sensore, tentano di salire sul
potenziale ospite che sfiori le loro zampe anteriori estese.
Pertanto le zecche non saltano sul proprio ospite così come non cadono dalle
piante. Una volta salite sul cane si muovono sul pelo andando a infiggersi nelle
aree del corpo dove la cute è più sottile e con pelo più rado come le orecchie e il
collo oppure, quando sono numerose o nei momenti di elevata attività stagionale
(in estate) possono distribuirsi su tutta le superficie corporea.
La puntura di zecca, al di la di sottrarre sangue all’animale, può trasmettere al
cane numerosi agenti patogeni come batteri, virus e protozoi.
La zecca bruna trasmette una malattia batterica grave come l’ehrlichiosi canina
che attacca i globuli rossi del cane causando principalmente emorragie ed anemia. Altre due malattie trasmesse da questa specie di zecca sono la babesiosi
canina e l’epatozoonosi canina che sono causate da protozoi (formati da una
IL LIBRO: “TARTUFI, CANI E TARUFAI”
Desideriamo segnalarvi un’assoluta novità nel campo editoriale, si
tratta di un interessante libro edito dal GRUPPO EDITORIALE OLIMPIA, l’autore è ANDREA DAPRATI, Presidente dell’Associazione Tartufai ARTOP, di Casteggio Pavia e Consigliere FNATI.
Possiamo definirlo un libro di saggistica, tratta quasi tutti gli aspetti
legati al mondo del tartufo ed è di grande interesse sia per il tartufaio esperto che per il neofita; ve lo consigliamo caldamente certi
che non resterete delusi..
Potrete prenotarlo presso le Associazioni aderenti alla FNATI, al
prezzo di 20 euro.
Abbiamo deciso di utilizzare l’immagine della copertina del libro
anche per quella del ns. primo numero del notiziario, rappresenta pienamente la figura del tartufaio subito dopo aver estratto
un bellissimo esemplare di tuber magnatum, nell’atto di gustarne
il profumo, profumo che a giudicare dall’espressione del tartufaio
doveva essere veramente eccellente.
Spicca il colore bianco cangiante del cane, tipico degli ausiliari utilizzati da sempre nelle regioni ove è ammessa la ricerca notturna:
Liguria, Lombardia e Piemonte.
Se dovete vendere cani di color nero o anche solamente un po scuri,
non vi consigliamo di cercare acquirenti in queste Regioni.
Infatti in Piemonte insieme con l’utilizzo di Bracchi, Pointer e loro
meticci, veniva assai utilizzato il cane “Volpino” oltre che per le sue
peculiari qualità , soprattutto perchè possiede un manto che è il
massimo del nitore, quasi un catarifrangente.
Curiosità: conversando con l’Autore del libro, durante una riunione
del Consiglio direttivo, Sabella chiese di mostrarne un esemplare,
appena lo ebbe fra le mani rimase molto colpito dalla bellissima
immagine fotografica; gli chiese subito come l’avesse avuta, Daprati disse che era stata trovata fra le foto di repertorio dell’editore;
il libro fece così il giro del tavolo e quando giunse ad Agostino
Aprile, immediatamente sobbalzò, esclamando con espressione stupefatta: Ma
questo lo conosco!
E’ mio suocero!
Desideriamo anche segnalarvi che Daprati
è anche autore di un libro di narrativa di
gran successo legato al mondo del tartufo, intitolato “Sua Maestà il Tartufo” edito
nel anno 2000 da TODARO EDITORE.
Potrete prenotarlo al prezzo di 18 euro.
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sola cellula) parassiti dei globuli rossi e dei globuli bianchi rispettivamente e che
causano gravi malattie del sangue.
Le zecche della specie Ixodes sono più pericolose per l’uomo, infatti trasmettono la malattia di Lyme o boreliosi di Lyme oltre a virus che causano l’encefalite
umana da zecche.
Per difendere il cane da questi parassiti indesiderati e pericolosi attualmente sono
in commercio numerosi prodotti che hanno non solo la funzione di uccidere le
zecche eventualmente presenti sull’animale ma anche di prevenire che la zecca
si attacchi all’ospite.
Dott. Alessandro ZANATA (Medico veterinario) Bologna
Commento all’articolo:
Viene spontaneo di pensare come mai negli insetti sono sempre le femmine ad
essere pericolose, mentre negli esseri umani le femmine sono sempre le più
buone e le più brave!
E pensare che appartengono al genere delle vipere!
Imariti sono tutti vaccinati, sanno bene come evitare le pericolose punture di mogli
e suocere!
A parte gli scherzi, l’esposizione suddetta è molto interessante dal lato scientifico,
ma non illustra bene come ci si deve in pratica comportare una volta che la zecca
si è insinuata nella carne.
Esistono molti rimedi empirici, che a dire di coloro che li applicano, sono molto
efficaci per fare staccare la bestiolina, quali: cospargere con, alcol, benzina, nafta,
petrolio, olio d’oliva, grasso, dentifricio, pomate ed altro ancora.
Esiste anche un rimedio da piromani, consiste nel mettere a contatto della zecca
una fiammella,
fiammella che agisce anche sulla cute del malcapitato ustionandolo.
A volte le zecche si insinuano in parti particolarmente intime, per cui agire con
idrocarburi o fiamme in queste zone non è certamente il massimo del godimento;
alla fine si finisce sempre per strapparle, col risultato che le chele rimangono
conficcate nella carne.
Presto si vede apparire un gonfiore rossastro nella zona interessata e le chele non
escono che dopo giorni e giorni, solo quando attorno a loro si è formato del pus
che è indice di marcescenza della carne.
Abbiamo pertanto ritenuto di chiedere un parere competente al Medico Veterinario: Franco Farinelli di Fiorano, per cercare di fare chiarezza.
Eccovi l’articolo!
Dopo aver scoperto la zecca attaccata alla cute è necessario rimuoverla in modo
completo e sicuro, utilizzando pinzette a punte angolate (a mo di “tenaglia”), in
modo da afferrare il rostro senza però schiacciare l’addome, esercitando una
trazione delicata verso l’alto, con un leggero movimento di rotazione alternativamente a destra e sinistra.
Non si devono utilizzare mai prodotti come ammoniaca, acetone, trielina, benzina ne tanto meno oggetti arroventati, sigarette o fiammiferi e soprattutto NON
STRAPPARE la zecca afferrandola per il corpo, poiché inevitabilmente il rostro
rimarrebbe conficcato nella pelle dando luogo ad una infezione da corpo estraneo.
Dato che la zecca respira attraverso la cute è possibile addormentarla con alcol
o etere o soffocarla con olio, pomate, dentifricio e simili, ricoprendo completamente il suo corpo, si deve attendere un po di tempo per poi provare a tirarla
delicatamente come descritto prima; se la zecca cede e si stacca è consigliabile
non gettarla nella vegetazione, in quanto potrebbe produrre migliaia di uova; ma
la si deve bruciare.
Nonostante questi metodi “casalinghi” siano dotati di una certa efficacia, è però
da segnalare che sono piuttosto obsoleti e spesso falliscono; sarebbe preferibile
quindi utilizzare prodotti di tipo antiparassitario moderni, che sono in grado di
essere assorbiti attraverso la cute della zecca e di provocarne la morte con conseguente distacco del rostro.
Sono prodotti disponili in piccole confezioni per nulla ingombranti che trovano
agevolmente posto nel taschino di una giacca o camicia.
Comunque nel caso in cui una parte del rostro rimanga conficcata nella pelle la si
potrà togliere utilizzando un ago sterile da siringa, quindi disinfettare la ferita con
una soluzione di acqua e amuchina al 3% e se la zona apparisse rossa e gonfia (il
che può avvenire nell’arco di poche ore) è opportuno rivolgersi al veterinario che
senz’altro consiglierà una adeguata profilassi antibiotica.
Dr. Franco FARINELLI, Medico veterinario.
E’ Veramente il caso di dire che i consigli del Dr. Farinelli sono molto utili.
Per quanto riguarda i prodotti farmaceutici non ne ha formulato i marchi per ovvi
motivi; sarà comunque estremamente semplice chiedere al veterinario di fiducia
quali sono i prodotti più indicati.
Abbiano chiesto al medico se è possibile che ci sia una predisposizione all’attacco
delle zecche.
Farinelli conferma che ci sono persone o animali che non vengono mai attaccati,
prosegue dicendo che questo è dovuto dall’odore che i cani o le persone emanano, odore che può essere più o meno apprezzato da questi immondi ragnetti.
Consiglia coloro che sono attaccati frequentemente, quando svolgono l’attività di
utilizzare sempre lo stesso abito cosparso di insetticida.
Aggiunge che è comunque buona regola quando si giunge a casa di scuotere gli
abiti all’esterno e di fare una bella doccia.
Sensazionale notizia dell’ultima ora !!!
Una volta tanto i giapponesi hanno fatto una scoperta originale, (senza copiarla).
Pare invece che una volta tanto a copiare siano stati gli Italiani.
La notizia è stata resa dal Presidente A.T.S. di Sasso Marconi: Eugenio Ferrari.
In Giappone è stato realizzato un piccolo utensile in acciaio inox che toglie le
zecche in un baleno.
E’ munito di una fessura rastremata che parte all’esterno con una misura di qualche millimetro, per poi scalare verso l’interno sino a due micron (due millesimi di
millimetro); agisce sulla chela della zecca agganciandola e sfilandola dolcemente
con una semplice azione rotatoria.
Si trova in commercio una versione italiana in plastica, munita di un anello di
fissaggio.
Nelle foto il pratico Cava zecche
Nel prossimo numero parleremo della Leishmaniosi del cane, grave malattia che
può essere trasmessa all’uomo.
L’associazione Ricercatori Tartufi Oltrepò Pavese (ARTOP) annuncia la recente scomparsa di Enrico Montagna, segretario storico
dell’associazione. La disponibilità e la cordialità che gli erano proprie, unite a un innato senso del rispetto verso tutti, ne anno fatto
una persona particolare e chi lo ha conosciuto lo ricorda con tanto
affetto e tanta tristezza. Al cordoglio dei tartufai pavesi vuole aggiungersi quello personale del presidente Sabella, che in più occasioni ha avuto modo di apprezzarne i modi premurosi ed educati
che, da subito, lo rendevano persona amica.
Anche a nome della FNATI, quindi, le più sentite condoglianze ai
famigliari e ai tartufai della ARTOP.